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I Guardiani di Noléa: Libro secondo de Lo Spirito del Mondo
I Guardiani di Noléa: Libro secondo de Lo Spirito del Mondo
I Guardiani di Noléa: Libro secondo de Lo Spirito del Mondo
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I Guardiani di Noléa: Libro secondo de Lo Spirito del Mondo

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"Noléa è un ideale, il più alto che possiamo avere, e va protetto a tutti i costi."

Noléa, e la Devenia tutta, sono in grave pericolo. Wind, Elaysa, Robin e Randal sono chiamati a difendere la loro patria dal complotto del Kaller e del Bharda. Mentre attentati e rapimenti sconvolgono la città, i nostri eroi devono affrontare insidie di ogni tipo, utilizzando le loro abilità da Guardie e i poteri del misterioso Spirito del Mondo. Ma quando verità scioccanti vengono rivelate e alleati diventano nemici, Wind e Robin devono rinsaldare la loro fedeltà all'ideale di Noléa e unirsi agli altri Guardiani per sventare la minaccia sovrumana e salvare la loro città.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateMay 10, 2023
ISBN9791221458329
I Guardiani di Noléa: Libro secondo de Lo Spirito del Mondo

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    I Guardiani di Noléa - Flavio Anglani

    Riassunto de Gli Spadaccini di Noléa

    In una roccaforte sconosciuta, due uomini discutono di un piano misterioso, un complotto che hanno ordito con l’intento di sconvolgere le sorti della Devenia e dell’intero mondo. I due uomini si fanno chiamare con i titoli di Kaller e Bharda, e sono a capo di un’organizzazione segreta.

    A Noléa - la capitale della Devenia - arriva Wind D’Annac, giovane spadaccino proveniente dalla provincia. Vuole diventare una Guardia (l’élite militare del Paese), per seguire le orme di suo nonno e vivere la sua stessa vita avventurosa e ricca di pericoli. Qui incontra Ondalu, uno strano mendicante con il quale fa amicizia, e che lo aiuterà ad ambientarsi nella grande città.

    Per diventare una Guardia, Wind deve essere ammesso a una Scuola d’Armi, ed è certo di farcela grazie alle sue abilità e a una lettera di presentazione di suo nonno. Le cose tuttavia non vanno come il ragazzo aveva sperato, e l’ingresso nella Scuola di Spada gli viene rifiutato.

    Nel frattempo, Robin Duval, una Guardia nota in tutto il paese come la Folgore Rossa di Noléa, e suo zio Randal, ispettore del Ministero della Difesa, stanno viaggiando verso la città di Oxland. Durante il viaggio, essi subiscono l’attacco di una banda di malviventi. Robin dà dimostrazione delle sue doti guerresche sconfiggendo i predoni, e inoltre mostra di possedere una capacità sovrannaturale legata al mistico Spirito del Mondo, che le dona il potere di controllare il fuoco.

    A Noléa, Wind decide di non arrendersi nonostante lo sconforto: è lì per diventare una Guardia. In una taverna viene avvicinato da Elaysa Sherden, una giornalista. La donna ha bisogno di qualcuno che la protegga perché sta indagando su un traffico d’armi illecito che coinvolge personalità importanti di Noléa. Ha visto Wind battersi alla Scuola di Spada e ha deciso di assumerlo come Guardia, con la promessa di fargli sostenere l’esame per entrare a far parte a tutti gli effetti del Corpo. Wind naturalmente accetta con entusiasmo.

    La prima indagine dei due riguarda dei magazzini che Elaysa vuole controllare. Delle esplosioni, sospette per il loro infausto tempismo, impediscono però le indagini. Tuttavia, Wind ed Elaysa riescono a intrufolarsi in uno dei magazzini, e lo stesso fanno Robin e Randal Duval. All’interno, degli uomini dello Skaarding (una nazione confinante con la Devenia) hanno ucciso diversi tecnici, e ne stanno portando via altri. Dopo un infruttuoso inseguimento, Wind, Robin, Elaysa e Randal fanno la reciproca conoscenza.

    Di seguito, i quattro si ritrovano su un treno gigante spinto dalla Repulsione - l’energia futuristica che muove tutte le macchine del mondo - diretto verso lo Skaarding: stanno seguendo la pista lasciata dai rapitori. Nessuno sa che Randal, oltre ad agire su mandato del Ministero, è coinvolto personalmente con il gruppo industriale ai quali sono stati sottratti i tecnici assieme a dei misteriosi progetti. E nessuno sa che il Kaller e il Bharda sono i responsabili di quanto è accaduto, e che inoltre stanno tramando per uccidere i ficcanaso che indagano sulle loro azioni.

    Sul treno, i nostri faranno anche la conoscenza di Katrin Kaldessor e di suo nonno Kosmien. La prima è un piccolo genio, già all’università nonostante i suoi tredici anni, mentre il secondo è la sua Guardia. Di seguito, durante un ricevimento organizzato da un uomo d’affari, Alexander Depanov, Elaysa subisce un attentato. Il combattimento che segue è sanguinoso, e i nostri ne escono vittoriosi facendo anche uso dei loro poteri mistici: Wind controlla l’aria, Robin il fuoco. I due scoprono inoltre che anche Katrin possiede le stesse capacità, che le donano poteri curativi.

    Giunti al termine del viaggio, Elaysa e Randal capiscono di essere stati messi su una falsa pista, e trovano il modo di rientrare a Noléa tramite un’avionave mercantile. Tuttavia, durante il viaggio di ritorno, vengono attaccati da un’avionave pirata. Ancora una volta Wind e Robin devono ricorrere alle loro abilità e ai loro poteri, per riuscire a ottenere una vittoria insperata. Il loro legame si rafforza, mentre si logora quello tra Robin e suo zio, colpevole agli occhi della ragazza di essere fuggito dall’avionave in pericolo senza la minima considerazione per gli altri.

    Di nuovo a Noléa, il Kaller e il Bharda ordiscono nuovi piani per sistemare chi indaga sulla loro organizzazione.

    Elaysa informa Wind dei suoi sospetti su un gruppo misterioso chiamato Settimo Ministero, che secondo lei è l’artefice dei furti e dei rapimenti. Il ragazzo confida l’informazione a Robin, ma lei reagisce in modo inaspettato: si adira con Wind, perché non crede all’esistenza del Settimo, un capro espiatorio del quale non è mai stata trovata alcuna prova.

