Quel piccolo imponderabile male
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About this ebook
Quel piccolo imponderabile male, di Giovanna D’Amore Pucci, è un elegante saggio, altamente poetico e dai toni placidi, morbidi. L’essenza sprigionata dal ricercato apparato documentale giunge a noi frammista a ricordi frammentati, in un mix sorprendente.
Richiamando l’attenzione sul senso del rispetto, della responsabilità, dell’onestà e della determinazione, la nostra bravissima Autrice invita i lettori alla riflessione, all’estrema attenzione a ciò che potrebbe essere a prima vista banale ma che in definitiva potrebbe diventare un “piccolo male”.
Giovanna D’Amore Pucci nata a Palermo, dove vive e opera, ha pubblicato, nel 1989, un libro di poesie, Parole senza schema, per l’Accademia Casentinese di Lettere, Arti, Scienze ed Economia. Nel 1993, un libro di racconti, L’Equivoco, per la Novecento. Sempre per la Novecento, nel 1997, ha pubblicato un saggio, Florilegio sull’Amore e la Passione. Nel 2000, un secondo saggio, sul Duomo di Enna. Quindi un giallo, Vista sul cortile, nel 2006, per la Publisicula e La Penna e La Civetta. Nel 2010, sempre per La Publisicula e La Penna e la Civetta, Strane Coincidenze. Tenendo fede al suo impegno civile, ha condotto una rubrica, Pezzi di Palermo, per il “Giornale di Sicilia”. Per il giornale “L’ora”, La Posta del Cuore.
Quel piccolo imponderabile male, edito dal Gruppo Editoriale Albatros, è la sua ultima pubblicazione.
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Book preview
Quel piccolo imponderabile male - Giovanna D’Amore Pucci
Giovanna D’Amore Pucci
Quel piccolo imponderabile male
© 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-7202-4
I edizione gennaio 2023
Finito di stampare nel mese di gennaio 2023
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
Quel piccolo imponderabile male
In copertina dipinto di Nicola Pucci "Bolla VI, Ragazza seduta"
Ai miei genitori.
Quel che provo per i valori che
Essi mi hanno trasmesso
È gratitudine
Per la vita stessa.
"Non ho mai cercato di piacere alla folla, innanzi tutto
perché la folla non gradisce quel che io so. Poi,
perché io non so quel che gradisce la folla".
Epicuro
Nota dell’Autrice
Questo breve saggio, che non nasce dal desiderio di impartire lezioni di vita, bensì nasce da una violenza subita. Nasce anche dall’esigenza di sottolineare come quel male, ritenuto banale, non sia mai un piccolo male, poiché il male, in quanto tale, è sempre un grande male, per cui, nessun male, neanche piccolo, dovrebbe poter essere consumato sotto gli occhi di spettatori, senza che questi sollevino una forte indignazione. Questo saggio nasce dal desiderio di dare un’immagine di vita a chi il male lo compie senza pensarci due volte: poiché non sa, quanto il male costruito dagli ingranaggi della malignità dipenda da una poco fertile intelligenza.
Andava delineandosi così il mio pensiero: ogni frase di quel che avrei voluto scrivere, il punto di partenza e il punto di arrivo, ormai erano chiari nella mia mente. E man mano che procedevo nella lettura dei testi che andavano nella mia stessa direzione, raccoglievo i brani degli autori che preferivo. Mi trovai così con lo stesso spirito del collezionista che cerca le sue radici nella profondità della terra.
I màitres à penser
, scelti non a caso, oltre a sostenermi nella stesura del testo, spero facciano da stimolo a quei lettori, che, a volte a torto, ritengono ostiche alcune letture.
Un’idea sul male
Le memorie non si dimenticano mai. Brutte o belle che siano fanno parte della vita, delle esperienze. E se a volte si vorrebbero dimenticare, esse ci inseguono. Assediano il nostro pensiero costringendoci a rivivere fatti sfuggiti un tempo all’attenzione, e che avrebbero potuto costituire un sano avvertimento. Ci costringono a riflettere sul passato, per prendere coscienza del presente.
Ci si chiede a questo punto: ma quel male, quel piccolo male
che a volte si subisce e a volte si fa senza molto riflettere e che ci riguarda un po’ tutti da vicino, è davvero un piccolo male
?
La risposta è, No
.
Un male è sempre il male
dice una voce austera. E come tale, procura sofferenze
. Procura negatività infinite. Per cui anche il male più banale è sempre un grande male. È un male immenso. È sintomo di morte.
Certo il male esiste. Si sa! E bisogna accettarlo sia che si presenti nella sua forma più lieve, sia che si presenti nella sua forma più crudele. Pur tuttavia, non potendo contrastare quel male che sembra calato dal cielo, e perciò impossibile da contestare, si ha l’obbligo di osteggiare il male che proviene dall’uomo. Quel male che rischia di diventare sempre più insidioso e contagioso se non ci si pone rimedio.
Stai attento Lucilio
, scrive Seneca al suo pupillo. Guardati pure da quegli eventi che possono accadere: come un incendio o il crollo di una casa, e che sono fatti accidentali, ma non dolosi… Ma guardati soprattutto da quelle cose che ci spiano per catturarci. Poiché se sono disgrazie gravi, il fare naufragio, o l’essere travolti da un carro, queste sono pure disgrazie rare. Mentre il vero pericolo da cui devi premunirti e che non devi mai perdere d’occhio, poiché è un pericolo d’ogni giorno, è quello che proviene dall’uomo. Non c’è un pericolo più frequente e insidioso di questo…! Il temporale, infatti, prima di scatenarsi minaccia, e l’edificio prima di crollare scricchiola; il fumo preannuncia l’incendio. Mentre il male prodotto dall’uomo scoppia invece all’improvviso. E quanto questo ti è più vicino, tanto meglio lui si nasconde. …Tu hai torto se riponi la tua fiducia in coloro che ti stanno attorno! Questi hanno aspetto di uomini, ma cuori di belve. …Anzi peggio! Poiché la belva è pericolosa solo al primo incontro. Passato questo momento non lo è più. Essa non cerca più perché niente la spinge più a muoversi se non la necessità: e se la belva assale per fame o per paura, l’uomo è capace di uccidere il suo simile soltanto per diletto
.
"Homo homini lupus!", dice Plauto, a conferma di ciò che dice Seneca. E proiettando l’immagine dell’uomo in una foresta dove ogni bestia sembra assetata di sangue, rende questa frase tanto carica di significato, che scrittori e filosofi ne faranno uso nei secoli a venire per elaborare le loro teorie sull’uomo.
Del resto l’inatteso ci sorprende sempre! Più di quanto non si immagini il male ci arriva dalle persone più vicine. E non è facile accettare quel disincanto che ci costringe a scorgere nel viso di un parente o di un amico, il viso del traditore. Al proprio padre, alla madre, ai figli, ai fratelli, alla moglie o al marito, all’amante, si vuole credere. In loro si vuole ravvisare colui o colei che ci rassicura, e non un assassino. Da loro ci si aspettano quelle certezze che rendono calda l’esistenza e quel tipo di amore che dà senso alla vita. Così, faccia a faccia con l’assassino, non si realizza a volte il pericolo che si sta per correre. Non ci si accorge della maschera che l’amico porta sul viso.
L’empio spia il giusto e cerca di farlo morire
dice