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Claudio Bettinelli

IO E LA CONOSCENZA
Dialogo sopra i due massimi
sistemi del mondo umano




Edizione internet
www.ioelaconoscenza.it


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A Marisa, razionalissima irrazionale
































Questo testo da considerarsi freeware, ovvero completamente gratuito e liberamente utilizzabile senza alcuna preventiva
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INTRODUZIONE

(da leggersi con calma)




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L'INCUBO DELLA MATERIA


Gli uomini disperarono, nei secoli, di poter realmente trovare la strada
per piegare la materia al loro volere. Disperarono cio di poter uscire
dallincubo della Ripetizione e dellImpotenza.

Lincubo di dover trovare per sempre i poveri, i ciechi, gli storpi ed i
malati ad ogni angolo di strada.

Lincubo di non poter mai riuscire a dominare le forze della natura,
cos spietate e indifferenti.

Lincubo, in altre parole, di sapere lumanit per sempre preda del
Caso e della Fortuna.

Allinfinito.
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Sollevati dalle fatiche millenarie, e alzata la testa, gli uomini doggi
guardano invece sbigottiti alla magia messa in moto.

Le macchine, lucenti e brillanti, scivolano ormai onnipresenti.

Inarrestabile la magia della scienza. Niente viene pi ripetuto. Ogni
giorno porta nuova potenza, nuova forza, nuova capacit di intervenire
sulla materia e sul mondo.

Nulla pu fermare la scienza, e, come intuito dai suoi fondatori, essa
procede di forza propria, ingigantendosi e nutrendosi di s medesima.

Non vivremo pi nellincubo della ripetizione e dellimpotenza.

Allinfinito.
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Ma ogni nuova scoperta, se da una parte rallegra dallaltra lacera.

Di fronte al moto implacabile della scienza crollano tempi, miti,
distanze, tradizioni, fedi, lingue, usi, barriere, costumi, radici
personali. Manca qualcosa. E quasi si vergognano gli stessi creatori
davere figli cos capaci.

E cos veloci.

E cos potenti.

E cos nuovi.

E cos perfetti.
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Le macchine non parlano, ma il loro silenzio sembra dire:


Sempre pi perfetto il nostro lavoro
Ma non le vostre vite

Sempre pi potente il nostro imporci
Ma non la vostra volont

Sempre pi veloce il nostro evolverci
Ma non il vostro crescere

Sempre pi forti le nostre membra
Ma non le vostre anime

Sempre pi asciutto il nostro controllo
Ma non i vostri pensieri
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DOTTORI IN MECCANICA
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ANALFABETI IN SPIRITO
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L'INCUBO DELL'ANIMA


Gli uomini da sempre disperano di poter trovare la strada per uscire
dalla miseria dellanima. Disperano cio di poter uscire dallincubo
della Ripetizione e dellImpotenza.

Lincubo di dover essere per sempre costretti a ripetere una storia di
morte, dolore, infelicit, tristezza, pianti, vite sprecate, amori spezzati,
speranze mal riposte, tragedie, solitudini, disperazione, ansie, guerre,
violenze, stupri, furti, omicidi, malattie, vecchiaia...

Lincubo di non poter mai riuscire a dominare le forze dellanima,
cos spietate e indifferenti.

Lincubo, in altre parole, di sapere ogni uomo per sempre preda del
Caso e della Fortuna.

Allinfinito.
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Eppure...

Tra le forze della natura - misteriose e insondabili - e quelle che
agitano lanima umana - misteriose e insondabili - non pu esservi
differenza alcuna.

Tutto appartiene allESSERE.

LESSERE uno solo: Sua Ottima Unit l'Universo.
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Dunque...

Che sia solo questione di METODO?
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LA SCIENZA. CHE COS LA SCIENZA?


Se un uomo di scienza si trovasse oggi nella giungla davanti ad un
fuoco acceso con due legnetti sfregati tra loro, e cercasse di spiegare
alla gente che lo circonda il concetto che...

S! davvero possibile vedersi stando a tre mesi di cammino luno
dallaltro. Ed anche parlarsi, se si vuole. S! possibile percorrere
unintera valle in pochi istanti, volando pi veloci degli uccelli, ed
anche pi in alto di loro. S, si pu colpire un giaguaro a mille passi di
distanza, in piena notte, vedendolo come se fosse giorno. S,
possibile tutto questo, anzi molto di pi, a patto per di risolvere tutto
sul piano della scienza e della tecnica

questuomo si sarebbe assunto un incarico non da poco.

Mostrare a tutti il fucile, lorologio, e il cannocchiale, non servirebbe a
nulla.
Anzi. Una volta giocato con le lenti e sparato qualche colpo, tutti
farebbero mostra di aver capito.
E la confusione sarebbe totale.
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Luomo di scienza dovrebbe allora cominciare ad esporre concetti
molto strani.

Badate che la scienza non saper costruire questo o questaltro
oggetto; non saper volare o saper fabbricare un fucile. Anche voi
sapete fare tante cose, come archi, trappole, e capanne; ma non per
questo avete la scienza. La scienza non vago sapere, perch anche le
vostre vecchie sanno tante cose. La scienza non nemmeno scoprire e
indagare, perch questo lo fanno tutti i bambini, ed anche i cuccioli
curiosi.
La scienza non esiste. La scienza un modo di accostarsi alle cose. La
scienza METODO. La scienza infinita. La scienza non pu essere
totalmente posseduta perch senza limiti. La scienza nella gente, e
tuttavia anche fuori, nel mondo da scoprire. La scienza vita, ma
anche morte
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LA CONOSCENZA. CHE COS LA CONOSCENZA?

Da secoli, nei banchetti o seduti attorno al fuoco, gli uomini di
conoscenza cercano di spiegare a coloro che li circondano il concetto
che...

S! davvero possibile spostare la propria coscienza da un luogo
allaltro dell'universo in un istante. E anche il proprio corpo, se si
vuole. S, possibile non ammalarsi mai, ed evitare i pericoli pi
nascosti. S, possibile essere immortali o vivere comunque una vita
perfetta e senza rimpianti. S, possibile tutto questo, anzi molto di
pi, a patto per di risolvere tutto sul piano della conoscenza e dello
spirito

ma cos facendo quegli uomini si assumono sempre un incarico non
da poco.

Mostrare a tutti i prodigi, i miracoli, e le guarigioni fulminee, non
serve a nulla.
Anzi. Una volta goduto di qualche grazia e aver ragionato sulla
spiritualit, tutti fanno mostra daver capito.
E la confusione sempre totale.
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Gli uomini di conoscenza finiscono allora con l'esporre concetti molto
strani.

La conoscenza una. La conoscenza morte. La conoscenza morte
ma anche vita. Badate: la prima base della conoscenza amarsi, ma
il compiacimento di s lerrore pi grande. vero che la conoscenza
un processo, ma la conoscenza gi in tutti voi. Solo la conoscenza
vi rende liberi, ma per accedervi occorre morire. Attenzione per! La
conoscenza viene dallirrazionale, e lirrazionale viene dal non
pensare. La conoscenza fa paura, ma sempre, ve lo confermo, sempre,
per chi diviene uomo di conoscenza, tutto quanto si vede, si sente, e si
mangia, diventa strumento di ulteriore conoscenza
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LA SCIENZA FU PRECEDUTA DA UNA RIVOLUZIONE

Fu necessario sottrarsi allincubo dei corpi.

Fu necessario superare lottica di un universo costituito da tanti
elementi separati, e cominciare a vederlo invece come quid, come
infinito, come continuum.

Come unit astratta, insomma.

Fu quindi necessario liberarsi dei su e dei gi, dei dentro e dei
fuori, dei sopra e dei sotto, dei pieno e dei vuoto, dei
divino e degli umano, dei celeste e dei terrestre...

(Luniverso non un punto di vista)
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LA CONOSCENZA PRECEDUTA DA UNA
RIVOLUZIONE

necessario sottrarsi allincubo dei corpi.

necessario rimuovere lottica di noi stessi come costituiti da tanti
elementi separati, e cominciare a vederci invece come quid, come
infiniti, come continuum.

Come unit astratte, insomma.

quindi necessario liberarsi dei su e dei gi, dei dentro e dei
fuori, dei sopra e dei sotto, dei divino e degli umano, dei
mentale e dei corporeo, degli emotivo e dei cerebrale....

(Noi non siamo un punto di vista)
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LA PRIMA GIORNATA




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@



Un venerd pomeriggio, verso quellora in cui gi tardi per fare un
riposino, ed ancora troppo presto per andare in casa daltri, Andrea
decide di andare a trovare lamico Massimo.
Stanco della mezzora che ha passato a zonzo per la citt, forza il
motorino e arriva in cima alla collina in quattro e quattrotto. Laria
fresca, il sole caldo, e lavanzata primavera si nota anche nel bel
giardino tutto intorno alla casa, oramai verde ed in molti punti anche
fiorito.
Messo il motorino sul cavalletto, Andrea suona il campanello.
un po pentito. Non questa lora dandare in casa daltri. Se non ci
sar subito risposta se ne andr via senza insistere.
Ma la porta si apre.



@
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Oh, carissimo! Vieni. Arrivi giusto per il caff
Ciao. Passavo di qui. Non ti disturbo, vero? unora che giro in
motorino...
No, no. Anzi, mettiti in giardino che sta venendo su il caff. Prendo le
tazze e arrivo
Mentre Andrea se ne va in giardino passando per la sala, Massimo torna in
cucina ad aspettare che il caff abbia terminato di venire su del tutto; mette
poi le tazze su di un vecchio vassoio di legno, assieme a zucchero, cucchiaini
e caffettiera, e quindi porta fuori.
Andrea si gi sistemato sulla sdraio che sta alla destra del tavolinetto di
marmo. Sta ancora armeggiando per trovare la posizione ottimale, perch uno
dei braccioli fatica ad incastrarsi proprio dove vuole lui. Massimo appoggia il
vassoio, dando una rapida occhiata alla citt oltre la siepe, e quindi si sdraia
anche lui, alla sinistra del tavolo, mettendosi poi a servire il caff.
Due di zucchero? chiede ad Andrea.
S, grazie. Ecco! Abbasso un po la sdraio... Oh! Perfetto!
Prese le tazzine, i due sorseggiano in silenzio il caff gustandosi la pace del
luogo e lo spettacolo del cielo sopra la citt. Nonostante si sia ancora in
primavera, il clima tiepido e abbastanza confortevole. Il cielo, appena
striato da qualche nuvola, d una luminosa sensazione di calore, e la brezza
che ogni tanto spira troppo lieve per dare fastidio.
Buono il caff. Lhai fatto tu?
S, mia moglie via. Lo sai, no?
Mentre termina di bere, Andrea osserva con pi attenzione la vegetazione
che li circonda, accorgendosi che il giardino molto pi avanti di come
credesse. Merito sicuramente del trascorso inverno, senza neve n particolari
minime. Dappertutto si vedono fiori sono ben aperti, e anche i rami appaiono
perfettamente sviluppati.
Per, che stagione, eh!
Gi! Visto che roba?
Per me anche colpa dellozono
Anche per me
Bevuto lultimo goccio di caff, Andrea appoggia la tazzina sul marmo e si
riallunga sulla sdraio. Armeggia ancora un po coi braccioli fino a trovare una
posizione pi rilassante.
Ne vuoi ancora un po? Ce n per una tazza domanda Massimo.
S. Ma facciamo a met
Per qualche minuto ancora i due amici se ne restano in silenzio, seguendo
ciascuno i propri pensieri. Questo un giorno di festa, da gustarsi senza
preoccupazioni n fretta. Il bello di questa festa, poi, che cade di venerd, e
fa quindi ponte con il sabato e la domenica.
Parti per il fine settimana?
No. Dove vuoi che vada? Mia moglie arriva domenica tardi
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Stavolta Massimo ad armeggiare coi braccioli. Abbassa anche lui lo
schienale, cercando di non avere proprio negli occhi un raggio di luce che
filtra dal pino, e poi sposta in avanti la caffettiera per meglio vedere lamico.
Andrea naturalmente - riv col pensiero ai discorsi fatti qualche giorno
prima, durante la cena che avevano fatto l, nella bella sala che d sul
giardino.
In quelloccasione avevano naturalmente parlato di un po di tutto (le solite
cose che due coppie possono dirsi); ma ad un certo punto, ormai al dolce, il
discorso aveva preso una piega quanto mai insolita.
Nel parlare di streghe, maghi, e gente che predice il futuro e cose simili ce
nera uno proprio allinizio della strada che sale alla collina invece di stare sul
tono scherzoso che largomento richiedeva, Massimo se nera improvvisamente
uscito con un commento incomprensibile. Secondo lui lo spirito cos aveva
infatti curiosamente esordito era per sua natura gratuito, a disposizione di tutti,
e andare a chiedere della propria vita ad unaltra persona era come domandare
ad uno per telefono come si vestiti, e scoprirlo poi a forza di farsi fare
domande. Andrea aveva ovviamente chiesto una spiegazione; ma Massimo
aveva cercato di chiudere largomento. Secondo lui non era proprio il momento
di parlarne, e comunque non sarebbe stato in grado di capire. Il tuo mondo
aveva infatti incredibilmente aggiunto infantile. E quindi non potresti capire.
Andrea sul momento aveva pensato di aver capito male. Infantile? aveva
quindi ripetuto istintivamente. E Massimo, con spontaneit, gli aveva proprio
risposto: Il tuo mondo. il tuo mondo infantile.
Andrea era rimasto ovviamente per qualche secondo senza sapere che dire
e che pensare. Massimo era per lui un amico di vecchia data, e in pratica si
conoscevano da sempre. Negli ultimi anni avevano dovuto perdersi di vista
per vari motivi: lavoro, studi, sport, eccetera. Tuttavia, anche se non si erano
frequentati per alcuni anni, nel riprendere il vecchio rapporto Andrea non
aveva avuto affatto la sensazione di essere rimasto cos indietro nello
sviluppo da dover essere definito infantile. Accortosi di avere in qualche
modo ecceduto, o forse che il discorso era ormai aperto, Massimo aveva
cercato di chiarire specificando che il suo mondo non era infantile in termini
di maturit (non intendeva certo questo, per carit!), ma in termini di visuale.
Soltanto di visuale. In termini di rapporto aveva detto. In termini di ottica.
Di punti di vista.
Andrea, che non capiva ancora bene sotto quale tono prendere il discorso,
aveva cos replicato che un po bambini, in fondo, lo si resta tutti. Anche se
diventiamo adulti, manteniamo certi egoismi e certi capricci tipici
dellinfanzia...
Massimo laveva per subito interrotto. Non era questo largomento in
questione. Il suo mondo il mondo di Andrea, cio - non era sbagliato nel
senso che avrebbe potuto essere migliore (o pi adulto). Il suo mondo era
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semplicemente avvertito in modo sbagliato. Come posso dirti aveva
aggiunto cercando le parole. errato. percepito male.
Massimo, nellinutile tentativo di essere pi chiaro, aveva poi sottolineato
ancora una volta che non era una questione di buon senso o di intelligenza.
Lui - Andrea - percepiva il mondo in termini assurdi, e questo gli impediva di
capire i discorsi sullo spirito e sulla spiritualit. Non gli impediva di essere
migliore, ovviamente (perch nulla, a ben vedere, pu impedire ad un uomo
di migliorarsi), ma era un ostacolo di fondo che complicava tutto.
come andare in giro col freno a mano tirato aveva aggiunto
gesticolando. La macchina va lo stesso, per tu senti che non tira.
Andrea se nera rimasto a questo punto zitto per un bel po, a studiare in
volto il suo vecchio amico. Era chiaro che Massimo per caso o di proposito
stava andando a parare in qualcosa di originale. Laccusa di infantilismo,
cio di errata percezione del mondo, doveva per forza riguardare anche molti
altri. Se non era la sua maturit ad essere messa in discussione, allora lo era
qualcosa d'altro. Qualcosa che riguardava tutti. Forse lumanit intera.
Erano stati a quel punto interrotti dalle donne, che dalla cucina avevano
chiesto qualcosa ad alta voce. Massimo aveva loro risposto e poi, dopo un
lungo momento di silenzio, si era rivolto allamico parlando pi o meno in
questi termini.
Vedi Andrea, io non penso che si possa fare molta strada nel campo dello
spirito se prima non si impostata una corretta visione del proprio essere.
Daltronde, fin quando si bambini va bene vedere tutto da bambini. Ma
persistere quando si gi grandi, diviene un assurdo, no? E quindi un
ostacolo.
Andrea non aveva potuto certo assentire (ma di che diavolo stava
parlando?). Per, dopo un altro momento di silenzio, si era sentito pervadere
da una certa ilarit, e si era deciso a fare la domanda.
Ma scusa. Mi vuoi spiegare cos che abbiamo tutti di assurdo e di
infantile? Dico abbiamo perch mi par di capire che ci sia qualcosa che non
vada anche negli altri. Beh!? Cosa c che non va? Cos che non capiamo?
Andrea non aveva potuto trattenersi dal sorridere apertamente, piuttosto
divertito dal trovarsi costretto a formulare una domanda cos assurda. Dalla
cucina erano arrivate le donne portando il dolce, e Andrea era stato sul punto
di coinvolgere anche loro nella singolare discussione. Ma lespressione
assorta di Massimo laveva in qualche modo trattenuto.
La conversazione era cos ripresa sui soliti argomenti, fino a quando, finito
il dolce e bevuto il caff, le due donne erano salite al piano di sopra a vedere
un prezioso mobile dellottocento - una specie di com ereditato da una
prozia di Massimo. I due erano allora rimasti in silenzio per un mezzo
minuto, e Massimo, a capo chino e giocherellando con dei pezzetti di pane,
era stato il primo a riaprire la discussione.
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Andrea! Qui non stiamo parlando di intelligenza, o di buon senso, o di
sentimenti, o di cuore! Stiamo parlando di percezione. Del senso di s. E
quindi di tutto quel che ci circonda. Il tuo mondo, Andrea, non ha proprio
niente che non vada. Solo che in te la percezione il risultato dellottica
infantile. una percezione tutta basata sullesperienza che hai fatta da
ragazzo. ovvio che non c nulla di male ad avere una simile ottica. Si pu
tenersela benissimo per tutta la vita e fare lo stesso grandi cose. Si pu essere
persone stupende e meravigliose. Ma il punto non questo. Il punto che
lottica sbagliata; e siccome sbagliata, Andrea, quando ci si vuole
occupare del proprio spirito, del proprio essere, della propria vita in s e per
s, laver inquadrato male tutta la propria percezione pu (ripeto pu) essere
un ostacolo insuperabile al comprendere, e quindi ovviamente! - anche
all'agire. Va beh che in fondo e qui Massimo aveva allargato le braccia
Esistere una cosa incomprensibile; e quindi pretendere di capire tutto non
ha senso. Per tu mi darai certo ragione che quando si parte da un errore, poi
ben difficile che si generi chiarezza. Ecco perch prima, quando parlavo
dello spirito, ho cercato di non risponderti. Non ci capiresti niente.
Andrea era rimasto colpito pi dal tranquillo atteggiamento di Massimo,
che dalla stranezza in s del discorso. L'amico si esprimeva col tono sereno e
pacato di chi riferisce di cose magari non facili, difficili, ma comunque
scontate.
Sarebbe? aveva allora chiesto Andrea.
Sarebbe cosa? aveva risposto Massimo guardandolo da sotto in su.
Qual lottica sbagliata? Vuoi sapere qual lottica sbagliata?.
S aveva replicato Andrea con tono di sfida. Voglio proprio sapere qual
lottica sbagliata mia, e di altri tre miliardi di adulti!.
Andrea, pur sforzandosi, non aveva certo potuto trattenersi dal sorridere. Il
lato grottesco della domanda era apparso, nel ripeterla, ancor pi evidente di
prima. Si pu forse mettere in dubbio il modo di vedere dellintera razza
umana? No. Non si pu. Per la massa smisurata e le infinite intelligenze, la
razza umana regola a s stessa, e nessuno pu seriamente permettersi di
definire errato il mondo di tutti.
Il silenzio che ne era seguito era stato rotto soltanto dai vaghi rumori
provenienti dal piano di sopra. Andrea era rimasto per unaltra manciata di
secondi in attesa di risposta, ma poi, vedendo che questa tardava ad arrivare,
si era versato da bere. Bevuto un piccolo sorso di vino, si era rimesso in
evidente attesa. Massimo aveva allora fatto un gesto improvviso,
unespressione curiosa, quasi un alzare di spalle.
Lottica sbagliata... aveva detto allora lentamente, scandendo le parole
lottica di vedere s stessi come corpi in mezzo ad altri corpi. O meglio,
come corpi che si muovono in mezzo ad altri corpi. Beh! Credo che sia
lottica pi diffusa sulla Terra, no?.
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Andrea sul momento era rimasto un po spiazzato. Si aspettava qualcosa di
cervellotico, o spiritoso, o magari di polemico. Ma che centravano i corpi?
Ma forse non aveva capito.
Scusa. Ma di che ottica parli? Quali corpi?
Sto parlando di quellottica che porta noi stessi a vederci come dei corpi
che si muovono in mezzo ad altri corpi. Beh! Non forse anche la tua
ottica?
S. Ma di che corpi parli?
Ma di tutti! Corpi come questo. O questaltro. O questaltro ancora
Massimo aveva indicato il piatto, la bottiglia, il pane. La casa un corpo,
no? Il pavimento un corpo, il soffitto un corpo. E poi sono il sole, la luna,
le stelle... Sono tutti corpi, no?
Andrea continuava a non capire.
Ma scusa. Se tu mi stai dicendo che un uomo deve vedersi non soltanto
come corpo e basta, ma anche come intelligenza, spirito, sentimenti,
eccetera... Beh! Questo lo sappiamo tutti. Non capisco per cosa centrino i
corpi. Un corpo un corpo, no?
Andrea era confuso dallastruseria del discorso. Cosa voleva dire Massimo
con la storia dei corpi? Si stava forse divertendo a sostenere qualche bizzarria
per il gusto di farlo? Ma poich lamico taceva, si era deciso a fare la
domanda successiva.
Beh!? Cosa c che non va nel pensare di essere un corpo tra i corpi? Io lo
trovo normale
falso
Falso cosa?
Falso
Ma come falso? E allora i corpi cosa sarebbero?
Mah aveva indugiato Massimo. Sono idee
Come idee?
Andrea era rimasto per un qualche secondo senza sapere che dire. Ma poi
aveva replicato.
Ma in che senso idee? Nel senso che non esistono?
No. Non in quel senso. Ma nel senso che sono i tuoi pensieri. Quando tu
pensi, Andrea, fai per caso dei pensieri solidi? No. Sono forse concreti i tuoi
pensieri? No. Sono solide le emozioni che provi? No. E cos quello che ti
circonda
Come!? aveva allora esclamato Andrea afferrando istintivamente il
vassoio di portata. Questo sarebbe unidea?
S
Ma se te lo tiro sulla testa, tu ti scansi, per!
Certo che mi scanso aveva risposto Massimo ridendo. Ma che
significa? Anche tu, se senti dire alla TV che sono aumentate le tasse, ti
arrabbi anche se lannunciatore che legge la notizia finto. Voglio dire:
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soltanto un gioco di colori su di un pezzo di vetro. vero o no che reagisci
anche tu? E allora che significa?
Andrea, a questo punto, aveva finalmente cominciato a capire dove andava
quantomeno collocato largomento.
OK! Ti ho capito! Tu vuoi dire che tutto passa attraverso il lavoro della
mente, e quindi quello che si vede il risultato di una operazione mentale
S, ovvio
E quindi - cos come lo vedo io - questo vassoio il risultato della mia
mente
Certo
Per questo piatto qui esiste per davvero! Non un pensiero! un fatto
ben concreto e...
No! laveva interrotto Massimo con forza. Quel piatto l non affatto
concreto! solido, s, ma come solido un pensiero. solido proprio come
le parole che pensi, o come il sentimento che provi per tua moglie. Quel
piatto l che hai in mano proprio quello l - non affatto concreto
Ah no?
No
E perch?
Ma perch te
Come me?
te nello stesso senso che sei questa stanza. Tu in questo momento sei la
tovaglia, sei la bottiglia, sei la mia voce, sei la luce delle lampade... Sei
tutto!.
Tutto?
S. Come tutto sarai quando andrai via di qua. Sarai la strada, le stelle, le
case, i lampioni. Sarai lauto che guiderai, sarai tua moglie, sarai il letto in
cui ti corichi. Tu sei sempre tutto
Tutto? Ma allora io chi sono? Dio?
A quel punto si era aperta la porta del piano di sopra, e le due donne
avevano cominciato a scendere i gradini delle ripide scale. Il suono delle loro
voci adesso arrivava distinto.
Massimo aveva scosso la testa.
Non c niente da fare. Tu vedi corpi dappertutto. la tua solita ottica
infantile. Tu non credi che vedere il mondo come fatto di corpi solidi sia
unottica, vero? Anzi, una roba da bambini? Tu non ci credi. E scommetto
anche che saresti pronto a dirmi che se tutto fosse idea, allora si potrebbe
smettere di lavorare. vero o no? Se noi siamo tutto, e tutto quello che ci
circonda sono idee, allora basta immaginarsi il frigo pieno e siamo a posto.
Giusto?
Andrea non aveva replicato.
Io sto cercando di farti capire che noi uomini siamo entit astratte, e non
dei corpi come credono i bambini. E tu guarda caso - proprio come un
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qualsiasi bravo bambino, non mi credi per niente. Bravo! Provaci tu allora a
dirmi chi sei. Cosa realmente sei
Allarrivo delle due donne la discussione non era andata oltre. Andrea con
la testa era ancora tutta al discorso - aveva gentilmente finto dinteressarsi alla
storia del prezioso mobile, un vero gioiello dellantica falegnameria. Sua moglie
laveva apprezzato molto, e riteneva una grande fortuna averlo. Chiss quanto
valeva, e anche noi avremmo lintenzione di comperarne uno se ce ne capita
loccasione....
Nei giorni successi aveva anche ripensato spesso alla strana discussione. Ma
senza per riuscire a farsene unopinione. Daltronde, con un lavoro come il suo,
di tempo per riflettere e meditare non ne resta mai molto. Per fortuna che erano
saltati fuori questi tre giorni di riposo.


@

Stimato lettore, ti avviso subito che nelle pagine che seguiranno potresti provare la spiacevole
sensazione di non riuscire a capire dove vada a parare il discorso, e se esista o meno una realt
ovvia e concreta per tutti.
Tranquillizzati. La realt esiste.
Solo che pi complicata di come appare, ed quindi necessario affrontarla in modi astratti.
Per chiarire meglio il concetto almeno cos mi auguro - provati ad immaginare un professore
medioevale di fisica aristotelica a colloquio con dei moderni ricercatori.
Il professore del medioevo ovviamente espertissimo dell'antica fisica basata sui corpi, e
quindi, in un certo qual modo, rappresenta un po' tutti noi relativamente ai nostri individuali
mondi. Dopo un paio d'ore di intensi cambi d'opinioni, il fisico medievale sbotta.
Eh no, adesso basta! Vi ho fatto domande sulla natura dei corpi e dei vuoti che formano
l'universo, e voi mi avete invece risposto di forze e soltanto di quelle. Vi ho allora chiesto di
spiegarmi cosa siano queste forze, e voi avete eluso la domanda parlandomi di rapporti
matematici.
Vi ho allora chiesto in quali rapporti Dio abbia creato il mondo e voi - dopo esservi guardati
in faccia - avete cominciato a scrivere complicate formule, e addirittura confessato che siete
arrivati solo fin l e non sapete il resto.
E mai una sola volta - dico una sola volta - mi avete concretamente detto cosa sia o non sia
il mondo. Anzi. Del vuoto mi avete detto che non affatto vuoto perch si complica e si torce sotto
quelle benedette forze. Della materia mi avete detto che non la materia che conosco e sta sotto
gli occhi di tutti perch di questa seggiola mi avete fatto capire che potrebbe diventare luce, o
contrarsi fino a punto invisibile come lavete chiamato? Buco nero? - che ingoi l'intera Terra.
Vi ho allora chiesto cosa sia luniverso e mi avete risposto di curvature dello spazio e di
geometrie a pi dimensioni. Ma insomma, il mondo ce l'ha o non ce l'ha una sua realt? E se ce
l'ha perch continuate a girarci attorno e parlate sempre d'altro?
Come vedi, lettore, il fisico medievale avrebbe grossi problemi a capirci dentro qualcosa.
La sua ottica basata sui corpi, in pratica sulla percezione di quanto si vede e si tocca, infantile
se confrontata alla nostra, lo mette nella chiara impossibilit di afferrare subito il punto di vista
moderno.
Accetta quindi il discorso a venire, oppure rifiutalo; ma sentiti comunque sempre bene coi
piedi per terra.
Infatti, tanto il fisico medievale che i ricercatori, arrivati a mezzogiorno cominceranno a
sentire un certo appetito, e la fisica, a tavola, finir col perdere buona parte della sua importanza.