    Amareggiati, l’uno per la reazione dell’amica, e l’altra per il suo stesso comportamento, entrambi subiscono degli agguati. La loro vita è in pericolo, ma il provvidenziale intervento di alcuni alleati risolve la situazione: Robin viene salvata dai Kaldessor e dal loro amico Arcibald, Wind viene tirato fuori dai guai da Ondalu.

    Wind, nonostante le ferite, corre a controllare le condizioni della sua protetta, ma trova la casa di Elaysa in fiamme. La donna però è salva, e riserva a Wind una sorpresa: ella è un agente del Ministero della Difesa, e quella di giornalista è una copertura per svolgere al meglio le sue indagini. Wind si sente adesso ancora più coinvolto, perché la sua missione è diretta alla protezione del Paese.

    Robin intanto, ferita molto più gravemente di Wind, è stata curata dai poteri di Katrin e di Arcibald, e si risveglia nella propria casa, solo per scoprire di essere stata messa da parte da suo zio. L’uomo è dovuto infatti partire per una missione importante, e ha dovuto farlo senza di lei.

    A Noléa intanto si è diffusa una strana notizia: una specie che si credeva estinta da millenni, quella dei giganti, sembra essere tornata in vita. Alcuni esemplari hanno seminato morte e distruzione al confine con lo Skaarding.

    Wind, preoccupato per la salute della sua amica, riesce finalmente a incontrare Robin, e il loro legame di fratellanza si rafforza. Hanno rischiato più volte la vita insieme, e si considerano ormai veri compagni d’arme. A casa della ragazza, Wind le confiderà il segreto di Elaysa, e le comunica che presto lui e la donna partiranno per indagare su questi misteriosi giganti. Robin decide di andare con loro.

    Nel villaggio di Ostaria, Wind e Robin subiscono l’attacco di uno di questi esseri. In un pirotecnico combattimento scoprono che non si tratta affatto di un essere vivente, ma di un automa. Lo sconfiggono facendo uso dei loro poteri legati allo Spirito del Mondo, e capiscono che l’automa è un’arma deveniana, trafugata e venduta allo Skaarding. Dopo lo scontro, Robin riconosce il merito di Wind, dicendogli di essere ormai degno di essere considerato una vera e propria Guardia.

    Elaysa tuttavia non partecipa della gioia del suo protettore, anzi muta il suo atteggiamento: è infatti scossa dal fatto che sia Wind che Robin siano simulacri, ovvero persone in grado di fare uso dello Spirito del Mondo. Lei stessa sta infatti da tempo indagando su quella mistica energia, e sul suo potenziale utilizzo bellico.

    Rimasta sola a Ostaria, Robin fronteggia l’attacco di un gruppo altamente addestrato che sottrae ciò che resta dell’automa e ne uccide il pilota fatto prigioniero. Di nuovo a Noléa, la ragazza subisce un altro duro colpo quando scopre il doppio gioco di suo zio. In un aspro confronto con lui, Robin viene a conoscenza del suo coinvolgimento con gli industriali e con i loro traffici illeciti: l’uomo ha sempre conosciuto la natura dei progetti sottratti alle industrie deveniane (i Giganti), e la sua missione è sempre stata quella di recuperarli per i suoi alleati. Di fronte a un tale tradimento, Robin abbandona il suo ruolo di Guardia di Randal.

    Recatasi da Wind per rivelargli ciò che ha scoperto e per assumersi le responsabilità dei rischi corsi da lui e da Elaysa a causa di suo zio, troverà che l’amico è di tutt’altra opinione. In un breve momento di pace, il loro rapporto diventa ancora più stretto. Un’altra sorpresa attende però la ragazza: tornata a casa sua, Robin scopre che qualcuno le ha recapitato in segreto una lettera indirizzata a Wind.

    Tornata dall’amico, Robin gli consegna la lettera. Wind la legge: è di sua nonna, ed è preoccupante. Non solo la donna parla di pericoli, ma fa riferimento ad altre lettere che Wind non ha mai ricevuto.

    Il giorno dopo, Wind affronta Elaysa. Non vuole crederci, ma è stata proprio la donna a bruciare le missive a lui indirizzate: non vuole che il ragazzo venga distratto dai suoi doveri. In uno scontro di volontà, la caparbietà di Wind vince: può assentarsi per cinque giorni, per verificare cosa sta succedendo a casa sua, ma il rapporto con Elaysa è incrinato.

    Insieme a Robin, il ragazzo torna a casa. Durante il tragitto, i due hanno modo di parlare del loro passato, e in questo modo di legarsi ancora di più.

    Alla locanda del padre di Wind, il pericolo si presenta sotto forma di una banda armata giunta lì per catturare il nonno del ragazzo. Dopo un furioso scontro, la famiglia di Wind emerge vittoriosa, ma il mistero aleggia nell’aria: chi sono questi banditi così ben organizzati?

    Questa e altre domande pone Wind ai suoi nonni, ma per ottenere risposte deve raccontare il motivo per cui non è tornato prima a casa. Così il ragazzo svela la verità su Elaysa e sul compito che si è assunto a Noléa. E quando menziona le indagini che sia lui che Robin stanno svolgendo sul Settimo Ministero, che Elaysa ritiene unico responsabile di tutto quello che è accaduto a Noléa, una rivelazione sorprendente lascerà i due ragazzi a bocca aperta: il nonno e la nonna di Wind, suo padre, e molti altri ancora, fanno proprio parte del Settimo Ministero.

    I GUARDIANI DI NOLÉA

    1 - Decisioni

    - Voi siete COSA?

    Wind saltò in piedi. Aveva di sicuro frainteso le parole di suo nonno! Immagini confuse si affastellarono nella sua mente, mentre cercava di figurarsi i suoi parenti come mandanti degli attacchi che avevano subìto fino ad allora. Accanto a lui, la tensione di Robin era palpabile.

    Eppure no, non aveva capito male. Suo nonno aveva appena detto di far parte del Settimo Ministero.

    - Calma, ragazzo. - Disse Garrel, sollevando una mano. - Non trarre conclusioni affrettate.

    - Il Settimo Ministero ci ha quasi ucciso! - Protestò Wind, in un impeto di rabbia che non riuscì a trattenere.

