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RISCHI

E RISORSE.

DEGRADO,

RECUPERO, CONSERVAZIONE.

La roccia, ogni roccia, comunque la si consideri, subisce naturalmente trasformazioni quando posta a contatto con l'atmosfera: la prima di queste alterazioni la riduzione in detriti (pezzi a granulometria variabile) compiuta da diversi agenti. Il trasporto e il tragitto di questi detriti poi assai importante se la massa detritica generata su un pendio acclive. Qui risulta fondamentale l'opera di erosione dell'acqua, che sar tanto pi decisa quanto maggiori sono la pendenza e la lunghezza del pendio, e parimenti andr crescendo il tragitto che potranno compiere i detriti (alloctoni, quando si spostano di molto dal luogo d'origine). Quando a questa massa detritica rocciosa si mescola materiale organico, ecco che si genera suolo (questo il processo naturale della pedogenesi), la materia prima per le pratiche agricole: e la fertilit del suolo sar in diretta proporzione con la quantit di materiale organico e massa detritica depositati. Immediato considerare come questo processo sia pi agevole e fruttuoso in ambienti a pendenza modesta: i versanti acclivi trattengono poco del detrito alloctono, e il suolo sar per questo poco fertile. La costruzione di terrazzamenti risponde alla necessit di acclivit compatibili con lo sviluppo di un suolo fertile: gli agricoltori stessi si costruiscono questi ingegnosi territori pianeggianti, favorendo la conservazione della risorsa suolo e l'utilizzazione e gestione ottimali della risorsa acqua. Come ogni realizzazione umana, tuttavia, anche i terrazzamenti interagiscono col sistema morfognetico entro il quale si collocano. La forzata immobilizzazione attraverso muri a secco o gradonature di grandi quantit di materiali innesca un effetto di retroazione (feedback) dai diversi risvolti. Il contenimento dell'azione erosiva delle acque dilaganti, una pedogenesi pi fruttuosa, la stabilizzazione dell'evoluzione globale delle aree acclivi, un considerevole contributo alla regimazione delle acque correnti: tutti effetti ampiamente positivi per l'ambiente come per l'uomo. D'altro canto, per, queste massicce creazioni sottraggono materiale al ciclo erosivo, limitando la quantit di detriti che possano andare a formare piane alluvionali, o che contrastino l'arretramento delle spiagge. Inoltre, attenzione vigile va prestata ad alcuni fattori di rischio: laddove sia avvenuta un'inurbazione che abbia spopolato le campagne, e sottratto presidi alle zone terrazzate, le acque dilavanti non pi regimate, le opere di contenimento non pi presidiate possono contribuire a creare zone di instabilit. Possono ripristinarsi modalit erosive che tendano a riportare i versanti nelle condizioni originarie: e pi ampia la zona abbandonata, pi lungo il tempo d'abbandono, maggiore sar l'instabilit dell'area.

Concorrono poi a complicare questa instabilit in potenza altri fattori, del tutto umani: la scomparsa delle competenze necessarie ad un'efficiente manutenzione, e la mancanza di premesse economiche tali da favorire interventi di vasta portata per il ripristino delle aree destinate all'agricoltura eroica: nella migliore delle ipotesi, recuperi sono effettuati su limitatissime porzioni di territorio dedicate a prodotti di nicchia, spesso d'altissima qualit. Inoltre, talvolta le operazioni di risanamento sono condotte attraverso intervenenti incompatibili con la struttura territoriale, dal punto di vista paesistico come da quello funzionale. La realizzazione stessa dei terrazzamenti rappresenta un cambiamento radicale imposto al paesaggio: considerandone l'aspetto estetico, ma soprattutto quello del drenaggio idrico. Nel momento della dismissione o dell'abbandono dell'area, l'ambiente tender a ristabilire la propria forma originaria, demolendo le "asperit" costituite dai terrazzi. Agente primario di questo ritorno all'origine saranno proprio le acque superficiali, che infilitrandosi nel sottosuolo favoriranno lo scorrimento delle particelle di terreno sciolto di matrice sabbiosa attraverso gli elementi del muro: la permeabilit del terreno impoverito sar alterata, e le acque dissesteranno muro e terrazza: un eventuale crollo si trasformer in una via preferenziale per le acque di ruscellamento, sempre meno controllabili ed erosive. Il ritorno alla situazione naturale originaria avviene quindi attraverso una fase di degrado delle strutture. Fattori interni possono favorire questo degrado: caratteristiche costruttive dei muri, difetti di costruzione (errato dimensionamento, errata disposizione degli elementi litici), o naturali processi di degradazione, non opportunamente combattuti con precise opere di manutenzione. Ma il degrado pu essere innescato anche da fattori esterni: di origine naturale, quali il crollo di elementi sommitali del muro (a causa del ruscellamento di acque superficiali) o di parte della muratura (a causa di deformazioni subite in seguito alla costante spinta del terreno), o la traslazione della base del muro (ancora dovuta alla spinta del terreno, ma favorita da una non corretta realizzazione della fondazione del muro, o dall'opera di animali); ma anche da fattori esterni di origine antropica: l'abbandono delle pratiche agricole e delle opere di manutenzione (eliminazione delle erbacce, spietramento del suolo coltivato, riordino e sistemazione dei muri a secco, pulizia delle canalette di drenaggio). In seguito all'abbandono della zona, i fossi irrigui e le canalette di raccolta delle acque sono i primi elementi a degradarsi: erba, sassi, terra qui si accumulano impedendo alla pioggia il deflusso nelle condotte prestabilite, e l'acqua prende a scorrere su tutta la superficie della lenza, resa meno permeabile dalla crescita del manto erboso non pi falciato e dalle infestanti che soffocano le colture. L'acqua che scorre ora turbolenta trova di che aumentare l'impeto della propria corsa nei salti dei terrazzi

