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Boscenità
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Boscenità

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Teatro. Gino e Claudio vivono in una grande casa immersa in un bosco. Lontani da tutto e da tutti si vivono il loro ménage. Gino si è licenziato dall’impresa di famiglia perché trovava poco spazio. Il suo scopo è riprendere la linea produttiva tagliata dal padre, che non considerava marginale. Nel retro della casa c’è un capannone in cui ha approntato una idea di fabbrica. Il compagno, Claudio, è un giornalista scrittore, sempre alle prese con le scadenze per brevi racconti basati su storie di cronaca recentissima
Nessuno è immune dal desiderio di eternità. Il timore di non lasciare traccia affligge chiunque. Dall’anima semplice a chi presta il suo tempo per gli altri, da chi si è costretto all’isolamento per quieto vivere a chi si illude di dialogare ogni giorno con l’infinito
LanguageItaliano
PublisherRosario
Release dateMar 19, 2019
ISBN9788832544732
Boscenità

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    Boscenità - Rosario Stefanelli

    Atto I

    PERSONAGGI

    Claudio

    Gino

    Don Castaldo

    L’uomo dell’albero

    Marcello

    Atto I

    Gino e Claudio vivono in una grande casa immersa in un bosco. Lontani da tutto e da tutti si vivono il loro ménage. Gino si è licenziato dall’impresa di famiglia perché trovava poco spazio. Il suo scopo è riprendere la linea produttiva tagliata dal padre, che non considerava marginale. Nel retro della casa c’è un capannone in cui ha approntato una idea di fabbrica. Il compagno, Claudio, è un giornalista scrittore, sempre alle prese con le scadenze per brevi racconti basati su storie di cronaca recentissima. I due sono in salotto arredato di lampade, tappeti e divani. Sul lato c’è un bancone. Sullo sfondo c’è un camino. E’ tardo pomeriggio. Claudio è solo in casa. Si trova al computer. Fissa lo schermo

    CLAUDIO Questo silenzio non aiuta

    Gino rientra tutto agitato e frenetico. Scuote la testa

    GINO Sono convinto di averlo sentito. Lui viene qui. Indaga. Gira nella fabbrica. Vuole carpire. Non gliene frega niente, ma vuole sapere cosa stia facendo. È cattivo

    CLAUDIO La cattiveria lacrima dalla paura

    GINO Me ne frego. Hai sentito anche ora?

    Claudio getta uno sguardo sul compagno

    CLAUDIO Dovresti lasciar perdere. Non dovresti buttare benzina sul fuoco del sentimento persecutorio

    GINO Ma tu non hai sentito?

    CLAUDIO No!

    Gino ha i brividi

    GINO Fa freddo qui dentro

    CLAUDIO Te lo avevo detto. Per fortuna ho questa ( si riferisce alla tazza di tè al suo fianco)

    GINO Come procede il racconto?

    CLAUDIO Mi sta mandando in tilt. Non riuscirò a finirlo. Ho il traffico in bocca, nello stomaco, nel cervello. E’ tutto intasato. Le parole fanno a gara. Si urtano, si tamponano, ingorgano. Fanno costatazioni amichevoli. E si neutralizzano con premi e conguagli assicurativi. Le corsie di uscita restano vergini. Pulite. Mandano in pensione il netturbino, e il casellante con mano penzolante di povero e depresso fa indigestione di aria buona, mentre io resto scompostamente muto

    GINO Mi dispiace. Forse meglio scaldare l’ambiente. La serata è bella umida. Vado a prendere un po' di legna giù

    Gino scende delle scale interne

    CLAUDIO Dipendesse solo dal freddo!

    Claudio sorseggia una bevanda accanto al pc. Ripete a voce bassa

    CLAUDIO Uomo che piange in riva al mare, uomo che picchia il cemento del faro. ( Alza il tono) Chi sarà? Dovrei andare lì. Far scorrere il mouse su quella sabbia vanigliata. Cliccare lampioni e lampare arrancionate. Resettare topos di maniera aggrigiottati. Non basta fantasticare. L’immaginazione raschia, quasi gratta. Affanna. Singhiozza. Il vulcano arido zampilla segatura. Spazzatura. E’ una spianata di deserto. Arduo cavarne fiamme di dolore. Aggrapparsi all’alta definizione dei pixel. Non può durare in eterno questa sospensione. Le parole coitano con il finto e mandano in processione spermatozoi farlocchi

    Intanto Gino ritorna imbracciando un po' di legna. La mette nel camino e le dà fuoco. Mentre è all’opera, e Claudio, immobile, annega lo sguardo nello schermo del pc, si sentono delle grida da fuori

    UOMO ALBERO FIGLIO DI PUTTANA MI HAI TOLTO LO SGUARDO DI DIO. FIGLIO DI PUTTANA HAI SACCHEGGIATO IL TESORO CHE RIEMPIVA QUESTI OCCHI E IL CUORE DELLA PROLE. MALEDETTO SE NON FOSSE PER LA MASCHERA CON CUI FOTTI INTERI QUARTIERI SARESTI GIA’ MORTO

    GINO Rieccolo ( Gino si siede sul tappeto di casa)

    CLAUDIO Forse dovremmo chiamare la

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