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Archeoteismo
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Archeoteismo

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L’Archeoteismo è un Nuovo Movimento Religioso di matrice Pagana, o meglio Gentile, basato su ciò che è stato possibile recuperare dell’antico e dimentica- to Pantheon Indoeuropeo, comprendendo allo stesso tempo tutte le Divinità da esso derivate. Con un approccio nuovo e moderno alla Religione, senza nessuna forma di adorazione o sottomissione, prevede una sua filosofia e una sua ritualità, per un percorso di cre- scita personale e spirituale teso a restaurare e rinsal- dare il legame della Specie Umana con la Terra e con la Natura, perché “Possiamo prendere per mano il no- stro Mondo, ritornando al suo abbraccio, e instaurare una nuova Unità, tracciando una rotta in quel grande divenire, creando attimo per attimo, in una splendida sequenza di effimeri istanti, un futuro di Pace, Gloria e Armonia”.
LanguageItaliano
Release dateFeb 28, 2023
ISBN9791255370529
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    Archeoteismo - Moreno Gherlizza

    piatto.jpg

    Moreno Gherlizza

    Archeoteismo

    © 2023 Vertigo Edizioni s.r.l., Roma

    www.vertigoedizioni.it

    info@vertigoedizioni.it

    ISBN 979-12-5537-022-2

    I edizione gennaio 2023

    Finito di stampare nel mese di gennaio 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.

    Archeoteismo

    Alle Muse

    Divine Muse, Polimnia e Clio, assistetemi in quest’opera.

    Cantate per me i misteri degli Dèi e della Terra,

    affinché io possa portarli a coloro che li vorranno udire.

    Raccontatemi dello Spirito che tutto avvolge,

    e dell’Amore dolce e spietato che tutto unisce.

    Siate l’Ispirazione del mio stilo e della mia voce.

    Prefazione

    L’Universo è un meraviglioso tumulto in trasformazione. Rivolgendo il nostro sguardo alla realtà possiamo cogliere il fotogramma di un attimo, sottile e impercettibile confine tra passato e futuro, in un incessante divenire. Nemmeno il tempo di definire un istante, sul ciglio di un altro istante futuro, e l’intero Universo è cambiato. Così ogni scelta, ogni direzione presa, per minuscola che sia, muta il corso dell’intera esistenza.

    Il nostro Mondo, tanto piccolo per l’Universo ma tanto importante per noi, si evolve, cambia e cresce, e con esso le specie che ne sono parte. E noi Umani siamo qui da migliaia di anni a cercare di capirci qualcosa. A differenza di altre specie animali, il nostro potenziale di comprensione è enorme, e per questo non potevamo accontentarci di accettare la nostra appartenenza e simbiosi con la Terra senza porci domande, e di certo non senza creare dei simboli e dei riferimenti per comprenderle.

    Quali erano lo scopo e l’essenza delle prime Religioni, se non proprio indagare su questo profondo rapporto, su questa Unità Spirituale? Dall’Idolo di Šigir ai Templi dell’Acropoli, il sentimento religioso Umano cercò di esplorare questo legame, sperimentando amore, venerazione, fervore o fascino, cercando quel giusto equilibrio per capire come rapportarsi alla Terra e all’Universo. Le idee erano spesso buone, le intuizioni erano sovente geniali. L’Umanità era a un passo dall’instaurare un buon rapporto con la realtà, ma probabilmente era ancora immatura, e quindi lontana dalla comprensione.

    Molti adolescenti, per accedere all’età adulta, devono provocare un brusco distacco dai loro genitori. Ciò avvenne per noi con la diffusione delle grandi Religioni monoteiste. L’idea di fondo che si diffuse fu quella di un taglio netto, di un capovolgimento. La Terra non era più al di sopra dell’Umanità, ma ne era sottomessa per diritto Divino. I devastanti effetti climatici e ambientali che imperversano ai nostri tempi sono solo una delle terribili conseguenze di ciò che è accaduto al nostro legame con la Terra.

    Ciò nonostante, l’adolescenza è una fase della vita necessaria, molto probabilmente anche per i genitori. La maturità che abbiamo raggiunto grazie alle nostre scoperte scientifiche, alle conquiste sociali e alla creazione di una coscienza globale, ci consentono oggi di levare il capo e rivolgere nuovamente lo sguardo alla nostra Madre, tornando nel suo abbraccio non più come semplice specie animale a livello infantile, non più come specie adolescente ribelle e ostile, ma come specie matura pronta a entrare nella propria età adulta.

