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Sergio Atzeni

Racconti con colonna sonora

Il Maestrale

Tascabili . Narrativa

Sergio Atzeni

Racconti con colonna sonora


e altri in giallo
Dello stesso autore con Il Maestrale: Il quinto passo laddio, 1996 Passavamo sulla terra leggeri, 1997 Due colori esistono al mondo. Il verde il secondo, 1997
Grafica e impaginazione Nino Mele Imago multimedia Foto di copertina Alessandro Contu Imago multimedia 2002, Edizioni Il Maestrale Via XX Settembre 46 - 08100 Nuoro Redazione: via Massimo DAzeglio 8 - 08100 Nuoro Telefono e Fax 0784.31830 e-mail: edizionimaestrale@tiscalinet.it Internet: www.edizionimaestrale.it ISBN 88-86109-61-X

a cura di Giancarlo Porcu

Il Maestrale

RACCONTI CON COLONNA SONORA

[Dichiarazione generale]

Ogni musica, evoca immagini, in chi ascolta. Le immagini non sono le stesse per tutti. Ognuno di noi ha, ovviamente, sue proprie immagini, che dipendono dalla singolarit della sua esistenza. Le mie immagini dipendono da molti fattori: livello di concentrazione sui ritmi della musica, tipo di compagnia, ricordo sgradevole e improvviso del maledetto capufficio, vicinanza di bambini rissosi, martello pneumatico nella strada sotto casa, non eccelso livello di cultura musicale mi sarebbe piaciuto, fare il conservatorio Una lettura buona per tutti di un brano musicale, mi pare impossibile. Sfido, per, a immaginare bambini che sorridono, mentre si ascolta For Harry Carney di Mingus. O limmobilit di un pomeriggio in campagna, senza vento n rumori, con Lulu di Enrico Rava. Ci sono impedimenti abbastanza comuni: chi riesce, a immaginare Toro Seduto che guida le truppe, e Custer laggi in fondo, e le urla dei morenti con La Primavera, in sottofondo? E livelli di adesione: lApprendista Stregone proprio Topolino, dopo Fantasia: riesce a comunicare le sue immagini al
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mondo intero i nuovi media superano la singolarit delle esistenze amalgamano il gusto e le immagini: limmagine educa allimmagine e il processo appena cominciato ne vedremo, negli anni a venire

Primo racconto con colonna sonora

Il brano I Zimbra, dallalbum The name of this band is Talking Heads. Suoni africani, elettronica, voci umane fra il computer e il discosound. Tessuto poliritmico veloce e ossessivo. Spazi di sola percussione. Finale in crescendo, violento. Ripetizioni ossessive scandite da tempi esatti e perfettamente quadrati. (Manu Dibango: la quadratura del ritmo, viene dallAfrica). Mi ha regalato unimmagine notturna, abitata da un monomaniaco

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La scarpa di quelluomo alta, fino al collo del piede. La suola, schiaccia una formica. Poi, unaltra formica. Le formiche escono da una crepa fra due pietroni squadrati e si sistemano sotto il piede. Le schiaccia, una dopo laltra, con regolarit da metronomo. Luomo, in piedi, dietro la grata del porto, guarda il mare. E conta: il tempo, alle formiche: uno, due, tre, quattro, fino a venti: altra formica, schiacciata. Uno. Venti. Schiacciata. alto, incappottato in un coso nero che finisce sulle scarpe da pioggia, alte fino al collo del piede. Massacra le formiche, e guarda il mare. Sembra uno che riflette, intensamente. Invece, pi semplicemente, conta: fino a venti. E schiaccia la formica. Non riflette. Assolutamente. Mai. Non lha mai fatto, in vita sua. Il mare scuro, appena sfiorato dalle luci di una nave che va via. Luomo guarda la nave. Lenta, una Mercedes gialla supera le spalle delluomo. Dalla Mercedes lo guardano Il Grasso, e la sua banda: cinque paia di occhi che scoppiano, arrossati e gonfi.
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La Mercedes prosegue, lenta, per una decina di metri. Si ferma. Luomo, sembra non accorgersene. Pare che pensi. Ma non pensa. Il Grasso scivola gi dal sedile posteriore della Mercedes: una calata lenta: prima un piede, poi laltro, piano piano. Sembra un sacco pieno di roba molle, pronto ad aprirsi sulla pancia, Il Grasso. Dal basso, vengono due gambe gonfie e flaccide. In cima, coperta dai capelli appiccicati, una palla di ciccia, che dentro ha due cerchietti neri che sembrano appuntati cogli spilli: due occhi, immobili, in una faccia di lardo. La pelle gialla, livida. Nessuna espressione, tranne un ghigno ebete che non si muove mai. La faccia di uno che sa diventare crudele, quando pu. Trema continuamente, Il Grasso: i muscoli e il lardo sono agitati da un ritmo proprio, nevrastenico, automatico. Il Grasso si ferma. Luomo, come non avesse nessuno, affianco. Guarda il mare. E ammazza le formiche. Dieci minuti, buoni, e lentissimi, prima che Il Grasso apra bocca. La voce un bisbiglio infido: Uomo, ti chiedo scusa. So che devo aspettare al Polpo, ogni sera, per poterti parlare. Mi dispiace davvero, disturbarti Nasale, la voce del Grasso. Tace. Un attimo Luomo guarda il mare, come fosse solo. Venti. Formica. Non sarei venuto, se non avessi avuto un motivo
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non potevo aspettare, che decidi di venire al Polpo una cosa che non pu aspettare Un minuto buono di silenzio. Venti. Formica. Una cosa che non pu aspettare, Uomo. Ho bisogno di dieci chili. Tutti in una volta. E subito. Per uno che parte fra due ore. troppo per chiunque, dieci chili. Tu sei lunico Pausa. Venti. Formica. Al prezzo che vuoi, Uomo. A qualunque prezzo. Senza limite in alto. A me, mi basta il dieci del bisnass. Venti. Formica. Comunque se vuoi non dico cio: sono venuto a romperti i coglioni e a te non piace mi accontento anche del cinque appena un ringraziamento per lamico Grasso che ha portato il bisnass eh? Venti. Formica. Dieci chili in due ore, Uomo. Non potevo fare altro. Non pretendo di assistere alla vendita se vuoi. Tu, dimmi di s. Io ti mando il bisnass, e aspetto in macchina il tale che parte, qui con me parlate tranquilli mi di quello che ti sembra giusto per lamico che ha portato laffare non torno pi, a romperti i coglioni. Venti. Formica. Ti ho portato un bisnass, Uomo. Anche gratis. La faccia del Grasso: se possibile dire, di un ebete, che rattristato La voce: una specie di cantilena, un
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pianto. Ancora un po, e Il Grasso capace di pregare. Luomo, conta: Venti. immobile. Non si muove di un centimetro. Solo la suola, scatta, e uccide, ogni venti contati dalluomo. Il corpo sembra un tronco. Gli occhi sono semichiusi, come di uno che pensa lontananze. Le braccia sono lunghe, sui fianchi. La punta delle dita, arriva alle ginocchia. Venti. Il Grasso, riprende a pigolare: Scusami, Uomo. Non volevo. Vedo che disturbo. Vado subito via. Basta un cenno di no, e vado viaaaaaahahahahahahah due dita che sembrano uncini piegati, di ferro, si ficcano negli occhietti del Grasso, e la mano delluomo spinge la faccia di lardo incontro al proprio ginocchio: un rumore di ossa spezzate. Il Grasso, rotola sulla grata, e a terra, sulle formiche uccise. La scarpa di quelluomo si infila fra le gambe del Grasso, allaltezza del ventre. Il Grasso, urla. Luomo si inginocchia. Un pugno che sembra inguantato nel tirapugni schiaccia un coso che serviva a respirare, prima. Luomo, digrigna, colle labbra strette. Il primo pugno, spezza il setto nasale del Grasso. Il secondo, trasforma la grata del porto nella parete di un mattatoio, sanguinante. Luomo, ha una voce cupa, bassa, furiosa: Signore, per te. Non: Uomo. Signore. Impara, stronzo: Signore. Il Grasso, vomita sangue. Luomo salta oltre la grata, appoggiandosi appena
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colle mani: una rincorsa, una presa, un volteggio, e via tranquillo e veloce nel buio del porto. Quattro paia di occhi scoppiati stanno immobili, dentro una Mercedes. Quel signore, gi lontano.

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Secondo racconto con colonna sonora

I brani sono East e Jinx, dallalbum Desire, dei Tuxedomoon. Elettronica addolcita da violino e sax struggenti, come in una tango accelerazione del ritmo quasi un mambo? con voce solista e sax da Night vecchio stile. Una rapina tranquilla. Forse anche dolce, in ambiente ovattato. Il finale del racconto va col finale di Jinx. Non riuscirei a spiegarlo: bisogna ascoltare il finale.

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Qualcuno lo chiama Caino, quelluomo. Del nome vero, niente tracce. Non difficile, aver fama di Caino. Chiedete, a chiunque abbia un potere da difendere, anche minimo, quanti sono, i caini che cercano di portarglielo via. Chiedete, a tutti i paranoici della citt, sbarrati dietro le porte di casa, col tele a volume alto, per non sentire i rumori sulle scale. O a chi buca. Loro, lo sanno, quanto cainme c in giro. Un giovane barbaro, venuto dalla periferia sterminata che cresciuta come un cancro attorno alla Ciudad. Sembra uno di coraggio: in realt un pazzo da manicomio, che conta le formiche, recita filastrocche, non legge un giornale, e se avesse un fratello, non si fiderebbe di lui. Un pazzo che ha imparato la prudenza. La Pula, non lha mai preso. Qualche volta, lha annusato da lontano. Cammina. Entra nel portone nero odore di cavoli di una casa antica. Signore un onore, vederti in bottega.
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Caino ringhioso, quando parla: Quattro mitra, veri, per subito, e caricatori. Hai dichiarato guerra a qualcuno? Quattro. Kalashnikov, ak 47. Appena oliati: in venti secondi puoi fare una guerra. Il venti per cento del guadagno, se ti fidi. Con restituzione delle armi. Caino si allontana, coi mitra dentro una borsa di pelle marrone, da operaio. Scende i vicoli della citt vecchia. Gli altri, appartengono al genere vecchi amici: nel senso che finora hanno evitato di ammazzarsi, fra loro. Il Gobbo lautista. Ha scelto una simca verde. Mos, comanda lassalto: lidea, sua. Siede davanti, e controlla le armi. Il terzo Cespuglio. Partecipa per finanziare un traffico di coca. un sadico violento. Ha portato le bombe. una di quelle sere destate che il caldo ti costringe a chiedere la grazia del Maestrale. Alle colline del Margine Rosso, la simca prende un viottolo di terra. Si ferma, al buio. I quattro, scendono, e cominciano la marcia, in una campagna di mandorle e ville. Il mitra sulle spalle, e maschere di cartapesta, in faccia, come a Carnevale. Arrivano al muro di cinta della casa: oltre il muro, un giardino e una lolla, e un salone: e decine di giocatori di carte. Il ritrovo abituale di certi amici che ama22

no giocare forte: la casa, la moglie, lorologio doro (il cinque per cento delle vincite, alla casa). Tavoli verdi. Lampade a stelo. Bar, lungo tutta una parete: per gente che si serve da sola: alcol e bicchieri. La sala da bagno degna di un nait. Al primo piano, le stanze, per gli amici che smettono tardi, e per quelli troppo ubriachi. Cento a letto. quasi luna, e ancora nessuno degli ospiti andato a dormire. Si beve. Si gioca. Si parla poco. Il Gobbo e Caino superano il muro di cinta, attraversano quattro metri dombra, e scivolano dentro la finestra aperta dei bagni, a pianoterra. Mos, segue il muro, fino al cancello principale. Calca un campanello bianco. Qualcuno, da dentro, aziona lapriporta, senza chiedere nemmeno chi ?. Nessun controllo, n allesterno, n allingresso. Vengono solo amici, quass. Niente polizia: mai. Mos, spinge il cancello. Entra. Ha una maschera da Cosa gialla, sulla faccia. Dopo dieci passi, spara. Una raffica, un pelo sulle teste. Silenzio. Solo la moglie di quello che si giocato la moglie, piange, non ha sentito gli spari. Unaltra raffica. Anche la donna, tace, e anche i passi del privato che piomba gi dal secondo piano, con la mauser in mano. La terza raffica il privato si accovaccia dietro la porta che d al patio seguita da una voce: State buoni. Fermi, e zitti. Io non sparo. Se vi muovete, se parlate, se strisciate, sparo nel mucchio. Una risatina lugubre accompagna il silenzio successivo.
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LUfficio al secondo piano. il cuore della villa: l, si paga il conto, e i clienti depositano i valori. C un certo via vai, nellufficio, sul principio della sera, e alle prime ore del mattino. Nellufficio staziona il Cassiere, costretto al turno continuato e al lavoro notturno: il suo sogno trovare posto in unimpresa edile, come contabile. Solitamente, nellUfficio c un poliziotto privato, di guardia. Al momento, per, il privato a piano terra, accovacciato, e spera che quel pazzo che spara dal giardino decida di venire avanti. Caino si muove come a un gioco di bambini, le Belle Statuine, mentre apre la porta dellUfficio, per il mitra del Gobbo. Il Cassiere sviene, quando vede il mitra che spunta dalla porta, e entra, seguito da un mostro giallo coi denti rossi un Satana colorato male, sulla faccia del Gobbo. Il denaro, nella cassa a muro, aperta. Arraffano, e filano. La finestra del bagno, a piano terra. Il muro di cinta. Mentre salta, Caino spara un colpo. Subito, i passi di Mos, che scappa verso il cancello. Il privato corre fuori, fra i giocatori immobili, proprio mentre una granata scoppia sulla destra, e fa volare due auto ben parcheggiate. Fuoco. Una bomba cecoslovacca piomba fra i tavoli: un gran botto, molto fuoco, gente che scappa colla giacca in fiamme. Il privato si tuffa a terra, colle mani sulla testa. arrivata la guerra. Cespuglio ha fatto un buon lavoro, dal muro di cinta, colle bombe. andata. Il Gobbo strattona la simca per quattro
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chilometri folli, di stradine di campagna. Fino a un casolare, sul bordo di una vigna. Odore di muffa, e di marcio. Divisione rapida. Trenta a Mos. Quindici a Caino, Gobbo e Cespuglio. Altri cinque a Caino, per le armi che ha pagato, e che ora si riporta via, colla simca rubata. La getta nello stagno, quasi subito. Esce dallacqua coi piedi bagnati. Raccoglie una bicicletta. Sembra un operaio nottambulo, con quella borsa appesa sul manubrio. O un contadino che si svegliato molto presto. La casa dei Cavoli, nella Ciudad. Ora, c puzza di piscio di gatto. Ti ho riportato le armi. Me le paghi la met di quello che le ho pagate. Detraggo dalla tua quota. Da bambino non sapeva sparare, n contare.

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Terzo racconto con colonna sonora

Il brano Washington Bullets. Voci e coretti che citano (forse, Simon e Garfunkel? Quando giocano col sud del continente) con appena appena di ironia. Sandinista, una band di New York? Autoironia, citazioni, una morbida allegria. Anche il duro non come si dice: tende al molle, al menotuttotondo. Autoironico No: che razza di eroe sarebbe o, forse? Ah. Rockmusic, Clash.

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cominciata colla banda, la Domenica di Caino. Una banda militare, una specie di sfilata per lanniversario, una festa nazionale, dalla radio a tutto volume di signora Giovanna, linquilina di sotto. Come avere le fanfare alla finestra, per Caino addormentato. Alle otto del mattino. Una corsa affannata per prendere il pulmann delle otto e mezza, a doccia fatta, e le salive allo stomaco una mazzata, per la gastroenterite e scendere in piazza e correre per acchiappare laltro pulmann, sempre con lansia, e i crampi, allo stomaco. Cazzo. Bisogna mangiare. Otto e mezzo. Terzo Pulmann. Una specie di Maratona del mattino, con le note della banda dei carabinieri, nella testa. E lo stomaco vuoto. Pasta-cappuccino-corsa, ultimi dieci metri a passo lento per recuperare il respiro, digerire la pasta, preparare le parole. Non sono ancora le nove: puntualissimo. Ciao, Caino. arrivata. Paperina. Genere: ragazza malvagia e onesta: con la stessa rigidit ha distribuito cazzotti agli an28 29

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tipatici e ha difeso la sua straordinaria castit di ventanni. Caino, innamorato. Nei limiti entro i quali a un caino permesso: tenendo sottocchio il coltello. La donna concede soltanto una cosa fraterna qualche colpetto assieme, e un giorno al mare, assieme, ogni tanto: per le gare di nuoto. Niente di pi. N Caino n Nessun altro. Anzi: lamico pi caro, Caino. Dette queste cose, resta la pi importante, agli occhi di Caino: Paperina, una delizia di fica: una donna perfetta di misure, di movimenti, di voci, di occhi, di classe, di tutto. Il letto, potrebbe trasformarsi in un macello. Paperina, non ci sta. Domenica. Giornata di riposo. In questo giugno caldo di quaggi: lo scirocco fa sudare e penare ogni passo. Loro, non sudano. LHonda di Paperina spezza laria e Caino si becca in faccia la sabbia, che punge come aghi, portata dal vento. Corrono, affianco al mare, ancora quasi vuoto: i cittadini, si svegliano tardi, la domenica. Mezzogiorno, ora di mare. Ore dieci: Paperina ha voglia di fare una nuotata, e stoppa in un tratto fra mare e pineta, e si sveste di corsa. Caino, vive negli occhi. Nuovamente, correre. Via tutto, al volo, e lei gi in acqua, e ride. Prende sempre un maledetto vantaggio, mentre lui si ferma a guardare. Una nuotata trenta metri dalla costa, paralleli alla spiaggia, fino allOspedale Marino, e ritorno. Lei,
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sempre dieci metri avanti. Irraggiungibile. Una maledetta campionessa di nuoto. Ore undici e trenta: il momento beato di Caino. Si esce dallacqua, si srotolano gli asciugamani, ci si stende al sole. Potr guardare. Finalmente. Trenta secondi dopo, Paperina sveglissima e indica un tale biondiccio che sembra tedesco: si allontana verso il mare lasciando incustodito un borsello di pelle, vicino a un paio di scarpe e a una specie di busta di gomma con attrezzi da mare. Il borsello prende il volo, e i due scattano come fulmini centometristi verso la Honda, ma Paperina sta ancora soltanto mettendo in moto che quello comincia a sparare: non era un soldato tedesco, ma un maledetto SS, che ha tirato fuori dalla busta da mare una mauser senza silenziatore, e spara, e Caino si tuffa a terra sul bordo della strada un metro pi avanti, al riparo, dietro una gip. La donna ha messo in moto, ha girato la moto con un movimento delle anche, scattata, dietro la gip, al volo, su, correre e corrono, come matti, verso la citt. Il nazista si dovuto fermare il tempo di chiamare una pantera, perch uno dei Suoi fottuti proiettili ha bucato una ruota. Si sono riparati dietro la Sua macchina, per scappare, maledetti italiani, prima che arrivi la polizia saranno gi fuggiti da unora. Popolo di merda. Puah! Lenti come lumache, e viscidi e imbroglioni. Lo stomaco di Caino, ve lo raccomando: ha mangiato tardi, male, e in fretta, e si tuffato che non aveva
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ancora digerito, e si contratto dalla paura mentre quel maledetto merda gli sparava addosso. Caino, un brivido di freddo, di nervi, di paura. Caino preferisce colpire al buio, e con molti ripari. Queste mattane gli scassano il sistema nervoso. E gli faranno venire lulcera, allo stomaco. Paperina tranquilla. Le vanno, le azioni di coraggio. Lei lo molla al volo a un passo da casa, e corre a rifugiarsi, in un posto sicuro, per un mese buono. Nel borsello, trentamila marchi vuoi vedere che il nazista ha le mani in qualcosa di sporco Quindicimila, in tasca: un bel lavoro. Lui, far un viaggio. Forse, a Parigi. Col volo che parte fra unora. Di corsa. Una maledetta banda dei carabinieri, in testa. Almeno fino a domani. Si svegliato che voleva fare un bagno, e guardare il culo di quella pazza Parigi per! tornare a Parigi!

Quarto racconto con colonna sonora

Il raccontino che segue dovrebbe essere letto in linea puramente ipotetica, naturalmente con un preciso sottofondo musicale: Happy Feeling di Manu Dibango, dallalbum Ambassador, dell81. A proposito: Manu Dibango diventato importante. Repubblica ha rivelato che lo ascoltano a Parigi, a Londra e nelle capitali dello spettacolo. Tutto questo in una pagina dedicata alla musica africana. Grazie, Repubblica, che di cibo alla nostra fame. Buona salsa, naturalmente. Il raccontino cerca di rispettare la punteggiatura della musica. Il ritmo, numerabile.

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Sabato mattina, visita parenti. Sulla cima del monte pi alto c il carcere della citt. Ha le bocche di lupo, le garitte di guardia, le mura di cinta, i fucili mitragliatori puntati. Secondo la voce popolare, larchitetto che lha pensato, e lingegnere che lha costruito, sono morti suicidi, dopo averlo visto finito. Una galera schifosa: neanche Mesina riuscito a fuggire. Piccolo entra nel portone alto fatto per mettere paura. Piccolo ci ha le palle, ma le porte che si chiudono lo fanno tremare. lungo, il parlatorio vuoto. Dieci minuti, cogli occhi del mitra a un passo e mezzo. Finch arriva Mammai, che sorride come sempre. Mammai sa vivere con gioia. Come stai, Piccolo? Ti ho portato le acciughe salate. Gi nellolio? S. In casa come stanno? M! La cicatrice gonfia, e viola. Sempre viola, quando piove. La cicatrice nasce
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dentro locchio destro sbarrato, colle palpebre appiccicate dal chirurgo, e scende per la guancia fino al doppio mento. Ricordo di una roncola, quando la famiglia era unita, e Babbai ancora vivo roncolava ogni tanto, nelleuforia del vino buono. Fuori vero che piove. Ah, mi piacerebbe, una passeggiata. Ci sa fare, Mammai, collironia su se stessa. La passeggiata! Due ergastoli, deve scontare. Due, i cristiani ammazzati. Primo, Babbai. Squarciato col coltello grande di cucina e trascinato sotto il fico del cortile: macellato come si deve, prima di darlo a mangiare al maiale. Anche la salsiccia, quellanno, stata buona: tutta carne e anice e niente lardo. Babbai era un porco e un ubriacone, e una sola volta stato tenero, una sola, nella sua vita mortale e immortale, dopo che il maiale laveva digerito. Mammai recita la solita litania di lamentele: niente tele a colori, in cella, e puzza di piscia di donna gravida. E rancido di donne sporche. Da ieri meglio. Gigliola lhanno mandata a isolamento. Non poteva continuare, a sbattere la testa sul muro ogni notte alle tre, solo perch quella era lora che, fuori, saliva sul com e faceva lo strip per il magnaccia. Dice che non riesce a farne a meno. Nostalgia. Si dimenticata che lha ucciso, e che dentro per quello. Il mondo, dico io, ci ha il culo al posto della testa. E ieri si ammattita, e invece di sbattere al muro ha preso a testate una guardia. Trenta
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giorni di cure, per quello. Oh, anche gli sbirri, sembrano budino. Per una testata quasi moriva, e si licenziato e cerca lavoro da muratore. Gente di nulla. Mammai sorride. A lei piacevano gli sbirri di un tempo. Ha persino nostalgia, di quello che aveva resistito quattordici minuti di orologio, ai suoi cazzotti. Ah, era un uomo. Era successo quando Mammai si era arrampicata sul tetto, a respirare. Un bel sole caldo, e si era sfilata il reggiseno Anche le tette, a respirare. Le mammelle di Mammai: resti sfasciati di una giovent ricca di amori. Grandi come angurie e bianche come formaggio fresco. Quello sbirro, quello dei quattordici minuti, era salito sul tetto, e voleva riportarla gi. Al quindici era morto. La mano di Mammai gli aveva stroncato la spina allaltezza del collo. Cos, il direttore aveva dato ordine che attendessero, e lei era tornata quando era venuto il buio. Era tornata gi. Cera freddo, sul tetto. Torna gioved, Piccolo. Portami GrandHotel. Quello del mese scorso lho quasi finito. Vabbene, Mammai. Piccolo si allontana. Ha paura di tornare a casa: non riuscirebbe a dormire, per nostalgia di Mammai. Si lascia tentare da unautoradio. Poi da unaltra. Cos non spreca il tempo.

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Luomo nuovo ritmmenbls

Il raccontino che segue, se non fosse folk, e potesse chiamarsi, forse sarebbe: Luomo nuovo ritmmenbls e avrebbe, come colonna sonora, Peter Gunn Theme, dallalbum The Blues Brothers. Ma, anche, quel pezzo di Otis Redding che fa mama am sci adevrni issorri, per esempio. Ritmen Bls.

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Gi: uccisi la donna. Aveva le labbra rosse ributtanti di una zingara. Altri avrebbero dovuto, da tanto. E tanto, meritava. Comprava le anime, per strada. Mescolai i passi alla citt, carezzando vetrine. Se ho strappato i documenti, non stata paura. Oh, no! che bisogna cancellare i segni del passato e creare luomo nuovo, repulisti. Al vecchio portiere, al bur dellhotel, schiacciai le lenti dentro agli occhi. Per imporre rispetto, e cominciare bene, come si conviene, e un poco a modo mio. Oh, il profumo, lodore dellalbergo, quanto gusto di donna, i passi leggeri delladultera che fugge scordando mutandine, rumori di acqua che scorre e porta via le tracce della lingua, porte carezzate dagli amanti, colpi di pistola, le gambe di seta della cameriera. Ah! Lalbergo. In sole sette notti cancellai i ricordi. In soli sette giorni cambiai faccia. Mi diedi da fare. Quando luomo nuovo chero io usc in strada, unorchestra suonava, e il sole dava spettacolo in rosso. Un bel cominciamento.
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Era, chiss come, Carnevale. La citt, met faceva rantantra, met stava sbarrata in casa per paura. Si diverte, la gente, a spaventarsi. Luomo nuovo mir i colori, e decise di passare. Quanto a questo, era un uomo di coraggio. Venne una Carmelitana labbra di biacca, mezza bianca mezza nera, cosce chiare e pizzi viola, parole di scirocco. Luomo nuovo disse no. Venne Benda Rossa dei Pirati lingua fra i denti di riso, non parlava ma, Dio, sapeva camminare, culo di colomba. Luomo nuovo disse no. Venne una donna rara, una che regalava, guardava dritti gli occhi, e buona mercanzia, sudore di letto caldo. Disse no. Venne una donna vera col ventre al posto giusto e labbra di farfalla, delirio di una notte senza sonno. Disse no. Certamente, disse no. Luomo nuovo chero io non guardava le donne. N pizzi n scirocco. N rose n mele o acqua di mare. N lingua n culo n regali n odori di letto, ventri di donna o farfalle. Ah. Luomo nuovo chero io conosceva la sua strada: camminare senza scopo. Vennero Labbra Rosse di una solitudine stanca. La donna abbandonata e triste che. La segu nei vicoli della citt, luomo nuovo in fregola di dare; le sfior la mano allangolo di strada, livide luci di fanali, a un passo da casa. Cos accadde: Fuggo, Trattienimi, Prendimi, Carezzami anche quando non vorrei.
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Luomo nuovo la rincorse su scale umide, fino alla tana dellamore passato e dei rancori. Pieg docile il capo, ascoltava. Solita storia di donna abbandonata, i pianti e le sfortune. Luomo nuovo invent le campane, e le risate. La stanza divenne azzurra di sorrisi, e calda di letto. Ben presto, il miracolo fu fatto: la donna nacque a nuova vita. Luomo nuovo, che non lavora gratis per nessuno, chiese il prezzo per lanima restituita e la fatica spesa. Pose lui, il prezzo: prese la donna nel palmo della mano, e cominci colla prima tortura. Lei bruci la mano aperta che la conteneva, per vendetta. Gi: uccisi la donna. Aveva labbra rosse ributtanti di una zingara. Altri avrebbero dovuto, da tanto. E tanto, meritava. Comprava anime, per strada, e non pagava il prezzo. Mescolai i passi alla citt, carezzando le vetrine. Se ho strappato i documenti non stata paura. Oh! No. che ogni volta bisogna cancellare i segni del passato e creare luomo nuovo, repulisti. Al vecchio portiere al bur dellhotel schiacciai le lenti dentro agli occhi. Per imporre rispetto e cominciare bene, come si conviene, e un poco a modo mio. Oh, il profumo, lodore dellalbergo, quanto gusto di donna, ladultera che fugge dimenticando i saluti, rumore di acqua che scorre e allevia il dolore di uno schiaffo, porte sfondate dal marito tradito, colpi di pi43

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stola, la bionda che muore sulle scale. Quel sax, non smette di suonare. Ah! Lalbergo. In sole sette notti cancellai i ricordi. In soli sette giorni cambiai faccia. Mi diedi da fare. Quando luomo nuovo chero io usc in strada, unorchestra suonava e il sole dava spettacolo in rosso. Un buon cominciamento.