@

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Andrea si riscuote dai suoi pensieri.
Sto pensando a quello che dicevi laltra sera. Beh! Effettivamente, dire
cosa si o non si , non certo facile
Massimo si limita ad assentire perch inutile rispondere allamico.
Lidentit infatti un problema colossale noto a tutti. Uno di quei problemi
che da bambini, per la verit, sembrano semplicissimi; ma poi si complicano
allinfinito. Quando infatti da bambini diciamo Io o Me, non intendiamo
certo una vita vissuta o una valanga di ricordi. Intendiamo semplicemente il
nostro corpo, la nostra testa, le gambe, il ditino ferito, il ginocchio sbucciato.
Ma poi crescendo finiamo con laccorgerci che le cose non stanno in questi
termini. Si pu infatti perdere un occhio, un dente, un braccio, e altri organi
ancora, restando comunque s stessi. E in ospedale infatti tagliano, tolgono,
impiantano organi artificiali, cambiano parti con pezzi di cadaveri... Ma non
per questo lidentit della gente cambia o si trasforma. E quindi deduzione
ovvia anche per un bambino noi non siamo affatto un corpo. Questo
semplicemente qualcosa che abbiamo e che ci portiamo dietro, ma niente di
pi.
Cos pi o meno alla fine della pubert arriviamo tutti allidea di essere
sicuramente il cervello. Infatti, se un uomo pu farsi cambiare tutto (ma
proprio tutto) tranne che il cervello, allora significa che la nostra identit sta
in questo complicatissimo organo. E infatti! Si pensa col cervello, si
comandano i muscoli col cervello, si controllano le funzioni vitali col
cervello... E poi il cervello fa questo, e poi il cervello fa quellaltro, e si
clinicamente morti solo quando il cervello non risponde pi. Allora non c
proprio dubbio. Siamo il cervello!
Ma poi cominciano lo stesso a venire seri dubbi anche su questo. Quando
ad esempio si scopre, con un certo senso di sorpresa, che si pu vivere anche
senza parti di cervello. Un incidente, un tumore, e allora i medici aprono la
scatola cranica, tagliano, cuciono, aggiustano... Certamente una persona
operata al cervello pu perdere qualche funzione. Ma cambia forse identit
per questo?! Se ad esempio a tuo padre portano via un pezzo di cervello, e
adesso lui fatica a fare qualche movimento o a trovare le parole, pensi forse di
aver cambiato padre? No. Tuo padre era, e tuo padre resta. E lui cosa ti dir,
poi, parlandoti dei suoi problemi? Ti dir che ha perso questa e questaltra
funzione, di provare magari sentimenti che fatica di pi a controllare... Ma
non ti dir mai di essere diventato un altro. Un altro nell'esatto senso della
parola..
E fosse solo questo, poi! La medicina sta studiando di potenziare le stesse
capacit del cervello di rigenerare le sue parti mancanti. Fra trenta o
quarantanni, quindi, grazie a nuove tecniche, un cervello semi distrutto potr
magari ricostruirsi integralmente. Insomma: pezzi che vanno, pezzi che
vengono, pezzi che prima non cerano, pezzi che saltano fuori soltanto dopo.
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Per non parlare poi di protesi bioniche, di impianti al silicio, o di innesti a
base di cellule fetali...
E cos anche questa identit basata sul cervello finisce col cadere. A scuola
- tra laltro - i professori spiegano a tutti i loro studenti che nel cervello
muoiono, ad giorno che passa, centinaia di migliaia di cellule senza che
queste vengano mai sostituite. In pratica, se un bambino di cinque anni ha
dieci miliardi di cellule cerebrali, un giovanotto di venti ne avr nove miliardi
e otto, un uomo di trenta nove miliardi e mezzo, se di quaranta ancora meno,
e via cos. In pratica, ad ogni secondo che passa, il cervello non mai lo
stesso. Continua a sbriciolarsi di migliaia di pezzi.
E dunque? Cosa siamo, noi? Alla fine scopriamo di essere qualcosa di
niente affatto corporeo. In pratica deduciamo siamo la mente. Ovvero,
quel quid prodotto dallo stesso cervello. Saremmo, per cos dire, il risultato
di un lavoro. Lavoro che pu essere indifferentemente svolto con dieci
miliardi di cellule, oppure con nove, o con otto, o magari con sette e
trentacinque. Ma lavoro.
E siccome nel cervello tutto sempre simulatamente presente, noi
saremmo pi precisamente la relazione astratta che i miliardi di cellule creano
fra loro. Un po come avviene sulla scacchiera, dove il significato
complessivo non del lavoro o del lavoro da fare. Ma il rapporto che
generano fra loro tutte le singole parti. Il significato astratto che risulta dal
rapporto fra tutti i pezzi.
Non lavoro, quindi, ma relazione. Ecco quel che saremmo! Relazione tra
parti. E non conta nemmeno che queste parti siano carne, sangue, avorio,
metallo, o silicio. E infatti, quando un chirurgo apre la scatola cranica, cosa ci
trova? Trova pi o meno quello che trova di solito quando apre una pancia o
una gamba. Carne, nient'altro che carne.
Ecco! Siamo una relazione. Proprio quella relazione che il chirurgo,
aprendo la scatola cranica, in quanto relazione non pu n vedere n toccare.
Interessante! Ci siamo arrivati, finalmente.
Resta un po di senso di amaro, per. Perch a questo punto viene da
chiedersi se una relazione esista o meno realmente.
Esiste un relazione? Esiste per davvero? La carne esiste, il sangue esiste, i
muscoli esistono, le ossa esistono.... Ma una relazione? Ha una sua esistenza
concreta? Possiamo andare al mercato e comperarci una relazione?
Ma esistiamo per davvero, noi? Se uno si mette a guardare una scacchiera
pu ben dire che i pezzi esistano per davvero. C il cavallo, la torre, la
regina, lalfiere... Se prova a stringerli in mano sentir anche che sono duri e
solidi. Se vuole schiacciarli o romperli dovr andare a prendere il martello. E
se guarda la scacchiera, vedr che anche quella solida e concreta. Se
davorio o di marmo peser i suoi chili. Anche quella esiste. Ma la relazione
espressa dalla scacchiera, quella, esiste per davvero? No. Non c'! E infatti, se
arriva uno che non ha mai visto gli scacchi e gli si chiede che cosa veda sul
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tavolino, lui dir che vede dei pezzi davorio su di una scatola quadrettata.
Ma nient'altro. Inutile chiedergli se veda delle relazioni o qualcosa di simile.
Lui vede solo oggetti. Anzi! Se nessuno gli spiega che la scacchiera un
gioco per due persone, pu benissimo non accorgersi mai che torre e alfiere
sono qualcosa di pi di belle statuine.
E dunque, esistiamo veramente, noi? La scacchiera (cio il cervello) quella
c! E di questo siamo sicuri. I pezzi (cio le cellule cerebrali) anche questi ci
sono, e anche di questo siamo sicuri. Ma la relazione? Dove sarebbe? Cosa
sarebbe?
Come esistenza piuttosto angosciante. A ben vedere, infatti, una relazione
soltanto un modo di disporre le cose. E dunque, noi cosa saremmo? Dei
modi? Saremmo reali come il modo di sistemare i mobili della propria stanza
da letto, o il modo di rifare la carrozzeria di unautomobile? Un modo
sempre un modo. Non importa di che cosa. Resta sempre e soltanto un modo.
E quindi?
Modi? Ma come?!
Da bambini ci avevano detto che eravamo degli esseri speciali, delle
concrete individualit con tanto di destino persino dopo la morte! E invece
siamo modi? Relazioni?
Come identit meno di zero. il nulla. il niente. Vita, amore, morte,
coraggio, fedelt, virt... Che senso hanno di fronte allessere un modo?
Modo di disporsi di piccoli campi elettrici? C di che spararsi. E per fortuna
che (cellula pi, cellula meno) i pezzi sono cos tanti che possiamo almeno
avere la sensazione di essere sempre noi stessi anche se ne perdiamo due o tre
mila ad ogni secondo.
Massimo si gratta la testa. Lidentit davvero il problema dei problemi.
Un tipo di problema che sembra non finire mai. Infatti, quando si arriva
allidea di noi stessi come di perfetto niente, ecco che tutta unaltra serie di
considerazioni giunge a sconvolgere queste deduzioni.
Qualcosa non quadra.
Perch la gente racconta da secoli cose strane? E impossibili?
I sogni, le profezie, i cani che ululano mentre il padrone sta morendo... Chi
che non ha mai sentito queste storie? I fantasmi, la voce allorecchio prima
di quel passo fatale! C chi parla coi morti, c chi va in trance e fa diagnosi
mediche a mille chilometri di distanza. C chi sogna i numeri del lotto, c
chi sogna la madre morta che gli rivela un segreto ignoto a tutti, c chi si
sveglia urlando mentre la sorella cade dal balcone (a cento chilometri di
distanza!). Ci sono i gemelli che si ammalano e guariscono
contemporaneamente, anche se uno sta a Pechino e laltro a Londra.
Ma come? Non siamo la mente, noi? Non siamo la volgare relazione tra
celluline specializzate a ricevere impulsi elettrici, anzich fare movimenti
muscolari o accumulare grassi? Cosa centra che laltro stia male in Cina,
quando ancora oggi ci vogliono 20 ore daeroplano per andare da Londra a
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Pechino? C poi chi dice dessersi trovato fuori dal corpo durante
unanestesia, o appena dopo un incidente, e di aver visto tutto quel che gli
succedeva stando a diversi metri dal suolo. Ma com possibile viene da
chiedersi - che possa accadere tutto questo, se noi siamo lattivit del
cervello? Se uno fa un incidente e sviene, il suo cervello resta a terra. Perch
mai dovrebbe poter vedere s stesso da tre metri di distanza? Non possibile!
Eppure, di storie cos ce n uninfinit. A milioni.
A cosa pensi? chiede improvvisamente Andrea.
Mah! Sto pensando ad una storia che ogni tanto mia madre mi racconta
Che storia?
Una di tanti anni fa. Lei era una bambina, e avr avuto s e no dieci anni.
Un bel giorno, quando suo padre tornato a casa, lei gli corsa incontro
gridando: Pap, pap, ti hanno rubato lorologio!
Massimo fa una pausa, stirandosi sulla sdraio e inarcando la schiena.
Mio nonno cos mi ha sempre detto mia madre diventato pallido
come un morto. Come fai a saperlo? le ha chiesto. stato quello con cui ti
seduto al bar della stazione. Ha aspettato che ti addormentassi e ti ha sfilato
lorologio dal taschino! Quello con la catenina doro!.
Massimo sorride.
Laveva sognato, capisci? Tutta la scena. Aveva visto mio nonno entrare
nel bar della stazione in compagnia di quella tal persona, e aveva visto che
quando lui si era appisolato laltro aveva allungato le mani per sfilargli
lorologio. Laveva visto come in un film. E in piena notte era corsa da mia
nonna ad avvisarla di quello che era successo. Pensa che mio nonno - anche
se mia madre non era nuova a queste stranezze - non voleva assolutamente
crederle perch la persona che lei accusava era un amico. Qualcuno di cui si
fidava. In questura, invece, quello ha poi confessato tutto, scusandosi fra le
lacrime. Sai, aveva bisogno di soldi per mantenere la famiglia, e si era in
tempo di guerra. Momenti brutti. Mio nonno allora ritir la denuncia. Ma
quello che per diverte mia madre ricordare la sua faccia sbalordita quando
lei gli corsa incontro. Capirai, nelle case di allora non cerano i telefoni
Massimo sorride con levidente intenzione di sottolineare qualcosa.
Tu credi che sia un fatto vero? successo proprio qui. Il treno era in
ritardo per via dei bombardamenti, e mio nonno, che era stanco, si era
appisolato. Ma mia madre ha visto tutto. A trenta chilometri di distanza
Andrea non risponde, limitandosi ad un cenno come a dire Perch no?
Potrebbe anche essere vero.
Io l'altro giorno ti ho detto, Andrea, che nel mondo di noi uomini non
esiste alcun corpo solido. Tu invece sembri piuttosto contrario. Bene. Come
lo spieghi un fatto cos? Come lo inquadreresti nella tua ottica di corpi e
corpi?
Andrea sorride accusando il colpo. La domanda bella ma problematica.
Ripensa per qualche attimo alla stazione, alla bimba che in piena notte corre
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dalla mamma ad avvisarla di quanto avvenuto in unaltra citt, ma non gli
viene in mente niente. Domanda non facile. Prima di rispondere punta i piedi
al fondo della sdraio per tirarsi un po pi su.
Beh! Inquadrarlo un po difficile. Tu come lo inquadreresti?
Massimo non risponde, lasciando lamico a meglio considerare la
questione. Fissa lo sguardo in lontananza, cercando di capire fin dove arrivi la
visibilit. A volte si riescono a vedere addirittura le montagne. Non oggi,
per. Cerca allora con lo sguardo i paesi pi vicini.
Scusa, Massimo. Laltra sera tu mi hai detto che il fatto che lumanit
veda il mondo come fatto di corpi e corpi, sbagliato. Hai detto cos, non
vero? I corpi secondo te non esistono. Per te tutto immaginato, e quindi - ne
deduco - lintero panorama che sta davanti a noi sarebbe una specie di sogno.
O qualcosa di mentale. E va bene. Daccordo. Diciamo pure che tutto
immaginato perch tutto il lavoro della mente. Per (a parte il fatto che io
non capisco a cosa porti questo discorso) quando guardo questo giardino e
questi alberi, e vedo questa sedia, i sassi, il tavolo, e vedo anche il cielo e le
nuvole... questi sono tutti corpi, no? Oppure non esistono? E quindi posso
fingere che non ci siano, e andare dietro la siepe e buttarmi gi dalla collina,
perch tanto tutto immaginato?
Massimo guarda lamico con sorpresa.
Certo che esistono! Certo che bisogna tenerne conto! Anchio vedo il
tavolo e lalbero. Qui c la sedia, l c la siepe, qui c la tazzina. Il caff
che abbiamo bevuto un corpo, no? E se in cucina non cera il barattolo del
caff, noi con che cosa lo facevamo?
Andrea a guardare ora Massimo con faccia sorpresa.
Ma allora non capisco. Tu la metti gi dura! Dici che la visione di
miliardi di adulti sbagliata. Che infantile. Che ci impedisce di capire non
so cosa dello spirito. Ma alla fin fine?
Massimo ha lo sguardo perso in lontananza. Andrea sta dicendo delle
sciocchezze colossali, ma sono sciocchezze radicate. Farsi capire non sar
unimpresa facile.
E poi, scusami se te lo dico, ma a me sembra che la tua idea che noi siamo
tutto contenga qualcosa di folle. Per carit! interessante. Discutiamola pure.
Ma prova ad immaginare che tre miliardi di adulti decidano improvvisamente
che non esiste niente e che tutto una nostra idea. Sai che divertimento? Hai
unidea del caos?
Andrea si gira a guardare dritto davanti a s. Non ancora ben sicuro che i
discorsi di Massimo abbiano un qualche senso logico.
Non sono daccordo con te, Andrea protesta Massimo. Quale caos?
adesso che c invece caos
A me non sembra
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E invece cos! Noi siamo universi, e non uomini nel senso comune. E
quando c' di mezzo un errore d'identit, Andrea, stai sicuro che il caos
inevitabile
Andrea non commenta, restandosene un po rigido sulla sdraio. Segue il
volo dei piccioni che planano sulla citt.
Anzi. Io ti dico che questi discorsi (che si sono sempre comunque fatti
nelle universit e in tanti altri ambienti) sono discorsi di cui proprio la gente
qualunque se ne impadronir con forza. Perch oggi ne ha un bisogno
disperato. E ti dir di pi. Il caos ci sarebbe per davvero se questi discorsi
non diventassero di dominio comune, perch oramai ci sono milioni di cose
che tutti i giorni spingono gli uomini moderni verso queste verit. La verit,
cio, che noi siamo universi
Andrea tace, ma lespressione dubbiosa del suo volto ne rende abbastanza
chiaro linterno pensiero.
E comunque conclude Massimo la gente lo sa gi. Anzi, lha sempre
saputo
Cosa?
Di essere degli universi. Universi astratti. Tutti gli adulti di questo pianeta
sanno gi di vivere in mondi fatti di sole idee, e di essere loro a creare il
mondo, la terra, il cielo, i sassi, e gli alberi
Andrea si rigira a guardare Massimo.
Lo sanno gi? Io non faccio parte di quelli, per
No! Anche tu lo sai bene
Ah s?
Ti dico di s!
E perch
Perch niente sfugge alla mente
Andrea ha quasi voglia di mettersi a ridere, ma riesce comunque a
trattenersi. Prima o poi lamico dovr rendergli conto di tutto, e vale quindi la
pena di aspettare. Massimo si avvede dellilarit a stento trattenuta, e anche a
lui viene quasi da ridere. I due passano cos un mezzo minuto in silenzio, e
alla fine Andrea si decide.
Spiegati. Sei troppo nebuloso
Ripeto quello che ti ho gi detto. Tu sai di essere un universo astratto. Sai
gi che tutto questo dice indicando quello che li circonda te, e te
soltanto
Ma me in che senso? Nel senso che quella siepe l davvero me? Nel
senso che questo tavolo sono proprio io? Ma cosa vuoi dire? Prima mi hai
detto il contrario. Hai detto che i corpi esistono e bisogna tenerne conto
S, certo, bisogna tenerne conto. Ma ci non toglie che quella siepe l sia
davvero te. E che sia te anche questalbero. E anche quei piccioni l. Li vedi
quei piccioni? Anche loro sono te
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Anche i piccioni? Ma sono me nello stesso senso che me questa gamba
o questo braccio? Questo tavolo e questo albero sarebbero me nello stesso
identico senso del mio stomaco e del mio sedere?
S, esattamente!
Andrea guarda sbalordito lamico. Per un po resta muto, con la bocca
semiaperta, ma poi sbotta: Allora anche tu sei me. Se io sono le siepi e
lalbero, allora sono anche te. E allora non avrai niente da ridire se dora in
poi user la tua carta di credito e mi far tua moglie!.
La brutalit della frase arriva immediatamente a segno e i due amici ridono
sgangheratamente, senza pi controllo. Andrea simpatico, quando fa certe
buffe smorfie irresistibile, ma qui ha applicato la logica del matematico!
Equazione semplicissima e lineare: Se tutto me, allora mi scopo tua
moglie! E Massimo, cosa che li fa impazzire dalle risate, dovrebbe anche
esserne contento, perch sempre bello, per chi sostiene delle teorie, trovare
qualcuno che ne sviluppi prontamente le pi pratiche applicazioni.
I due impiegano davvero un bel po a tornare seri, e Massimo deve
sfregarsi pi volte gli occhi tutti pieni di lacrime. Dopo aver commentato
ovviamente tra altre risate - lintelligenza pronta e rapida dellamico, cerca
per in qualche modo di ritornare al discorso in questione per non perderne il
filo.
Andrea! dice sforzandosi di non ridere e sfregandosi ancora una volta gli
occhi. Tu giustamente ti meravigli quando ti dico che la gente sa gi queste
cose. Ma proprio cos!
Massimo osserva lamico, ora serio ed assorto, e prosegue pi convinto.
Cosa voglio dire? Voglio dire che la gente, semplicemente, possiede gi
tutte le informazioni necessarie a scoprire la propria identit. Le basterebbe
fare qualche deduzione semplice semplice, e scoprirebbe tutto da sola
Andrea davvero concentrato e attento, e siccome la spiegazione non lo
soddisfa replica subito.
Insomma! Tu mi hai detto esclama scuotendo le mani in segno di
sconcerto Che tutto questo me. Per non c alcun dubbio che questalbero
e questa siepe non siano affatto me. E allora?
...
Ma allora mi stai prendendo in giro!
No! Sei tu che ti stai prendendo in giro. E da solo, per di pi
Ho capito dice Andrea grattandosi la testa. Tu vuoi dire che tutto quello
che vediamo il risultato di un lavoro mentale, e quindi (se si tratta di lavoro
mentale) io dovrei dedurre che tutto idea. Per queste idee, alla fin fine, tu
stesso mi dici che sono cos solide da non esserlo affatto. Ma che senso ha
tutto questo?
Massimo non reagisce. ben conscio di abusare della pazienza dell'amico,
e allora si guarda attorno cercando unispirazione utile ad illustrare il suo
pensiero.
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E non ci sono i corpi. E per ci sono i corpi. E tutto idea. E per
dobbiamo mangiare. E siamo universi. E per dobbiamo lavorare. E tutto te.
E per tutto anche me...
Andrea lo sta prendendo bellamente in giro, e Massimo suo malgrado
costretto a sorridere. Impossibile, daltronde, arrabbiarsi con lui, soprattutto
quando si cala nella parte del tipo coi piedi per terra. Parte che, conoscendolo
bene, non gli si addice proprio.
Senti riprende Massimo cercando ancora con lo sguardo qualcosa di
interessante. Vedere il mondo come fatto di corpi, cosa che va benissimo.
pratico e funzionale. Quello che non va, per, il crederlo fatto di corpi.
il pensarlo fatto di corpi. qui che sta lerrore. Perch il senso generale, il
senso del tutto, viene ad essere rovesciato
Massimo si passa una mano sulla nuca, massaggiandosi fra i capelli.
Tu, Andrea, non riesci a capirmi perch stai ancora ragionando con
l'ottica strutturata da bambino. Allora mentre esploravi il mondo hai
dedotto delle cose tutte sbagliate. Sia ben chiaro! aggiunge bloccando le
mani a mezzaria. Per te bambino quelle cose andavano bene! per te
grande che sono assurde
Andrea segue interessato. Forse, chiss, Massimo riuscir a farsi capire.
Prendi questa tazzina, ad esempio
Massimo sposta loggettino dalla parte di Andrea.
Guardala. Cos che vedi? un corpo, no? Bene, adesso dice sollevando
la tazzina e portandola davanti allo sguardo di Andrea. Adesso immagina
che hai appena sei mesi di vita. Anzi, tre mesi soltanto. Ecco, nonostante la
sorveglianza della mamma, sei riuscito ad afferrare la tazzina. Toh! Cos che
deduci?
Massimo ruota lentamente loggetto davanti allo sguardo dellamico.
Hai appena preso questa tazzina dal tavolo, muori dalla voglia di sapere
cos, e sei deciso a non farti scappare loccasione. T! Dimmi cosa deduci
Andrea prende in mano la tazzina non sapendo bene se Massimo stia
scherzando oppure no.
Dai, fai uno sforzo. Cos che deduci?
Andrea fissa quindi con espressione vuota l'oggettino, lo gira, e guarda il
fondo sporco di caff. Cos che dovrebbe dedurre?
Non lo so. Deduco che una tazzina
Non credo protesta Massimo. Non sai ancora che serve per il caff o
per contenere dei liquidi. Limitati a deduzioni pi semplici
Andrea rovescia ancora la tazzina, la guarda per un po, e poi la ripassa
allamico.
Non lo so. Non lo so cosa deduco a tre mesi
Daccordo. Per possiamo immaginarlo. Se un bambino prova sempre un
desiderio enorme di toccare e sentire tutti gli oggetti, certamente perch
privo delle informazioni pi basilari, ti pare?
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Andrea annuisce.
Dunque riprende Massimo facendo ruotare la tazzina. Un bambino che
non ha mai preso in mano questo oggetto pu dedurre solo delle cose di base.
Ad esempio, quanto pesi. Voglio dire: se pesantissima oppure alla sua
portata. Poi pu dedurre che non affatto morbida, ma rigida. Deduce
sicuramente che dentro vuota, e che la mamma non vuole che lui la tocchi.
Deduce anche che non fa parte della tavola (voglio dire: non incollata o
inchiodata) se no non sarebbe riuscito a sollevarla. Deduce che liscia al
tatto, senza sporgenze ruvide. Deduce anche se gli sfugge di mano che
loggetto fragile perch si rompe subito
Andrea fissa Massimo con perplessit. Sinceramente, lunica cosa che per
il momento gli verrebbe da dedurre che si vede molto bene che lamico non
ha mai avuto figli.
Ma soprattutto il bambino deduce una cosa! esclama Massimo
continuando a far oscillare l'oggetto. Deduce che questa tazzina un corpo.
Cio qualcosa al di fuori di lui. Unaltra cosa. Sentendola, toccandola,
vedendola, lui deduce che questa tazzina unentit estranea a s stesso. O
meglio: ununit come lo lui stesso. Mi segui? Il bambino un corpo dice
portandosi la mano sinistra sul petto. Mentre questa tazzina un altro corpo.
Capito? Un altro corpo! Lui sul seggiolone ununit. Mentre la tazzina -
anche se ormai in terra e tutta rotta - unaltra unit
Passano alcuni secondi. Massimo fissa Andrea per avere una risposta, una
qualsiasi reazione.
Mah! fa Andrea titubante. Questo esattamente quel che deduco
anchio. Cos che invece dovrebbe dedurre?
Massimo fa un gesto ad indicare che non questo il punto.
Il bambino deduce una cosa sbagliata. Lui deduce che quello che tocca e
vede consiste di altre cose e quindi altre unit. Ovvero entit totalmente al di
fuori di lui
E questo non va bene?
S! Per lui va benissimo. Lui deve imparare a controllare il mondo e a
temerlo. Deve quindi arrivare a vedere il tutto come al di fuori di lui, come
cio fatto di oggetti indipendenti e potenzialmente pericolosi. Ma non va bene
per te, perch le cose non stanno affatto cos
Ovvero? Cos che dovrebbe invece dedurre?
Che la tazzina lui stesso. Che lui sul seggiolone, e la tazzina rotta per
terra, sono la stessa identica cosa: lui stesso
Andrea resta attonito qualche secondo. Va col pensiero ai suoi due figli, e
poi esplode in una risata fragorosa.
Per fortuna! Per fortuna!...
E scoppia a ridere anche Massimo perch Andrea anche se non riesce ad
esprimersi ha comunque ben comunicato il suo pensiero: Per fortuna che
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ho dei figli normalissimi che non deducono di essere delle tazzine. E che
sanno che rompersi la testa una cosa, e rompere una tazzina tutta unaltra.
I due amici impiegano un bel po a tornar seri. Alla fine Massimo si alza
dalla sdraio, un po barcollando, e si avvicina alla siepe che delimita il ciglio.
Si sfrega gli occhi per asciugarli dalle lacrime, e dopo aver guardato il
panorama si rigira per parlare.
Senti, Andrea. I tuoi figli fanno benissimo a dedurre quello che vogliono
Altre risate dei due! Lamico ha infatti trovato molto comica la gentile
concessione, e si spancia dal ridere. Impossibile andare avanti. Se il buon
umore si manterr su questi livelli, sar certo necessario abbandonare
qualsiasi serio discorso.
Massimo si volta ancora verso la citt, soffiandosi il naso. Passa cos un
buon minuto.
Dai! Vai avanti lo incita lamico. Fammi capire, se no qui viene notte
Massimo non si gira subito. Se lo facesse, si rimetterebbero ancora a ridere.
Contempla cos la valle per un altro mezzo minuto, guarda le infinite case e i
bei palazzi del nuovo centro, e poi finalmente si volta.
Allora? insiste Andrea.
Daccordo risponde Massimo seriamente. Vogliamo fare qualche
deduzione semplice semplice per scoprire qualcosa su di noi? Seriamente?
Andrea resta per un attimo immobile, un poco sulla difensiva. Massimo
infatti tornato serio, sta invocando la stessa seriet allamico, ma sul volto ha
come un sorrisino trattenuto, e Andrea sente odore di fregatura. Ma poi
annuisce.
Molto bene. Dunque...


@

giunto il momento, o lettore, di cominciare a spazzare via un po' di deduzioni infantili.
Il primo passo comprendere che le masse che ci circondano non si possono vedere.
Realmente intendo.
Ad esempio, dello stampato che tu hai adesso in mano o del computer che stai usando vedi solo
la luce che ne rimbalza. Ma non il libro o il computer. Insomma, il corpo in s e per s.
Le masse restano nellinvisibile.

@


Massimo abbassa lo sguardo sullaiuola alla sua destra, riflettendo per
qualche istante. Fa poi un passo in avanti e quindi, con movimenti del braccio
e della testa, si mette ad indicare quello che li circonda.
Dimmi un po, Andrea. Tutte queste cose qui che stiamo guardando, cos'
che sono?
Andrea gira la testa verso lultima direzione indicatagli.
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Tutte queste cose... Il giardino, gli alberi, la terra, il tavolo, le ville che
stanno qui sotto.... La mano di Massimo spazia verso la vallata. Tutte
queste cose qui, che cos' che sono?
Andrea non comprende.
Questa qui dice pestando i piedi ad indicare la Terra. Questi rami,
questi alberi, cos' che sono? Cos tutto questo?
Beh! Sono corpi
S. Ma con un termine pi scientifico?
Massimo solleva il braccio.
Quello l dice indicando il sole. Quelle nuvole l. Che cosa sono?
Beh! Sono masse
Esatto! Masse. Questa una massa di chiss quanti miliardi di tonnellate
dice puntando il dito verso il basso. Quella ancora pi grande indicando il
sole sulle loro teste. Spaventosamente grande. Questa invece di qualche
decina di chili continua scuotendo il tavolino. Questa di qualche grammo
prendendo il cucchiaino. Tutte masse, vero?. Fissa per qualche istante il
cucchiaino, e poi lo riappoggia sul tavolo. Dunque, secondo te, noi stiamo
guardando delle masse. cos?
Andrea resta in dubbio per qualche istante, poi assente.
S. Certo
Vediamo delle masse? Tu, da quando apri gli occhi alla mattina fino a
quando ti riaddormenti, vedi sempre masse? cos?
S
Io, te, ed altri miliardi di persone?
Per forza!
No!
I due amici si fissano per alcuni secondi. Andrea cerca di capire il senso di
quel no, ma non gli viene in mente niente.
falso! Tuttal pi vediamo qualche particella denergia che a forza di
girare a destra e sinistra per caso ci finisce dentro l'occhio
Andrea non capisce la banalit del discorso ed un po' sconcertato.
La luce? Vuoi dire la luce? Beh. ovvio che vediamo la luce
Vediamo la luce? Ma se prima mi hai detto che vediamo le masse!?
Massimo gira lentamente attorno ad un arbusto di rose dellaiuola di
sinistra, afferrandone una foglia e rovesciandola. Guarda se vi sono dei
parassiti, ma pi per lasciare ad Andrea qualche secondo per realizzare la
cosa che per vero interesse alla pianta.
Allora?
Allora cosa?
Vedi le masse o vedi la luce?
Beh! Vedo la luce. Per forza
E le masse?! esclama Massimo con forza. Tu pretendi come tutti i
bambini del mondo di vedere per davvero le masse delle cose, e quindi
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pretendi di guardare fuori per davvero e di vedere la realt vera. Ma invece
tutto il tuo vedere si limita allesperienza di qualche fotone di luce che sbatte
dentro l'occhio. Un microwatt. Un nulla
Beh! Il vedere proprio questo. Si vede la luce, ovvio
Beh! Allora, tanto per cominciare, tu vedi la luce e non le masse! O
vorresti dirmi che qualche fotone che ti entra nellocchio la stessa cosa di
questi miliardi di tonnellate che ci circondano? Le masse sono una cosa,
Andrea, e i raggi di luce tutta unaltra. Sei daccordo?
Andrea un po confuso.
S, ma...
La cosa semplice, Andrea. Se si spegne la luce, io, te, altri sei miliardi
di persone e miliardi di animali, non ci vediamo pi
Massimo resta in silenzio per un mezzo minuto. Andrea cerca di inquadrare
in qualche modo le ultra ovvie banalit appena sentite. Ma ancora confuso.
Facciamo un esempio. Tu sei in casa e stai leggendo un libro. Ad un certo
punto va via la luce. Beh?! Se tu vedessi le masse per davvero come pretendi
di fare, non dovresti avere alcun problema, giusto? Le masse ci sono ancora
tutte: muri, mobili, pavimento, soffitto, e lo stesso libro che hai in mano. Le
masse non sono andate via. Sono tutte rimaste al loro posto. E allora come
mai non ci vedi pi? Se tu vedi le masse per davvero, perch ti alzi a cercare
linterruttore?
Andrea ha ancora laria piuttosto perplessa, ma sta cominciando ad
inquadrare il discorso.
Facciamo un altro esempio. Immagina che io possa tirare via da questo
giardino la luce che vi giunge dal sole. In termini di massa uno zero virgola
zero zero zero zero zero zero zero zero milligrammi di materia. Beh! Per
quale motivo, allora, io e te precipiteremmo nel buio pi assoluto? Per quale
motivo anche i passeri se ne starebbero fermi? Se le masse le vediamo per
davvero, qui ne abbiamo ancora per stramiliardi di tonnellate. Che cimporta
di qualche miliardesimo di grammo in pi o in meno?
Andrea ha afferrato il concetto. Abbassa lo sguardo a terra, in
concentrazione, e tenta una sintesi.
Se ho ben capito, tu stai dicendo che il vedere un atto che riguarda la
luce, e che quindi le masse, che stanno al di l della stessa luce, noi non le
vediamo realmente. In pratica vedere dice fermandosi un attimo a trovare le
giuste parole non sarebbe un guardar fuori. Ma soltanto un guardare la luce.
cos?
Massimo non risponde, e Andrea prosegue.
E se vedere significa avere un certo rapporto con la luce, nessuno
potrebbe pensare che sta per davvero guardando fuori. Fuori nel senso di oltre
la stessa luce. E le masse...
Andrea si guarda attorno, fortemente concentrato.
Le masse in pratica, sono invisibili. cos?
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Esatto. Io e te, qui davanti, potremmo avere una montagna alta sei
chilometri, ma se fossimo nel buio pi completo e senza una candela, non
sapremmo neanche che esiste. Non ti mai capitato ad esempio - di arrivare
a notte fonda in un qualche posto sconosciuto, e poi svegliarti alla mattina e
dire Accidenti, guarda che roba?
Andrea non risponde subito, e ripensa istintivamente a qualche vaga
situazione vissuta da bambino. A tutti i bambini capitato infatti di dormire
mentre pap guidava, svegliarsi a notte fonda in qualche posto sconosciuto, e
poi alla mattina - scesi dal lettino - scoprire con sorpresa di essere in una
splendida valle. O addirittura al mare. E restare meravigliati che tutto quel
mare o tutta quella montagna ci fossero anche la notte prima. Ma adesso
sembrano come spuntati dal cappello!
Ma che significa questo?
Quello che hai gi capito. Tu in questo momento hai gli occhi aperti, ma
non stai affatto guardando fuori in quel modo semplice e spontaneo che
pensano i bambini
Ho capito. I nostri cervelli possono vedere soltanto la luce che arriva
nellocchio
Esatto! Quel fuori istintivo, quel loro pretendere di guardare in assoluto le
masse delle cose e quindi la realt, pura illusione. Vedere la luce una cosa,
ma vedere le masse tutta unaltra
Andrea fissa il cielo sopra la citt, mettendosi poi le mani dietro la testa.
Ma allora le masse non le ho mai viste?
Nessuno le ha mai viste
Ma allora cos che si vede?
Si vedono le immagini che la mente proietta nella coscienza. Noi
guardiamo dentro, semmai. E non fuori
Si ode il rombo di un aereo a reazione. Istintivamente Andrea alza lo
sguardo, ma perdendo subito dinteresse. Massimo ancora in piedi vicino
allaiuola di sinistra a rivoltare le foglie di un altro arbusto. Stavolta
veramente interessato perch ha notato qualche afide e un po di macchioline
nerastre.
Vuoi un altro caff? chiede senza girarsi.
No, grazie. Vai avanti col discorso
Massimo raccoglie le idee per qualche istante. Fa per cominciare a parlare,
ma Andrea lo precede.
In un certo senso siamo ciechi
Massimo resta soprappensiero per qualche istante, sconcertato dalla parola.
Hum no, non direi commenta con prudenza, parlando lentamente.
Non direi che siamo ciechi. Direi piuttosto che il vedere va semplicemente
inquadrato nella sua giusta ottica. E quindi tolto da quellevidenza spontanea
per la quale un bambino prontissimo a giurare di guardare realmente fuori.
41
Comunque, a proposito di ottiche infantili, cominci a comprendere il
discorso?
Andrea annuisce lentamente, lo sguardo assorto alla ghiaia del vialetto.
Resta in silenzio per un po, seguendo alcuni pensieri, e poi commenta con
una domanda a cui si per si gi risposto da solo.
S, s, capisco. Sarebbe per questo che in definitiva esistono i laboratori?
Massimo impiega una buona decina di secondi ad afferrare il senso della
frase.
I laboratori? Per lindagine della realt? Ah, certamente. Se la gente
potesse vedere per davvero le masse delle cose, le basterebbe prendere in
mano un qualsiasi oggetto per tirarci fuori tutti i segreti delluniverso. Invece
ci vogliono analisi, metodi di ricerca, strumenti... Anzi, la dimostrazione che
la gente non vede affatto le masse delle cose sta proprio in questo: che delle
caratteristiche della materia non sa un accidenti di niente
Andrea annuisce convinto.
vero o no? Se proviamo ad interrogare la gente su come fatta la
materia, quante persone troviamo in grado di darci risposte accettabili? Una
su dieci? Una su cinquanta? Una su cento? E comunque, chi ci risponder
sar per forza una persona che ha studiato, perch anche se vecchia di
centanni (e di masse ne ha viste a stramiliardi di tonnellate) se non ha
imparato certe cose dai libri buio totale
Andrea continua ad annuire.
Pensa a quando gli studenti studiano fisica. Diventano matti per capire
formule ed equazioni. Eppure! Non sono quindici o ventanni che vedono le
masse delluniverso? Non le conoscono abbastanza? Anzi! Non dovrebbero
mettersi essi stessi a descrivere la materia universale? E invece non possono.
E magari non capiscono neanche quel poco che gli si insegna
Andrea sorride. infatti nota in tutto il mondo la fatica degli studenti nelle
scienze fisiche e matematiche.
S. Adesso capisco perch ho sempre trovato un po strane certe
definizioni. Ti ricordi? La materia energia ci dicevano. Oppure: Le
masse delluniverso sono unonda. E poi uno si guarda attorno e vede tutto
tranne che onde ed energia. Mi ricordo, anzi, che la prima volta che ho sentito
queste spiegazioni ci sono quasi restato male
Ed cos. Non c da meravigliarsi. La gente vive da millenni senza
sospettare minimamente di che cosa sia fatta la materia. Se tu avessi detto ad
un antico Romano che in una manciata di terra c tanta forza da far
scomparire questa citt in un lampo, lui non ti avrebbe mai creduto. Eppure
quel che ci dice la fisica. E ancora oggi milioni di donne e uomini vivono e
muoiono senza il pi pallido sospetto di essere circondati da titanici campi
denergia solidificata
Massimo fa un gesto all'amico per sottintendere che il termine utilizzato
energia solidificata - non certo un'espressione scientifica.
42
Tu capisci continua quindi a bassa voce. Che tutta questa ignoranza non
sarebbe possibile se la gente vedesse per davvero la materia delluniverso
come pensano i bambini. Sei daccordo?
S. Assolutamente
Andrea ha capito. Si volta verso sinistra, attirato dal rumore di alcuni
passeri in amore che a folle velocit si rincorrono tra i rami. E poi abbassa lo
sguardo, pensando alle banalit appena sentite.