successivi in cui diviso il versante: il potere erosivo ne amplificato, e si verificano i primi smottamenti nel terreno. L'azione erosiva dell'acqua pu causare lo scalzamento al piede del muro di sostegno alle fasce, che possono ribaltarsi; oppure la spinta dell'acqua infiltrantesi in modo incontrollato e violento pu spingere sui muri, che prima spanciano quindi franano; ma spanciamenti e frane possono originarsi anche da corsi d'acqua sotterranei non pi controllati, o dalla mancanza di manutenzione dei muri (indeboliti da gelate o da radici di alberi cresciuti liberamente). A partire dal dissesto di una fascia in alto, le frane interessano via via tutte le sottostanti in un meccanismo "a domino". E al contrario, il dissesto di una fascia in basso pu mettere in crisi il muro soprastante, cui viene a mancare il sostegno al piede. Particolarmente rilevante il pericolo legato al degrado dei terrazzi che sovrastano zone intensamente abitate (caratteristica di molte valli terrazzate l'urbanizzazione del fondovalle). Il passaggio da ambiente coltivato a rivegetato avviene attraverso un periodo di massima pericolosit (anche per il rischio di incendi). Da non sottovalutare sono pure i rischi connessi a situazioni di semiabbandono: l'adozione di tecniche di coltivazione non tradizionali, pi economiche ma che non utilizzano correttamente la struttura anche dal punto di vista funzionale (materiali di risulta convertiti a strumenti agricoli, come reti da letto per le recinzioni, vasche da bagno per la raccolta di acqua piovana), provoca un rischio per la stabilit del versante (specialmente se accompagnata dalla frequente distrazione nella manutenzione, sempre di fondamentale importanza), oltre che un deciso conflitto visivo nel paesaggio. Le colture in serra, poi, provocano gravi dissesti se costruite senza le necessarie precauzioni: la superficie impermeabile pu creare un flusso di acque di ruscellamento pericoloso per i terrazzamenti e per gli abitanti del fondovalle. Particolare attenzione va riservata anche a concimi chimici, insetticidi, diserbanti, che devono essere tenuti lontani dal terreno di fascia per non rischiare di inquinare il territorio sottostante o la falda acquifera. Inoltre, dal punto di vista della percezione del paesaggio, i volumi rigidi e disordinati delle serre risultano decisamente sgradevoli. Conseguenza della progressiva perdita della conoscenza della cultura dei terrazzamenti, la sostituzione dei muretti a secco con muri in cemento armato privi di sfoghi per l'acqua pu dare origine a dissesti ancor pi gravi e disastrosi. Anche laddove i terrazzamenti siano in via di dismissione, opere di conservazione possono essere avviate, tenendo conto della loro localizzazione: ad ospitarli sono le pendici montane meglio soleggiate, aree che possono suggerire la conversione a coltivazioni di pregio, anche diverse da quelle del passato. Il recupero deve per sempre partire da

considerazioni sulle caratteristiche pedologiche dei siti, sulla difficolt d'accesso ai fondi, sulla ridotta possibilit di meccanizzazione ( stato dimostrato come interventi troppo drastici di meccanizzazione impoveriscano i suoli e inneschino fenomeni di run-off e di erosione): e dalla presa di coscienza della limitazione della redditivit di tutte le colture agrarie che vengano condotte in queste aree. Colture veramente eroiche. E belle. Perch anche la percezione estetica dei paesaggi terrazzati una risorsa pertinente a questi sistemi. Pur nella differenziazione notevole tra i vari terrazzamenti alpini, che creano ciascuno un proprio scenario unico, l'elemento stesso del terrazzamento risulta determinante sulla qualit visiva di un paesaggio. Caratteri comuni ad ognuno di questi paesaggi sono gli elementi verticali dei muretti a secco o dei ciglioni, e gli elementi orizzontali dei campi e del posizionamento lungo i versanti. Come pure il senso di naturalit che ne deriva (specialmente dai terrazzamenti arborati), il senso di ordine e cura (dovuto al coerente, armonioso, comprensibile disegno delle strutture lineari dei muretti a secco e dei mosaici regolari degli appezzamenti terrazzati). Arnberger ed Eder hanno dimostrato come le aree terrazzate aumentino le preferenze paesaggistiche e costituiscano un'attrattiva turistica notevole.

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