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Gli amori, le avventure e la morte di un elefante bianco

Il sole picchia, destate, da queste parti. Il mondo si asciuga, pian piano, e la terra sembra un mare di fichi secchi. Lunica speranza di sopravvivenza lacqua. Lacqua marina, a mezzogiorno, sembra un brodino di carne e oli abbronzanti. Ma soltanto dieci metri oltre la battigia, verso terra, si respira deserto. Era un pomeriggio di questo genere: caldo, soffocante, penoso. Tutti boccheggiavano aspettando il buio. Poi, nel buio, nudi sul letto, avrebbero ancora sudato, con le finestre aperte e senza lenzuola, sbranati da torme di zanzare, fino alle prime ore del mattino: allora, finalmente, qualcuno si sarebbe addormentato. Era un pomeriggio di questo genere: una giornata perfida di scirocco. Savino stava seduto nellacqua, sul bagnasciuga dove pisciano i bambini: quando la pelle si ammorbidiva troppo, si sollevava lentamente, e lentamente si avviava verso il bar del Lido, beveva una menta ghiacciata, poi tornava al mare, al fresco. Fece questo viaggio, fra mezzogiorno e le quattro, almeno dieci volte. La straordinaria quantit di menta ghiacciata si limit
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a rendere pi evidente la straordinaria circonferenza dello stomaco di Savino. Savino era grasso nella parte centrale del corpo, fra lo stomaco e gli intestini. Per contrasto, apparivano magrissime le gambe, infossate e ridicole le spalle. Sudava. Guardando verso lorizzonte, il mare si copriva di un velo di vapore, che rendeva la visione, oltre che incerta, anche leggermente irreale, come un sogno di acido lisergico. Savino sudava, e guardava. Gli piaceva che i suoi occhi si perdessero in quella nebulosit acquea che saliva dal mare verso il cielo; immaginava che anche lui avrebbe potuto e saputo, prima o poi, sollevarsi con quella leggerezza, dimentico del ventre e dei trentotto anni mal spesi in quellufficio di merda a fare statistiche del cazzo sui consumi di gas dei cittadini cagliaritani. Anche lui avrebbe imparato a volare. C sempre tempo. Le visioni sono come le ciliegie: una tira laltra. Cos, dal mare annebbiato di vapore, usc una fanciullina bionda, bionda vera, coi capelli liberi lunghi fino al sedere, e due tettine appena appena sbocciate, e due lunghe gambe brune, una stella che saltellava stanca dopo una lunga nuotata e guardava il mondo con un sorriso tranquillo. Sfior Savino, accovacciato nellacqua fra i bambini, senza vederlo. La biondissima prosegu la marcia e la danza fino a
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un ombrellone di quarta fila, rosso e giallo come i tulipani di Haarlem. Si sdrai sulla sabbia cocente. Pareva estenuata. Savino si trascin fino allombrellone affianco, e si mise a sedere. Stavano cos sotto il sole: la fanciulla con la schiena a terra e gli occhi chiusi, il respiro che sollevava il petto con un ritmo veloce, ogni tanto spezzettato da unespirazione pi profonda. Savino seduto, con le gambe incrociate, a non pi di un metro, che la contemplava. Osserv prima i piedi, piccoli come quelli di una bambina. Poi le lunghe gambe dritte da gazzella. Poi il piccolo magro ventre, che pareva semiaperto in inconsapevole offerta, a malapena nascosto da uno straccetto rosso. Savino stette a lungo immobile. Si sforzava di smorzare persino il respiro di quel suo corpaccione; gli occhi non abbandonavano per un attimo loggetto della contemplazione: pareva uno strano grosso meridionale budda dialogante con gli dei dellombrellone. Mentre viveva lo stupefacente miracolo di unerezione un miracolo, da tre anni, almeno, si era persino dimenticato lodore, delle puttane, uniche compagne delle sue rarissime avventure sessuali la ragazza si avvoltol su se stessa, poggiando ora la pancia sulla sabbia, e slacci il reggiseno. Per un attimo, Savino credette di intravedere un angolino di tetta bianchissima sormontata da unombra scura. Poi concentr la sua attenzione su unascella depilata. Nella vecchia casa di via Tuveri cerano tre piani. Al
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primo una famiglia di siciliani, odiosi. Al secondo Savino, quattordicenne grasso, con la vecchia madre sorda sempre seduta davanti alla tele, usciva una volta al mese per andare a ritirare la pensione per il resto Savino alla spesa, Savino alla cucina, Savino a pulire la casa, Savino non rompere, tieni mille lire e sparisci. Savino spariva, ogni sera, a far inghiottire le mille da un brutto flipper Gottliebs nel bar allangolo. Luciano meglionulla passava per andare alla saletta interna del biliardo, e gli poggiava la mano sul culo: ancora un po, Sav, e sembrerai una vera matrona. Savino allora di carosello rientrava, sputava di nascosto sul pianerottolo dei siciliani del primo piano, che stavano urlando tutti assieme per ottenere il silenzio necessario al carosello; strisciava davanti alla porta di casa e si arrampicava fino al terzo piano. Bussava piano. Veniva ad aprire la signorina Mulas mai conosciuto nientaltro che il cognome che lo faceva entrare con un sorriso di compatimento. La signorina Mulas, professoressa di ginnasio, finta bionda quarantenne che tutti gli anni a dicembre faceva la cura delle lampade solari per mantenere una bella abbronzatura, era alta non pi di un metro e cinquanta, abbastanza ben tenuta ma una certa sua aria teneva lontani i maschi sposabili. La signorina Mulas gli voleva bene, a Savino. Laveva preso sotto la sua ala protettiva sperando di farne un intellettuale gli mancheranno le soddisfazioni della carne, ciccioso com, ma avr almeno quelle
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dellintelligenza e della cultura e aveva cominciato limpresa, quando Savino aveva ancora tredici anni, con un corso di ripetizioni di latino. Dopo un paio di mesi si accorse, la signorina, che il latino non voleva sentirne di entrare nel cervellino svagato del ragazzo. Si accontent, quindi, di instaurare un rapporto di semplice compagnia, di solidariet fra due solitudini: si vedevano allora del film o dello sceneggiato tiv e lo guardavano senza parlare. In realt, durante le ripetizioni, Savino non aveva ascoltato una parola, di latino. Si era limitato a tentare di sbirciare fra le gambe dellinsegnante, che poi sognava a occhi aperti, abbandonate in pose lascive, prima di addormentarsi. Anche ora, nella stanza illuminata malamente dal grigio televisivo, ogni cinque minuti il suo sguardo cadeva sulle gambe di donna che stavano piegate a mezzo metro da lui, su un divanetto giallo pelosino, di cui i due solitari occupavano le estremit opposte. Questo sodalizio durava ormai da un anno, senza mutamenti di particolare rilevanza, quando, un marted di febbraio fuori pioveva a dirotto Savino trov la porta dellappartamento del terzo piano semiaperta, e la signorina Mulas svenuta nel soggiorno, con la tele spenta. Mentre il cuoricino affogato nel petto grassoccio impazziva di angoscia, riusc a risvegliarla con un paio di schiaffetti e qualche sorso dacqua. Il cardiotonico disse lei sopra la credenza di cucina.
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Lui corse. Quante gocce? Trenta. Scusami, devo essermi affaticata molto, oggi. Mi sento distrutta. Non guarder la televisione. Vado a dormire. Mentre andava verso la stanza da letto, barcoll. Lui accorse a sostenerla. La trascin fino al letto. Tolse da sotto il cuscino una camicia da notte nera, piena di pizzi e di trine la camicia da notte di una donna che ancora aspettava luomo che avrebbe saputo sfilargliela, la camicia da notte. Vai, vai, Savino. Grazie di tutto. Savino decise di restare, e malgrado certe deboli proteste della donna, la spogli con poco coraggio, con le mani tremanti e si fece abbagliare dal suo corpo seminudo, a mala pena nascosto da un paio di slip anche questi neri con pizzo e da un reggiseno scuro come la notte e il desiderio. Le infil la camicia. La sistem sotto le coperte. Rest ancora qualche minuto, a vegliarla e proteggerla, mentre lei si scusava e si scusava e lo ringraziava e lo mirava con uno sguardo un tantino nuovo. Vol a casa, il ragazzo, e si chiuse nel bagno per rivivere tutte le scene e gli attimi, in tranquillit e solitudine. La mattina successiva Savino bruci la scuola, e sal al terzo piano. Lei venne ad aprire ancora con la stessa camicia. Oggi non andr a scuola, signorina Mulas? No. Sono sfiancata. Troppo stanca.
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Allora rimarr a farle compagnia. Se avesse bisogno di qualunque cosa. Lei avrebbe voluto rispondere che non ne valeva la pena. Che ce lavrebbe fatta benissimo da sola ma un certo strano stordimento, una sensazione morbida di deliquio, le impedirono di aprire bocca. Savino sotto il sole si perdeva nei ricordi, e nella visione di unascella depilata. La biondina si stanc di cuocere al sole, torn a tuffarsi. Veloci bracciate la portarono lontano lontano, a scomparire proprio come una visione, nella nebbiolina umida che sovrastava il mare e rendeva liquidi e incerti i contorni delle cose. Savino non si mosse. Punt soltanto gli occhi verso il largo, cercando di non perdere di vista lombra di lei fra tutte le altre. La vide che si riaccostava e, come in un sogno ripetuto, si sollevava dallacqua e danzando tornava al sole. Bella. Anche questa volta lei gli pass affianco senza vederlo. E senza vederlo si sdrai a un metro da lui. Savino riprese la contemplazione. Minuziosa. I suoi occhi ora indugiavano su un minuscolo ombelico da mannequin. Alle sette del pomeriggio, mentre la gente ormai sfollava, in pantaloncini corti e t-shirt, ancora soffocata dallo scirocco, preparandosi a una lunga serata di sofferenza, la ragazza si lev in piedi. Lasci lombrellone e si incammin, con aria stanca, sfibrata, non pi danzante, verso le scale che portano alle cabine superiori del Lido.
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Savino, lento, col corpo intorpidito, sciolse le gambe, che avevano resistito, incrociate e immobili, per ore, e la segu. Lei arriv alla cabina, sulla terrazza, e prima di entrare si volse verso il mare, come a salutare. Vide, allora, per la prima volta, Savino. Arrancava per le scale. Lei gli sorrise: sembrava un enorme elefante morente, quelluomo. Nella cabina si spogli. Butt il costumino rosso in un angolo. Si lecc un braccio. Godendo del sapore del sale. La doccia a casa. Ora mi tengo addosso la salsedine. Una sensazione di spossatezza. Si sfreg con un grande asciugamano blu che aveva il bordo orlato da un nastro rosa su cui erano ricamate delle roselline bianche. Mentre si chinava sulla grande sporta di paglia in cui sperava di ritrovare gli abiti, sent che qualcuno apriva, alle sue spalle, la porta della cabina. Davanti a lei il signor elefante morente, con due grandi occhi grigi privi di luce, la guardava. Vattene disse la fanciulla, in un soffio. Lui non rispose. Immobile, la guardava. I suoi occhi si bloccarono sul ventre nudo, sui peli biondi, sullincrocio delle gambe. Vattene, specie di porco. O grido e chiamo aiuto. Lui la guard con unaria di dolorosa sorpresa, come se si fosse aspettato altre parole che non quelle. E avanz. La biondissima url.
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Url ancora mentre lelefante, ora frenetico, la stringeva contro il muro cercando di tapparle la bocca. Url ancora quando sent una grande mano calda che brancicava il suo basso ventre. Url sentendosi quel corpo enorme tutto addosso, schiacciata contro il muro, senza respiro. Url finch due dita enormi le si infilarono fra i denti, finch una manaccia non spezz, assieme alle urla, anche la carotide. Savino vide la testa morirgli in mano. Vide uno spruzzo di sangue sul suo petto. Vide il bianco degli occhi. Mentre usciva dalla cabina un giovanotto bruno e magro gli si fece incontro. Un pugno di Savino tronc ogni domanda. Saltell goffo elefante in fuga, saltellon saltelloni gi per le scale. Si ferm un attimo; le chiavi della 128 stavano al loro posto, nella taschina del costume da bagno. Usc dal Lido travolgendo una giovane signora con due bambini. Mentre metteva in moto, mentre filava sul lungomare, vide nello specchietto retrovisore i curiosi che si accalcavano allingresso del Lido. Lo guardavano. Non era passato un quarto dora. Neanche un quarto dora, e Savino, sulla lunga strada per Villasimius vide, tre o quattro curve pi sotto, una pantera della polizia che correva a sirene spiegate. Acceler. Alluscita di Torre delle Stelle travolse una bancarella di frutta, che si capovolse sulla strada, frenando la pantera.
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Pensava vorticosamente ora metteranno i blocchi stradali dappertutto. Avranno telefonato a Villasimius. Ora mi verranno incontro dallaltra parte della strada e mi chiuderanno. Si stopp sul bordo della strada. Lasci la macchina e cominci ad arrampicarsi su una collinetta coperta di cisto e di lentischio. Correva, correva, grasso elefante in fuga, con la velocit dei cervi, qualunque cosa ne pensassero i polmoni e lo stomaco. Non rallent finch non si vide abbastanza lontano dalla strada. Ma continu a marciare finch la strada non scomparve, mangiata dal verde alle sue spalle. Scavalc la collina e si addentr in un canalone silenzioso. Calpest per un paio di chilometri il letto di un fiumiciattolo disseccato, aggredito dal profumo penetrante della menta selvatica. Venne il buio. Guard le lucette del suo orologio ai cristalli: le nove e venti. Tutto attorno silenzio. Silenzio. Quando si ferm e si sedette, dentro una larga macchia di mirto, i grilli cominciarono a cantare. Ora poteva respirare. Non pensava che prima o poi lavrebbero catturato, che conoscevano sicuramente il suo nome, che lauto sul bordo della strada era gi stata trovata, chera questione di ore. Pensava piuttosto alla differenza fra il sogno che aveva coccolato per tutto il pomeriggio e la realt che si era poi trovato di fronte. Era incazzato con quella
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biondina, che non aveva capito una sega. Bastava stare ferma, perdio. Ferma e zitta. Seduto dentro la macchia di mirto recuperava il respiro e la calma. Non pensava a eventualit di salvezza. Era fuggito abbastanza, ormai. Aveva riacquistato il controllo di se stesso. Laria calda gli permetteva di affrontare tranquillamente lidea di una notte in costume da bagno. Quella mattina in Via Tuveri, Savino quattordicenne grasso col culo da matrona, che ha bigiato la scuola si era seduto nel salottino della signorina Mulas. Laveva sentita mentre lei si stava muovendo in cucina. Oho, te lo bevi un caffelatte? Era corso a raggiungerla, in cucina. Lei ancora in camicia da notte. Ogni tanto intravedeva, fra le pieghe e i pizzi, quando lei si chinava per un attimo, un pezzetto di tetta bruna. Mentre inzuppava le gallettine nel caffelatte, Savino si era vergognato di una impudente erezione si era avvicinato al tavolo, per nascondersi, bloccato nei movimenti, arrossito. Lei non si era accorta di nulla. Lo lasci che finiva di inzuppare. Vado in bagno. La segu, silenzioso spione. Si chin sul buco della chiave, credette di vederla un attimo che si spogliava e entrava nella vasca. Si insaponava. Gua Savino davanti a un ventre nerissimo, coperto da una foresta di peli. Spinse la porta mentre lei stava dentro la vasca, si risciacquava.
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La osserv in silenzio. Lei fece come se lui non ci fosse. Non lo guard una sola volta negli occhi. Come fosse un ombra o un sogno, quel ragazzo immobile, usc dalla vasca e si asciug con cura, e sentiva che dentro le si era aperto qualcosa. Si sentiva morbida e liquida, tenera e dolce, come mai era stata. La vicinanza di quel grasso ragazzone emanava una specie di calore. Sono stanca, gli disse. Si avvi nuda verso la stanza da letto. Lui la segu. La raggiunse proprio mentre una seconda erezione gli suggeriva di nascondersi. Lei lo guard, a lungo, prima di prenderlo fra le braccia e di spogliarlo con la tenerezza di una madre mancata. Si baciarono a lungo. A lungo si strofinarono luno allaltra. Finch, nella signorina Mulas, esplosa una corda fino a quel punto trattenuta, una corda trattenuta tutta una vita, cominci a ridere, e gli disse leccami il culo. Rideva mentre lui impazziva con la lingua sotto quel grande culo abbronzato dalle lampade, un culo con le prime rughe, ma chi le vede, le rughe, a quattordici anni, quando i sogni diventano improvvisamente realt? Si chin su di lui, e bruc il suo ventre. Si tolsero, a vicenda, una ingombrante verginit. Si soffiarono mugolii nelle orecchie. Si sussurrarono le parole del desiderio, che avrebbero voluto urlare.
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Scopami ancora disse lei, nascondendo la faccia sotto il cuscino e sorridendo. Ancora per molto si brancicarono, si baciarono, si toccarono. Ancora per molto si guardarono in silenzio. Savino scese dal terzo piano con un corvetto che gli cantava nel petto, pensando a un regalo, che potesse ripagare tanta gioia, cos tanta gioia, e rafforzare il legame, farlo solido e eterno. Nel pomeriggio di quel giorno di sogni, mentre la madre dormiva, Savino frug sotto la mattonella dello sgabuzzino e rub diecimila lire. Cammin a lungo in Via Garibaldi, sentendosi un principe, sorridendo alle commesse. Compr allUpim un reggiseno rosa coi fiorellini. Al Caff Genovese un sacchetto di cioccolatini ripieni. Torn, con carosello, fidanzato del mondo. Non cap cosa ci facesse, tutta quella gente, di fronte al portone del suo palazzo, in via Tuveri, finch non arriv proprio sotto le finestre. Una donna scura e bionda scuro di lampade, biondo di parrucchiera stava, spezzata, sanguinante, sfracellata sul marciapiede. Savino vomit. Sent, proprio allora, la voce odiosa di uno di quei siciliani del primo piano: doveva essere un po matta. Sempre ben messa, pulita e lavata: e mai un uomo, n in casa n fuori. Lha presa la disperazione. Si buttata dal terzo piano. Brutta fine. E dire che magari le sarebbe bastato un maschietto disposto a scoparsela. Si sa come sono le donne vergini a una certa et
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Proprio quel giorno, a quellora, in quel posto, a quel punto della sua vita, Savino decise che i motivi che spingono gli uomini ad agire sono totalmente incomprensibili. A cosa serviva cercare di darsi spiegazioni degli atti della gente qualunque spiegazione? Sotto il mirto Savino si era sdraiato. Guardava le stelle fra i rametti dellarbusto. Si sentiva calmo e tranquillo. Lo scirocco riscaldava la notte. Le ore passavano tranquille. Verso le due del mattino, Savino cominci a desiderare un lenzuolo, per coprirsi appena appena. Si fece forza per tirare avanti. Lalba arriva presto, destate, da queste parti. I primi raggi riportano la vita in un mondo gi illuminato da parecchio. Durante la notte lo scirocco sera allontanato. Ora un maestralino leggero leggero, freddino, portava i profumi della montagna verso il mare. Savino non aveva dormito. Aveva contato le ore, rabbrividendo ogni tanto. Neanche la luce lo spinse a muoversi. Aspettava. A parte il freddo, non sentiva alcunaltra sensazione: n fame, n sete. Quando cominci a sentire i richiami, il sole era gi alto e laveva riscaldato. Si acquatt meglio, nel suo cespuglio. Vide il poliziotto che si avvicinava, col mitra in mano e gli occhi fissi a terra. Strisci lentamente, Savino. Il poliziotto gli fu affianco. Lo super. Il pulotto stette immobile, insospettito da qualcosa. Savino gli piomb alle spalle, con una decisione che
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non avrebbe mai immaginato di possedere. Lo colp alla nuca. Lagente, cercando di voltarsi, si pieg. Savino colp ancora, un pugno secco e duro come una bastonata. Il poliziotto cadde. Savino gli fu sopra. Raccolse un sasso, lo sollev e colp in mezzo alla fronte e sulle tempie. Una volta. Due volte. Colp sulla testa, come un ossesso, finch non vide rivoli di sangue che partivano dalle sopracciglia, dai capelli. Ebbe la certezza di aver ucciso. Si sent forte, invincibile. Rimpianse di non aver avuto una guerra in cui impegnarsi. Sono fatto per la guerra, io. Non per quelle quattro puttane in piedi a scopare appoggiate agli alberi. Io sono fatto per la guerra. Ecco per cosa sono fatto. E non lho mai saputo. Sfil il mitra e i caricatori che il poliziotto ucciso si portava appresso. Con un sorriso sulle labbra, decise di combattere. Si sollev in tutta la sua statura, grasso, flaccido, in costume da bagno, col mitra in mano e i caricatori sulla spalla, elefante guerriero. Lo videro che scendeva verso la strada. In pieno sole, sulla cima della collinetta, pareva saltato fuori da un incubo. I nemici gli impedivano di recuperare la 128. Erano in tanti, l sotto. Decise di farsi largo. Lanci un urlo di guerra lurlo di un vecchio tenore a teatro spento, se apparisse un fantasma e cominci a discendere, a passo di corsa.
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Lo videro, che urlava lanciandosi verso la strada, col mitra spianato. Il carabiniere scelto Sotgiu si pieg sulle ginocchia e spar. Colp una gamba del corridore. Che rotol per qualche metro. Lelefante, ferito, si rialza. Cade nuovamente, la gamba non regge. Si nasconde fra i lentischi e punta il mitra. Cominciano le raffiche, di quello lass. I carabinieri e i poliziotti si nascondono dietro le automobili. I curiosi sono spariti da un pezzo. Il carabiniere scelto Sotgiu si slancia a destra. Scompare fra i cespugli. Lelefante ferito spara un colpo ogni tanto, per tenere lontane le jene, e tenta di strappar via la pallottola con le dita dal ginocchio. Il carabiniere scelto Sotgiu lo aggira. Arriva alle sue spalle. Prende la mira e spara. Questa volta ha colpito un braccio. Arrenditi. Lelefante si volta, e spara una sventagliata. Sotgiu pi svelto. gi a terra. Prende la mira, con calma. Questa volta lobiettivo la testa. Arrenditi. Ride lelefante guerriero, Savino grasso e ferito, ride. Sotgiu spara. Non sbaglia. Ora silenzio. Si avvicinano tutti. Fra i cespugli di lentischio un uomo grasso in costume da bagno, sanguinante, sfat62

to, col mitra ancora nel pugno. Niente foto, per ora, ragazzi.

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[Era Aprile]

Era Aprile. Un maestrale leggero spingeva lontano il sudario di foschie uscite dallacqua. Dal bastione pi alto vedevi navi lontane e montagne. La citt si specchiava negli stagni. Un giorno chiaro e pulito. Loperaio trascinava gli scarponi di cuoio ingrassato, sulla sabbia, dietro la Grande Fiera Campionaria, fra rifiuti, arbusti moribondi, erba per le pecore. Gli occhi delloperaio vedevano azzurre le montagne di carbone, oltremare, allorizzonte. Lo scarpone ha inciampato sulluomo morto, steso attraverso il sentiero. Morto, col cranio fracassato. Aveva cinquantanni, era arsellaio. Lhanno trovato la mattina del 23 aprile 1966. Steso sul ventre, colla testa spaccata. Si chiamava Salvatore, tutti lo chiamavano Ciccio da vivo e da morto. Il 24 aprile il vento non aveva girato. Ancora maestrale. Antioco Sulis inzuppava la prima fetta di pane nella prima tazza di rosso della giornata, e sfogliava il quotidiano, al tavolo dellosteria. Ha letto
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delluomo morto. corso veloce alla fermata del tram, si aggrappato alla predella di ferro e ha viaggiato senza pagare. Sceso, si tuffato in questura. Cos, ha dichiarato: Laltra sera lho visto, quello che hanno ucciso, Ciccio arsellaio. Alle nove di notte era vivo, alla bottega di vino del cieco di Seui. Era con Derosas. Tumulto in questura. Ordine: trovare Derosas. Tempi di esecuzione: unora. Tecnica della ricerca: setaccio delle osterie. Alla quarta osteria, beccato. Ha dichiarato: Ero con signor Ciccio, laltra sera, fino alle nove e mezzo. Quando lho lasciato era ancora vivo. Proprio nel luogo dove lhanno trovato morto. Quando lho lasciato non era solo. Era con uno che se faccio il nome mi picchia. Potrebbe anche uccidermi. Non hanno faticato molto, a vincere la resistenza, e Derosas ha continuato a cantare: Raffaele, si chiama. Cercatore di cartone. Con signor Ciccio, viveva. In casa di signor Ciccio, al Sicco. Tiene trentatre anni, Raffaele. Uomo malvagio: si informi, lo sanno tutti. Li ho lasciati in quel posto dove lhanno trovato colla testa tagliata. Stavano bisticciandosi a male parole, e soprattutto Raffaele era urlando. Di andare a dormire a casa sua, mi aveva detto, signor Ciccio. Avevamo bevuto assieme. Gli volevo bene, io, a signor Ciccio. Io non ne tengo, casa. Sono stato uomo sfortunato. Era amico mio grande, signor Ciccio. Lui me laveva detto: vieni a coricare a casa mia . Raffaele non se ne voleva andare via di casa di signor Ciccio. Io dovevo coricare nel
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letto di Raffaele. La casa e i letti, di signor Ciccio, erano. E signor Ciccio era stanco di Raffaele, perch quello a notte lo picchiava, era uomo cattivo. Allora Raffaele: Se mi togli di casa, ti uccido gli ha detto, a signor Ciccio. E stava alzando le mani sopra Signor Ciccio, e lha partito con una manata. Signor Ciccio era piangendo. Di gliene togliere le mani di dosso. Che la casa era sua, gli era dicendo. Io me ne sono fuggito. Mi sembrava che il bisticcio era colpa mia. Ma era signor Ciccio che mi aveva invitato a coricare a casa sua. Io non ne avevo, casa. Magari se lera pensata per toglierci Raffaele di casa. Ma quel Raffaele me ne ha fatto spaventare. E me ne sono fuggito di corsa. Il venticinque aprile era festa e maestrale. Il quotidiano cittadino ha descritto Derosas: un ometto alto poco pi di un metro e sessanta, calvo, malfermo sulle gambe. Cercano Raffaele, i pula, e non lo trovano. Il cercatore di cartone sparito, come fosse avvisato. Dieci giorni pi tardi, cinque di maggio, Raffaele si costituito. La latitanza non difficile, da immaginare: conosceva ogni fosso, ogni monte di rifiuti, ogni fogna. Mangiare nella merda, dormire con cartone, lamiere, tubetti vuoti di estratto di pomodoro. Ha dichiarato: Io non lho ucciso. Il giorno che lhanno ucciso, a casa presto, ero tornato, che tenevo sonno. Mi ero coricato. Quella sera Ciccio non lho visto. Derosas, mai visto prima. Me ne sono fuggito perch ero spaventato che credevate a quello che diceva
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Derosas. Io non lho ucciso. Non ha confermato di essere stato avvisato. Ha preferito tacere. Due ore dopo avvenuto il primo confronto: Derosas dichiara trionfante: lui, lo riconosco. Raffaele: Mai visto. Il quotidiano cittadino ha deciso dinformarci. Stavamo piegati, pini curvi sullacqua, angosciati da un mese di maestrale quasi continuo, e leggevamo: Le indagini hanno messo in luce il carattere del presunto omicida, Raffaele cercatore di cartone: si tratta di un violento abituale, dedito al vino. Il suo carattere sarebbe stata la causa dei fatti tragici de Su Siccu: la vittima, il cinquantenne pescatore di arselle, proprio perch stanco delle continue sopraffazioni del pigionante decise di scacciarlo dalla casa di sua propriet, e offr il letto libero al nuovo amico Derosas. Il cercatore di cartone non seppe accettare la novit. Una testimonianza decisiva smonterebbe anche lalibi invocato dal Raffaele, che afferm di essersi coricato presto, la sera del delitto: al contrario, sarebbe stato visto, attorno alle ventuno, in una bettola del porto. Lindagine stata brillantemente conclusa. Gli atti trasmessi al magistrato. Un cittadino curioso, una mattina, nella prima decade di maggio, decise di visitare la casa di signor Ciccio, chera stata, tutto sommato, movente del dramma. Il cittadino curioso era bisognoso di casa sfitta. E pi sfitta di quella: uno morto, laltro in galera La casa fu trovata in fretta, a cento metri esatti dal
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luogo del delitto, segnato di croci e tracce bianche. Era una baracca di legno: assi di barche vecchie, ridipinte. Quattro sedie impagliate e bucate. Un letto matrimoniale con materasso di crine unto, ma seminuovo e senza pulci. Un armadietto di legno tinteggiato tanti anni prima: sbrecciature col giallo che spuntava dal celeste sotto il banco. Cucinino a gas con mezza bombola da usare. Tegami sbeccati. Tazze. Unaiuola davanti alla porta, coltivata a basilico, pomodori e ravanelli. Il cittadino curioso occup la casa disabitata. Unora pi tardi arriv il primo di dieci figli, poi, a uno a uno, gli altri, che portavano sulle spalle oggetti vari e materassi. Ultima arriv la moglie, incinta. Passarono i giorni, e i mesi. Gli anni. Raffaele rimase in galera. Derosas, chiss Il processo cominciato in uno di quei giorni di febbraio che laria muta e senza vento, e il cielo bianco di una sola nuvola accecante. Il giorno pareva prolungamento infinito dellalba. Loperaio ha trascinato gli scarponi di cuoio ingrassato nellaula fredda di un tribunale. Il giornale ha ricapitolato i fatti colle stesse parole con cui li aveva abbandonati due anni prima. Il nove febbraio dellanno sessantotto, Raffaele arrivato, ammanettato e scortato.
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Il giudice ha chiamato il primo testimone. Era un galeotto, arrivato coi ferri anche lui. Uno che andava e veniva di galera. Ma il 22 aprile del sessantasei, giorno del delitto, era in libert. Era a casa: una baracca affianco a quella di Ciccio arsellaio. A novanta metri dal luogo del delitto. Primo testimone: Giuseppe detenuto. Quella notte, sono tornato a casa che dovevano essere le nove e mezza. Non lho visto, Ciccio arsellaio dica la vittima La vittima. Non ho visto nessuno. Urla, non ne ho sentito. Neanche voci. Nulla, ho sentito. Il giudice ha chiamato il secondo testimone: Derosas. Ma Derosas non si presenta. Non c. La seduta aggiornata al 29 febbraio. Il cielo si oscurato e una pioggia calda e sabbiosa si infilata per ore nelle fessure del tetto, e sbucata in cucina, dando vita a figure verdi di muffa. Il giornale ha squillato: La polizia cercher il supertestimone. Una foto accompagnava la cronaca del processo. La foto di Raffaele, le sopracciglia dritte e folte che coprono la linea degli occhi, una specie di segnaccio nero che taglia via la fronte dalla faccia. I capelli schiacciati sulla testa, bagnati, colla riga a destra. Il naso rincagnito. Gli occhi sconcertati, interdetti, stupiti, indifesi Il ventinove febbraio il cielo era nero e acquoso. Una grande mano umida pesava sulle nevralgie impazzite. Il giudice ha chiamato il primo testimone: Dero70

