Il Terzo Like
By Rocco
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Il Terzo Like - Rocco
1
UNA BREVE INTRO
«Poco importa come reagiamo individualmente a questa situazione, poiché in tutti gli aspetti della vita quotidiana,
dalla politica agli affari,
dal nostro comportamento sociale ai nostri valori morali, di fatto siamo dominati da un piccolo numero di persone
– un’infima parte dei 120 milioni di abitanti di questo paese –
capaci di comprendere i processi mentali e i modelli sociali delle masse.
Sono loro che tirano le fila, controllano l’opinione pubblica,
sfruttano le vecchie forze sociali esistenti, inventano altri modi per organizzare il mondo e guidarlo.»
(Edward Bernays, 1928, Propaganda. Della Manipolazione dell’opinione pubblica in democrazia)
Il 6 settembre 2020 ho pubblicato il mio primo vero singolo di protesta
, Il Terzo Like.
Da allora, a cominciare dal 10 ottobre 2020, l’ho portato in
giro per l’Italia in decine di esibizioni live, davanti a centinaia di migliaia di persone, a sostegno della libertà di espressione e a denuncia di quanto sta avvenendo in questi tempi folli.1
La diffusione del brano e la calda accoglienza che il pubblico gli ha riservato mi hanno messo in contatto con realtà e persone fantastiche che avevano a cuore gli stessi temi trattati nella canzone e hanno fatto anche sì che il 22 febbraio 2022 uscisse anche il 45 giri in vinile di Il Terzo Like, per una speciale edizione limitata di sole 300 copie, prodotta dalla M4Records. Con mia estrema soddisfazione, questo ha dato ulteriore diffusione al messaggio contenuto nel testo. La data di uscita della canzone non era stata casuale, bensì scelta appositamente per il suo forte valore simbolico.
Decenni prima infatti, il 6 settembre del 1934, fu istituito il Sottosegretario di Stato per la Stampa e la propaganda.
Meno di un anno dopo questo diventò Ministero per la Stampa e la Propaganda.
E il 27 maggio del 1937 assunse la denominazione di Ministero per la cultura popolare, noto come Minculpop.
Le sue funzioni?
Il ministero aveva l’incarico di controllare ogni pubblicazione, sequestrando tutti quei documenti ritenuti pericolosi o contrari al regime e diffondendo i cosiddetti ordini di stampa (o veline) con i quali s’impartivano precise disposizioni circa il contenuto degli articoli, l’importanza dei titoli e la loro grandezza. Più in generale, il ministero si occupava della propaganda, quindi non solo del controllo della stampa. Altro compito importante fu quello della promozione del Cinema di propaganda fascista.
(Wikipedia, Ministero della cultura popolare).
Era «ispirata dall’esperienza dell’organizzazione della cultura nella Germania nazista, dove J. Göbbels aveva fondato il Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda».2
Sappiamo bene quali furono gli effetti di questo controllo totale della macchina mediatica sotto i regimi nazista e fascista del secolo scorso. Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito inermi, e in buona parte complici, all’instaurazione silenziosa di un nuovo Ministero della Verità
molto più esteso e pericoloso. A un centinaio d’anni da quell’esperienza, oggi dobbiamo fare i conti con un Minculpop Globale, sovranazionale e con poteri che il più delle volte sfuggono alle autorità locali. Gli individui che ne hanno il controllo possono manipolare e indirizzare l’opinione pubblica con strumenti di propaganda infinitamente più sofisticati ed efficaci rispetto a quelli del secolo passato. Le conseguenze di tutto ciò stanno già dimostrando di ripercuotersi in modo decisivo e piuttosto tragico sul destino dell’umanità e sulla qualità delle nostre vite.
È per questo che urge affrontare il tema tentando, pur nella sua complessità, di renderlo comprensibile e fruibile alla massima parte della popolazione. Non sarà quindi un’opera accademica, ma qualcosa di più simile a un saggio divulgativo.
Gli obiettivi sono molteplici e ambiziosi.
• Rendere conto delle dinamiche che hanno portato alla creazione del Terzo Like.
• Analizzare le differenti componenti di questo mostro e le loro interazioni.
• Mostrare in che modo e in quale misura esso abbia già preso il controllo di parte delle nostre vite.