@

Correggiamo quanto detto prima.
Il secondo passo infatti comprendere che non possibile nemmeno vedere la luce.
Realmente, intendo.
Perch la luce una massa come tutte le altre, che dunque resta nell'invisibile.
Noi vediamo soltanto le modificazioni che la luce crea sulla retina dei nostri occhi.
Modificazioni, non luce. C' una bella differenza.

@


Massimo fissa ancora per qualche secondo il vecchio pino che ha davanti,
riordina velocemente le idee, sfiora con la mano la siepe alle sue spalle, e
quindi prosegue.
Andrea! Se non ti spiace, torniamo alla domanda di prima. Io ti ho chiesto
se noi vediamo le masse, e tu mi hai confermato che vediamo invece luce.
corretto dire cos?
Andrea resta dubbioso per qualche istante. Il senso del discorso era gi
chiaro, no? Ma sta al gioco.
S, vediamo la luce e non le masse
Di masse neppure una? Magari piccolissima?
No. Neppure una
Massimo sorride nel fare queste domande..
Giusto. Esatto. Nessun essere umano o animale ha mai visto le masse che
ci circondano. Ma allora cos che vediamo tutti?
Andrea fa una smorfia come a dire: Dai! Vaccene in fuori.
Vediamo la luce
No
No, che cosa?
No ripete Massimo scuotendo lindice della mano destra.
completamente falso
Cos' che falso?
Che vediamo la luce
Ma non quello che abbiamo appena detto?
S. Ma anche questa unaltra delle tue sballate deduzioni infantili
Andrea resta soprappensiero.
43
Ma se io sono qui, e ho gli occhi aperti...
Ma che significa? protesta l'amico. Cosa centra se hai gli occhi aperti?
Se per questo la luce ti entra anche nel naso e nella bocca; e pure nelle
orecchie e nei pori della pelle. Stai attento alle parole, Andrea. Vedere un
termine che hai imparato da bambino
Non ti seguo
Ma come per le masse, no? esclama Massimo con forza. Se andiamo
in giro a fare domande sulla natura della luce, troveremo qualcuno che ci
risponda? Se io chiedo a te di farmi unanalisi della luminosit di questo
giardino, tu mi dici qualcosa di pi di: C una bella luce, abbastanza
gradevole, il cielo luminoso e il giardino in ombra? Puoi dirmi di pi, o
invece mi snoccioli le lunghezze donda e la percentuale dei colori che
compongono questa luce?
Andrea fa unespressione di sorpresa.
E quindi?
Quello che gi sai. La luce non entra affatto nei percorsi mentali. Se ne
sta fuori perch si limita a colpire la retina dellocchio. Ma una retina colpita
se permetti! non affatto vedere fuori. Ecco perch possiamo interrogare
un milione di persone, che scopriremmo che la gente della luce che sta
guardando non sa un accidente
Hm... E allora?
E allora non vero che noi possiamo vedere la luce per davvero come
pensano i bambini. Noi possiamo vedere soltanto le modificazioni che questa
apporta alla nostra retina. E stop
Andrea ha afferrato subito il discorso, ma attraversato da un forte dubbio.
Ma le masse sono enormi, per! Mentre la luce che arriva sulla retina,
invece, piccolissima. Microscopica
Massimo scoppia a ridere.
Piccolissima! Microscopica! Ma che centra che sia piccolissima? Non
potrebbe essere vista neppure se fosse grossa come palle da tennis. E perch?
Perch noi vedremmo sempre e soltanto le modificazioni che queste palle
apporterebbero alla retina; e mai le palle stesse
S! No! Cio, voglio dire: non forse per questo che la gente non sa nulla
della luce che sta vedendo?
Massimo ha capito subito il riferimento.
Andrea. Il fatto un altro. La luce non pu essere vista non perch sia
piccolissima o grandissima, ma perch il cervello vede soltanto la sua retina.
Anzi: non vede neppure quella. I bambini, infatti, non sanno neanche daverla
finch qualcuno non glie lo spiega. Il punto che cervello vede solo
modificazioni del suo campo elettrico. Ma non vede luce, e cio quel che in
fisica viene definito come quanti, fotoni, onde, radiazioni, ecc.
44
Massimo vorrebbe lasciare spazio allamico per replicare, ma protesta che
Andrea abbia cercato di difendere unassurdit infantile, con unaltra
assurdit pi grossa ancora.
E poi scusa,! Ma tu con questo mi staresti dicendo proprio quello che io
sostengo. Ovvero che la luce non si pu vedere; magari proprio perch
piccolissima
Andrea non reagisce. Il discorso logico. Tutto sta semplicemente
nellintendersi su cosa sia il vedere.
Andrea! esclama Massimo ispirato. Hai mai preso una palla di neve in
un occhio? O un colpo molto forte?
Andrea torna con la mente al passato. Da ragazzo gli certamente successo
un incidente, o un pugno dato da un compagno. Non ricorda, ma capisce.
Vuoi dire quando si vedono le stelle?
S. Quando si prende un colpo fortissimo si vedono lampi. E perch?
Beh! Se il colpo troppo forte, immagino che la retina verr schiacciata e
compressa. E allora invier degli impulsi elettrici
Ovvio! Impulsi elettrici. E per il cervello questi impulsi cosa sono?
Andrea riflette qualche secondo prima di dare la risposta.
Sono luce. Per forza
S. Ma la luce dov?!
Massimo si gira a guardare il panorama della citt, e resta cos per un buon
mezzo minuto. Nel rigirarsi osserva lamico ancora pensieroso, e allora
decide di restare in tema.
Prendi ad esempio il gesto che facciamo di strizzarci gli occhi la mattina,
premendoci su con le dita. Non vediamo forse macchie di luce? Anche se
siamo al buio? E questo perch? Perch la retina sollecitata invia impulsi al
cervello
Massimo si volta ancora verso la citt, guardando per un attimo i palazzi
pi alti della nuova periferia.
Io credo che se un chirurgo ti aprisse l'occhio dice rigirandosi. E poi ti
sfregasse la retina con un dito, tu vedresti poderose esplosioni di luce anche
se lambulatorio fosse nel buio pi completo. Sei daccordo, o no?
Massimo si rigira ancora. convinto che Andrea abbia ben compreso il
discorso, ma abbia anche bisogno di qualche altro istante per interiorizzare
meglio. Nota che gi in citt c molto pi traffico di prima, forse perch la
gente sta andando a far spese per i due giorni successivi. Dopo aver dato
unocchiata alle colline di destra e di sinistra, si volta.
Se vuoi essere un po pi convinto della cosa, pensa al tuo occhio dice
disegnando una linea retta nellaria, come fosse un ipotetico raggio di luce.
Tu mi hai detto prima che la luce ti entra nellocchio, e me lo hai detto come
se il fatto di entrarci fosse qualcosa di speciale. Bene. Io ti ho detto invece
che come quando ti entra nel naso o nella bocca. La retina dellocchio
45
infatti una pelle come tutte le altre. Diversa, ma pelle. Ebbene. Guarda qui! Il
raggio di luce arriva, entra nel tuo occhio, e quindi che succede?
Andrea abbassa lo sguardo in concentrazione.
Si scontra con la retina risponde distinto.
E poi?
Poi la cellula colpita invia un impulso
Forse! Forse, Andrea! Invier un impulso se non malata, se non morta,
se il raggio di luce di una frequenza ben determinata, se...
Ah, s, certo!
Ma daccordo! Poniamo che alla fine invii questo benedetto impulso. Per
io ti chiedo: se anche invia un impulso, tu poi dire che la cellula guardi? Puoi
dire che una singola cellula guardi?
Andrea storce la bocca. Ha senso dire una simile cosa?
Ho capito esclama convinto. Tu mi stai dicendo che nessuna parte
dellocchio guarda realmente fuori. come per il nostro campanello di casa.
Se uno lo preme, parte il segnale. Ma non per questo si pu dire che un
campanello veda chi o cosa sia stato ad azionarlo. Voglio dire: puoi
schiacciarlo con le mani, o con un martello, o con una palla di neve, che per il
campanello sempre uguale
Esatto! Per locchio proprio come per il campanello - una palla di neve
o un raggio di luce sono la stessa cosa. Tu sai la differenza che passa tra un
pugno e un raggio di luce. Ma locchio non ci trova alcuna differenza. Lampi
in ogni caso
Ho capito. Chi guarda il cervello, che poi somma tutti gli impulsi. E non
locchio
Esatto
Andrea fissato coi laboratori. Quando andavano assieme a scuola, lui era
sempre bravissimo nelle materie scientifiche.
Allora per la luce come per la materia. Se non cerano i laboratori, oggi
non se sapremmo niente
Certo. Per millenni la gente non ha avuto la pi pallida idea della sua
natura di onda
Andrea appoggia il mento sulle mani intrecciate, mentre Massimo
ricomincia a guardarsi attorno.
Hai sempre saputo queste cose, vero? dice girandosi.
S, niente di nuovo
La cosa comica prosegue Massimo tornandosene alla sdraio che
sotto sotto tutti sanno benissimo che quello che guardano non affatto la
realt ovvia delle cose; ma unimmagine costruita dalla mente. Basta metterli
in difficolt un attimo ad esempio chiedere loro di riconoscere una certa
sostanza o un certo minerale che subito ti rispondono: Ma come faccio io a
sapere di cosa fatta questa roba? Io di questo oggetto ho solo una immagine.
46
Se non faccio unanalisi di laboratorio, o non sento almeno quanto pesa e
quanto duro, come faccio a sapere cos'?
Massimo alza lo schienale di una tacca per poter meglio vedere lamico.
O come quando cercano di venderti un orologio doro dice Andrea
soprappensiero.
Cosa? Quale orologio?
S. In autostrada. Hanno mai cercato di venderti qualche patacca?
Massimo sorride dell'ottimo esempio.
Esatto! Chi sa dire con certezza se lorologio una patacca o
unoccasione? Noi, della realt abbiamo una immagine. E una immagine
qualcosa di costruito. Di mentale. Se vedessimo la realt vera, come credono
i bambini, allora sapremmo subito se si tratta di un affare
Massimo si accarezza lentamente la guancia. Stava infatti inseguendo un
pensiero, prima, che ora rischia di sfuggirgli. Nellosservare unape attorno
ad un fiore gli ritorna in mente.
Ah s! Pensa a quali assurdit si arriva con le ottiche infantili. Pensa!
Massimo si leva quasi in verticale.
Pensa! A scuola insegnano che se qualcosa che ha solo due dimensioni,
questa cosa non pu esistere. vero o no? Se ha soltanto larghezza e
lunghezza, ad esempio - ma gli manca lo spessore - come fa ad esistere?
Contemporaneamente, si lascia credere ai bambini che locchio umano veda
la superficie delle cose. Ovvero qualcosa che non esiste in quanto ha solo due
dimensioni. Naturalmente nessuno dice che locchio veda la superficie delle
cose ed anche un pochino di spessore. Cos! Tanto per dare un po di senso
logico. Nessuno lo dice perch ovviamente direbbe qualcosa di ancora pi
assurdo. E allora non si dice niente. Si fa finta che la cosa stia in questi
termini. Cos la gente cresce, diventa matura, addirittura invecchia, restando
tutta la vita nella convinzione di guardare per davvero la superficie degli
oggetti e delle masse. Ovvero, di guardare limpossibile. Anzi, la superficie
pi un pochino di spessore. Ovvero: l'impossibile pi l'impossibile.
Nellassurdo pi totale! E gli si impedisce la coscienza di sapere che il vedere
tuttaltra cosa. un puro atto della mente. Nessuno ha il coraggio di
insegnare chiaro e tondo che locchio non vede un accidenti di niente. Che
solo un pezzetto di pelle come tutti gli altri
Massimo si scaldato nel parlare. Per lui tenere la gente nellignoranza
peccato, perch vuol dire privarla della sua divinit.
Pensa che il cervello dentro una scatola, Andrea. Ed anche nel buio
pi assoluto. E non solo sta al di l della pelle e delle ossa, ma anche al di l
degli stessi nervi. E lunica cosa che conosce del mondo sono solo le micro
correnti elettriche che gli arrivano dai vari tipi di pelle. Non sa altro. Figurati
quindi! aggiunge gesticolando Cosa pu sapere il cervello della natura
ondulatoria della luce che sta al di l della retina e degli stessi nervi che gli
portano i segnali elettrici! Niente. Niente di niente
47
Massimo veramente ammirato da come il cervello pur immerso nel
totale caos elettrico che gli arriva dai due metri quadrati di pelle - riesca a
creare una rappresentazione del mondo senza istruzioni di sorta. Massimo non
fa certo il mestiere di Andrea, ma cosa nota a tutti quanto sia difficile
impostare una macchina. Guai a sbagliarsi, guai ad immettere dati errati, guai
a formulare comandi incerti. E invece un cervello comincia a lavorare alla
nascita senza sapere neppure quali fra i miliardi di impulsi che gli arrivano
ad ogni secondo - gli giungano da un occhio, piuttosto che da un orecchio o
da un piede. Cos! Senza ordini preimpostati. In pieno caos informatico.
Insomma! riprende Andrea riferendosi ai discorsi dellaltra sera. Tu
dici che siccome tutto elaborato da noi, allora in un certo senso io posso
anche pensare che quella siepe sia me. E che sia me anche questalbero
perch la sua immagine la elaboro io
Andrea guarda lamico per vedere se soddisfatto della conclusione. Ma
Massimo disapprova nel modo pi assoluto.
Come sarebbe a dire in un certo senso? Questalbero qui te - proprio te -
o lo soltanto in un certo senso?
Andrea non reagisce. Non sa proprio che dire: la logica logica, ma la
conclusione assurda. Si gira verso lamico facendo una smorfia dal
significato chiarissimo: Boh? E chi lo sa?.
Massimo picchia con forza le mani sul bracciolo, ma pi per fare scena che
altro. Sa benissimo come la mente, abituata ad un mondo di corpi, cerchi
istintivamente di fare rientrare tutto nella normalit; limbarazzo di Andrea
pi che normale. Ma ha comunque voglia di recitare un po.
Ma insomma! Tu stai ancora imbrogliando le carte. Hai capito
perfettamente che non si vede la luce e nemmeno le masse. Hai capito
perfettamente che il vedere un atto che si fa dentro elaborando impulsi su
impulsi, e non quel semplice guardare fuori dei bambini. Ma bari ancora
Perch?
Ma perch stai apprendendo queste cose come informazioni per far
passare un pomeriggio. Non le stai apprendendo come realt del tuo mondo
...
Massimo scuote la testa sconsolato. Si alza lentamente dalla sdraio, e dopo
essersi riassettato i pantaloni va alla siepe.


@

Dopo aver demolito qualche piccola convinzione infantile giunto il momento di cominciare a
costruire.
quindi necessario che domandarsi: Se la luce non pu essere vista, allora che luce quella
che si vede?.
Eccoti giunto alle soglie del mondo della conoscenza?

@

48
Massimo accarezza la siepe con un gesti lenti, e poi si volta.
Vogliamo ricapitolare? chiede con un gesto cortese. Dicevamo prima
che completamente falso che gli uomini vedano la luce. Adesso sei
d'accordo?
Anche ora largomento chiaro, ma Andrea costretto a stare al gioco.
S, falso
In che senso?
Nel senso in cui lo pensano i bambini
Perch?
Perch la luce resta al di fuori della pelle
E allora cosa vediamo?
Modificazioni elettriche nel campo mentale
Bravo. Modificazioni di impulsi elettrici. Esatto. E la luce?
Andrea guarda lamico da sotto in su, anche stavolta un po' spazientito.
Quella no. Quella sta al di l dei nervi e della pelle
E gli animali? Guardano la luce, loro?
No. Neanche loro
Massimo per una decina di secondi non dice pi niente; poi fa un gesto di
sconcerto.
Ma allora cos che guardiamo tutti?
Beh! Guardiamo le immagini elaborate dalla mente. Labbiamo detto
prima, no? I bambini credono di guardare fuori, e noi adulti dobbiamo sapere
che quel che c fuori se ne sta fuori
Bravo Andrea. Immagini elaborate dalla mente. E quindi?
Andrea non capisce. Il concetto oramai chiarissimo, cosaltro ci sarebbe
da aggiungere?
Bene! Allora a posto cos! Adesso ci facciamo un altro bel caff, e
l'argomento chiuso
Andrea porta velocissimamente la mente ai discorsi fatti; ma non gli
sembra di aver detto una cosa fuori logica. Anzi, esattamente quanto
Massimo si aspettava. Si guarda attorno cercando un senso al commento di
Massimo, ma non gli viene in mente niente di particolare.
Ma s! Il cervello elabora gli impulsi e quindi crea delle immagini. La sua
architettura elabor...
Ma quali architetture e architetture? Perch non ti guardi semplicemente
attorno? Perch non ti chiedi che luce questa?
Massimo punta il braccio dritto verso il cielo.
Che luce questa qui?
Il sole decisamente accecante. Filtra assai poco, attraverso il fogliame,
ma Andrea ha una macchia di luce proprio sulla testa.
Beh! il sole
No! Io non ti ho chiesto chi che illumina il mondo. Ti ho chiesto che
luce questa
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Massimo stende il braccio allorizzonte.
Che luce quella l? Quella l in fondo? Non provarti a dirmi che luce
del sole, Andrea! Abbiamo detto che nessuna luce pu entrare nei tuoi
percorsi mentali. Le onde luminose stanno fuori! Fuori dalla retina, fuori dai
nervi, fuori da tutto! E allora? Che luce quella l?
Andrea si guarda attorno perplesso. C luce dappertutto.
Che luce questa? continua mostrando le numerose macchie di luce che
ondeggiano sul tavolino. E questa qui? indicando le grosse chiazze di sole
sul vialetto. E che luce quella l in fondo? Quella sulla citt!
Massimo andato contro la siepe e sta puntando il dito verso il cielo.
Che luce quella sopra di noi? In che luce volano quegli uccelli laggi?
Nella luce del sole? Ma Andrea! La luce del sole noi non la vedremo mai.
Raggi di luce, onde, corpuscoli, energia, fotoni, quanti, fenomeni ondulatori o
come diavolo vuoi chiamarli, stanno tutti fuori dalla mente!
Luce della mente? pensa Andrea sbalordito.
Si sforza di ricapitolare velocemente quanto detto, ma non riesce a
concentrarsi.
E allora?
luce della mente? risponde parlando pi che altro a s stesso.
Andrea guarda gli infiniti disegni tra le foglie, le macchie di sole, i fiotti di
luce che piovono dal cielo... Luce della mente? ripete a s stesso un po'
sconcertato. proprio luce della mia mente? Sono io che la sto facendo?.
Si alza lentamente dalla sdraio, girandosi poi verso la casa. Ovunque luce.
S! proprio luce della mente. Luce mentale dice Massimo per togliergli
ogni dubbio.
Andrea continua a guardarsi attorno. La vista dellorizzonte
impressionante. Dappertutto c' luce in quantit. E la luce disegna tutto, e
tutto disegnato nella luce. Ville, uccelli, citt, strade, campagna, mezzi,
palazzi...
Per un po nessuno parla. Massimo a rompere il silenzio.
Cominci a capire che razza di cantonate si prendano da bambini? Non
affatto la luce del sole, o delle lampade, o del fuoco, o dei semafori quella che
si vede venendo al mondo. Ma sempre quella della mente
Andrea accenna una smorfia di meraviglia. Incredibile!
Ed cos anche per gli animali? dice tanto per dire qualcosa.
Ovvio. Ogni animale vede soltanto la luce della sua mente
Andrea guarda i piccioni sopra la citt.
Tutto sempre la stessa luce mentale. Anche quando ti sembra diversa
qui un fanale, l il televisore, qua rossa, l gialla in realt sempre
luce della tua mente
Massimo si sporge oltre la siepe ad osservare. Il brulicare della gente in
citt gli fa venire in mente quelli che vanno in montagna o nel monastero per
cercare la mente o la pace dello spirito. Come se in citt pensa sconcertato
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ci fosse soltanto la volgare materia. E invece ovunque c solo la mente!
Dappertutto. In montagna, come in metropolitana. Nel Tibet come
sullautostrada. In ufficio come in fondo al mare. E non possiamo trovare
nientaltro neanche pagandolo a peso doro.
Anche Andrea si sporge sulla siepe per dare uno sguardo in basso.
Ovunque la luce sta disegnando i miliardi di particolari; e Andrea si perde via
ad osservare i movimenti delle auto, gli uomini che camminano per strada...
Tutto illuminato disegnato dalla luce. E dunque tutto la sua mente.
Beh! esclama continuando a guardare lorizzonte. Sapere questo non
una faccenda da poco. Ma siamo sicuri che sia proprio cos?.
Massimo si limita ad annuire, e Andrea si gira verso il giardino, osservando
istintivamente le complicazioni in cui la luce si differenzia. Ogni sasso ha un suo
colore, la sua brillantezza, i suoi particolari. Ogni fogliolina le sue gradazioni di
luce e le sue specifiche luminosit... Ogni ramo il suo variare di intensit. E la
complessit mostruosa per numero di dettagli. Andrea stupito. Un conto
infatti immaginare che il mondo sia fuori, come pensano i bambini, e tutto un
altro sapere che costruito istante per istante. Andrea osserva un arbusto
ondeggiare. Ma come su un televisore, o sullo schermo di un cinematografo.
Mentre Andrea si perde via ad immaginare sei miliardi di Soli e di Terre per
la sola razza umana, Massimo da voce ai suoi pensieri.
Visto che cantonate, Andrea? La nostra mente crea ad ultra velocit
infinite sfumature e luci di ogni tipo, e noi da bambini scambiamo il suo
poderoso lavoro per qualcosa che c' fuori. Che cantonata, eh?
Andrea abbassa lo sguardo sulle foglie della siepe. Effettivamente - se
davvero cantonata - micidiale.
Ma com possibile che non ce ne accorgiamo?
Massimo si gira vero lamico, allargando un po le braccia. La domanda
di quelle colossali e titaniche. La razza umana non si accorge che le luci del
mondo sono espressioni della mente. Com possibile che ci avvenga?
impossibile che avvenga! Eppure avviene. Tragicamente, miliardi di adulti
pensano s stessi al modo in cui si pensano i bambini. Incredibile,
impossibile, eppure avviene.
Beh! Te lo dicevo laltra sera. Le ottiche infantili sono capovolte rispetto
alla realt, ma per funzionano! Anche se uno non se ne accorge, pu
comunque fare tutto quello che vuole. Leggere, guidare, andare in bicicletta...
Perch dovrebbe mettere in discussione la cosa?
Andrea guarda la casa, il balconcino del piano superiore tutto illuminato,
segue con l'occhio la grondaia che risplende, le finestre con le ante di legno
che danno luce all'interno... E nell'abbassare lo sguardo vede le sue mani
illuminate dal sole. E un pensiero folle gli attraversa la mente.
Beh! Proseguiamo esclama improvvisamente, andando alla sdraio e
lasciandovisi cadere sopra.
OK! risponde Massimo sorpreso. Come vuoi
51
@

La luce che illumina il mondo dunque luce della mente.
Ma allora ne segue la domanda: in che spazio esister quello che vediamo?
In quale spazio ad esempio esistono lo stampato od il computer che ora manipoli?
I bambini pensano che lo spazio in cui si svegliano alla mattina esista per davvero. Realmente,
intendo. Ma facile dubitare della cosa
Eccoci al terzo passo.