sas. Barcolla sulle gambe, pallido, mentre si avvicina al tribunale avrebbe scritto, lindomani, il quotidiano. Derosas ha consegnato un certificato medico: alla prima seduta non si era potuto presentare perch ricoverato in ospedale. Agli atti. Non mi posso ricordare bene, perch sono molto malato. Confermo tutto quello che ho dichiarato. Nelle mani della giustizia, mi metto. Il giornale dellindomani: A questo punto il teste, palesemente spaventato, si voltato verso limputato, e lha guardato con espressione di paura. Il piglio parso ingenuamente teatrale. A domanda ha risposto: Signor Ciccio dica la vittima La vittima. Lo conoscevo bene, Signor Ciccio dica la vittima La vittima. Lo conoscevo. A carte assieme, giocavamo, con Signor Ciccio dica la vittima La vittima. Gli pagavo anche a bere, alle volte. A domanda ha risposto: Sfortunato, sono stato. La casa che avevo, lho perduta. Non divaghi Senza casa, di ospedale in ospedale, gi quattro anni, sono. Non divaghi Povero, sono nato. Aiutavo chi potevo, se avevo soldi. Anche Signor Ciccio, ho aiutato dica la vittima, per favore, non Signor Ciccio, e non divaghi La vittima. Anche soldi, gli ho prestato. Alle volte, quando aveva bisogno. Gli pagavo da bere. Non divaghi, le stata posta una domanda precisa: lei ce lha, un lavoro? No Da quanto tempo si trova in questa condizione di disoccupazione? Sempre, gli
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pagavo da bere. Ha mai lavorato, lei? Sempre, gli pagavo da bere. A domanda ha risposto: La sera che lhanno ucciso io ero con signor Ciccio, la vittima. Di andare a coricare da lui, mi aveva detto. Io ero senza casa. Poi stavamo andando, eravamo nella strada e Raffaele ci ha raggiunto. Da lontano, lavevamo visto. E signor Ciccio, la vittima, come che lha visto quello, se ha pistola, mi ammazza cos, ha detto. A domanda ha risposto: Nellosteria del cieco di Seui ci eravamo trovati, e avevo comprato una bottiglia di vino. Per signor Ciccio, la vittima. A domanda ha risposto: A casa di signor Ciccio, la vittima, stavamo andando. Ci ha raggiunto Raffaele. Appena mi ha visto ha chiesto chi ero. Era gi furioso. Forse si era capito. Amico mio, gli ha risposto signor Ciccio, la vittima. Lui, mi ha difeso. Allora Raffaele forse si creduto che ero io che volevo andare a coricare a casa di signor Ciccio, la vittima. Se mi togli di casa, ti uccido Cos, ha detto. A domanda ha risposto: Scappato. A domanda ha risposto: Come che li ho visti non si stavano proprio picchiando. A parole, stavano bisticciando. Nel mentre che ero fuggendo, toglimi le mani di dosso gli era dicendo signor Ciccio, la vittima. A domanda risponde: Sissignore. Gi lo conoscevo. Gi da tempo. Sempre alla bettola del cieco, lo vedevo. Sempre ubriaco. Ne tenevo paura.
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A questo punto della deposizione di Derosas, le acque si agitano, nella placida aula di tribunale. Raffaele si solleva dalla panca e urla: Io non ti ho mai visto. Derosas diventa pi piccolo e risponde con una vocina malata: Sei tu, il mentitore e Raffaele, inutilmente agguantato dai carabinieri che cercano di calmarlo: Io non ti conosco. Non ti ho mai visto. Solo quella volta maledetta in questura. Derosas solleva tono di voce, si alza sulla panca, e sbotta: Sei falso come Giuda. Raffaele, alle salive: Lhai ucciso tu e vuoi buttarmelo sulle spalle. Derosas si gonfia tutto, sorride, guarda il giudice, poi limputato, e scandisce: Ci avevi una camicia bianca e una giacca scura, quel giorno. I carabinieri riaccompagnano limputato al suo posto. Il giudice ha chiamato limputato a deporre. Raffaele: Non ricordo comero vestito. A domanda ha risposto: Non ricordo. Poi: S. Il giornale dellindomani: Limputato ha affermato di non ricordare come fosse vestito, la sera del 22 aprile del sessantasei. Ma ha confermato di aver posseduto una giacca scura e una camicia bianca. In conclusione, i difensori dellimputato hanno richiesto un sopraluogo in cui il supertestimone possa ricostruire con precisione gli spostamenti della notte di sangue. Un giudice, un pubblico ministero, un difensore, un cancelliere, un teste e limputato, sono partiti dalla bettola del cieco di Seui. Marzo dellanno sessantotto: lumido freddo degli stagni e del mare si infilava sotto i cappotti.
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Derosas, santo della processione, camminava avanti a tutti. Venti metri avanti. Lo si vedeva, mentre si agitava, gesticolava, parlava da solo. Fino alla Fiera Campionaria, alla caserma della Guardia di Finanza. Oltre. A un certo punto ha rallentato, incerto. Si infilato in un sentiero di terra battuta, sul bordo di un cantiere edile. Dentro il cantiere, in quei giorni, nasceva il Palazzetto dello Sport. Derosas sbucato sul canale, lontano. Fuori strada. Quattrocento metri lontano dal punto dove lo scarpone delloperaio aveva trovato luomo morto. arrivata ora di pranzo. La seduta viene interrotta. Raffaele, mentre lo trascinano sul cellulare, strilla: Quando ci abitavo io, non si poteva passare, dove passato lui. Era tutto recintato, zona militare. Un cronista pignolo non si lascia sfuggire la battuta e, dopo opportune verifiche, informa i cittadini che: nellaprile del sessantasei, la zona dove oggi sorge il nuovo Palazzetto dello Sport, apparteneva allaeronautica militare, era off-limits per qualunque Derosas. La citt si pone domane inquietanti (se le pone, poi? Mah!): il supertestimone non conosce il luogo del delitto, non riesce a ritrovarlo, eppure un percorso che dovrebbe aver memorizzato alla perfezione. E non corre un po troppo, il malatissimo Derosas? E non recita, anche, un po troppo? Ultime battute del processo: il giudice chiama il primo testimone, il cieco di Seui: Lho sentito, Derosas, quella sera. Di altri non ho ricordo.
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Il secondo testimone, avventore abituale della bettola: S, ho visto Derosas, quella sera. Era solo. Me ne sarei anche dimenticato. Senonch lui venuto a cercarmi, due giorni dopo, e mi ha invitato un bicchiere di vino, e mi ha detto: Ti ricordi che laltra sera ero qui alla bettola, dalle nove alle dieci? Cero anchio, ti ricordi, eh? A quellora. Una cosa come questa, mai me la sarei dimenticata. Il giudice chiama nuovamente Derosas. Ma Derosas non c. Nuovamente sparito. Il processo rinviato a nuovo ruolo. La sentenza e altre cose Il giornale del quattro marzo: Strana sparizione del supertestimone. Passano i giorni, e i mesi. Boninsegna squalificato per undici giornate. Cera per due. E Riva non riesce a segnare. Capocannoniere Nestor Combin. In testa c il Milan (che tempi!) Il sindaco De Magistris dichiara al cronista la sua intenzione di demolire la passeggiata di via Roma, palme e panchine, fra i portici e il porto. Al suo posto vorrebbe un grande parking moderno. Non distruggeremo certo un monumento storico, aggiunge, il signor Primo Cittadino. Il consigliere comunale Montaldo, dellopposizione, scrive un articolo che viene pubblicato dal quotidiano
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di Sassari (perch quello di Cagliari, in queste cose, era al di sopra delle parti) e ricorda al sindaco la Storia di quella passeggiata, e cita foto, documenti, stampe, memorie di illustri viaggiatori. Si istruisca, signor sindaco. Nellestate sessantotto, una colonna in cronaca informa che il processo ripreso, Raffaele stato assolto con formula dubitativa. (E Derosas si sar presentato?) Nessuna eco. Il giornale, la citt, il mondo, e anchio, avevamo altro a cui pensare. Oggi, dove il 22 aprile del sessantasei la scarpa di un operaio inciampata su un uomo morto, c la citt sportiva: basket, nuoto, atletica leggera, tennis, palazzo dei Congressi, Stadio SantElia, nuovi mostruosi grigi casermoni popolari. Il sindaco De Magistris, abbandonato lincarico, negli anni a seguire stato pi volte invitato, dal suo partito, a riprovarci. Ma ha rifiutato. Paura delle brutte figure, immagino. Il consigliere di opposizione uscito dal partito nel settanta, pi o meno. E nellottanta rientrato. Il Cagliari ha vinto lo scudetto. decaduto fino alla B. Si rialzato, ma non troppo: il massimo Selvaggi, riserva a Barcellona. Il cieco di Seui morto. Al posto della bettola c uno snak, e il gestore un continentale che sembra frenkstain. Il cittadino curioso subentrato nella casa abbandonata da signor Ciccio stato scacciato dai bulldozer, e
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dopo alterne vicende finito alle case vecchie di SantElia. Ha una gamba sola, laltra in cancrena. Abita con sei figli, due nuore, otto nipoti e la moglie grassa. Davanti al mare. Raffaele e Derosas, o morti di cirrosi, o presi dal maestrale.

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[Ancora la citt, i canali]

Ancora la citt, i canali. Lumido del mare, si mosso, diventato una mano, e mi ha rapito il cuore, per un solo momento. Presentimento di sciagura. tornato, in quel solo momento, lAurs. Hans de Pool, lolandese, aveva sparato una rosa di pallettoni nella bocca rossa della bambina, figlia di Mostefa Ben Boulaid, capo della prima wilawa. Mi ero tirato nel buio, a vomitare lultimo rosso kuskss. Mi sono lasciato Damrak alle spalle, e camminavo sul bordo del canale. tornato io che avevo ventanni, nel 1942, colla camicia nera. Avevo gli occhi lucidi, quella notte di esordio. Amsterdam oscurata dalla paura delle bombe. Quel grasso giapponese che rideva e mi batteva la mano sulla spalla. Caimarata. Ci aveva il denaro, nella giubba. Porco ricco. Lo sfollagente aveva lanima dacciaio: glielha sfregiata e bucata, la testa. Nel canale, quello andava a fondo. Che vivesse, se sapeva nuotare. Se mi vergogno? O mi guardo con affetto? E perch? Mi guardo come sono. Mi piace, entrare in Warmoes Straat, i portoncini
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bianchi, le botteghe degli importatori di t, e unaria di vecchio porto di padroni di colonie. Le birrerie nere. Il profumo di kif. Vanno e vengono, dal Dam, sbronzi, o furtivi, o trascinati sul muro colla faccia viola, o immobili a dondolare sul marciapiede cogli occhi rossi e puntati su un vuoto qualunque, bianchi e neri. Non ha ventanni. Giovane nero, forse marocchino. Mi sfiora il braccio e mi guarda con occhi che non sanno ancora esattamente cosa pensare, Hash? Forse, lo guardo troppo a lungo. Cocan? Gli ho stretto il braccio con tutta la forza che ci ho ancora nella mano destra. Mi ha guardato con una smorfia di stizza, prima di fuggire. tornato Tetun. Ero giovane, allora. Avevo dormito, col kif. Un gran sonno dolce in una bottega pidocchiosa. dolce, la vocina che sussurra: papparino? Mani tese sul ventre. Dal muro buio alle spalle, uno mi viene sul gomito, e laltro mi prende col taglio della mano, fuori misura, sulla scapola. Un maledetto piede volante mi arriva alla nuca. Sono caduto su una banda di maledetti karateka. Li ha portati il negretto. Ho mosso i pugni per aria, pesanti e inutili. Accovacciato sul marciapiede, Warmoes Straat, colle spalle sul muro, scivolo. Pestano, al buio. Sono troppi, tutti assieme, cinquantotto, cinquantotto anni, tutti assieme dietro gli occhi. Mi hanno costretto, a guardare: Mostefa Ben Boulaid ha sezionato il torace, di Hans. Piccoli riquadri di
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pelle. Li infilava in uno spiedo. Cubi di montone, ben tagliati. Un fellah cera, colla grande barba bianca, forse non aveva trentanni, che soffiava su un fuoco di sterpi. Hans ha urlato abbastanza, prima di crepare. Era capace, Mostefa Ben Boulaid, col coltello. Ha tagliato le palle, di Hans, e la lingua. I coglioni, li ha gettati sulla graticola. Cotti, Scf. Li ha inghiottiti senza masticarli, li ha vomitati sulle mie scarpe. Vaia, taliano, e raconta. Tre notti ho vissuto, con Hans che imputridiva al sole. Le mosche hanno fatto banchetto: il pi grande banchetto di Orano e dintorni, milioni di mosche nere che mangiavano il sangue nero e secco. Quando mi hanno trovato, non cera altro, nel simn, che leco del canto di morte di una bambina algerina di nove anni, e Hans era nero di formiche. Deliravo. Il capitano Saln, mio salvatore, mi ha chiuso nel carcere di Rehreh. Mi ha torturato dieci giorni, e dieci notti ha lasciato che gelassi. Ho imparato a danzare colle lucertole. A cantare colle capre, attaccato alle pietre gelide. Saln, alla frusta, aveva la grazia di un ballerino di tango. Una grazia tutta parigina. Insultava, e frustava. Stronzo, Saln, se Mostefa Ben Boulaid avesse domandato, qualcosa, qualunque cosa, caimarata taliano raccontava, scriveva, spiegava. Tutto. Mi sarei venduto al prezzo pi basso. Avrei cantato il rosario dei miei giorni, per la pelle. Invece non hanno domandato, Saln stronzo. Non hanno domandato.
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Mostefa Ben Boulaid mi ha salvato. Unico uomo bianco vivo dopo la presa del forte. Graziato perch pazzo. Mi hanno coperto e profumato. Ben Tahia versava il t alla menta in una vecchia tazza di legno, sbeccata. Prima di bere, tenevo sotto il naso. Dietro le palpebre socchiuse vedevo calde cosce di donna e fighe aperte. Strisciavo, nella bottega di Ben Tahia, per arrivare. La porta era uno straccio di cotone verde, appuntato male, sghembo, merdoso.

APPENDICI

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Racconto incompiuto con colonna sonora

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I. [prima redazione]

Carmina spera che la padrona non si incazzi perch non ha trovato le triglie al mercato, ma le triglie al mercato non cerano proprio, oggi, solo congelate e la signora non le vuole, congelate, che sanno di stoppa. Carmina spera, e sbatte in un signore alto con un cappotto nero e due braccia lunghe fino alle ginocchia, come quelle di una scimmia. Quel signore non apre bocca. Carmina chiede scusa a mezza voce, e corre verso casa. Quel signore entra nel salone della Banca: il salone ha un pavimento di marmo bianco grande come una piazza darmi. Al posto di questo palazzo, prima, cera un mercato allaperto. Il mercato, lhanno buttato gi e hanno piastrellato latrio della banca, coi marmi bianchi. Latrio finisce in un ferro di cavallo, largo venti metri, tutto di legno massiccio, nero: il bancone cogli uffici, senza vetri di divisione. una banca sicura: dietro lingresso due agenti armati, vestiti di nero con mostrine verdi, due privati. Un altro, per strada. Quel signore, sembra veramente un signore. I gomiti lisi non li vedono. Vedono un signore alto e distin86 87

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to, con belle scarpe da campagna: di cuoio marrone, ben ingrassate. Sulle spalle porta un bel cappotto nero. Subito a destra della porta principale, sul principio di quellatrio da mercato, c una scala che si arrampica nel cuore della banca. Mauses sale velocemente i gradini, col passo di un uomo daffari che ha poco tempo da perdere, e molto da lavorare. Gli occhi, sono appena semichiusi, come abbagliati da una luce improvvisa. Mauses, mentre sale, ripete mentalmente un gioco che ha imparato da bambino: quanti passi devo fare per giungere al tuo regno? Nove passi di lumaca. Tre passi di oca. Quattro passi di granchio. Dieci passi da uomo, dentro uno stanzone di venti metri per dieci, al secondo piano della banca nazionale, nel porto di questa citt. Mauses arriva a un piccolo bancone di legno consumato, e per niente maestoso. Dietro il bancone, seduto a una scrivania, c uno cogli occhiali e la camicia celeste. Solleva gli occhi dalla calcolatrice. Guarda lintruso. Vede una faccia scura e malefica come una di quelle maschere che certi pazzi portano su, dal viaggio in Kenia. Coi denti digrignati, dietro le labbra chiuse, in una specie di smorfia. Vede anche una pistola puntata, che sbuca da un cappotto nero. Una voce cupa e bassa mormora ora tu ti alzi, e apri la cassa che hai alle spalle, e metti tutti i soldi in un sacchetto, e non calchi nessun cazzo di bottone, perch non vuoi che io ti sfasci la testa, e mi dai i soldi da bravo, se ti comporti bene, continui a contare.
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Limpiegato colla camicia celeste e gli occhiali si solleva dalla sedia girevole e cammina veloce verso la cassa, la apre colle dita che tremano, afferra un sacchetto della spesa, pieno, lo vuota, ci getta dentro mazzette di quattrini. Mazzette di quattrini. Un abito marrone coi capelli bianchi entra nello stanzone, arriva al banco, e la mano destra di Mauses gli spezza il respiro: un cazzotto nel ventre. Una pedata in faccia lo manda allospedale. E a dormire. Camicia celeste continua a insacchettare mazzette. Pulisce il ripiano della cassaforte. Marcia spedito verso Cappotto Nero. Poggia il sacchetto sul banco, se urli la stessa voce cupa prima che tu sei fuori tiro, ti spacco la testa come un melone con una pietra. Pensaci. Mauses si allontana, veloce com venuto. Al primo piano incrocia un tale che si arrampica veloce. Mauses alla fine della scala, quando la voce, in alto, urla: aiuto! Un uomo con un cappotto nero e due pistole a mezzaria, che sparano un po pi alto delle teste di decine di impiegati e clienti, e appena un niente sui berrettini verdi di due agenti professionisti, salta fuori sulla destra dellatrio della banca. Con un salto sulla porta. Poi fuori. Corre in mezzo a centinaia di persone, alle undici di mattina, di luned, nel Largo affollato di uomini che vanno in gi e in su, verso il porto e verso la citt. Mauses ha guadagnato una decina di metri, quan89

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do i due privati verdi escono in strada, colle pistole puntate. Laltro, lesterno, sparito. Si crea un attimo di casino: gente che urla, una signora elegante che sviene, due ambulanti che si tuffano pancia a terra come nei film. Un bambino resta a bocca aperta sbalordito davanti alle pistole che intanto non vedono Mauses, perduto gi nei vicoli del porto. Rientrano di corsa nella banca. Una pantera si ferma con una sgommata incredibile che fa voltare cinquecento persone sui due marciapiedi, e causa un ingorgo sulla strada, e tre poliziotti col mitra spianato e gli elmetti saltano gi prima che la macchina sia ferma, e si buttano dentro la banca. Mauses si arrampica su per i vicoli del porto, verso la citt vecchia, in lato, sulla punta del monte. veloce. Ha le mani infilate nelle tasche. Appeso a un braccio, un sacchetto bianco sponsorizzato da un supermercato. In piazza Martiri, allimbocco della salita per la porta delle vecchie mura, una pantera blocca la strada, e tre agenti guardano la gente che passa. Mauses gira le spalle, e torna verso il basso. Allimprovviso sembra che sparisca, inghiottito da una casa, sulla destra della strada: un vicolo: una scalinata ripidissima, che termina in un quartiere di vecchie casupole. Mauses scende verso piazza Yenne, animata dal mercato e da decine di poliziotti. Dappertutto. Mauses risale lungo le mura. Al bastione piemonte90

se, tutto sembra calmo. Entra nella citt spagnola. Corre quasi, lungo lUniversit, in una folla di studenti che vanno e vengono. Sbatte e maledice: Dieci passi da carogna. Una gazzella viene dallalto, nella direzione di marcia opposta. La strada stretta, vecchia strada del seicento, fatta per i calesse, e i carri a buoi. Ci passa una sola macchina per volta. Gli studenti si appoggiano al muro delle case, per lasciarla passare. Mauses cerca di nascondersi fra gli altri. Ma troppo alto, e il cappotto nero si vedrebbe a un chilometro. I carabinieri lo guardano. Arrivano a un metro. Lui, fermo appoggiato a un portone, in mezzo a tre o quattro altri ragazzi. Mauses si getta al centro della strada. La macchina lo prende in pieno. Lui punta le mani unite verso il finestrino e spara dentro, allautista, e a quello che lo affianca. Un terzo carabiniere sparisce fra i sedili, la gazzella imbocca una discesa stretta che finisce in un budello, una specie di tunnel stretto, in curva. Mauses salta via a sinistra, si arrampica su dieci gradini. La gazzella si sfascia contro un muro di pietre bianche e puntute. Mauses salta gi per i tetti, e si riinfila nel vecchio quartiere sotto le mura, colle mani in tasca e un sacchetto della spesa sotto il braccio. Sotto le mura rosse di un convento Mauses, butta via il capotto. Resta con un maglione rosso e un paio di jeans di velluto scuri, infila le mazzette a gonfiare il ventre e il petto. Getta via la sacchetta bianca.
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Attraversa piazza Yenne, fra i poliziotti che perquisiscono tutte le sacchette bianche della spesa. Entra a Santa Chiara, al mercato. Fa il giro dei box finch trova un macellaio con bellissimi sacchettini rosa. Vitelli disegnati sopra. Compra mezzo chilo di filetto, due di braciole e un chilo di carne macinata. Ora, ha un bel sacchetto rosa. Special thanks to: The man with the horn by Miles Davis.

II. [seconda redazione]

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Antonietta non le ha trovate, le mormore, al mercato. Non cerano. E Signora Vanda si incazza di sicuro. Come si fa, a comprare mormore, se non ce n? Signora Vanda non sente ragioni: lei moglie del big nei ricambi per auto, e vuole mormore. Antonietta staziona preoccupata davanti al portone, cercando le parole da dire a Signora Vanda, quando quelluomo le d una spallata che la manda un metro pi avanti. Che modi! Luomo continua la sua corsa. Antonietta lo guarda: alto, con un lungo cappotto nero elegante. Ha le braccia lunghe, fino alle ginocchia, come quelle di una scimmia. Antonietta torna alle mormore, e a signora Vanda. Luomo, entra nel salone della banca. Il salone, ha un pavimento di marmo bianco. grande come una piazza darmi, il salone un tempo, al posto della banca, cera il mercato e finisce in un ferro di cavallo di legno scuro, lungo venti metri: il banco cogli uffici aperti al pubblico. Senza vetri divisori:
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una banca sicura: due privati in nero con mostrine verdi stazionano allingresso. Un altro, fuori in strada. Luomo v subito a destra della porta dingresso, a una scala. Sale velocemente i gradini, col passo di quello che ha poco tempo da perdere, e molto da lavorare. Sembra un uomo daffari. Gli occhi, semichiusi, come abbagliati da una luce improvvisa. Luomo, mentre sale, ripete mentalmente un gioco che ha imparato da bambino: quanti passi devo fare, regina reginella, per giungere al castello? Nove passi da lumaca. Tre passi da oca. Quattro passi da gambero. Dieci passi delluomo, dentro uno stanzone interrotto da un piccolo banco di legno, per niente maestoso. Dietro il banco, una scrivania. Dietro la scrivania, uno cogli occhiali, e una camicia celeste. Ha gli occhi sulla calcolatrice. Li solleva per osservare lintruso: e vede una maschera nera, e brutta, da selvaggio, che digrigna. Una pistola puntata, sul banco. Una voce ringhiosa che sussurra ora tu ti alzi, e apri la cassa che hai alle spalle, e metti i soldi in un sacchetto qualsiasi. E non pesti nessun bottone, perch non vuoi che io ti buchi la testa. Se mi dai i soldi da bravo, puoi ricominciare a contare. Quello cogli occhiali e la camicia celeste si solleva, e cammina veloce alla cassa, si ferma, afferra un sacchetto della spesa che stava su una sedia, lo vuota: escono scatole di pelati, e pacchi di pasta.
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Apre la cassa, e trasferisce nel sacchetto le mazzette di quattrini. Uno in abito marrone e coi capelli bianchi entra nello stanzone, arriva al banco la mano destra delluomo gli spezza il respiro. Si accascia. Camicia celeste ha finito, colle mazzette. Il sacchetto, alluomo: se urli prima di essere fuori tiro, ti spacco la testa con un colpo, come un melone con una pietra. Pensaci. Luomo si allontana, veloce com venuto. Arriva alla fine della scala, e la voce, in alto, urla Al ladro! e una specie di fulmine in cappotto nero piomba nel salone, e spara, con due pistole, una per mano. In aria. Salta fuori dalla banca. Corre fra centinaia di persone, alle undici di mattina, di luned, nel Largo: un groviglio umano. I privati escono in strada colle pistole puntate (quello che deve guardare la strada si perso in una specie di inseguimento finito su un mucchio di accendini). Una signora in rosa, urla. E sviene. Due ambulanti si tuffano a terra, colle mani sulla testa, come nei film, una pantera si ferma sgommando e provoca un tamponamento, un bambino sul marciapiede immobile e guarda le pistole dei privati e quegli altri che scendono col mitra e gli elmetti fuggi fuggi generale, grida e urla fra centinaia di onesti cittadini che vanno su e gi nel Largo. Luomo si arrampica veloce per i vicoli del porto. Verso la Ciudad, in alto. Ha le mani nelle tasche, e,
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appeso a un braccio, un sacchetto bianco colla scritta di un supermercato. Piazza Martiri: una pantera blocca la strada e tre agenti guardano la gente che passa. Luomo volta le spalle, e vola nuovamente verso il basso. Allimprovviso, sparisce sulla destra, in una scalinata ripidissima fra due case. Un vicolo che si arrampica nuovamente verso la Ciudad. E arriva a una strada []

Carteggio Sergio Atzeni - Loriano Macchiavelli

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Cagliari 3 maggio 82 Caro Loriano Macchiavelli, le accludo, come da telefonata, tre racconti in 120 righe. Sono animati da una colonna sonora indicata al termine di ogni racconto. In qualche modo un commento al disco: in giallo. A episodi. Come certi serial a fumetti. Se dovesse piacerle, lidea a lei, come al direttore della rivista e tuttavia riscontraste nei racconti, inviati come saggio, delle debolezze (o formali, di linguaggio, o di struttura le trame , o il protagonista che non v bene, mille altre) vi sarei grato di un cenno Sarei felice, di lavorare per voi. Cordiali saluti [Firma] PS Il mio indirizzo : Sergio Atzeni, ***, 09100 Cagliari. Telefono: *** (casa) *** (ufficio) dove si possono lasciare messaggi. Spero di poterla conoscere presto.