• Presentare potenziali scenari futuri.
Specialmente, l’obiettivo più alto sarà quello di rendere consapevoli quante più persone possibili di ciò che è necessario fare per emanciparsi da questa scaltra manipolazione e per rovesciare i paradigmi che tengono in piedi Il Terzo Like.
Considero anche importante delineare un percorso dell’evoluzione
delle scienze psicosociali a partire dalla fine dell’Ottocento, per mostrare in che modo il Potere abbia usato in modo abile e scaltro le scoperte scientifiche relative ai fenomeni sociali per il proprio vantaggio e a danno e nocumento delle classi dominate.
Tenterò dunque di affiancare i capitoli relativi agli attori del Terzo Like a capitoli che mostrino i progressi compiuti dall’uomo nell’ambito della comprensione dei meccanismi della manipolazione di massa e dei diversi fenomeni psicosociali a essi attinenti. Nel trattare nello specifico un determinato attore, sarà naturale in alcuni casi menzionare anche altri soggetti dal momento che, come noterete, molto spesso possono esserci tra loro intrecci di interessi, strategie condivise, caratteristiche comuni.
Volendo documentare le mie ricerche, ho incluso diversi riferimenti che andranno a formare una corposa bibliografia per ulteriori confronti e approfondimenti. Trattandosi spesso di estesi link relativi a indirizzi web, è stato incluso un QR- code per ciascun riferimento per rendere più immediata e più comoda la consultazione dei riferimenti. Per questa ragione, le note si troveranno sempre alla fine di ciascun capitolo, anziché a piè di pagina. In fondo al libro la Bibliografia raccoglierà tutte le note ordinate per capitolo con i link per esteso.
Iniziamo dunque il viaggio, nella speranza che sia per ciascun lettore un’esperienza di valore, significativa, da condividere con altri e circa la quale potere affermare che ne è valsa la pena.
Note:
¹
² Definizione di Enciclopedia Treccani alla voce "ministero della Cultura
popolare".
2
INTERNET
I vagiti del Terzo Like
«L’essere umano deve sempre affrontare due grandi problemi:
il primo è sapere quando cominciare; il secondo è capire quando fermarsi.» (Paulo Coelho)
Se, come me, siete degli anni Ottanta, non potrete mai dimenticare il suono del modem analogico al momento della connessione. Era la metà degli anni Novanta quando iniziarono a diffondersi nelle case quelli che promettevano di essere i portali del futuro. Del Futuro.
Fu quello il momento in cui Internet divenne davvero per la prima volta qualcosa di tangibile nella vita di milioni di persone comuni. Sembrava che Internet stesse nascendo in quel momento. Se ne potevano sentire i vagiti.
In effetti nella rete c’era ancora ben poco. Non c’erano i social, non c’era Google, non c’erano le piattaforme di streaming, non c’era Wikipedia. C’erano i primi siti web e poco altro.
Eppure la storia iniziò decenni prima.
1.1 ARPANET
Negli anni Sessanta, durante la cosiddetta Guerra Fredda, l’Agenzia del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DARPA) sviluppò la rete ARPA o ARPANET (acronimo di Advanced Research Projects Agency Network). Arpanet divenne operativo nella seconda metà del 1969. Inizialmente si trattava di una sottorete di computer, tutti uguali e compatibili, dedicati alla funzione di ricezione e trasmissione di dati, battezzati con il nome di IMP (Interface Message Processor). Il 30 agosto 1969 il primo nodo a essere messo in funzione fu quello dell’UCLA (University of California Los Angeles). Il 1° ottobre si unì lo Stanford Research Institute, e nei mesi di novembre e dicembre si unirono alla rete anche l’università di Santa Barbara e quella dello Utah. Nel 1974, con l’avvento dello standard di trasmissione TCP/
IP (Transmission Control Protocol/Internet Protocol), il progetto della rete prese a essere denominato Internet, nome nato dall’unione delle parole "interconnected e
networks,
reti interconnesse".