@


Massimo fissa per qualche istante lamico, chiedendosi se abbia gi
compreso tutto quanto va a seguire. Dopo qualche istante di concentrazione
rientra nel discorso.
Beh! Io credo che ti sarai gi chiesto che spazio sia lo spazio che va da
qui allorizzonte, vero?
Massimo resta per mezzo minuto in silenzio, girato verso la valle.
Quei paesi l? Li hai visti, Andrea? Da qui a l ci saranno trenta o
quaranta chilometri. Ti sei gi chiesto che chilometri sono, vero?
Andrea guarda il cielo e l'orizzonte. La distanza immensa.
Se questa luce della mente continua Massimo indicando il cielo e la
vallata. E qui tutto disegnato da questa luce, orizzonte compreso... Beh!
Che spazio sar mai, questo?
Andrea si alza dalla sdraio, pensieroso.
E questi spazi? dice guardando il giardino. Da me a questo tavolo, e poi
dal tavolo alla casa, e quindi dalla casa allalbero, e poi dallalbero a te... Che
spazi sono?
Andrea arrivato alla siepe, e guarda i paesi che sfumano all'orizzonte.
In che spazio sei, adesso? In che spazio mi muovo mentre mi sto
avvicinando a te?
Andrea resta in silenzio per qualche secondo ancora. Poi stringe le labbra
come fa chi vorrebbe e non vorrebbe dire.
spazio della mente conclude sforzandosi di dare un senso logico.
Andrea si guarda attorno non sapendo se ha appena detto una verit o una
sciocchezza colossale. Dappertutto ci sono chilometri. Chilometri? Anni
luce! Quando guardo le stelle, quelle sono ad anni luce di distanza! pensa
sconcertato. Lo spazio della valle immenso. Alza lo sguardo al sole.
Miliardi di chilometri lo separano dalla Terra. Com possibile che sia
spazio della mia mente? si chiede cercando di dare un senso. Cascate di luce
riempiono il cielo.
S, proprio spazio mentale! esclama Massimo. tutto spazio della
mente
Ma in che senso? Nel senso che un'idea? Ma lo spazio esister pure! O
mi stai dicendo che tutto immaginato e i trenta chilometri non ci sono?
52
Massimo guarda lamico con aria sorpresa. Non si aspettava una cos
strenua difesa della logica infantile.
Ma come per la luce e per le masse. Questo qui non spazio fisico, ma
mentale. E infatti la gente non sa niente di...
S, ho capito, ma io volevo dire...
Esattamente come non sono fisici la luce e le masse che vedi. La gente
sono centanni che sente gli scienziati parlare di spazio che si contorce, si
curva, si piega sotto campi magnetici e gravitazionali... Sono centanni che
sente continuamente descrivere uno spazio che muove, che vibra, che tira, che
spinge, uno spazio concreto, insomma. Ma qui dov questo strano spazio?
Massimo indica col viso lo stupore del cittadino.
Qui non c. C solo vuoto. E per forza! continua indicando la vallata
circostante. Questo spazio della mente
Andrea non reagisce. Segue perfettamente la logica di Massimo, ma
contemporaneamente non riesce ad accettarla. Passa un mezzo minuto.
Ma scusa! Ma se da qui a l in fondo ci sono trenta chilometri?...
Massimo lo fissa con sguardo serio per cinque o sei secondi, per tentare di
comunicargli che farebbe meglio riflettere bene prima di parlare a vanvera. Se
ne resta poi per unaltra decina di secondi soprappensiero, guardando il
tavolinetto di marmo e le radici del vecchio pino. Quindi se ne torna verso la
sdraio. Fa per sedersi, ma nota lo sguardo interrogativo di Andrea, e allora
replica.
Che significa se ci sono trenta chilometri?
Andrea alza le spalle come a dire: tutto logico ma tutto assurdo.
Voglio dire. Sono daccordo che la mia mente elabori il senso dello spazio
e che questo spazio sia mentale. Ma questo spazio esister pure, no? Ci
saranno pure questi benedetti trenta chilometri! O me li invento io?
Quali trenta chilometri?
Quelli da qui a l in fondo
Ma l in fondo dove, Andrea? L in fondo dove? Non abbiamo appena
detto che questo spazio mentale e non ha niente a che fare con quello
fisico?
S ma...
Ma tu continui a pensare di vedere lo spazio per davvero! Proprio come i
bambini. Queste sono ottiche infantili
Andrea se ne torna alla sdraio. Sistemandosi, appoggia il braccio sul
tavolino sposta un poco la tazzina del caff. Sul volto ha unespressione
dubbiosa.
Cosa c che non va, Andrea? chiede Massimo perplesso.
Non lo so. Ti ho seguo perfettamente. Anzi, sono daccordo su tutto.
che per da qua a l ci sono trenta chilometri
Ma il punto proprio questo, Andrea dice Massimo scuotendo la testa.
Non puoi dire che nella tua mente ci sono trenta chilometri!
53
Ma guarda! proprio questo il punto ribatte l'amico scimmiottandolo.
Tutte e due scoppiano a ridere. Massimo per torna serio quasi subito.
Prima abbiamo detto che nel cervello non c luce eppure tu vedi la
luce! Beh! Che differenza ci sarebbe col fatto che ci sono anche i trenta
chilometri? Farebbe differenza?
Andrea si passa una mano sulla guancia, sfregandola forte.
Io capisco cosa provi. Tu continui a pensare - esattamente come i bambini
- che quello che vedi sotto sotto sia reale. Ma devi stare attento. La mente non
una copia del reale. Tu parli continuamente di distanza, di chilometri, di
spazi, ma chi ti dice che queste cose esistano per davvero? Hai appena
scoperto (soltanto dieci minuti fa) che la luce che vedi faccenda mentale,
chi ti dice che lo spazio sia qualcosa che esiste al di l della tua mente?
Cosa intendi dire?
Anche Massimo torna sulla sdraio. Resta in silenzio una ventina di secondi,
ma non gli vengono in mente esempi semplici.
Io non vorrei che tu considerassi ci che vedi attorno a te come una specie
di copia della realt
Cio?
Tu parli di qua e di l; di l in fondo eccetera; e lo fai con la sicurezza di
chi sta guardando per davvero la realt esterna. Cio, proprio fuori, al modo
dei bambini
Continuo a non seguirti
Ma insomma! Che rapporto vuoi che ci sia tra la nostra mente e il mondo?
Se quello che vedi mentale, allora per forza unaltra cosa dalla realt. Mi
hai capito? Mentale una cosa! Reale un'altra
Siccome Andrea non replica, Massimo ripete.
Mentale una cosa, Andrea, reale un'altra. come dire marmoreo e
arboreo. O pietroso e floreale. Sono due cose diverse. Una ha a che fare gli
alberi, e l'altra con le pietre. Questa non una copia del mondo fisico,
Andrea. Non la sua fotocopia mentale
Massimo fissa a lungo lamico perch gli preme d'essere assolutamente ben
capito su questo cruciale punto.
Questo spazio e questa luce, Andrea, questi colori e queste masse, sono il
modo in cui funziona la tua mente. Mi segui, Andrea? Il modo! Quando ti
guardi attorno tu non vedi il mondo, o una sua fotocopia, ma solamente il
modo in cui funziona la tua mente! Mi capisci o no?
Andrea fa segno allamico dandare avanti.
Facciamo un esempio. Hai nel portafoglio una foto di tua moglie?
S. Perch?
Passamela!
Andrea sfila dal portafoglio una foto a colori. La guarda un attimo, poi glie
la d.
54
Ecco dice Massimo prendendola e fissandola. questa qui tua
moglie?
Andrea fa la faccia stupita.
Certo. Che razza di domande fai?
No! Questa non affatto tua moglie. Questo un pezzo di carta con dei
coloranti
Massimo sventola la foto, ma passano alcuni secondi prima che Andrea
reagisca..
E quindi?
E quindi questa foto - come qualsiasi ritratto di tua moglie o qualsiasi
altro modo di rappresentarla per lappunto sempre e soltanto un modo di
rappresentarla. Tutto l. La foto una cosa, tua moglie unaltra. Anche se il
modo in cui disposta la chimica dei colori su questo pezzo di carta,
individua sicuramente tua moglie
Ah, certamente
Mi segui, allora? Una foto non Anna. Un quadro non Anna. Devi stare
attento! Infatti, anche se finiamo con laccorgerci che tutto idea, noi
possiamo restare ancora nellimpressione che queste idee siano per simili al
reale. Cullarci, cio, nella tranquilla sensazione che il mondo sia pi o meno
come ce lo rappresenta la mente. E invece no! Noi, nel cercare di figurarci
cosa siano per davvero la luce e lo spazio fisici, siamo nella stessa condizione
di un quadro che cercasse di capire cosa sia realmente la donna che c l
dipinta. Potrebbe mai arrivarci un quadro? No. Neanche se ci pensa per
leternit. Per lui, ad esempio, Anna sar sempre e soltanto un po di colore
incrostato. Mi segui? Il mondo fisico non un modo di essere rappresentato.
il mondo fisico e basta. Non puoi confondere un modo mentale con la
realt. La tua Anna, per esempio, pu essere rappresentata anche attraverso la
scrittura, con il suo nome scritto su un pezzo di carta. Oppure traducendo la
sua foto in algoritmi per computer; oppure disegnata da un pittore romantico,
oppure cubista; oppure identificata da un segno scritto in cinese anzich in
arabo; oppure fotografata da lontano o da vicino; oppure dallalto o dal
basso... Siamo daccordo che sempre Anna in ogni caso. Ma dobbiamo
anche essere daccordo che nessun modo di rappresentarla avr mai a che fare
- se non in termini di idea - con la sua realt vera di donna e di essere umano
Andrea sembra cominciare ad afferrare il discorso. Una folata di vento
distoglie per un attimo i due amici dalla discussione, e Massimo guarda la
caffettiera vuota, preoccupato che lamico voglia ancora qualcosa da bere.
Ti faccio un altro caff?
No, dopo. Tu allora vorresti dire prosegue Andrea fissando le nuvole
dellorizzonte Che per noi luce e spazio sono come per un quadro la tempera
e lolio. O come per una foto i sali dargento e gli altri coloranti
Esattamente. Luce e spazio sono i nostri specifici e peculiari modi di
rappresentare le relazioni logiche e comparative con cui funziona il nostro
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cervello. Ma luniverso non una relazione logica, non un pensiero, non
una comparazione, non una rappresentazione, e quindi non assolutamente
quello che vediamo. Ehi! Va via!
C' un ape proprio davanti al naso di Massimo.
Se n andata? chiede preoccupato girandosi a destra e sinistra.
S. andata. l in fondo
Probabilmente attirata da quello che c qui commenta Massimo
guardando la zuccheriera e le tazzine sporche. Si rilassa sulla sdraio e dopo
qualche istante riprende il discorso.
La fisica ci dice che luniverso un immenso blocco denergia. Beh!
Guarda la vallata. Dov questo blocco? Non c. Qui c solo vuoto. E
perch vuoto?
Massimo afferra la tazzina del caff, ora vuota e sporca.
Perch pieno e vuoto sono modi di funzionare della nostre menti a
variazioni di campo. Contrasti di luce, contrasti di colori, contrasti di densit.
La tua mente, ad esempio, va dalla luce al buio, dal giallo al viola, dal pieno
al vuoto, dal dolce al salato, dal piacere al dolore, dalla felicit alla
disperazione, dal duro al molle... Ma luniverso non n giallo n viola, n
vuoto n pieno, n dolce n salato. , e basta. Non modo mentale o una
relazione logica. Se poi a tutto questo ci aggiungi anche che quello che ci
rappresentano le menti dipende dai sensori che abbiamo, puoi addirittura
capire che il salto tra noi e la realt non solo invalicabile, ma per cos dire
doppiamente invalicabile! Quando notte, ad esempio, noi vediamo tutto
nero, ma molti animali invece si svegliano e vanno in giro come se fosse
pieno giorno
Andrea colpito dai colori. Fa per chiedere a Massimo della cosa, ma
questi lo precede. Riappoggia la tazzina sul tavolo e agita la mano per attirare
lattenzione.
Non c un gioco che facciamo tutti da bambini? Un gioco che ci mostra
come lo spazio che vediamo sia un puro modo della mente e non la realt
fisica che ci piace credere?
Massimo muove un paio di volte la mano destra davanti al viso.
Un gioco che hai fatto anche tu, per forza
Quale gioco? chiede Andrea incuriosito.


@

Da bambini abbiamo fatto dei giochini che ci urlavano la natura mentale del nostro mondo.
Semplicemente la urlavano.
Quando sentivamo l'urlo gli adulti ci tranquillizzavano subito.
E giustamente!
Ora che siamo grandi, per, dobbiamo pensare con la nostra testa.

@

56
Massimo si copre l'occhio destro con la mano.
Lavrai fatto anche tu, non vero?
Cosa? Chiudere un occhio e provare a fare lo stesso qualche cosa?
S. Noi, da ragazzi, sapevamo che diventava pi difficile qualsiasi cosa:
afferrare un oggetto, muoversi, camminare... Cos' che spariva?
La profondit?
Esatto. Il senso della profondit. E non ci pareva una cosa assurda?
Andrea annuisce lentamente, ricordando e allo stesso tempo comprendendo
il ragionamento. Quando si chiude un occhio infatti vero che qualcosa
immediatamente sparisce. Ma che cosa? Ci che stupisce i bambini che con
un occhio solo si veda ancora tutto benissimo. Non manca niente. Gli oggetti
sono chiari e visibili, colorati, e tutti al loro posto. E anche lo spazio ancora
perfettamente al suo posto. Se cerano tre metri per arrivare alla bicicletta, i
tre metri ci sono ancora tutti. Non cambiato niente. Eppure diventa difficile
fare qualsiasi cosa. Andare in bicicletta, correre tra i mobili di casa, afferrare
un oggetto... Qualcosa scomparso.
Andrea fa segno a Massimo dandare avanti.
Gli adulti dicono ai bambini che chiudendo un occhio si perde il senso
della profondit e quindi dello spazio Una cosa verissima, questa. E gli
spiegano anche che per creare il senso della profondit (e quindi dello spazio)
il cervello ha bisogno di tutte e due le immagini che gli arrivano dagli occhi.
Ed appunto lavorando sulle sottilissime differenze tra le due, che riesce a
calcolare distanze e quindi profondit. Ma quello che ai giovani non si
spiega...
che se la profondit costruita dalla mente, allora unidea
Certo. Quello che dicono gli adulti giustissimo. Chiudendo un occhio il
cervello non ha pi la possibilit di comparare i due diversi flussi elettrici che
gli giungono dalle retine. E la profondit sparisce. Ma per il bambino lo
spazio che si vede qualcosa di maledettamente reale, fisico, vero. Sentirsi
dire che qualcosa sparisce, mentre allo stesso tempo tutto resta
apparentemente come prima, assurdo
S. Ricordo ancora di quando a scuola mi spiegarono il fatto. Da una parte
mi sono convinto subito, ma dallaltra ho provato come un senso di fastidio
Massimo mette il coperchio alla zuccheriera e armeggia un po' con le
tazzine.
Per forza! Occorrerebbe spiegare ai giovani che lo spazio che si vede non
quello fisico, ma mentale. Un modo di funzionare della mente. Allora s che
la cosa sarebbe corretta e sensata. Ma ci non si dice
Andrea annuisce pi volte, seguendo i soliti passeri che si infilano a
velocit pazzesca fra i rami dei pini. Massimo lo osserva per capire se abbia
qualcosa da dire, e notandolo perso nei suoi pensieri decide di restarsene
zitto.
57
Andrea, per un paio di volte, prova a chiudere un occhio per vedere cosa
succeda. Immediatamente, i rami, il cielo, i passeri, finiscono tutti sullo stesso
piano. Andrea non certo sorpreso della cosa, ma prova anche ad afferrare la
sua tazzina e il cucchiaino, osservando le mani diventare incerte. Certo!
riflette tornando a guardare i passeri con un occhio solo. Io so cosa pi
lontano, e cosa pi vicino. Ma lo so! Lo intuisco. Mentre se invece apro tutte e
due gli occhi ecco tornare la profondit e lo spazio. Andrea guarda il cielo
lontano chilometri, e poi chiude locchio destro per un bel po. Non ci sono
chilometri! pensa buttando la testa allindietro. solo illusione. Dopo un po
si alza dalla sdraio per sgranchirsi le gambe e la schiena. La citt tutta un
traffico di veicoli e di uomini, ma sulla collina i rumori arrivano smorzati.
Andrea guarda il rosso dei tetti sottostanti, e fa la domanda che voleva fare
prima.
Ma perch hai detto che luniverso non colorato? dice col tono di chi
parla pi che altro a s stesso. Secondo te anche i colori sono modi della
mente?
Massimo resta in silenzio. Possibile che lamico non ci arrivi da solo?
Eppure la fisica ci dice che i colori esistono obietta sempre con lo stesso
tono.
No. E anche questo lo sai benissimo. La fisica ti dice che la luce
colorata perch ha differenti lunghezze donda. Cio onde pi lunghe e onde
pi corte
Ma lo cose sono colorate
Certo che sono colorate. Ma tu, qui attorno, vedi colori, o vedi cose pi
lunghe e pi corte? Tu, quando guardi questi fiori, vedi che questo giallo
scuro e quello invece giallo chiaro, o vedi vibrazioni pi veloci e vibrazioni
pi lente?
Andrea alza le spalle. Non ha alcun problema ad accettare la cosa. Se la
luce una modalit mentale, allora lo sono per forza anche i colori.
Per i colori come per tutto il resto. Laboratori e cos via. Se tu avessi
detto a Raffaello, ad esempio, di mettere in ordine di lunghezza donda la sua
tavolozza dei colori - cio dall'onda pi lunga alla pi corta - credi che
sarebbe stato in grado di farlo? Anzi: credi che avrebbe addirittura capito la
domanda? E questo perch? Perch i colori sono una faccenda tutta nostra e
non fisica
Andrea fa passare lentamente l'occhio sulle cose. Non c un colore uguale
allaltro. Infinite sono le sfumature e le intensit, le gradazioni di luminosit e di
colore. C il marrone dei tronchi, il verde quasi nero del fogliame, il
marroncino pallido della casa... Ed tutto un cangiare di luce ed ombre, di colori
e riflessi, di macchie opache e punte di brillanti. E mentre riflette su quale
mostruoso lavoro compia la mente ad ogni istante, comincia anche a rendersi
meglio conto quale pesante eredit si ritrovino alla fine gli adulti. Quegli adulti
che una volta, ovviamente, erano bambini. S, ha proprio ragione Massimo
58
pensa grattandosi la testa. Si resta intrappolati in scarpe troppo strette. Ai
bambini va bene cos perch il loro mondo comunque sempre divertente e
pieno di novit. Ma il nostro? Cosa ci resta?. Andrea osserva i miliardi di
colori del vialetto. Ci resta un mondo di oggetti. Un mondo totalmente privo
della magnificenza dellio riflette girandosi pian piano su s stesso,
meravigliato di esser dietro a fare simili pensieri. Poi, quasi di scatto, torna a
sedersi.
Allora? chiede Massimo mentre lui si sta sistemando.
Stavo pensando ai colori
Cio?
un lavoro titanico. Miliardi di luci e colori ad ogni secondo
Eh s! La mente qualcosa di colossale. Gli Antichi la chiamavano La
Lanterna Magica. Lanterna nel senso che illumina il mondo
Andrea alza lo sguardo al fogliame e al cielo. Rilassato sulla sdraio osserva
la sua mente al lavoro. Il vento che passa tra le foglie cambia continuamente
la tavolozza, e le luci e gli spazi e i colori cangiano e oscillano con prodigiosa
velocit.
Quindi i colori sarebbero un modo di procedere per contrasti, come dicevi
tu prima. Variazioni del campo mentale
S. I colori sono un alfabeto di fondo come tutto il resto
Alfabeto? chiede Andrea incuriosito.
Eh s! risponde Massimo allargando le braccia. Rosso, blu, verde,
giallo... In s e per s non dicono niente. come per noi dire A o B
Cio?
Massimo si gratta la testa.
Cosa vuole dire A? Che cosa vuol dire B? Niente. Ma se tu combini
le lettere fra loro, allora si possono costruire dei significati
S, per la A vuol dire A protesta Andrea
Non vero. Si pronuncia A perch ci siamo tutti messi daccordo che si
dice A. Se a scuola ci avessero insegnato che quando vedevamo A
dovevamo pronunciare B, noi avremmo imparato a leggere B, non
vero?
Ah, s, ovvio
E i colori sono proprio come le sillabe e la consonanti del nostro alfabeto.
La mente utilizza questo suo fulmineo alfabeto e ci d una sua personale
interpretazione di quel che ci circonda
Massimo si ferma un attimo per trovare le giuste parole, perch ha la
sensazione di non essere seguito..
Ad esempio. Cosa ce ne faremmo noi di un alfabeto fatto della sola lettera
A? Servirebbe a qualcosa? No. Cos per i colori. Se noi aprendo gli occhi
alla mattina vedessimo sempre blu per tutto il resto del giorno - oppure rosso,
oppure giallo ci servirebbe a qualcosa il vedere? No, saremmo come i
ciechi
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E quindi con questo alfabeto la mente ci descrive il mondo?
S. Il cervello fatto di carne e sangue! Figurati se della carne e del
sangue possono costruirci la realt che ci circonda! gi tanto che
costruiscano un loro linguaggio interno
Andrea si gira dallaltra parte, col gesto tipico di chi stato colpito da un
concetto e vuole rifletterci sopra. Massimo se ne resta zitto per un mezzo
minuto, e poi gli viene in mente che potrebbe fare un altro caff.
Allora! Lo vuoi un altro caff?
No. Aspetta ancora un po. Ti dispiace aspettare?
No, no! Aspettiamo pure. Non ho problemi
Passano un paio di minuti in silenzio e poi Massimo, non sapendo se
Andrea abbia ben compreso la faccenda dei modi mentali che non sono certo
fotocopie del mondo, decide di tornare in argomento.
Prima parlavamo della fotografia e del quadro, Andrea, e io ti ho detto di
stare ben attento a non pensare che quello che vediamo sia una specie di
fotocopia della realt. Ecco. Adesso ne hai una dimostrazione perfetta. La
mente usa alfabeti. Figurati che rapporto pu esserci tra degli alfabeti e la
realt in cui viviamo. come guardare questo albero, e pretendere una
somiglianza tra lui e il suo nome scritto in alfabeto cinese. O europeo. O
cirillico. Che relazione pu esserci? Nessuna. L'albero una cosa, e il segno
della matita un'altra
Andrea va con la mente ai tanti documentari visti in televisione sul mondo
degli animali e sui loro a volte veramente strani modi di percepire la realt. E
come per gli uomini gli alfabeti nel mondo sono tanti, ma ancora pi
numerosi sono i linguaggi, e pi numerosi ancora i dialetti, allora ne
conseguirebbe che...
Allora questo albero qui noi potremmo vederlo diversamente da come lo
vede un altro animale. Voglio dire: in quanti modi di pu dire albero? In
cinese in diecimila modi, e su tutta le Terra in altri centomila. Se luci e colori
sono alfabeti che descrivono il mondo, allora potrebbe anche darsi che ogni
razza strutturi un suo particolare modo di usarli. Un po' come succede per le
lingue umane. La A uguale per tutti, ma gli inglesi la casa la chiamano
home, i francesi maison, e noi casa. Non so se mi sono spiegato
Massimo annuisce lentamente. Andrea si spiegato frettolosamente, tutto
preso della sua curiosa intuizione, ma il concetto comunque ben chiaro.
S. possibile. possibile che nel guardare questo albero noi lo vediamo
in un modo, e i passeri in un altro. Se potessimo entrare nella testa di un
passero forse ci troveremmo a dover capire il cinese. Forse. Perch in fondo
veniamo tutti dalla stessa razza che popol i primi mari di questa terra. Per
potrei darti ragione. Se potessimo entrare nella testa degli animali, soprattutto
di quelli molto distanti da noi, non dico che ci troveremmo a dover capire una
realt descritta in cinese, ma probabilmente dovremmo sforzarci di
comprendere almeno un dialetto simile al nostro. Qualche sfumatura ci sar di
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sicuro. Quando ad esempio un passero chiude gli occhi, invece di vedere tutto
nero, magari vede tutto blu. Chi lo sa? O tutto verde
Andrea annuisce convinto, ripensando ancora ai vari documentari visti in
televisione sugli animali ed i loro strani modi percettivi. Ci sono animali che
vedono campi elettrici, come ad esempio gli squali ed i delfini, altri il calore
emesso dai corpi viventi, come i serpenti, altri ancora le variazioni del campo
magnetico terrestre, come i piccioni e forse altri trasmigratori... Andrea va
istintivamente col ricordo alla sorpresa del bambino quando scopre, ad
esempio, che nellalfabeto di altre lingue ci sono suoni e lettere che
nellitaliano non esistono. Andrea si gratta la testa perplesso, un poco
divertito allidea del bambino che scopre la strana novit. Dunque pensa
confrontando tra s le cose non si tratterebbe solo di alfabeti identici
utilizzati dalle varie razze in modi differenti, come ad esempio il passero che
chiude gli occhi e vede blu anzich nero. Il verde e il blu lo vediamo anche
noi uomini. Ma per molte razze forse si tratta di alfabeti di cui noi non
sappiamo nulla. Non una A, una B o una C colori, suoni, tatto, eccetera - ma
una W, o una J, che in italiano non esistono.
Sta per dire a Massimo del fatto che probabilmente anche forse gli stessi
caratteri alfabetici sono addirittura infiniti, ma finisce col dire qualcos'altro,
perch l'esperienza insegna che mai nessuno nasce sapendo gi leggere e
scrivere.
Per gli alfabeti si imparano. Mentre noi non dobbiamo affatto imparare a
vedere blu e rosso. E soprattutto imparare a metterli al posto giusto e nelle
sequenze giuste
Non ti seguo
Non sono alfabeti che dobbiamo imparare come la A, la B, o la C,
Questi invece li conosciamo gi. Per qualunque alfabeto - perch questo
che in pratica tu mi stai dicendo! - una serie di simboli che in s e per s
non significano niente. E vanno quindi imparati per forza. Ma allora come
facciamo noi a conoscerli gi?
Massimo allarga le mani sollevando un po le spalle, ad intendere che la
verit assoluta delle cose non la conosce nessuno.
Bah! dice col tono di chi ammette ogni possibilit. Questo non lo so. I
bambini impareranno i nostri alfabeti mentali probabilmente dalle mamme
mentre sono ancora nella loro pancia. Probabilmente. vero per che molti
animali vengono al mondo senza alcun rapporto coi genitori, con uova
abbandonate nellambiente ad esempio. E che questi animali hanno comunque
perfettamente sviluppata la coordinazione e la lettura degli alfabeti. Anzi! Pi
sviluppata della nostra, perch camminano subito e si danno da fare. Non lo
so. Io personalmente credo che a tutta la nostra complessa teoria
evoluzionistica manchi la parte pi massiccia, e cio tutto quanto relativo
alla mente, al vortice mentale. Personalmente immagino che la razza non
passi tanto alla discendenza un corpo, come ci viene in pratica insegnato
61
oggi, ma soprattutto una mente, il vortice mentale in cui viviamo, ed
ovviamente anche una pi o meno robusta dose di memoria per interpretare e
gestire le sequenze degli alfabeti. Una memoria molto forte per gli animali
inferiori che sono subito operativi, ma restano per bloccati nel loro mondo
e una molto debole per luomo e pochi altri mammiferi, cos che poi,
superata una fase di completa inettitudine Massimo si ferma un attimo a
prendere fiato possano espandersi e costruirsi meglio. Non so se sono
riuscito a spiegarmi. Per me il campo mentale qualcosa di estremamente
pesante, massiccio, potentissimo nel gestire e modificare il corpo. Alle nostre
teorie, almeno al presente, tutto questo sembra irrilevante. Ma per me non
cos. Per me questo il vero anello mancante dellevoluzione. Comunque
prosegue grattandosi la testa. Qualcosa dobbiamo impararlo anche noi
In che senso? chiede Andrea pensando per un attimo ad una evoluzione
di menti pi che di corpi.
Pensa ad esempio a quando un bambino in culla allunga le manine per
afferrare qualcosa che lontano. Cosa credi che stia facendo in quel
momento? Lui non potrebbe mai afferrare la cosa. E allora, perch alza le
mani e cerca di prenderla?
Andrea si sfrega il mento con la mano destra.
Vuoi dire che sta sbagliando le distanze?
probabile. La sua mente non ha ancora imparato a strutturare il senso
della distanza, che ovviamente un'idea piuttosto complessa, e quindi
confonde lucciole per lanterne. Immagina vicino un oggetto che vede piccolo,
ma che in realt semplicemente lontano. D'altronde, capita anche a noi
adulti di sbagliare. Guardi una cosa, ti sembra vicina, la riguardi meglio, e un
attimo dopo scatta qualcosa e ti accorgi che lontanissima
Andrea ci pensa su un attimo, e poi fa cenno daver capito. Il cinguettare
sempre litigioso di alcuni passeri in amore attira poi per un attimo la sua
attenzione.
E i suoni? la stessa cosa? Altri alfabeti?
Massimo sta per rispondere, ma Andrea gli fa segno di lasciar perdere. Sa
gi cosa gli risponderebbe: I suoni non sono delle realt che stanno fuori di
noi, come pensano i bambini. La fisica non parla di suoni, ma di energia che
si trasforma, di frequenze, di battimenti, di corpi che oscillano, di aria che
vibra. Ma non di suoni. I timpani non trasmettono suoni, ma impulsi elettrici,
e i suoni sono quindi altri modi mentali. La fisica ci parla di vibrazioni lente e
di vibrazioni veloci, e non di quei suoni alti o bassi che sentiamo noi. Quindi
i suoni sono un altro alfabeto usato dalle nostre menti per raccontarci il
mondo come luce, spazio, e colori. Idee e nient'altro che idee.
Andrea sorride perch gli venuto in mente di quando ai bambini si spiega
che senza laria i suoni non si sentirebbero. I bambini ci credono subito (se lo
dice un adulto, sar cos per forza) ma restano sempre un po sorpresi,
provando al contempo il senso di qualcosa che non quadri. E per forza! Per
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loro i suoni sono qualcosa che esiste per davvero; e non idee. E quindi, che ci
sia o meno laria, che differenza farebbe? E si sentono come defraudati di
qualcosa. proprio cos pensa riflettendo sullintera questione. Noi da
bambini abbiamo scambiato i modi di funzionare della nostra mente per realt
fisiche. Ma come avremmo potuto immaginare che la mente aveva una simile
potenza, e che era lei a fare il mondo?. Andrea si gira verso Massimo per
fare unobiezione, ma poi torna subito a guardare davanti a s. Ha
immaginato cosa gli direbbe lamico: Se avessimo chiesto a Mozart di darci
qualche regola di fisica acustica, credi che avrebbe potuto lui che scriveva
una sinfonia in due giorni descriverci una qualche appropriata formula? No.
Perch Mozart si intendeva soltanto di quei suoni che sono idee, e che quindi
nascono e muoiono nella mente. E non di trasformazioni energetiche dellaria
o dei solidi.
Ehi! chiama Massimo.
Andrea si gira, e nota che l'amico si un po spostato indietro sulla sdraio,
e sta tenendo la mano sinistra appoggiata a bella posta sul grosso tronco del
pino. Capisce al volo dove voglia andare a parare, e gli viene da sorridere. Il
tronco un corpo grosso. Molto grosso. Massimo, per, la prende larga.


@

Se i corpi sono disegnati dalla luce della mente, ed esistono nello spazio della mente, e sono
anche colorati dalla mente (e si sentono persino con i suoni della mente) sar ben difficile che
possano essere esterni a noi come credono i bambini.
Comprendere che i corpi sono puri oggetti mentali il quarto difficile passo.
Ma il quinto, molto pi duro, viene subito dopo. Infatti, se la carta o il mouse che ad esempio
tieni adesso in mano sono idee totalmente costruite dalla mente, allora ne consegue che anche la
mano con cui li stai afferrando un'idea.
La mano per attaccata al braccio. E il braccio al tronco. E il tronco alla testa.
Abbiamo oltrepassato la soglia del mondo della conoscenza?