    - Wind! - Intervenne lady Metienne. - Non tollero questi scatti d’ira! Siediti e lascia parlare tuo nonno! - Disse, la sua voce e la sua presenza talmente imperiose da ottenere l’effetto voluto: Wind si lasciò cadere sulla poltrona, mantenendo però la sua espressione incredula.

    - È ammirevole tutta questa tua energia, ma ti assicuro che è rivolta verso il bersaglio sbagliato. - Riprese suo nonno. - È come ti ho detto: facciamo parte del Settimo Ministero, ma non siamo noi i responsabili dei rapimenti e dei furti, né degli attacchi a voi. Dovresti vergognarti per averlo soltanto pensato, figliolo - aggiunse.

    - Per favore, spiegateci cosa sta succedendo.

    Era stata Robin a parlare, consapevole della confusione nella quale doveva trovarsi il suo amico. Fin dal primo momento in cui Wind le aveva parlato della teoria di lady Elaysa sul coinvolgimento del Settimo Ministero, lei non l’aveva condivisa. Ma adesso, due persone che aveva imparato ad apprezzare avevano affermato di essere parte di quell’organizzazione. Il minimo che potessero fare era fornire una spiegazione adeguata.

    - Innanzi tutto sarà il caso di sgombrare il campo da alcune convinzioni errate. - Riprese Garrel. - Il Settimo Ministero esiste da molto tempo, ma non mira a sovvertire l’ordine instaurato nella Devenia. Noi proteggiamo Noléa. Vigiliamo e agiamo contro minacce che lo Stato non è in grado, o non vuole, fronteggiare. Lo facciamo in segreto, certo, ma solo per avere una maggiore libertà d’azione. Siamo fedeli a Noléa e agli ideali che essa rappresenta. Come ho già detto, non è stato il Settimo a trafugare i progetti e a rapire i tecnici. Ci siamo invece subito attivati per scoprire chi fosse il vero responsabile e fermarlo, visto che il Governo non sembrava comprendere il rischio che poteva nascondersi dietro quelle azioni. Ma la faccenda si è rivelata molto più complicata di quanto sembrasse. Siamo incappati in molte false piste, e ancora adesso non siamo riusciti a individuare il vero colpevole, anche se abbiamo ottenuto altri risultati interessanti. Inoltre, anche la nostra organizzazione è stata presa di mira già diverse volte dallo stesso vostro nemico, e quello di stamane non è stato che l’ultimo di una serie di tentativi di fermare le nostre indagini. Siamo alleati quindi, non avversari.

    - Allora sapete chi erano quegli uomini? - Chiese Wind, che aveva avuto sufficiente tempo per riprendersi. Stentava ancora a credere a quello che aveva appena udito, ma tutta quella storia stava cominciando ad avere un senso.

    Garrel annuì. - Come ho detto, erano uomini che pensavo di aver seminato qualche giorno fa. Hanno cominciato a seguirmi dopo che avevo terminato la mia missione, e dopo che avevo ucciso qualche loro compare.

    - Che missione? - Chiese Wind.

    - Spionaggio, per farla breve. - Rispose Garrel, incrociando le braccia. - Ero stato mandato a investigare su una struttura che pensavamo fosse stata utilizzata per nascondere il materiale rubato a Noléa, ma invece di trovare quello, ho trovato un comitato di benvenuto non proprio amichevole. Sono riuscito a racimolare qualche informazione, ma questo mi ha ritardato, e ha permesso ai rinforzi di arrivare in tempo per seguire le mie tracce.

    - Quindi è per questo che mi avevate chiesto aiuto? - Lo incalzò Wind. Garrel si grattò la barba.

    - In realtà non era mia intenzione chiedere l’aiuto di nessuno. Avevo già deciso di parlarti di tutto questo, perciò ti avevo chiesto di tornare a casa. Dalle tue prime lettere avevo capito che tu e la tua protetta vi stavate interessando agli stessi eventi sui quali stavamo indagando anche noi. Inoltre, dovevo metterti in guardia dai pericoli che tu stesso avresti potuto affrontare.

    - Aggrottò le sopracciglia. - Anche se a quanto pare ne avete superati anche di peggiori.

    Domande su domande si accatastavano nella mente di Wind. Ogni volta che voleva dire qualcosa, si accorgeva di avere qualcos’altro di più urgente da chiedere.

    - Da quanto tempo, nonno? Da quanto fate parte del Settimo? - Scelse di domandare, infine.

    - Da quando sono andato via da Noléa e mi sono ritirato dal servizio. - Rispose Garrel scrollando le spalle. - Da quando ho conosciuto tua nonna. Lei ne faceva già parte.

    Due paia di occhi stupefatti si fissarono sul viso di lady Metienne.

    - Non dovete sorprendervi, bambini. - Disse lei, con voce affabile. - La mia famiglia discende dalla nobiltà che governava Noléa secoli fa. È stato naturale per noi aver continuato a vigilare perché niente minacciasse quello che avevamo contribuito a creare.

    - E non lo avete fatto per riprendere quel potere che vi era stato tolto? - Chiese Robin a bruciapelo. Era consapevole di aver mancato di rispetto a lady Metienne, ma era fondamentale per lei chiarire quel punto.

    - No, bambina. - Rispose la donna, in tono conciliante. - Il potere che avevano i miei antenati è passato al popolo, come è stato giusto che accadesse. Sarebbe anacronistico riportare la monarchia in un mondo che non ne ha più bisogno, per quanto illuminata possa essere. L’unica missione che abbiamo scelto di perseguire è la difesa della Devenia. Noléa è prima di tutto un ideale, che di volta in volta si incarna in differenti forme di governo. A noi sta a cuore soltanto che nessuno distorca e sfrutti per il proprio tornaconto quell’ideale. Nessuno ci conosce e nessuno ci ringrazierà, e a noi sta bene così. Non è un caso che la nostra organizzazione si chiami Settimo Ministero: veniamo dopo gli altri, e agiamo in segreto. Non siamo utili per il normale governo della nazione, ma siamo indispensabili se gli altri non possono muoversi.

    Forse furono davvero le parole che aveva detto, o forse fu il suo carisma che così tanto la affascinava, ma Robin sentì che i suoi dubbi erano in gran parte svaniti. Tuttavia, c’era ancora tanto su cui riflettere.

