Il desiderio negato
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Il desiderio negato - Maria Moscato
IL DESIDERIO NEGATO
MARIA MOSCATO
Atile edizioni
Niente è sicuro in
questo fetido letamaio di mondo,
Tranne l'amore di una madre.
(James Joyce)
PREFAZIONE
La giovane autrice, Maria Moscato, nasce nella variopinta Napoli nel 1988 e vive gran parte della sua vita a Città della Pieve, un suggestivo borgo tra l’Umbria e la Toscana. Nel 2012 si sposa con Innocent e dalla loro unione nascono due bellissime bambine. Maria abita nella verdeggiante Irlanda e insieme alla sua famiglia coltiva le passioni per la scrittura, la lettura e la cucina.
Lo sfondo nel quale è collocata la vicenda del romanzo è a noi contemporaneo. Con la delicatezza di una madre e la puntigliosità di una psicologa, la scrittrice crea e modella la storia dei suoi personaggi e li accompagna dalla tenera infanzia fino alla consapevole maturità dell’età adulta.
La storia tra Maya e Matt rappresenta il brivido e lo stupore del colpo di fulmine, l’emozione di un sentimento giovanile che cresce e diventa l’unico amore, quel legame forte e solido che ognuno sogna di poter provare almeno una volta.
Le vite dei due protagonisti sono costellate di importanti e formative esperienze che inducono i fili del destino a incontrarsi e a fondersi per sempre. Le quotidiane avventure e disavventure – quali il matrimonio, il lavoro, la famiglia, i figli – rappresentano il frammento di un momento e di uno squarcio di vita in cui ogni lettore può rispecchiarsi e identificarsi con facilità.
Tipici sono i tratti, dunque, di un significativo viaggio alla scoperta della propria identità e di come le opportunità e le prove della vita possano incidere irrimediabilmente sull’interiorità e sul cambiamento personale.
Maria Moscato racconta una storia di quotidianità, di persone comuni che affrontano insicurezze e fragilità e provano a non perdere di vista l’importanza della fiducia e dell’appartenersi duraturo. Modellando una struttura narrativa semplice e vicina alla gente, con uno stile limpido, chiaro e scorrevole, si delinea un romanzo denso di purezza, in cui il vissuto giornaliero diventa il vero soggetto dell’azione e, quindi, della narrazione.
Le pagine de Il Desiderio Negato lasciano riflettere sull’importanza dei rapporti e dei legami, come l’amicizia, l’amore e l’affetto, destinati a durare consapevolmente per tutta la vita.
Valentina Labattaglia
INTRODUZIONE
Maya si sentiva confusa. Cosa ci faceva lì, distesa su quel letto freddo, scomodo, della sala parto? Era una tra le tante domande che in quel momento le passavano per la testa. Ma il perché non lo aveva dimenticato; anzi, più i minuti avanzavano e più il suo incubo si sarebbe presto trasformato in realtà.
Perché?
si chiedeva, perché è dovuto succedere tutto questo?
Gli occhi iniziarono a bagnarsi di lacrime.
Intorno a lei c'era un via vai di medici e infermieri.
Allora, forza, ci sbrighiamo?
urlava un dottore.
10cc di questa medicina!
gridava un altro.
Su, veloce! Il tempo scorre!
Infine, un dottore, che lei riconobbe essere l’anestesista, le disse:
Stai tranquilla. Tra poco ti farai una bella dormita!
Maya non aveva voglia di dormire. Aveva solo un gran mal di testa, infatti, chiuse gli occhi per un momento. Immaginò di essere a casa sua, tra le braccia di suo marito che la teneva stretta dolcemente. Quando li riaprì, si rese conto, purtroppo, che era solo un bel sogno.
Il suo più grande desiderio, di lì a poco, le sarebbe stato presto spazzato via per sempre.
Perché Maya si trovava in ospedale? Cosa le sarebbe successo?
Per scoprirlo dobbiamo fare qualche passo indietro.
MAYA
Maya nacque circa due anni dopo il matrimonio dei suoi genitori, Paolo e Camilla.
Il parto non fu facile per la madre, che dovette subire un cesareo d'urgenza perché il cordone ombelicale si era stretto intorno al collo della piccola. Per fortuna entrambe stavano bene: Maya pesava oltre 3 kg ed era lunga 55 cm.
Ebbe un’infanzia serena e felice circondata dall'affetto dei suoi genitori e dall’amore immenso di suo nonno, il papà di Camilla. All’età di quattro anni, ebbe un fratellino di nome James, in onore di un compagno di classe che reputava molto simpatico.
Maya e James si divertivano molto insieme. Lei si sentiva responsabile come una madre nei suoi confronti. Spesso Camilla le permetteva di far mangiare suo fratello e questo la faceva sentire grande.
Quello che invece Maya non sopportava era cambiargli il pannolino. Diceva continuamente che Faceva schifo ed era puzzolente!
oppure che Le veniva da vomitare!
facendo sempre ridere Camilla.