    Come un giovane uomo o una giovane donna che inizia a capire le regole imposte dai genitori, noi oggi siamo in grado di riguardare al passato e comprendere tutto ciò che sapevamo già, ma che non eravamo pronti ad accettare. Abbiamo imparato che esiste un’unica Divinità Universale, ma che essa è talmente vasta da essere inconoscibile. Abbiamo compreso che ogni Dio e ogni essere vivente è quella Divinità. Abbiamo visto che gli antichi Dèi risiedono ancora in noi, e che sono l’eredità dei nostri avi. La loro semplicità è il punto focale della loro efficacia. La loro naturalezza è il punto focale del loro legame con la nostra specie.

    L’Archeoteismo intende muovere i primi passi verso quell’età adulta. Gli antichi Dèi sono quelle regole che i nostri genitori ci hanno insegnato nell’infanzia, e che alla luce della nostra maturità, oggi, acquistano un nuovo senso. Finalmente liberi dalla necessità di adorazione e sottomissione, noi Umani possiamo uscire dall’età della ribellione, ripulire la nostra stanza, accettare le nostre responsabilità e andare a riparare i danni compiuti. Possiamo prendere per mano il nostro Mondo, ritornando al suo abbraccio, e instaurare una nuova Unità, tracciando una rotta in quel grande divenire, creando attimo per attimo, in una splendida sequenza di effimeri istanti, un futuro di Pace, Gloria e Armonia.

    Supporti per la lettura

    Pronuncia Indoeuropea

    Le vocali e i dittonghi si pronunciano come in italiano. Le vocali lunghe (ā, ē, ī, ō, ū) vengono pronunciate con una durata lievemente maggiore rispetto alle vocali brevi. La shwa (ə) si pronuncia come un suono di vocale neutra, non riconducibile a nessuna delle cinque comunemente in uso.

    La gran parte delle consonanti si pronuncia come in italiano. La g è sempre gutturale. La c è sempre dura, ma meno della k che ha un suono secco. La q viene pronunciata come la k, ma con labbra arrotondate. Le lettere kh e th vengono pronunciate fortemente aspirate, mentre ch, bh, dh e gh vanno pronunciate con una vocalizzazione di fondo. Le lettere y e j suonano come una i rispettivamente stretta e molto stretta. La w suona come una u più stretta. La s può essere sorda o sonora a seconda del contesto, più o meno come nelle lingue romanze.

    L’anello inferiore (, , , ) si pronuncia anteponendo alla consonante un suono appena accennato simile a quello emesso nel pronunciare la ə.

    Dove non viene indicata con l’accento acuto, la sillaba tonica è convenzionalmente la prima.

    Pronuncia Norrena

    Le vocali (a, æ, e, i, j, o, ǫ, ø, u, y) possono essere brevi o lunghe, contrassegnate in questo caso con l’accento acuto. La æ si pronuncia con un suono intermedio tra a ed e. La j corrisponde a una i stretta. La ǫ è come una o molto aperta. Le lettere ø e y corrispondono rispettivamente alle ö e ü tedesche. La g è sempre dura. I simboli þ e ð suonano come la th inglese rispettivamente in thing e in they.

    Pronuncia Sanscrita

    Le vocali lunghe (ā, ē, ī, ō, ū) sono contrassegnate come nell’Indoeuropeo e si pronunciano allo stesso modo. La c è sempre dolce e la g è sempre dura. Le lettere ṃ, ṇ e sono pronunciate retroflesse. La s è sempre sorda, e la e la ś si pronunciano come la sc in scena. La viene pronunciata più dolcemente e seguita da una appena accennata i. L’accento cade sulla penultima sillaba se essa contiene una vocale lunga, altrimenti si sposta indietro fino alla vocale lunga o fino alla quartultima sillaba.

    Pronuncia Slava

    La c si pronuncia come una z sorda, e la č come la c di cera. La s è pronunciata sempre sorda, la z viene letta come una s sonora e la š come la sc in scena. La ž si legge come la j in francese.