@


Andiamo avanti coi nostri ragionamenti dice Massimo lasciando l'albero
e alzandosi in piedi di scatto. Prima abbiamo detto che luce, spazio, e colori
sono modi dessere e funzionare della nostra mente. Ma allora?
A Massimo viene da sorridere perch Andrea stavolta in trappola. Ma
aspetta un po' prima di arrivare al punto.
Ma allora? In quale luce hanno vissuto gli antichi Romani ed Egiziani? In
quella del sole?
Massimo riappoggia la mano sul tronco, ora alla sua sinistra, tastandone le
rugosit.
Che luce hanno visto ogni notte gli Assiro Babilonesi? Forse quella delle
lampade? O delle stelle? O quella dei loro fuochi?
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Andrea cerca di non rispondere, ma alla fine costretto, se no Massimo
non va avanti.
No. Quella delle loro menti
E in che spazi ha vissuto tutta questa gente? In quelli del deserto? In
quelli del mare? In quelli delle montagne?
No. Spazi mentali
Andrea ha capito i concetti di cui hanno parlato, ma nel rispondere si sente
un po strano.
Allora in che spazio vivi tu adesso? Nello spazio del giardino? In che
spazio vive tutta la gente che sta gi in citt? Nello spazio delle case? Delle
strade? Dei ristoranti?
Andrea stavolta non risponde. Un conto infatti dire che lo spazio che si
vede mentale. E su questo daccordo. E tutto un altro dire che ci si
muove e si esiste unicamente in uno spazio mentale.
Ma la citt esiste o non esiste? protesta quindi con forza. Lo spazio sar
anche mentale, ma esister pure! Se no come facciamo a muoverci?
Vogliamo andare avanti? continua Massimo ignorando la domanda. Se
questa luce della mente, e questi spazi sono spazi della mente, e colori, luce,
e spazio sono alfabeti...
Massimo mostra il mondo tuttintorno, muovendo le braccia e girandosi di
qua e di l.
Se la luce vera non la vediamo, e le masse neppure...
Andrea ormai certissimo che adesso Massimo vorr sapere dei corpi. Di
tutti quei stramaledetti corpi che li circondano. E infatti...
Che corpi sono questi, Andrea? Che razza di masse sono?
Massimo ha il braccio steso ad indicare il tronco.
Accidenti! Ma assurdo! pensa Andrea con un senso dilarit.
Che casa quella l? Che masse sono questi alberi?
Massimo scavalca la piccola siepe che circonda laiuola alla destra di
Andrea, e batte poi con forza sul tronco dell'altro vecchio pino.
Che corpo questo? Che massa questa?
Massimo serio, ma si vede che sta trattenendo il sorriso.
Che corpi sono tutti questi? Questi fiori, questa siepe, quei palazzi laggi?
Che massa questa? dice pestando i piedi sul terreno. Che corpi sono
quelli l indicando sole e nubi. Noi le masse fisiche non le vediamo. Ma
per queste le vediamo benissimo e le tocchiamo. Allora? Che masse sono?
Andrea non riesce a rispondere corpi della mente.
Che corpo questo? insiste Massimo scuotendo testardamente il tavolino
di marmo. Se gli spazi che noi vediamo sono mentali, sar ben difficile che
delle masse fisiche ci possano stare dentro, non vero? Ma noi queste masse
le tocchiamo e le sentiamo. Eccome! Senti com duro. E questo corpo? dice
ancora puntando il dito direttamente verso di lui. Che mani sono queste? E
queste gambe? Se sono tutte disegnate dalla luce e dai colori della mente, e
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luce e colori sono nello stesso spazio della mente, che tipo di gambe
saranno?
Andrea letteralmente incapace di reagire.
E questa testa?
Massimo ha girato attorno al tavolo e gli si messo di fianco.
Scherzosamente gli picchietta le nocche sulla testa.
E questi capelli? E questa camicia? E le scarpe? Spero che non mi dirai,
come un bambinetto di sei anni, che sono oggetti fuori di te
Ma assurdo
Cosa?
Dire corpi della mente
Perch?
Perch assurdo. Un corpo qualcosa che esiste. Qualcosa di solido. Io
esisto, accidenti. Non sono unidea. La mente, invece, qualcosa di...
Di astratto?
S, di astratto
E allora cosa vorresti dire?
Che dire corpi della mente non significa niente
Bah! fa Massimo alzando le spalle. Se per questo altrettanto assurdo
dire luce della mente. Il cervello al buio
S, ma...
Ed assurdo anche dire spazio della mente. Nel cervello non c spazio!
S, ma...
Ed assurdo anche dire colori della mente. Nel cervello non ci sono
colori
Andrea resta in silenzio per un po. Ma poi protesta vivacemente.
Daccordo. Ma questi corpi qui sono veri! Non sono delle idee. O mi stai
dicendo che io qua sarei unidea?
Massimo fissa lamico con espressione strana.
Ma ancora mi parli di qua e di l? Io sono qua, mentre questi corpi stanno
l? Ma non vedi che stai continuando a ripeterti? Non abbiamo forse detto che
tutto la mente? E allora?! Tu sei tanto qua su questa sdraio - come anche
l dove ci sono gli altri corpi. Per forza! dice indicando lorizzonte. Se l in
fondo sempre luce e spazio della tua mente, allora tu sei tanto l come qua.
Con quale logica mi vieni a parlare di corpi qui e corpi l?
Andrea si gratta la testa, spostando lo sguardo altrove. Non riesce a trovare
un modo per replicare allidea dei corpi della mente.
Qui, l, sopra, sotto, destra, sinistra, basso, alto... Ma che senso hanno?
Sono solo punti di vista pratici per orientarci allinterno delle nostre
mostruose menti. Tu, Andrea, sei tanto allorizzonte di questo cielo come
anche in questo giardino. La mente un campo, no. E il campo dove finisce?
Dove inizia?
65
Siccome Andrea non reagisce, Massimo si allontana di qualche passo per
andare alla siepe, a guardare e farsi venire qualche altra idea. Passano un
minuto in silenzio, e alla fine ritorna in argomento.
Non ti rendi conto che qua e l sono soltanto i modi che il bambino
sviluppa per mettere ordine nel caos delle idee? Le idee, per loro natura, sono
soltanto idee, e stanno quindi tutte sullo stesso piano. Sono come i pensieri e
le parole che fai. E allora il bambino deve cominciare a mettere ordine in
tutto questo, e creare quindi un sistema che possa essere operativo e
funzionale
Massimo punta ancora il dito verso lamico.
Tu stesso hai cominciato a dire, pi di trentanni fa: Io sono qui, mentre
tutto il resto sta l. Io sono dentro, mentre tutto il resto sta fuori. La mia mano
qui, mentre il fuoco che scotta l. E invece non era vero niente perch il
tuo corpo era unidea come tutto il resto. Tu non stavi affatto l, e il resto non
stava affatto l. Le idee, Andrea, non possono essere una un po' pi in qui e
una un po' pi in l. Sono solo pensieri. Ma tu bambino! - eri obbligato a
mettere ordine nel tutto, e quindi a privilegiare lidea del tuo corpo sopra tutte
le altre fissandola come centro. Proprio perch dovevi imparare a difenderla.
E cos hai creato tutta una serie di punti di riferimento spaziali (diciamo, una
specie di mappatura) con lidea del tuo corpo al centro, e con tutto il resto
come vicino o lontano
Andrea ha lo sguardo a terra. Con la destra si sfrega la guancia nel suo
gesto abituale.
Tutto alla stessa distanza, invece. E quel che peggio che tutto della
stessa medesima importanza. Idee e nient'altro che idee. Pensa quindi a quali
pericoli andrebbe incontro un bambino se si accorgesse che i corpi sono
esattamente come i pensieri e le parole; e strutturasse un'idea del mondo dove
tutto ha medesima importanza
Tutto alla stessa distanza? lo interrompe Andrea.
Perch? O le idee possono forse essere una pi distante dellaltra?
Andrea solleva la testa.
Ripeti un attimo, per favore. Tutto alla stessa distanza?
Massimo non risponde.
Ma allora anche tu sei alla stessa distanza da me del sole! Anzi, il mio
stesso naso distante dal sole come da me
Andrea quasi divertito. Massimo si gratta invece si gratta il polso della
mano destra pensando agli uomini di conoscenza del Tibet, e gente simile. E
si chiede se Andrea comprenderebbe limplicazione di una fisica basata su di
un continuum dove tutto comprese le distanze idea. Si gira senza molte
speranze, ma solo per accorgersi che Andrea c invece gi arrivato.
Cos sarebbe per questo che si dice che ci sia gente che pu essere in pi
posti contemporaneamente, o che si sposti da qua a l come i fantasmi. In
realt, in base al tuo ragionamento, non ci sarebbe alcun vero spostamento
66
Andrea ha sottolineato le parole vero spostamento, e Massimo annuisce
lentamente.
S! Per! esclama Andrea rendendosi conto che un fatto spostare la
coscienza, e tutto un altro il corpo fisico.
S? domanda Massimo.
Un attimo! Un corpo resta comunque un corpo! Voglio dire: un conto
che la coscienza si sposti...
Andrea non conclude il discorso perch non sa proprio cosa dire.
roba solida? Vuoi dire che il corpo roba solida?
S. Un corpo roba solida. Non la mente. Le mie mani non sono
unidea. Questalbero qui, ad esempio, se ci sbatti contro a cento allora ti
ammazza. O vuoi dirmi invece che unidea?
Quale albero? chiede Massimo con voce un po' cantilenante. Questo
qui? Oppure quello l? O forse quello la?
Andrea riabbassa la testa perplesso, restando cos per una decina di
secondi. Ma poi protesta.
Ma che importa ha che sia unidea o no? Anche se unidea, quando ci
sbatto contro mi faccio male! E quindi? E poi! esclama gesticolando Le
masse vere allora dove sono? Il mio corpo vero dove sarebbe?
Massimo fa una smorfia di comprensione. Bella domanda pensa fra s.
Resta per un po cos, in silenzio, pensando a come rispondere allamico. E
gli viene in mente un argomento banale ma che forse potrebbe facilitarlo.
Beh! Se io ti dicessi che adesso stiamo dormendo, tu mi faresti ancora
queste domande?
In che senso?
Immagina che adesso ti svegli, e con sorpresa ti accorgi che questo
pomeriggio lo hai passato sognando. Ti svegli e dici a tua moglie: Ma pensa.
Ho fatto un sogno bellissimo. Ero con Massimo a bere il caff nel suo
giardino, e parlavamo, parlavamo...
E allora?
Allora sono io che lo chiedo io a te! Che differenza ci sarebbe col fatto
che invece sei sveglio? Alberi, oggetti, luce, spazio, corpi, caff, bere,
muoversi, camminare... E poi distanze di metri, chilometri, cielo, orizzonte...
E poi il qui, e il l, il sopra il sotto... Non c'era forse tutto questo anche nel
tuo sogno? Ma non per questo quando ti svegli cominci a tormentare tua
moglie chiedendole doverano quei corpi veri che sognavi, e dovera quindi il
tuo corpo vero, e che corpo era la tazzina bella solida che tenevi in mano, e
che corpo era quest'albero, e che razza di distanze stavi guardando...
Andrea colpito dall'analogia. Per la verit anche incuriosito, e vorrebbe
concentrarsi di pi su questa strana unificazione del sogno con la realt; ma
ha troppa voglia di protestare.
Ho capito! Tu vuoi dire che la solidit di questo mondo identica a quella
che troviamo nei sogni. mentale! Ma c una bella differenza, per! Se io
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sogno di sbattere contro un albero a cento allora, mi sveglio di colpo ed
finita l. Ma se lo faccio quando sono sveglio mi ammazzo. Non mi sembra
affatto la stessa cosa!
Massimo scoppia a ridere, non per quello che Andrea ha detto, ma per la
forza con cui si espresso.
Va beh! Ti faccio un altro caff dice prendendo tazze e caffettiera.
Grazie. Ne ho proprio bisogno
Andrea resta per qualche secondo ancora sulla sdraio, e dopo aver sentito
rinchiudersi la porta alla sue spalle, decide di alzarsi e andare alla siepe. D
un'occhiata al panorama, e poi si mette a girare un po' lungo i vialetti. Si
ferma a guardare le piante, i fiori, e quantaltro gli capiti sottocchio. Ripensa
allo spazio e alla luce, ai colori, alla mente...
Lorizzonte adesso sembra pi limpido di prima, e i paesi si vedono un po'
meglio. Probabilmente merito del vento che gi in pianura soffier pi
forte. Andrea si perde dietro alcuni pensieri curiosi.
Stanno infatti acquistando nuova luce certe cose che si danno per scontato,
ma che a guardarci bene con la logica di Massimo - sarebbero
effettivamente assurde.
Nellottica dei bambini, infatti, il corpo umano uno strano miscuglio di
un po' di tutto. Loro, in quel corpo che considerano di carne ed ossa e quindi
assolutamente reale, ci mischiano per dentro pensieri, emozioni, sentimenti,
e idee.
Cose fisiche assieme a cose mentali pensa Andrea incuriosito. La
gamba, ad esempio, fa male. La paura si sente dentro la pancia. La fame
dentro lo stomaco. I pensieri dentro la testa....
Andrea torna alla sdraio, e si concentra sul mondo del bambino.
Ma non possibile che una gamba pensa veramente perplesso e cio
una cosa fisica, faccia male. E quindi faccia una cosa squisitamente mentale.
Il male un'idea, e la gamba, invece, faccenda fisica. Per cui, o la gamba che
il bambino vede unidea proprio come le altre, oppure anche il dolore una
realt fisica.
Andrea solleva un poco il sedere dalla sdraio e si gratta la gamba sinistra,
forse per associazione d'idee.
Il bambino mischierebbe dunque nello stesso spazio mentale il mondo
delle idee (dolore, paura, sentimenti, emozioni) con un mondo ritenuto invece
fisico. Ma questo non possibile. Non possibile mettersi a mischiare mondi.
Non possibile che un pensiero si possa sentire dentro una testa fisica. O che
la fame, altra sensazione mentale, si senta dentro uno stomaco fisico. E quindi
ha ragione Massimo! I bambini scambiano fischi per fiaschi. Scambiano
alcune questioni mentali per roba fisica, e poi vanno avanti allegramente a
farci dentro un pasticcio con tutto il resto effettivamente idea.
Andrea si gira verso la casa perch ha sentito un rumore.
68
E invece pensa annuendo tra s soltanto se anche la gamba, la testa e lo
stomaco sono idee allora possibile inserire in ununica rappresentazione
spaziale tutto! Certo che Massimo non sbaglia quando dice che gli adulti
vivono intrappolati in un mondo assurdo!.
Andrea si guarda le mani un po smarrito. Mette distrattamente un dito in
bocca, per tagliarsi ununghia come fa a volte usando i canini, e ha un attimo
di confusione. Il dente duro, solido, e cos l'unghia che i canini mordono.
Idee? pensa sconcertato dalla durezza. Idee?.
Dopo alcuni minuti Massimo torna col caff. Appoggia il vassoio sul
tavolinetto con attenzione, badando a che un qualche urto non faccia
rovesciare la caffettiera, e fa quindi un gesto all'amico
Vai tu a chiudermi la porta?
S, vado
Terminato di versare il caff, i due si risistemano sulle sdraio. Andrea
come al solito abbonda con lo zucchero, mentre Massimo lo beve invece
amaro.
Hm... buono! Ma lo sai che lo fai proprio bene?
Grazie! Se vuoi c anche qualche liquore. Vado a prendertelo?
S, ma non adesso. Magari dopo


@

Se a Galileo, il grande scienziato, qualcuno avesse rivolto questa domanda: Ma professore,
perch tanto affannarsi a dimostrare che la Terra a girare attorno al Sole e non viceversa?
Quale importante differenza ci sarebbe per noi? Se io e lei fossimo nel deserto, sperduti e
senz'acqua, non moriremmo forse tutti e due? Tanto io che credo il Sole essere in rotazione,
quanto Lei che invece lo vuole fermo? Il Sole ucciderebbe tanto Lei che me, anche se la pensiamo
differente. E dunque, perch affannarsi?, ebbene, quale avrebbe potuto essere la risposta?
Naturalmente non sappiamo cosa Galileo avrebbe risposto allinterrrogativo. Sappiamo per
cosa risponderemmo noi: Morire? E perch mai? Abbiamo il cellulare. Una telefonata e
arrivano i soccorsi.

@


il momento della pausa, ed entrambi si gustano la bevanda con calma,
ascoltando i rumori che salgono dalla citt. E mentre a Massimo il caff piace
berlo ben caldo, e lo sorseggia quindi a piccole riprese veloci, ad Andrea
invece piace lasciarlo raffreddare, e ne bene un sorso ogni tanto. Insomma!
Quando Massimo appoggia la tazzina sul tavolo, Andrea non neanche alla
met.
Allora? chiede Massimo improvvisamente. Sei convinto o no?
Andrea riv ai corpi della mente, e risponde allora in tutta onest.
S, a livello razionale sono daccordo con te. Anzi, mi sto accorgendo io
stesso di quale caos sia la visione che noi adulti ereditiamo dai bambini.
Mentre prima facevi il caff, infatti, stavo pensando che nel mondo dei
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bambini il corpo proprio fatto di un po di carne e di un po di sentimenti.
Un po di organi e un po di sensazioni. Sono pienamente daccordo con te,
ma non riesco a seguirti fino in fondo. Voglio dire: questa roba qui solida
oppure no? roba che ha un suo spessore, una sua solidit, che esiste, oppure
no? Io continuo a pensare che saranno anche delle idee, ma non capisco
perch debba per forza portare agli estremi il discorso. Che significa
pretendere che siano idee, quando poi debbo anche sapere bene che non lo
sono?
Massimo scuote la testa.
Tu continui a confondere ci che vedi con ci che sai
Sarebbe?
Prendi ad esempio questalbero. Io ti ho chiesto che albero questo, e tu
mi hai subito risposto con dei concetti. Mi hai detto che se ci sbatti contro ti
fai male, che ha uno spessore, eccetera. Ma io non ti ho affatto chiesto che
cosa fa un albero quando reagisce con te, o come fatto. Io ti ho soltanto
chiesto che albero questo. Questo qui, strutturato dalla tua e dalla mia
mente. Disegnato dai tuoi colori mentali e dai miei
S. Ma tu vuoi che io ti risponda che unidea!
E non lo ?
Massimo solleva un poco la testa dalla sdraio.
Se hai un dubbio, Andrea, prova semplicemente a pensare questo. Il
cervello al buio, dentro la scatola cranica, isolato senza conoscere altro che
correnti elettriche. E allora? Com possibile che lalbero non sia unidea?
Daccordo, per...
E chiediti anche questo. Tutto ci che vediamo un mondo elaborato che
viene prima, o che viene dopo il lavoro della mente?
Andrea deve farsi ripetere la domanda.
ancora il concetto di prima, ma con altre parole. Io ti chiedo: questo
mondo viene prima, o viene dopo il lavoro della mente? Prima o dopo il
lavoro del cervello? Perch se viene dopo, allora senzaltro un'idea. Alberi o
non alberi
Viene per forza dopo
E allora? Come pretendi che il risultato di un lavoro possa essere
concreto? Come puoi pretendere che questi alberi e questi oggetti non siano
idee? Se sono il risultato del lavoro della mente, sono idee!
Andrea ci riflette su per un po. tutto logico, accidenti, cos per forza.
Ma perch insistere che tutto idea quando poi si resta secchi se ci si sbatte
contro?
Va beh! Diciamo che tutto idea
Massimo - proprio come prima - non affatto contento.
Lo diciamo... Lo sar... Potrebbe essere... Oppure un'idea? Quel corpo l
con il quale sei steso sulla sdraio, Andrea, unidea o potrebbe anche
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esserlo? Le nostre mani e le nostre gambe sono unidea, oppure diciamo che
potrebbero esserlo?
Andrea resta immobile con lo sguardo fisso.
Il tuo naso, le mie scarpe, le mie braccia, il tuo orologio, sono roba fisica
o sono idee? Oppure lo diciamo e basta? O potrebbero anche esserlo?
Andrea si gira verso Massimo. Ha sul volto lespressione di chi costretto
a dire una cosa che proprio non gli va.
Sono costretto a dire tutto idea. Per forza.
Compreso il tuo corpo? insiste Massimo.
Va beh! E adesso? Adesso che lo abbiamo detto, cosa cambia?
Ehi! Andrea! Io non ho colpa se il nostro mondo mentale
OK! Daccordo. Ma alla fine cosa cambia? Io nella mia auto dovr pure
metterci la benzina, no? E a questo corpo qui, mentale o meno, dovr pure
dare da mangiare carne e non idee, giusto?
Ti sbagli. Invece cambia
Cosa?
Tutto. Perch quello che hai detto corretto
Massimo riappoggia la testa sulla sdraio, guardando il cielo e l'orizzonte.
C una nuvola che attirano subito il suo sguardo perch assomiglia molto
alla testa di un cane. Ci sono le orecchie, il muso, anche i denti... Massimo
memorizza la forma nei dettagli per vedere se rester cos ancora a lungo. Si
gira per far osservare la stranezza allamico, ma Andrea voltato da unaltra
parte, evidentemente immerso nei suoi pensieri. Massimo lo guarda un po
perplesso. Gli viene cos in mente un opportuno fatto storico, che forse lo
aiuter a capire meglio.
Andrea! Ti ricordi di quando a scuola abbiamo studiato le teorie degli
antichi? Le teorie sulluniverso?
Andrea si rigira andando con la mente agli studi fatti al liceo. S. Se le
ricorda: la teoria tolemaica, copernicana...
Che tipo di universo era quello degli antichi?
Beh! Era un universo chiuso risponde Andrea istintivamente. La terra
stava ferma, e luniverso gli girava attorno
Esatto. Era la famosa visione tolemaica. Una visione molto diffusa
S. Pi o meno in tutto il mondo. La Terra immobile, col cielo che gli
girava attorno
Ecco, Andrea. Tu ti ricordi che ci furono alcuni che, ad un certo punto,
cominciarono a dire che non era vero proprio niente, e che la Terra non era al
centro di nessuna rotazione (a parte ovviamente quella della Luna) e che il
sole e le stelle erano infiniti corpi di uno sterminato continuum. In pratica,
cominciarono a parlare di universo senza fine e senza centro. Beh! Uno di
quelli lo bruciarono addirittura
Giordano Bruno! In Campo dei Fiori. Lo ricordo bene
E laltro lo costrinsero ad abiurare ci che sosteneva
71
Certo. Galileo! E allora?
La chiesa Cattolica, per la verit, sotto sotto spingeva Galileo ad andare
avanti. Di cardinali pronti a sostenerlo ce nerano parecchi. E poi erano stati
proprio loro a porre le ultime basi teoriche per la nascita della scienza un paio
di secoli prima. Ma c un fatto. Un fatto che ti riguarda
Riguarda me? chiede Andrea incredulo.
S risponde Massimo sorridendo. Proprio te. O quantomeno ti calza a
pennello. Ricordi che prima di Galileo e di Bruno cera stato qualcun altro
che aveva dimostrato che la Terra non era al centro alluniverso?
Hm... Copernico. Non fu Copernico? Ancora oggi si dice appunto teoria
copernicana
Esatto! Bravo! Proprio Copernico. E come mai Copernico non fin sul
rogo n fu mai costretto ad abiurare?
Andrea ci pensa su un attimo.
Mah! Non lo so. Forse perch abitava lontano dallItalia?
Hm... Non fu per quello. Copernico fece una cosa (o meglio, altri la
fecero per lui) che se lavesse fatta anche Galileo nessuno lavrebbe costretto
ad abiurare alcunch. Anzi: era proprio quello che si aspettavano i cardinali
Sarebbe?
La visione copernicana delluniverso fu presenta come pura teoria
matematica
Andrea sul momento non capisce, ma poi accenna un sorriso. Mette le mani
dietro la testa e fissa lorizzonte.
La visione copernicana, Andrea, non era certo quella di un universo di
tipo continuum, cio tutto uguale qui come a miliardi d'anni luce di distanza.
A questa visione ci sarebbe arrivato Giordano Bruno e poi Galileo. Ma era
comunque un universo dove venivano a saltare tutti i punti di riferimento. Il
sopra, il sotto, il qui, il l, il su, il gi, subivano una prima tremenda
demolizione. Tu sai che tutto il mondo degli antichi era basato su tutta una
serie di punti di vista percettivi, vero? Con luomo come centro?
Andrea annuisce.
Con la terra che sembrava ferma, era loro venuto logico creare dei punti
di vista percettivi. Cera un gi, qui sulla terra, cera un su, l nel cielo,
cerano i movimenti naturali verso il basso, cerano i movimenti naturali
verso lalto... Fissando la terra come centro, quindi, alla fine tutta la loro
fisica era capovolta rispetto alla verit delle cose
Andrea annuisce ancora per far segno a Massimo di proseguire.
Di logica in logica, poi, avevano costruito un fisica piena di riferimenti
assoluti. Qui da noi si era sicuramente in un mondo mortale e imperfetto,
mentre l nei cieli si era invece in un mondo immutabile e quindi perfetto.
Qua era un modo corruttibile, dove niente si conservava mai uguale, e l era
invece era un mondo incorruttibile perch sempre uguale a s stesso
A parte qualche eccezione
72
A parte qualche eccezione, ovviamente. Qualche cometa di passaggio,
qualche supernova, qualche stella cadente... Ma anche queste erano appunto
viste come eccezioni alla divina e perfetta immutabilit dei cieli, in occasione
di messaggi particolari che dovevano arrivare agli uomini
E quindi? dice Andrea girando un poco la testa verso Massimo.
E quindi con Copernico, e soprattutto con Galileo, questo mondo basato
sui punti di vista umani, e con luomo al centro di tutto, saltava
spietatamente. Luniverso non aveva pi punti di vista privilegiati. Diventava
un tremendo ed impressionante continuum dove luomo non significava pi
un accidenti di niente. Stelle, miliardi di stelle, addirittura il sospetto (ma
Giordano Bruno lo diceva senza mezzi termini) che fosse senza fine. Per, tu
capisci che presentando questa nuova visione come pura ipotesi matematica,
vera solo in astratto, cio, Copernico si salvava la vita e la reputazione
S, s, ho capito, non sono scemo. Tu mi stai dicendo che io sto facendo
proprio come Copernico. Invece di accettare semplicemente che il mio corpo
sia unidea, e alberi e scarpe altre idee, io metto il tutto come pura ipotesi. Lo
metto nel diciamo
Massimo scoppia a ridere. Andrea proprio buffo.
Bravo! Vedo che hai capito. proprio cos. Per la verit non so se
Copernico pensasse alla sua teoria come ad una pura ipotesi. Per vero che
gli fece comodo. E fece comodo anche a tanti altri che poterono pi tardi
accedere alle sue idee senza sentirsi gi affumicati
Tutti e due ridono pensando ai sistemi che usavano allora i tutori
dell'ordine.
Insomma! Adesso fa comodo a me! esclama Andrea.
S, ma oggi... dice Massimo scuotendo lindice della destra. Oggi non
corri alcun pericolo
Quindi tu dici che io dovrei avere pi coraggio. O essere pi convinto
Non esattamente. Tu hai gi capito che tutto idea. E non ti ci vuole
neppure del coraggio ad ammetterlo. Per le tue ottiche infantili sono dure a
morire, e sono loro a suggeriti la possibilit di accettare tutto in termini di
pura teoria. la tua mente, allenata da anni a vedere il mondo in un certo
modo, a fare la parte del cardinale che vorrebbe unabiura, o almeno una
teoria. Ma la tua logica, comunque, alla fine sar pi forte
Andrea si allunga tutto sulla sdraio, segnale per Massimo che sta
cominciando a pensare e che va lasciato stare. I due amici restano cos in
silenzio per diversi minuti. Andrea beve il poco caff rimasto, e due minuti
dopo averlo finito si gira ancora verso lamico.
Vediamo un po se ho capito
Andrea cerca le parole per essere ben compreso, mentre Massimo lo guarda
interessato.
Tu mi stai facendo un parallelo tra il continumm astratto delluniverso, ed
il continuum astratto della mente
73
Massimo non interviene aspettando il resto.
E quindi mi stai dicendo correggimi se sbaglio che lottica degli
Antichi, condizionata dalla massa della Terra e del Cielo, ma soprattutto dalla
loro percezione, era unottica basata sui corpi proprio come quella dei nostri
personali mondi. Come noi vediamo corpi su corpi, e ci pensiamo anche al
centro di tutto, anche loro vedevano corpi su corpi e si immaginavano al
centro dell'universo. Ottica infantile quella di allora, ottica infantile la nostra.
E quindi...
Andrea si concentra per dare voce a tutto quel che ha pensato prima.
E quindi io dovrei invece vedere il mio mondo come un continuum
astratto uguale in ogni suo punto, e senza alcun corpo privilegiato; proprio
perch tutto fa parte della mia mente, e quindi...
Adesso Andrea si gira verso Massimo facendo con la destra un chiaro gesto
di sconcerto.
E quindi cosa?! esclama. Cosa dovrei dedurre?
Massimo si versa ancora un goccio di caff.
Guarda che ce n' ancora, se vuoi. Comunque, non c' niente da dedurre.
Si pu solo dire che, fino a quando gli uomini non si liberarono di quella
visione, la scienza non pot partire. E non si pot cominciare a controllare le
forze della natura come si era sempre sperato di poter fare
Andrea si improvvisamente incuriosito. Massimo ha forse risposto alla
sua domanda.
Ma allora tu vuoi dire che con una visione di noi stessi libera dai punti di
vista infantili potremmo iniziare una sorta di scienza? Una fisica nuova?
Dell'anima? E quindi aumentare il potere su di noi?
Massimo fissa Andrea con occhi sgranati.
una domanda, questa, o unaffermazione? chiede.
Andrea non risponde.
Ma certo che parte una fisica dellanima, no? Quando le basi sono corrette
- di qualsiasi cosa o universo si tratti - allora possibile capirci dentro, e
quindi operare. Te l'ho detto l'altro giorno a cena: quando si sbaglia la visione
di un universo, non importa se fisico o mentale, non si combina pi niente
perch l'errore di quelli micidiali. Gli antichi, ad esempio, con la loro
visione delluniverso basata su punti di vista umani non avrebbero mai potuto
mettere in piedi una scienza
Perch? chiede Andrea versandosi l'ultimo caff rimasto. Capisco che
per andare sulla Luna occorra sapere se sia la Terra a girare oppure no. Ma
per far funzionare un telefono non serve saperlo
Ma nient'affatto! protesta Massimo puntando il braccio verso la volta del
cielo. Che senso ha mettersi a studiare le leggi della fisica quando ogni zona
delluniverso ha poi caratteristiche differenti?
Tu vuoi dire che una legge studiata qua non vale pi l?
74
Ma certamente. A che scopo Galileo si sarebbe messo a studiare le leggi
del pendolo e del piano inclinato se avesse saputo che gi in montagna (in
quanto pi vicini a Dio), queste leggi valevano meno? E che comunque non
valevano sicuramente pi sulla Luna perch l si era in piena orbita divina? Si
sarebbe messo a studiarle? No di certo!
Ah no!
Per gli antichi anche il mondo sotto terra, poi, era un altro tipo di corpo, e
quindi di regno. Le leggi fisiche studiate sulla superficie della terra, l non
valevano gi pi. Addirittura, nel mondo greco e romano, persino il mare, i
boschi, i fiumi, i laghi erano specifici corpi con il loro specifico dio. Il mondo
era misterioso, e pertanto ogni corpo e quindi ogni zona da questo
caratterizzato - aveva le sue speciali leggi. Mi segui?
Andrea appoggia la tazzina sul tavolo, pensieroso.
Il mondo di allora aveva i suoi corpi e quindi i suoi luoghi. E partendo da
questi, la fisica spezzava cos l'universo in aree indipendenti. Alla fine, dopo
altri ragionamenti ed elucubrazioni, ne deriv una fisica tutta basata su vuoto
di corpi e pieno di corpi, su fuori dai corpi e dentro ai corpi, su sopra i corpi e
sotto i corpi. Mi segui? Con i corpi come sistema di riferimento, l'unit
dell'universo era spezzata, e la fisica necessariamente impotente. Ma far
saltare tutti questi punti di vista fu unimpresa titanica. I tempi erano maturi,
daccordo, ma milioni di persone erano convinte del contrario
Una fisica dellanima dice Andrea parlando pi che altro a s stesso. La
coscienza come continuum, e quindi la possibilit di esplorarne le leggi?
Niente corpi? Ma quale fisica? Quali leggi?
Massimo alza le mani come a dire: Una cosa alla volta!.
Lascia stare la fisica, per il momento. Se io ti dico che in un pullman
pieno di gente che sta volando gi da un ponte, l'unico uomo di conoscenza a
bordo non finir fracassato semplicemente perch sparir dal mezzo, tu cosa
ci hai capito? E cosa ci capisci se ti dico che quell'uomo non mai neppure
salito a bordo, perch alla stazione ha visto che il pullman era gi
condannato? Che significa sparire, Andrea? Che significa visto? come
spiegare ad un sostenitore delle teorie tolemaiche che tu, ad esempio, per
tenere lontano i ladri usi videocamere collegate con le centrali di Polizia e
impieghi allarmi a rilevazione di infrarossi. Come potresti spiegare ad un
Antico che la Polizia ha visto i ladri standosene a cinquanta chilometri di
distanza? E che i ladri hanno cercato di far sparire il segnale usando una
frequenza radio? Che significa visto? Che significa sparire? Limitiamo il
campo, adesso. Comprendere che siamo dei continuum ci permette infatti di
cominciare quantomeno ad orientarci. Prendi dei casi pi semplici
Che vuoi dire?
Utilizza quello che hai imparato adesso per orientarti un poco in quello
che vedi in TV o leggi sui giornali. Pensa ad esempio a tutta quella gente
(normalissima, senza niente di speciale) che dopo un incidente giura di aver
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visto il suo corpo svenuto a terra. E di averlo anche visto mentre lo
caricavano sullautoambulanza. Di casi cos, per esempio, ce ne sono a decine
di migliaia
Massimo mima la situazione di qualcuno che a terra, e si guarda dal di
fuori.
Hai appena battuto la testa, Andrea, e ti vedi l per terra. Se non hai una
corretta visione del tuo essere pensi di essere impazzito, giusto? O se non lo
pensi subito, te lo diranno domani quando ti risveglierai. Invece, sulla base di
quello che hai appena scoperto, se ti capitasse una cosa cos penseresti?
Andrea fissa la ghiaia del vialetto, dove dovrebbe esserci il suo corpo
svenuto.
Se tutto la mente, Andrea, potr mai esserci un dentro e un fuori dal
corpo? possibile? Se il corpo stesso unidea, sar mai possibile che questa
idea sia fuori o dentro qualcosa?
Andrea ripensa a tutta la faccenda dei punti di vista. Dentro, fuori, sopra,
sotto, qui, l, destra, sinistra... E scuote lentamente la testa.
Nessun uomo mai dentro al suo corpo, Andrea. Questo lo pensano i
bambini, ma assurdo. C un collegamento, certamente. Tant vero che
questo collegamento pu anche spezzarsi. Per qualche minuto, quando ad
esempio si sviene, o per qualche ora, quando si dorme, o addirittura per
sempre quando si muore. O pu invece duplicarsi quando un uomo di
conoscenza si sdoppia, o modificarsi quando opera a livello fisico, ma senza
per un corpo fisico. Possibilit molteplici. Ma comunque - questo
altrettanto certo - noi non siamo dentro il corpo esattamente come non ne
siamo mai fuori. Questo corpo qui, che vediamo fatto di colori e tatto,
unidea che non pu stare dentro niente. Per noi, pretendere di essere dentro
un corpo concreto e reale, come pretendere che unidea possa stare dentro
ad un vasetto di marmellata. Che senso ha? Non ha alcun senso
Ho capito. Quindi, se uno batte la testa o sotto anestesia, il continuum
perde laggancio con il corpo, e la mente sceglie un altro punto di
riferimento
Altro punto di riferimento? pensa Andrea con limpressione di ragionare
su cose fuori dal mondo.
Il continuum non perde agganci, Andrea, perch un continuum un
continuum. Per possiamo intuire, questo s, che le idee che abbiamo del
nostro corpo non corrispondano pi spazialmente col corpo fisico. Ma in
nessun caso, possiamo dire che siamo dentro o fuori un corpo
Massimo guarda Andrea per vedere se ha qualcosa da replicare.
Gli uomini di conoscenza, Andrea (a proposito: la conoscenza la
scienza dellanima) semplicemente capiscono che la mente tanto qui quanto
l. E cose apparentemente prodigiose come stare fuori dal proprio corpo
eccetera, le creano artificialmente. Sfruttano la caratteristica di continuum
della mente, di perfetta uguaglianza di ogni singolo punto, di equivalenza
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della propria idea-corpo con tutte le altre idee, di totale assenza di centro, e
spostano la coscienza in un altro punto. O addirittura in pi punti
contemporaneamente. Loro sanno bene che non si pu uscire dal corpo perch
cosa senza senso. Sanno bene che la gente che li ammira non affatto
ingabbiata in corpi solidi e concreti. Ma vallo a spiegare agli altri!
Accidenti! esclama Andrea dando una manata al bracciolo e alzandosi
poi di colpo. Che razza di mondo
Massimo spalanca le braccia.
Vado a prenderti la grappa
Andrea annuisce appena. Va alla siepe e guarda gi in basso. quasi
arrabbiato, ma quello che lo sorprende il non capire il perch. Il mondo
certamente complicato fino allinverosimile, ma non questo che lo rende
nervoso. Si guarda la mano destra.
Unidea? pensa strofinando le dita fra loro. Osserva i colori della mano,
la luce che la circonda, il braccio, le dita muoversi lentamente nello spazio...
Andrea alza lo sguardo verso la valle, verso la luce che piove dallalto.
Chiude un occhio, e guarda il movimento delle dita finire su di un unico
piano privo di profondit col cielo e l'orizzonte. Il senso dello spazio perso.
Dita, cielo e citt sullo stesso piano, come su di una cartolina.
Andrea ripensa alle masse, alla luce che non si vede, agli antichi Romani
che hanno combattuto nella luce delle loro menti...
Massimo torna con la grappa, e Andrea se ne serve una dose abbondante.
Alza il bicchiere al viso osservando la trasparenza del liquore.
Alla salute! dice poi, restando in piedi e tracannando dun fiato.
La trovi davvero buona? chiede Massimo dopo un sorsetto.
S, non brucia per niente. ancora quella dell'altra sera, vero?
Massimo annuisce, e steso sulla sdraio si sente bene e soddisfatto. Si perde
via a guardare il cielo, cercando forme curiose. La nuvola che sembrava un
cane ovviamente non c pi, e cerca altre somiglianze. Ma non c nulla di
particolare. Gli viene in mente che lindomani ancora festa e si rallegra.
Andrea si invece girato, e con il bicchiere in mano sta alla siepe a guardare
gi, piuttosto interessato. Due gatti stanno infatti camminando lungo un
rialzo, e pi avanti, proprio alla fine di quello, c un cane che sembra non
averli visti. Andrea aspetta di vedere come andr a finire.
Ti faccio una domanda, Andrea
Aspetta!
Il cane si accorto dei gatti e li fissa con espressione attenta. C per
troppa attenzione in quello sguardo, e i gatti, prudenti, si sono fermati. Non ci
sar il fuggi fuggi previsto.
Andrea si gira.
Stavi dicendo?