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Caro Sergio, direi che va bene. Lidea buona e i racconti-fulmine pure. Se le cose andranno come speriamo, cominceremo a pubblicarli dal numero due (giugno). Per i compensi spero che Biagio Proietti sia stato chiaro si tratta di collaborare, almeno per i primi numeri, diciamo sei, a titolo gratuito. In fondo la prima volta che i giallisti italiani possiedono uno spazio, se pure minimo, e un prezzo bisognava pure pagarlo. Il direttore rischia i suoi soldi e noi il nostro lavoro. Se la rivista funzioner, se il nostro inserto piacer e via dicendo, potremo chiedere un compenso e avere una intera rivista per noi. Il primo numero di ORIENT EXPRESS sar in edicola verso la fine di maggio. Una informazione: con i tempi che corrono si rischiano cantonate ad ogni passo. V, s, s, si, dai, meta, st, f. Io li stamperei Va, sa, so, s, di, met, sta, fa A meno che A meno che, cosa? Aspetto notizie. Alcune parole hanno la maiuscola ( uno dei Suoi
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la Sua macchina). Non sono maniaco, mi piace capire le cose. Tu me le spieghi e io ti ringrazio. Per finire io metterei allinizio del racconto lindicazione del brano che fa da colonna sonora in modo che il lettore possa vivere la musica e il racconto. Anzi, darei lascolto del disco come indispensabile. Se sei daccordo mandami due righe da inserire come nota allinizio del racconto. Magari proprio per raccontare latmosfera che ti ha ispirato e che il lettore dovr ricreare. I lettori vanno condotti per mano! Immagino che ci incontreremo a Cattolica. Ciao. [Firma] Loriano Macchiavelli 6 maggio 82

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Caro Loriano, ti ringrazio per la risposta che, per me, stata un avvenimento importante. Le cose che mi chiedi: denaro: OK come dici. V s s etc: mi porto dietro incapacit cronica, negli accenti (3, in italiano, una volta, al Liceo). Forse, dipende dalla lingua materna, sardo (nella variante campidanese), che ne fa uso differente. Per dare cadenze ritmiche al parlato: per esempio: va = ndara; andava = andra; v = bi. Mi incasina non solo gli accenti, la lingua materna Sua e Suoi: speravo di riuscire a enfatizzare una componente, della rabbia del tedesco: la Sua macchina, i Suoi proiettili, proprio i Suoi, personali avesse colpito le ruote di un maledetto italiano, almeno non riuscita meglio tornare al minuscolo. Le due righe di spiegazione. un problema mi piacerebbe stare lass, e parlarne un po, con calma anche della formula del raccontino Cerco di farcela. Faccio precedere il tutto da una specie di dichiarazione generale che non ho idea se possa essere utile.
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Ogni musica, evoca immagini, in chi ascolta. Le immagini non sono le stesse per tutti. Ognuno di noi ha, ovviamente, sue proprie immagini, che dipendono dalla singolarit della sua esistenza. Le mie immagini dipendono da molti fattori: livello di concentrazione sui ritmi della musica, tipo di compagnia, ricordo sgradevole e improvviso del maledetto capufficio, vicinanza di bambini rissosi, martello pneumatico nella strada sotto casa, non eccelso livello di cultura musicale mi sarebbe piaciuto, fare il conservatorio Una lettura buona per tutti di un brano musicale, mi pare impossibile. Sfido, per, a immaginare bambini che sorridono, mentre si ascolta For Harry Carney di Mingus. O limmobilit di un pomeriggio senza vento n rumori, con Lulu di Enrico Rava. Ci sono impedimenti abbastanza comuni: chi riesce, a immaginare Toro Seduto che guida le truppe, e Custer laggi in fondo, e le urla dei morenti con La Primavera, in sottofondo? E livelli di adesione: lApprendista Stregone proprio Topolino, dopo Fantasia: riesce a comunicare le sue immagini al mondo intero. I nuovi media superano la singolarit delle esistenze amalgamano il gusto e le immagini: limmagine educa allimmagine e il processo appena cominciato ne vedremo, negli anni a venire Racconto 1 Il brano I Zimbra, dallalbum The name of this band is Talking Heads. Suoni africani, elettronica,
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voci umane fra il computer e il discosound. Tessuto poliritmico veloce e ossessivo. Spazi di sola percussione. Finale in crescendo, violento. Ripetizioni ossessive scandite da tempi esatti e perfettamente quadrati. (Manu Dibango: la quadratura del ritmo, viene dallafrica) Mi ha regalato unimmagine notturna, abitata da un monomaniaco Racconto 2 I brani sono East e Jinx, dallalbum Desire, dei Tuxedomoon. Elettronica addolcita da violino e sax struggenti, come in una tango accelerazione del ritmo quasi un mambo? con voce solista e sax da Night vecchi stile. Una rapina tranquilla. Forse anche dolce, in ambiente ovattato. Il finale del racconto va col finale di Jinx. Non riuscirei a spiegarlo: bisogna ascoltare il finale. Racconto 3 . Il brano Washington Bullets. Voci e coretti che citano (forse, Simon e Garfunkel? Quando giocano col sud del continente) con appena appena di ironia. Sandinista, una band di New York? Autoironia, citazioni, una moribonda allegria. Anche il duro non come si dice: tende al molle, al menotuttotondo. Autoironico No: che razza di eroe sarebbe o, forse? Ah. Rockmusic, : Clash. Ciao [Firma]
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Cagliari ferragosto 82* Caro Loriano, accludo a questa mia un quarto racconto con colonna sonora, nel caso in cui la serie debba continuare. Pi un racconto lungo che ricostruisce un vecchio giallo cagliaritano, utilizzando la cronaca del tempo. Secondo certe tue indicazioni di Cattolica. Ma come vedrai, la storia quanto di pi provinciale e minore possa esserci. Il caso rimase insoluto: io ho scelto un colpevole ma, invece di esplicitare la scelta, preferisco farla emergere dalla successione dei materiali, lasciando qualche dubbio. I fatti raccontati sono quasi tutti veri. I dialoghi sono ricostruiti secondo un mio modello di come i cagliaritani parlano litaliano, e non nellitaliano dei giornalisti e dei cancellieri di tribunale, che altra cosa. (Il fatto falso il cittadino curioso, e la sua storia, peraltro verosimile. Tutto il resto, rigorosamente vero.) La scelta di nomi e cognomi vera e arbitraria assieme: Ciccio si chiamava Ciccio. Il cognome non mi interessa. Mentre di Derosas che di nome faceva Salvatore, come Ciccio,
* Nel testo 81, vedi Notizia sul testo, Carte Macchiavelli. 105

un bel casino si parla sempre per cognome. Insomma: la mia attenzione molto al clima della citt, in quellanno il sessantotto e molto al linguaggio dei personaggi, dei giornali, dei giudici, rifatto e rivissuto. Cio: mi sono divertito colla pagina, piuttosto che pensare alle tecniche di ricostruzione. Infine: se non buono, si butta al cestino. Quaggi non piangeranno. Mi piacerebbe leggere tue nuove. Nel frattempo sto cercando di recuperare le storie di Sarti Antonio. Saluti affettuosi. Ciao. [firma]

Notizia sul testo Criteri di edizione Apparati Nota biobibliografica

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NOTIZIA SUL TESTO


I racconti si indicano con il titolo definitivo e con quello editoriale tra parentesi quadre anche quando risultano senza titolo nelle fonti. Nella discussione dei materiali, negli apparati critici e nel saggio finale si far riferimento ad alcuni racconti in forma abbreviata (ad esempio: Primo racconto con colonna sonora = Primo racconto); per Racconti si intendono i Racconti con colonna sonora.

I. A stampa
GIALLO MONDADORI

Il Giallo Mondadori, settimanale, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, rubrica langolo del Sigma, n. 1737, 16 maggio 1982: 1. Gli amori, le avventure e la morte di un elefante bianco, pp. 178-185
ORIENT EXPRESS

Orient Express, mensile di fumetti, Bologna, Gruppo Editoriale LIsola Trovata, rubrica Scompartimento Omicidi: 1. Primo racconto con colonna sonora, n. 2, luglio 1982, p. 19 2. Secondo racconto con colonna sonora, n. 3, agosto 1982, p. 19 3. Terzo racconto con colonna sonora, n. 4, settembre 1982, p. 18
LGV

La grotta della vipera, rivista trimestrale di cultura, Cagliari, Cuec, a. XXVII, n. 94, Primavera 2001. Pubblica, a cura di Gigliola Sulis: 1. [Racconto incompiuto con colonna sonora]: titolo redazionale Rapina nel Largo, due redazioni: a. Rapina nel Largo/1 [prima redazione], pp. 18-20 b. Rapina nel Largo/2 [seconda redazione], pp. 20-21

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II. Dattiloscritti dautore


CARTELLA RACCONTI

Si tratta di una cartella (in possesso di Paola Mazzarelli) dove Atzeni ha raccolto i materiali relativi allesperienza Orient Express. La cartella, senza tasche, di color nero con intestazione e logo del CIRCUITO TEATRALE REGIONALE SARDO; speculare rispetto allintestazione, dentro il logo con sfondo arancio, la scritta a pennarello nero ORIENT EXPRESS. Contiene: Racconti 1. due stesure preparatorie del Primo racconto con colonna sonora 2. due stesure preparatorie del Secondo racconto con colonna sonora 3. due stesure preparatorie del [Racconto incompiuto con colonna sonora] 4. Luomo nuovo ritmmenbls 5. [Ancora la citt, i canali] Un mazzetto di fotocopie fermate in alto sullangolo sinistro con punto metallico (un lembo di carta superstite sotto il punto metallico indica la perdita di un foglio di guardia) contiene le stesure definitive del Primo racconto, del Secondo racconto e del Terzo racconto (conformi ai Racconti nn. 1, 2 e 3 delle Carte Macchiavelli). Un gruppo sciolto di fotocopie riporta i racconti stampati su Orient Express in duplice copia con le relative copertine della rivista. Lettere 1. a Loriano Macchiavelli: del 3 maggio 1982, fotocopia (vedi Carte Macchiavelli, Lettera A.1); non datata, fotocopia (vedi Carte Macchiavelli, Lettera A.2); del ferragosto 81 [ma: 82], copia carbone (vedi Carte Macchiavelli, Lettera A.3). 2. abbozzi della lettera non datata a Macchiavelli: a) Caro Loriano, | ti ringrazio, per la celerit e la gioviali[]; b) Ca110

ro Loriano, | ti ringrazio per la risposta, che mi sembrata molto mi piaciu= | ta. Per me, stata un avvenimento importante. | Le cose a cui devo rispondere: denaro OK come dici. | V, s, s, etc: mi porto dietro unincapacit cronica, | negli accenti (una volta, il prof di italiano, al liceo - un italianista | siciliano che ripeteva spesso che se Gramsci non avesse avuta la tessera | in tasca non avrebbe venduto lintelligenza allammasso, e si | vantava di non averla, lui, la tessera, in tasca il nome lho | dimenticato - mi ha[]

CARTE MACCHIAVELLI

Gruppo di carte conservate da Loriano Macchiavelli. Comprendono racconti e un carteggio Atzeni-Macchiavelli. Racconti 1. Primo racconto con colonna sonora 2. Secondo racconto con colonna sonora 3. Terzo racconto con colonna sonora 4. Quarto racconto con colonna sonora 5. [Era Aprile] Lettere A. Tre lettere di Atzeni a Macchiavelli: 1. del 3 maggio 1982, con cui invia i racconti n. 1, 2 e 3 2. non datata ma collocabile tra le lettere n. 1 e 3, tra i primi di maggio e il 15 agosto 1982 [contiene le introduzioni musicali a racconti n. 1, 2 e 3 che poi approderanno alla stampa; quelle che si riferiscono a 1 e 2 sono state ribattute da Macchiavelli e attualmente si trovano allegate ai rispettivi dattiloscritti] 3. del ferragosto 1982 [nel testo per errore di battitura ferragosto 81], con cui invia i racconti n. 3 e 4 B. Una lettera di Macchiavelli ad Atzeni: 1. del 6 maggio 1982 in risposta a quella di Atzeni del 3 maggio. 111

Tutti i dattiloscritti possono essere ordinati esternamente secondo tre tipologie, le quali, a confronto con il lavoro correttorio e i dati ricavabili dal carteggio Atzeni-Macchiavelli, paiono marcare diversi tempi redazionali. TIPO I. Cartelle redazionali di mm 211 x 292 intestate in alto a sinistra LA NUOVA | Nuova Sardegna, con numerazione prestampata del rigaggio (30 righe) e dei moduli (15) a sinistra e a destra di una cornice di testo di mm 138 x 231; linterlinea usato da Atzeni non rispetta il rigaggio, consentendo la battitura di 35 rr. a cartella. In questa forma si trovano prime stesure concluse: Primo racconto, Secondo racconto e Racconto incompiuto della Cartella Racconti. Si tratta di copie di servizio sulle quali Atzeni interviene con correzioni spesso consistenti, da cui ricavare seconde redazioni di Tipo II. TIPO II. Fogli di mm. 211 x 298 con margine destro largo e righe in media di 45 battute. In questa forma sono le seconde redazioni del Primo racconto, del Secondo racconto e del Racconto incompiuto della Cartella Racconti. Su tali copie Atzeni torna con ulteriori modifiche che approdano ad una terza stesura a sua volta corretta e sempre di Tipo II: Primo racconto e Secondo racconto delle Carte Macchiavelli. Dello stesso tipo anche lunico dattiloscritto del Terzo racconto nelle Carte Macchiavelli. TIPO III. Fogli di mm. 211 x 298 con margine destro ridotto e righe in media di 60 battute. A questo tipo appartengono racconti a testimone unico: Luomo nuovo ritmmenbls e [Ancora la citt, i canali] nella Cartella Racconti; Quarto racconto e [Era Aprile] nelle Carte Macchiavelli. da supporre che nel Tipo III si presentino gli esemplari di una fase di scrittura leggermente pi tarda. Si pu infatti notare che il dattiloscritto del Quarto racconto, di questo tipo, spedito con 112

lultima lettera a Macchiavelli (ferragosto 1982), risulta gi corredato di una introduzione musicale, conformemente allallestimento dei Racconti deciso per la stampa. Linserimento delle introduzioni non infatti originario, ma sopraggiunto, su suggerimento del Macchiavelli editor. Nelle prime copie spedite per la pubblicazione su Orient Express, di Tipo II, il riferimento al brano musicale affidato a una nota in fondo al testo: Primo racconto, SPECIALI RINGRAZIAMENTI A: I ZIMBRA (album: The name of this band is Talking Heads); Secondo racconto, Speciali Ringraziamenti a: EAST e JINX (album: Tuxedomoon Desire); Terzo racconto, Speciali Ringraziamenti a WASHINGTON BULLETS (album Sandinista! - The Clash). Il dattiloscritto del Quarto racconto testimonia dunque una fase di lavoro nuova cui va sicuramente ascritto anche Luomo nuovo ritmmenbls (con introduzione musicale e medesimo allestimento) e probabilmente i restanti racconti di Tipo III. Le modalit di riferimento alla colonna sonora risultano preziose anche per conoscere le prime fasi di lavorazione sui Racconti. La forma delle note a fine testo, poi soppiantate dalle introduzioni, a sua volta sostitutiva, con calco italiano, di quella anglofona delle note alle prime redazioni superstiti di Tipo I: Primo racconto, Special tancks [sic!] to: The name of this band is Talking Heads side 3 e 4.; Racconto incompiuto, Special thanks to: The man with the horn by Miles Davis. (diciture direttamente ispirate ai credits inseriti nelle note di copertina degli LP inglesi e americani). La presenza della nota anglofona nel Racconto incompiuto, dunque, testimonia quanto questo non segni il tentativo fallito di proseguire il progetto dei Racconti ma appartenga a una prima fase di ideazione dello stesso (la seconda redazione si ferma al Tipo II). In via ipotetica, possiamo illustrare la successione per gruppi dei materiali qui raccolti (a parte il precedente Gli amori, le avventure e la morte di un elefante bianco) nella Tabella seguente: 113

TIPO I

TEMPI

DATTILOSCRITTI
Primo racconto 1 redaz. Secondo racconto 1 redaz Racconto incompiuto 1 redaz.

TIPI

Fase a

TIPO I

TEMPO 1

Fase b

Primo racconto 2 redaz. Secondo racconto 2 redaz. Racconto incompiuto 2 redaz.

TIPO II
Primo racconto 3 redaz. Secondo racconto 3 redaz. Terzo racconto

Fase c

TEMPO 2

Quarto racconto Luomo nuovo ritmmenbls Ancora la citt, i canali Era Aprile

TIPO III

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Primo racconto, 1 redaz., foglio 2 (Cartella Racconti)

TIPO II

TIPO III

Primo racconto, 2 redaz., foglio 2 (Cartella Racconti)

Luomo nuovo ritmmenbls, foglio 1 (Cartella Racconti)

CRITERI DI EDIZIONE

La presente edizione raccoglie i racconti in due gruppi: Racconti con colonna sonora e Altri racconti in giallo. In appendice si riportano le due redazioni del Racconto incompiuto e il carteggio Atzeni-Macchiavelli. Sulla opportunit della prima sezione si rimanda alle ragioni progettuali discusse nello scritto che chiude questo volume. In apertura abbiamo inserito la Dichiarazione generale pensata e scritta dallautore quale introduzione complessiva ai Racconti. Riguardo al titolo del secondo gruppo, si estesa letichetta (in giallo) che lautore attribuiva ai soli Racconti (lettera a Macchiavelli del 3 maggio 1982), cui si legano storicamente e per temperamento il racconto de Il Giallo Mondadori e i due inediti che completano la sezione. I testi riproducono fedelmente la lezione delle stampe e dei dattiloscritti, nella sostanza e nella forma. Nei punti in cui le stampe non rispettano, anche per minime sviste, lultima volont dattiloscritta dellautore, si tornati a questultima: il caso del Primo racconto, del Secondo racconto e del Terzo racconto. Daltronde si seguono le stampe l dove correggono errori palesi degli originali. Su tali scelte informano sempre gli apparati. Gli interventi editoriali sono pertanto ridotti al minimo e sempre dichiarati negli apparati. Le parole sottolineate nei dattiloscritti sono rese in corsivo. Il discorso diretto delimitato da virgolette, per una condizione decisamente maggioritaria negli originali (fanno eccezione il Quarto racconto ed Era Aprile dove ricorre il trattino), assoluta nelle stampe. 118

I dattiloscritti presentano un uso particolare degli accenti. Si interviene su: lunedi (luned), p (po), s (su), f (fa), finche (finch), si (s), dai (di). Si riporta la copula allaccento grave () dove costante nei dattiloscritti quello acuto (); ci che potrebbe trovare una ragione nel ricordo privatamente riferitoci da Rossana Copez di una macchina da scrivere difettosa usata da Atzeni (ma talvolta ci si imbatte in accenti acuti aggiunti a penna su e a macchina che ne sono sprovviste). Meritano un discorso a parte altri usi accentuali, cos motivati in una lettera a Macchiavelli: V s s etc: mi porto dietro incapacit cronica, negli accenti (3, in italiano, una volta, al Liceo). Forse, dipende dalla lingua materna, sardo (nella variante campidanese), che ne fa uso differente. Per dare cadenze ritmiche al parlato: per esempio: va = ndara; andava = andra; v = bi. Dal momento, per, che lautore mostra di non opporsi alle correzioni consigliate da Macchiavelli in una lettera precedente e che le stesse approdano alla stampa, non si proceduto a un restauro fondato sui dattiloscritti (si veda ad esempio il Primo racconto, dove si avevano i seguenti ricorsi: v 18, s 36, S 45); tanto pi che, ad esempio, sa risulta senza accento nelle due occorrenze del dattiloscritto del Quarto racconto (13 e 28), a testimonianza di un accoglimento in privato dei suggerimenti di Macchiavelli. Daltra parte luso di Atzeni rispettato nelle redazioni preparatorie al Primo racconto e al Secondo racconto riprodotte in apparato, e nel Racconto incompiuto (es.: v, seconda redazione, 25). Unaltra particolarit riguarda luso delle maiuscole nel Terzo racconto, cui andava sempre la cauta obiezione di Macchiavelli, seguita dalla risposta di Atzeni: Sua e Suoi: speravo di riuscire a enfatizzare una componente, della rabbia del tedesco: la Sua macchina, i Suoi proiettili, proprio i Suoi, personali avesse colpito le ruote di un maledetto italiano, almeno non riuscita meglio tornare al minuscolo. In questo caso Macchiavelli ad accettare la spiegazione dautore, tenendone conto per la stampa su Orient Express. Qui pure si rispettano queste maiuscole. 119

APPARATI

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Lapparato al singolo racconto preceduto da una nota contenente la descrizione materiale dei testimoni e, dove si hanno stesure preparatorie, una breve discussione sul modo in cui si dispongono rispetto allelaborazione evolutiva del testo. Lapparato si divide in tre fasce: titolo (TIT.), introduzione musicale (INTR., ovviamente per i soli Racconti con colonna sonora), racconto (RACC.). Le redazioni preparatorie al Primo racconto e al Secondo racconto sono integralmente riprodotte nei rispettivi apparati, con una disposizione sinottica che vuole andare incontro a una lettura evolutiva. Ai testi si rinvia con lindicazione numerica per righe. Dopo il numero di riga indicata la parte di testo implicata in variante, delimitata a destra da parentesi quadra. Quando il riferimento va a una parte estesa di testo, di questa si riportano la parola iniziale e quella finale separate in mezzo da tre punti spaziati prima e dopo (ad esempio: Luomo strette si riferisce alla frase nel testo Luomo digrigna colle labbra strette). Dopo la parentesi quadra si trascrive in genere la variante correttoria del dattiloscritto su cui si fonda il testo, senza indicazione della sigla. Quando il testo fondato su due testimoni (stampa e ultima copia dautore), nei luoghi discordanti si indica dopo la parentesi quadra la sigla dellesemplare seguito e appresso il testo e la sigla del testimone rifiutato. Se dei due testimoni quello approvato presenta varianti formali o, per i dattiloscritti, correzioni, si d notizia di queste prima della relativa sigla. Quando la lezio122

ne a testo editoriale, dopo la parentesi quadra si riporta la divergenza della o delle fonti. La trascrizione diplomatica d conto anche di minime parti di testo rese illeggibili da cancellature. Si fa eccezione soltanto per manifesti errori di battitura, omettendo, ad esempio, di segnalare la lezione cuoio dove si presentava con la prima o ricalcata su una i erroneamente battuta; ugualmente non si d notizia di inserzioni che correggono sviste palesi (ad esempio: un ingrassato con la prima a inserita in interlinea sullerroneo ingrssato). Daltra parte, questo tipo di correzioni sono segnalate in apparato quando ricorrono in una pi estesa parte di testo tutta implicata in variante. Le aggiunte e le sostituzioni a penna, in corsivo, sono distinte da quelle a macchina, in tondo. Al fine di segnalare cancellature, sostituzioni e aggiunte si utilizzano i segni riportati nella tavola collocata nel risvolto interno di copertina, consentendone una pi agevole consultazione nella lettura degli apparati.

