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I poveri benvestiti

Milano - Uscendo dal bar, mi siedo su una panchina per leggere il giornale e fumarmi una sigaretta. Pochi
istanti dopo, un uomo si avvicina a me: il passo sicuro, lo sguardo serio e l’aspetto curato fanno pensare
che si stia dirigendo in qualche ufficio e voglia chiedere un’informazione. Strano, però: non ha la valigetta
con sé.

Rivolgendosi a me, domanda gentilmente: “Scusi, avrebbe una sigaretta?”. Sorridendo, porgo al mio
interlocutore il pacchetto e l’accendino. Titubante, con voce sommessa e lo sguardo rivolto a terra, mi
chiede: “Scusi, ho perso il lavoro, non ho da mangiare, avrebbe cortesemente qualche moneta?”.

L’uomo benvestito è un “nuovo povero”: padri quarantenni con uno stipendio fisso, moglie casalinga o
impiegata part-time , i figli in età scolare, un mutuo da pagare e molte altre necessità.

Per compensare l’aumento delle spese, inizialmente ci si è adeguati tagliando qualche extra: le vacanze
estive si sono accorciate, le cene al ristorante si sono fatte più rade. Per avere un po’ di liquidità fino al
prossimo stipendio, sono stati usati i risparmi .

Quante volte il “nuovo povero” si sarà rassicurato con frasi come: “Questo periodo passerà”? Quante volte
avrà affermato fra sé e sé:”Non possono certo licenziarmi: lavoro bene, trovare una persona con le mie
stesse competenze non è facile!”? Invece, una mattina, ha ricevuto dal diretto superiore la lettera di
licenziamento.

Disperato, il nuovo povero non sa cosa fare: senza stipendio, non può chiedere un prestito. La situazione in
cui versa ogni azienda rende vana qualunque candidatura; inoltre, alla sua età, il nuovo povero ha poche
speranze di essere preso in considerazione. I famigliari non possono aiutarlo: la pensione del padre basta a
malapena per lui e la moglie, ed il fratello ha anche lui una famiglia da mantenere.

Umiliandosi, il nuovo povero chiede la carità a Milano, la “città ricca”, ma potrebbe farlo chiunque altro in
qualunque altra località.

Faccio quello che posso, e che mi sento in dovere di fare: dono 2 € al nuovo povero. Per me, vuol dire
rinunciare ad un pacchetto di sigarette: poco male. Quei 2 €, anche se non risolvono la sua situazione ,per il
nuovo povero assumono un significato speciale: uno sconosciuto si è preoccupato per lui.

Ma, se uno sconosciuto precario può offrire 2€, cosa possiamo e dobbiamo fare tutti insieme?

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