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Nei secoli fedele
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Nei secoli fedele

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About this ebook

Gianni Rossi è un maresciallo dell’Arma dei carabinieri. Ha sentito questa vocazione quando era solo un ragazzo, e da allora si è dedicato anima e corpo al raggiungimento dei suoi obiettivi, così da poter aiutare i più deboli, sua missione di vita. Brillante, intraprendente, buono e altruista, segue gli insegnamenti del suo mentore e amico Giuliano, che lo guida alla scoperta di sé. Grazie a questa amicizia, Gianni allarga i suoi orizzonti, iniziando a recarsi personalmente nei paesi più bisognosi, come l’Africa, e sporcandosi le mani, concretizzando così il suo desiderio di aiutare. Non mancano degli errori da parte sua, a dimostrazione che tutti possono sbagliare, e che solo lavorando sodo sia possibile migliorare. Ed è quello che fa: la sua vita è una continua ricerca e un continuo elevarsi, un susseguirsi di lezioni che dà e che riceve, alla spasmodica ricerca della risposta a una domanda precisa «Perché veniamo al mondo?».
LanguageItaliano
PublisherBookRoad
Release dateOct 22, 2020
ISBN9788833220901
Nei secoli fedele

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    Nei secoli fedele - Erika Pisacco

    PRIMA PARTE

    GIOVENTÙ

    Cavalcava fiero e felice il suo destriero.

    Si sentiva libero nella sua campagna, indomabile e pronto a qualunque impresa la vita gli avesse presentato. Eppure, la sua realtà era ancora quella di un giovane ribelle, o meglio ancora anticonformista, pronto a battersi contro tutto e tutti per la giustizia.

    Non si faceva troppi problemi quando poteva sfidare il vento con il suo cavallo, attraverso le colline che lo avevano visto nascere e crescere. Aveva grandi sogni, persino troppo alti per poterli condividere con i ragazzi della sua età. Amava l’estremo, la quotidianità lo annoiava, era molto svelto nell’apprendere e poteva conciliare lo studio con l’essere d’aiuto ai genitori, sia per coltivare i loro appezzamenti di terreno, sia nelle mansioni domestiche più basilari. La famiglia apprezzava molto questo aspetto del giovane Gianni. Era davvero quello che potremmo definire un bambino prodigio oppure un iperattivo incontrollabile, ma aveva dalla sua parte un gran cuore tenero che compensava l’indole indomabile. Già all’età di sei anni era capace di cucinare l’indispensabile e poteva benissimo badare a sua nonna, alla quale voleva un gran bene. La mamma della sua mamma viveva in casa con loro e, poco dopo la nascita del piccolo, primogenito, il suo sistema nervoso era degenerato nell’aterosclerosi, la malattia che colpisce le persone anziane che si sono un po’ trascurate in gioventù. Tale malattia costringeva la nonna a seguire anche un certo regime alimentare che permetteva al suo sangue di restare fluido, in modo da scorrere senza causare problemi. Tuttavia la nonna era, ovviamente, assai golosa di uova e formaggio, come si conviene alle persone abituate a mangiare i prodotti delle loro bestiole e della buona terra. Ci voleva qualcuno che fosse abbastanza sveglio da tenerla d’occhio, e chi meglio dell’affezionato nipotino! Era molto attento, e quando vedeva la nonna andare nel pollaio a prendere le uova per poi nasconderle sotto il cuscino, Gianni le toglieva e le portava via. Un’altra accortezza alimentare era quella di evitarle il formaggio grattugiato nella pasta. Questo era veramente troppo per il sistema nervoso della nonna, che vedeva gli altri condire con il formaggio, mentre lei veniva ingannata con del pane grattugiato; così, nella mente brillante del suo nipotino, si delineò una soluzione esemplare: per amore della nonna tutti avrebbero dovuto rinunciare al formaggio, ma come poteva un bimbo di appena sei anni vietare ai grandi di fare qualcosa? Allora Gianni escogitò un piano infallibile. Ogni mattina, dopo che la sua mamma aveva preparato il formaggio che avrebbero poi consumato durante i pasti, Gianni lo faceva sparire mangiandone lui una parte e dando il resto alle galline; poi tornava in casa, mentre i genitori erano a lavorare nei campi, e grattugiava del pane secco rendendolo finissimo e mettendolo al posto del formaggio. Così tutti avrebbero goduto del medesimo condimento e la nonna sarebbe stata contenta.