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[Dichiarazione generale]
Il testo unicamente estrapolato dalla seconda lettera a Loriano Macchiavelli (vedi Notizia sul testo). Si presenta come autonomo rispetto al resto della missiva, delimitato con virgolette allinizio e alla fine. Vi compaiono correzioni e cancellature: poco significative le prime, mentre le seconde rendono illeggibili le parti cassate. Qui appreso si d comunque conto di questi interventi dautore. Riguardo ai brani citati, For Harry Carney, incisa da Mingus in Changes Two (Atlantic, 1974) di Sy Johnson; un pezzo dal titolo Lulu (o Lul, di Alban Berg?) non risulta composto e inciso da Rava, forse sentito da Atzeni in unesecuzione dal vivo del trombettista. LApprendista stregone la composizione di Paul Dukas resa popolare come colonna sonora dellomonimo episodio del cartone Fantasia (Walt Disney).
TIT.: senza titolo vero e proprio nella lettera a Macchiavelli. Il titolo tratto da quanto Atzeni premette al testo della dichiarazione: Faccio precedere il tutto da una specie di dichiarazione generale che non ho idea se possa essere utile 12 a immaginare ] a[ d] [ \ immaginare] 14 O limmobilit ] O [ x] limmobilit 15 di Enrico ] di [] Enrico 16 sono impedimenti ] sono [] impediment[o + i] 20 Topolino ] [t + T]opolino 21 comunicare ] comuni[ + ca]re 21 immagini ] immagini[] 25 appena ] [] appena

Primo racconto con colonna sonora


La stampa [A] quella di Orient Express. Titolo in alto sulle prime due colonne: PRIMO RACCONTO CON COLONNA | SONORA di Sergio Atzeni. Le Carte Macchiavelli conservano una stesura dattiloscritta [B] con correzioni autografe a pennarello blu su carta da macchina per scrivere, inviata da Atzeni a Loriano Macchiavelli. composta da tre fogli (mm 211 x 298) scritti sul recto: f. 1: 43 rr.; f. 2: 44 rr.; f. 3: 28 rr. pi due rr., dopo spaziatura, della nota in calce: SPECIALI RINGRAZIAMENTI A: I ZIMBRA (album: The name of this band is Talking Heads). Un quarto foglio, posto di guardia a B con graffetta (mm 220 x 280), riporta sul recto lintroduzione al racconto nella trascrizione dattiloscritta di Macchiavelli [A1] preparatoria alla stampa; questa trascrizione deriva dal testo B1 spedito sempre dallAutore a Macchiavelli (vedi Notizia sul testo). Riportano il testo altri due dattiloscritti conservati nella Cartella Racconti. Si tratta con evidenza di stesure che con molta linearit nel processo correttorio portano alla lezione di B, presumibilmente senza passaggi intermedi a noi sconosciuti. Il dattiloscritto pi antico [] scritto sul recto di cinque cartelle redazionali La Nuova Sardegna (Tipo I), presenta numerose correzione e cancellature dautore a pennarello nero. In calce: Special tancks [sic!] to: The name of this band is Talking Heads side 3 e 4. Laltra stesura dattiloscritta [] consta di tre fogli (mm 211 x 298) con caratteristiche del tutto vicine a quelle di B (battuta sul recto: f. 1: 41 rr.; f. 2: 43 rr.; f. 3: 42 rr.). Anche il testo infatti prossimo a quello di B, con correzioni e cassature autografe a pennarello nero.
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Si ovviamente seguita la stampa A ricorrendo al dattiloscritto B (e in due casi, per lintroduzione, a B1) dove la stampa si rivela imprecisa rispetto allesemplare dautore per trascorso tipografico o per esigenze dimpaginazione nellincolonnamento del testo, come per luso degli accapo. Seguono per intero e con i relativi apparati le redazioni e .
TIT.: Primo racconto con colonna sonora ] A A1 Racconto 1 B1 anepigrafo B INTR.: in A testo e titolo del brano musicale sono in corsivo maiuscolo, il titolo dellalbum da cui proviene il brano musicale in corsivo grassetto. In B1 testo in tondo, titolo del brano musicale e dellalbum in tondo sottolineato. In A1 il titolo del brano musicale in tondo maiuscolo, sottolineato quello del relativo Long Playing 1 I Zimbra ] B1 I ZIMBA A A1 2 africani, ] A A1 african[e + i], [] B1 5 violento. Ripetizioni ] A A1 violento[ i]. [] Ripetizioni B1 6 quadrati ] B1 quadrati A A1 7 Africa). ] A A1 africa) B1 RACC.: 6 Luomo, ] Luomo [ xxx], 6 grata del ] grata [ / de]l 7 formiche: ] formiche /:\ 8 formica, ] formica, [] 18 va ] A v B 18-19 nave. | Lenta ] nave. [ Uno. Venti. Formica.] | Lenta 19-20 delluomo. Dalla ] delluomo /.\ [ che sembra non accorgersene.] Dalla 20 Mercedes Grasso ] Mercedes [ ,] lo guardano [ ,] [i + I]l Grasso B Mercedes lo guardano. Il Grasso A 23-24 ferma. | Luomo ] B ferma. Luomo A 25 Ma non pensa. ] Ma [ uno che] non pensa. [] 31 capelli ] capelli [] 36 sa ] A s B 37 Il Grasso ] il Grasso A B 40 ferma. ] ferma. [ ] 43 Il Grasso ] [i + I]l [I + G]rasso B il Grasso A 44 bisbiglio infido: ] bisbiglio [ ] infido /:\ 45 So ] A S B 47 del ] del [] 48 Tace ] [ ] [t + T]ace 51 decidi ] decid[e + i][ ssi] 57 sei lunico ] [ sei proprio \ sei] lunico B sei lunico A 69 Non ] Non [] 74 ha portato ] ha [ procacciato laffare] portato 74 torno pi, ] torn[e + o][ r mai pi, \ pi,] 75 coglioni. ] A coglioni [ , quaggi].. 77 Uomo ] uomo A B 77-78 gratis. | La ] B gratis. La A 79 rattristato ] [ xx] rattristato 80 Il Grasso ] B il Grasso A 86 fianchi. ] fianchi /.\ [ x] 90 viaaaaaahahahahahahah due ] viaaaaaahahahahahahah - due B viaaaaahahahah. Due A 94 a terra ]

a [] terra 96 fra le gambe ] [ \ fra le gambe] 97 Il Grasso, urla. ] B Il Grasso urla. A 100 Luomo strette. ] Luomo, [ sembra una bestia, coi denti che] digrigna[ no] /,\ [ e \ col]le labbra strette /.\ [ dalla rabbia.] B Luomo digrigna, colle labbra strette. A 101 pugno, ] B pugno A 102 secondo, ] B secondo A 103 mattatoio ] mattat[ t]oio 104 furiosa ] [ e] furiosa 104 Signore ] Signore B Signore A cos in tutte e tre le ricorrenze del capoverso 105 Non: Uomo ] Non: Uomo B Non Uomo A 105 stronzo ] [S + s]tronzo 107 Il Grasso, ] Il Grasso /,\ B Il Grasso A 110 porto. | Quattro] B porto. Quattro A 111 occhi ] [ \ occhi] 112 Mercedes. ] Mercedes /.\ [ ] 113 signore, ] B signore A

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[Primo ] La scarpa alta fino al collo del piede. La suola di gomma carrarmata schiaccia una formica. Poi unaltra formica. Le formiche escono da una crepa fra due pietre eguali, e finiscono sotto il piede, che le schiaccia una dopo laltra, con regolarit da metronomo. Il signore della scarpa st in piedi, dietro la cancellata del porto, e guarda il mare, e controlla il ritmo delle formiche. Unaltra. Venti. Una formica, schiacciata. Uno due tre quattro fino a venti. Una formica. Schiacciata. Mauses, massacra le formiche, e guarda il mare. Un uomo alto coperto da un cappotto nero, con due scarpe da pioggia che arrivano al collo del piede. Guarda il mare, o si china verso terra. Sembra un uomo che riflette intensamente. In realt, Mauses conta. Fino a venti. E schiaccia la formica. Non riflette. Non lha mai fatto, in vita sua. Il mare scuro, mosso appena dalle luci bianche di una nave che v via. Mauses guarda la nave, senza vederla. Uno, due, venti. Formica.

[Primo ] La scarpa di quelluomo alta fino al collo del piede. La suola, schiaccia una formica. Poi, unaltra formica. Le formiche escono da una crepa fra due grandi pietre squadrate, e si gettano sotto il piede. Le schiaccia una dopo laltra, con regolarit da metronomo. Luomo st in piedi, dietro la grata che separa il porto dalla citt. Guarda il mare. Conta il tempo alle formiche: uno, due, tre, quattro, fino a venti: unaltra formica: schiacciata. Uno. Venti. Schiacciata. Luomo, massacra le formiche, e guarda il mare. alto, coperto da un cappotto nero che finisce in due scarpe da pioggia che arrivano al collo del piede. Guarda il mare. Sembra che rifletta intensamente. In realt, conta. Fino a venti. E schiaccia la formica. Non riflette. Non lha mai fatto, in vita sua. Il mare scuro, appena appena sfiorato dalle luci di una nave che v via. Luomo, guarda la nave, senza vederla. Uno, due, venti. Formica.

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TIT.: anepigrafo 1 di ] /d\i 2 una ] un/a\ 3 finiscono, ] finiscono [ xx], 4 da ] d[ + a] 5 Il signore st ] [ Mauses \ Il signore della scarpa] [S + s]t 6 ritmo ] [ passaggio] ritmo 7 Venti schiacciata ] Venti /.\ [ secondi,] [u + U]na formica [. + ,] [S + s]chiacciata 10 Un uomo ] [ Se passi, e lo guardi, vedi] [u + U]nuomo 11 pioggia Guarda ] pioggia [ alte] \\che arrivano// [ fino] al collo del piede /.\ [ che] [g + G]uarda 11-12 o terra ] o [ fa sotto il piede. Sembra che pensi \ si china verso terra] 12 Sembra ] [ Ti] [s + S]embra 14 Non riflette ] [ Non pensa. Non ha mai pensato.] Non riflette 14-15 sua. | Il mare ] sua. [ , di riflettere. | Mauses, perch non rifletti? | Lo specchio, riflette.] Il mare

TIT.: anepigrafo 5 grata porto ] [ cancellata del por \ grata che separa il porto] 6 uno ] [ unaltra] uno 11 che arrivano ] che [ son] arrivano 11 mare ] mare [ , + .] [ si china | alle pietre della strada] 15 scuro ] [ scurro] scuro

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Una mercedes bianca gli sfiora le spalle, lenta. Dalla mercedes, dieci occhi lo guardano. Mauses non si volta. Dentro la macchina c Il Grasso con la banda: cinque paia di occhi arrossati e gonfi e pulsanti. La mercedes si allontana. Si stoppa dieci metri pi avanti. Mauses, non si muove. Sembra proprio che pensi. Ma Mauses non pensa. Mai. Il Grasso scende dalla Mercedes bianca. Dal sedile posteriore. Lento. Lento. Prima un piede, poi laltro. Scende piano. Scivola gi dal sedile. E una palla avvolta nella lana a maglie larghe di un maglionaccio bianco. Un gomitolo. In basso escono due cosce marroni grasse come palloncini. In cima, esce una pallina che dentro ci ha due cerchietti neri tondi tondi spalancati e fissi come spillati dentro: due occhi morti perduti in una faccia di lardo. Mauses, conta. Sembra non essersi accorto. Uno. venti. formica. Il Grasso si avvicina piano, colle mani raggomitolate sulla pancia, con un passo lento e tremolante. I muscoli sembrano agitati da un ritmo nevrastenico. Il Grasso tremola tutto, e guarda fisso Mauses, che continua il suo gioco.

Lenta, una mercedes gialla sfiora le spalle delluomo, che sembra non se ne accorga. Dalla Mercedes, lo guardano, Il Grasso, e la sua banda: cinque paia di occhi arrossati e gonfi scoppiano. La Mercedes prosegue, lenta, per una decina di metri. E si ferma. Luomo, non si muove. Pare proprio che pensi. Ma, quelluomo, non pensa. Mai. Il Grasso scivola gi dal sedile posteriore della Mercedes: una calata lenta: prima un piede, poi laltro, piano piano. Sembra un enorme sacco pieno di roba molle e debordante, Il Grasso. Dalla parte bassa, vengono fuori due gambe flaccide e gonfie. In cima, coperta dai cappelli appiccicati, una palla di ciccia, che dentro ha due cerchietti neri che sembrano appuntati cogli spilli. Due occhi immobili, in una faccia di lardo. La pelle gialla, e livida. Nessuna espressione, tranne un ghigno ebete che non si muove mai. Ha la faccia di uno che s diventare crudele, quando pu. Il Grasso trema continuamente: i muscoli e il lardo sono agitati da un ritmo proprio, nevrastenico, automatico.

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17-18 Formica spalle ] Formica | [ Mauses, aspetta.] | Una merced[d + e]s bianca [ lo\ gli] sfiora [ al]le spalle 19-20 volta macchina ] volta. [ Uno. Venti. Formica.] Dentro la [ xxx] macchina 21-22 Si muove ] Si [ ferma \ stoppa] dieci metri pi avanti. [ UNo, venti, formica.] Mauses /,\ non si [ volta \ muove] 24 Mercedes ] [m + M]ercedes 25 laltro. ] laltro. [ Ma st ancora dentro] 26 sedile. ] sedile. [ E sceso.] 28 In basso ] [ Gi \ In basso] 29 In cima, ] [ \ In cima], 29 pallina che ] pallina [ di lardo] che 30 due tondi ] [ gli occhi piccoli \ due cerchietti neri] tondi [r + t]ondi 32 Uno. venti. formica. ] /\ Uno /.\ venti /.\ formica. /\ 34-35 tremolante nevrastenico ] tremolante /.\ [ come \ I muscoli sembrano] agitat[o + i] da un [ altro ] ritmo [ tutto tremolante,] nevrastenico 36 e guarda ] e [ guarda] guarda

19 Mercedes Il Grasso ] Mercedes, [ dieci occhi] lo guardano /,\ [ | + ] Il Grasso 20 banda di ] banda, [ dentro la Mercedes]: cinque paia [ de] di 21 prosegue ] [ proseue] prosegue 22 Luomo, ] Luomo /,\ 22-23 Ma pensa ] Ma /,\ quelluomo /,\ non pensa 24 gi ] gi 24 Mercedes ] Mercedes [ gialla] 26 e debordante ] e [] debordante 27 gambe flaccide ] gambe [ a palloncino] flaccide 28-29 In cima dentro ha ] In cima, [ un rotolo|di ciccia] copert[o + a] [ in alto] dai cappelli [ biondicci \ appicicati], [ che] un/a\ [ rotol] palla di ciccia /,\ che dentro [ ci] ha 32 Ha diventare ] [ Ci] [h + H]a la faccia di uno che s[ prebbe] diventare accento in sa aggiunto a penna 33-34 pu. Il Grasso] pu. | [ Il grasso si avvicina /,\ a quelluomo /,\ che guarda il mare , /e\ schiacc continua a schiacciare le formiche. Luomo continua]|Il Grasso 34 il lardo ] il [ pelle \ lardo] 35 proprio, ] proprio, [ autonomo]

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Il Grasso si affianca a Mauses. Mauses, guarda il mare. Uno. Venti. Formica. I minuti passano lenti. Mauses e Il grasso sono affiancati, dietro la cancellata del porto. Dieci minuti lentissimi. Il Grasso guarda Mauses. Mauses, conta: Uno, venti, formica. Dieci minuti buoni, prima che Il Grasso apra bocca. Quando la apre, la sua voce sembra un sussurro. Un bisbiglio. Mauses, scusami. Mi dispiace molto. S che non vuoi rotture di palle quando pensi. Lo s, che bisogna aspettarti al Polpo Rovesciato, per poterti parlare. Mi dispiace molto. Veramente. Il grasso tace, per un attimo. Mauses guarda il mare, come fosse solo. Venti. Formica. Credimi. Non sarei venuto, a disturbarti, se non avessi avuto un ottimo motivo. Non potevo aspettare che tu decidessi di passare al Polpo. E una cosa che non pu aspettare. Il Grasso, tace nuovamente. Guarda Mauses. Uno. Venti. Formica. Un minuto, ancora. Il Grasso, riapre la bocca. Uno venti formica. E una cosa che non poteva assolutamente aspettare, Mauses. Ci ho un cliente che parte fra due ore. E vuole un chilo. Un chilo. E molto, per me. E molto per chiunque, in due ore. Solo tu, puoi salvarmi laffare, Mauses. Solo tu.
38-39 Mauses Formica. ] Mauses, [ non lo guarda,] [G + g]uarda il mare. /\ Uno [ + .] Venti. Formica. /\ 40 minuti passano ] minuti [ , passano lenti] passano 40 e Il grasso ] e [i + I]l grasso [ stanno] 40 affiancati, ] affiancati, [ sulla] 41 Dieci ] [ Per] [d + D]ieci 42 conta formica. ] conta /:\ /\ Uno, venti, formica. /\ 44 voce sembra ] voce [ affievolita] sembra 45 Mi dispiace molto ] [ Non si pote] Mi dispiace molto [ doverti disturbare]. 45-46 S palle ] S che non vuoi [ romperti i coglioni \ rotture di palle] 46 aspettarti al ] aspettar[e + ti] [ che passi] al 47 parlare Veramente ] parlare [, + .] [m + M]i dispiace molto [, + .] [v + V]eramente 48 per mare ] per \un/ attimo. [x + M]auses [ \ guarda] il mare 51 Non potevo ] [ Il motivo veramente ottimo] [n + N]on potevo 52 non pu ] non [ xx] pu 55 formica ] formica [ x] 58 me. E molto ] me /.\ [ tu lo sai]. E molto

Il Grasso si ferma, affianco a quelluomo. Quello, come non avesse nessuno, vicino: guarda il mare, e schiaccia le formiche. I minuti, sono lenti. Dieci minuti. Lentissimi. Il Grasso guarda luomo. E quello, conta: uno, venti, formica. Dieci minuti buoni, prima che Il Grasso apra bocca. La voce, un bisbiglio soffiato dalla gola. Querulo, sottovoce. Uomo, ti chiedo scusa. S che non vuoi rotture, quando pensi. Ti ho aspettato, al Polpo, ogni sera, per poterti parlare. Credi: mi dispiace, disturbarti. Il Grasso, tace. Un attimo. Luomo guarda il mare, come fosse solo. Venti. Formica. Non sarei venuto, a disturbarti, se non avessi avuto un motivo Non potevo aspettare, che tu decidessi di passare al Polpo E una cosa che non pu aspettare Il Grasso guarda luomo. Venti. Formica. Un minuto buono, di silenzio. E una cosa che non poteva assolutamente aspettare, Uomo. Ho un cliente che parte fra due ore. Vuole un chilo. E troppo, per me, un chilo. E molto per chiunque. Lunico possibile eri tu, Uomo. Un chilo in meno di due ore

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37 vicino: guarda] vicino [ .] /:\ [G + g]uarda 38-39 guarda conta ] guarda [ quel]luomo. E quello, [ schiaccia le for] conta 41 Querulo, sottovoce ] Querulo, [ anche se] sottovoce. 42 Uomo ] [ Negro \ Uomo] 45 Luomo ] [ Negro \ Luomo] 50 luomo ] [ Negro \ luomo] 52 Uomo ] /Uomo.\ [ Negro.] 55 Uomo ] [ Negro \ Uomo.] 55 due ore] due ore / \ [ Solo Il Negro, mi sono detto]

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Pausa. Il Grasso guarda Mauses. Venti. Formica. Al prezzo che chiedi, Mauses. Qualunque prezzo. Senza limite. Paga qualunque prezzo. Ti ho portato il cliente. A me, mi dai una percentuale del dieci. Venti. Formica. Ho procacciato laffare, Mauses. Comunque se vuoi non dico insomma, sono venuto a disturbarti, e a te non piace anche il cinque per cento, Mauses. Appena un ringraziamento per lamico Grasso che ha portato un buon affare, eh? Venti. Formica. Non pretendo di assistere alla vendita, Mauses. Tu, dimmi di si, e io mando il cliente. Il prezzo lo vedete fra voi. In privato. Mi darai quello che vorrai darmi, Mauses. Non verr pi, a romperti i coglioni, quando pensi. Giuro. Venti. Formica. Un chilo, Mauses. Nessunaltro, in meno di due ore. Non potevo fare altro. Credimi. Non ci voglio guadagnare, in questo affare. Ti ho soltanto portato il cliente, Mauses. La faccia del Grasso veramente rattristata. La voce suona come piangente. Si sforza di avere toni caldi e amichevoli. Quasi, prega. Mauses, conta. Venti. E immobile. Non si mai mosso di un millimetro. Solo la scarpa, ha scattato, e strisciato sulla pietra, ogni venti contati da Mauses. Tutto il resto del corpo immobile. Gli occhi sono semichiusi,

Pausa. Il Grasso guarda luomo. Venti. Formica. Al prezzo che vuoi, Uomo. Qualunque prezzo. Senza limite in alto. Il cliente, paga qualunque prezzo. Lho portato. A me, mi dai il dieci. Venti. Formica. Ho procacciato il bisnass, Negro. Comunque se vuoi non dico Insomma: sono venuto a romperti i coglioni, e a te non piace mi accontento anche del cinque appena un ringraziamento per lamico Grasso che ha portato un bisnass, eh? Venti. Formica. Un chilo in unora, Negro non potevo fare altro. Credimi. Non pretendo di assistere alla vendita, Negro. Tu, dimmi di si. Io ti mando il cliente, e aspetto in macchina. Parlate calmi. Mi darai quello che crederai giusto dare a chi ti ha portato il cliente ti assicuro, non verr pi, a romperti i coglioni Venti. Formica. Un chilo non potevo fare altro davvero non ci guadagno, in questo affare. Ti ho portato un bisnass, Negro. Anche gratis. E difficile dire della faccia del Grasso: se possibile di un ebete dire che rattristato Una specie di lamentela, un pianto. Cerca i toni caldi, se pu avere toni caldi, una voce che suona come un pigolo. Ancora un po, e Il Grasso prega. Negro, conta: Venti. E immobile. Non si mosso di un centimetro. Solo la suola, scattata, e ha ucciso, ogni venti contati da Negro. Il corpo, immobile. Gli occhi sono semichiusi,

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62 Paga qualunque ] Paga [ tutto, il cliente.] [Q + q]ualunque 65-66 Comunque dico ] Comunque /\ se vuoi /\ non dico 68 che ha portato ] che \ha/ portato 70 Tu si, ] Tu /,\ dimmi di si /,\ 71 vedete fra ] vedete \fra/ 72 Mi darai ] [ Poi,] [m + M]i darai 73 a romperti i coglioni, ] a [ disturbarti.] romperti i coglioni /,\ 75 Nessunaltro, in ] [n + N]essunaltro, [ lavrebbe trovato ], in 77 il cliente ] [un + il] [ affare \ cliente] 81-82 scarpa strisciato ] scarpa, \ha/ scatta/to,\ e striscia/to\

56 luomo ] [ Negro \ luomo.] 57 Uomo ] [ Negro \ Uomo] 59 dai il ] dai [ la percentuale d][e + i]l 62 romperti ] romperti [ e] 68 ti mando ] ti[ mando] mando 69 dare] dar[m + e][ i] 76 rattristato Una ] rattristato [ la \ voce/ suona] [ e] [u + U]na 81 semichiusi, ] semichiusi, [ che]

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come di un uomo che pensa. Le braccia sono lunghe, abbandonate sui fianchi. La punta delle dita arriva alle ginocchia. Venti. Il Grasso, riattacca. Scusami, Mauses. Non volevo. Vedo che non sei contento. Scusami. Vado subito via. Dimmi No e vado viaaaaahahaahaahahaaaaaaaa due dita a uncino dure e piegate come due ferri si infilano negli occhietti della faccia lardosa e tutta la mano spinge la faccia incontro al ginocchio di Mauses, e un rumore di ossa spezzate accompagna lincontro. Il Grasso rotola sulla cancellata del porto, e a terra. La scarpa destra di Mauses picchia sul fianco Strappato le costole. Il Grasso. Urla. Mauses, si inginocchia. Un pugno duro come quattro nocche inguantate nel tirapugni: le ossa della mano di Mauses che schiacciano, dentro la faccia del Grasso, un cosino flaccido che serviva a respirare, prima. Mauses sembra una maschera nera coi denti che digrignano e le labbra appiccicate della rabbia violenta. Il pugno sfascia completamente il setto nasale del Grasso. Il secondo, trasforma tutto in un principio di mattatoio sanguinante.

come di uno che pensa cose lontane. Le braccia sono lunghe, sui fianchi: la punta delle dita arriva alle ginocchia. Venti. Il Grasso, riattacca: Scusami, Negro. Non volevo. Capisco che ti disturbo. Scusami. Vado subito via. Dimmi un no, o anche un cenno, e vado viaaaaaahaahahahahahhhhhhhhahhhhh due dita che sembrano uncini piegati nel ferro si infilano negli occhietti del Grasso, e la mano di Negro spinge la faccia del Grasso incontro al ginocchio, e un rumore di ossa spezzate accompagna lincontro. Il Grasso, rotola sulla grata del porto, e a terra. La scarpa di Negro piega una costola, e affonda nel fianco. Il Grasso, urla. Negro si inginocchia. Un pugno che sembra inguantato nel tirapugni sono solo ossa schiaccia, dentro la faccia del Grasso, un coso che serviva a respirare. Prima. Negro sembra una bestia, coi denti che digrignano, e le labbra strette dalla rabbia. Il pugno, spezza il setto nasale del Grasso. Il secondo, trasforma la grata nella parete di un mattatoio, sanguinante.

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88-89 viaaaaahahaahaahahaaaaaaaa ] via[ + aaaa]ha /h\ aa /h\ aa /h\ a /h\ aaaaaaaa 91 Mauses, e un ] Mauses /,\ [ che incontra il del Grasso] e un 92 lincontro ] lincontro[ x] 92-93 rotola La ] [s + r]otola [ + su]ulla cancellata del porto /,\ e a terra /.\ [ e] [l + L]a 93-94 picchia costole ] [si infila + picchia] sul fianco [] [s + S]trappato [ d] [u + l]e costole. 95 Il Grasso. Urla ] Il Grasso [ : + .] [u + U]rla. 96 Mauses, si inginocchia. Un ] Mauses /,\ si inginocchia [, + .] [u + U]n 97 tirapugni: le ossa ] tirap[i + u]g[l + n]i [- + . + :] [ s + Sono] le ossa 97 schiacciano, ] schiacciano /,\ 98 del Grasso, ] /del Grasso,\ 100 Mauses ] [ La faccia di] Mauses 100 nera ] [ africana \ nera] 101 appiccicate della ] appiccicate [ in una espressione] d[i + ella] 102 trasforma ] [] trasforma 103 mattatoio ] [ ] mattatoio

90 sulla grata ] sulla [ cancellata] grata

94 Grasso, ] Grasso /,\

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Mauses ha la voce cupa e bassa e furente di sempre: Signor Mauses. Signor! Impara, pezzo di merda. Signor Mauses Il grasso vomita il sangue e lo stomaco. Mauses si allontana. Quattro paia di occhi lo guardano. D un balzo di due metri, salta dentro il porto, si allontana con passi tranquilli e veloci. Quattro paia docchi arrossati e gonfi e pulsanti. Immobili dentro la Mercedes. Mauses, lontano. Special tancks to: The name of this band is Talking Heads side 3 e 4.

Negro, ha la voce cupa, e bassa, e furente, di sempre. Signr Negro, per te. Signr. Impara, stronzo. Signr Negro. Il grasso vomita stomaco e sangue. Negro d un salto di due metri, oltre la grata, appoggiandosi appena colle mani. Si allontana veloce, e tranquillo, nel buio del porto. Quattro paia di occhi, arrossati, gonfi, scoppiati, stanno immobili, dentro una Mercedes. Negro, gi lontano.

