di Alfonso Sastre
Riduzione e adattamento di Emilio Cantù
IL VAMPIRO
ULLA
ORLAC
PEER
Il Vampiro - così si può spiegare - altro non è che il prodotto di fantasie collettive.
Personifica, di riflesso, quella parte oscura che ci inquieta e ci disturba, la nostra profonda
ambiguità, la nostra ancestrale poliedricità.
Assomiglia a lady Macbeth, il lutto oscura il suo cuore, un peplo funebre ora l’avvolge, la
faccia si accende di biacca, gli occhi sono feritoie che celano fuochi fatui.
Argenteo, come la stagnola di un bel cioccolatino, il suo volto, quello di un clown, pallido,
dove la polvere lunare ha sostituito la cipria, le vene sono di finissima plastica, il sangue vi
scorre senza palpiti e ha il colore del salmone.
PROLOGO
Atmosfera lunare. Candele accese. Siamo ad una festa (after hour) a casa di Ulla
Sodergrevn, la divina del grande schermo.
Piccoli gruppi di persone. Sono gli invitati, alcuni sono seduti, altri in piedi. Parlano, bevono,
flirtano...
Si distinguono, tra gli altri:
E poi figure anonime a completare il numero dei partecipanti alla festa. Tutte rigorosamente
in nero con piccole maschere sul viso.
Di volta in volta il riflettore versa la sua luce su alcuni di questi personaggi, che si scambiano
poche parole, molto didascaliche, onde facilitare la loro identificazione.
Ormai è l’alba. i personaggi si apprestano ad abbandonare la scena. Uno ad uno o a coppie
si dileguano, furtivamente, come gli amanti nelle “aubades”.
ATTO UNICO
Musica. S’odono le note di una musica spettrale - Bartok, musica per archi,
celesta e percussione.
Luce. Sorge lentamente una luce livida, lunare che permette di scorgere nella
semioscurità le figure del Vampiro, di Ulla e del Conte Orlac
Posizione
e Costume. Il Vampiro è in piedi con un libro in mano. Sembra un’opera d’arte nella sala
semivuota di un museo. Statuario e bello come un bronzo di Riace. Il suo
corpo è tatuato secondo i canoni estetici della Body Art.
Ulla, sdraiata sul divano come la Maya desnuda di Velasquez, ha un’aria
assente, si direbbe angosciata, Il Conte Orlac, come un elegante manichino
di Versace, è accanto a una cornice senza tela. Sia Ulla che il conte Orlac
sono in abiti da sera: stoffe trasparenti che modellano o accarezzano la loro
appena-accentuata nudità.
ULLA “Deve scusarmi conte Orlac per averla fatta venire a quest’ora.”
VAMPIRO “Vede, io non posso fare a meno di loro, dei mammiferi voglio dire, in fondo
anch’io lo sono, ma non riesco proprio a farci l’abitudine, mi creda. E poi... la
riproduzione sessuale: che cosa spiacevole!”
ULLA “Non capisco! Preferirebbe la bipartizione?”
VAMPIRO “Non sarebbe una cattiva idea!”
VAMPIRO “Ma vedo che le mie parole producono uno strano effetto... Beh!
se è proprio necessario racconti, racconti pure.
(Silenzio carico di tensione. Il vampiro sembra trovarsi in uno stato di metamorfosi, se così
si può dire; sembra essere in preda ad una crisi ansiosa, e rivolgendosi ad Orlac, il quale si
è appena spostato dalla sua posizione inziale )
VAMPIRO “Si tratta di Peer, sa?
ORLAC “No, non so. Non conosco nessun Peer. O meglio, ne conosco moltissimi e’
un nome così comune. Quasi tutti in questo paese si chiamano Peer.”
(Orlac è venuto in avanti. Il vampiro si siede sul divano, assumendo lo stesso atteggiamento
di UIla all’inizio dello spettacolo)
VAMPIRO (irritato e angosciato proprio come Ulla)
“Le sto parlando di Peer Haggquist, conte Orlac. La supplico, cerchi di essere serio un
momento”
ORLAC “Ah! Sì, ricordo, Il vecchio professor Peer Haggquist. Il nostro antroplogo...