    Come ogni bambino, anche Gianni andava a scuola. Il primo anno fu per lui davvero bello, si era follemente innamorato della maestra e questo gli fece trascorrere un anno in fretta; certo era molto bravo, ma anche molto incentivato. Purtroppo, già dalla seconda elementare, la vita si dimostrò più dura del previsto e l’amata maestra fu trasferita. Al suo posto ne venne una anziana, brutta e cattiva, almeno a sentire Gianni. Ovviamente lui era già il piccolo leader della classe e decise che l’antipatica insegnante rea dell’aver sostituito la persona da lui amata, doveva essere punita. Il piccolo aveva capito i punti deboli della povera maestra, ma non voleva neppure agire in modo che tutti scoprissero il suo operato. Si creò un gruppetto di amici coesi e una mattina arrivarono a scuola di buonora, quando ancora la maestra non c’era e la bidella stava svolgendo le sue mansioni di pulizia. Avevano portato con loro a scuola un compagno aggiunto apposta per la felicità della loro maestra: una vipera.

    «Allora, ragazzi, dobbiamo mandare via la bidella e poi sistemiamo la vipera.»

    «Ma come faremo, Gianni? Ci scopriranno!»

    «Lasciate fare a me!»

    «Ciao, bidella!»

    «Ciao bambini, siete già a scuola? Così presto?»

    «Sì, devo aiutare i miei amici a fare i compiti» rispose Gianni. «Dobbiamo finire di scrivere dei pensierini che ci ha dato la maestra, ma ieri pomeriggio alcuni di noi hanno dovuto lavorare nei campi e non abbiamo finito i compiti.»

    «Siete davvero bravi! Aspettate che vi apro le imposte delle finestre così ci vedete meglio.»

    «No, bidella! La maestra non vuole.»

    «Come sarebbe a dire?»

    «Vedi, lei ci vede male e la luce della mattina le dà fastidio. Spesso ci chiede di chiudere le imposte quando arriva, anzi, ci ha chiesto di avvisarti di questo suo problema se ti avessimo visto.»

    Alla bidella, sembrò strana la cosa, ma vedendo che tutti i bambini erano d’accordo con la richiesta, lasciò chiuse le imposte e andò a proseguire le pulizie nelle altre aule.

    «Bene, ragazzi, questo è il momento di agire, presto!» disse Gianni.

    Poco tempo dopo arrivò puntuale anche la maestra, che si meravigliò delle imposte chiuse: «Ma guardate voi questa bidella che mi lascia anche le finestre chiuse la mattina, forse pensa che ci vedo anche al buio. Ragazzi, qualcuno vuole aprire le imposte, per favore?».

    «Maestra» risposero in coro «siamo troppo piccoli e le persiane sono troppo pesanti per noi.»

    «Dite davvero? Io sono convinta che nelle vostre campagne fate lavori ben più pesanti che aprire delle finestre.»

    «No, maestra, davvero, sono pesanti, rischiamo di farci male.»

    «Va bene.» La povera maestra si rassegnò ad aprire personalmente la prima persiana e diede un urlo talmente forte che subito le colleghe e la bidella stessa accorsero per vedere cosa fosse successo.

    Ovviamente la punizione fu esemplare per tutti i bambini e i genitori furono immediatamente convocati a colloquio.

    Così gli anni delle elementari trascorsero con la stessa insegnante antipatica e la voglia irrefrenabile di farle qualche scherzo. Come avvenne in quarta.

    «Ragazzi, perché non facciamo uno scherzo epocale a quell’antipatica?»

    Le idee rivoluzionarie erano sempre di Gianni, che convinceva la massa a seguirlo.

    «Tipo cosa?»

    «Facciamo uno sciopero anche noi!»

    «Cosa vuoi dire?»

    «Domani non ci presentiamo a scuola.»

    «Figurati! I nostri genitori si arrabbieranno moltissimo!»