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104 Mauses ha ] Mauses [] ha 104 sempre ] sem[b + p]re 105 Signor Mauses ] Signr! [ \ Impara,] pezzo di merda. Signr Mauses 107-109 guardano veloci ] guardano /.\ [ mentre] [d + D] un balzo[ x] di due metri /,\ [ e] salta dentro il porto /,\ [ e] si allontana co[l + n] pass[o + i] tranquill[o + i] e veloc[e + i]. [ di una bestia] 112 Mauses, lontano. ] Mauses /,\ lontano. [ Venti. Formica.] 114 this ] /th\is

102 stomaco sangue ] [ lo stmac] stomaco [ ,] e sangue 107 d un salto ] d un [ balzo] salto accento aggiunto a penna 108 mani. Si ] mani. [ Un attimo dopo] [s + S]i

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Secondo racconto con colonna sonora


Oltre alla stampa di Orient Express [A: titolo in alto sulle prime due colonne: SECONDO RACCONTO CON COLONNA | SONORA di Sergio Atzeni], ci restano tre redazioni dattiloscritte che per numero di testimoni, utilizzo dei materiali cartacei e la serie in cui si dispongono in quanto alle successive fasi di elaborazione, presentano modalit di lavoro sovrapponibili a quelle del Primo racconto. Due le redazioni preparatorie: dattiloscritti e della Cartella Racconti, entrambi tipologicamente e materialmente vicinissimi ai corrispettivi del Primo racconto provenienti dalla stessa fonte. Il dattiloscritto il punto di partenza dellelaborazione. Battuto sul recto di cartelle redazionali La Nuova Sardegna (Tipo I: ff. 1-3: 35 rr.; f. 4: 32 rr.). Poche le correzioni e le aggiunte a penna biro e limitate al f. 1, mentre diverse e consistenti sono le parti cancellate soprascrivendo a macchina serie di x. Sul margine destro del f. 3 in verticale compare lannotazione autografa a penna blu: ogni uomo, dovrebbe avere la libert di morire solo. Quattro fogli di carta da macchina per scrivere (mm 211 x 298) compongono , sempre battuti sul recto: ff. 1-3: 43 rr.; f. 4: 23 rr. Rappresenta uno stadio di elaborazione intermedio tra la copia spedita per la stampa e la redazione pi antica ; vi figurano aggiunte e correzioni a penna blu e cancellature con pennarello blu. Da si giunge al dattiloscritto B, conservato nelle Carte Macchiavelli; composto di quattro fogli di carta da macchina per scrivere di mm 211 x 298 (il f. 1 misura mm 211 x 280 tagliato sulla parte superiore), scritti sul recto: ff. 1-3: 44 rr.; f. 4: rr. 3 pi una riga depennata ma leggibile contenen140

te la nota in calce: Speciali Ringraziamenti a: EAST e JINX (album: Tuxedomoon Desire). Numerose le correzioni e cancellature a penna. Un quinto foglio allegato a B con graffetta (mm 220 x 280) riporta la ragione musicale al racconto nella trascrizione dattiloscritta di Macchiavelli [A1], preparatoria alla stampa e derivata dal testo [B1] incluso in una lettera dellAutore a Macchiavelli (vedi Notizia sul testo). Nonostante le analogie di lavorazione con il Primo racconto, landamento correttorio si presenta qui pi tormentato, con ripensamenti e scelte che di passaggio in passaggio incidono profondamente sulla fisionomia del testo: rinunce ad interi passi e spostamenti di sequenze. Nei piani bassi del work in progress si osserva anche poca linearit, con differenze di lezione che fanno pensare a passaggi mentali (aggiunte, sostituzioni, soppressioni non segnalate sui documenti) o a redazioni intermedie di cui non rimasta testimonianza. Si vedano, ad esempio, le modifiche cui andato soggetto lincipit nelle tre redazioni: Luomo, una volta stato bambino. Pi tardi ha scoperto che la legge del denaro. Lui non aveva denaro [] > Quelluomo, una volta, stato bambino. Ha scoperto il potere del denaro, e non aveva denaro [] > Qualcuno lo chiama Caino, quelluomo. Del nome vero, niente tracce [B + stampa]. Il testo segue la stampa A, richiamando il dattiloscritto B nei casi in cui la stampa si discosta dallesemplare dautore per le stesse ragioni espresse nel precedente apparato. Anche in questo caso, e a maggior ragione per la rilevata diversit che corre tra i dattiloscritti, si scelto di fornire in apparato la lezione del solo B rispetto alla stampa, dando appresso il testo di e , con a pi di pagina la relativa trascrizione diplomatica.
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TIT.: Secondo racconto con colonna sonora ] A A1 Racconto 2 B1 anepigrafo B INTR.: per lallestimento generale cfr. apparato precedente 3 una tango ] A A1 B1 sempre femminile, forse: una (danza) tango 4 sax da Night ] A A1 sax [] da Night B1 6-7 ambiente ovattato ] B1 ambienti ovattati A ambient[e + i] ovattati A1 7 finale del ] A B1 finale[ x] del A1 7 racconto ] A A1 racconto [] B1 8 riuscirei ] A B1 riuescirei A1 RACC.: 7 col tele ] B con tele A 9 cainme ] accento aggiunto a penna in B 9 in giro. | Un ] in giro. | [ tre rr.] | Un 11 cancro ] [ \ cancro] 12 uno di ] uno [ x] di 12 ] accento acuto aggiunto a penna in B 17 volta, ] volta /,\ 26 ak 47 ] as 47 in tutti i testimoni 27 una guerra ] B la guerra A 33 Gli altri, ] [] [ \ Gli altri,] 39 un sadico ] A una sadico B 39 bombe. | ] B bombe. A 45 una ] una [] 46 Il mitra ] I[L + l] mitra 51 la moglie cento ] la moglie, [] lorologio doro [ ,] (il cinque per cento[ x] 53 Tavoli ] Tavoli[] 54 alcol ] alcol [ ,] 55 bagno ] bagno [ ,] 57 ubriachi. Cento, a letto ] ubriachi. []. Cento /,\ a letto B ubriachi. | Cento a letto] A 58 ] accento aggiunto a penna in B 59 Si gioca ] Si [] gioca 65 chiedere ] chiedere [] 68 cancello Ha ] cancello [ , + .] [ e] [e + E]ntra. Ha [] 70 un pelo ] [ a] un pelo 71 non ha ] [ e] non ha 72 spari. Unaltra ] B spari. | Unaltra A 73 piomba ] piomba[ x] 76 State ] State [ x] 79 accompagna ] accompagn B accento poi depennato 80 Lufficio della ] Lufficio [ ,] al secondo piano. [] E il cuore [ ,] della 81 e i clienti ] [ xx / e] i clienti 83 mattino. Nellufficio ] B mattino. | Nellufficio A 84 continuato ] continuato [ ,] 85 trovare come ] trovare [ un] posto [ ,] in un /\ impresa edile, [ \ come] 86 contabile. Solitamente ] B contabile. | Solitamente A 86 nellUfficio ] nellUfficio [ ,] 87 privato, ] B privato A 88 il privato ] il [P + p]rivato 90 a un gioco di bambini, ] a [quel + un] gioco di bambini [ x / ,] 92 Gobbo. ] Gobbo. [ xxxx] 93 che spunta dalla ] che [ \ spunta dalla] 94 Satana ] B Stana A 95 Gobbo. Il denaro ] Gobbo. [] Il denaro, [] B Gobbo. | Il denaro A 96 aperta. Arraffano ] aperta. [] [a + A]rraffano 98 Subito, i ] [ Si sentono subito / Subito, i] [ x] 99 cancello ] [portone \ cancello] 99 fra i giocatori immobili ] fra [ \ i giocatori] immobil[e + i] 102 piomba ] piomba [] 103 scappa ] scappa []

105 guerra. | Cespuglio ] B guerra. Cespuglio A 107-108 bombe. | ] B bombe. A 108 andata. Il ] B andata. | Il A 108 la simca ] [ tutti \ la simca] 109 folli, ] folli [ + ,] B folli A 111 di marcio ] [ x + d]i marcio 115 una ] [ / una] 118 cavoli ] [c + C]avoli 120 met ] meta 120 pagate. ] pagate. []

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[Secondo ] Luomo, una volta, stato bambino. Pi tardi, ha scoperto che la legge del denaro. Lui non aveva denaro. Ancora pi tardi, ha scoperto che il mondo rispetta i talenti. Lui non aveva talento. Ha intuito lesistenza, vaga, di un Potere. E le barbarie. S che in nessuna legge unuomo parte pari a un altro uomo. C sempre quello che parte col vantaggio. Ha imparato a colpire. E a mettere paura. Il segreto, della forza: le armi. E il potere dellintimidazione: che nasce dalla paura degli altri. Se volessimo dargli un nome, lo chiameremmo Caino. Senza mai pensare. La vita, lha sbattuto addosso alle cose. Prima, non riusciva a capire se era lui, che vedeva tutto come un incubo, o se proprio lincubo era la realt. Mai beccato, dalla Pula. Qualche volta annusato, fiutato. Mai niente di grave. Una figura strana, in una grande citt. Un giovane barbaro, della periferia sterminata che cresciuta come un cancro attorno alla citt vecchia.
TIT.: anepigrafo 1 Luomo ] [ Quel] [l + L]uomo 1 bambino. | Pi ] [ anche] bambino. [ Fra | i bambini ha imparato che la legge quella del pi | forte. Lui, la scansava, la legge: evitava di scontrar= | si. Cresceva solo.] 4 il mondo rispetta ] [ la legge ammette deroghe: \ il mondo rispetta] 7 S che ] [ Ancora pi tardi, ha scoperto \ S] 7 legge ] [ legge \ (?)] interrogativo in interlinea in segno dinsoddisfazione 8 parte col ] [ ha \ parte] [il + col] 10 dellintimidazione altri ] dellintimidazione [, + :] \[ il potere ] che nasce/ d[e + a]lla paura /degli altri.\ 12-13 Caino. | Senza ] Caino. [ Quei pochi che lhanno conosciu | Senza mai pensare. La vita, lha mandato su e gi. | Si impara, a difendersi. Mai beccato, dalla Pula. | Qualche volta avvicinato, fiutato. Niente di pi. | Una persona strana, nella grande citt. Un giovane | barbaro di periferia.] | Senza 15 o se ] [e + o] se 15-16 realt. | Mai ] realt. Mai 17-18 grave. | Una ] grave. Una

[Secondo ] Quelluomo, una volta, stato bambino. Ha scoperto il potere del denaro, e non aveva denaro. Ha visto, che il mondo rispetta i talenti. Lui, non aveva talento. Ha intuito vagamente che esiste un Potere. E barbarie. Si accorto che fra gli uomini, c sempre quello che parte con un vantaggio sullaltro. Ha imparato a colpire. Il segreto della forza: le armi. E il potere che nasce dalla paura degli altri: lintimidazione. Se dovesse avere un nome, si chiamerebbe Caino. Non difficile, essere Caino. Chiedete, a chiunque detenga un potere, anche piccolo, quanti sono i Caini che vogliono strapparglielo. Chiedete, a tutti i paranoici della citt, sbarrati dietro le porte delle case. O a chi buca: loro lo sanno, quanti sono i Caini. Ha visto, ha scoperto, sono modi di dire, inesatti, che indicano lesistenza di un pensiero, di una riflessione. Non il suo caso: la vita, che lha sbattuto addosso alle cose. Ha dovuto solo capire che il suo incubo era esattamente la realt. Eccolo: un giovane barbaro, nato nella periferia sterminata che cresciuta come un cancro attorno alla citt vecchia. Sembra un coraggioso: in realt un pazzo da manicomio, che conta le formiche, recita filastrocche, non legge i giornali, e non si fida neanche di un fratello. Un pazzo prudente. La Pula non lha mai beccato. Soltanto, qualche volta, annusato da lontano. Pu anche non farcela, a diventare vecchio.
TIT.: anepigrafo 1 Ha scoperto ] [ Quando] [h + H]a scoperto 2 denaro, e non ] denaro /, e\ non 6 fra gli ] fra [due + gli] 13 Chiedete ] [ Chiedete] Chiedete 15 i Caini ] []i Caini 19 capire ] [scegliere e accorgersi \ capire] 25 Soltanto ] Sol[o, + tanto]

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Uno che ha imparato a offendere. Ecco cos. Non difficile, diventare Caini. Chiedete a chiunque detenga un potere, quanti Caini ci sono in giro. Chiedetelo a tutti i paranoici violenti della citt: loro lo sanno, sbarrati dietro la porta di casa, quanti sono, i Caini. Chiedetelo a chi buca. Un Caino, come altri. Bravo, colle pistole. Talmente impazzito da sembrare coraggioso. Niente di pi falso: un folle, da manicomio conta le formiche, recita filastrocche, non pensa, non legge i giornali, e non ha un amico: non si fida di un fratello. ma molto prudente. Attento, a non farsi catturare dagli altri. Capace di sparare, con la tranquillit di un uomo che non capace di pensare alla propria morte, e riesce a uccidere, prima. Prima o poi, smette: il Potere crudele, con quelli che ammazzano senza una giusta ragione etica e sociale. Lo prendono. E gli insegnano unaltra lezione. Oggi, un uomo libero. Quelluomo, ha il passo di una tigre. Entra in un tugurio nero. Una casa vecchia, nella Ciudad. Oh Signore. Quale onore, per la bottega. La voce delluomo cupa, ringhiosa: Voglio quattro mitra, veri, pronti alla guerra, per subito. Devi attaccare i carabinieri? Quattro. Kalashnikov, AS 47. Quattro. Appena oliati: fra venti secondi puoi sparare. Il venti per cento del guadagno, se ti fidi. ..

Cammina. Coi passi danzanti di una bestia. Entra nel portone nero odore di cavoli di una casa antica, nella Ciudad. Oh Signore! Quale onore, per la mia povera bottega. La voce delluomo cupa, ringhiosa: Mi servono quattro mitra. Veri. Pronti per subito. Devi andare in guerra? Quattro. Kalashnikov, AS 47. Appena oliati: in venti secondi sei pronto a sparare Il venti per cento del colpo, se ti fidi. .. Con restituzione delle armi. Luomo si allontana, le armi dentro una borsa di pelle marrone, da operaio. Scende i vicoli della citt vecchia. Il colpo, lo fanno in quattro. Gli altri tre appartengono al genere vecchi amici: nel senso che, finora, hanno evitato di ammazzarsi, fra loro. Uno Il Gobbo. Autista. Ha scelto una biemmv verde. Laltro Mos, che comanda lassalto. Lidea del colpo lha avuta lui. Siede davanti, e controlla le armi. Il terzo, Cespuglio. Sadico violento. Partecipa per finanziare un traffico di coca. Ha trovato le bombe a mano. E una di quelle sere destate, che il caldo ti costringe a implorare la grazia del Maestrale. Alle colline del Margine Rosso, la biemmev prende un viottolo di terra. Si ferma dietro un recinto di metallo. E buio, attorno. I quattro, scendono. Si mettono in marcia in una campagna fra mandorle e ville.
29 nero - ] nero [] - 32 cupa, ] cupa, [] 44-45 di ammazzarsi ] di [ fregarsi fra di loro] ammazzarsi 47 comanda ] [ guida \ comanda] 49 Sadico ] [ Un] [s + S]adico 53 Alle ] [ N] [e + A]lle 53-54 viottolo ] viottolo [ di campagna] 57 marcia, ] marcia, [ ]

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30 non legge ] \non/ legge 33 alla propria ] alla [ morte] propria 38 Oggi ] [ Ora, anche libero] Oggi

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Luomo si allontana. Poco pi tardi, scende i vicoli della citt vecchia, colle armi dentro una gran borsa marrone da minatore. I tre, sono vecchi amici: nel senso che finora hanno evitato di pugnalarsi alle spalle. Niente di pi. Il Gobbo ha scelto una bimmv. Verde metallo. Lazione la comanda Mos, che ha avuto lidea st davanti, col mitra carico in mano. Il terzo Cespuglio, che deve finanziarsi un carico di coca, e tiene in mano una borsa di bombe a mano, per coprire la ritirata. La macchina fila tranquilla, attenta a ogni limite e disinvolta: nessun ricercato, a bordo. Attorno, una di quelle sere destate il caldo ti costringe a implorare la grazia del Maestrale. Sulle colline, alle prime ville, la macchina prende una strada di campagna. Si ferma. I quattro partono. Silenzio. E una grande villa bianca, illuminata. Una granterrazza, riparata da un muro di cinta, e da un patio, zeppa di tavolini e di giocatori. Non una bisca clandestina, no. Un ritrovo abituale di certi vecchi amici che amano giocare, si giocano la villa, la moglie e lorologio doro, e pagano il dieci per cento della vincita alla sala. Tavolini verdi. Lampade a stelo. Bar per gente che s servirsi

Il mitra sulla spalla, e maschere di carnevale, in faccia. Maschere di cartapesta. Arrivano al muro di cinta di una casa. Oltre il muro, un giardino, e una lolla: sotto la lolla, decine di tavolini, e giocatori di carte. Il ritrovo abituale di certi vecchi amici che amano giocare forte: giocano la villa, e la moglie, e lorologio doro (il dieci per cento, delle vincite, alla casa). Tavolini verdi. Lampade a stelo. Bar, lungo la parete: per gente che ama servirsi da sola: alcol. C anche una sala da bagno, a disposizione, degna di un nait. Le stanze al primo piano, per gli amici che smettono tardi, o son troppo ubriachi. Quattro letti a castello, in ogni stanza, per sei stanze. Il letto, costa cento. Il patio e il giardino sono affollati. Si beve. Si gioca. Si parla poco. E mezzanotte, e ancora nessuno degli ospiti ha deciso di dormire. Il Gobbo e Caino scivolano dentro la villa. Dalla finestra aperta del bagno, a pianoterra. Mos, segue il muro di cinta fino al cancello principale, al buio. Schiaccia un campanello. Qualcuno, da dentro, aziona lapriporta. Nessuno, chiede chi ?. Nessun controllo. Vengono solo amici, quass. Niente polizia. Mai. Mos, entra nella villa. Col mitra sottobraccio. E una maschera di cartapesta verde, sulla faccia. Dopo dieci passi, spara. Una raffica, a un pelo dalle teste sui tavolini. Il brusio tranquillo degli uomini ha taciuto, sotto gli spari, e solo il pianto di una donna che non ha sentito Un altra sven58 spalla, e maschere ] spalla /, e\ maschere 58 carnevale, ] carnevale, [ sulle spalle] 59 di cartapesta. ] d[a + i] [ + cartapesta.] [] 61 e una ] e [] una 62 carte. ] carte. [ Una bisca clandestina] 64 alla casa ] alla [ sala] casa 66 alcol ] [ alcool] alcol 66 da ] da[ ba] 69 stanze. ] stanze. [ La notte costa cento] 73 Caino ] [ \ Caino] 76 buio. ] buio. [ ] 80 faccia. ] faccia. [ Fa dieci] 84 e solo ] e [] solo 84 donna ] donna [ piegata nellangolo sul muro] 84 sentito ] sentito \/ [ gli spari interrompe il silenzio dei giocatori immobili.]

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55 Mos ] [ Geccon \ Mos] 56 Il terzo ] [ Laltro] Il terzo 61 il caldo ] [ che ] il caldo [ ti fa pregare il Maestrale ]

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da sola. Un bagno a disposizione. E le stanze al primo piano per gli amici che finiscono troppo tardi e troppo sbronzi per potersi presentare a casa. Quattro letti per stanza. A castello. Sei stanze. La notte, costa cinquanta. Prima delle tre, i letti sono tutti vuoti. Gli uomini affollano le sale a piano terra, e il giardino, e la terrazza. Parlano, bevono, giocano. A mezzanotte, la terrazza sembra un casin. A mezzanotte e quattro minuti primi, luomo e il Gobbo sinfilano da una finestra pianoterra, nel bagno. Mos bussa al cancello del giardino. Aprono, senza chiedere chi chi vuoi che sia? Un altro. Mos cammina tranquillo fino alla terrazza, e ai tavolini. Col mitra sotto braccio. Spara sulle teste del mucchio, che crolla a terra e striscia dietro i tavoli. Dallinterno arrivano gli uomini della casa. Ma nessuno, uscirebbe, con un pazzo che mitraglia nascosto dietro una colonna del patio. Luomo, e il gobbo, salgono tranquilli al primo piano, fino a una stanzetta illuminata: la cassa della casa: chi resta qui a dormire deposita gli averi che non vuole giocarsi, fin dal primo pomeriggio. C gente che v e torna, a prelevare. Un via via che richiede un impiegato. Sviene, quando vede il mitra. La cassa il cassetto di una bella scrivania. Senza misure di sicurezza. Fra amici, non usa. Basta limpiegato e qualcuno capace di difendere la casa Il cassetto pieno di biglietti fruscianti.

tagliata. Anche la donna tace, e Anche i passi del privato della casa, che correva fuori con in mano la mauser. La terza sventagliata seguita da una voce: state buoni e fermi, e io non sparo. Muovetevi, parlate, strisciate, e io sparo. Nel mucchio. Una risatina lugubre accompagna il silenzio successivo. Caino vede un gioco dinfanzia, le belle statuine, mentre apre la porta dellUfficio, al secondo piano della villa, per il mitra del Gobbo. LUfficio la base della casa. Dove si paga il conto, dove i clienti depositano gli averi. C un certo via vai, nellufficio, la mattina presto. Qualche volta, anche la sera. La notte, poco. NellUfficio staziona il cassiere, che un vecchio impiegato costretto al turno continuato, e vorrebbe scappare a fare il contabile in unimpresa edile. Solitamente, c un privato, da guardia. Il Privato, al momento, acquattato dietro la porta del patio, e spera che quel pazzo col mitra l fuori si decida a sparire. Il pazzo nascosto da una colonna. Da nessuna finestra, pu essere messo sottotiro. Limpiegato, sviene, quando vede il mitra del Gobbo che apre la porta e entra nellUfficio seguito da un mostro giallo coi grandi denti rossi un Satana colorato male che copre la faccia del Gobbo. Il denaro, nella piccola cassa a muro, regolarmente aperta. Nessuna sicurezza: solo il privato, temporaneamente assente.
85 tace, e anche ] tace [. + ,] /e\ Anche 85 del privato ] [ di quelli \ del privato] 86 correva ] correva[ no] 86 la mauser ] l[e + a] mauser 86-87 La terza da ] [ Unaltra sventagliata, \ La terza sventagliata seguita] [e + da] 88 strisciate, e ] strisciate, [ soffiatevi il naso,] e 88 Nel mucchio ] /Nel\ [ Sul mucchio] mucchio 88-89 Una accompagna ] [ e] [u + U]na risatina lugubre [ che] accompagna 96 costretto al ] [ che deve farsi il \ costretto al fuori] 97 vorrebbe scappare ] [ se potesse \ vorrebbe] scapp[e + a]re[ bbe] 99 edile da ] edile [, + .] \Solitamente,/ /c\e un privato /,\ da 99 Il Privato ] Il [ quale] [p + P]rivato 100 e spera ] \e/ spera[ ndo] 100 sparire. Il pazzo ] sparire [ ,] \Il pazzo/ 103 apre la ] [entra + apre] [ dal]la 104 e entra nellUfficio ] \e entra nellUfficio/ 107 temporaneamente ] \temporaneamente/

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83 da una finestra ] [ in due \ da una] finestr[e + a] 87 braccio ] braccio[ a] 92 Luomo ] [M + L]uomo 94 deposita ] deposit

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Secondo

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I due escono nuovamente dalla finestra del bagno. Il gobbo spara un colpo in aria. Mos, proprio allora, si tuffa al cancello della villa. Cespuglio, f volare oltre il muro di cinta, verso la villa, le bombe innescate. La prima scoppia nel giardino. Una, in una stanza da letto vuota. Bombe. La notte dellApocalisse. Il Gobbo, guida come un pilota di rally, sulle colline. Quattro chilometri di stradine. Quattro auto, in attesa. Divisione rapida, sotto un albero. Cinque a testa. Dieci a Mos. Se li lavorati. Luomo, porta via i mitra. Li rivender al mercante. A met del loro prezzo, detratto dal venti per cento. Un Caino violento, e contabile. Da bambino, non era cos.

Caino e Il Gobbo filano via con un sacchetto pieno di biglietti fruscianti. La finestra dei bagni, a piano terra. Il muro di cinta. Il Privato acquattato sente i passi improvvisi del pazzo che scappa via. Il Privato corre fuori, nel patio, fra la gente ancora immobile, proprio mentre una granata scoppia sulla porta e strappa via due automobili ben parcheggiate, e una bomba cecoslovacca piomba proprio in mezzo ai tavoli, e f un botto, molto fuoco, qualche scheggia. Il privato si getta a terra, colle mani sulla testa: la guerra. Le bombe. Cespuglio ha fatto un buon lavoro, dal muro di cinta, colle bombe. E andata. Il Gobbo guida come un pilota di rell, per quattro chiometri di stradine di campagna. Fino a un vecchio casolare, sul bordo di una vigna. C odore di muffa, nella casa, e di marcio. Dividono in fretta. Ottanta milioni. Trenta a Mos. Quindici al Gobbo, e a Cespuglio. Venti a Caino, che ha portato le armi, le ha pagate, e ora le porta via. Partono quattro macchine. Caino, nella biemmev. La butter in un fosso. O in mare. Subito. Fra unora, sar un operaio nottambulo colla borsa di pelle. Le armi le rid al mercante, a met del loro prezzo, detratto dal venti per cento che gli spetta, a quello. Da bambino, non sapeva sparare. N contare.

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108 stradine. Quattro ] stradine. [ Sulla cima | del margine rosso, vicino a una chiesetta di cemento] | Quattro 108 in attesa ] ai attesa 114 Un Caino ] [ Non stato cos] Un Caino

109 La finestra ] [ Scivolano ancora dal][l + L]a finestra 109 terra. Il muro ] terra [, + .] [ scavalcano] [i + I]l muro 110 Il Privato ] Il [p + P]rivato 110 acquattato ] [ nascosto dietro la porta \ acquattato] 113 due automobili ] due [ macchine] automobili 113 cecoslovacca piomba ] cecoslovacca [ che] piomba 119 E andata ] [ Il Gobbo ingrana] E andata 126 Partono quattro macchine ] [ Ognuno va via colla sua macchina \ Partono quattro macchine] 127 Subito. ] /Subito.\ 128 unora, ] unora /,\ 129 Le armi mercante ] [ E porter] [l + L]e armi al mercante. 2 [ glie]l/e\ rid 1 129 met ] meta 130 che gli ] che [] gli

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Terzo racconto con colonna sonora


Le testimonianze si limitano alla stampa di Orient Express [A] e a un dattiloscritto [B]. Il titolo nella stampa come sempre in alto sulle prime due colonne: TERZO RACCONTO CON COLONNA | SONORA di Sergio Atzeni. Il dattiloscritto B consta di tre fogli (mm 211 x 298): ff. 12: 43 rr.; f. 3: 26 rr., pi due righe della nota in calce: Speciali Ringraziamenti a WASHINGTON BULLETS (album Sandinista! - The Clash). Spedito da Atzeni a Macchiavelli per la stampa (vedi Notizia sul testo). Presenta nei primi due fogli cassature a pennarello blu nella maggior parte dei casi puntuali, raramente riguardanti consistenti porzioni di testo. Il terzo ed ultimo foglio pi tormentato per la presenza di cassature e spostamenti per i quali si rinvia allapparato. A differenza del Primo racconto e del Secondo racconto, manca in B la trascrizione dellintestazione musicale ad opera di Loriano Macchiavelli, che possiamo trarre, oltre che dalla stampa, dalloriginale dautore [B1] affidato alla seconda lettera allo scrittore emiliano (vedi Notizia sul testo).
TIT.: Terzo racconto con colonna sonora ] A Racconto 3 B1 anepigrafo B INTR.: per lallestimento grafico vedi apparati sopra 1 Il brano Washington Bullets ] in B1 aggiunto a penna a destra dellindicazione Racconto 3 con Washington Bullets sottolineato e virgolettato 3 giocano ] A giocano [] B1 4 ironia. Sandinista ] A ironia /.\ [s + S]andinista B1 5 Autoironia, ] A Autoironia, [] B1 8 Ah. ] B1 Ah, A 8 Ah. Rockmusic, Clash. ] Ah. Rockmusic, : Clash. B1 aggiunto in linea a penna, sottolineato Clash RACC.: 1 Domenica ] [ giornata \ Domenica] 8 mezza ] mezz[o + a] 8 a doccia ] [ coll]a doccia B la doccia A 9 mazzata ] ma[lediz + zzata][ ione] 11 Cazzo. Bisogna mangiare. ] in B virgolette aggiunte a penna (in A aperto da virgolette alte e chiuso con uncinate) 13 Pulmann] B

pulmann A 13 Maratona] [ + Maratona] B maratona A 20 Genere ] [ xxx] Genere 20 malvagia ] B malvagia, A 21 ha] \ha/ 24 Caino, innamorato. Nei ] [ Per] Caino, [ lei sarebbe molto pi di \ innamorato.][ + N]ei 25 permesso: ] permesso /:\ [ ] 25 coltello. La ] coltello [ xxx] [l + L]a 26 concede ] [ permette \ concede] 26 una cosa fraterna ] [ \ una cosa [ ] ] [ ]fraterna 29 Nessun altro. Anzi ] Nessun[o + altro.] Anzi B nessunaltro anzi A 35 Domenica ] [] [d + D]omenica 36 quaggi: ] quaggi: [ xxx] 36 fa ] f A B 38 Paperina ] Paperina [] 40 vento. Corrono ] vento [, +.] [ e] [c + C]orrono 41 vuoto: ] vuoto /:\ 44 stoppa] stoppa [] 45 negli ] /\negli/\ 48 guardare ] /\guardare/\ 49 nuotata ] nuotata [] 50 Marino, ] Marino /,\ 51 avanti. Irraggiungibile ] avanti. [ Non gli ]. Irraggiungibile B avanti. | Irraggiungibile A 54 stende ] stende [ , finalmente] 55 Potr guardare. Finalmente] /Potr guardare. Finalmente.\ 56 dopo, ] dopo /,\ 57 tedesco: ] tedesco /:\ [ xx] 59 pelle, vicino a ] pelle [] /,\ vicino [ x] a 59 e a una ] B e una A 60 mare. Il ] mare [, + .] [ e] [i + I]l 61 due ] due [ ] 63 in moto ] B in modo A 63 che quello ] che /\ quello 63 sparare: non ] sparare [. + :] [ | + ] [N + n]on 64 tedesco,] tedesco, [ xx] 64 che ha tirato ] [ + c]he \ha/ tira/to 65 dalla ] dalla [ ] 67 una gip. La ] una gip [, + .] [ e] [l + L]a 68 ha girato ] [e + ha] girato 70 volo, su, correre ] volo, /\su, correre/\ B volo su, correre A 71 fermare - il ] fermare [] - il 72 Suoi ] [s + S]uoi 73 ha bucato ] ha [ ] bucato 73 ruota. Si ] ruota [, + .] [ e] [s + S]i 75 da unora. ] da un[] ora 83 Caino ] [] Caino 84 Queste ] Quest[ + e] 86 Paperina coraggio.] capoverso autonomo in B tra di paura e Caino preferisce, cerchiato a penna con un segno di spostamento che ne indica la posizione fra stomaco e Lei 88 Lei ] [] Lei 89 , in un posto sicuro, ] /,\ in un posto sicuro /,\ 89 mese] mese [] 90 Nel ] [ ] Nel 90 trentamila ] /\trentamila 91 sporco ] sporco [ ] /\ 92 Quindicimila, in tasca ] [q + Q]uindicimila, in tasca /:\ 93 Lui, far un viaggio. ] Lui, [ ] [F + f]ar un [] viaggio. B segue frase isolata in capoverso depennata e illeggibile 95 dei carabinieri ] B di carabinieri A 97 Si svegliato ] preceduto in B da frase prima cerchiata e poi cassata, con linea di spostamento al finale del racconto 97 guardare ] /\guardare/\ 98 quella ] quella [] 98 per! ] per[. + !].. 99 a Parigi! ] B a Parigi. A