A sei anni Maya iniziò a frequentare la scuola elementare, come tutti gli altri bambini della sua età. Era attenta durante le lezioni, ma ogni tanto si lasciava distrarre dalla sua amica di banco Gilberta, soprannominata Gill – preferiva essere chiamata così perché il suo nome proprio non le piaceva… e a ragione! – che ne combinava di tutti i colori e che per questo appariva molto divertente.
Accade una volta, durante l'ora di matematica, che Gill si dondolava sulla sedia. Dopo essersi dondolata diverse volte, si ritrovò per terra con le gambe in aria. Tutta la classe scoppiò in una grande risata che contagiò anche l’amica: Maya non smetteva più di ridere!
Ben presto entrambe diventarono complici e migliori amiche. Frequentarono la stessa classe della scuola media e si presero addirittura una cotta per lo stesso ragazzo! Quello del primo banco, un po’ secchione, ma molto carino. Si chiamava Rudy e aveva un solo difetto. Quando rideva mostrava il suo apparecchio per denti e non era, di certo, un bello spettacolo! Entrambe, infatti, lo preferivano quando faceva il serio.
In quegli anni, la loro amicizia venne spesso messa alla prova per colpa di qualche ragazzo; ma poi, anche se capitava che per alcuni giorni non si parlassero, trovavano sempre un pretesto per fare pace e ritornare ad essere di nuovo amiche. Amavano scambiarsi i diari segreti su cui annotavano ognuno i pensieri dell’altra.
Durante la scuola superiore, Maya divenne sempre più bella. Ogni giorno diventava simile a sua madre: mora con gli occhi chiari, anche se il sorriso era uguale a quello di suo padre.
Maya scelse il ramo turistico perché le piaceva molto viaggiare e conoscere il mondo. In futuro, le sarebbe piaciuto poter lavorare in un'agenzia di viaggi creando pacchetti turistici per i clienti.
Gill, invece, era piena di idee stravaganti e scelse il mondo della moda. Le piaceva creare abiti eleganti, adatti per occasioni particolari, e sperava un giorno di poterli indossare anche lei.
Si diplomarono entrambe con ottimi voti. Dopo la scuola, Maya trovò subito impiego in un’agenzia di viaggi, mentre Gill fu assunta presso un atelier di moda.
MATTHEW
Matthew era nato in una famiglia felice e aveva due sorelle che gli volevano molto bene. Si chiamavano Gioia e Lucrezia.
Essendo più grandi di lui, fin da quando era piccolo avevano l’abitudine di riempirlo di coccole e diventò buono ed affettuoso.
Come tutti i maschietti, possedeva una certa vivacità che lo portava a cacciarsi spesso nei guai. In più, si divertiva a fare dispetti e scherzi alle persone che riteneva antipatiche.
Un giorno, i genitori furono costretti a correre di corsa al pronto soccorso perché si era infilato una biglia nel naso. Erano disperati! Ma fortunatamente i medici furono in grado di estrarre la biglia e salvare il suo naso.
Quando aveva cinque anni, all’asilo, tirò così forte i capelli ad una sua compagna tanto da farla scoppiare a piangere. Quando la mamma venne a prenderlo all'uscita da scuola, la maestra le raccontò l'accaduto. Matthew si giustificò per quel gesto dicendo che la bambina le stava antipatica perché era costretta a portare una benda sull’occhio sinistro a causa di un piccolo intervento che aveva subìto.
Le cose non migliorarono con il passare del tempo. Essendo vivace, non riusciva a stare fermo nemmeno un attimo e, quindi, chi non lo conosceva, pensava che fosse un bambino maleducato. Non sapevano, in realtà, che dentro di lui c’erano tante belle qualità che aspettavano solo di venir fuori!
Un giorno, durante l’ora di italiano, si mise ad urlare così forte che la maestra fu costretta a portarlo in un'aula vuota per farlo calmare. Nessuno venne a sapere perché si comportò in quel modo: aveva sentito il bisogno di farlo e non si era trattenuto. Con il passare degli anni le cose cambiarono drasticamente.
Matthew aveva spesso a che fare con dei ragazzini che lo trattavano molto male: da loro veniva insultato e deriso, i suoi oggetti venivano rotti per dispetto; oppure capitava che era costretto a nascondersi o a non farsi trovare sulla loro strada, perché temeva che se li avesse incontrati, non lo avrebbero più lasciato in pace.
Un giorno lo presero a pugni, lui tentò di proteggersi il più possibile da tutta quella rabbia che gli veniva scagliata addosso, ma fu invano. Il ‘capo’ del gruppo, un certo Jack, lo accusò di aver guardato la sua ragazza e per questo motivo meritava di essere punito. Quella volta Matthew non andò in ospedale: non aveva il coraggio, o meglio, la voglia, di voler raccontare a tante persone ciò che stava subendo da diverso tempo ormai. Sentiva che era solo un suo problema e nessuno