    «Ma noi usciamo da casa e ci ritroviamo qui di buon mattino, ovviamente usciamo da casa con tutti i libri come se fosse un normale giorno di lezione, però poi ce ne andiamo tagliando per i campi.»

    E così fu deciso. La mattina seguente, secondo i piani, i piccoli marinarono la scuola senza che nessuno se ne accorgesse, fino a quando la maestra, vedendo che nessuno si presentava, andò dalla bidella e disse: «Questa mattina deve essere scoppiata una vera epidemia, quindi me ne vado a casa, è inutile che resti qui».

    «Ma come? E la scuola? Cosa sta dicendo, maestra?»

    «Nella mia aula non c’è nessuno!»

    «Nessuno? Come sarebbe a dire? Mia figlia dev’esserci per forza, è venuta con me come ogni altro giorno, dove vuole che sia?»

    «No, bidella, mi dispiace, neppure sua figlia è presente.»

    Purtroppo, la bidella conosceva bene gli elementi di cui era composta la classe e riuscì a ritrovarli e riportarli in aula nel giro di poco tempo. Anche questa volta la punizione fu davvero severa. Pareva che non ci fosse modo di liberarsi dell’antipatica maestra.

    Gli anni passarono e la piccola peste divenne ben presto un giovane intraprendente, che si dilettava anche con i motori. Essendo molto bravo a scuola, aveva ottenuto da suo padre un regalo davvero grandioso: una splendida Vespa di cui andava particolarmente fiero e che amava mettere in mostra per essere più attraente agli occhi delle ragazze, che erano il suo passatempo preferito.

    Era anche un ottimo DJ, figura un po’ particolare considerando la sua origine paesana, ma era bravo anche in questo e gli fu facile essere assunto presso una nota discoteca di città. Il suo nuovo ruolo gli avrebbe permesso di guadagnare qualcosa per essere sempre più indipendente, sia per gli studi che per le sue uscite galanti.

    Condivideva la sua giovinezza con un amico di nome Massimo. Spesso si ritrovavano a cavalcare insieme e si sentivano forti, padroni del vento e del loro destino. Da bambini, invece, erano più propensi a raggiungere la scuola tagliando attraverso dei campi di cipolline di un loro vicino che aveva la fama di portare male, quelli che un tempo nei paesi si pensava che potessero fare il malocchio agli altri. I due bambini una volta, non credendo a tali storie, decisero di mettere alla prova il tanto temuto vicino e gli fregarono un sacco di cipolline di cui, tra l’altro, i due monelli erano molto ghiotti. L’unico vero malocchio da cui dovettero davvero scappare fu l’uomo stesso, che li rincorse brandendo il badile.

    «Massimo, ti devo dare una grande notizia! Mi hanno assunto come DJ al Mulino, la discoteca che sta in città!»

    «Dai! Grandioso! Cosa dicono i tuoi?»

    «Mio padre è contento, è un grande! Sa che mi piace cacciare e vede che so dove andare per unire l’utile al dilettevole, così mi guadagno anche qualcosa. Mia mamma è sempre più apprensiva, vorrebbe avere un figlio tranquillo, poveretta.»

    «Fortuna che ha tua sorella!»

    «Boh! Le donne sono tutte strane, siano madri o sorelle, meglio quelle che incontri in discoteca. L’età non conta e finita la nottata sconosciuti come prima, una vera pacchia.»

    «Certo che tua madre fa bene a essere in pensiero, con un figlio fuori di testa come te!»

    «Sciocchezze! Voglio guadagnare qualcosa; devo cominciare a costruire la mia vita, proprio come piace a me, spericolata. Dai, facciamoci una bella galoppata. Questa sera sei mio ospite in discoteca, sarà una grande serata.»

    La serata del DJ stava per cominciare.