    Wind invece aveva altre domande da fare, sempre più pressanti.

    - Allora nonno, fin da quando ero bambino, era questo il motivo per il quale sparivate? Quelle che io credevo fossero missioni da Guardia, erano invece missioni svolte per conto del Settimo?

    - Erano comunque missioni da Guardia, come dici tu. - Gli rispose Garrel - In fondo, il Settimo Ministero è l’unico a vedere le Guardie per quello che sono, e non come costosi ma semplici mercenari. Siamo l’élite militare di Noléa, non quello che le Scuole ci hanno reso adesso.

    Wind vide che Robin aveva raddrizzato le spalle, a quella risposta. Quelle parole rispecchiavano ciò che lei stessa gli aveva detto tempo addietro.

    - E comunque sì, fin da quando sei nato ho svolto diverse missioni per conto del Settimo, ma mai così importanti. Sebbene i pericoli non siano mai mancati, quest’ultimo sembra essere il più grosso che abbiamo mai affrontato.

    - Ma allora perché non me ne avete mai parlato?

    Garrel sospirò.

    - Non avevo intenzione di ingannarti. Ma la nostra è un’organizzazione pericolosa. Tuo padre mi aveva proibito di parlartene, perché ha sempre pensato che tutta questa faccenda fosse fin troppo rischiosa. Con lui sbagliammo, tanti anni fa, proprio perché lo mettemmo subito al corrente di cosa facevamo. Non volevamo ripetere il medesimo errore. - Disse, e la sua voce si fece triste, mentre guardava sua moglie e lei gli restituiva lo stesso sguardo. Poi riprese a parlare: - Dovevi essere preparato, e dovevi fare esperienza. Per questo ti ho insegnato a combattere, e per questo sono stato d’accordo nel farti andare a Noléa. Saresti rimasto lontano dal pericolo che stavamo affrontando, e avresti dato prova delle tue capacità. - Aggrottò la fronte. - Mai avrei pensato che invece ti saresti ritrovato ad affrontare proprio lo stesso pericolo dal quale avevamo voluto proteggerti.

    - Allora la vostra lettera di presentazione... - Disse Wind in un sussurro.

    - Ah sì, quella che hai letto, dunque.

    Wind provò un improvviso senso di vergogna, al ricordo di quello che aveva pensato di suo nonno quando era caduto preda dello sconforto.

    - Sì. - Rispose, chinando il capo. Suo nonno scoppiò a ridere.

    - Come aveva predetto tua nonna! - Esclamò. - Ti devo delle scuse per quella, ragazzo, ma non potevo fare altro. Da quando sono entrato nel Settimo, tutto ciò che riguardava la mia carriera di Guardia è stato fatto sparire. Non potevo certo usare le mie referenze per scrivere quella lettera! E inoltre, quella era una prova, il primo ostacolo per saggiare la tua determinazione. Nelle mie intenzioni, avresti dovuto accumulare esperienza a Noléa per almeno un paio d’anni, poi ti avrei richiamato qui per raccontarti tutto questo. Se invece fossi tornato sconfitto, avevamo già deciso di tenerti all’oscuro di tutto. - Di nuovo, si grattò la barba. - Purtroppo la situazione si è evoluta diversamente.

    Ecco, adesso tutto era più chiaro. Wind si sentì in pace, avendo finalmente compreso il senso di quella lettera.

    - Ma allora - si inserì di nuovo Robin, rimasta in silenzio mentre Wind e suo nonno risolvevano questioni personali, - voi sapete chi c’è dietro i rapimenti e i furti?

    Questa volta fu lady Metienne a rispondere.

    - Purtroppo non ancora. Abbiamo scoperto e affrontato alcuni uomini, ma si sono rivelati solo dei meri esecutori di ordini arrivati da qualcun altro. Qualcuno che sa gestire molto bene una catena di comando, visto che non lascia alcuna traccia. Inoltre, ci sono due soggetti separati sui quali indagare. Ovvero chi ha ordinato e realizzato tutto quello che è stato rubato, e chi lo ha invece trafugato e per quale motivo.

    Robin provò un brivido lungo la schiena. Lei conosceva bene i responsabili della progettazione e della realizzazione delle armi rubate.

    - Per quanto riguarda i primi - continuò la donna, - abbiamo scoperto quale gruppo industriale sia stato così scellerato da costruire delle armi di quella portata senza averne avuto mandato dal Governo.

    Robin si sentì gelare. Dallo sguardo di lady Metienne aveva capito che lei sapeva.

    - Un gruppo di persone disposte a tutto pur di arricchirsi. Uomini con degli ottimi agganci tra i funzionari governativi, ai quali sono ricorsi per contattare una fazione dell’esercito il cui unico scopo sembra sia quello di gettare Noléa in una nuova guerra. A loro avrebbero dovuto vendere queste armi di nuova concezione, naturalmente prima che il tutto fosse trafugato.

    Lady Metienne non aveva fatto parola di suo zio, ma Robin non poteva far finta di niente.

    - E mio zio si è trovato al centro di tutto questo.

    La nonna di Wind annuì gravemente, comprendendo il dolore che quella scoperta doveva aver provocato nella ragazza.

    - Bambina, tu non hai alcuna colpa. Sappiamo del coinvolgimento dell’ispettore Duval, ma non è nostro compito prendere provvedimenti nei suoi confronti. Non siamo la polizia. Per quanto ci riguarda, l’unica cosa importante è scoprire chi sta sfruttando quelle tecnologie per costruire armi che possono destabilizzare la Devenia.

    - Armi che però voi avete sconfitto! - Disse Garrel con entusiasmo. - Quando ho saputo che avevate fermato uno di quei giganti, ammetto di aver faticato a crederlo. Avete usato lo Spirito del Mondo, vero?

    Wind e Robin si scambiarono uno sguardo.

    - Oh, finitela. - Garrel accompagnò la frase con un secco gesto della mano. - Sappiamo che siete in grado di usarlo, lo avete fatto anche questa mattina. E comunque eravamo già stati informati da Katrin.

    Robin strabuzzò gli occhi, esterrefatta.

    - Katrin... Kaldessor?

    - Certo! Anche lei e Kosmien fanno parte del Settimo.