Negli anni Ottanta, grazie all’avvento dei personal computer, la rete ebbe un impulso maggiore anche al di fuori degli ambiti prettamente istituzionali. Fu così che furono resi partecipi alla rete anche membri della comunità scientifica e via via altri soggetti che iniziarono a scambiarsi informazioni e dati. Nacquero così le e-mail, i primi newsgroup e di fatto la prima vera Internet. Nel 1983 la sezione militare, per ragioni di sicurezza e segretezza, si isolò e nacque MILNET.
Nel 1989 nacque presso il CERN di Ginevra il WWW (World Wide Web). Fu qui che Tim Berners-Lee ideò, insieme al collega belga Robert Cailliau, l’architettura che avrebbe rivoluzionato Internet. Insieme al WWW, furono sviluppati anche il linguaggio HTML e il protocollo di rete HTTP, indispensabili per scambiare documenti su reti di calcolatori. Berners-Lee sviluppò anche il primo web browser mai realizzato, fondamentalmente a scopo dimostrativo e di ricerca. Anch’esso si chiamava WorldWideWeb.
1.2 GUERRE DEI BROWSER
Iniziò la "guerra dei browser", un conflitto tra i diversi produttori per imporsi sul mercato dei web browser con il proprio prodotto. Nel 1993 apparve il primo web browser grafico, Mosaic, sviluppato dall’NCSA (National Center for Supercomputing Applications). L’anno dopo, uno dei programmatori di Mosaic, Marc Andreessen, sviluppò Netscape Navigator, primo browser commerciale di successo. Nel 1995 arrivò Internet Explorer della Microsoft. La guerra commerciale fu vinta dalla Microsoft quando quest’ultima decise di integrare Internet Explorer nel sistema operativo Windows 95. Netscape denunciò la Microsoft per quella che era definita una mossa illegale e anticoncorrenziale. Nel 1997 Microsoft fu condannata per abuso di posizione dominante, ma ciò non le impedì di continuare a imporre il proprio monopolio softwaristico tramite specifiche tecniche di avvio dei terminali.
Una seconda "guerra dei browser" è iniziata dal 2004, con l’avvento del web 2.01 e dura tutt’oggi. Dopo l’apparentemente facile vittoria su Netscape (nel 2004 la Microsoft deteneva il 98% del mercato grazie a Internet Explorer), Microsoft si trovò presto assediata da nuovi browser che rispettavano maggiormente gli standard, spesso gratuiti e addirittura open source. L’arrivo di Mozilla Firefox, Google Chrome, Safari e Opera, ha aperto il mercato e ridotto di molto la posizione dominante di Microsoft, cedendo in realtà il passo a un altro Gigante del Web di cui parleremo nel capitolo 4, ossia Google, con il suo browser Chrome.
Oggi dunque la situazione è molto diversa rispetto a vent’anni fa, per quel che riguarda il settore dei web browser.
Secondo Statcounter, a giugno 2021, considerando il mercato desktop a livello mondiale, il browser più utilizzato in assoluto è Google Chrome e di seguito gli altri:
I browser sono, in soldoni, i programmi che ci permettono di visualizzare graficamente le pagine internet che desideriamo. Sono i programmi che ci permettono di vedere
Internet. Ma per trovare le pagine web che vogliamo, abbiamo bisogno di poterle cercare tra miliardi di potenziali risultati.
Per facilitarci in questa ricerca, sono nati, appunto, i motori di ricerca.
Note:
1 WEB 2.0 O WEB DINAMICO. Questa definizione la dobbiamo a Tim O’Reilly che verso la fine del 2004 nel corso di una conferenza spiegò le differenze tra il vecchio web (definito 1.0) e il nuovo. La principale differenza consiste nell’approccio dell’utente, che inizia a interagire, condividere e partecipare. Pubblicare contenuti diventa alla portata di tutti gli utenti. Nascono siti come YouTube, Wikipedia, siti di e-commerce, blog, forum, social network. In questi e altri siti, l’utente diventa molto più protagonista nella creazione di contenuti e nella loro diffusione. Si passa da una comunicazione one-to-many (uno a molti) a una comunicazione many-to-many (molti a molti). I siti iniziano a comunicare rapidamente e facilmente tra loro tramite feed rss. Il fenomeno viene definito social web. Anche per le aziende questo rappresenterà un cambiamento decisivo che influenzerà la comunicazione aziendale, le strategie di marketing e l’intero mondo business.