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Quarto racconto con colonna sonora


In copia unica dattiloscritta nelle Carte Macchiavelli. Spedito con lettera del ferragosto 1982 in vista di una continuazione della serie su Orient Express, che non avr luogo. Scritto su tre fogli da macchina per scrivere (mm 211 x 298). Il primo foglio ospita lintroduzione battuta dallautore (f. 1: intr. di 10 rr.; f. 2: 42 rr.; f. 3: 17 rr.; le righe hanno, a differenza dei racconti nei dattiloscritti precedenti, un maggior numero di battute: Tipo III). Il testo si fonda pertanto su questo testimone unico. Si segnalano in apparato le pochissime nonch leggere correzioni a penna che lautore ha apportato sul dattiloscritto e gli interventi editoriali rispetto a questultimo. A differenza degli altri dattiloscritti qui Atzeni ricorre al trattino per delimitare il discorso diretto, in questa edizione si utilizzano le virgolette come per gli altri racconti (vedi Criteri di edizione).
TIT.: anepigrafo ma si tratta con evidenza di un quarto racconto: per lintenzione di dare un seguito alla serie e da quanto si evince dalla lettera daccompagnamento: accludo a questa mia un quarto racconto con colonna sonora INTR.: 1 linea ] linea[ xxxx] 9 fame. ] fame. [] 12 musica. Il ] musica [, + .] [i + I]l RACC.: 4 architetto ] archi[ x]tetto 16 salate. ] salate 20 M ] Ma accento aggiunto a penna 21 piove. ] piove 22 sbarrato, ] sbarrato /,\ 22 palpebre ] palpebre [ appicicate dal] 23 e scende ] /e\ scende 27 piove.] piove 36 , una sola ] , [ x]una sola 37 immortale ] immortale[ x] 39 litania ] litana 45 , fuori, ] /,\ fuori /,\ 45 per il] [ al \per il] 46 a meno ] a meno[ x] 52 budino. Per ] budino. [ quello] [p + P]er 61 amori. Grandi ] amori. [ Ora] [g + G]randi 63 tetto, e ] [l + t]etto, [a + e] 67 gi. Cera ] gi[ x] [c + C]era 70 finito. ] finito 71 Mammai. ] Mammai

Luomo nuovo ritmmenbls


Anche di questo racconto, come per il precedente, ci resta ununica copia, proveniente dalla Cartella Racconti. Materialmente il dattiloscritto vicinissimo a quello che riporta il Quarto racconto (Tipo III) con un foglio di guardia in cui battuta lintroduzione musicale, e altri due fogli (tutti misurano mm 211 x 298) con il racconto (f. 1: intr. di 5 rr.; f. 2: 41 rr.; f. 3: 31 rr.). Il testo riproduce pertanto la lezione del dattiloscritto, tenendo conto delle poche correzioni apportate dallautore a penna blu, di cui si d notizia in apparato insieme agli interventi editoriali. Il verso di Otis Redding, scritto allitaliana, forse da Hard to handle: Cause mama Im sure hard to andle, now, gets around.
TIT.: anepigrafo ma nellintroduzione Atzeni d un titolo in forma ironicamente dubitativa: Luomo nuovo ritmmenbls INTR.: 1 raccontino ] raccontino [ folk] 2 ritmmenbls ] [ ritm and bls] ritmmenbls 3 sonora, ] sonora /,\ 4 Ma, anche, ] Ma /,\ anche /,\ 5 sci] sci [ xx] RACC.: 8 , al bur dellhotel, ] /,\ al bur dellhotel /,\ 15 pistola, ] pistola, [ la bionda che fugge,] 23 met ] meta accento aggiunto a penna 24 spaventarsi ] [ x]spaventarsi 50 vorrei. | Luomo ] vorrei. | [ Le corse dietro per strade umide, fino] | Luomo 60 prezzo: per ] prezzo [ : + per] 60 e la fatica] e [ il lavoro speso] la fatica 65 labbra ] [ le] labbra 70 documenti ] documenti [ da quel giorno son passati ventanni] 70 Oh! No ] Oh /!\ [n + N]o 71 segni ] [ x]segni 73 schiacciai ] schiaccia/\ 80 che muore ] che [ fugge e] muore 81 Lalbergo ] L[ x]albergo

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Gli amori, le avventure e la morte di un elefante bianco


Spedito nel 1981 al MystFest di Cattolica per la sezione di racconti inediti, poi a stampa su Il Giallo Mondadori nel 1982. Sul frontespizio della rubrica che lo ospita, langolo del Sigma, a p. 178, sbandierato a sinistra: sigma [dentro il relativo logo] SCRITTORI ITALIANI DEL GIALLO | E DEL MISTERO ASSOCIATI | langolo del Sigma | GLI AMORI, | LE AVVENTURE | E LA MORTE | DI UN ELEFANTE | BIANCO | di | Sergio | Atzeni. A p. 179, sbandierata a destra la notizia biografica: Sergio Atzeni sardo. Vive e lavora a Cagliari. Di lavori, | dice, ne fa tanti e svariati ma preferisce parlare solo di | quelli che pi gli piacciono. Per diversi anni ha tenuto una | rubrica di critica letteraria su La Nuova Sardegna. In | questa rubrica si occupava solo di letteratura popolare. | anche critico musicale e cura programmi per la RAI. Segue il testo fino a p. 185, disposto su tre colonne per pagina. Una fotocopia del racconto in nostro possesso conforme a quella gi descritta da MARCI (Sergio Atzeni: a Lonely Man, p. 28) e da SULIS (Sergio Atzeni giallista, p. 11) con note autografe a penna di Atzeni. In alto a sinistra sulla pagina che riproduce il frontespizio della stampa: Unica copia | autorizzata. In basso, allineato sul margine sinistro: Questo raccontino, totalmente inventato da | cima a fondo, ambientato a Cagliari | soltanto perch non mi ricordavo i nomi | delle strade di Firenze o Amsterdam. Era un | esperimento, che spedii - per gioco, pi che altro, sicuro che lavrebbero rifiutato a causa della follia | e delle parolacce - invece vinse un concorso nazionale, | il Mistfest, e fin sul N 1737 del Giallo Mondadori. Il testo qui riprodotto conforme alla stampa.

[Era Aprile]
Di questo racconto si conserva un solo dattiloscritto nelle Carte Macchiavelli, inviato per posta con il Quarto racconto con colonna sonora (vedi Notizia sul testo). Si compone di sette fogli di carta da macchina per scrivere (mm 211 x 298), scritti sul recto, con margini e numero di battute per riga del Tipo III (f. 1: 42 rr.; f. 2: 43; ff. 3-6: 42 rr.; f. 7: 17 rr). Poche le correzioni aggiuntive apportate dallautore, pi alcune cassature illeggibili. Se ne d comunque conto in apparato. Il discorso diretto nel dattiloscritto delimitato con il trattino, qui si usano le virgolette, uniformandolo alluso testimoniato dagli altri dattiloscritti (vedi Criteri di edizione).
TIT.: anepigrafo RACC.: 3 La citt ] [ ] La citt 14 arsellaio. ] arsellaio. [ xx] 24 Sceso, ] Sceso, [ ] 48 signor] [S + s]ignor 56 Signor ] Signor [] 60 sua. Io ] sua [, + .] [i + I]o 62 quel ] quel [] 65 ha descritto ] \\ha// descri[sse + tto] 66 malfermo ] [ + malfe]rmo 68 Raffaele ] Raffa[ + el]e 71 latitanza ] latitanz[ + a][ x] 80 Derosas ] Derosas [] 80 Non ha confermato ] Non \ha/ conferm[a + ato] 81 Ha preferito] \Ha/ Prefer/to\ 82 avvenuto ] [ , \] avven[ne + uto] 83 dichiara ] dichiar[ + a] 83 Raffaele: ] Raffaele [ dice]: 85 ha deciso ] \\ha// decis[e + o] 89 cartone: ] cartone []: 94 offr ] offri 101 stata] [ ra] stata accento acuto aggiunto a penna 101 atti ] atti [ furono] 116 Unaiuola ] Un aiuola 118 Unora ] Un ora 122 Gli anni ] Gli [] 128 cominciato ] \\// Cominci[ + ato] 146 mezza. ] mezza. [] 149 giudice ] giudice [ chiese] 153 si infilata] si [ in] infilata 230 calmarlo: ] calmarlo /:\ [ , prosegue] 233 panca, ] panca, [ sorride] 262 Derosas ] Derosas e 266 cellulare, ] cellulare, [] 270 e, dopo opportune ] e, [ previe] dopo [ le] opportune 283 testimone ] [ tesimone] testimone 288 dieci? ] dieci? [] 302 In testa ] Il testa 326 mostruosi ] mostruosi [] 329 , dal suo partito, ] /,\ dal suo partito /,\

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[Ancora la citt, i canali]


Testimoniato da un solo dattiloscritto conservato nella Cartella Racconti: su due fogli di carta da macchina per scrivere (mm 211 x 298) scritti sul recto; interlinea e numero di battute secondo il Tipo III (f. 1: 44 rr.; f. 2: 26 rr). Presenta parole cancellate dallautore battendovi sopra serie di x, tutte leggibili.
TIT.: anepigrafo RACC.: 1 Lumido ] Lumido [ dellacqua - questa: mezzo mare mezzo merda] 4 tornato ] [ Mi] [ + E] tornato 10 canale. tornato ] canale, [ e] [e + E] tornato 11 colla ] colla [ divisa nera] 13 rideva ] rideva [ come una merda] e 15 sfollagente ] [a + s]follagente 44 Ho mosso ] [ Muovevo u] Ho mosso 45 Accovacciato] [ Sraiato] Accovacciato 57 Scf ] [ Chef.] Scf 66 e Hans era ] e [ di si] Hans [ si vede] era

[Racconto incompiuto con colonna sonora]


Conservato in due versioni dattiloscritte nella Cartella Racconti, entrambe poi stampate su Lgv per cura di Gigliola Sulis. La prima stesura [A] principia con Carmina spera, consta di cinque cartelle redazionali intestate La Nuova Sardegna (Tipo I): ff. 1-3: 35 rr.; f. 4: 36 rr.; f. 5: 12 rr.; pi una riga e mezzo autografa dopo spazio bianco al termine del racconto: Special thanks to: The man with the horn by Miles Davis. Presenta numerose e talvolta consistenti cancellature a pennarello blu e aggiunte a penna nera. Laltro dattiloscritto [B], successivo, attacca con Antonietta; testimonia labbandono del progetto di questo racconto: tre fogli su carta da macchina per scrivere, mm 211 x 298 (f. 1: 43 rr.; f. 2: 44 rr.; f. 3: 2 rr.). Se si eccettuano alcune vistose cassature a pennarello blu e altre per mezzo di battitura continuata di x, si tratta di una copia quasi in pulito. Lapparato sottostante d separatamente conto della lezione dei dattiloscritti, segnalando con la sigla S quando ci si discosta o si accoglie linterpretazione della Sulis.
TIT.: anepigrafo A B Rapina nel Largo/1 e /2 S PRIMA REDAZ.: 4 signora ] signora [ proprio] 4 , congelate, ] /,\ congelate /,\ 5 sbatte in ] \sbatte in/ 8 bocca.] bocca[ x]. 8 corre ] [] corre 9 Banca ] A banca S 11 darmi. Al ] darmi [, + .] [a +A]l A darmi. | Al S 13 gi marmi ] gi [, + e] [ al] /hanno\ [ posto del mercato,] latrio della banca, 2 piastrellato 1 [di + coi] marmi 14 bianchi. Latrio ] bianchi. [ x] [ che \ Latrio] 15 venti ] vetri 16 uffici, ] uffici /,\ [ della banca. Uffici] 17 dietro lingresso ] [ nellatrio, \ dietro lingresso] 19 Un altro per strada ] /Un altro per strada\ 20 signore ] signore, [ entra in banca colle spalle e] 20-21 un signore Vedono ] un signore, [ alto. Il cappotto nero, liso su][i + I] gomiti \lisi/ [,] non [si + li] [ nota neanche. E \ vedono.

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Vedono] 23 ingrassate porta ] ingrassat[o + e] [, + .] [ con \ sulle spalle porta] 23 un cappotto ] A un bel cappotto S 24 principale, ] principale, [ appena] 29 Gli occhi ] [ Il passo] Gli occhi 29 come abbagliati ] come [ di un uomo] abbagliat[o + i] 31 un gioco ] un[ a filastrocca \ gioco] 31 bambino ] [] bambino 32 quanti ] /\quanti 33 di lumaca ] d[a + i] lumaca 34 uno stanzone ] [ una stanza \ uno stanzone] 36 nel ] [ del ] nel 37 consumato, ] consumato /,\ 41 Vede una ] \Vede/ [U + u]na 41 come una di ] come /una di\ [ quelle di una di] 43 le labbra ] le [ bel] labbra 44 smorfia ] smorfia [ dura] 44 Vede anche ] [E + Vede] \anche/ 50 da bravo, ] /da\ bravo /,\ 50 contare. ] contare. /\ 52 dalla sedia girevole ] da/lla\ [ sedile \ sedia girevole] 52 cassa ] cassa, [ e] 53 afferra ] [ e] afferra 54 spesa vuota, ] spesa /,\ (pieno, lo vuota,) parentesi aggiunta a penna in segno dinsoddisfazione 56 abito ] [ uomo in \ abito] 58 respiro: ] respiro /:\ [ con] 58 ventre. Una ] ventre [, + .] [ e] [u + U]na 58 pedata ] S piedata A 61 Marcia ] [m + M]arcia 62 Cappotto Nero ] [ il] [c + C]appotto [n + N]ero 62 banco, se ] banco /,\ [ Quel signore apre. Mauses, poggia i l gomiti al bancone] , [ e sussurra allorecchio di camicia celeste] se A banco. | Se S 63 che tu sei ] [ di essere \ che tu sei] 65 Pensaci ] pensaci 66 venuto piano ] venuto [, + .] [a + A]l [ pianerottolo del] primo \piano/ 68 Mauses ] Mauses 68 la voce aiuto!. ] [ un \ la voce], in alto, urla /:\ aiuto /!\. A la voce in alto urla: aiuto. S 71 pi alto ] pi [ in] alto 71 delle teste ] delle [ xxx] teste 72 clienti, ] clienti /,\ 74 dellatrio ] [ del piazzale \ dellatrio] 74 banca. Con ] banca [, + .] [ e] [c + C]on 74-75 porta. Poi ] porta [, + .] [ e] [p + P]oi 75 fuori. Corre ] fuori [, + .] [ gi] [c + C]orre 76 affollato ] affollato [ da migliaia] 81 Laltro sparito ] \Laltro, lesterno, sparito/ 82 casino: ] [ pandemonio \ casino] [ ,] /:\ [ che] 83 tuffano pancia ] [gettano \ tuffano pancia] 84 film. Un ] film [, + .] [ e] [u + U]n 84 resta] [ che] resta 85 alle pistole ] a[i + lle] [ due \ pistole] 87 banca. Una ] banca. [ Sirene.] Una A banca. | Una S 96 bianco ] bianco [] 98 della salita per la ] [per la + della] \salita per la/ 103 strada: ] strada: [ invece] 104 ripidissima ] ripidissima, [ due rr.] 106-107 piazza Dappertutto ] [ la] piazza \Yenne/, animata [ :] \dal mercato e da decine di/ poliziotti /.\ [d + D]appertutto 107 Dappertutto. | Mauses risale ] Dappertut-

to. \Mauses/ Risale A Dappertutto. Mauses risale S 111 maledice: ] maledice /:\ 114 stretta, vecchia ] stretta[ xxx] /,\ [ xxx]vecchia 118 fra gli altri ] [ nella massa studentesca \ fra gli altri] 121 Arrivano Lui ] [Sino + Arrivano] a un metro /.\ [ da] [l + L]ui 122 portone,] portone /,\ 122 ragazzi. Mauses ] ragazzi [, + .] [ e] [m + M]auses 123 strada. La ] strada [, + .] [ e, mentre] [l + L]a 124 pieno. Lui ] pieno [, + .] \Lui/ 126 sparisce ] sparisce [ dietro] 127-128 budello curva ] budello /,\ [ che si attorciglia su se stesso \ una specie di tunnel stretto, in curva/ [, + .] 129 gradini. La ] gradini [, + .] [l + L]a 129-130 si sfascia muro ] [ si \ si sfascia] contro [il + un] muro [ proprio allimboccatura della porta] 130 puntute. Mauses ] puntute [, + .] [ e] Mauses 134 Sotto le ] [ In una specie di ,] [vicino + Sotto] [ al]le 134 Mauses ] S Mauses A 135 maglione ] maglione [ xxxx] 138 petto. Getta ] petto [, + .] [ e] [g + G]etta 138 Piazza Yenne ] piazza Yenne S Piazza Jenne A 138 i poliziotti ] i poliziotto 139 spesa. Entra ] spesa [, + .] [e + E]ntra 140 mercato. Fa ] mercato [, + .] [ e] [f + F] accento aggiunto a penna 140 finch trova ] finche [ incontra incontra \ trova] 141 rosa. Vitelli ] rosa /.\ [ e] [i + V] vitelli A rosa e vitelli S 142 sopra.] \sopra./ SECONDA REDAZ.: 7 Signora ] [s + S]ignora 12-13 Ha le braccia lunghe, ] [ Due \ Ha le] braccia lunghe /,\ 14 alle mormore ] al [ suo cruccio] le mormore 14 e a signora] e \a/ signora 23 Un altro ] Unaltro 26 scala. Sale ] scala /.\ [ che si arrampica nel cuore den dentro la Luomo] [s + S]ale 35 stanzone ] stanzone [ di venti metri per dieci, al] 39 sulla] [da + su]lla 40 vede una ] vede [ una di quelle faccie che bene non vedere mai] 40 selvaggio, ] selvaggio, [ coi denti digr] 47 Quello ] [ Limpiegato] Quello 56 mazzette. Il ] B mazzette. | Il S 59 Pensaci. ] S Pensaci. B 67 puntate ] S puntate. B 69 accendini). ] S accendini) B 71 tuffano ] t[ a]ffano 85 Allimprovviso ] Alimprovviso 85 sparisce ] [ sembra che] sparisc[a + e] 87-88 Un vicolo strada ] manca tutto in S 87 arrampica ] arrmpica

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NOTA BIOBIBLIOGRAFICA

Sergio Atzeni nasce a Capoterra (Cagliari) nel 1952 ma da subito vive a Cagliari, la sua citt, dove trascorrer linfanzia, ladolescenza - con una parentesi a Orgosolo (Nuoro) frequentando le scuole medie - e parte della maturit. A Cagliari compie gli studi liceali e siscrive alla Facolt di Filosofia, senza per altro laurearsi. Quelli giovanili sono anni dimpegno politico, nelle file del partito Comunista, che trovano riscontro in esperienze teatrali pure militanti, solo in parte affidate alla stampa. Sono anche gli anni in cui inizia una ininterrotta e precoce (1966) attivit giornalistica condotta su vari periodici e quotidiani (Rinascita sarda, Il Luned della Sardegna, LUnione Sarda, lUnit, La Nuova Sardegna, Altair rivista da Atzeni fondata e diretta) ma anche per la radio. Al 1976 risale il primo impiego stabile, allENEL, lavoro dufficio sgradito che accompagna agli inizi letterari in terra sarda fino alla decisione di trasferirsi dallIsola nel 1986, lanno della pubblicazione dellApologo del giudice bandito, il suo primo romanzo. Dopo un periodo trascorso in giro per lEuropa, si stabilisce a Torino (ma tra il 1990 e il 1993 lo troviamo a SantIlario dEnza in Emilia), sua residenza fino alla morte avvenuta il 6 settembre 1995 nelle acque dellisola di Carloforte durante un soggiorno in Sardegna. Tra il 1986 e il 1995 si colloca il periodo pi produttivo di Atzeni: scrive e pubblica i suoi romanzi pi noti (Il figlio di Bakunn, Il quinto passo laddio, Passavamo sulla terra leggeri 164 165

postumo ma consegnato in vita alleditore), pubblica numerosi articoli e recensioni sui giornali, apprezzato traduttore presso importanti case editrici italiane. Una bibliografia completa delle opere di Atzeni, curata da Gigliola Sulis, si trova in GIUSEPPE MARCI e GIGLIOLA SULIS, Trovare racconti mai narrati, dirli con gioia. Convegno di studi su Sergio Atzeni. Cagliari 25-26 novembre 1996, Cagliari, Cuec, 2001, pp. 155-186. Tra le prime cose del periodo sardo ricordiamo: (teatro) Quel maggio 1906. Ballata per una rivolta cagliaritana, Sassari, Edes, 1977 e Araj dimoniu. Antica leggenda sarda, con illustrazioni di Giorgio Pellegrini, Cagliari, Le Volpi Editrice, 1984 [poi in Linea dombra, nn. 21-22, novembre-dicembre 1987; poi postumo, in versione di poco variata dallautore, in Bellas mariposas, 1996, con altro titolo; vedi sotto]. Chiude questo periodo il primo romanzo: Apologo del giudice bandito, Palermo, Sellerio, 1986. In vita Atzeni pubblica ancora Il figlio di Bakunn, Palermo, Sellerio, 1991 e far in tempo a vedere stampato Il quinto passo laddio, Milano, Mondadori, 1995 [poi: Nuoro, Il Maestrale, 1996, presentazione di Giuseppe Marci; e Nuoro, Ilisso, 2001, prefazione di Stefano Giovanardi]. Postumo esce Passavamo sulla terra leggeri, Milano, Mondadori, 1996 [poi: Nuoro, Il Maestrale, 1997, presentazione di Mauro Pala; e Nuoro, Ilisso, 2000, introduzione di Giovanna Cerina]. Altre tessere dellAtzeni narratore si hanno con Sotto!, a cura di Giuseppe Marci, Cagliari, Condaghes, 1996 [contiene il racconto Campane e cani bagnati (gi comparso su LUnione Sarda col titolo Giochi di una storia minima il 7 ottobre 1995) e Il mestiere dello scrittore, conferenza tenuta a Cagliari da Atzeni nel 1991] e soprattutto con Bellas mariposas, Palermo, Sellerio, 1996 [vi si ripropone anche il racconto del 1984 Araj dimoniu, con il titolo Il demonio cane bianco]. 166

zas - Zere zas / i istoriedLAtzeni poeta si pu conoscere in Zere das / i cantus de amorau / i muttettus, Cagliari, edizione fuori commercio a tiratura limitata, 1995; e poi ampiamente rivelato nella raccolta Due colori esistono al mondo. Il verde il secondo, a cura di Giovanni Dettori, introduzione di Leandro Muoni, Nuoro, Il Maestrale, 1997. Sul versante della scrittura giornalistica il volume intitolato Raccontar fole, Palermo, Sellerio, 1999, ironica confutazione delle invenzioni riportate da viaggiatori stranieri passati in Sardegna. Tra i titoli tradotti da Atzeni ricordiamo: CLAUDE LVI-STRAUSS, La storia di Lince. Il mito dei gemelli e le radici etiche del dualismo amerindiano, Torino, Einaudi, 1993; GRARD GENETTE, Finzione e dizione, Parma, Pratiche Editrice, 1994; PATRICK CHAMOISEAU, Texaco, Torino, Einaudi, 1994; JEAN PAUL ROUX, Tamerlano, Milano, Garzanti, 1995. Atzeni tradotto soprattutto in Francia: Le Fils de Bakouine [Il figlio di Bakunn], traduzione di Marc Porcu, Lyon, La Fosse aux ours, 2000; La fable du juge bandit [Apologo del giudice bandito], traduzione di Marc Porcu, Lyon, La Fosse aux ours, 2000; Bellas mariposas, traduzione di Claude Schmitt, Paris, Zulma, 2000. Negli Stati Uniti: Bakunins Son [Il figlio di Bakunn], traduzione di John H. Rugman, New York, Italica Press, 1996. In Spagna: El hijo de Bakunin [Il figlio di Bakunn], traduzione di Sara Palacios, Barcelona, Juventud, 1995. Un saggio di traduzione in ungherese da Il figlio di Bakunn sta in Magyar Napl, n. 4, ottobre-novembre-dicembre 2000: Bakunyin fia, traduzione di Lvia Brcz. LAtzeni dei racconti di questo volume ci noto attraverso i contributi di: LORIANO MACCHIAVELLI, Appunti per Atzeni, in La grotta della vipera, a. XXVII, n. 94, Primavera 2001, pp. 23-24; e sullo stesso numero della rivista: GIGLIOLA SULIS, Sergio Atzeni giallista, pp. 9-17; saggio completato dalla edizione 167

delle due stesure del Racconto incompiuto con colonna sonora con il titolo redazionale Rapina nel largo (Rapina nel Largo / 1 e Rapina nel Largo / 2, pp. 18-20 e 20-21). Ad Atzeni dedicava un capitolo GIUSEPPE MARCI, Narrativa sarda del Novecento, Cagliari, Cuec, 1991; schede sullApologo del giudice bandito e su Il figlio di Bakunn si trovano in ID., Scrivere al confine, radici, moralit e cultura nei romanzieri sardi contemporanei, Cagliari, Cuec, 1994. Da segnalare un articolo di LUCA CANALI, Tre modi di raccontare, in Il Giornale, 8 febbraio 1995. Utile lintervista ad Atzeni di GIGLIOLA SULIS, La scrittura, la lingua e il dubbio sulla verit. Intervista a Sergio Atzeni, in La grotta della vipera, a. XX, n. 66-67, Primavera-Estate 1994, pp. 34-41. Numerose le testimonianze e gli interventi giornalistici allindomani della morte di Atzeni. Ci limitiamo a ricordare: GIULIO ANGIONI, Rabbia e ragione, in Linea dOmbra, n. 108, ottobre 1995; ROBERTO CAGLIERO, Lultimo passo - in ricordo di Sergio Atzeni, in Gazzetta di Parma, 10 ottobre 1995; FRANCO CORDELLI, Il Quinto passo fatale, in LIndipendente, 17-18 settembre 1995; GIOVANNI DETTORI, Frammenti di pagine in fuga, in LUnione Sarda, 26 ottobre 1995; ERNESTO FERRERO, Sergio Atzeni, uomo inattuale, in La Nuova Sardegna, 10 ottobre 1995; GOFFREDO FOFI, La morale di Atzeni, in lUnit, 18 settembre 1995; GIUSEPPE MARCI, E il tempo si preso parole e passioni, in La Nuova Sardegna, 8 settembre 1995. Una tempestiva ricognizione, tra testimonianza e critica, negli interventi raccolti nel numero de La grotta della vipera dedicato allo scrittore: a. XXI, n. 72-73, Autunno-Inverno 1995 (testimonianze di Sergio Bullegas, Patrick Chamoiseau, Silvie Coyaud, Giovanni Dettori, Ernesto Ferrero, Eleonora Frongia e Elisabetta Pireddu, Elvira Sellerio; interventi di Giuseppe Marci e Dino Manca; una poesia per Sergio Atzeni, Fogli cancellati, di Dora Lias. Di Atzeni si riportano: la ricostruzione di una conferenza tenuta da Atzeni nellaprile del 1995 allUniversit di Verona, poi riproposta con aggiunte in Bollettino della so168

ciet letteraria, Verona, dicembre 1996; un saggio di traduzione da Antan denfance di Chamoiseau; due testi poetici inediti: una fuga e altro non so). Un primo ritratto complessivo di Atzeni nella monografia di GIUSEPPE MARCI, Sergio Atzeni: a Lonely Man, Cagliari, Cuec, 1999 (vi si raccolgono scritti gi editi tra il 1991 e il 1998 con laggiunta di contributi inediti). Interventi di rilievo, sul piano documentario oltre che su quello interpretativo, sono ora disponibili nella pubblicazione degli atti di un convegno sullo scrittore a cura di MARCI-SULIS, Trovare racconti mai narrati, dirli con gioia, cit. (contributi dei curatori, di Bruno Anatra, Monica Farnetti, Gianni Filippini, Cristina Lavinio, Tonina Paba, Mauro Pala, Giorgio Rimondi). Indicazioni sempre utili si trovano comunque nelle introduzioni dei curatori alle opere di Atzeni citate sopra. Si vedano anche le testimonianze di MARCELLO FOIS, Il coraggio del presente, e CARLO LUCARELLI, Sergio e io, entrambe in La grotta della vipera, a. XXII, n. 78, Primavera 1997, pp. 49-51 e p. 52; il contributo di MARIE CARDINET ANTONA, Lopera di Sergio Atzeni: una poesia umanista e meridionale, in La grotta della vipera, a. XXIV, n. 81, Primavera 1998, pp. 34-38; larticolo di FRANCO CORDELLI, La scrittura come sfida, in La Nuova Sardegna, 1 ottobre 1996; la recensione a Bellas mariposas di ERNESTO FERRERO, Atzeni vive con le sue farfalle, in La Stampa, inserto Tuttolibri, 30 gennaio 1997.