    Gianni era tuttavia diverso dai giovani che capitano nei locali notturni per sfuggire alla vita diurna, fatta di impegni e responsabilità. Era molto bello, ma possedeva anche una cultura che lo differenziava dalla maggior parte dei suoi coetanei, e anche di coloro che abitualmente frequentano la discoteca come DJ. Per lui quel mondo e quelle ore alla consolle erano puro divertimento, non aveva dipendenze o bisogni particolari. Il suo debole erano le donne, e sottolineo donne, perché non sembrava confondersi troppo con le sue coetanee, anche se gli ronzavano intorno come api al favo di miele. Se era lui il DJ della serata, lo si capiva appena entrati nel locale dalla ressa di ragazze vicino alla postazione.

    Gianni aveva gusti esigenti, era elegante nel fare ed estremamente estroverso nel rapportarsi, ma con un tocco di classe tutto suo che lo rendeva irresistibile. In questo modo riusciva facilmente ad arrotondare lo stipendio da DJ con le generose mance delle signore snob che provavano un certo piacere nel sentirsi toccare con eleganza nei posti giusti. Gianni, che aveva capito tali dinamiche, era disposto a stare al gioco, un modo tutto suo per prendere in giro una certa classe sociale senza sembrare scortese. Anzi, da quando era stato assunto, le presenze alle serate da lui condotte erano notevolmente aumentate.

    Dopo diversi mesi di servizio serale, era riuscito a inserirsi molto bene nell’ambito della discoteca, nonostante fosse troppo sveglio per lasciarsi sfuggire alcuni particolari poco chiari della vita notturna. Capiva bene che dietro a musica e luci doveva muoversi anche altro. Certo si trovava in una città relativamente grande, non certo una metropoli, ma l’essere umano è fallibile ovunque.

    Un’altra passione di Gianni era conoscere ogni particolare, geografico, politico e sociale dei suoi luoghi d’origine e dintorni, per questo faceva ricerche e scriveva articoli. Infatti, aveva anche un proficuo impegno diurno come giornalista. Scriveva per un giornale locale articoli sui luoghi, gli usi e costumi, aveva anche contribuito a organizzare volumi di guide turistiche che venivano utilizzate nei vari tourist point. I suoi lavori piacevano al giornale con cui collaborava e riscuotevano anche un certo interesse nella cerchia culturale di chi lo leggeva. Appassionato di natura, storia e letteratura sapeva miscelare sapientemente questi ingredienti in ogni suo articolo, per farne prodotti appetibili a ogni buon intenditore.

    Queste sue doti si accompagnavano a un grande spirito d’osservazione e ragionamento.

    Gianni da tempo stava osservando i movimenti di un giovanotto. Ogni sera andava in discoteca, eppure non sembrava avere un gruppo di amici come riferimento, nessun protettore che lo inserisse in qualche cerchia particolare. Nessun segno distintivo, eccetto la sua naturale indisposizione alla compagnia e, particolare determinante, la totale assenza dalle piste di ballo. Gianni era molto incuriosito da questo, perché andare tutte le sere in discoteca per non ballare mai? Cominciò a osservarlo con attenzione. Aveva notato che arrivava sempre puntuale, ogni sera alla solita ora, come se avesse un appuntamento importante, anche se nessuno lo avvicinava. Metodicamente, dopo circa mezz’ora dal suo arrivo, correva in bagno e iniziava il suo ballo personale dentro e fuori le toilette.

    Gianni non poteva resistere, decise che doveva sapere tutto e lo avrebbe seguito per capire quello strano comportamento.

    La sera seguente, desideroso di scoprire il mistero, organizzò un intrattenimento a tema romantico, pianificando una serata per innamorati con musiche tranquille e non troppo mixate. Questo gli avrebbe dato modo di defilarsi un attimo dalla sua postazione per seguire il giovane nei suoi movimenti.

    Detto fatto, la seconda volta che il giovane si recò ai bagni, Gianni lo seguì.

    Immediatamente comprese il gioco. Il giovane misterioso lasciava qualcosa negli armadietti e usciva facendo finta di rinfrescarsi il volto. Gianni si fermò per vedere il seguito. Appena il giovane usciva entravano ordinatamente alcuni gruppi di ragazzi, andavano agli armadietti a colpo sicuro, poi alcuni uscivano subito, altri invece si chiudevano in bagno per diverso tempo.

