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I diavoli della Zisa
I diavoli della Zisa
I diavoli della Zisa
Ebook59 pages37 minutes

I diavoli della Zisa

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«Si racconta che un preziosissimo tesoro è sepolto qui, in questo palazzo. Nessuno può calcolare il numero dei demoni dipinti nell’affresco, così come sono innumerevoli i denari del tesoro. Contare i diavoli della Zisa porta sfortuna, o almeno così narra la leggenda.» Palermo, XIV secolo: re Pietro II s’innamora perdutamente della splendida contessina Bianca. La ragazza è però la figlia del conte di Ventimiglia, nemico giurato del sovrano. Mentre i due amanti consumano la loro passione proibita nel castello della Zisa, l’ombra di una sanguinosa congiura si allunga sulla Corona di Sicilia. Palermo, XXI secolo: il sepolcro di Federico ii viene aperto da un’équipe di giovani scienziati. Nella tomba vengono rinvenuti anche il feretro di Pietro ii e il corpo di un terzo individuo sconosciuto. Un noir carico di violenza, silenzi e segreti; la storia di un antico intrigo su cui la moderna scienza tenta di fare luce.
LanguageItaliano
PublisherLeone Editore
Release dateJul 9, 2021
ISBN9788892966543
I diavoli della Zisa

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    I diavoli della Zisa - Luca Filippi

    I LEONCINI

    frontespizio

    Luca Filippi

    I diavoli della Zisa

    ISBN 978-88-9296-654-3

    © Leone Editore, Milano

    www.leoneeditore.it

    Il nostro Dna non sbiadisce come un’antica

    pergamena, non arrugginisce nel terreno

    come la spada di un guerriero morto molti

    anni prima, non viene eroso dal vento o dalla

    pioggia e non è neppure ridotto a un cumulo

    di rovine da incendi o terremoti. Il nostro Dna

    è il viaggiatore proveniente da una terra

    antica che vive in ciascuno di noi.

    Bryan Sykes

    Professore di genetica umana, Università di Oxford

    Ad Antonella

    PERSONAGGI

    Palermo, XXI secolo: 

    Fausto Eleuteri, medico radiologo

    Alessandra Gabelli, paleobiologa

    Palermo, XIV secolo: 

    Pietro II d’Aragona, re di Sicilia

    Elisabetta di Carinzia, moglie di Pietro e regina di Sicilia

    Ludovico d’Aragona, principe ereditario di Sicilia, figlio di Pietro ed Elisabetta

    Giovanni d’Aragona, duca di Randazzo, fratello di Pietro

    Francesco di Ventimiglia, conte

    Bianca di Ventimiglia, figlia di Francesco

    Anselma, balia di Bianca

    Palermo, ottobre 2008

    Il dottor Fausto Eleuteri era solo nella grande cattedrale. 

    Il sole era sorto da poco e trapassando le vetrate si proiettava sul pavimento, accendendo il sarcofago di una sfumatura infuocata. Fausto sollevò appena la montatura degli occhiali leggeri e inspirò profondamente. Era un medico e nell’esercizio della sua professione ne aveva viste troppe per emozionarsi facilmente. Non capita tutti i giorni di far parte dell’équipe che avrebbe scoperchiato e poi analizzato i resti del grande Federico di Svevia, lo stupor mundi, l’imperatore che aveva nel sangue la freddezza dei teutonici e la tempra vigorosa dei normanni. Era un’occasione unica nella vita di uno studioso che, come lui, non soltanto si era dedicato a salvare vite umane, ma aveva anche cercato di scovare, con l’implacabile raziocinio dello scienziato, le cause delle morti più antiche, perse nella notte dei tempi. Sentì un tramestio alle sue spalle: i vari componenti dell’équipe stavano affluendo nella cattedrale. A giudicare dai sonori sbadigli, qualcuno era ancora intorpidito per il sonno interrotto da poco. Si alzò dallo scranno di legno su cui era seduto, si allisciò i pantaloni e si avviò verso i colleghi. 

    La cattedrale di Palermo era uno spettacolo stupefacente. Come molte opere d’arte siciliane, conservava l’impronta della superba fusione delle diverse etnie che si erano impiantate nell’isola.

    L’edificio era stato eretto nel XII secolo, durante la dominazione normanna, sulle vestigia di una moschea saracena. Aveva un aspetto imponente, grazie a quattro torri slanciate e alla grande cupola che sovrastava la costruzione. 

    Fausto amava particolarmente la fiancata destra, quella che si affacciava sulla piazza, arricchita dal magnifico chiostro in stile gotico-catalano.

    All’interno, la basilica aveva una pianta a croce latina, suddivisa in tre navate ritmicamente scandite da pilastri adornati con statue di santi. Le cappelle che custodivano le spoglie della famiglia reale e imperiale si trovavano nella navata di destra. La tomba di Federico II era di una varietà di porfido particolare, proveniente dall’Egitto. 

    Alla luce evanescente del primo mattino il prezioso materiale si colorava di un rosso cupo, screziato da venature biancastre. Il sepolcro era sorretto da una coppia di leoni e sormontato da un baldacchino poggiato su colonne marmoree.

    L’urna era stata aperta, l’ultima volta, nel 1781. Il canonico Gregorio Rosario ne aveva fatto una dettagliata

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