    1. Prolegomeni

    1.1. Dall’Origine della Terra alla diffusione Indoeuropea

    1.1.1. La nostra storia inizia nel silenzio, avvolta dal vuoto siderale. Ben quattro miliardi e mezzo di anni fa, nasceva il nostro sistema solare, aumentando sempre di più la sua concentrazione, mentre una protostella e un disco protoplanetario si delineavano rapidamente. Bastarono pochi milioni di anni perché fossero già distinguibili dei planetoidi e, infine, perché si innescasse la reazione di fusione nucleare nel Sole, spazzando via i residui del disco. Questo periodo vide anche l’origine della Luna. Era questo l’Eone Adeano, ai primordi del supereone Precambriano. Forse già in questo periodo comparvero i primi segni della vita organica, ma di certo questa iniziò con il successivo Eone Archeano, dapprima a partire da semplici esseri unicellulari, fino ad arrivare agli organismi più complessi del Proterozoico. Fu con l’attuale Eone Fanerozoico che la Vita si stabilì sulle regole che conosciamo ancora oggi. Diviso in ulteriori Ere, Periodi ed Epoche, il nostro Eone vide alternarsi invertebrati, pesci, rettili, dinosauri, i primi mammiferi e, infine, col sopraggiungere dell’Olocene, ultima epoca del Quaternario, iniziò a delinearsi la nostra Specie.

    1.1.2. La funzione dell’Umanità ai suoi primordi era quella di ogni altra creatura sul nostro pianeta: esistere in armonia, seguire le regole della Vita, fare la propria parte. I nostri più arcaici Antenati possedevano però un potenziale da evolvere, e un passo dopo l’altro iniziarono a comprendere le loro capacità. Mentre l’Evoluzione proseguiva, rinunciarono sempre di più agli strumenti forniti dal loro corpo, affidandosi maggiormente a ciò che proveniva dalla loro mente, realizzando oggetti e giungendo a controllare il fuoco.

    1.1.3. Una cosa rimaneva però una certezza: tutti noi siamo una cosa unica, un insieme organico con la Terra, allo stesso tempo Madre e Culla, e questo legame si espresse sempre più con le prime tracce di Spiritualità. Già settantamila anni fa si iniziarono a realizzare sepolture rituali, che proseguirono poi nel tempo, rappresentando sempre un ritorno del Defunto al corpo della Madre. Quando finalmente la nostra Specie si delineò per come la conosciamo oggi, avevamo compreso oramai la natura del nostro indissolubile legame con la Madre Terra, amandola e rispettandola, mentre la nostra tecnologia ci aveva già fornito il fuoco, le case, gli abiti e le lance.

    1.1.4. Rimaneva un dubbio, che cresceva sempre più mentre il linguaggio diveniva maggiormente complesso. Come comunicare efficacemente con la Terra e i suoi ambienti? Se qualcuno avesse desiderato una buona pesca avrebbe potuto chiederlo al lago, ma che fare se si fosse voluto l’amore? Che fare se si desiderava una buona caccia? Era necessario che qualcuno potesse fungere da tramite tra noi e la Terra, rendendo più comprensibile quel legame tanto immediato per gli animali, ma così ostico da razionalizzare per una mente oramai eccessivamente logica e dettagliata.

    Furono così sviluppate delle apposite Entità con una descrizione, una storia, un nome e delle funzioni. Queste Entità presero forza e spessore, crescendo assieme a noi, e continuando ad accompagnarci, mutando forma e identità nel corso dei secoli. Noi iniziammo a dedicare loro delle Offerte, e l’attenzione che ne derivava le rese più potenti e presenti, ed esse cominciarono a ricambiare l’attenzione, spostando delicatamente gli equilibri del caso a favore di chi dava loro energia. Fu questo il primo affacciarsi degli Dèi alla nostra Specie.

    1.1.5. Arriviamo a circa cinquemilaquattrocento anni fa, a cavallo tra il Neolitico e il Calcolitico. Mentre la gran parte dell’Umanità viveva in più Culture, secondo alcune teorie di tipo matriarcale, che procedevano tranquillamente per la loro strada, a nord del Mar Nero si evolveva quella che probabilmente è identificabile con la Cultura di Jamna, di tipo patriarcale e con un forte tessuto guerriero. Questo era quello che oggi chiamiamo Popolo Proto Indoeuropeo. In tempi brevissimi, capaci di costruire carri e montare cavalli, essi dilagarono in tutta l’Europa e in buona parte dell’Asia, diffondendo la propria Cultura e i propri Dèi.