    Gianni capì che doveva trattarsi di droga. Andò in uno degli armadietti e lo aprì con la certezza che vi avrebbe trovato del denaro. Restò deluso, trovò solo una serie di chiavi piccole tipo quelle che si usano negli spogliatoi delle palestre. Pensò che fosse una tattica molto furba, quella di consegnare una chiave che apriva il contenitore dove davvero si trovava il denaro, ma che restava sconosciuto se non a chi doveva prelevare il proprio.

    Questo però apriva la strada a molte altre considerazioni. Si trattava di una palestra sola oppure ogni sera vi erano giovani da palestre diverse?

    Gianni era deciso a scoprire tutto, ma doveva organizzare un piano, inventare sondaggi fittizi e tenere d’occhio le persone giuste. Doveva anche cercare di capire se in alcune sere della settimana ci fossero dei cambiamenti di tattica, volti precisi in giorni specifici. Non poteva certo tenere un registro delle presenze, né tantomeno far domande strane che potessero insospettire i ragazzi o magari i responsabili della discoteca. Occorreva agire con rapidità e massima discrezione.

    Gli venne l’idea di organizzare una sorta di sondaggio musicale. Per una settimana avrebbe lasciato sulla consolle un foglio, dove chi voleva poteva scrivere nome e residenza. Chi lasciava questi dati aveva uno spazio per dire quello che voleva, la musica preferita o qualunque altro desiderio che il DJ potesse realizzare.

    Doveva presentare questo suo progetto anche ai dirigenti della discoteca, non poteva certo prendere un’iniziativa da solo. Si preparò il bel prospetto, ordinato e preciso e telefonò a colui che lo aveva assunto per chiedere un colloquio.

    Gianni era sempre stato corretto e puntuale, nessuno avrebbe mai sospettato di nulla e, in tanti mesi che prestava servizio, aveva sempre agito come uno che si fa i fatti suoi senza troppe domande, qualità molto apprezzata da tutti i dirigenti della discoteca.

    Entrò nell’ufficio del dirigente con quel suo fare sportivo e scanzonato con cui riusciva ad accattivarsi le simpatie e la fiducia di tutti. Lo studio aveva un arredamento molto ricercato, ma tutt’altro che raffinato, pensò Gianni vedendolo per la prima volta. Non era mai stato convocato in quell’ufficio. Il suo colloquio di assunzione si era svolto al bar della discoteca.

    Gianni questa volta non poteva nascondere a se stesso di essere teso, sperava solo di riuscire a mascherarlo davanti agli interlocutori, che si presentarono molto eleganti e incuriositi.

    «Siedi pure, Gianni, non lasciarti intimorire da tutti questi uomini che ti guardano con aria curiosa. La tua telefonata ci ha un po’ sorpreso, per la verità, non siamo abituati a ricevere idee per i progetti, capisci?»

    «Certo, signore. Mi rendo conto di essere un tipo strano, ma credo di potervi esporre una mia idea utile per attirare più giovani in discoteca.»

    «Perché? Ti sembra che ne vengano pochi?» chiese uno degli scagnozzi del capo, fumando la sua sigaretta in modo arrogante.

    «No, signore, non volevo dire questo, ma più siamo e meglio è.»

    Presentò il suo progetto e fu ben accolto. Certo, Gianni ci sapeva fare, ma la reazione degli interlocutori non era scontata. Ai capi aveva detto che la sua iniziativa sarebbe servita anche per un suo articolo culturale per il giornale con cui collaborava. Doveva essere un vero e proprio sondaggio per ottenere una complessa statistica del territorio dal punto di vista culturale degli abitanti, dei giovani e, aspetto fondamentale per la sua ricerca, doveva analizzare quali tendenze musicali fossero direttamente proporzionali a studi specifici come licei, istituti tecnici o professionali. Per questo motivo sarebbe stato importante che si firmassero anche con il loro istituto scolastico di provenienza. Questo avrebbe creato una statistica socioculturale, e propose di pensare anche a una sorta di premio finale per l’istituto scolastico che avesse più presenze attive all’interno della discoteca.