    - Sono loro che ci hanno riferito dei vostri progressi. - Riprese lady Metienne. - Non pensavo che fossi diventato già così bravo a usare lo Spirito del Mondo, Wind. Né tanto meno che ci fosse anche qualcun altro che lo sapesse utilizzare. - Aggiunse, guardando di nuovo Robin. - Si dice che quando il pianeta è in pericolo, lo Spirito del Mondo si risvegli in molte più persone e le avvicini, per fronteggiare il nemico comune. Mi chiedo se sia proprio questo che sta accadendo.

    - Le leggende narrano di decine di simulacri, Metienne. - Disse Garrel, con una voce che pareva voler tranquillizzare la moglie. - Non siamo ancora arrivati a quei numeri, ritengo che il pericolo sia molto più... umano. - Poi si rivolse nuovamente ai ragazzi. - E in ogni caso voglio un racconto molto più dettagliato sullo scontro che avete avuto con il gigante!

    - Il messaggero che ha portato la lettera a Robin... - Disse però Wind, che stava ancora cercando di far combaciare tutti i pezzi di quel mosaico. - Allora era Kosmien?

    - Non so chi abbia materialmente consegnato la lettera, Wind. Avevo solo chiesto che ti fosse portata.

    Doveva essere lui, pensò Wind. O forse... Arcibald? Di sicuro anche lui faceva parte del Settimo, riflettè. In ogni caso era ovvio che il timore che qualcuno l’avesse scritta per allontanare lui e Robin dai propri protetti fosse infondato. Pensare a loro però gli fece sorgere un’altra domanda.

    - Avete indagato anche sui nostri protetti?

    - Non ce n’era bisogno. - Rispose suo nonno. - Come ha detto tua nonna, non siamo la polizia.

    - Anche se - si inserì la donna - ammetto di aver richiesto qualche informazione su questa Elaysa Sherden. Volevo conoscere questa donna che pareva avere così tanto ascendente su mio nipote. - Terminò, con una nota maliziosa nella voce.

    Wind sentì la necessità di cambiare argomento. Anche se avrebbe scommesso sul fatto che sua nonna non avrebbe lasciato perdere quel discorso tanto facilmente.

    - Dobbiamo capire chi ha ordinato di rubare quei progetti. È un gruppo molto ben organizzato. Dispongono di mezzi militari e di uomini addestrati. Armi a Repulsione, avionavi, soldati esperti. Se sono soltanto una parte del tutto, Noléa sta affrontando un pericolo che rischia di abbatterne le fondamenta e mettere il paese a ferro e fuoco. E se fosse un’organizzazione legata al Governo?

    Entrambi i suoi nonni lo stavano osservando con uno sguardo molto compiaciuto.

    - Che c’è? - Chiese lui, a disagio.

    - Sei cambiato, Winderful D’Annac. - Disse sua nonna, ma non era un rimprovero, a dispetto del fatto che avesse usato il suo nome completo.

    - Già. - Le fece eco suo marito. - Prima nella tua mente c’era spazio solo per le avventure. Adesso vedo che hai deciso di focalizzare le tue energie per qualcosa di più grande, e più importante.

    Quei complimenti lo imbarazzarono anche più dei riferimenti all’ascendente di lady Elaysa nei suoi confronti.

    - Comunque, anche se non avete scoperto chi è il responsabile dei furti e dei rapimenti, sapete almeno a chi hanno venduto i progetti dei giganti? Lady Elaysa è sicura che sia lo Skaarding ad essere dietro a tutto. - Disse.

    - Una fazione del Governo Skaardian è certamente coinvolta. Ma abbiamo ottenuto anche altre informazioni. - Rispose Garrel dopo un po’, e sembrò più circospetto.

    - Quali informazioni? - Lo incalzò Wind.

    Suo nonno si appoggiò allo schienale.

    - Questo non possiamo dirvelo. Non ancora, almeno.

    Wind restò interdetto. Non si era aspettato quella risposta.

    - Perché non facciamo parte del Settimo. - Capì Robin.

    Garrel annuì.

    - È anche per questo che sono contento che siate venuti qui entrambi. Katrin ci ha parlato molto di te, Robin, e prima o poi saresti stata contattata da qualcuno dei nostri. Ma il fato ha voluto che anche tu fossi coinvolta in tutta questa faccenda, ed è palese che la sicurezza di Noléa ti stia a cuore quanto a noi. Inoltre, la situazione ci ha forzato la mano, costringendoci ad anticipare questo momento. Dunque, possiamo passare allo scopo finale di questa chiacchierata.

    Così dicendo si alzò, assumendo un portamento fiero e ufficiale.

    - Se voi siete d’accordo, proporrò le vostre candidature per essere accettati all’interno del Settimo Ministero. Purtroppo non possiamo decidere da soli. La nostra organizzazione ha delle regole ben precise, e anche altri dovranno dare l’assenso perché voi siate dichiarati membri ufficiali.

    A quelle parole, Wind fu colto da un entusiasmo che gli fece dimenticare tutto il resto. Saltò di nuovo in piedi, rosso in volto e gridando un - Sì! - che diede sfogo a tutta la sua eccitazione.

    Ma quando si voltò verso Robin, certo di udire da lei la medesima risposta, vide che la ragazza aveva il viso nascosto tra le mani, e le spalle piegate come se le fosse stato poggiato sulla schiena un enorme masso. Sorpreso, Wind la chiamò quasi in un sussurro: - Robin?

    Lei sollevò lo sguardo, il volto pietrificato in un’espressione disperata.

    - Perdonatemi, ma non posso accettare. - Disse soltanto.

    E così dicendo si alzò e uscì dalla stanza, seguita dallo sguardo incredulo di Wind, e da quello preoccupato di Garrel e di lady Metienne.

    Fuori dallo studio, Robin si era fermata ai piedi della scalinata che portava al piano superiore della residenza. Fu lì che la raggiunse Wind.

    - Robin? Che ti prende?

    - Mi dispiace, Wind. - Aveva le mani sui fianchi, la testa bassa, e gli occhi al suolo. - Ma non posso accettare una cosa del genere come se niente fosse.

    - Non capisco, Robin. Hai sentito mio nonno, non è il Settimo ad aver organizzato gli attacchi contro di noi. E stanno indagando proprio sul vero responsabile dei rapimenti e dei furti.

    - Non è quello il motivo. E in ogni caso non sarebbe sufficiente a farmi accettare.