3
GLI ALBORI DELLA MANIPOLAZIONE DI MASSA
(Davide Viscusi)
«Più grande è il potere, più pericoloso è il suo abuso.»
(Edmund Burke. 7 febbraio 1771, discorso alla Camera dei Comuni)
Fin dagli albori il Potere si è prefigurato come gestione organizzata della fruizione delle cose esistenti e ha finito per identificarsi nella logica con cui una piccola élite sottomette, manipola e domina una moltitudine.
Appare proficuo analizzare i due principali paradigmi che, a
prescindere dai tempi e dai luoghi, il Potere ha assunto:
• La coercizione;
• La persuasione.
Il primo paradigma ama la spada. Il secondo, la parola.
Il primo usa la violenza fisica. Il secondo, una violenza psicologica.
Il primo ottiene l’obbedienza tramite la sopraffazione fisica e
incutendone il terrore. Usa i corpi per spostare altri corpi.
Il secondo manipola la conoscenza, influendo sulle informazioni e di conseguenza sulle idee, sui desideri e sulle emozioni (anche qui generando spesso paura) per indurre determinati comportamenti. Il primo è una forma di potere più immediato, più vero, più diretto. È anche quello di più antica attestazione. Il secondo paradigma è più complesso da realizzarsi, decisamente meno diretto e richiede la compartecipazione di figure specializzate nella creazione di racconti funzionali al governo delle anime e dei corpi. Il governo di natura coercitiva, benché si avvantaggi di una maggiore immediatezza nell’attuazione dei propri dettami da parte dei dominati, genera una forte ostilità poiché entra in contraddizione con le leggi primarie del piacere e del dolore che preesistono a qualsiasi forma organizzativa.
Tale governo appare sconveniente anche dal punto di vista dell’efficienza: dirigere con la spada una moltitudine numericamente elevata è molto dispendioso in termini di risorse e di energie, e non sempre assicura la buona riuscita.
Appare dunque naturale che la storia della gestione del potere si sia gradualmente riconfigurata quasi interamente sul paradigma della persuasione.
La persuasione anziché ottenere allineamento mediante la legge dell’urto, ottiene allineamento volontario mediante un racconto.
Se dunque il potere coercitivo assomiglia alla fisica classica che studia l’urto dei corpi, quello persuasivo imita la fisica moderna, che si occupa dei quanti energetici e delle leggi che ne regolano l’allineamento.
Verso la fine del XIX secolo, il Potere decise di affiancare al paradigma della coercizione diretta quello della persuasione, affrancandosi gradualmente sempre più dal primo e spostandosi sul secondo. È in questo modo che, a partire dal secondo dopoguerra, si è assistito all’emersione, nelle narrazioni del mondo sedicente progredito, democratico e liberale, di una ideologia pacifista onnipervasiva, che mal si conciliava con l’uso della violenza fisica da parte della classe dominante.
La classe dominante ha avallato tale narrazione, promuovendo al contempo la stigmatizzazione della violenza e usandola per tracciare confini morali con i nemici dittatori
, terroristi
, malvagi
. Si trattava di un vero e proprio whitewash con cui rifarsi la facciata agli occhi dell’opinione pubblica.
Sulla base di questa nuova visione o rappresentazione del Potere diventava eticamente doveroso intraprendere azioni militari, attacchi preventivi e tutto quanto fosse necessario per liberare il mondo dai violenti pericolosi
e per esportare questo nuovo modello politico e di gestione della cosa pubblica, migliore
dei precedenti e moralmente più giusto
. Questi processi di manipolazione delle masse, della loro visione del mondo, delle loro idee, emozioni e azioni, furono possibili solo grazie al contributo essenziale delle scienze psicosociali.
L’Ottocento era stato contraddistinto da forti entusiasmi per le crescenti sicurezze indotte dalla meccanizzazione e dal controllo che questa permetteva di avere sulle cose del mondo. Tali entusiasmi, unitamente all’accresciuta ricchezza derivante dall’aumento di prodotto, portarono a una progressiva specializzazione dei saperi. Fu così che la filosofia iniziò a perdere i suoi figli
, i quali, sotto l’entusiasmo del secolo iniziarono a seguire la propria strada rivendicando metodi, ambiti e significati propri.
Anche la psicologia