    «Ottimo, ragazzo!» esordì il direttore, mentre i suoi scagnozzi lo guardarono in modo strano per la troppa facilità con cui aveva aderito alla proposta. Lui, invece, pensava che fosse un’ottima trovata: «Tu sei un manager nato, ragazzo, te lo dico io! Altro che questi, che una volta arricchitisi non pensano più a integrare un bel niente. Bravo! Ci vuole fantasia, continua così e farai soldi a palate. Magari un giorno diventeremo persino soci, chissà!».

    In quel momento si aprì una porta laterale che Gianni non aveva notato. In effetti era ben mascherata dalla libreria dello studio. Pericoloso ma ingegnoso, pensò Gianni.

    Uscì una donna troppo elegante. Gianni aveva un occhio particolare per queste sottigliezze, sapeva ben distinguere l’eleganza vera da un insieme di abiti e accessori ricercati che una donna voleva sfoggiare. Ovviamente obiettò alla proposta di Gianni: «A me sembra piuttosto una perdita di tempo. Il nostro DJ vuole solo farsi bello ai tuoi occhi, magari poi ti chiederà un favore, chissà».

    Il capo si fece una risatina beffarda, tirò una boccata abbondante dalla sua sigaretta, poi la ributtò in faccia a sua moglie rispondendole, con poca gentilezza: «Forse è vero, cara! Ma pare che il nostro DJ riscuota un certo gradimento presso le tue ricche amiche di provincia, magari sei gelosa? Mi piace la sua idea, punto. Non voglio più che altri ribattano, e poi sono ampiamente abituato a persone che vogliono apparire belle ai miei occhi per sfruttarmi in qualche altro modo, tesoro! Comincia pure quando vuoi, ragazzo, per me è okay! Pensa anche all’idea di quel premio per l’istituto più coinvolto e poi fammi sapere. Un’ultima cosa, non badare a spese, la mia bella signora non resterà certo a corto di soldi a causa tua!».

    Gianni si sentiva un po’ a disagio per essere stato messo in mezzo a quella diatriba tra moglie e marito, ma aveva anche ottenuto ciò che voleva e poteva procedere con l’esecuzione del suo piano. Nonostante tutto, l’intervento della signora gli aveva fatto capire quanto lo tenessero d’occhio e quanti intrallazzi poteva nascondere un’attività come quella in cui lavorava. Le stesse ricche signore, che ai suoi occhi risultavano solo sciupate prostitute, dovevano nascondere ben altri traffici notturni. La cosa lo eccitava enormemente.

    Dalla sera seguente i ragazzi trovarono un maxiposter presso la consolle del DJ. Ora non avrebbe più dovuto far attenzione perché non lo vedessero aggirarsi nei bagni, aveva scritto le domande più appropriate al suo scopo investigativo.

    La settimana trascorse normalmente, nulla sembrava cambiato. Il cartellone del DJ si riempì di firme e desideri, ma nessun istituto in particolare aveva una regolare presenza in discoteca, come invece si sarebbe aspettato Gianni. Quindi la domanda restava: come faceva chi lasciava la droga a sapere quali chiavi aprivano quali armadietti e dove? Anche se si fossero accordati prima o per telefono, come poteva lo spacciatore ricordare tutte le chiavi, abbinandole nel modo giusto? No, troppo complicato. Ci doveva essere un comune denominatore.

    Gianni non si perse d’animo e decise di aumentare il suo fascino verso le ricche signore che ammiravano i suoi modi galanti: era certo che sarebbero state una miniera d’informazioni.

    Tra queste, Gianni scoprì che c’era la nonna di un frequentatore assiduo della discoteca. Fu proprio lei a dirgli che l’anello di congiunzione di tutto era una palestra.

    «Signora bella, ben trovata. Ogni sera è sempre più bella!»

    «Sei proprio un caro ragazzo. Ci sai fare, con le signore attempate!»

    «Andiamo, ora non si butti giù! Lo sa benissimo di avere un bel fisico e di essere ancora una gran bella donna. E vi piace che gli uomini lo notino e ve lo dicano. Qui però di uomini ne trovate pochi. Cosa volete? I ragazzini che frequentano le discoteche mica sono dei raffinati, poveracci!»

    «In questo hai ragione! Tu, invece? A cosa si deve tanta raffinatezza in un giovane come te?»