Credevo fosse morto... Non lo vedo da parecchio tempo e in questo periodo
muore così tanta gente... A proposito che ne è di quel ballerino russo trovato
morto nella latrina della stazione con un enorme arnese conficcato Mi
scusi, diceva di Peer?”
VAMPIRO “Minaccia un forte temporale... sembra che il cattivo tempo coinvolga tutta
l’Europa, anche i Carpazi. The time is out of joint, the prince of Denmark used
to say”.
ORLAC “Anche i Carpazi? E’ terribile!
VAMPIRO “The bad weather may explain this neverending Horror.
--Ma ecco qui la storia, conte Orlac:
Mi sono legato al professor Haggquist stanco dei miei amori facili, più o
meno romantici, che, se non mi fossi avveduto in tempo, si sarebbero
trasformati ahimè in qualche contratto poco edificante…”
ORLAC “Ma che bell’inizio!”
(A questo punto il vampiro di alza e inizia a raccontare, con una certa enfasi, la sua storia,
rivolgendosi direttamente al pubblico, come un oratore dal suo pulpito)
VAMPIRO “La colpa fu mia. (pausa) Risale alle origini della sua brillante carriera di
attrice cinematografica. Interpretava la bella ragazza che si spoglia, oggi qui
domani là, disposta a girare scene d’amore senza omettere troppi particolari,
senza badare al partner che le assegnavano: erotismo, crudezza per il
consumo della stupidissima ‘borghesia’... Era sempre pronta! “Ulla, Ulla,
prendiamo Ulla, questa parte è per Ulla”. Ulla facendo l’amore in riva al
Baltico tra le gambe di un galeotto, la vita coniugale di Ulla con un notabile di
Malmoe, le sue avventure con un marinaio arrivato da Costantinopoli. Per lei
era tutto lo stesso. Puttanella di un porto, belle de jour, agente internazionale,
seduttrice di cinesi, eccetera, eccetera. A poco a poco si è andata costruendo
quella vampiressa che è arrivata a essere. Capisce?”
ORLAC “Sì, ne ho sentito parlare. Posa, si atteggia, crede di essere Teda Bara, se
non la donazione vivente di Marleine Dietrich.”
ULLA “Verso quell’inferno il mio povero Peer si è awiato novantadue giorni fa.”
ORLAC “Come passa il tempo. E’ orribile Ma ora, mi aiuti a capire cara Ulia Con
quali demoni il nostro buon Peer si starebbe cimentando?”
ULLA (bisbigliando la parola come se ne temesse la risonanza) “Curdalaks.”
ORLAC “Come ha detto?”
(Interviene il vampiro che cita a voce alta ciò che sta leggendo sulla misteriosa comunità in
questione)
(scandendo le parole)
“ … E tutti coloro che cedono alle loro prestazioni vengono, per così dire,
vampirizzati. Si creano così strane comunità, fondate sull’affermazione
incondizionata della fallocrazia più occulta e inaudita.”
Monologues
ULLA “Quando Peer partì era l’alba del 3 settembre. Il suo viso esprimeva salute,
bontà, decisione. Ulla, mi disse, me ne vado. E dandomi un soave bacio
sulla guancia, aggiunse in modo insolitamente solenne, mentre un’ombra
di inquietudine passava nel verde cupo dei suoi occhi: vado in un paese
maledetto. Non debbo tacere a te, amore della mia vita, il rischio cui vado
incontro in questa spedizione solitaria e scientifica, sebbene parta munito
di potenti difese. E visto che dovrò dormire in qualche alberghetto dei
paraggi e che non si tratta di un ghetto ristretto - hanno
l’abitudine di spostarsi qua e là e per poter sopravvivere sono costretti a
soddisfarsi con gli incauti forestieri e con i bambini dei paesi vicini - esiste
il pericolo che io sia contagiato da uno di questi esseri e faccia ritorno a
casa nella terribile condizione di vampiro.