    1.1.6. Tra le Divinità Proto Indoeuropee ce n’erano alcune, a vari livelli di importanza, che in un modo o nell’altro riuscirono a mantenersi stabili, diffondendosi ed evolvendosi mentre seguivano le migrazioni del loro Popolo.

    Con la diffusione della Cultura Indoeuropea, questi Dèi presero sempre più forme, diversificandosi e adattandosi ai vari luoghi nei quali erano stati portati, accumulando esperienze, aspetti e concetti.

    Sotto la guida degli Dèi Indoeuropei, l’Umanità raggiunse livelli elevatissimi di cultura, arte e tecnologia, lasciandoci opere architettoniche di incomparabile splendore, ma sempre mantenendo quel legame con la Terra, tanto prezioso quanto necessario.

    1.2. La perdita del Legame con la Terra

    1.2.1. Giunse un momento, però, in cui l’origine patriarcale dei Proto Indoeuropei iniziò a farsi sentire, provocando uno squilibrio. In alcuni luoghi e Popoli, le persone iniziarono ad adorare gli Dèi, anziché a vivere in modo sano e paritario il rapporto con essi, e cominciarono a credere di essere, rispetto a loro, creature inferiori, sottomettendo le donne e ledendo la propria dignità.

    1.2.2. In altre Culture non Indoeuropee, l’adorazione e la sottomissione si erano già radicate profondamente, e improvvisamente, trovando il punto debole, queste si diffusero ovunque nel Mondo Indoeuropeo. In nome di un Unico Dio superiore a tutto, compresa la Terra, furono bruciati libri e scienziati, templi e innocenti.

    1.2.3. Il danno peggiore che venne perpetrato fu però la perdita di quel sentimento che legava l’Umanità alla Terra. Il nuovo Dio era non solo un tiranno, ma aveva anche dichiarato che la Terra e tutte le sue Creature esistevano solo e unicamente per servire la nostra Specie. Scacciò gli antichi Dèi, relegandoli nell’ombra e uccidendo chiunque se li ricordasse, e infine si adagiò sui disastri compiuti.

    1.2.4. Nonostante ciò, la nostra Specie rimase fiera e forte e, in barba a ogni divieto di conoscere, la Scienza proseguì, dapprima di nascosto, contando molti caduti, e poi sempre con più forza, fino a prevalere nuovamente sul nuovo Dio.

    Ciò che però la Scienza non riuscì a recuperare, fu quel sentimento di Unità che era stato spezzato troppo profondamente, e a causa di ciò, l’Umanità si dimenticò di esso.

    1.2.5. La mancanza di Unione con la Terra fu all’origine del peggior disastro climatico e ambientale al quale assistiamo nell’epoca contemporanea. È a causa di questa sterilità emotiva e del conseguente distacco se nell’attuale momento storico esistono fenomeni come il consumismo, il riscaldamento globale accelerato e l’inquinamento massivo.

    1.2.6. Al di là di ogni forma di interesse economico e personale, in nessuna Cultura consapevole del legame con la Terra potrebbe esistere una devastazione ambientale paragonabile a quella odierna.

    1.3. L’autore

    1.3.1. Nato e cresciuto in quest’epoca, sono erede di una Famiglia che ama la Terra, e che mi ha cresciuto con il rispetto per la Natura e l’amore per le grandi Culture del passato. Non sono un Profeta, né un detentore della Verità. Semplicemente ho a cuore la mia Terra, e sono fiero di essere Umano, per ciò che la nostra Specie è in grado di fare, se aiutata a liberarsi delle sue catene.

    1.3.2. Non ho mai sopportato l’idea di un Dio tiranno, che sputa fiumi di regole e parla d’Amore universale istigando a uccidere a destra e a manca. D’altra parte ho sempre avuto un sentimento spirituale che mi spingeva alla ricerca della dimensione Divina, e quindi mi accostai ai Culti più antichi della Cultura Indoeuropea, ma senza saper scegliere quale fosse il più adatto, il più sensato o, semplicemente, quello vero.

    1.3.3. La Verità non risiede nel nome di un Dio o di una Dea, ma nel Cuore di chi la cerca, ed è per questo che né io né nessun altro può esserne detentore. Non esiste una Verità univoca, ma esistono molte Verità, e alcune di esse sono in contrasto. Gli Dèi non sono la Verità, ma un veicolo dell’esperienza. Ciò che trovai, dunque, non fu la Verità, ma una Verità tra tante.

