Sei sulla pagina 1di 3

CORSI, RICORSI E NUOVI PERCORSI DELLA STORIA

Corsi, ricorsi e nuovi percorsi storci. La storia si ripete ma in forme sempre diverse ed proprio in questo scarto fondamentale che si trova loriginalit di ogni epoca. Mutatis mutandis, direbbero i latini. Tutto torna ma diverso, afferma leconomista Gianfranco La Grassa. Per conoscere il presente gli uomini devono approfondire le lezioni della storia. Si devono fissare gli elementi generali, comuni ad ogni fase, riscontrare le similarit col passato (meglio, con un periodo che ci sembra maggiormente significativo perch segnala singolarit affini) e, una volta definito quello che pensiamo sia il quadro generale o un suo taglio abbastanza realistico, ottenuto in via comparativa dati certi elementi sociali, politici, economici, culturali ecc. ecc. si procede ad unanalisi specifica delle caratteristiche peculiari, in ogni sfera sociale, dellera in cui si opera. Facciamo qualche esempio chiarificatore. Possiamo permetterci di affermare che la crisi sistemica in atto, dal punto di vista economico, si avvicina molto alla grande stagnazione principiata intorno allultimo trentennio dellottocento e durata fino agli inizi del novecento (chi sta parlando ottimisticamente di uscita, a breve, dal tunnel dello sconquasso finanziario, dunque, non sa quel che dice), mentre la situazione politica e geopolitica ricorda, sotto certi aspetti, lepoca degli imperialismi, o almeno gli albori di questa, che poi sfoci nelle prima guerra mondiale. Tale supposizione nasce dallosservazione dei fenomeni politici, economici e finanziari. Di questultimi esaminiamo landamento a piccoli balzi in avanti e pesanti ricadute allindietro, con intervalli ravvicinati tra una puntata e laltra che, tuttavia, non preludono ad uno schianto generalizzato imminente. Nella fase antecedente a questa, invece, i cicli di crescita erano pi lunghi e le strozzature risultavano pi brevi, tanto che si parlava di recessioni e non di crisi. Adesso, sentiamo spesso tirare in ballo affermazioni come la seguente: siamo davanti ad una crisi senza precedenti, paragonabile a quella del 29. O, ancora, altre antitetico-speculari che annunciano magnifiche sorti e progressive ed un ritorno alla prosperit, in pochi mesi, appena si manifestano i bagliori di ripresine. Gli economisti che si cimentano in queste profezie ritengono che la coordinazione delle politiche governative mondiali riaggiuster i meccanismi regolativi delleconomia e del mercato, fino a ripristinare lequilibrio perduto per la gioia dei popoli e delle nazioni. Poich non hanno mai capito la natura della crisi del 29 e da quale strada si venne fuori continuano a finire in un vicolo cieco anche ora. Laltra faccia del catastrofismo lottimismo a capocchia. Nel 33 part il New Deal, lo Stato Usa appront gli strumenti tecnici per un pesante intervento in economia incrementando la spesa pubblica in deficit, ecc. Tuttavia, nonostante la vulgata ufficiale non furono questi provvedimenti a scacciare la crisi che si risolse soltanto con la seconda guerra mondiale. I propagandisti della lotteria economicistica, invece, memori di una interpretazione errata e mai corretta nemmeno in seguito proseguono a sparare ricette e previsioni a casaccio perch, in verit, non hanno afferrato quali grandi mutamenti stiano covando sotto il terreno della storia. Lo fanno per imperizia ma qualcuno anche per furbizia, essendo intenzionati a sfruttare laura oracolare che i dominanti e i potenti vestono loro addosso per confondere le acque ed impedire alla scienza di fare il suo corso.