    Wind la guardava, riflettendo sui motivi di quella indecisione. Si fidava troppo di lei per non tentare di capire quali fossero i suoi dubbi.

    - Hai paura che quello che ha detto mio nonno non sia vero? - Chiese, indovinando i suoi sentimenti.

    Robin lo guardò negli occhi.

    - Perdonami. Ho paura, sì. Ho paura che ci sia altro, che ci siano segreti che non ci vengono detti. Mi sono fidata di mio zio, e lui mi ha tradito.

    - Per quanto possa valere, ti giuro sull’onore mio e della mia famiglia che nessuno di noi agirebbe con dei secondi fini. - Le disse lui, sicuro.

    Robin sospirò e addolcì il suo sguardo.

    - Vale molto, e lo sai. Ma ugualmente non posso accettare.

    - Ma non era quello che avevi sempre desiderato? - Incalzò lui. Non poteva accogliere il suo rifiuto. Erano arrivati fin lì insieme, gli sembrava innaturale proseguire per quella strada senza di lei. - Il vero ruolo delle Guardie, non essere trattata come una semplice mercenaria, difendere davvero Noléa?

    - È proprio quello il problema! - Per la prima volta, Robin sembrò alterarsi. - Ti rendi conto di cosa significa accettare tutto quello che ci hanno detto i tuoi nonni? Che le Scuole non sono niente più di semplici organizzazioni di lucro, che le Guardie non hanno più significato, o ragione di esistere!

    Adesso era chiaro.

    Robin doveva scendere a patti con la sua stessa natura, con ciò che era. Wind non poteva comprendere appieno cosa l’amica stava passando in quel momento, perché lui non era una vera Guardia. Non aveva sacrificato anni ricercando l’eccellenza nel combattimento e nello studio, con l’obiettivo di entrare a far parte di un corpo d’élite. Un corpo fondato per difendere Noléa e diventato sinonimo di fedeltà, lealtà, coraggio.

    - E cosa dovremmo fare con i nostri protetti? - Continuò lei. - Anche se non sono più la Guardia di mio zio, potrebbe avere ancora bisogno di me. E tu cosa dirai a lady Elaysa? Come le spiegherai tutto questo? La lascerai sola proprio ora, nel momento del massimo pericolo?

    In effetti, a quello Wind non aveva ancora pensato. Abbandonare lady Elaysa era fuori discussione. Ma questo come avrebbe potuto conciliarsi con la volontà di far parte del Settimo Ministero? Forse avrebbe dovuto svelare anche a lei la verità, e chiederle di unirsi a loro?

    - E poi il Settimo Ministero! - Robin non aveva ancora terminato. - Un’organizzazione al di fuori di ogni legalità, che si muove in segreto! Fino a un attimo fa pensavamo che fossero proprio loro i responsabili di tutta questa situazione! E fino a qualche tempo fa mi rifiutavo persino di credere che esistesse! Ah! - La Guardia concluse lo sfogo con un verso soffocato.

    Wind ricordava bene la prima volta che aveva nominato il Settimo Ministero a Robin. Era ovvio quindi che adesso reagisse in quel modo. Scegliere di farne parte avrebbe significato cancellare tutti i suoi ultimi anni di vita. L’Accademia della Guerra e il suo ruolo di Guardia non avrebbero avuto più senso.

    - Devo tornare a Noléa. - Disse ancora lei. - Devo riflettere. Devo capire cosa è giusto fare. Per il paese, e per me.

    No, Wind non poteva capire come lei dovesse sentirsi, ma di certo non l’avrebbe lasciata sola.

    - Tornerò con te. - Le disse. - E prenderemo la giusta decisione.

    - Robin. - La voce di lady Metienne giunse inaspettata dalle spalle di Wind. Lui si voltò, e Robin sembrò mettersi sull’attenti.

    - Immagino che quello che hai sentito ti abbia sconvolta? - Continuò la donna, pacata.

    Robin chinò il capo, andando da lei e prendendo le sue mani.

    - Vi chiedo perdono, milady. So che non avrei dovuto comportarmi in quel modo, ma...

    La nonna di Wind sollevò una mano per zittirla, scuotendo il capo.

    - Non c’è nulla di cui scusarsi, bambina. - Wind non l’aveva mai sentita parlare con quel tono, neanche quando lui da piccolo si infilava in qualche guaio. - Anche se non posso comprenderlo, immagino il tuo stato d’animo. È vero che avevamo pensato di dover raccontare la verità solo a Wind, ma ti posso assicurare che per noi è stato un vero privilegio poterla rivelare anche alla Folgore Rossa di Noléa. Non l’avremmo mai fatto se non ti avessimo ritenuta degna della massima fiducia. Tuttavia, sappiamo che non si tratta di una decisione da prendere alla leggera. Se vuoi tornare a Noléa, ti faremo preparare un trasporto. Quando sarai pronta, ci darai la tua risposta.

    Con gli occhi colmi di gratitudine, Robin guardò la donna, accettando la sua offerta. Poi si girò verso Wind.

    - Partirò da sola, tu hai ancora da fare, qui. E hai ancora tre giorni per rientrare a Noléa, sfruttali per restare con la tua famiglia. Al tuo ritorno saprò darti una risposta. - Wind capì che era inutile protestare, perché Robin aveva già preso la sua decisione. Lei si girò poi di nuovo verso lady Metienne, e disse: - Milady, vi ringrazio per le vostre parole, e per la vostra offerta. Ne sono lusingata, credetemi, e vi giuro sul mio onore che non una parola uscirà dalla mia bocca.

    Sia Wind che sua nonna sapevano per certo che Robin sarebbe morta piuttosto che rivelare quel segreto.

    - Darò subito ordine di preparare un trasporto. Dovrai solo dirmi quando sei pronta a partire. - Le disse lady Metienne, voltandosi e tornando poi nel suo studio.

    Robin e Wind restarono di nuovo da soli.

    - Mi dispiace. - Disse lei soltanto, prima di allontanarsi su per le scale, verso la camera nella quale aveva lasciato le sue cose.

    Wind la guardò, amareggiato. Sentiva che non andava bene così, che non era quello che sarebbe dovuto succedere. Tuttavia, capiva che ciò che lui poteva considerare semplice, per lei non lo era affatto.