    1.3.4. L’illuminazione in merito mi giunse quando confrontai quelli che pensavo fossero Dèi differenti. Mi resi subito conto che stavo osservando le stesse Divinità, ma associate a Culture diverse. Stavo guardando nel cuore di quegli Dèi Indoeuropei che migrarono con il loro Popolo migliaia di anni fa. Percepii immediatamente una forte chiamata a raggiungerli, fino a riuscire a toccarli con mano.

    1.3.5. Un passo alla volta, compresi i vari Dèi, studiai le loro storie, cominciai a ricevere decine di Sogni, e iniziai a delineare ciò che oggi è l’Archeoteismo, una via nuova e antica allo stesso tempo, fondata su una rinnovata Comunione con la Terra, o Tersā in Lingua Indoeuropea, e sull’incontro degli antichi sentimenti e dei nuovi valori.

    1.4. Scopo dell’Umanità e dell’Archeoteismo

    1.4.1. Rispetto a tutti gli altri animali, vi sono caratteristiche che distinguono spiccatamente gli esseri umani. Tali aspetti sono parte integrante della nostra natura, e di conseguenza fondamentali per definire il nostro ruolo all’interno del nostro ambiente.

    L’intelligenza è una delle nostre doti più importanti. Tramite l’intelligenza possiamo influire su tutte le nostre altre qualità. Disponiamo di un ampio potenziale tecnologico; con questo non si intende tanto la capacità di sviluppare strumenti ad altissimo livello scientifico, ma soprattutto la possibilità in qualsiasi ambiente di inventare e realizzare oggetti utili. In questo spiccano immediatamente la fantasia e l’inventiva, nonché la prensilità e la precisione delle nostre mani. La cultura si aggiunge alle caratteristiche appena descritte; essa consiste soprattutto nella capacità di tramandare sapere, idee, concetti e tradizioni, per via orale o scritta. A questo si associa immediatamente il linguaggio, che nella nostra specie è estremamente specifico ed efficace.

    1.4.2. Di certo tutte queste doti ci distinguono, ma viene naturale, soprattutto a noi umani, interrogarsi sul motivo di tali capacità. Tutto ciò serve solo a noi stessi o ha uno scopo più elevato? E qual è questo scopo?

    C’è un’altra caratteristica che non è stata elencata in precedenza. Forse la più importante, e quella che più di tutte può aiutarci a trovare la via. Ogni essere umano è capace di rendersi conto delle conseguenze globali delle proprie azioni, e ha la capacità di autolimitarsi. Gli esseri viventi in generale affinano al massimo le loro peculiarità, cosa necessaria alla sopravvivenza. Qualora i limiti naturali di un essere vivente cessassero, questo esploderebbe al massimo del suo potenziale, distruggendo tutto sul suo cammino.

    1.4.3. Ciò che è capace di fare un essere umano, anche in considerazione della nostra estrema espansione sul pianeta, è guardarsi attorno e porre dei limiti per salvaguardare ciò che ci circonda. Ognuno di noi è in grado di valutare, soppesare e regolare le proprie azioni in base al loro effetto globale. Nonostante in molti individui questa capacità possa essere distorta o assopita, ciò non toglie il fatto che essa ci sia.

    1.4.4. A che scopo una caratteristica simile? La risposta diviene lampante nel momento in cui si riporta al presente il sentimento di Comunione con la Terra. Per secoli noi umani ci siamo chiesti cosa avremmo potuto fare col nostro mondo. È tempo di chiedersi che cosa il nostro mondo potrebbe farsene di noi. Nello stesso modo in cui noi stessi utilizziamo organi e cellule del nostro corpo, Tersā utilizza ogni essere vivente e ogni sasso o goccia d’acqua di cui è composta. Noi non siamo semplicemente al Suo servizio, ma ne siamo parte nel senso più profondo e vitale, in un insieme unico e pulsante. Ogni cellula del nostro corpo collabora con le altre per il bene collettivo, che si riflette nel proprio. È in questo che l’Archeoteismo si riconosce, agendo col preservare, proteggere e regolamentare il mondo di cui siamo parte. Rapportando la presenza umana sulla Terra a una funzione fisiologica, potremmo essere assimilati a una porzione del sistema immunitario e dei meccanismi di guarigione, in grado di proteggere l’organismo dalle minacce esterne o da gravi crisi interne, ma che in caso di malfunzionamento può risultare letale per l’intero sistema.