VAMPIRO “Devi dunque al mio ritorno tenermi in rigorosa osservazione, visto che il
Curdalak esce tutte le notti dalla sua triste dimora, per aumentare così la
popolazione dei vampiri le cui colonie in Europa sono più numerose di
quanto pensino molti ignoranti. Ti lascio per iscritto alcune prove che
possono dimostrare la terribile affezione. Devi sapere, innanzi tutto, che il
Curdalak ha un aspetto singolare, direi sinistro; il suo fare misurato e sedu-
cente, il suo strano velato Iucore fanno pensare che non debba
appartenere allo stesso mondo dei comuni mortali..
ULLA “Sì, il Curdalak è un istrione che non riesce a liberarsi della sua stessa
maschera... Ama contornarsi di feticci. Cito, ad esempio, le pietre preziose,
i ventagli, i guanti bianchi di capretto... Il Curdalak è un creativo di natura...
sensibile e vanitoso... Uno sporco narcisista... smodatamente attratto dalla
gloria e, nello stesso tempo, daIl’abiezione più nera, dal pericolo e dal-
l’impudenza, dal dolore unito al piacere più sfrenato...”
VAMPIRO “Il mio ritorno sarebbe quindi il segno nefasto che non sarei più in
possesso del libero arbitrio e che sarei stato trattenuto da quei bruti.
Perdita del libero arbitrio che avviene come conseguenza del sinistro atto
curdaliko che crea una fatale dipendenza, un’abitudine mortale peggiore
della droga più dannosa:
estasi, dolce agonia, si legge nei documenti vampireschi, il piacere della
morte e il rantolo implacabile della resurrezione.”
ULLA “Non ti preoccupare dunque per me e abbiti molto riguardo... Se
soccombo, disse infine, non sarà certo senza aver lottato, te lo
garantisco...
VAMPIRO “Un’ultima cosa: se dovessi tornare dopo il tempo stabilito sappi che sarà
di notte, perchè il Curdalak, come ogni vampiro, non può sopportare la
luce del sole. Busserò prima piano, amichevolmente. Ricordalo! Non
aprirmi per l’amor di Dio! Sbarra la porta. Chiudi bene le finestre. Chiama
la polizia. Che tutti i vicini dei dintorni e di Uppsala lo sappiano! Porte e
finestre sprangate al calar del sole.
ULLA “Attenzione ai bambini! Il Curdalak è insaziabile!”
VAMPIRO “Dovrò rifugiarmi in qualche posto...”
ULLA “Che perquisiscano tutti gli anfratti e i luoghi bui.”
VAMPIRO “Gli scantinati e le soffitte.”
ULLA “I parchi e i giardini incustoditi.”
VAMPIRO “I bagni pubblici e i vespasiani.”
ULLA “Gli edifici abbandonati e pericolanti.”
VAMPIRO “Gli immondezzai.”
ULLA “Le fogne.”
VAMPIRO “E non ultimo i cimiteri, fino a quando mi avranno scovato.”
ULLA “E che distruggano questa fetida esistenza.”
VAMPiRO “Ti scongiuro mia cara Ulla
ULLA “Se dovesse accadere quanto ti dico non dimostrarti debole per l’amor di Dio.
E in bocca al lupo!”
VAMPIRO “Crepi!”
ORLAC (simulando un applauso ironico o un po’ sarcastico) “Splendida esecuzione!
Confesso che mi avete sbalordito. Ad ogni buon conto cercherò di essere,
anche se lo trovo esecrabile, un po’ detective, diciamo un detective alla
maniera di Wilkie Collins... a proposito, avete mai letto La Pietra di Luna?
The yellow diamond stolen from a shrine in India... Scusate!... Vediamo.
Quanto tempo è passato dalla data indicata dal professor Haggquist come
fine del suo viaggio?”
ULLA “Sono passati due giorni. Questi due giorni fanno di Peer un vampiro...
curdalak. Si rende conto, ora, della situazione, conte Orlac?”
ORLAC “Diciamo che ne comprendo la gravità.”
ULLA “Non ha qualche idea?”
ORLAC “Così di punto in bianco è difficile essere brillanti. Di notte, intanto, non
bisogna aprire a nessuno. So bene che non è un’idea molto originale; l’ho
plagiata al professor Haggquist perchè mi sembra molto giusta.”