77
@

Tutti i passi sono stati compiuti, compresi i pi ardui, e non resta che divertirci.
Vediamoci quindi un bel film ambientato nel Far West.
Ecco un cavaliere che arriva dal deserto, vestito di nero e coi pistoloni ai fianchi. Cavalca
come quelli che a cavallo ci stanno tutto il giorno: andatura lenta e busto in avanti. Adesso
lontano ed solo un puntino sullo schermo.
Altri pistoleri in agguato lo stanno aspettando dietro una staccionata. Sono in parecchi, e
limboscata avr un solo risultato.
Ora per il pistolero pi vicino e la sua immagine riempie met dello schermo. Quelli
appostati cominciano ad essere preoccupati.
Di nuovo il cavaliere. Stavolta il corpo occupa l'intero schermo. Gli assassini si spaventano.
Ora lo schermo contiene solo limmagine della sua fronte. Addirittura poi l'occhio destro riempie
tutto.
I pistoleri non ci pensano due volte e fuggono a gambe levate.
Per forza! Un conto avere a che fare con un puntino, e tutto un altro doversela vedere con
un gigante che cresce ad ogni istante.

@


Scusa se torniamo al discorso di prima, Andrea, ma volevo farti una
domanda. Tu giustamente ti tocchi e dici: Ma io non sono unidea, e resti
sconcertato. Ma allora io ti dico: perch non cerchiamo di vedere se sono
proprio tutte idee?
Massimo si alza dalla sdraio, e dopo essersi sistemato un po' la camicia,
raggiunge lamico alla siepe.
Se questo mondo unidea, allora tutte queste cose qui si comporteranno
necessariamente da tali, non vero? E quindi, perch non cerchiamo questi
comportamenti da idea?
Massimo fa segno pi volte col braccio verso una la collina di destra.
Guarda. Le vedi quelle case laggi?
Cosa? Le ville?
S. Vedi come sono piccole? E guarda questa casa
Massimo si gira verso la propria abitazione.
Quelle l sono puntini. E questa qui invece enorme
Andrea non commenta e lascia proseguire.
Guarda quelle due persone laggi, quelle ferme a quel semaforo. Le
vedi?
Andrea non riesce a trovarle, ma si vedono molte persone camminare in
citt.
S, le vedo
Bene. Adesso guarda me. Noti nulla?
Andrea ha gi una capito dove sta andando a parare il discorso, ma vuol
sentire Massimo.
Questa casa qui vicino a noi, e quella l sulla collina, sono grandi pi o
meno allo stesso modo. E invece appaiono differentissime. Quelle laggi, un
puntino, questa qui, un gigante. E guarda noi. Noi e quei signori laggi siamo
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alti pi o meno allo stesso modo. Centimetro pi, centimetro meno, stessa
corporatura. E invece ci mostriamo completamente diversi. Grandi e grossi
qui, e loro invece microbi
Massimo arriva subito al dunque.
Se siamo alti allo stesso modo, perch quelli l sono microscopici, e noi
addirittura giganteschi? Perch loro occupano porzioni minimissime del
nostro campo visivo, mentre io ti occupo quasi tutto il tuo? Com possibile
che io qui sia gigantesco, ma se per mi allontano divento pi piccolo, e se
poi vado gi in citt o su quella collina l in fondo divento un microbo, e se
mi allontano ancora sparisco addirittura? Ma com possibile? Non sono
sempre io? O forse mi restringo? O perdo carne per strada? O i miei atomi
decrescono di numero?
Tu vuoi dire che questo un comportamento da immagine. Come se la
mente fosse un televisore. Invece di immagini, idee
Esatto. I corpi non cambiano dimensione. Non perdono atomi. Ma allora
cos che continua a cambiare?
Andrea gira la testa, annuendo appena appena. Il discorso chiarissimo.
Tutto il nostro campo visuale sempre in prospettiva. Se un oggetto si
avvicina, allora si ingrandisce; e se invece si allontana, si rimpicciolisce.
Questo lo sanno anche i bambini di due mesi pensa Andrea osservando la
realt sotto il nuovo punto di vista. ultra ovvio. Per anche qui la solita
storia. I bambini scambiano un campo di rappresentazione con la realt
fisica.
E guarda adesso! esclama Massimo avvicinando la mano destra al viso
di Andrea, e coprendogli cos lintera visuale.
Cosa vedi?
La tua mano
Ed pi grande la mia mano, o la collina che hai davanti?
Andrea riflette un attimo.
La tua mano pi grande di tutto. Copre anche il cielo!
Pensa dice Massimo dopo un attimo, e chinandosi a raccogliere un
sassolino. Se tu metti questo sassolino davanti allocchio puoi nascondere il
sole. Ma com' possibile che un miserabile sassolino oscuri il sole? Il sole
miliardi di miliardi di volte pi grosso
S, ho capito. Sono tutte immagini. Ed cos anche per il corpo, allora?
chiede pensieroso, e guardandosi le mani.
Certo. Anche lui si comporta da immagine, e quindi da idea. Se tieni la
mano lontana, questa ti apparir piccola. Tienila invece davanti agli occhi, e
ti apparir gigantesca. Tagliala via, falla portare da qualcuno ad un
chilometro di distanza, e sar un puntino. Falla spostare ancora pi in l e non
riuscirai a vederla neanche se ce lhai dritta dritta davanti agli occhi. E quindi
la tua mano cos? Un nulla, un puntino, un corpo medio, o un gigante?
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Andrea si guarda attorno cercando di cogliere i comportamenti da
immagine. Ovviamente, tutto si presenta come Massimo ha detto. Qui le case
sono gigantesche, l sulla collina macchioline. Qui gli alberi sono enormi, e
l stuzzicadenti. Qui il dito di una mano un dettaglio di una qualche
importanza, e i camion gi in citt invece - sono formichine. Andrea guarda
la vegetazione del vialetto e nota il comportamento delle siepi lungo il ciglio
e attorno alle aiuole. Alte tutte pi o meno allo stesso modo, diventano invece
sempre pi piccole man mano che aumenta la distanza. Le piante di rose,
belle e grandi vicino, diventano via via sempre pi minuscole in fondo al
giardino...
Ho capito. Tu vuoi dire che nella nostra mente ci sono soltanto idee pi
grandi o idee pi piccole. Se noi vediamo queste idee restringersi sappiamo
che loggetto si allontana. Se le vediamo invece allargarsi, sappiamo il
contrario. Ma questo allargarsi o restringersi solo una faccenda mentale,
perch la realt delle cose resta immutata
S, come su un televisore. Sullo schermo di un televisore non c niente
che si allontani o si avvicini. E quindi?
Massimo non termina il ragionamento.
E quindi? ripete.
Quindi nel nostro mondo non ci sono corpi veri. Proprio come sullo
schermo del televisore c' solo lillusione
Massimo fa cenno di essere pi che soddisfatto della risposta, ma Andrea
ha comunque da replicare.
S, va bene! Ma la mia mano ci sar pure, no? Se queste mie mani sono
idee, quelle vere dove sono? In paradiso?
Massimo invita lamico alla calma.
Fermo. Prima di chiederti dove sia questo corpo vero, andiamo avanti a
vedere se in questo mondo tutto si comporta da immagine. Ci sono altri
dettagli da osservare, secondo te?
Andrea si guarda attorno. Nota i piccioni in volo sulla citt, puntini appena
percettibili, ma non gli viene in mente.
Guardami dice allora Massimo piazzandoglisi di fronte. Guardami negli
occhi. Che cosa vedi?
Cosa vedo? dice Andrea sgranando i suoi. La tua faccia, no?!
S, ma cosa c' di chiaro e nitido? Ad esempio, la vedi bene la mia
camicia?
Certo dice Andrea abbassando lo sguardo.
Sapresti descrivermi i disegni che ci sono sopra?
Andrea abbassa ancora istintivamente lo sguardo.
No lo blocca Massimo. Tieni fisso lo sguardo nei miei occhi. Cerca ora
di descrivere la mia camicia senza muoverli
Andrea torna a fissare Massimo negli occhi. Naturalmente gli diventa
impossibile vedere in modo chiaro i complicati disegni della camicia. Sposta
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quindi lo sguardo sul taschino, e poi ancora sul volto di Massimo. Alla fine si
volta verso la casa, lasciando libero locchio di vagare sugli infiniti dettagli.
Ho capito. A parte una ristrettissima parte del campo visivo, tutto il resto
sfumato
Sfumato? sottolinea Massimo con un particolare tono della voce.
Andrea sposta lo sguardo, fissando via via i particolari che gli si
presentano. Si rende perfettamente conto che - a parte la ristrettissima zona
che si sta puntando - tutto il campo visivo incerto e scarsamente definito.
Per avere dettagli chiari bisogna assolutamente spostare locchio su dove si
vuole esattamente guardare.
S, tutto sfumato. A parte il punto esatto di dove si sta guardando
Sfumato? insiste ancora Massimo a voce alta. Tu vuoi dire che se mi
guardi negli occhi allora la mia camicia sfuma? Cosa vuol dire sfumare? Che
sto forse evaporando?
Andrea ignora il tono provocatorio dellamico. Massimo sa che lui ha
perfettamente capito tutto. Solo le idee possono sfumare, o per dirla pi
chiaramente, possono avere meno dettagli, o essere appena intuite ed
abbozzate. Ma non la realt fisica. Gli oggetti e le persone restano sempre
quelli.
Se io ti guardo in faccia, Andrea, e cerco di vedere le tue scarpe, anchio
le vedo sfumate. E allora questo cosa vuol dire? Che ti stanno evaporando i
piedi?
Ho capito che vuoi dire. Quella sensazione che abbiamo di un mondo
reale, cio bel chiaro e concreto, in realt illusione al novantotto per cento.
Se ci si guarda attorno, di chiaro ed evidente ci sar forse un uno per cento
dellintero campo visivo. O forse anche meno. Basta spostare l'occhio di un
centimetro, e quello che prima era chiaro diventa indistinto. In pratica quasi
tutto una confusa nebbia
S esclama Massimo contento di vedere lamico sempre preciso nelle sue
deduzioni. E questa nebbia non pu certo essere quella del mondo reale. la
nostra mente che non ci descrive il mondo in termini precisi. Guarda ad
esempio la mano dice portandosi la sinistra al viso. Se io la tengo davanti
agli occhi, ad una certa distanza mi appare bella chiara (e quindi ho una
sensazione di realt e concretezza). Ma appena sposto lo sguardo di qualche
centimetro, la mano comincia subito a perdere la sua concretezza. Se la
avvicino troppo diventa un confuso fantasma di colori, e addirittura, ad un
certo punto, di mani ne vedo due. Prova
Andrea avvicina un dito agli occhi. Ne vede ovviamente due.
Accidenti, pensa quasi arrabbiato. Anche questo un giochino da
bambini. Ma perch non ci accorgiamo mai che sono tutte idee?.
Hai visto, Andrea? Ci sono due dita. Se credi che il nostro mondo sia fatto
di corpi reali e non di idee, prova allora a dirmi quale delle due dita reale, e
quale no! Prova! O guarda questo albero qui, incrocia gli occhi, e dimmi
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quale dei due reale e quale no. O fallo con me, se vuoi! Guardami bene,
incrocia gli occhi, e chiediti quale dei due Massimo che vedrai sar quello
vero
Andrea naturalmente non risponde, ma stupito della semplicit con cui
Massimo gli sta mostrando che il mondo effettivamente idea. Ed anche
sbalordito di come i bambini - al solito - non si accorgano mai di nulla.
Avvicinano un oggetto agli occhi, con stupore lo vedono sdoppiarsi, restano a
chiedersi quale dei due sia quello vero e quale no, ci pensano su qualche istante,
e poi corrono a giocare perch dello sdoppiamento non glie ne importa niente.
Andrea sempre pi conscio dello strano mondo creato dai bambini. Un mondo
dove si passa indifferentemente dagli oggetti solidi ai prodotti della mente.
Perch vedo due matite se ne avvicino una sola agli occhi, mamma? chiedono
i bambini. E gli adulti rispondono: Ma perch limmagine si sdoppia, caro. E
quindi ne vedi due. E i bambini restano l, contenti della risposta. Non si
accorgono che ci che ladulto ha detto implica necessariamente un mondo
mentale. E cos, da una sola matita solida e concreta, passano allegramente al
raddoppio senza alcun problema. proprio un caos, pensa guardandosi
attorno. Anche in questo caso roba mentale mischiata a roba fisica. Massimo
ha proprio ragione.
I due restano in silenzio per un paio di minuti. Poi Andrea se torna sulla
sdraio seguito dallamico. Riappoggia il bicchiere vuoto e si sistema.
Ancora un goccio? chiede servendogli un po' di liquore.
Ma s. Due dita appena
I due passano altri quattro o cinque minuti in silenzio a guardare il panorama.
Andrea osserva come tutto il campo visivo sia effettivamente - per il
novantanove per cento - un vero e proprio fantasma di colori, come lo ha
chiamato Massimo. Quasi tutto sfumato, indistinto. E osserva anche come
nessun oggetto abbia una dimensione - per cos dire - definitiva. Se lontano,
piccolo, se vicino, medio, se vicinissimo, molto grande. Ma allora qual la
dimensione vera? Giusta? Non c! pensa Andrea improvvisamente ispirato,
con la mente al televisore. come voler prendere le misure su di un televisore!
Che misure reali potremmo prendere? Nessuna. Al massimo misuriamo
unimmagine messa in un certo modo. Andrea prova un attimo di sconcerto
pensando ai milioni di persone che misurano il mondo. I geometri misurano le
strade, i carpentieri i muri che stanno costruendo, gli scienziati gli atomi della
materia. Per sono misure assolute, queste! Si prende un oggetto reale,
concreto, e si confronta tutto con quello. cos che nasce il metro, no? Una
sbarra campione conservata a Parigi a temperatura ambiente, e quindi si rapporta
tutto con quella. Andrea confortato dalla concretezza della cosa, ma un altro
dubbio gli attraversa la mente. Nessuna misura fatta dalluomo (di nessuna cosa
o atomo o oggetto o fenomeno) riesce infatti mai ad arrivare allultimo
decimale. vero anche questo, accidenti! Nessuna misura mai completa. Ma
perch? si domanda allora meno rassicurato, e pensando ancora al televisore.
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Andrea per contento di questo pomeriggio passato a ragionare, e vorrebbe
rendere partecipe anche Massimo della sua soddisfazione. Ma unocchiata al
grosso pino sulla destra, rugoso e solido come roccia, lo riporta bruscamente al
problema principale.
Ma allora?! esclama improvvisamente guardando Massimo. Com che
tutto questo appare comunque solido? Insomma, non vorrei ripetermi, ma
questi alberi qui sono bei solidi. Questo tavolo qui bel solido. Saranno pure
idee create dalla mia mente, ma sono comunque reali. Se io prendo questa
tazzina qui e la stringo con la mano, non posso dire che sto stringendo
unidea. Come faccio a stringere unidea con un'altra idea? Com possibile
che io poi appoggi una tazzina idea su un tavolo che unaltra idea? Ma?! Ha
senso?
Massimo spalanca le braccia in un gesto di sconforto.
Ma no! Non ha senso. Unidea non pu stringere unaltra idea. E
nemmeno farci da piano dappoggio. E quindi ti stai sbagliando
Ma se io stringo questa tazzina qui, e la sento bella solida...
Andrea non conclude la frase perch ha immediatamente pensato ai qui e ai
l, e cio al sistema di riferimenti creato dal bambino. Prova cos un senso di
fastidio. Cos che non riesce a capire? Massimo si alza lentamente dalla
sdraio, fa un mezzo giro a sinistra, si appoggia al tronco del vecchio pino che
sta dalla sua parte e poi - incredibilmente - lo abbraccia. S, lo abbraccia!
Guarda dice ad Andrea che osserva stupito la scena. Sto abbracciando il
tronco. Secondo te, questo tronco sicuramente qualcosa di solido. Se io lo
abbraccio, certamente tu dirai che tutto vero e tutto ultra solido. cos?
Andrea non risponde e guarda. Certo che direbbe che tutta roba solida, e
che un fatto estremamente concreto. Certamente.
Cosa vedi Andrea? Cos che stai guardando?
Vedo te che stringi il tronco
No protesta Massimo scuotendo la testa. Non affatto vero che vedi
questo. Tu sai che io sto abbracciando il tronco, ma non lo vedi affatto
Come non lo vedo?! Hai le braccia attorno!
Quali braccia? esclama Massimo staccandosi dallalbero e mostrandole
all'amico. Intendi forse queste?
Certo! Quelle
E quale tronco? insiste Massimo puntando il dito. Intendi forse
questo?
Andrea guarda con stupore lamico.
Certo, quello
Ma tu prima il mio braccio destro non lo vedevi. Come fai a sapere che lo
stavo abbracciando per davvero?
Cosa vuoi dire?.
Ma guarda! dice Massimo riavvicinandosi allalbero e facendoci passare
dietro il braccio destro.
83
Dov adesso il mio braccio?
Dietro lalbero
Non ti ho chiesto se sai dov, Andrea! Ti ho chiesto dov nel tuo mondo.
C ancora il mio braccio nel tuo mondo?
Andrea riflette a ultra velocit.
Beh! Vedo il tronco perch il braccio dietro, ed nascosto, e quindi non
lo vedo
In pratica, Andrea, tu sai che io ho il braccio dietro. Tu immagini che io
abbia il braccio dietro. Tu pensi che io abbia il braccio dietro. Tu deduci che
io abbia il braccio dietro. Tu sei sicurissimo che io abbia il braccio dietro. Ma
nel tuo mondo di idee non c affatto il mio braccio
Andrea fa una smorfia. Ha capito perfettamente quello che Massimo gli sta
mostrando. come se loro due stessero parlando di quello che succede su di
un televisore. Se una parte dello schermo occupata da una immagine, l non
se ne pu pi formare unaltra. E idem per la mente. Dove si forma lidea del
tronco, non si forma pi quella del braccio. E viceversa, se il braccio stesse
davanti al tronco. Ci sarebbe l'idea del braccio, ma non pi quella del tronco.
Un altro perfetto comportamento da immagine.
Guarda, adesso esclama Massimo che non si accorto che lamico ha gi
compreso tutto. Adesso metto il mio braccio destro davanti al tronco. Beh?!
Dov il tronco? Tu vedi un tronco unico?
Andrea osserva. Il tronco diviso in due.
Sei riuscito a capire?
S, ho capito. Nella mente ci sono solo idee proiettate dalla coscienza.
come quando si disegna su un foglio o si proietta su uno schermo. Dove si
disegna qualcosa non c' pi posto per disegnare dell'altro. Ho capito.
Immagini! Per tu il tronco lo hai abbracciato per davvero, no? O mi dici che
non lhai abbracciato?
Certo che lho abbracciato! Ma non qui
Come non qui ?
Non in questo mondo, Andrea, perch le idee non si abbracciano!
Massimo - non sa neanche lui perch - da alcuni secondi sta sorridendo a
piena bocca. E anche Andrea si sente stranamente ilare.
E dove lo avresti abbracciato, allora?
Non qui! Posso soltanto dirti non in questo mondo.
Andrea fissa l'orizzonte continuando a sorridere. E quasi ride. Dopo una
decina di secondi, comincia a girare lo sguardo attorno, lentamente,
osservando come qualsiasi immagine del mondo sia un infinito puzzle di
mille cose. Il novantacinque per cento di tutto infatti supposto, immaginato,
dato per scontato. Un ramo nasconde del fogliame, mentre il fogliame
nasconde altri rami, l'albero nasconde un gabbiano, il gabbiano parte di una
nuvola, la nuvola parte del cielo... proprio come su un televisore o su un
quadro. Non c' reale spessore delle cose. Ci sono solo gruppi di colori che
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fanno intuire una realt completa e tridimensionale, ma che in verit un
collage di pezzi, abbozzi, accenni, indizi, spunti, suggerimenti. Andrea non
trova comunque facile accettare che lalbero non sia realmente qui, e che
Massimo non labbia realmente abbracciato l. O meglio: con una parte della
testa trova la cosa logicissima. Ma il mondo attorno terribilmente massiccio.
Guarda cos Massimo con aria ancora un po' dubbiosa.
Ma insomma, perch continui a farmi resistenza? Se tu andassi nel
passato e cercassi di spiegare alla gente che oggi prendi il telefono, e poi parli
con amico attraverso un satellite a trecento chilometri dalla terra, non ti
farebbero grasse risate in faccia?
S, certo. Ma questo che centra?
Centra! Perch il quid necessario a mettere in piedi la nostra potenza
tecnologica, assurdo alla radice. Assurdo come i discorsi che ti sto facendo
adesso. E se tu trovi normale lassurdo quando chiami al telefono, perch non
lo trovi normale quando parliamo dei nostri mondi? Luniverso non sempre
quello? Perch la scienza dovrebbe essere basata sull'assurdo, mentre invece
il tuo mondo dovrebbe essere basato sul buon senso?
Scusa. Perch assurda la scienza? Non tutto logico e perfettamente
razionale nel mondo scientifico?
Nientaffatto! tutto logico e razionale dopo. Proprio come nella
conoscenza! Ma non prima! La scienza parte da un concetto di universo
totalmente privo di quel buon senso che tu stai ora difendendo cos
strenuamente. Non dicevamo prima che solo quando luniverso stato visto
come continuum allora la scienza potuta partire. E allora?! Un universo che
non ha fine, non ha centro, e neppure confini, non un assurdo di partenza?
Un assurdo alla radice? Postulare un continuum astratto non forse
contraddire tutto il buon senso di qualsiasi umana esperienza? Gli oggetti che
noi usiamo tutti i giorni non hanno forse le loro brave dimensioni chiare e
definite? E allora, Andrea! Daccordo che dopo secoli ci siamo abituati
allidea di un universo astratto e non fatto di corpi come lo pensavano i nostri
progenitori. E quindi troviamo normale la cosa. Ma la base resta comunque
irrazionale. E quindi, perch non vuoi fare lo stesso per il tuo mondo? Perch
non vuoi abituarti a pensare che siamo astratti e senza n centro n fine?
Luniverso UNO! E allora perch due pesi e due misure?
OK! OK! dice Andrea con un sorriso utile a raffreddare lamico. OK!
Ma allora cos la solidit degli oggetti? Unaltra illusione creata dalla
mente?
Oh! Finalmente! esclama Massimo tornando a stendersi sulla sdraio.
Finalmente una buona domanda!
Massimo si riaccomoda bene, e poi si volta verso lamico, un po pentito di
essersi spazientito con lui.
Devi stare attento, Andrea. Col buon senso e le ovviet non si fa strada in
nessun universo. Non importa che luniverso sia fisico o mentale. I nostri
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progenitori sono rimasti intrappolati per secoli allinterno delle loro ottiche
basate sul buon senso, e se noi non impariamo a liberarcene per quanto
riguarda le nostre anime, resteremo intrappolati per altri secoli ancora. Usa il
buon senso, e di strada non ne fai
Ho capito. Occorre una logica astratta. Per adesso fammi capire. Perch
abbiamo questa sensazione cos forte che tutto sia solido?
Massimo si calmato, e ascolta Andrea con interesse. Alza per subito le
mani per dare uno stop.
Alt! Cosa intendi esattamente per solido? Cos per te la solidit?
Andrea giocherella un attimo con la tazzina.
Beh! Per me la concretezza. La durezza della cose
Non ci siamo! Parti dal presupposto che nel nostro continuum ci possono
essere solo modalit mentali. E alfabeti. Parti da qui e chiediti: potr esistere
la solidit fuori di me? Potr essere la solidit qualcosa di fisico?
Tu dici che anche la solidit un alfabeto? Una costruzione mentale? Ma
com possibile?
Com possibile me lo devi dire tu. Il cervello dentro la scatola cranica,
al buio, non conosce altro che impulsi elettrici, non ha colori al suo interno,
non ha luce, non ha spazio... Eppure guardati attorno!
Andrea non commenta e appoggia il mento sopra la mano sinistra.
Cosa ti dice la fisica, Andrea? Ti dice forse che i corpi sono solidi? Non
mi pare proprio. Ti dice che l'universo invece campo di forze, atomi
compresi. Ma non ti dice affatto che solido o formato da roba solida. Anzi,
lo stesso concetto di continuum per definizione l'esatto contrario di corpo, e
quindi di solidit
Quindi le mie mani non sono solide dice Andrea guardandosi la destra.
Sono solide come quando le sogni. Sono solide in senso mentale.
Nell'unico senso che tu conosci. Fuori dal tuo mondo, Andrea, non pu
esistere la solidit
Andrea perplesso e si sta guardando tutte e due le mani. Massimo lo
osserva, e gli viene unispirazione per fargli meglio capire il concetto. Ma
Andrea lo precede.
Scusa! La scienza per ci dice che i solidi esistono. Liquidi, solidi,
gassosi... Labbiamo studiato a scuola, no?
Ma certo che labbiamo studiato! protesta vivacemente lamico. Ma
non ti rendi conto che mi stai dando ancora ragione? Se lo stesso corpo pu
essere indifferentemente solido, liquido, gassoso, e poi a temperature pi alte
plasma indistinto, e poi a pressione elevatissime collassare a buco nero, allora
tutto campi di forza! La solidit non affatto una caratteristica
delluniverso. Piuttosto! prosegue tornando allidea di prima. Prova a
pensare a cosa succederebbe se ti anestetizzassi il braccio. Tu, Andrea, la
sentiresti ancora la solidit delle tue mani?
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Andrea medita per un attimo la domanda, immaginando di avere il braccio
sotto anestesia. Prova anche ad immaginare di afferrare un oggetto.
No, non sentirei pi solidit n della mano, n dell'oggetto che vado ad
afferrare
Esatto. Solidit sparita. Hai soltanto l'immagine del gesto, ma nient'altro.
Giusto! E se ti anestetizzo, poi, addirittura la colonna spinale nel punto dove
si unisce al cervello, tu cosa sentiresti di tutto il tuo corpo?
Andrea si immagina tutto anestetizzato. Una puntura alla base del cranio, al
punto di congiunzione dei nervi che portano gli impulsi tattili da tutta la
pelle... E niente pi percezione dalle proprie gambe, della schiena, delle
braccia, della stessa faccia. Niente pi caldo, n freddo, n dolore, n
piacere... Niente pi solidit, morbidezza, durezza... Pi niente.
Beh! Non sentirei pi niente. La solidit sparirebbe. Potrei ancora vedere
il mio corpo, ovviamente, ma non pi sentirlo
Dunque, il tuo corpo diventerebbe come il mio?
Andrea impiega una buona decina di secondi ad afferrare il discorso
sottinteso alla domanda. Istintivamente guarda il corpo dellamico e poi il
suo, soffermando lo sguardo sulle scarpe.
Vuoi dire che il mio corpo diventa un'immagine come il tuo?
Andrea ricontrolla mentalmente la scena di s stesso anestetizzato. Si
immagina di camminare nel giardino, di toccare la tazzina e la zuccheriera,
immagina di colpire l'albero con un colpo fortissimo, di dare anche una
testata per sbaglio contro un ramo (una di quelle da vedere le stelle),
immagina di inciampare e cadere per terra... Niente. Solo luci, colori, e niente
altro.
OK. E allora?
E allora quello che gi sai. un pomeriggio intero che ti sto dicendo che
tu sei tutto. Che sei me, sei lalbero, sei la siepe, ecc. Ecco che ti basta
togliere la solidit, e improvvisamente ti accorgi che vero. Tutta la realt
diventa un film. Un film di cui non ne fai pi stranamente parte. Sei vivo,
guardi tutto, ma un film. Il tuo corpo diventato esattamente come tutto il
resto che ti circonda. E come non sai niente del fatto - ad esempio - che in
questo momento c una talpa che sta rosicchiando le radici di quella siepe,
cos non sai nulla del fatto che uno ti sta giusto piantando un chiodo dentro la
testa. E come non sai niente del mio corpo - e ad esempio niente del mio mal
di denti, o del mio mal di schiena - cos non sai assolutamente niente del tuo.
Tutto come in un film. Immagini su immagini. Proprio come in un film
quando sparano al protagonista; e tu, che pure ti sei immedesimato in lui, non
senti niente e non provi niente.