    1.4.5. L’Archeoteismo si prefigge il perseguimento del nostro scopo in primo luogo attraverso la comprensione individuale. Lo studio e la pratica delle Virtù permettono all’individuo di bilanciarsi e di armonizzarsi con se stesso, con gli altri e con tutto ciò che lo circonda. Gli Dèi sono degli alleati in un rapporto paritario nello svolgimento delle nostre funzioni, e non dei padroni ai quali obbedire. I Rituali, le Offerte e tutti i contatti con gli Dèi sono finalizzati soprattutto a stringere uno stretto legame tra il Materiale e il Divino, e cioè letteralmente alla consacrazione. Tramite il contatto e la comprensione delle singole Divinità, si apprendono i comportamenti corretti in relazione a ognuna di esse. Tali comportamenti sono definiti Jeunes, le Vie Corrette. Ogni Jeunis è un insegnamento, un consiglio, un aiuto a raggiungere una civiltà sana, in costante sviluppo e coerente con il proprio scopo. Tutto ciò conduce al Jeuneis Sentos vero e proprio, la Retta Via che caratterizza l’essere umano che vive intensamente, cresce, apprende, matura, pensa, ragiona e agisce, sempre in modo sano e costruttivo per se stesso e per il proprio ambiente sociale e naturale.

    1.4.6. Detto ciò, è importante che ognuno rammenti che la civiltà è composta da singoli individui, e che ognuno di noi può fare una differenza enorme già solo scegliendo di agire. Di conseguenza, la seconda cosa che sta alla base dell’Archeoteismo è l’Azione. Se mai vi fosse un problema, risolvetelo. Le lacrime e la rabbia di rado portano a molto. È ovvio che tale azione debba intendersi come azione pacifica, salvo nei casi in cui si renda necessaria una difesa a un’azione violenta altrui o a una minaccia alla vita e alla libertà, e anche in tal caso la civiltà e l’umanità dovranno in primo luogo restringere le reazioni soltanto alla minor violenza possibile.

    1.4.7. Le azioni più importanti che può compiere una persona sono comunque quasi sempre quelle che si svolgono ogni giorno. Sono proprio gli atti compiuti che definiscono il mondo in cui viviamo. Decidere di comportarsi in modo positivo, anche se si vive in una società negativa, crea un futuro buono, dove invece adeguarsi a tale società con la scusa dell’autodifesa equivale a desiderare un futuro oscuro e a perdere il diritto di protestare. Chi partecipa a una realtà marcia impersona e sostiene il marciume. Sta alla persona comportarsi in modo corretto e contribuire a creare il mondo voluto. Inoltre, le parole sono vuote se non sono accompagnate dall’agire. È meglio fare in silenzio che dar aria alla bocca senza concludere niente.

    1.4.8. L’impiego di risorse naturali per vivere è un diritto di ogni essere vivente, nei limiti della compatibilità con l’ecosistema. Anche le cellule di un organismo ne consumano le risorse, senza per questo sentirsene in colpa. Se però le sostanze di scarto del metabolismo cellulare uccidessero l’individuo, il problema sarebbe decisamente molto serio. Allo stesso modo, la nostra attività deve prevedere un nostro inserimento nell’ecosistema in un modo che permetta di preservarlo. Va sottolineato che il fatto che la nostra presenza modifichi l’ecosistema stesso è assolutamente naturale. D’altra parte, nei milioni di anni che hanno preceduto la nostra apparizione, miliardi di specie si sono susseguite in un costante mutare di equilibri, ed è naturale che una specie come la nostra, composta da un elevatissimo numero di individui e con alto livello tecnologico, abbia un consistente impatto sugli equilibri planetari. Questo però non significa che tale impatto non debba essere minimizzato, proteggendo l’ecosistema dallo sfruttamento incontrollato, dall’immissione di inquinanti in quantità e qualità ingestibili da parte dei processi naturali e dalle modificazioni climatiche.

    1.4.9. In sunto, è importante vivere come parte integrante di un organismo, preservando noi stessi tramite, per esempio, la cura delle malattie e dei parassiti, la

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