ULLA “E se arrivasse lui?”
ORLAC “A lui meno che a tutti.”
ULLA “E’ orribile abbandonarlo così.”
ORLAC “Ma è necesssario. Questo pianterreno mi sembra troppo pericoloso.”
ULLA “Bisognerà chiudere tutte le finestre.”
ORLAC “Oh, la prego, non mi costringa ai lavori manuali. Potremmo incominciare a
bruciare dell’incenso, è profumo sacro, molto meglio dell’aglio e delle
giaculatorie.”
ULLA (isterica) “E questa maledettissima luce. Non tornerà mai.
ORLAC “Non diventi nervosa. E’ peggio. Quanto a chiamare la polizia, non glielo
consiglio per il momento. Non per lo scandalo, che sarebbe divertente, ma
perchè si metterebbe subito in moto.. Lei sa com’è la polizia, adempie
sempre al proprio dovere con zelo. Gente volgare, selvaggia, che viene
dalla campagna.”
ULLA “E con questo?”
ORLAC “Spaventerebbero il vampiro e manderebbero tutto all’aria.”
ULLA “Non capisco perchè manderebbero tutto all’aria.”
ORLAC “Il segreto sta nello stabilire un contatto prudente con il vampiro. Se lo si
perde di vista il pericolo aumenta. Bisogna lasciarlo libero o per lo meno così dargli
l’impressione, ma sorvegliarlo costantemente...”
(Lungo silenzio carico di tensione, interrotto solo dall’oscuro vaneggiamento del vampiro)
PEER “E tu?”
ULLA “Io divento sempre più isterica. Non sopporto più nessuno Sai qual è il
problema qui? Poco pubblico, e quel poco è pure scadente, così scadente
che chi te lo fa fare di esistere?”
PEER “Non essere così tragica!”
ULLA “Ora dimmi dite! Sei cambiato molto.”
PEER “E’ il tempo che non trascorre invano.”
ULLA “Novantadue giorni. Questo lo chiami tempo?
PEER “Leggi la storia cara Ulla. Troverai regine che sono diventate bianche in una
notte. Erano belle e l’alba le ha trovate spente.”
VAMPIRO “Dormire di giorno. E’ la cosa più logica d’altra parte. Come è stupida la
società. Se dici una cosa simile ti danno del pazzo.
Certo sono abitudini inveterate, vecchi tabù che provengono dalla notte dei
tempi... La notte è il peccato, l’incarnazione del male, i terrori notturni in
seno alle orrende tribù primitive... Vecchie culture che non si rassegnano a
scomparire. Qualcuno cammina
nella notte.. .Well, it was this way, returned Mr. Enfield, I was
coming home from some place at the end of the world, about three o’clock
of a black winter morning... Chi è? Una prostituta, un ubriaco, un ladro o un
criminale. No, un maniaco, qualcuno che fugge o che cerca una preda. La
gente perbene dorme. La notte è fatta per dormire. Se non c’è il sonno la
notte è lugubre, peccaminosa, favorisce le azioni clandestine. Di giorno
invece, tutto è previsto, preordinato, concesso o vietato... La notte rap-
presenta il regno dei sogni più strani, dei desideri più reconditi. Oh, sì. La
notte è il regno delle possibilità, diceva uno scrittore francese, mentre di
giorno si è schiavi delle necessità.... E quei cristalli di luce? …” (La
presenza fisica dell’attore viene sottratta per dare più spazio alla messa in
scena, e al dramma che si sta consumando. Le stelle ammiccano
enigmatiche e nell’oscurità, come per incanto, appare la sagoma perfetta
della Luna.
li vampiro, straziato dai pensieri che lo tormentano, si distende - in attesa della sua dipartita.
Fuori scena si possono udire le voci di Ulla e di Orlac, che così commentano...)
(Parte la musica di Ligeti, Streich quartett, III mov. e poi quella di Carl Orff, Die Sibyllen,
De Temporum Fine Comoedia. La luce della luna va ad illuminare la sagoma scura del
vampiro, che si trova in preda al delirio)
VAMPIRO “Maledetto, mille volte maledetto il giorno che mi ha visto nascere. Bastardi,
bastardi tutti gli uomini di questo pianeta di merda. Maiali tutti. E’ orribile,
orribile.”