Andrea annuisce lentamente, dando segno di aver perfettamente capito.
S, ho capito. La solidit sarebbe un alfabeto. E senza questo alfabeto mi
troverei a galleggiare sul niente. Forse potrei ancora muovermi, ma se sbatto
contro qualcosa non me ne accorgo, se stringo un oggetto non sento niente, e
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se cammino non sento neanche la terra sotto i piedi. S, ho capito, unaltra
costruzione mentale
Andrea alza improvvisamente la mano per far capire all'amico di tacere.
Sta infatti seguendo un pensiero che teme di perdere. Afferra la tazzina con la
sinistra, e poi la ruota fra le dita piano piano. La guarda cos per una decina di
secondi.
In pratica dice facendo lunghe pause dove ci sono gli alfabeti che
disegnano le mani e la tazzina... la mente inserirebbe spazialmente anche
lalfabeto della solidit. Cos ho lillusione di vivere in un mondo solido e
concreto
S! Perch no? Per dirla in termini molto rozzi, la solidit elaborata dal
cervello in base agli impulsi tattili, viene combinata con i colori che
disegnano la tua mano. E quindi anche questo alfabeto partecipa assieme agli
altri nella descrizione del mondo
Andrea guarda Massimo con ammirazione. La mente davvero qualcosa di
fantastico. capace di rendere solide le idee e di far giurare a sei miliardi di
esseri umani che il mondo concreto.
Ma allora cos' il nostro mondo? Realt virtuale? chiede
improvvisamente serio. E la realt vera, dov'?
Massimo alza le spalle.
Non arrivare a conclusioni tecnologiche, Andrea. Limitati a pensare di
essere un continuum e quindi qualcosa di molto astratto. E poi stai attento
quando dici spazialmente. Ricordati che lo spazio che noi conosciamo
mentale. Per quanto ne sappiamo la tridimensionalit una faccenda nostra.
Non sappiamo se anche luniverso lo sia
Andrea annuisce, ma in realt non lo sta ascoltando. Sta infatti
picchiettando con la mano destra sul suo ginocchio, e osservando perplesso le
sue gambe e le sue scarpe.
Allora il corpo che noi abbiamo cosa sarebbe? chiede a Massimo con
voce perplessa.
Andrea chiude gli occhi e ascolta il suo corpo. Ascolta le infinite
sensazioni e percezioni che danno l'idea della propria solidit. Cinestesia?
commenta alla fine volgendo lo sguardo verso Massimo. Impulsi elettrici
che arrivano un po' dappertutto? Dal contatto della pelle con le scarpe, con gli
abiti, con i braccioli dello sdraio? E anche un po' dagli organi interni?
Dovrebbe essere cos. Poi c' anche lo schiacciamento del corpo a causa del
peso e...
Massimo non interviene perch Andrea sta arrivando da solo alla risposta.
Passando in rassegna le varie sensazioni e messaggi dalla pelle, capir da solo
che la sensazione di avere un corpo esattamente come quella di toccare le
cose e gli oggetti: e cio proprio una sensazione e nient'altro. Una sensazione
che noi, da bambini, pensiamo ovviamente come realt esterna, e quindi fisica
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ed assoluta. Mentre invece una costruzione mentale dalla A alla Zeta. Il
solito errore,
Io per vorrei sapere chiede improvvisamente Massimo all'amico. Se
adesso sei finalmente convinto che i corpi sono corpi della mente.
Andrea si riscuote dalla percezione di s stesso. Si gira un poco sulla
sdraio, strofinandosi la gamba, poi si stiracchia allungandosi il pi possibile.
Decide di versarsi un altro goccio di grappa.
S. Potrei anche essere daccordo risponde versandosi da bere con calma
e sorridendo per il potrei. Ma per io vorrei sapere anche una cosa
Andrea si ferma un attimo per bere. Non neanche lui cosa stia per dire.
O meglio. Vediamo se riesco a spiegarmi. Quando io penso ai corpi,
Massimo, devo pensarli come corpi della mente. E questo mi va anche bene.
Ma allora io mi chiedo come mai nasca questa nostra fortissima sensazione di
avere a che fare con dei corpi veri. Reali. Assolutamente fuori di noi. Voglio
dire: ho capito che la nostra mente un campo e che qui non c niente che
non sia mentale. Ma allora perch tutto mi sembra esistere di vita propria?
Perch quellalbero - ad esempio - mi d la sensazione di essere un corpo
assolutamente estraneo a me?
Andrea mostra a Massimo il bicchiere, nellintento di fargli vedere un
corpo.
Se nella mia mente non ci sono corpi veri prosegue fissando il bicchiere.
Allora perch io li vedo cos come se esistessero veramente fuori di me?
Perch, pur avendo capito tutto, mi resta ancora la perfetta sensazione del
contrario? Dipende dallabitudine infantile?
Massimo ha capito il punto, e fa una risatina per dire che la mente
qualcosa di molto pi spaventoso di quanto Andrea abbia immaginato.
Afferra quindi anche lui un oggetto, il suo cucchiaino, e lo mostra allamico.
Prova a guardare il cucchiaino, Andrea. Cosa vedi? Un cucchiaino, no?
Massimo tiene il cucchiaino fermo, immobile.
Che cos che hai tu di questo cucchiaino? Unidea. Soltanto unidea.
Eppure ti sembra ununit indipendente da te. Ebbene. Guarda! Giro il
cucchiaino e te lo metto di profilo
Massimo gira piano piano loggetto, fermandolo un attimo di profilo, e poi
mostrandolo da angolazioni sempre differenti.
Adesso lo vedi diverso, no? di traverso. Adesso lo ruoto ancora e lo
metto al contrario. Guarda
Massimo resta immobile, aspettando le conclusioni di Andrea. Ma l'amico
non parla.
Cos appare come un oggetto lungo e di piena superficie; cos un oggetto
lungo, ma sottile, perch di profilo; cos una semplice lineetta perch lo vedi
dallimpugnatura; cos pieno come prima, ma rovesciato; cos obliquo,
cos in verticale, cos sta fermo, cos vibra veloce. Sono tutte immagini
diverse, non vero? Ce n forse una uguale allaltra? Guarda! Guarda come i
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colori non si presentino mai nello stesso identico modo. Guarda! Eppure tu
hai la netta percezione di vedere sempre lo stesso identico oggetto. La stessa
identica unit. Una unit che proprio in quanto unit sembra avere una
vita sua propria ed indipendente da te. Guarda! Mai una immagine uguale
allaltra
Tu vuoi dire?! esclama Andrea passando a fissare il bicchiere che ha in
mano.
Ma poi resta zitto. Tiene loggetto per un attimo fermo, guardando il
cristallo, il sottofondo ed il manico tutto in metallo lavorato, e poi comincia a
farlo ruotare pian piano. Mentre lo ruota si sforza di ricordare che in mano
non ha nessun vero bicchiere, e che nella coscienza ci sono solo idee. Osserva
come l'immagine cambi parecchio anche a spostamenti ridottissimi. Dove
prima cera il colore nero del metallo, adesso c il luccichio del vetro. E
cambia continuamente tutta la sequenza dei colori, cambia la posizione
spaziale di ogni singolo luccichio e particolare. Non mai lo stesso oggetto
pensa Andrea concentratissimo. Non mai la stessa immagine, lo stesso
gruppo di colori. I colori cambiano continuamente. Andrea ha la netta
sensazione daver intuito giusto. Sono tutti colori di un campo che fa parte
della mia unit, ma io li percepisco invece come oggetto. Si guarda intorno.
Una serie di oggetti. Gli viene in mente quello che Massimo diceva a
proposito del bambino che non intuisce che la tazzina rotta e lui stesso sono
la stessa cosa. Unit, oggetti, unit.... Andrea chiude anche un occhio per
provare la sensazione di vedere sparire la tridimensionalit dell'oggetto, e
vederlo diventare come quindi un disegno su di un pezzo di carta.
Tu vuoi dire che la memoria! esclama improvvisamente. la
memoria che mantiene in un unico significato il variare dei colori anche se
questi continuano a cambiare. la memoria che li segue tutti mantenendoli
imbrigliati in ununica unit logica che continua nel tempo e nello spazio. E
quindi cos che io vedo un oggetto, dove invece c soltanto un fluttuare di
colori sempre diversi. Percepisco ununit, anche se qui lunica unit che c'
sono io
Andrea non aspetta la risposta di Massimo
cos per forza! Anche perch dopo un colore ne viene un altro! Intendo
dire: dopo il colore di questo bicchiere viene il colore dei vestiti, della ghiaia,
dellerba... Proprio come su una cartolina dove i colori sono tutti insieme.
Anzi! I colori qui sono addirittura sovrapposti perch il bicchiere di vetro.
Ma la mia memoria li isola, li seleziona, e quindi li mantiene in precise unit
logiche. Unit che a loro volta dice allontanando il bicchiere e poi
riavvicinandolo. Sono vissute nello spazio mentale come vicine o lontane.
Come questo bicchiere! Che io adesso percepisco vicino, e adesso un po' pi
pi lontano. Ecco perch posso girare un oggetto come voglio ma lo vedo
sempre isolato dal resto. la memoria che tiene tutto unito, e allo stesso
tempo tutto staccato. cos che nascono i corpi della mente!
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Centro! esclama Massimo applaudendo ad Andrea tutto fiero della sua
scoperta. I corpi della mente sono proprio questi. Esatto! Blocchi di
memorie che isolano gruppi di colori e di alfabeti e li mantengono coerenti in
unico e solo significato istante dopo istante. Ecco perch se io ruoto questo
cucchiaino - che ti si presenta sempre diversissimo - tu lo percepisci come
una stessa unit. Perch la tua memoria segue i percorsi dei colori e d alla
tua coscienza la netta sensazione di una sola unit, logica e coerente. E
quindi, in quanto unit, qualcosa di diverso da tutto il resto e alla fine diverso
anche da te
Andrea annuisce convinto, proprio soddisfatto della sua scoperta. Mette il
bicchiere sul tavolino.
Quindi non sono unit indipendenti da noi. Ma totalmente costruite
Come tutto il resto, d'altronde
Andrea resta in silenzio una manciata di secondi.
Cosa intendi per il resto?
Intendo tutto. Dal fatto che a te i piselli non piacciono, come al fatto che a
me piace invece la carne. Sono tutte memorie. E se poi pensi che ad ogni
istante il flusso di informazioni che arriva al cervello sempre caotico e mai
uguale, eppure il mondo appare stabile e continuo, puoi ben capire come la
memoria sia fondamentale
Hm... Stavolta proprio non ti seguo.
Ma come nei sogni! Le pulsioni e le spinte che arrivano dal profondo
sono caotiche, e addirittura senza alcun riferimento col reale. Eppure la tua
mente ti proietta situazioni perfettamente ordinate. Voglio dire: quando dormi
tu non sogni in un caos di colori e di suoni, ma in mezzo a precisi oggetti e
precisi spazi. Tu dovresti capire bene - soprattutto col lavoro che fai - che
solo un poderoso e onnipresente filtro di memorie permette al mondo tanto
sognato che reale di restare stabile e continuo
Andrea ha capito perfettamente. Ci che arriva dalla pelle e dai nervi un
mostruoso caos di impulsi disordinati e senza significato. E quindi il mondo,
secondo il ragionamento, non sarebbe costruito istante per istante in base a
quegli impulsi, ma piuttosto sostenuto da dalle potenti e consolidatissime
memorie a cui basti solamente d'essere attivate e stimolate. Proprio come
quando si sogna. Massimo infatti conferma.
I dettagli del mondo, Andrea, sono troppi. Sono miliardi ad ogni istante.
Se guardi questo giardino vedi milioni di colori in confusione totale, ed in
pieno accavallamento. Oltre ad una quantit enorme di suoni di tutti i generi e
milioni di percezioni tattili. E il tutto va anche inserito spazialmente in modo
logico e coordinato. Suoni lontani, suoni vicini, colori lontani, colori vicini...
La mente non pu mettersi fabbricare il mondo in infinite unit logiche
partendo ogni volta da zero. un lavoro impossibile. Ecco perch i bambini
sono cos curiosi e continuano a ruotare gli oggetti, a guardarli da pi parti e a
smontarli. Se qui ci fossero dei bambini, Andrea, credi che se ne starebbero
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sulle sdraio a parlare come noi? No. Sarebbero in giro a vedere tutto. E se
piccolissimi troverebbero interessante persino vedere cosa c dallaltra parte
di un tronco. O addirittura cosa c sul lato posteriore di una semplice foglia.
O sotto un sassolino. O dallaltra parte dello stesso sassolino
S, s, ho capito. I bambini stanno caricando memorie per dare uno
spessore al mondo. Debbono vedere cosa c al di l degli astratti colori della
mente. In pratica - se ho ben capito - se uno nascesse gi adulto e si guardasse
intorno, forse non ci capirebbe niente. Vedrebbe solo una profusione enorme
di colori, senza poterli isolare in significati logici. E quindi senza poter dire:
Questo un oggetto, e questo un altro oggetto. Ho detto bene?
Certo. Questo proprio il caso dei bambini quando nascono. Tutto
colore, luce, spazio, ecc. Ma prima di riuscire a mettere ordine nel caos ci
vuole tempo
Andrea si sfrega la solita guancia e poi continua con quello che aveva gi
in mente.
Incredibile! commenta guardandosi attorno. Ma allora anche le singole
parti del nostro stesso corpo sono continuamente sostenute da memorie?
dice guardandosi ancora le mani.
Certo. Tutto memoria e soprattutto memoria. Pensa che nel nostro
campo mentale non c niente che realmente si muova
Come? Cosa vuoi dire
Massimo se resta in silenzio una decina di secondi, riandando chiss perch
col ricordo alla cena dellaltra sera, quando Andrea aveva afferrato il vassoio
fingendo di tirarglielo. Si gira poi lentamente verso lamico, con laria di dire
cose ultra ovvie.
Se io sposto la mia mano da qui a l, Andrea, e la seguo nel suo
movimento dice sottolineando le parole con il gesto cos che realmente si
sposta? La mia mano? No. In questo mondo non ci sono mani. E quindi cos
che si realmente spostato?
Andrea sta per dare una risposta, ma poi si blocca. Stava infatti per
rispondere che si sono spostate delle idee, ma si rende conto dellassurdit
della cosa. Le idee non si spostano da nessuna parte proprio in quanto idee, e
quindi nemmeno stanno da alcuna parte n vanno da alcunaltra parte.
Pensa allo schermo di un televisore, Andrea. C unimmagine che si sta
spostando. Cos che realmente si sposta?
Stavolta Andrea, sia pure dopo un attimo di riflessione, in grado di
rispondere.
Ho capito. unillusione. Dove prima era proiettato un certo gruppo di
colori, adesso ne viene proiettato un altro; e quindi abbiamo lillusione del
movimento. Ma non c niente che si sposti sul vetro
Esatto. Se io muovo il braccio, dove prima la mia mente proiettava il blu
del cielo, adesso sta proiettando il rosa della mano. E dove prima cera il rosa
della mano, adesso proiettato il blu del cielo. Ma non c vero movimento
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E quindi?
E quindi la memoria che sta seguendo questo cangiare di colori
mantenendoli in un significato di movimento. Il significato, appunto, di una
mano che si sta spostando rispetto al cielo e a tutto il resto.
Massimo mostra ad Andrea la manica della propria camicia per far capire
che la mano sempre del solito rosa, ma le camicie si cambiano tutti i giorni.
Pazzesco! commenta Andrea andando col pensiero al discorso che nel
nostro universo tutto sempre alla stessa distanza: il naso come il sole, la
mano come il cielo.
Pazzesco, s
Massimo alza ora la mano per richiedere all'amico la pi grande attenzione.
Si alza con calma dalla sdraio e si mette di fronte all'amico.
Ti rendi finalmente conto, tu che vorresti il nostro mondo completamente
differente da quello universale, come l'universo sia invece identico a noi?
Nell'universo - ad esempio - tutto in moto, non vero?
Certo. Nell'universo non c' un solo atomo che stia fermo
S. Per in realt tutto sta fermo
Massimo si alza dalla sdraio, con gesto rapido, e va alla siepe a guardare la
citt, lasciando ad Andrea tutto il tempo per pensare.
Perch dici che tutto sta fermo?
Ma perch come su questa terra. La sentiamo girare, noi? Voglio dire, ci
accorgiamo che gira sotto i nostri piedi?
Andrea riflette un attimo. Si immagina seduto su di un raggio di luce. O su
di un elettrone che vortica attorno all'atomo.
Ho capito. Tu vuoi dire che ogni atomo dell'universo segue un percorso di
caduta libera come la Terra o la Luna. Tu vuoi dire che se un elettrone, che
pure gira migliaia di volte al secondo attorno allatomo, potesse pensare, non
si accorgerebbe affatto di girare, perch non avrebbe alcuna sensazione di
forza centrifuga o centripeta
S, fermo. Sar il resto che gli gira attorno! Lui si vedrebbe fermo. Cos
per ogni atomo. Ogni particella dell'universo ferma. Proprio come succede
nel nostro mondo. Tutto si muove, noi ci muoviamo, ma in realt tutto sta
fermo
Andrea osserva perplesso Massimo che ha accennato qualche passo verso
di lui. Il discorso dellamico troppo astruso perch sia senza scopo.
Cosa vorresti dire? chiede con tono sospettoso. Tu non ti stai riferendo
solo al fatto che la mente uno schermo, vero?
Massimo sorride, a fa all'amico il gesto di andare avanti. Andrea abbassa lo
sguardo per alcuni istanti, e poi comprende quello che lamico sta cercando di
dirgli.
Ho capito. Se tutto questo mondo un'idea, noi non andiamo realmente
mai da nessuna parte. Proprio come l'universo
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Massimo sorride ancora, stavolta per la grande velocit di deduzione di
Andrea.
Certamente. Dove va l'universo? Se l'universo tutto, non pu andare da
nessuna parte. E cos per noi. Se siamo tutto, da che parte possiamo
andare?
E come l'universo non va da nessuna parte continua Andrea seguendo il
suo interno pensiero. Cos non si pu nemmeno dire dove sia. Non essendo
contenuto in niente non ci sono termini di confronto
Esatto dice Massimo ritornando alla siepe. Non si pu dire dove sia!
Perch una domanda senza senso. E cos anche per noi. Noi non possiamo
dire di essere dentro il giardino, o in un certo qual punto della nazione, o su
di un certo pianeta. Rispetto a cosa saremmo qui o l? Qualsiasi cosa ancora
noi!
Andrea abbassa ancora lo sguardo, e Massimo insiste.
E possiamo anche dire che non abbiamo un centro?
Andrea alza la testa e riflette per qualche secondo. Tutti sanno che
lUniverso non ha per principio un centro...
Beh! Effettivamente l'universo non ha un centro dice parlando
lentamente, per prendere tempo. Non si pu porre un centro in qualcosa che
infinito. Si per... Andrea si agita un poco sulla sdraio. Per si potrebbe
dire che ogni cosa al centro dell'universo, ed il centro. Infatti, se
partendo da un qualsiasi punto posso andare all'infinito in tanto a destra che a
sinistra, qualsiasi punto o oggetto per forza al centro esatto dell'universo
E cos tutto ci che compare nel nostro mondo! Nessuna delle idee che
si formano nel nostro continuo pi al centro di un'altra. Lo sono tutte,
perch la loro distanza dai confini della mente infinita in ogni direzione
Massimo torna a sedersi, mentre invece Andrea riflette preoccupato su
quanto lui stesso ha appena detto. Considerare il cielo che vede all'orizzonte
come centro perfettamente equivalente al proprio corpo, gli d infatti un vago
senso di sgomento. Come non lo tranquillizza affatto neanche l'aver accettato
- di deduzione logica in deduzione - che tutto stia fermo e che in realt non
andiamo mai da nessuna parte.
Si pu dire di tutto quando si parla dell'universo lo tranquilla Massimo
intuendo la natura dei suoi pensieri. L'assurdo infatti la regola. La testa che
portiamo sulle spalle, ad esempio, la consideriamo abitualmente il centro. Ma
solo perch ci utile pensarla cos. Infatti, se tutto idea, non ci pu essere
una idea pi al centro e una meno al centro di un'altra. Non ha senso
Tutto alla stessa distanza. Il naso come il sole
Come nell'universo! Anche nell'universo ogni cosa alla stessa distanza
di un'altra
Come sarebbe a dire alla stessa distanza? protesta Andrea per niente
convinto. Capisco che possa essere cos in un continuum mentale. Ma in
quello fisico la cosa mi pare ben diversa
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Massimo alza le spalle.
Sar. Per protesta puntando il dito verso lorizzonte se arrivasse qui un
extraterrestre a dirci che loro, per muoversi da una galassia all'altra,
impiegano un miliardesimo di secondo, tu gli crederesti
Beh, s annuisce Andrea senza alcun problema ad ammettere la cosa.
Qualche buco spazio-temporale, qualche fessura del continuum...
Andrea alza di scatto il braccio destro, facendo capire a Massimo di aver
perfettamente colto la questione.
Ho capito. Ci crederei perch so che l'universo un quid, un astratto, e
quindi un unico blocco. E se una sola cosa, sar pur possibile mettere in un
solo istante una parte in contatto con l'altra
Proprio perch prosegue Massimo annuendo con forza essendo una sola
cosa, non ci sono parti separate. E se non ci sono parti separate, alla fine non
c' pi nemmeno reale distanza tra le stesse. Quindi tu sai, sia pure
istintivamente, che certamente possibile andare da un punto all'altro
dell'universo in una frazione di secondo. Anzi. Nello stesso istante in cui sei
partito
Massimo guarda Andrea per capire se l'amico si reso conto che lui non
sta parlando di una possibilit del solo universo fisico.
Ti meraviglieresti se ti dicessi che stregoni, santi, guru, e iniziati vari
vanno da un punto all'altro dell'universo senza astronavi? Dato il continuum
temporale e spaziale della mente, saltano da un punto all'altro dello stesso nel
medesimo istante in cui sono partiti?
Chiss perch, tutti e due scoppiano a ridere di colpo. Forse perch
entrambi trovano comico che un uomo arrivi nello stesso istante in cui
partito. Sia che lo faccia con un razzo come con il proprio essere.
E sanno fare altro gli stregoni e i guru? chiede Andrea ancora ridendo.
Tutto quello che vogliono. Da trasformarsi in animali, a guarire un
moribondo, a leggere nel pensiero, a toccare un oggetto e saperne la storia, e
mille altre cose ancora. Se vuoi immaginare cosa pu fare un uomo che ha
compreso la natura astratta del suo essere, puoi fartene un'idea pensando ad
Apollo o ad Atena. Cosa potevano fare gli dei dell'Olimpo? Tutto. Potevano
sparire qui e ricomparire l. Potevano guarire come far ammalare. Erano
immortali e senza limiti. Ma queste cose ovviamente, non contano
In che senso?
Prima di tutto perch conta la perfezione in s della vita, e soprattutto
l'acquisizione della propria vera identit. Ma parlando comunque di prodigi,
questi contano nello stesso senso che per i nostri scienziati conta il saper
costruire le radio piuttosto che i televisori. Cos' che conta realmente, per
noi?
La scienza?
Ovviamente! Poi, quello che si fa con questa scienza, dipende dai casi e
da quello che si vuole. O dal mercato
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Pazzesco dice Andrea facendo il sorrisino di chi per ci crede fino ad un
certo punto.
Pazzesco, s. Ma guarda che di veramente pazzesco c soltanto il fatto
che noi non ci accorgiamo di quello che siamo. Questo pazzesco. Sei
miliardi di esseri umani credono di essere corpi in mezzo ai corpi. Questo
pazzesco. Togli pure i bambini, che fanno bene a crederlo, ma restano sempre
due o tre miliardi di adulti
Andrea si gratta la guancia destra. Improvvisamente gli venuta fame.
incerto se dirlo a Massimo, che ha gi portato caff e grappa, ma non resiste.
Ho fame, Massimo. Non so perch, ma in questo momento mi venuta
una fame pazzesca. Hai niente da mettere sotto i denti? O preferisci che
facciamo un salto in citt?
Anche Massimo sarebbe dello stesso parere, ma non risponde subito. Vuole
fare ad Andrea una domanda per capire se abbia ben afferrato largomento
della memoria che d spessore e ordine al nostro mondo di caotici alfabeti.
E se qui arrivasse unastronave? dice puntando ancora il dito verso
lorizzonte ma con aria di sfida. Tu unastronave lhai mai vista?
Andrea scuote la testa spalancando gli occhi.
Gli alieni? No, non li ho mai visti. Cos che vuoi dire?
Voglio dire: se tu guardi qualcosa che non hai mai visto in vita tua, e di
cui non hai quindi alcuna esperienza, la tua memoria invece perfettamente
in grado di seguirne tutto il cangiare dei colori e di mantenerlo subito in un
unico significato. Anche senza parlare di alieni, ci capita tutti i giorni di
vedere qualcosa di nuovo e di mai visto prima. Prendi ad esempio i nostri
progenitori: capitato infinite volte che degli uomini si siano trovati davanti
ad un animale mai visto, e di cui non avevano neppure sentito parlare. Ad
esempio un leone. O un elefante. O un orso. Pensa ai nostri antichi
progenitori che esploravano il mondo. Non per questo, per, se a loro
capitava di vedere un leone mai visto, sono andati l a rivoltarlo, rigirarlo,
palparlo, e a guardarlo davanti e dietro come hai fatto tu con il bicchiere
Tutti e due ridono dei trogloditi che palpano il leone per capire cos. Ma
la domanda seria e Andrea si concentra. Si guarda attorno, immagina
unastronave aliena proprio davanti a loro, la vede ruotare nel cielo... Ma la
risposta facile.
chiaro! esclama con senso dovviet. comunque la memoria che mi
permette questo. Se io ho qui davanti unastronave aliena, la mia memoria
isola comunque il blu del cielo in un significato noto. E cos anche i rami, le
nubi, gli uccelli, eccetera. E tutto quanto non fa parte di ci che noto, mi
dato come altra unit. Se lastronave si mette a girare nel cielo, il blu sparir
di qua e intanto comparir di l, e tutto il resto che non blu lastronave.
Anche se non lho mai vista
Massimo assente col capo: non neanche il caso di rispondere. La mente
infatti talmente veloce nelle sue operazioni che tutto appare ovvio e ultra
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semplice. Ma il realt ovvio solo perch la mente immediata, simultanea,
contemporanea, ora, adesso... Architetture tridimensionali pensa
Massimo alzandosi dalla sdraio. Il cervello, a differenza delle macchine
elaboranti costruite dall'uomo, non infatti consequenziale: non fa cio una
cosa dopo laltra. Ma ha sempre tutto simultaneamente presente. Non
inserisce qui e l i suoi modi, come ha detto per tutto il pomeriggio per farsi
pi facilmente capire da Andrea. Ma come una scacchiera dove il
significato globale sempre simultaneamente presente in ogni sua parte.
Eh s! venuta fame anche a me. Buona idea. Tu cosa vorresti?
Non so. Un dolce, o del pane con qualcosa
Ti andrebbe un buon tirami-su? Cosa ne dici? Secondo me, dopo aver
bevuto il caff ci sta bene
S, approvato
Massimo si alza per andare in cucina, ma fatti quattro o cinque passi si gira
Mangiare, Andrea?! chiede scherzosamente. Ma com possibile che un
universo mentale possa mangiare?
Andrea sorride senza voltarsi, perch in questo momento non glie ne
importa proprio niente. Ha solo fame. Poi per abbassa lo sguardo a terra,
pensieroso. Gi! Com possibile che mangi un corpo fatto di alfabeti?.
Allora? insiste Massimo entrando in sala.
Andrea sente la porta chiudersi e alza le spalle. Prima il dolce, poi ci
penser.


