Eco chiama Narciso... e lui purtroppo risponde
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Gladia Bertoldi è nata a Trento e da alcuni anni vive a Telve in Valsugana. Diplomata in cultura teologica e magistrale, insegna italiano alla scuola primaria. Nel corso della sua vita ha avuto modo di immergersi nelle fragili realtà compromesse dalle dipendenze, in particolare da quelle affettive, come racconta in questo libro.
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Eco chiama Narciso... e lui purtroppo risponde - Gladia Bertoldi
Gladia Bertoldi
Eco chiama Narciso… e lui purtroppo risponde
© 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-7136-2
I edizione febbraio 2023
Finito di stampare nel mese di febbraio 2023
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
Eco chiama Narciso… e lui purtroppo risponde
Dedico questo mio libro ai miei figli Emanuel, Luca e Matteo che sono il primo e l’ultimo pensiero di ogni mia giornata.
Alle mie sorelle e al mio papà per esserci sempre, certezza di legami indissolubili.
Alla mia amica Patrizia che mi ha sostenuta e incoraggiata, che ha condiviso ogni istante notturno e diurno del mio percorso, che ha creduto in me e che ha reso possibile tutto questo.
Alla mia amica Sabrina per la sua saggia, delicata, prudente e costante presenza.
Tu mi conosci
Tu mi conosci!
, non è vero per niente.
Quante domande attanaglian la mia mente.
Vorrei sapere, capire, domandare…
Non posso chiedere, devo lasciarti andare.
E ogni sfuggente spiegazione mi lascia
insoddisfatta
E questo malcontento lascia una pesante
traccia
Che riemerge con impeto crescente
ogniqualvolta turbi la mia mente.
E il sospetto d’esser solo il comodo riparo
della nave in mezzo alla tempesta, il tempestivo faro.
Il porto sicuro dove le vele ammainare,
lo scoglio a cui aggrapparsi per non affogare.
Così la nebbia si dirada mano a mano
E il sospetto si fa certezza piano piano.
Gladia Bertoldi
Nuove Voci
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
La versione romana del mito di Narciso, vede la bella ninfa Eco consumarsi per l’amore non corrisposto, verso il bellissimo giovane.
L’avevo conosciuto su Meetic, un sito di incontri. Mi è piaciuto subito il suo viso, appena l’ho visto, e la frase di presentazione diceva Non giudicatemi
. Un bel volto, lineamenti duri che rivelavano una dolcezza e una tristezza che mi erano familiari. Gli ho subito scritto: Io non ti giudico…
. Lui ha risposto al mio messaggio e poi non ci siamo sentiti per un po’.
Tempo dopo fu lui a ricontattarmi e incominciammo a scriverci: spesso, sempre più spesso, a qualunque ora. Appena uno dei due era libero o sveglio, lanciava un messaggio sperando che l’altro fosse presente. Ci siamo conosciuti in questo modo, raccontandoci le nostre vite per mesi e mesi, condividendo i nostri pensieri, le nostre speranze, i desideri e le paure. Non ho mai incontrato una persona che riuscisse a capire così a fondo quello che volevo trasmettere. Anticipava parti del discorso che stavo facendo, rispondeva alle mie domande in modo perfetto: le risposte che avrei dato io stessa. I suoi commenti erano gli stessi che avrei fatto io. Ci siamo scritti raccontandoci e confidandoci ogni cosa. E su ogni cosa trovavamo un punto d’incontro, una base comune.
Lo pensavo in continuazione ed era bellissimo anche solo ricevere un suo messaggio durante il giorno. Le mie giornate si illuminavano. Credo di non aver ricevuto tanti Ti amo
in tutta la mia vita, come in quel periodo. Sì, perché ci siamo innamorati così. La mente era completamente rapita dalla sintonia, dalla simbiosi che vivevamo a distanza.
Quante volte ci siamo chiesti perché mai la vita ci avesse tenuti separati così a lungo. Che peccato aver sprecato tanto tempo in situazioni sbagliate. Però ci eravamo trovati, … ed ora che ti ho trovata non ti lascerò andare via
.
Quante volte mi ha ripetuto: Ti amo, amore mio! Senti com’è bello… amore mio… Che bello pronunciare queste parole. Sentirne il significato.
Ti amissimo, mia dolcissima e bellissima guerriera
.
Ti amo, fino al sole ed oltre
.
Sei qui tra le mie braccia amore mio… notte!
Che emozione ricevere la fotografia della spiaggia con la scritta gigante TI AMO fatta con i ciottoli.
Dio, come mi erano mancate queste attenzioni; quanto ne avevo bisogno. Le desideravo come