    Non poteva fare altro che aspettare che lei prendesse la sua decisione, e sperare che coincidesse con la propria.

    2 - Il carnefice

    Il Bharda conficcò ancora una volta la spada nel corpo ai suoi piedi.

    Sapeva che l’uomo era ormai morto, che quello davanti a lui era solo un cadavere che stava profanando senza alcun motivo, ma non gli importava. Stava sfogando la rabbia e la frustrazione che aveva accumulato in tutto quel tempo.

    Aveva atteso a lungo il momento in cui si sarebbe liberato della zavorra che questi uomini rappresentavano. Li aveva odiati fin dal primo istante, ma gli erano utili, pertanto non poteva toccarli. Adesso però erano divenuti dannosi, un impedimento. E qualsiasi cosa gli fosse di ostacolo, andava eliminata.

    E come era stato piacevole farlo!

    Altre urla risuonarono in fondo al corridoio, insieme alle risate dei suoi uomini. Anche l’insensata violenza dei sottoposti che aveva portato con sé contribuiva a farlo sfogare. Questa era la terza villa che assaltavano, saccheggiando e ammazzando chiunque con inaudita ferocia. C’erano molti obiettivi da attaccare, e aveva dovuto già dividere le sue forze, ma aveva tenuto per sé e per la sua squadra quelli più importanti, e soprattutto quelli che gli avrebbero fornito più piacere. E ne mancavano ancora due. Aveva conservato per ultimi i bersagli migliori.

    Se il Kaller fosse venuto a sapere cosa stavano facendo, si sarebbe infuriato. Anche questo era assurdo, visto che l’ordine di quell’epurazione era partito proprio da lui. E tuttavia il Bharda sapeva bene che il suo capo non avrebbe accettato il modo in cui stava agendo. Una delle contraddizioni di quell’uomo, e un altro motivo di frustrazione per lui.

    Il solo pensarci rinvigorì la sua sete di sangue, e il Bharda sferrò un calcio al cadavere, allontanandosi poi per andare a finire un altro ferito, che si era trascinato in un angolo a piangere. Senza la minima pietà, come se fosse un insetto fastidioso da schiacciare, l’uomo appoggiò la punta della propria spada sotto la mandibola del morituro, e spinse, lentamente, scegliendo di procurare più dolore e terrore possibile prima di concedere la morte alla vittima predestinata.

    Non lo comprendeva, non ci sarebbe mai riuscito, che fosse maledetto anche lui. Il Kaller era un mistero, e lui lo odiava per quello. Un giorno sembrava un patriota, il giorno dopo un terrorista sanguinario. Aveva dato lui l’ordine di fare piazza pulita di tutti i consiglieri, eppure quel massacro lo avrebbe indignato, e probabilmente si sarebbe sfogato a sua volta facendo ammazzare qualcuno dei responsabili. Il Bharda sarebbe stato come al solito ben felice di fornire il nome dei più esagitati, in modo che fossero puniti. Avrebbe subìto anche lui l’inevitabile sfogo, ma con quello avrebbe fatto i conti in un altro momento.

    Uno dei suoi sottoposti gli si avvicinò, con la lama che grondava sangue, lasciando macchie ovunque sul pavimento.

    - Tutti morti, signore. Funzionari, domestici, cameriere, l’intera famiglia. Come ci avete ordinato. - Aveva un sorriso malvagio sul volto. Lui e quella banda erano stati reclutati nell’organizzazione da poco. Erano banditi, tagliagole, ladri da strada: violenti, senza scrupoli e senza rimorsi. Sarebbero stati i primi a morire al momento dell’attacco finale, ma per adesso erano utili, e svolgevano con ammirevole dedizione il compito che era stato loro affidato.

    Il Bharda sorrise compiaciuto. Era ora di muoversi, quindi. Ancora due porci da ammazzare, e poi si sarebbe diretto al nascondiglio.

    Anche quello gli procurava un certo divertimento. Nascondere in piena vista quello che non si voleva far trovare aveva sortito come al solito l’effetto migliore. Nessuno infatti aveva scoperto quel segreto, neppure quei maledetti ficcanaso che avevano cercato di mettergli i bastoni tra le ruote.

    Altri bersagli di cui si sarebbe vendicato presto.

    Il Kaller gli aveva proibito di affrontarli ancora, dopo l’ultima umiliazione subìta. Aveva dovuto resistere alla tentazione di scatenare contro la Guardia le squadre che aveva mandato a Ostaria, ma era stato meglio così. Quella avrebbe dovuto essere un’altra vendetta da gustare personalmente.

    Un forte rumore richiamò la sua attenzione. Non che gli importasse della segretezza. Aveva voluto seminare quanto più terrore possibile prima di passare al massacro, e aveva attaccato frontalmente, sfondando le porte.

    Anche quello non sarebbe andato a genio al Kaller, ma il Bharda era di un’altra opinione. Ormai non aveva più importanza nascondersi e agire nell’ombra. Sarebbero usciti presto allo scoperto, vibrando un colpo mortale ai propri nemici, e annunciandosi ufficialmente. E in ogni caso, quando la polizia avesse scoperto cosa era accaduto in quei luoghi, non avrebbe trovato nessuna prova che fosse riconducibile a loro. Sarebbero stati esattamente quello che sembravano, ovvero una serie di attacchi da parte di un’efferata banda criminale, composta da malviventi già noti. Era per quello che aveva ordinato di lasciare lì anche i cadaveri degli stupidi che si fossero fatti ammazzare. Sarebbe stata la prova lampante che la malavita della città si era scatenata in una notte di follia omicida.

    Si girò verso l’uomo che gli aveva fatto rapporto, e gli comunicò l’ordine di procedere sul prossimo obiettivo, poi si incamminò verso l’uscita della villa. Fuori, alzò gli occhi al cielo: la luna di sangue era ben visibile quella notte, e il suo colore rosso era decisamente appropriato per il lavoro che stavano svolgendo.

    Circa un’ora dopo, il Bharda faceva scivolare la spada fuori dal ventre flaccido della sua ultima vittima.

    Anche questa era fatta. E ormai anche le altre squadre dovevano aver terminato le loro missioni.