@

Nonostante tutte le indicazioni fornitegli da Massimo, Andrea sta per prendere un granchio.
Lui ha perfettamente capito che la testa che ha sulle spalle un'idea come tutte le altre. Ha
capito che solida come una formula per calcolare le tasse, o come il verso che fa il tuo gatto
quando ha fame. Mentalmente solida.
Ma ora, nel momento in cui ci riflette su, capisce una cosa sbagliata. Capisce cio di essere
dentro la mente per intero: mani piedi, testa, scarpe, occhi, naso, bocca...
Sta sbagliando, naturalmente. Lui non pu essere dentro la mente, perch lui l'intera mente.
Quindi ogni cosa.
Tuttavia, anche se sbaglia, non preoccupiamoci pi di tanto. Andrea sta infatti positivamente
cominciando a capovolgere il mondo e rovesciare le sue antiche ottiche infantili.
Lasciamolo pure per qualche minuto in questa convinzione che, se pure errata, comunque
meglio di quella di pensare s stesso come corpo in mezzo ai corpi.
Non gli far male.

@


Lasciato solo, Andrea si alza e si avvicina alla siepe, pensando
naturalmente a come sia possibile che un corpo fatto di alfabeti possa
mangiare.
Non possibile che mangi, rimugina tra s, immaginando di mangiare e
di portare il cibo alla bocca.
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Il cibo fatto di colori e solidit mentali, per pensa sconcertato.
quindi idea della mente. E se io lo porto alla bocca?.
Andrea immagina di masticare e quindi deglutire, e alla fine finisce col
mandare per davvero gi un po' di saliva. Il boccone sparisce! Una volta
messo in bocca non lo si vede pi. Scompare lidea basata sui colori. Andata!
Nella coscienza non si forma pi. Per....
Andrea attraversato da un forte dubbio. Per si sente! Ce lho ancora in
bocca! Lo sto masticando!. Andrea prova per un attimo un senso di ovviet
che gli sconvolge tutto quanto appreso nel pomeriggio. Ma poi si ricorda che
anche la solidit del boccone alfabeto mentale. Alfabeto, alfabeto...
Andrea continua a ripetersi la parola. La solidit del boccone raccontata
dal suo specifico alfabeto. E infatti il boccone va gi... Eccolo scomparso!
Niente pi solidit. Andrea per non riesce ad andare avanti col discorso.
Il boccone scompare dalla coscienza, certo, ma per va nello stomaco.
Non sparito per davvero.
Per mettere ordine nei suoi pensieri Andrea si afferra allora alla sintesi che
gli piaciuta di pi. Il cervello dentro la scatola cranica, e conosce solo
correnti elettriche. E siccome questo mondo viene dopo tutto il suo lavoro,
questo mondo per forza costruito. E quindi idea. Andrea si ripete pi volte
il concetto mentre osserva, con una parte della sua coscienza, la saliva che
sparisce nel suo stomaco.
La testa....
Andrea si ferma davanti ad una piantina di rose, guardandola senza interesse.
La mia testa qui, e se io ci metto dentro un boccone....
Ma gli viene in mente che anche qui e l sono costruzioni, solo un modo di
mettere ordine nel caos di colori e luce. Ma allora...?.
Andrea si gira verso il panorama pensando alla propria testa. Osserva la citt,
osserva come i qui e i l abbiano come centro proprio la testa.
la testa il centro di tutto pensa accarezzando la siepe. La testa
lunico elemento che resta sempre alla stessa distanza. Tutto pu essere
lontano o vicino, ma non la testa. E dunque?. Andrea gira in tondo davanti
alle due sdraio, sforzandosi di vedere il mondo come dentro di lui. Tutto
dentro di lui.
Tutto questo mondo sono idee, e quindi sono tutte dentro di me. Dentro la
mia testa. Andrea cerca di vedere ogni forma e ogni oggetto del giardino
come idea dentro la sua testa. Tutto dentro di me, dentro di me.... Si
accorge per che c una stonatura nel voler pretendere che tutto sia dentro di
lui.
Non neanche possibile pensare che questo mondo sia dentro di me,
perch anche questa testa inventata, e allora la stessa idea della testa
dentro, ovviamente! Ma dentro cosa?.
Andrea cerca di capire bene cosa sia la propria testa. La testa che hai sulle
spalle non una vera testa gli direbbe Massimo. una testa che non ha
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riferimenti fisici perch costruita con alfabeti mentali di solidit, luce, spazio,
colori, tatto.... Andrea pensa agli altri numerosi alfabeti: freddo, caldo,
dolore, piacere, nostalgia, paura... Si tocca la testa sforzandosi di sentirla
come una idea senza spessore.
Dunque, vediamo di capire pensa intensamente concentrato. In questa
testa non c alcun cervello. Non ci sono organi. un fantasma di colori e
sensazioni. E quindi.... Andrea si guarda attorno.
E quindi cosa?.
Sente che c' un quid che gli sfugge, ma non riesce a capire quale. Certo!
Se un chirurgo apre una testa vede il cervello. Ma anche questa testa - per lui
che la guarda - una idea. E dove prima aveva lidea della scatola cranica,
dell'osso, adesso ha invece quella della carne e del sangue. Non cambiato
niente.
Andrea pensa, con un attimo di sconcerto, al sangue che gli scorre nel
corpo, e il dubbio gli cresce di diecimila volte.
Ma per mi esce del sangue se mi taglio! Come fa il mio corpo ad essere
unidea? pensa totalmente confuso. Ma gli viene subito in mente quello che
direbbe Massimo: E tu il sangue di che colore lo vedi? Lo vedi forse rosso?
Cio alfabeto mentale di tipo colore, sezione rosso, sotto sezione rosso
scuro?.... Andrea sorride nel pensare alla comica risposta, ma torna subito
serio.
Dunque pensa estrapolando dai vari concetti Quella testa che tutti siamo
convinti davere ben salda e concreta sulle spalle invece solida come i
pensieri che si fanno e le frasi che si pronunciano. Andrea scuote la sua,
innervosito dal non riuscire a capire cosa c che non va. Quindi, tra una
parola, oppure un concetto, o una regola matematica, o un colore, e una
qualsiasi testa, non c alcuna differenza. Idee quelle, idea la testa, idee i
colori, idee il tatto, idea tutto....
Andrea richiama mentalmente quanto si d normalmente per scontato come
mentale: pensieri, parole, sensazioni, sentimenti, emozioni... Ma anche
concetti, formule matematiche, equazioni, poesie.
La testa che abbiamo solida come latto di ricordarsi il nome di un
paese. O concreta come capire il teorema di Pitagora. Bah!. Ha un altro
improvviso dubbio quando si accorge che i pensieri si sentono per dentro la
testa.
I pensieri si sentono proprio dentro la testa. Dentro. E quindi.... Ma
anche questo dubbio dura soltanto un attimo. Gli ritornano infatti in mente i
pasticci fatti dai bambini.
E quindi non significa niente pensa girandosi verso la casa.
sufficiente che la mente proietti i pensieri dove c lidea della testa, ed ecco
fatto! Noi abbiamo limpressione di pensarci dentro. Anzi! proprio in
quanto la testa un'idea esattamente come pensare che la mente pu
coordinare tra loro le due cose. Se no, come potrebbe?.
99
Andrea resta immobile per una decina di secondi, pensando alla curiosit di
una mente che sbagli a proiettare i pensieri e li inserisca invece dentro in una
gamba.
Sar possibile? si chiede perplesso. Magari su sei miliardi di persone ci
sar qualche matto che sente la sua gamba pensare?.
Andrea sorride pensando alla curiosa situazione, ma poi torna subito a
concentrarsi su quello che non riesce a definire. Sente di esserci vicino, ma non
riesce a capire a cosa. Se la testa unidea, come faccio allora a dire che tutto
questo mondo dentro di me? Non possibile. Non pu essere dentro di me se
gi la stessa testa un'idea dentro di me. Non possibile. un controsenso.
Andrea trattiene il respiro. Ha la sensazione di stare per arrivare alla
soluzione, e che ci manchi appena un capello o forse meno. Alza lo sguardo
verso il cielo tentando disperatamente di mantenersi afferrato a quel quid che
sente vicino. Si ripete quello che ha appena pensato.
Se la testa unidea, come faccio allora a dire che questo mondo sia dentro
di me? Non possibile. Non pu essere dentro di me se la testa stessa gi
dentro di me. Non possibile.
Andrea si sente vicinissimo. Ma a cosa? Ed finalmente nel guardare il
grosso tronco del pino che improvvisamente capisce cosa c che non va. Si
volta a guardare il cielo, la citt, e poi si gira ancora verso la casa. Finalmente
c' arrivato! Andrea colpito dalla vastit della scoperta che si sta facendo
strada nella sua coscienza. Si gira ancora verso la valle, picchiando le mani tra
loro e abbassando la testa con gli occhi chiusi. Ma s! Tutto quadra, cos che
stanno le cose!
Ho capito! un mondo rovesciato! dice a s stesso alzando gli occhi al
cielo. Ecco che cos che non andava. Non affatto il mondo ad essere entro
di me! Ma lesatto contrario! Sono io ad essere dentro questo mondo! Sono io
che vengo prodotto dalla mente!.
Andrea ripensa al cervello chiuso al buio, al suo lavoro, e a quellintero
mondo che nasce dopo tutto i modi mentali e la memoria che li ingloba.
Non sono affatto questi alberi ad essere dentro di me. Non sono il cielo e
il sole ad essere dentro di me. Ci sono dentro anchio, invece, assieme a tutti
loro! Anchio ci sto dentro! il cervello che mi sta formando! la mia mente
che mi sta producendo corpo, mani, testa, piedi... Ma allora?.
Andrea cammina piano sul vialetto tra la siepe e laiuola, con gli occhi
socchiusi e rivolti in basso. Ma allora sto camminando dentro il cervello! Mi
sto muovendo dentro la mia testa! Se ci sono tutto dentro!?.... Andrea guarda al
sole e allorizzonte.
Io sono dentro il mio cervello? questa la verit?.
Si ferma improvvisamente davanti ad un fiore giallo. Ci sono due insettini
immobili sulla corolla. Con un senso di smarrimento, e di strana gioia nello
stesso tempo, Andrea si trova a formulare un pensiero bizzarro. Un pensiero
che soltanto un paio di ore prima avrebbe ritenuto impossibile.
100
Ma allora il mio cervello dov? al di l. Al di l di tutto questo.
Guarda il vialetto e il cielo. oltre il cielo. Oltre lorizzonte. Il mio cervello
addirittura sotto questo vialetto perch io nella mente ci sto camminando
dentro, testa, e corpo, e gambe... Perch sono unidea che cammina in mezzo
alle altre idee. Ecco perch non riuscivo a capire! Ecco cos'era che non
andava.
Andrea torna indietro, superando le sdraio e andando verso il cancello di
fianco alla casa.
Anchio sono pensato da cima a fondo come tutto il resto.
Tocca le sbarre del cancello e guarda il suo bel motorino, chiedendosi se
non sia per caso impazzito. Anche il motorino una sua idea? Tu sei tutto,
Andrea gli aveva detto Massimo laltra sera. Tu sei la casa, il soffitto, il
pavimento, sei la strada che farai andando a casa, sei la luce dei fari, sei il
piatto, sei la forchetta....
Per forza! Se il cervello deve inventarsi tutto, allora qui tutto me. Ma un
altro dubbio, repentino, lo attraversa.
Possibile? Io sto davvero camminando dentro la mia mente? Il mio cervello
sta sotto questo?. Andrea guarda tutt'attorno, rendendosi conto che non ha
senso dire che il cervello sia al di l dellorizzonte o sotto i propri piedi.
Per, dentro il cervello ci sono per davvero. Il cervello sar su di un altro
piano, quello fisico, ma io ci sono dentro. Se lui far tutto!....
Andrea torna verso la siepe, e si mette ad osservare il movimento in citt.
Ripensa al cervello, al mostruoso mondo di cellule, carne, sangue, e miliardi di
relazioni elettriche al secondo. Si guarda mani e scarpe. Ma allora proprio
vero! Sono una specie di fantasma elettronico! Sono come una figura dentro uno
schermo mentale anzich di vetro. Andrea si tocca il busto e si riguarda le
mani.
Fantasma di colori? Ologramma creato dalla mente?. Appoggia un
braccio alla sdraio di Massimo. Ma allora il mio corpo vero dov?.
Andrea girato verso la citt e non si accorge che Massimo sta uscendo
dalla casa.
Ecco fatto dice appoggiando il dolce sulla tavola. Scusami se ci ho
impiegato tanto, ma ho ricevuto una telefonata. Ti ho portato l'aranciata. Va
bene, o preferivi la birra?
No, laranciata va bene
Massimo serve le porzioni dalla zuppiera, riempiendo due piattini
finemente cesellati.
Dimmi se ti piace. Lha fatto mia moglie domenica
S. Ma spiegami una cosa. Noi siamo dentro la mente?
Massimo alza lo sguardo sullamico, restando col cucchiaio nella zuppiera.
Voglio dire: ci stiamo camminando dentro? Io mi ci sto muovendo
dentro?
Massimo ancora non risponde, aspettando che lamico chiarisca meglio.
101
Insomma! Io, in questo momento, ci sto in piedi dentro la mente? Ci sto
realmente dentro?
Massimo resta immobile qualche secondo ancora, un po' sconcertato dal
quel ci sto in piedi, ma poi risponde.
Certo dice appoggiando il cucchiaio contro il bordo della zuppiera.
Certo che sei dentro la mente. Cosa abbiamo detto per tutto il pomeriggio?
Quindi ci sto camminando dentro. Io sto in piedi dentro il cervello
A Massimo viene da ridere.
Come in piedi dentro il cervello?!
Per forza! Se questo mondo viene dopo il lavoro del cervello!
Ma!?... esclama Massimo intuendo improvvisamente il vero pensiero
dellamico.Cerchiamo di capirci. Tu chi? Chi che starebbe in piedi dentro
la mente? Intendi forse il corpo che vedi e senti?
S! Dove sia il mio corpo vero non lo so. Per se questo qui unidea,
allora sta per forza dentro la mente. E siccome io qui ci sono in piedi, allora
sono in piedi dentro la mente. Dentro il cervello
Massimo si siede sulla sdraio e prende con calma uno dei due piattini;
inghiotte un cucchiaio di dolce e poi gesticola a bocca piena per dire che la
cosa assurda.
Ma tu chi, Andrea?! Io ti ho detto che siamo la mente. Come fai ad esserci
dentro in piedi? Come fai a camminarci dentro? Io ti ho addirittura detto che
nella mente non c niente che si muova, figurati se ci si pu stare dentro in
piedi
Andrea ha capito il riferimento. Essere la mente significa essere tutto, e non
una parte che sta in piedi.
Ma allora? chiede non sapendo bene cosa dire.
Massimo scuote il cucchiaio finendo di deglutire
Allora stai cercando di fare ancora confusione. Io ti ho detto che lottica
infantile consiste nel vedere noi stessi come corpi che si muovono in mezzo
agli altri corpi. E adesso tu che mi fai?
Massimo afferra col cucchiaio il secondo boccone.
Adesso mi dici che ti stai vedendo come unidea che si muove in mezzo
ad altre idee. Bravo! Sei riuscito a trasportare una caratteristica della sballata
ottica dei corpi, dentro lottica corretta del continuum. Complimenti! Spero
che tu stia scherzando, Andrea. Noi siamo entit astratte. Reali ma astratte.
Qui non ci sono idee che si muovano in mezzo ad altre idee
Andrea riflette sopra le parole di Massimo. Lamico ha certamente ragione.
Ma non glie ne importa pi di tanto. Resta lo stesso della sua idea di stare in
piedi dentro la mente. Forse perch gli piace; ma pi probabilmente perch
gli permette di capire meglio i discorsi di Massimo. Decide quindi di sedersi
a mangiare il dolce. Steso sulla sdraio, si prende il suo piattino e comincia
senza dire pi niente. Il dolce veramente gustoso, e Andrea recupera
velocemente lo svantaggio nei confronti di Massimo. Tant che entrambi
102
finiscono le porzioni praticamente nello stesso momento. Mentre mangiava,
per, Andrea si anche reso meglio conto dellassurdit di essere in piedi
dentro la mente. Pensare cos vuol infatti dire rimettere ancora in piena
validit tutti i vari punti di riferimento costruiti dal bambino. I qui, i l, i
sopra, i sotto...
Buono vero? dice Massimo appoggiando il suo piattino.
Eccome. Tua moglie bravissima
Insomma! Anche la tua non male. Quel coniglio in umido dellaltra sera
era un capolavoro
Andrea annuisce convinto. Da quando si sposato infatti cresciuto di una
decina di chili. Pochi, considerando la sua stazza; ma comunque! Andrea
appoggia anche lui il piatto sul tavolo.
Per! dice appoggiando anche il cucchiaio. Per in fondo cos. un
mondo rovesciato. Io prima facevo fatica a capirti perch mi sforzavo di
immaginarmi tutto dentro la mia testa. E invece vero il contrario. questo
mondo che produce me, compresa testa, corpo, eccetera. Non devo
immaginare che sia tutto in me. Ma il contrario. Sono io nella mente
S, d'accordo, il contrario. Per stai attento a quando dici me o dici
corpo. Per noi istintivo privilegiare lidea del corpo e farne il solito centro
di ogni riferimento. Nel nostro continuum per non esiste centro. Non ci sono
dimensioni o distanze. E comunque non dire pi cose del tipo Siamo dentro
il cervello o Sono in piedi dentro il cervello. Perch se ragioni cos allora
io ti chieder di andare in giro per questo giardino a raccoglierne un po'. Di
cervello, intendo
Andrea fissa distrattamente la zuppiera per qualche secondo.
Ce ne facciamo ancora? chiede Massimo.
Andrea sarebbe dello stesso avviso, ma un po' imbarazzato.
Ma poi non te ne resta pi per cena
E allora? Manger dell'altro. Dai, passami il piatto
Massimo serve ancora una bella porzione ciascuno. In fondo alla zuppiera
ne restato un po.
Vedi che ne rimasto ancora? Se stasera ne voglio, ce n. E poi,
comunque, a stasera non ci arriva
I due riprendono a mangiare con meno bramosia di prima, gustando meglio il
sapore. Al terzo o quarto boccone Massimo si gira, facendo un gesto per
richiamare lattenzione.
Hai sempre saputo queste cose, vero?
Quali? risponde Andrea con il cucchiaino in bocca.
Che il tuo corpo era unidea
Andrea fa con unespressione dubbiosa.
Non mi sembra
E invece s. Non ci avevano insegnato a scuola che i corpi sono fatti di
energia?
103
Andrea sta ovviamente per rispondere S, ma che c'entra?, ma poi si
blocca. Questa una ovviet, infatti, che i bambini non sanno, ma che
comunque ogni studente conosce. la famosa formula di Einstein. Ogni
corpo energia per cos dire solidificata. Materia che pu trasformarsi in
luce. E lesperienza di questo pomeriggio sta portando Andrea a diffidare
dalle ovviet e dai luoghi comuni, infantili o meno che siano. Se da studenti
ci siamo ritrovati in un mondo mentale in parte scambiato per fisico e solido,
chiss quante altre cose ancora abbiamo finito per catalogare in modi assurdi.
Certo che ci hanno insegnato questo. Ma che vuoi dire?
Che voglio dire? risponde Massimo girandosi con il sorriso di chi non
non ha alcuna intenzione di farsi prendere in giro. Voglio dire, caro Andrea,
che lenergia che ti forma pari alla massa del tuo corpo lanciata a
trecentomila chilometri al secondo. Al secondo, Andrea! Tre-cen-to-mi-la
chi-lo-me-tri al se-con-do! Ed elevata al quadrato! Al qua-dra-to, Andrea! Al
qua-dra-to! Una potenza capace di far sparire questa citt in un lampo, e di
lasciarci una buca grande un chilometro
Massimo tace per alcuni secondi per permettere ad Andrea di afferrare
meglio il discorso.
Hai mai visto i test nucleari sotterranei? Hai mai visto quando brillano le
atomiche e il suolo, dopo un rombo di terremoto, sale al cielo come scagliato
dalla forza di un dio? Ebbene, quando tu pensi al tuo corpo, Andrea, pensi
forse a cos tanta tellurica potenza? Oppure pensi che gi tanto se riesci a
sollevare un quintale senza troppo sforzo?
No. Ma che significa? ribatte Andrea conoscendo invece la risposta.
Significa che nel tuo mondo mentale questa potenza non c. La mente
non ti rappresenta lenergia mostruosa che c sotto
E quindi?
E quindi si tratta come diresti tu - di due corpi ben differenti. Uno
titanico ed quello che tu continui a chiamare vero. lenergia che ti forma.
E laltro unidea della tua coscienza. Come diresti tu, per, non come dico
io. Per me lunico corpo vero che conosciamo esattamente questo, perch
non ne abbiamo altri
Andrea si gratta la guancia, badando bene a non sporcarla col cucchiaio.
Il mio corpo vero, quindi, cosa sarebbe? E dove sarebbe?
Massimo spalanca le braccia.
Non qui
Ma questo corpo qui, voglio dire questo corpo mentale continua Andrea
attraversato da un dubbio. come una specie di telecomando? Io muovo
questo corpo, e quindi quello vero si muove per davvero?
Massimo fa una smorfia di stupore.
Ma no. Che c'entra?
Massimo appoggia piatto e cucchiaio.
104
Tu continui a dimenticare che nel nostro mondo non c alcun
movimento. Ci sono luci, colori, e alfabeti di varia natura. Ma questi alfabeti
che cosa fanno? Ci raccontano il mondo. E se ce lo raccontano, non vuol
forse dire che ogni cosa gi successa? Ti pare o no? Se non fosse gi
successa, come farebbero a raccontarcela?
Massimo afferra il bicchiere e si versa da bere.
La memoria lega fra loro il susseguirsi degli alfabeti, e quindi abbiamo
limpressione del movimento e del tempo che passa. Ma questo mondo un
precipitato; qualcosa che arriva da una realt gi avvenuta da un'altra parte.
un mondo per cos dire morto, dove tutto gi successo. proprio come un
film o una trasmissione alla TV. Quello che vedi gi tutto avvenuto per
forza, no? E quindi qui non si comanda proprio niente
Massimo beve laranciata un po' in fretta, mostrando di non aver finito il
discorso.
Tu stesso mi hai detto che questo mondo qui tutto al contrario. Che il
risultato del lavoro del cervello. E quindi, quando tu alzi un braccio o una
gamba, questo mondo ti racconter la cosa solo dopo che il fatto gi
avvenuto. Tu sollevi il braccio, e soltanto dopo la tua mente ti dar la
rappresentazione del gesto. Quindi questo corpo dice puntando il dito verso
s stesso Questo corpo non affatto un telecomando
Andrea si butta indietro sulla sdraio con gesto enfatico, come a dire che
luniverso molto pi complicato di quanto non credesse. Ma Massimo
incalza, non soddisfatto dei continui riferimenti di Andrea ad un supposto
corpo vero.
Io per... comincia lentamente e a bassa voce. Direi che tu dovresti
smetterla di chiederti come sia o dove sia il tuo corpo vero. Perch lunica
risposta sensata che si possa dare ad una simile domanda che il tuo corpo
vero proprio quello l, sulla sdraio, fatto esattamente di ci che vedi e provi.
Tu non puoi, vivendo in un mondo di modi mentali, provare ad immaginare
ci che esce da quei modi
Per il mio braccio vero esiste! esclama Andrea rialzando la testa. O
non posso neanche cercare di immaginare che se vedo muoversi la mia
gamba, da qualche parte ci sar pure una gamba vera?!
A Massimo viene quasi da ridere.
Tu devi smetterla di immaginare cosa possa essere un mondo vero, un
corpo vero, o una gamba vera. Perch non si pu! Non dicevamo prima che
tra gli alfabeti della nostra coscienza e luniverso fisico c un abisso?
Insormontabile? Non ti ricordi che prima, quando mi hai dato la foto
dell'Anna, io dicevo che siamo come quadri che cercassero di scoprire come
sia il mondo attraverso croste di vernice?
S, ma...
105
Ma per non puoi tentare salti impossibili. Qualunque cosa tu faccia per
immaginare il tuo corpo vero, alla fine sar sempre e soltanto unidea. O una
fissazione. Perch resti confinato nel mondo delle tue rappresentazioni
Andrea se ne resta zitto per una ventina di secondi, ma poi replica.
S! Per io so almeno com fatto. Per esempio so che fatto di atomi
Atomi? Quali atomi? Quelli che hai studiato a scuola? Ma quelli sono
ancora concetti; idee. Anche se li guardi al microscopio ne avrai sempre e
soltanto immagini mentali. O forse vuoi parlarmi dei campi di forza che
legano assieme le tue molecole? Ma quelli non si vedono neppure! O vuoi
forse parlarmi del campo gravitazionale che il tuo corpo emette? Anche
quello un concetto, sai? Anche quella unidea che hai imparata a scuola, e
che se vuoi capire cosa sia dovrai comunque capirla attraverso formule,
numeri, concetti, equazioni, e teorie. Ma formule e numeri e concetti sono
ancora altre rappresentazioni mentali
S, ma per queste idee funzionano. E quindi sono vere
S, funzionano. Funzionano tutte. Ma sono e resteranno sempre idee
perch noi non possiamo uscire dal nostro universo
Andrea abbassa la testa pensieroso. Si guarda attorno per un po, e poi
decide di finire quanto gli resta nel piatto. Ha perfettamente capito il
concetto, ma qualcosa in lui si rifiuta di arrendersi.
Cos non posso neanche tentare di immaginare come possa essere fatto il
mio corpo protesta quindi ancora.
No. Non puoi. Non ha senso. Ad esempio, ha qualche senso che tu provi
ad immaginare il campo gravitazionale che emetti? Lo sai dove termina il tuo
campo gravitazionale? In fondo alluniverso, Andrea! In fondo, a miliardi di
galassie di distanza, il tuo campo gravitazionale ancora presente. Poco,
niente, ma esiste. E tu vuoi immaginarlo!? O preferisci immaginare soltanto
gli atomi perch la cosa un po' pi facile?
Andrea finisce lultimo boccone e rimette il piatto sul tavolino, passando a
servirsi da bere. Il dolce mette sete.
S, ho capito. Non ha senso cercare di immaginare ci che non mentale
Andrea riappoggia poi la testa alla sdraio, e si mette a guardare le nuvole.
Lorizzonte tutto sgombro, tranne un certo addensarsi di cumuli in fondo
alla pianura. Massimo sta invece grattando con le unghie delle asperit del
tavolino, vecchio di chiss quanti anni.
Io direi dice scandendo le parole. Che addirittura presunzione cercare
di farlo. Quello che tu chiami corpo vero, cos in definitiva? Se lo pensi con
la logica, questo corpo lESSERE. LESSERE con tutte le vocali e le
consonanti maiuscole. Ebbene, riesci tu ad immaginare cosa sia lESSERE?
Andrea fa una smorfia. Difficile immaginarlo.
LESSERE, Andrea, lenergia che ci forma! Ebbene. Riesci ad
immaginare da dove viene, quando nata, e come si formata?
Andrea annuisce lentamente. C della follia a voler immaginare questo.
106
Riesci ad immaginare che ci che ti forma era presente allatto stesso
della creazione? Era l quando Dio cre luniverso? Riesci ad immaginare
che lenergia che forma le tue gambe e le tue braccia la potenza stessa di
Dio venuta al mondo? E addirittura (siccome niente viene al mondo, se non
da qualcosaltro) che magari questenergia non mai neppure nata perch
sempre esistita?
Massimo allarga le braccia mostrando tutta lassurdit della cosa.
Capisci ci che voglio dire? Addirittura potenza mai nata
Mai nata? chiede Andrea perplesso.
Per forza! Luniverso non pu essere venuto al mondo se non da qualcosa
daltro. E questo qualcos'altro da altro ancora. E cos via per leternit a
ritroso. E quindi, riesci tu ad immaginare che ci che ti forma adesso
leternit stessa? qualcosa che sempre stato e sempre sar? No. Non ci
riesci. Come fai a pensare che quello che forma il tuo braccio e la tua mano
non sia mai nato? Mai venuto al mondo?
Andrea si distrae a guardare i passeri volare dentro i cespugli alla sua
destra. Si ricorda bene di quando a scuola venivano citavano le idee di molti
antichi. Luniverso non mai nato perch l'essere non pu venire dal non
essere. Per cui, se invece luniverso , allora si deduce che sempre esistito.
Andrea si gratta la testa. gi difficile immaginare leternit in direzione
futura, figurarsi in quella passata. Tenta lo stesso una replica, ma pi che altro
per provare a mettere Massimo in difficolt.
S, ho capito. LESSERE al di fuori delle nostre modalit mentali. Per
luniverso non eterno. Dicono che sia nato quindici o venti miliardi di anni
fa. E che non durer
Massimo fa un sorrisino. Andrea pensa forse di prenderlo in giro?
Non barare, Andrea. Questo universo sar anche nato quindici miliardi di
anni fa, ma sar pur nato da qualcosa, non vero? E se gli universi nascessero
da altri universi? Chi ti dice che gli universi non siano come le piante? Ogni
tanto emettono una gemma, e quando la gemma sboccia BUMMMM! il
Big-Bang. La nascita di un altro universo. Vuoi scommettere che cos,
Andrea? Vuoi addirittura scommettere che la pianta che fabbrica universi non
nemmeno sola, e che sta in un bel bosco assieme ad altre centomila? Eh? E
magari neppure quel bosco lunico bosco esistente? Che ne dici?
Andrea non risponde perch non c proprio niente da rispondere. Follia
per follia, anche questa sensata come la storia che Dio ha creato il mondo.
O come le teorie scientifiche che sembrano sempre per dare una risposta
definitiva, ma ogni ventanni allargano e ribaltano.
Comunque continua Massimo alzando le spalle. Qui stiamo facendo
della filosofia. Stiamo invece a quello che la scienza dice del tuo corpo. Che
descrizione ne d la scienza?
Beh! D le descrizioni che dicono fisica e medicina
107
Verissimo. Ma allora la scienza ti dice che tu sei anche la somma di
miliardi e miliardi di funzioni organiche, e che in questo momento stai
producendo una quantit spropositata di reazioni chimiche. Ti dice anche che
sei molecole che si agganciano fra loro, strutture cellulari che nascono e
muoiono, organi che producono ormoni ed altre centomila sostanze, reazioni
enzimatiche, processi digestivi...
Massimo fa una pausa per trovare le parole.
La scienza ti dice anche che sei atomi che girano nello spazio, atomi che
ruotano su s stessi, elettroni che vorticano attorno ai nuclei, legami
covalenti, proteine complesse, produzione di succhi gastrici, produzione di
proteine, demolizione di proteine, consumo di zuccheri e grassi... Ti dice che
sei correnti elettriche, sei funzionamento in tutti gli organi secondo dopo
secondo, che in questo momento stai regolando la temperatura corporea,
attaccando germi e virus, producendo anticorpi, digerendo il pasto,
sostituendo parti morte, fabbricando cellule, riparando micro ferite,
modificando la tua pressione sanguigna...
Massimo si sfrega locchio destro. Comincia ad essere stanco di tutto
questo parlare
Pensa a quante cose fai! E a quante cose sei! Beh? E dov tutta questa
roba? Ne sai qualcosa, tu? Cento milioni di miliardi di reazioni chimiche al
secondo!... Dove sono? Le senti adesso, l sulla sdraio? Ne sei cosciente?
Andrea tira un lungo sospiro. Ascolta il proprio corpo steso sulla sdraio.
Ovviamente di reazioni chimiche e fisiologiche neanche lombra.
Tu vuoi dire che anche in questo caso come per la luce e lo spazio. La
scienza ci descrive un corpo che non quello che conosciamo
Ma certamente! Non il corpo con cui io e te siamo qui nel giardino! Ed
proprio per questo che tutte queste nozioni ce le devono spiegare a scuola.
Ecco perch ti dico che sotto sotto tu hai sempre saputo che il tuo corpo
non era quello fisico
Andrea storce la bocca pensieroso, perch gli venuta in mente tutta una
serie di strane situazioni. Capita sempre pi spesso, infatti, di leggere sui
giornali che nei laboratori hanno scoperto qualcosa che riguarda direttamente
il nostro corpo. Ad esempio una qualche nuova molecola. O una qualche
sconosciuta funzione di un qualche organo. E la gente (non sa neanche bene il
perch) resta l senza sapere cosa dire, con addosso una strana sensazione.
Il cittadino perplesso. Magari al bar, tranquillo, sta bevendo il suo
cappuccino e mangiando la sua brioche, apre il giornale per dare unocchiata
a quel che succede nel mondo, e incuriosito da un trafiletto va a finire che
legge: Scoperta una nuova molecola presente nel cervello. Si tratta di una
endorfina che pare abbia la funzione di eccetera eccetera. E poi, tre giorni
dopo, su di un altro giornale: Scoperta una nuova funzione della milza. Pare
che in particolari condizioni climatiche, allarrivo della cattiva stagione,
questo organo produca un tipo di enzima recentemente isolato, e in grado di
108
produrre un composto che eccetera eccetera. E il cittadino resta l, interdetto,
come se il giornale non parlasse affatto di lui ma di qualcun altro. T!
pensa col suo cappuccino in mano. Non sapevo di avere anche questa
molecola. Non sapevo di fare questo enzima quando arriva il freddo. E prova
una sensazione vaga, come di fregatura e di regalo allo stesso tempo. Come la
proverebbe, ad esempio, chi venisse a sapere di aver sempre avuto una villa
in montagna (ereditata alla nascita da un parente, proprio come si eredita il
corpo), ma nessuno glie lha mai finora detto. Gli fa piacere saperlo, ma
quando glie lo dicono prova anche un senso di fregatura. Una villa in
montagna? Ma siete proprio certi che sia mia e non di qualcun altro? Ma
perch non lho mai saputo. Perch lo so soltanto adesso?.
Sono daccordo con te, Massimo dice Andrea passandosi una mano
dietro la nuca. vero, in fondo lho sempre saputo
Certo che lhai sempre saputo! Pensa che nel nostro mondo non ci sono
neppure ossa e polmoni. O cuore e stomaco
Cio? Cos che vuoi dire?
Massimo gesticola con entrambe le mani, a sottolineare lassurdit totale
della faccenda
Prova ad immaginare un uomo abbandonato su di unisola deserta!
Abbandonato a cinque anni det, e lasciato solo. Pensi che quando arriver a
settantanni sapr di avere un fegato, un cuore, dei polmoni, o addirittura
delle ossa?
Andrea riflette per qualche secondo.
Beh! Potrebbe sempre vedere lequivalente dentro i corpi degli animali.
Nei pesci ad esempio. O nelle capre che mangia
E se sullisola ci sono solo pesci?
Andrea resta perplesso. Che vuol dire se vi sono solo pesci? Ma poi capisce
e sorride.
Tu vuoi dire che al massimo penserebbe di avere delle lische al posto
delle ossa. O qualcosa del genere?
Perch no? esclama Massimo. Lui le ossa non ha la mai viste. E i
polmoni, poi? I pesci non hanno nemmeno polmoni!
Andrea ride divertito.
S. Ho capito. Non penser certo di avere delle branchie al posto dei
polmoni, ma comunque, finch non vedr un paio di polmoni e qualcuno non
gli spiegher a cosa servono, lui continuer a non sapere dove vada a finire
laria che respira
Eh gi! Come fa a sapere com fatto il suo corpo, se tutto ci che ha di
questo sono idee che compaiono nella coscienza? Come fa a sapere di avere
un cuore se lunica cosa che la sua mente gli proietta sono battiti? Un conto
sentire strani battiti, e tutto un altro arrivare a dedurre di avere un cuore ed
un complicato sistema circolatorio. C un bel salto, no?
109
Andrea segue i picconi volteggiare, ripensando al cittadino che legge il
trafiletto col cappuccino in mano. pi che mai daccordo con Massimo, ma
improvvisamente si sovviene di una cosa. Guarda lorologio e fa un balzo.
Devo scappare
Di gi?
Devo andare a prendere mia figlia. E poi guarda che ora abbiamo fatto!
Massimo guarda il suo orologio e resta sbalordito.
Per! Non mi ero accorto del tempo che passava
Vado! Pensi tu a riportare dentro la roba?
S, faccio io
OK! Grazie
Massimo accompagna Andrea alla strada. Al cancello i due si fermano per
salutarsi.
Quando ci vediamo?
Quando vuoi! Anche domani
S, facciamo domani. Pi o meno alla stessa ora. Ti aspetto per il caff,
cos potremo andare avanti con questi discorsi
Senzaltro! Daccordo
Andrea sale sul motorino e gira la chiave d'accensione.
Allora a domani
Ma scusa dice Andrea mettendo lacceleratore al minimo. Levami una
curiosit. Quando si dice Buddha, o qualcosa del genere, vuol forse dire
lIlluminato? Mi pare proprio daver letto cos. E quindi ha a che fare con la
luce? Il Buddha sarebbe colui che si rende conto che tutto mentale, e quindi
tutto luce della mente?
S risponde Massimo aggiustandosi i pantaloni. Buddha significa
lIlluminato. Per non credo che abbia riferimento con quel che dici tu.
Secondo me illuminato sta per colui che si sveglia, ovvero che si rende
conto della propria identit
In che senso?
Esattamente non lo so. Per credo nel senso di colui che si rende conto di
chi realmente sia. Di qual la propria identit
Beh! Quello che abbiamo detto oggi, allora
Massimo scuote subito la testa in gesto dassenso. Ma poi si sofferma un
attimo su quanto lamico ha appena detto, e quindi nega ripetutamente.
No. Non mi pare
Andrea fissa l'amico negli occhi per qualche istante, e poi spegne il
motorino.
Ma non quello che abbiamo detto per tutto il pomeriggio? La mente, il
continuum, eccetera?
Massimo d un calcio ad un sassolino, facendolo rotolare via.
Beh! Abbiamo detto che noi siamo certamente la mente, nel senso che
tutto questo mondo mentale. Questo mondo, per. Non tu
110
Ma come? domanda Andrea chiedendosi se quanto capito nel
pomeriggio non faccia parte di chiss quante altre scatole cinesi.
Non tu come identit globale, intendo dire
Ma che significa?
Come sarebbe a dire che significa?! Ma non sei stato proprio tu a dirmi
che tutto prodotto dal cervello? Non ti ricordi quando mi hai chiesto del
braccio che si muove? Io cosa ti ho detto? Ti ho detto che in questo mondo
non si muove proprio niente. Anzi, tutto avviene con il ritardo con cui gli
alfabeti descrivono ci che gi successo. Ti ricordi o no? Un mondo finito,
morto come un film o una trasmissione televisiva
S, e allora?
E allora questo un mondo gi fatto. Un mondo che precipita da qualche
altra parte
OK! L'ho capito. Ma allora?
Ma insomma? Chi che muove il braccio? Chi che gli d limpulso e la
volont di muoversi?
Massimo fa un gesto con le dita come si fa davanti ad un televisore.
Chi che preme il telecomando? Chi che schiaccia il pulsante per cui il
braccio si muove?
Andrea ha capito, ma oramai senza parole. Per oggi basta. Riaccende il
motorino e saluta lamico, cominciando ad accelerare.
Ciao, a domani!
A domani! E stai attento ai pali, che sono solidi!
Andrea ride, e in un attimo gi in fondo alla curva. Sterza veloce per
affrontare alla massima velocit la salita successiva, ma per qualche motivo
la mente gli va di colpo a quella materia presente allatto stesso della
creazione. Quella materia eterna, e forse mai neppure nata, o forse nata
quando Dio form luniverso con il suo atto dalla potenza infinita. Andrea
ripensa al suo corpo, a quel corpo vero che Massimo continua a dirgli di non
provare nemmeno ad immaginare. E unidea gli passa per la mente.
Credo proprio che lidentit pensa rallentando per prudenza in cima alla
salita sar una faccenda seria.


IO E LA CONOSCENZA un testo formato da tre differenti libri, simili per struttura e senso. Gli altri due, Seconda e Terza
Giornata, sono in elaborazione. Il presente testo rester comunque rimaneggiabile dallautore, sia pure in dettagli linguistici e
non sostanziali, sino a che non saranno pubblicate su internet anche le altre due Giornate.

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