    «Mah! Io sono un tipo strano, giro a cavallo, amo fare il contadino e mi piace attraversare la vita divertendomi. A volte però non mi sembra che i giovani incontrati qui si divertano tutti, anche se io faccio del mio meglio con la musica.»

    «Capisco cosa intendi. Io sono la nonna di uno di loro.»

    «La nonna? Non ci credo!»

    «Che fai? Vuoi adulare qualcuno?»

    «Assolutamente no, ci mancherebbe! Solo mi sorprende che così giovane lei possa già ricoprire il ruolo di nonna.»

    «Sai, ho avuto mia figlia che ero ancora molto giovane, appena diciottenne, e lei, a sua volta, pare non aver imparato dagli errori della madre. Anzi, li ha ricalcati fedelmente. Quando ero giovanissima erano pochi gli aiuti che potevi avere in certe circostanze, oggi ci sono scuole e palestre che danno una mano ai genitori impreparati.»

    «Secondo lei, quindi, questi ragazzi si frequentano al di fuori degli orari notturni? Voglio dire, andranno a scuola insieme, si inviteranno l’uno con l’altro.»

    «Se vadano a scuola insieme lo ignoro, ma so per certo che la maggior parte di loro frequenta la stessa palestra.»

    «Una palestra! Ma certo, è proprio quello di cui avrei bisogno anch’io, è importante essere sempre al top per farsi notare dalle ragazze!»

    A Gianni venne l’idea di iscriversi a un corso di tennis proprio nella palestra indicata dalla signora. Detto fatto, anche lui ebbe il suo bell’armadietto e la chiave che lo chiudeva combaciava perfettamente con quelle che aveva già visto in discoteca. Aveva fatto centro, ora restava da capire come scoprire tutto il resto: doveva costruire un piano d’azione, non poteva permettersi di perdere altro tempo. Intanto cominciò gli allenamenti di tennis, che lo appassionavano un sacco. Era molto bravo anche in questo, il suo allenatore lo sognava già in gara.

    Ma il tempo a disposizione per l’indagine di Gianni sembrava essersi concluso.

    Improvvisamente, durante una serata di spettacolo della discoteca, accadde qualcosa che cambiò radicalmente le vita di Gianni. Un ragazzo fu trovato morto nei bagni della discoteca. Overdose.

    I carabinieri arrivarono sul posto in pochissimo tempo, il locale fu blindato e nessuno poteva muoversi senza che un agente lo controllasse a vista. Erano tutti spaventati, increduli e ogni individuo, comprese le aristocratiche signore, furono tenuti sotto fermo temporaneo.

    Gianni ora avrebbe dovuto raccontare tutto il suo piano. Decise di farsi avanti prima che fosse troppo tardi. Cercò di individuare il maresciallo e gli andò incontro dicendogli di avere importanti informazioni.

    «Ehi, ragazzi, avete visto il capitano? Qui c’è un giovanotto che dice di avere informazioni.»

    «È nell’ufficio del direttore.»

    «Ecco, ragazzo, vai e appostati dietro l’ufficio del direttore, quando esce approfittane.»

    Gianni doveva fare particolare attenzione. Cosa avrebbero potuto pensare i capi, se si fossero accorti che voleva parlare con il capitano dei carabinieri? Così decise di far in modo che tutto sembrasse casuale. Preparò una bibita e si appostò dove gli aveva suggerito il maresciallo, appena il capitano fosse uscito lui avrebbe fatto finta d’inciampare, come se stesse scappando.

    Così andò. Gianni non aveva ancora ben chiaro tutto il quadro della situazione, ma cominciava a essere evidente che il direttore fosse coinvolto. E la moglie? Anche questa volta sarebbe apparsa all’improvviso da una porta nascosta?

    Improvvisamente il capitano aprì la porta e Gianni gli volò praticamente addosso rovesciando tutta la bibita sull’uniforme.

    «Ragazzo, ma che modi sono? Sei ubriaco?»

    Gianni restò molto colpito dallo sguardo di quell’uomo in divisa, gli piacque e decise su due piedi di fingersi ubriaco per riuscire ad avere la possibilità di venir interrogato senza destare sospetti.

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