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Facebook: esperimenti di manipolazione mentale
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di Alfredo Lopez 3 luglio 2014
Come vi fanno sentire le notizie su Internet?
Quella che suona come una domanda frivola, del genere di quelle che vi potrebbero essere poste in un bar dopo
qualche bicchiere, in realt profonda e forte. Se il contenuto di Internet pu influenzare i vostri sentimenti, la
manipolazione di tale contenuto pu esercitare un potente controllo sociale.
Cos, per una settimana nel 2012 Facebook, in collaborazione con la Cornell University e lUniversit della
California di San Francisco, ha deciso di indagare tale possibilit. Ha revisionato il contenuto visto da un gruppo
scelto di 689.000 dei suoi utenti, sovraccaricando i contenuti con notizie positive per alcuni utenti e negative per
altri e poi ha studiato i loro commenti a loro insaputa.
Alla fine Facebook ha imparato molto. Secondo una sintesi dello studio per quelli che avevano avuto ridotto il
contenuto positivo nei loro flussi di notizie, una percentuale pi elevata di parole negli aggiornamenti di stato
danimo delle persone stata negativa e una percentuale inferiore positiva. Quando la negativit stata ridotta, si
presentato lo schema opposto.
E quando la notizia dello studio stata diffusa la settimana scorsa, Facebook ha affrontato un immediato e
potente contraccolpo di attivisti e utenti inorriditi (e oggi anche di un paio di governi) che hanno sollevato degli
interrogativi significativi. Unimpresa ha il diritto di usare i propri clienti come cavie da esperimento a loro
insaputa? E addirittura etico cambiare lalimentazione dei contenuti per qualche motivo?
Ma il tema pi importante sta dietro tali domande. Facebook ha ovviamente ritenuto che andasse bene ; conduce
continuamente ricerche sui propri utenti. E la sua intuizione circa i risultati si dimostrata corretta. E dunque che
cosa significa quando una delle maggiori societ dinformazione della terra, il centro dellesperienza informativa di
molte persone, si esercita su come programmare le persone mediante menzogne?
Lesperimento stato condotto dal Data Science Team di Facebook, il reparto della societ per la raccolta e
lanalisi dei dati degli utenti. Facebook utilizza parte di tali dati per la pubblicit e le vendite ma vende anche tali
dati ad altre pubblicazioni e riceve finanziamenti per la ricerca da universit e gruppi di esperti. Il lavoro di ricerca
impressionante. Si tratta di persone che sono state in grado di stabilire quanti utenti visitavano il Brasile per la
Coppa del Mondo (e anche provenendo da quali paesi) prima che qualcuno salisse su un aereo. Stanno anche
sviluppando dati complessi sui luoghi migliori per vivere da scapoli negli Stati Uniti per un articolo del Wall Street
Journal.
Anche se la maggior parte delle persone ne ha sentito parlare la settimana scorsa, questo studio stato in realt
pubblicato in marzo sui Verbali dellAccademia Nazionale delle Scienze ed stato stimolato da una domanda che
si sono posti i dirigenti di Facebook: quanto influisce il contenuto di un flusso dinformazione sul modo in cui le
persone pensano, si sentono e si esprimono? E in effetti una domanda eccellente e che val la pena di
approfondire. E Facebook, che dispone sui suoi server di una quantit di dati personali superiore a ogni altra
istituzione al mondo, stato lindagatore perfetto.
Facebook ha un canale giornalistico che diventato popolare tra i molti dei suoi utenti. Applicando una lista di
termini positivi e negativi i ricercatori di Facebook hanno filtrato il contenuto delle notizie. Se qualche contenuto
aveva un tono positivo (in base a tali termini) sarebbe stato eliminato per alcuni utenti. Lo stesso stato fatto con
il tono negativo per il resto degli utenti. Questa attivit durata una settimana e ha registrato giorno per giorno il
contenuto delle reazioni degli utenti e di altri commenti, rilevando che il contenuto positivo letto produceva
reazioni positive e che valeva anche il contrario.
Gli utenti non ne hanno mai saputo nulla.
Illegale? E dubbio, perch le famigerate condizioni del servizio di Facebook gli consentono di raccogliere e
utilizzare dati personali a suo giudizio. E proprietario dei nostri dati quando sono inviati su una pagina di
Facebook e pu farne tutto ci che vuole.
Immorale? Oscenamente. Non si modifica ci che la gente legge come notizia e poi si raccolgono le reazioni
senza dirglielo. E il peggior trattamento da cavie da laboratorio che una societ pu praticare ai suoi membri in
rete e un uso orribile del contenuto su cui le persone, almeno teoricamente, si basano nella loro vita quotidiana.
Ma quel che pi conta il modo in cui lo stesso Facebook tratta la controversia. Secondo Adam Kramer (uno
degli scienziati di Facebook impegnato nello studio) limpatto reale sulle persone nellesperimento stato
limpatto minimo per rilevare statisticamente (le loro reazioni). La dichiarazione ufficiale della societ ha affermato
di aver utilizzato protezioni appropriate per le informazioni delle persone.
Insincero un termine gentile per definire questo. Limpatto reale che una societ in rete, che ha rapporti
estesi con molti governi, ha sperimentato come manipolare efficacemente le reazioni delle persone. Ci che
dovremmo chiedere a Facebook non quanto ci sia voluto o quante persone siano state coinvolte. La domanda
pi importante perch questa societ lo abbia fatto.
Non c una risposta delicata. Apparentemente le protezioni appropriate non hanno protetto gli utenti dallo
stesso Facebook. Non conta come Facebook ridimensiona la situazione per renderla pi facile da ingoiare; resta
veleno. La societ ha raccolto informazioni su come controllare il nostro terreno pi profondo e potente: i nostri
sentimenti e il nostro pensiero. Lo ha fatto perch, alla fin fine, poteva farlo e perch non cera nulla riguardo alla
vita e ai diritti delle persone che glielo impedisse.
Stanno facendo quello che i nazisti si impegnarono cos tanto a fare. E la moralit da 1984 che ha prodotto un
termine, orwelliano, per descrivere la visione da incubo del suo autore che diventata la realt in cos tante parti
del nostro mondo. E la manipolazione mentale di uno stato di polizia, il genere che opera una sorveglianza a
tappeto sui propri cittadini, manda in carcere per decenni chi raccoglie informazioni e mantiene sezioni ben
finanziate di disinformazione (chiamate uffici stampa) per coprire i propri crimini internazionali e sviare
lattenzione da quelli che compie in patria. Suona famigliare?
Non importa quanto sia popolare o quanto bella alcuni trovino la storia della sua fondazione, cos spesso narrata
(e costantemente rivista); Facebook un mostro, una parte della mostruosa macchine in sviluppo nel paese per
garantire che non ci opponiamo alloppressione cui siamo quotidianamente sottoposti.
Da Z Net Lo spirito della resistenza vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://zcomm.org/zcommentary/facebook-experiments-with-manipulating-your-mind/
Originale: This Cant Be Happening
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione 2014 ZNET Italy Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

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