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Tumbano tamburi
Storie e progetti di musica, scrittura e periferie

a Pascale Busio

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1. Come per tutto, anche per il giovane Atzeni che qui si presenta c una storia. La storia di unestate movimentata del 1982. E c un prologo, lanno prima. Nell 81 Atzeni decide di partecipare alla sezione per racconti inediti del MystFest di Cattolica con Gli amori, le avventure e la morte di un elefante bianco. Tra i membri della commissione al Premio c Loriano Macchiavelli, gi affermato autore di polizieschi ad alta popolarit, animatore di numerose iniziative non solo dambito letterario e, ci che pi importa per questa storia, convinto sostenitore del racconto di Atzeni in concorso. Il racconto ricever una segnalazione e verr pubblicato lanno seguente, in maggio, sul numero 1737 del Il Giallo Mondadori nella sezione intitolata langolo del Sigma (SIGMA: Scrittori Italiani del Giallo e del Mistero Associati, cui intanto Atzeni si era regolarmente iscritto). Gi nellaprile del 1982 Atzeni avvia un rapporto con lo scrittore emiliano che al tempo va curando, sempre per conto del SIGMA, la rubrica Scompartimento Omicidi sulla rivista di fumetti Orient Express. Nasce da questo contatto lidea di pubblicare i Racconti con colonna sonora, tre storie in giallo (per definizione dellautore) spedite in maggio a
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Macchiavelli e di l a poco a stampa sui numeri di luglio, agosto e settembre della rivista. Nel frattempo i due hanno modo dincontrarsi personalmente, per la prima ed ultima volta, a luglio, nel corso della terza edizione del MystFest a Cattolica. unentrata in punta di piedi quella dello scrittore sardo narrata da Macchiavelli: Incontro Sergio Atzeni a Cattolica, durante lassemblea dei soci SIGMA. Vedo un giovane che mi gira attorno per un poco e poi mi si avvicina e mi saluta con un ritegno che mi preoccupa. Mi mormora appena il suo nome, gli stringo la mano e gli dico che sono contento di conoscerlo, che il suo primo racconto uscito su Orient Express piaciuto ai lettori della rivista e che alcuni di loro hanno scritto di aver letto con il sottofondo della colonna sonora indicata dallautore e di averne ricevuto una grande impressione. La storia, quella edita, del trentenne giallista si ferma qui: con le tre prove con colonna sonora e lindispensabile precedente storico del racconto approdato al Giallo Mondadori. C per una continuazione privata: avventura di carte dautore da poco tornate alla luce, che rivelano tra laltro quanto il progetto di racconti animati da una colonna sonora (cos lautore in una lettera a Macchiavelli) fosse pi ampio e articolato. Un Quarto racconto con colonna sonora destinato a una prosecuzione dellesperienza su Orient Express gi inviato a Macchiavelli nellagosto del 1982, insieme a un racconto pi lungo qui intitolato Era Aprile. Le carte restituiscono anche quello che a tutti gli effetti un quinto esperimento della serie, Luomo nuovo ritmmenbls. Ma resta pure traccia eloquente di una sesta articolazione, interrotta, cui si dato il titolo di Racconto incompiuto con colonna sonora. Tra gli inediti di Atzeni
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figura poi una scrittura che completa, con Era Aprile, il quadro di questi cimenti: la piccola storia che indichiamo col titolo redazionale Ancora la citt, i canali. 2. Bisogna avere un progetto: linsegnamento che un noto scrittore sardo ha confessato di aver tratto dal lavoro di Sergio Atzeni. Di progetto si pu parlare per i Racconti con colonna sonora (da qui in poi solo Racconti), ch non sono sparse esercitazioni in prosa. Vi intanto una unit narrativa che si sviluppa a episodi come in una serie fumettistica e che trova ragione nella scelta di un protagonista: pazzo violento e criminale, monomaniaco, soprannominato Caino - anonimo (quelluomo) nel Primo racconto, Mauses nel Racconto incompiuto come nelle stesure preparatorie ai racconti (dove ricorre anche Negro). Lunit potrebbe estendersi ad episodi ulteriori, dove il protagonista pare assentarsi. Ma un Caino in erba potrebbe essere quel Piccolo che anima il Quarto racconto, tenuto conto della inequivocabile intenzione di proseguire con questo la serie e della istintiva tendenza al flashback in Atzeni, che qui avrebbe un rimando sul finale del Secondo racconto: Da bambino [Caino] non sapeva sparare, n contare. Pi azzardato vedere ne luomo nuovo ritmmenbls del racconto eponimo un Caino magari parigino, come annunciato al termine del Terzo racconto; anche se il sintagma luomo nuovo sembra rinviare, con rinnovata reticenza onomastica, ai quelluomo del Primo racconto e del Secondo racconto. E infatti la coerenza del programma riposa piuttosto sulla sua stessa essenza: nei modi in cui vi si traducono suggestioni musicali in storie e immagini. Le brevi intro175

duzioni ai Racconti dichiarano un dialogo fitto fra musica e parola, quasi che lindole complessiva del singolo pezzo consegua, per un determinismo autoironicamente confessato, a movenze ritmico-melodiche. La rapina dolce del secondo racconto nella Elettronica addolcita da violino e sax struggenti di East dei Tuxedomoon, e il finale del racconto va col finale di Jinx. Il lato molle del duro e violento Caino, rivelato nel terzo racconto, nella concessione citazionale ai coretti fatta dai per altro duri Clash di Washington Bullets. La progressiva violenza del primo racconto nel Finale in crescendo, violento di I Zimbra dei Talking Heads. Si nota per che le introduzioni insistono su un sincronismo tra musica e narrazione, suggerendo quanto un tradurre suggestioni musicali in storie e immagini non basta a dar conto di ci che qui si compie. Loperazione , volendo, pi complessa, ed fedele al suo principio colonnare, dove la storia scritta si faccia compagna del brano musicale: In qualche modo un commento al disco: in giallo (lettera a Macchiavelli del 3 maggio 1982). La colonna sonora non detta solo il modo del racconto ma anche la fisionomia del narrato: da un lato incidendo sul respiro della frase, del periodo, dallaltro organizzando strutturalmente e quantitativamente il singolo pezzo. C un problema ritmico: nella gestione della frase e delle sequenze narrative. C un problema di tempo desecuzione: nel rispetto della durata di un brano musicale nella forma-canzone. In Atzeni, nella sua scrittura, preme una urgenza di canto. La dichiarer nellepigramma Se il signore mavesse dato mani abili / con la chitarra / e un canto di miele / avrei fatto un altro mestiere. Ne ammetter ancora
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in versi i risultati: altro non so / che inanellare / parole / una poi laltra / in fila / canticchiando / in blues. urgenza che emerge gi consapevole nellintroduzione al Quarto racconto: Il raccontino cerca di rispettare la punteggiatura della musica. Il ritmo, numerabile, dove la tensione musicale della parola praticamente espressa con un tecnicismo: il numerus. Tant che lars interpuntiva dei Racconti disegna una fitta partitura di pause e misure, sfruttando tutte le potenzialit offerte dai segni interpuntivi, quando la strada di una prosa liberata e musicale pi spesso passata per la loro elusione. Sar sufficiente notare al proposito il frequente gioco di soste che simpone sulla pagina complicando il passo a elementari attese sintattiche (e melodiche): E conta: il tempo, alle formiche (dal Primo racconto; ma numerosi sarebbero gli esempi di simili enjambement in prosa). Si potrebbe cos spiegare, pur in questo brulicare di virgole, punti e due punti, la latitanza del punto e virgola, forse sentito come pausa pi logica che ritmica. In quanto al tempo desecuzione del racconto-canzone (tradotto testualmente in 120 righe nella prima lettera a Macchiavelli) la tecnica costruttiva di Atzeni nientaffatto lontana da quella del videoclip e dei suoi sincronismi, dove si pu ricordare che il videoclip un prodotto che in quegli anni muove i primi passi. Ma qui losservatorio formale non basta pi: ad essere in gioco non sono tanto i procedimenti in s (su quali novit tecniche si potrebbe insistere, a fronte di una lunga e ininterrotta tradizione di rapporti fra musica e scrittura, nel Novecento anche per la prosa?), quanto la natura e la provenienza delle materie prime di cui si servono. Si assiste nei Racconti
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alla prima manifestazione artisticamente compiuta della estetica aperta di un Atzeni tempestivo nellattingere a sistemi espressivi eterogenei per livelli di produzione e consumo (i brani musicali adottati, il procedere fumettistico), pronto a cogliere fenomeni in atto, storicizzandoli con una buona dose di lungimiranza (i nuovi media superano la singolarit delle esistenze amalgamano il gusto e le immagini: limmagine educa allimmagine e il processo appena cominciato ne vedremo, negli anni a venire; Dichiarazione generale), ma soprattutto a tradurre tutto questo in narrazione (e andranno approfonditi su questa linea gli elementi di raccordo con lopera e il pensiero di Pier Vittorio Tondelli). La sorpresa dei Racconti consiste in una gaia ma strenua esperienza di scrittura condotta sugli oggetti e sulle forme di una cultura bassa appena aggiudicati alla cultura giovanile. Il jazz, che pure rientra in questa avventura, negli anni Ottanta prodotto gi sublimizzato. Escluso in assoluto che loperazione sia vezzo di autore (bench giovane) che discenda ad annettere alla cultura letteraria il ci-che-non-si-considera-letterario, ridimensionato anche un intento meramente trasgressivo: vive qui la serena concezione di una testualit della cultura, dove i testi che rappresentano una cultura non sono solo quelli che fanno capo al libro e allaccademia, e dove il letterario non ha segnati livelli di pertinenza. Riferito a questo orizzonte mentale ed estetico, il procedere colonnare dei Racconti non soltanto il risultato di una pur notevole perizia sincronica, ma un ordine che anche unabolizione di gerarchie, quando non uninversione di canonici rapporti di subordinazione: testo in forma letteraria a commento di un brano rock.
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Il fatto che ad Atzeni interessava una scrittura del mondo. Pi tardi, nel 1992, recensendo un volume tra storia gastronomica e letteratura di Massimo Montanari, con appunti pignoli tesi a criticarne la linea borghese nella scelta degli esempi dautore, si lascer andare in fine a una confessione: Ma perch tanta pignoleria? Mi approprio di una confessione di Charlie Brown (dai Peanuts di Schulz): A volte sto sveglio la notte e mi chiedo: Qual il significato della vita?. Poi arriva una voce che dice: Sul qui e sul qua laccento non va. Cos sono: attento agli accenti di una scrittura (il mondo) che nettamente mi sovrasta. Il fumetto, ancora lui: gi ospite dei nostri Racconti e ora auctoritas cui affidare la difesa di una critica severa e puntuale. Gli accenti: che per lAtzeni di dieci anni prima sul qui e sul qua non ci vanno comunque, mentre ci vanno ad esempio sul va. Al Macchiavelli che domanda spiegazioni su questo uso libero degli accenti nei dattiloscritti inviatigli, il giovane scrittore risponde cauto ma in maniera circostanziata: Forse, dipende dalla lingua materna, sardo (nella variante campidanese), che ne fa uso differente. Per dare cadenze ritmiche al parlato: per esempio: va = ndara; andava = andra; v = bi. Mi incasina non solo gli accenti, la lingua materna. Lascolto del mondo, intanto, iniziava a pretendere la sua dose di mimesi. 3. Per i Racconti e materiali affini sembra dunque passare un progetto pi largo, disegnando un diagramma attraverso lintera opera atzeniana: diagramma di una tenace ricerca morale ed espressiva interrotta solo dalla prematura scomparsa dellautore, il 6 settembre 1995.
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Intanto: cosa ha alle spalle Atzeni nella movimentata estate del 1982 che abbiamo provato a raccontare? Essenzialmente: il raccontino E Maria ascese al cielo (1977); lesperienza teatrale divisa tra la composizione di Quel maggio 1906 e linteresse critico testimoniato dallintroduzione a Bellu schesce dottori di Emanuele Pili (1977 e 1978); la ri-scrittura, insieme alla moglie Rossana Copez, delle Fiabe sarde (1978). Nei circa quattro anni trascorsi da queste prime nonch varie prove allesperienza dei Racconti, si colloca una produzione giornalistica anche copiosa, gi intrapresa nel lontano 1966 e coltivata con crescente intensit lungo gli anni 70 su varie testate. una messe di articoli dove fra laltro si possono isolare: lapprofondimento, attraverso la cronaca, della realt sarda e in particolare di quella urbana di Cagliari; la passione per la musica; lattenzione dedicata al fumetto. Tutti interessi che congiuntamente o partitamente informeranno i pezzi qui riuniti. Storicamente, i Racconti rappresentano dunque lelemento di raccordo tra la primissima produzione ufficiale del biennio 77-78 e la decennale carriera dei romanzi, dallApologo del giudice bandito (1986) ai postumi Passavamo sulla terra leggeri e Bellas mariposas (1996). Da un punto di vista professionale, lepisodio ha tutte le carte in regola per qualificarsi come lautentico rito diniziazione al mestiere di scrittore, danza sincopata con un primo tempo scandito da Gli amori, le avventure e la morte di un elefante bianco. Ma la circostanza non motivabile solo sul piano storico. Diverse sono le linee che dagli esemplari di questa stagione di scrittura si dipartono in direzione della produzione a venire. Si dipartono e passano: la congiunzione di
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estremi fra il racconto E Maria ascese al cielo (1977) e Bellas mariposas (ultimato nel 1995) con le sue indimenticabili brghines suburbane, gi indicata da Marci nel senso di unidea di purezza che nasce in un mondo di degrado, inanellata in mezzo dalla figura di Paperina, lamore di Caino, che con la stessa rigidit ha distribuito cazzotti agli antipatici e ha difeso la sua straordinaria castit di ventanni (Terzo racconto). Ancora le soluzioni linguistiche di Bellas mariposas sono anticipate in Era Aprile, anche se con minore arditezza: lapporto idiomatico non ingente ma i dialoghi hanno una sintassi molto regionale, costruiti secondo un mio modello di come i cagliaritani parlano litaliano (lettera a Macchiavelli del ferragosto 1982; dove si noti la rivendicazione autoriale del diritto dinvenzione, con unimplicita presa di distanza da una improbabile poetica del magnetofono). E si potr anche vedere come luso del doppio piano narrativo passato-presente, con transizioni memoriali agganciate a oggetti e situazioni, costruttivo ne Il quinto passo laddio, gi sperimentato con efficacia ne Gli amori, le avventure e la morte di un elefante bianco (e forse, come detto, attraverso la serie dei Racconti) o in Ancora la citt, i canali, dove lo scolorare di un piano sullaltro, del passato sul presente, si veste di uneffrazione sintattica: tornato io che avevo ventanni. Lo stile, appunto. A queste esperienze, e in modo particolare ai Racconti e al laboratorio di correzioni qui restituito, si pu far risalire il verace tirocinio di quella maniera franta e asciutta (notata allunanimit da chi si occupato del narratore maturo, con precisione in Cristina Lavinio) degustabile a partire dallApologo del giudice bandito
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con assaggi nel racconto lungo Araj dimoniu (1984). Tutto avviene in tempi molto stretti: gi non pensabile, leggendo i Racconti, imbattersi nei periodi ramificati ancora attivi nel di poco precedente Gli amori, le avventure e la morte di un elefante bianco: Questo sodalizio durava ormai da un anno, senza mutamenti di particolare rilevanza, quando, un marted di febbraio fuori pioveva a dirotto Savino trov la porta dellappartamento del terzo piano semiaperta, e la signorina Mulas svenuta nel soggiorno, con la tele spenta. In seguito Atzeni sapr sfruttare al meglio proprio la contiguit e lalternanza tra modo contratto e modo disteso anche nella stessa sequenza narrativa. Poi c la citt, Cagliari naturalmente. Nella Cagliari dei Racconti (per altro sfumata, affidata a poche annotazioni geografiche e toponomastiche) vive una opposizione interna che si riveler feconda nei romanzi, con forti implicazioni socio-culturali. Il protagonista, Caino, un giovane barbaro, venuto dalla periferia sterminata che cresciuta come un cancro attorno alla Ciudad (Secondo racconto). Il riferimento va a quelle due realt urbane il quartiere alto e murato di Castello (Ciudad con rinvio ai dominatori iberici) e i bassi quartieri periferici che articoleranno la Cagliari, Cagli, depoca spagnola nellApologo del giudice bandito (citt bassa contro citt alta murata, p. 11). La periferia sterminata trover espressione compiuta, oltre che in Bellas mariposas, nel movimentato scenario della nuova casbah ne Il quinto passo laddio (p. 34). gi l che si muovono gli attori dei Racconti, e in particolare il protagonista portandosi appresso il soprannome di Caino, che certamente scontato in riferimento a persona infida e appartiene al linguaggio
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giovanile della Cagliari dello scrittore (unu gainu), ma qualcosa vorr dire se tale quale a quello che dei cittadini affibbiano al protagonista de Il quinto passo laddio, Ruggero Gunale, personaggio, si sa, dai forti sentori autobiografici. Lattenzione di Atzeni per questa movimentata perifericit come realt eslege, barbara appunto, rispetto allordine della Ciudad, allordine costituito si direbbe (periferiche sono anche alcune spie linguistiche: Mammai e Babbai, mamma e babbo, del Quarto racconto sono forme non-cagliaritane, sardo-campidanesi, ad indicare lorigine extracittadina dei personaggi). Non per altro al motivo della periferia si lega quello del randagismo (del non-ordinato dunque) che ha ancora moventi autobiografici ma pure contiguit etniche, come compendiato dallaccostamento di sardo e randagio (seguiti da anarchico) nellautobiografia in tre righe che Atzeni pi tardi affider al dattiloscritto del racconto Campane e cani bagnati (Sergio Atzeni, sardo randagio anarchico e quarantenne). Con ci si in direzione di una periferia pi grande chiamata Sardegna, con centri che di volta in volta hanno importato ordini e ordinamenti: ma questo un altro libro. Certo che i meccanismi di una imminente e profonda riflessione culturale e sociologica sono gi attivati nellAtzeni pi sommerso. La fuga di Mauses (il pre-Caino) nel Racconto incompiuto, dentro e attraverso la citt vecchia, inseguito dai carabinieri dopo la rapina, lelemento di disordine che rompendo la membrana entro la quale vive lordine, viene a turbarlo. Il che poi diventer, al solito, materia dapologo: gli undici vecchi cani randagi di una poesia della maturit che decidono di an183

dare a morire fra i profumi e le cagnette del centro gettandovi lo scompiglio (corsivo nostro). Ed presto detto: Caino, quello originale, randagio lo gi nella maledizione di Dio, nella Bibbia (ramingo e fuggiasco sarai sulla terra, Genesi, 4, 12 e 14): la Lettura di Atzeni-Gunale. Giancarlo Porcu
Noro, agosto 2002

Nota Salvo ulteriori indicazioni, per i titoli citati sopra e in questa nota si rinvia alla Nota biobibliografica. Tumbano tamburi (si legga tmbano) un verso di Atzeni dal n. XVIII, v. 4, della sezione Mi basta saper suonare a malapena una tarantella di Due colori esistono al mondo. Verso musicale di un testo tutto musicale, dove vive unaltra grande risorsa atzeniana: il ri-uso della lingua sarda (campidanese tumbai, battere, urtare) con ispessimento espressivo, sonoro e culturale della pagina. 1. La storia dei Racconti con colonna sonora si apprende dalla testimonianza di LORIANO MACCHIAVELLI, Appunti per Atzeni (da cui tratto il passo riportato). Altri apporti e una prima illustrazione dei materiali oggetto di questo volume si devono a GIGLIOLA SULIS, Sergio Atzeni giallista. 2. Il noto scrittore sardo Marcello Fois, la confessione in una testimonianza comparsa su La Nuova Sardegna del 9 settembre 2001 (Atzeni, la forza di un progetto): so che una cosa fondamentale [Atzeni] me lha insegnata: bisogna avere un progetto. La discussione del rapporto Atzeni-musica ben lontana dallessere esaurita nel presente contributo. La musica, specie nei suoi aspetti ritmico-percussivi, costituisce uno dei temi privilegiati della produzione narrativa di Atzeni e in particolare de Il quinto passo laddio: cfr. GIORGIO RIMONDI, Uno scrittore in ascolto. Considerazioni su Sergio Atzeni e la musica, in

MARCI-SULIS, a cura di, pp. 133-148 (dello stesso, per i legami tra scrittura e musica, si veda: La scrittura sincopata. Jazz e letteratura nel Novecento italiano, Milano, Bruno Mondadori, 1999). L epigramma citato il n. XXX della sezione Mi basta saper suonare a malapena una tarantella di Due colori esitono al mondo; laltro breve testo, titolato dallincipit altro non so, compare sul numero de La grotta della vipera dedicato ad Atzeni. Appena abbozzato qui anche un altro ordine di questioni concernenti quella che si definita lestetica aperta di Atzeni (chi scrive se n avveduto dopo ha forse abusivamente retrodatato la nozione di poetica aperta che lAtzeni traduttore apprender nel volgere in italiano Finzione e dizione di Genette). Da ricordare almeno come ladesione a prodotti quali musica giovanile, fumetto, poliziesco e fantasy si accompagna a una riflessione ben sociologica. Riguardo alla musica, Atzeni si mostra costantemente interessato ai risvolti sociologici del fenomeno musicale (RIMONDI, p. 137). In questioni pi letterarie, dalle parole dellautore: Antonio Gramsci, se vivesse oggi, invece di dare lindicazione di partire dal melodramma darebbe quella di partire dal poliziesco, o dalla fantascienza, o dal fumetto; citato in MAURO PALA, Sergio Atzeni, autore post-coloniale, in MARCI-SULIS, a cura di, p. 121 (il passo sta originariamente in una recensione a Raymond Chandler comparsa su La Nuova Sardegna del 26 luglio 1980). Molto libero anche luso della nozione di testualit della cultura, che risale ai lavori di Lotman fin da JURIJ M. LOTMAN e BORIS A. USPENSKIJ, Tipologia della cultura [1973], Milano, Bompiani, 1975. La recensione di Atzeni al libro di Montanari (Convivio oggi. Storia e cultura dei piaceri della tavola nellet contemporanea, 1992) uscita sulle pagine de LUnione Sarda, Dal crudo al cotto, 24 ottobre 1992 (devo lindicazione allamico Giuseppe Grecu, autore di una tesi di laurea La narrativa di Sergio Atzeni tra storia e trasfigurazione fantastica, Universit di Bologna, aa 1999-2000). 3. Per quanto riguarda le opere giovanili di Atzeni menzionate, non citate nella Nota biobliografica, il racconto E Maria ascese al cielo comparve su La Nuova Sardegna del 6 ottobre 1977; lintroduzione alla riedizione di Emanuele Pili, Bellu schesce dottori. Cummedia sarda in tres attus [1907] usc nella collana Teatro (curata anche da Atzeni) della Edes di Sassari nel 1978; la prima edizione delle Fiabe sarde - raccontate

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da Sergio Atzeni e Rossana Copez usc a Cagliari per Zonza nel 1978, con disegni di Franco Pruna e presentazione di Albino Bernardini [poi: Cagliari, Condaghes, 1996, sempre con presentazione di Bernardini, introduzione di Giacomo Mameli e illustrazioni di Bruno Olivieri]. Per il legame tra E Maria ascese al cielo e Bellas mariposas cfr. MARCI, Sergio Atzeni: a Lonely Man, pp. 100-101. Il saggio della LAVINIO, Tecnica del frammento e sperimentazione linguistica, sta in MARCI-SULIS, a cura di, pp. 67-79. La citata autobiografia in tre righe contenuta nel dattiloscritto dautore di Campane e cani bagnati, riportata da Marci nellintroduzione ad ATZENI, Sotto! (p. 17). Le indicazioni di pagina relative a Il quinto passo laddio si riferiscono alledizione Il Maestrale. La poesia degli undici vecchi cani la n. XXI della sezione Mi basta saper suonare a malapena una tarantella di Due colori esistono al mondo.

INDICE

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Racconti con colonna sonora


e altri in giallo

RACCONTI CON COLONNA SONORA


9 11 19 27 33 39

APPENDICI A. Racconto incompiuto con colonna sonora Prima redazione Seconda redazione B. Carteggio Atzeni-Macchiavelli Notizia sul testo Criteri di edizione Apparati Nota biobibliografica

Dichiarazione generale Primo racconto con colonna sonora Secondo racconto con colonna sonora Terzo racconto con colonna sonora Quarto racconto con colonna sonora Luomo nuovo ritmmenbls ALTRI RACCONTI IN GIALLO

87 93
99 109 118 122 165 173

47 65 79

Gli amori, le avventure e la morte di un elefante bianco Era Aprile Ancora la citt, i canali

Tumbano tamburi
Storie e progetti di musica, scrittura e periferie
di Giancarlo Porcu

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Volumi pubblicati:
Tascabili . Narrativa Grazia Deledda, Chiaroscuro Grazia Deledda, Il fanciullo nascosto Grazia Deledda, Ferro e fuoco Francesco Masala, Quelli dalle labbra bianche Emilio Lussu, Il cinghiale del Diavolo (2a ristampa) Maria Giacobbe, Il mare (ristampa) Sergio Atzeni, Il quinto passo laddio Sergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri Giulio Angioni, Loro di Fraus Antonio Cossu, Il riscatto Bachisio Zizi, Greggi dira Ernst Jnger, Terra sarda Salvatore Niffoi, Il viaggio degli inganni (2a edizione) Luciano Marrocu, Fulas (2a edizione) Gianluca Floris, I maestri cantori D.H. Lawrence, Mare e Sardegna Salvatore Niffoi, Il postino di Piracherfa Flavio Soriga, Diavoli di Nurai Giorgio Todde, Lo stato delle anime Francesco Masala, Il parroco di Arasol Maria Giacobbe, Gli arcipelaghi Salvatore Niffoi, Cristolu Giulio Angioni, Millantanni Luciano Marrocu, Debr Libans Giorgio Todde, La matta bestialit Sergio Atzeni, Racconti con colonna sonora e altri in giallo Marcello Fois, Materiali Narrativa Salvatore Cambosu, Lo sposo pentito Marcello Fois, Nulla (2a edizione) 190

Francesco Cucca, Muni rosa del Suf Paolo Maccioni, Insonnie newyorkesi Bachisio Zizi, Lettere da Orune Maria Giacobbe, Maschere e angeli nudi: ritratto duninfanzia Giulio Angioni, Il gioco del mondo Aldo Tanchis, Pesi leggeri Poesia Giovanni Dettori, Amarante Sergio Atzeni, Due colori esistono al mondo. Il verde il secondo Gigi Dess, Il disegno Roberto Concu Serra, Esercizi di salvezza Serge Pey, Nierika o le memorie del quinto sole Saggistica Bruno Rombi, Salvatore Cambosu, cantore solitario Giancarlo Porcu, La parola ritrovata. Poetica e linguaggio in Pascale Dessanai FuoriCollana Salvatore Cambosu, I racconti Antonietta Ciusa Mascolo, Francesco Ciusa, mio padre Alberto Masala - Massimo Golfieri, Mediterranea I Menhir Salvatore Cambosu, Miele amaro Antonio Pigliaru, Il banditismo in Sardegna. La vendetta barbaricina In coedizione con Edizioni Frassinelli Marcello Fois, Sempre caro Marcello Fois, Sangue dal cielo Giorgio Todde, Lo stato delle anime Marcello Fois, Laltro mondo 191

Stampa: Studiostampa - Nuoro

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