    - Portatemi il Comunicatore! - Disse, rivolgendosi ai due uomini accanto a lui. Uno di essi scattò a eseguire l’ordine, mentre l’altro gli rimase al fianco. Con gli occhi ancora spiritati per la violenza di quel massacro, il Bharda gli chiese - Abbiamo avuto perdite qui dentro?

    - Nessuna. - Gli rispose il sottoposto. - Signore. - Aggiunse poi, ovviamente non avvezzo a quel tipo di rispetto verso i suoi superiori. Il Kaller lo avrebbe già ucciso di persona, per quella mancanza. Al Bharda invece faceva comodo.

    - Allora fai in modo che ci siano almeno un paio di cadaveri da trovare, come al solito. Scegli i più inetti, o i più riconoscibili. A tua discrezione. - Gli disse, con un ghigno malvagio. L’altro uomo gli rispose con un sorriso ugualmente malevolo, e si allontanò per svolgere il suo macabro compito.

    Nessun legame, nessun obbligo di fedeltà verso i propri compagni: gli uomini perfetti per quella missione. Poco importava quanti ne avrebbe persi, erano comunque tutti sacrificabili.

    Poco dopo, il primo dei sottoposti ritornò, seguito da altri due uomini. Due veri soldati dell’organizzazione, questa volta: il Comunicatore e il suo assistente. Insieme a loro, il Bharda si ritirò in una stanza isolata, che aveva già fatto preparare rendendola più buia e vuota possibile.

    Era ora di fare rapporto al Kaller.

    Al Comunicatore servì ben poco tempo per mettersi in contatto con il proprio omologo alla Fortezza.

    - Eccoti, finalmente.

    L’uomo aveva parlato con la voce monotona tipica di quelle comunicazioni, ripetendo ciò che il Kaller aveva detto a centinaia di chilometri di distanza.

    - Suppongo che tutto si sia svolto senza incidenti? - Disse ancora.

    - Tutto secondo i piani. - Rispose il Bharda. - Abbiamo appena terminato il nostro ultimo incarico. Stanotte a Noléa si è compiuto un massacro che sarà ricordato a lungo, nella storia degli scontri tra bande criminali. Trasmetti.

    - Mi auguro che sia così. Spero anche che tu non abbia ecceduto con la violenza e il clamore. Non è ancora arrivato il momento di uscire allo scoperto.

    Il Bharda rise tra sé, ben felice che il suo capo non potesse vederlo.

    - Ho dato ordini ben precisi in merito. - Oh sì, lo aveva fatto. - E chiunque abbia esagerato è già stato punito per il suo errore. Trasmetti.

    - Allora procedi con il resto del piano. Dopodiché potrai raggiungermi. Ci stiamo avviando verso il gran finale, amico mio. La scacchiera è poco sorprendentemente tutta a nostro vantaggio. Il che mi delude un po’, devo dire. A parte qualche imprevisto, tutto si è svolto come avevo pianificato.

    Certo, la scacchiera di Léanné, ricordò il Bharda. Un’altra fissazione del Kaller. Però, aveva parlato di imprevisti?

    - Di che parli? Trasmetti.

    - Nulla di preoccupante. Qualcuno ha fatto visita a un nostro stabilimento, causando diversi problemi. Una mossa notevole, su un lato della scacchiera poco articolato e di scarso valore, ma che avrebbe potuto portare a sviluppi ben peggiori. Non ha fatto i danni che i tuoi amici hanno fatto, ma è stata comunque una piacevole distrazione.

    Il Bharda serrò la mascella. Era certo che il Kaller avesse detto quella frase con tono di scherno, per ricordagli ancora una volta il suo fallimento con i loro inseguitori. Sentì una profonda rabbia montargli dentro, e decise di parlargli del piano che aveva escogitato.

    - A questo proposito, volevo parlarti di un’idea. Trasmetti.

    - Parla pure.

    - A quanto pare, le Guardie si sono allontanate da Noléa. Me lo hanno riferito gli uomini che ho lasciato a controllarli. - Digrignò i denti al pensiero di dover usare dei sottoposti per sorvegliare quei due, senza poterli attaccare. Ma gli era stato proibito. - Non ho idea di dove siano andati, non li ho fatti seguire, come mi hai ordinato. Ma vista la loro assenza, direi che sarebbe un buon momento per organizzare una visita alla residenza dell’ispettore. Questo rientrerebbe nei nostri piani, dopotutto. Non tenterò nulla contro la giornalista, non ho intenzione di disubbidirti. Trasmetti.

    Restò in attesa della risposta, che giunse dopo un po’ di tempo.

    - Fai pure. Ma non esagerare: fa’ in modo che lo scoprano a tempo debito.

    Bene, almeno questo avrebbe potuto farlo. Il Bharda sorrise fra sé, pensando agli sviluppi di quell’idea, convinto che la situazione si sarebbe evoluta proprio come lui aveva programmato.

    - Ti rallegrerà sapere - riprese il Kaller - che il prototipo è ormai terminato. Abbiamo completato una prova d’insieme, e non ci sono stati problemi. Sarà operativo entro pochi giorni, dopodiché avvieremo la produzione degli altri componenti. I nostri clienti hanno già pagato, immagino che le dimostrazioni fatte con i singoli pezzi siano state più che sufficienti per loro.

    La notizia procurò un vero piacere al Bharda. Dunque l’arma sulla quale avevano puntato davvero era stata ultimata! Erano vicini al momento finale di quell’operazione, sognato ormai da anni.

    - Mi rallegra decisamente. - Rispose lui, e la sua voce esprimeva davvero una feroce contentezza. - Ragione in più per abbandonare questa maledetta città e tornare da te. Ormai abbiamo quasi finito con le pulizie, e anche lo sgombero procede senza intoppi. Se tutto andrà come previsto, entro quattro o cinque giorni sarà tutto completato. Trasmetti.

    - Felice di sentirtelo dire. Sì, non hai più bisogno di restare lì, ma lascia comunque un presidio armato. Sarà un valido aiuto per gli altri uomini di stanza a Noléa.

    Fin troppo prudente, pensò con astio il Bharda. Lui era più impulsivo, e a volte odiava davvero quella pianificazione che riteneva eccessiva. Aveva obbedito per anni, soffocando la sua natura e mantenendo una facciata calma, potendo scatenarsi solo in poche occasioni, dando libero sfogo alla rabbia che covava. Quella notte era stata una di quelle occasioni, ma

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