(Il vampiro, a questo punto, estrae un enorme piolo con il quale si dirige, esausto oramai,
verso l’uscita. Buio pesto in scena. Urla spaventose e musica assordante. Chi sarà mai la
vittima sacrificale in questione? ... Ma ecco che, nel frastuono generale, accentuato da un
gioco impazzito di luci, ombre e suoni metallici, si innalzano le ultime parole strazianti del
vampiro...)
VAMPIRO “Dannato per l’eternità. Togliete di lì quel crocefisso. sta sanguinando su di
me. E’ un bagno di sangue.”
(Un enorme crocefisso appare e scompare nella semioscurità, raccogliendo in sè, quale
simbolo universale, il dolore, se non i peccati, dei ns. personagi)
“Cristo! No. Satana! Satana! Soffri Gesù, soffri fino a crepare, è cosa tua
soffrire. Non lamentarti! Sia allontanato da me questo calice. L’anima mia è
triste fino alla morte. Su piantate bene quei chiodi, che non vi scappi... E’ un
agente della divinità. Ho sete, ho sete. Padre, perdonali perchè non sanno
quello che fanno. Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre. ln verità ti
dico, oggi sarai con me in Paradiso … Padre, padre nelle tue
mani raccomando il mio spirito. Colui che mangia la mia carne e beve il mio
sangue vive in me ed io in lui.
Dio mio, dammi, dammi ora il Tuo Corpo... and batter my heart, for I except
you’enthrall mee, never shall be f ree, nor ever chast except you ravish
mee.”
(Dopo il buio, ecco sorgere lentamente una luce radiosa, tra il rosa e l’arancione...
Riappaiono in scena Ulla e il conte Orlac, leggeri come farfalle di un altro mondo. Ulla ha un
vestito di tulle nero, diverso da quello che indossava prima, Orlac, sempre molto elegante,
ha in mano un ventaglio e la sua aria è adesso pacifica. Si muovono in uno spazio
completamente vuoto, fatto solo di Luce.)
ORLAC “Salve cara Ulla. Tu da queste parti?”
ULLA “Vedi bene.”
ORLAC “Se facessi attenzione al tempo ti direi che sei un po’ in ritardo.”
ULLA “Non so neanche che ore sono.”
ORLAC “E’ lo stesso Ulla. Siamo uniti per l’eternità.”
ULLA “Che noia! Sicchè eri tu il germe malefico e misterioso in tutti i dintorni di
Uppsala. Divertente!”
ORLAC “Ero io si.”
ULLA “Mi sembrava di averti riconosciuto. Il mio Osceno Visitatore Notturno. E
Peer?”
ORLAC “Haggquist era semplicemente pazzo. Pover’uomo! Dopo anni di studio,
sulla natura dei vampiri, ha finito coll’assumerne le sembianze.”
ULLA “Cosa non combinava! Completamente pazzo!”
EPILOGO
Tutti i personaggi che erano apparsi prima all’inizio dello spettacolo ricompaiono in
scena, e come il coro, nelle antiche tragedie greche, intonano questa nenia, che
suona tanto come il manifesto del giovin vampiro, ironicamente parlando.
Benvenuti dunque nel regno della notte, sede del culto lunare e materno. Salutate con un
bacio il vostro compagno. Venite a vivere con noi , nati nelle vecchie viscere notturne del
medioevo. Venite a vivere le lunghe notti dell’inverno nordico nelle quali noi godiamo
regnando sul terrore nascosto degli uomini. Oh! Quale orgia senza fine la notte dell’oscuro
nord e che delizia i lunghi riposi dell’estate … and when we run over the frightful catalogue
of our sins, we won’t believe that we are the same creatures whose thoughts were once
filled with sublime visions of the beauty and the majesty of goodness.
Tuoni e lampi. La natura imperversa con la voce acre e accattivante di P. Pravo che canta,
in sottofondo, “All’inferno insieme a te”.
That’s all