Lattuale crisi globale, prima che finanziaria, crisi di s-regolazione politica del sistema che ha perso il vecchio centro regolatore statunitense (leader indiscusso dellarea occidentale fino al 1989 e dopo anche di quella ex sovietica inglobata nella sua orbita) e manifesta segnali disordinati di scomposizione dei precedenti rapporti di forza tra stati e aree di nazioni. Questa disamina degli eventi ci porta ad escludere precipitazioni economiche come quella del 19071929, al pari di impetuose crescite generalizzate che non si manifesteranno finch perdurer il clima di caos geopolitico. Se verosimile quanto da noi affermato le scosse di questi ultimi anni sono dovute ad una periodo acuto di scontro geopolitico di cui gli smottamenti finanziari sono il segnale inequivocabile. Agire sugli effetti, in modo cos conformistico e ristretto, aggraver lagonia di quei Paesi, come lItalia, incapaci di ricostruirsi una visione internazionale dei processi messi in moto dal multipolarismo, nonch di quelli che saranno accesi dal prossimo policentrismo. Non esiste pi un centro di stabilizzazione (o due, come durante la guerra fredda, per aree diverse e contrapposte del pianeta, Est-Ovest, che facevano riferimento a modelli sociali antinomici) in grado di assicurare saldezza politica e relativa sicurezza economica. Venendo a mancare la supremazia di una Potenza tutto viene messo in discussione perch si allarga la cerchia dei competitori che ambiscono ad estendere la propria sfera dinfluenza e dinteresse. Tuttavia, bene rammentare che, pur essendo destinati ad aumentare gli attriti sullo scacchiere geopolitico, anche di tipo militare, lo sbocco non sar necessariamente una guerra mondiale in stile classico, come quella del 15-18 o ancora del 39-45. Anche la forma del conflitto bellico si modificher profondamente in ragione del progresso scientifico-tecnologico e di quello militare-strategico raggiunto dalla nostre civilt. Basti pensare a come si sta evolvendo la dottrina statunitense in questo campo. Lindirizzo Usa si basa sulla nozione di light footprint strategy che dovrebbe essere di difesa ma , piuttosto, il massimo camuffamento di unoffensiva irriducibile prolungata nel tempo. Droni, forze speciali e cyber attacchi ne costituiscono lossatura. Ieri carrarmati e bombardieri erano indispensabili, sin dalle primi fasi delle controversie tra contendenti, per colpire e neutralizzare determinati target, ma ora che gli stessi obiettivi si sono tramutati, a cagione del livello di modernizzazione della formazione globale capitalistica, cambiano anche i mezzi, gli equipaggiamenti e gli allestimenti per adempiere alla guerra. Ovvero, si colpir frontalmente soltanto in circostanze estreme e non su tutti i fronti. Questo vale, particolarmente, per le grandi potenze che si equivarranno militarmente e adotteranno strategie militari speculari. La guerra asimmetrica, ad intensit variabile, ritarder o, persino, eviter una contesa armata generale, pari a quelle del secolo scorso. Ma, in conclusione, dovr emergere prima o poi un polo di forza (composto da uno o pi stati alleati) capace di sottomettere unarea geografica abbastanza vasta, in modo da poter esercitare la sua egemonia esclusiva e consolidare (a proprio vantaggio) la situazione. Gli squilibri si attenueranno per alcuni anni e lustri (monocentrismo), in primo luogo nello spazio politico che uscir vincitore dalla controversia descritta. Lumanit di questi luoghi creder di aver toccato vette di benessere e di ricchezza incontrovertibili (dimenticandosi di chi, invece, da qualche altra parte se la passer male o peggio o non abbastanza bene e aneler, guidata da gruppi decisori ambiziosi, agli stessi standard) poi, improvvisamente, sopraggiunger unaltra crisi, nella forma finanziaria-economica e successivamente ancora in quella politica-istituzionale, perch limmortale vecchia talpa del

conflitto avr scavato ancora sotto la superficie sociale, facendo sprofondare le strutture dellequilibrio apparente alle quali si era agganciata la speranza umana della pacificazione universale. Ed il ciclo ricomincer daccapo Le spinte squilibranti che attraversano le costruzioni sociali e le strutture organizzative umane sono ineliminabili, per questo motivo si scatenano i conflitti che, dunque, sono connaturati alla nostra esistenza collettiva. Un mondo di solidariet e di cooperazione piene non esister mai, nemmeno in una ipotetica societ dellavvenire non pi fondata sullestorsione del plusvalore e su conchiuse oligarchie dominanti.

Potrebbero piacerti anche