Il fossato: Come la pandemia ha diviso la società
By Andrea Lodi
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Il fossato - Andrea Lodi
1ª PARTE - RICCHI E POVERI
PREMESSA INTRODUTTIVA
Tra febbraio del 2018 ed agosto del 2019, ho scritto quattro articoli relativi alla sempre più crescente disuguaglianza tra ricchi e poveri. Una forbice che si è ulteriormente allargata nel periodo Covid, a causa di importanti fenomeni speculativi tipici della nostra tanto elogiata economia capitalistica.
Gli articoli, pur riguardando dati relativi agli anni 2018 e 2019 con alcune valutazioni future fino al 2023, letti ad oggi ci restituiscono comunque un quadro chiaro, ed allarmante, del divario esistente tra i pochi fortunati che detengono la maggioranza della ricchezza del pianeta, e i tanti che rischiano purtroppo di raggiungere una condizione di povertà assoluta.
Negli ultimi due anni i miliardari che controllano le grandi imprese nei settori alimentare ed energetico, hanno visto un vertiginoso aumento dei propri patrimoni. Stiamo parlando di un miliardo ogni due giorni, per un valore stimato attorno ai 453 miliardi di dollari. Praticamente il PIL dell’Austria. Per contro, un milione di persone ogni trentatre ore rischia di sprofondare in una condizione di povertà estrema. Vale a dire 263 milioni di persone.
Oggi la ricchezza dei miliardari è pari al 13,9% del PIL mondiale. Oltre tre volte la quota del 2000, che si attestava attorno al 4,4%. I venti individui più ricchi del pianeta hanno patrimoni che valgono più dell’intero PIL dell’Africa subsahariana¹. Patrimoni che sono aumentati più in questi due anni di pandemia che nei primi ventitre anni delle rilevazioni di Forbes².
L’aumento vertiginoso dei prezzi al consumo dei prodotti alimentari e dei beni energetici, contribuisce notevolmente alla creazione di questo assurdo divario.
I miliardari a Davos avranno sicuramente brindato all’incredibile impulso che le loro fortune hanno ricevuto grazie alla pandemia e all’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia, – ha affermato Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International – ma allo stesso tempo decenni di progressi nella lotta alla povertà estrema rischiano di essere vanificati con milioni di persone lasciate senza mezzi per poter semplicemente sopravvivere
.
La marcata concentrazione della ricchezza, e di potere economico, nelle mani di pochi è il risultato di politiche di lungo corso, di decenni di liberalizzazioni e deregolamentazione della finanza e del mercato del lavoro, di anni in cui le regole del gioco sono state fortemente condizionate da interessi particolari a detrimento della maggioranza dei cittadini. - continua Gabriela Bucher – Privatizzazioni, emersione di nuovi monopoli, ricorso ai paradisi fiscali e sfrenato arricchimento per pochi; insicurezza, sfruttamento, assenza di diritti e sforzi scarsamente riconosciuti e ricompensati per troppi altri. La pandemia ha esacerbato le disuguaglianze e ridotto sul lastrico molte persone. Milioni oggi non hanno sufficiente cibo o soldi per riscaldarsi. In Africa orientale, una persona rischia di morire di fame ogni minuto. Siamo di fronte a una disuguaglianza paradossale, tossica che rischia di spezzare i legami che tengono insieme la nostra società
.
Lunedì 17 ottobre 2022 a Roma, in occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà, Caritas Italiana ha presentato il suo 21° Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo L’anello debole
.
Ne esce un quadro alquanto inquietante. In 14 anni, dal 2007 al 2021, in Italia il numero di persone in povertà assoluta è più che triplicato, passando da 1,8 milioni a 5,6 milioni. Stiamo parlando di quasi il 10% dell’intera popolazione. Di questi, 1,4 milioni è minorenne. Un fenomeno in crescita a causa soprattutto dell’inflazione — alimentata soprattutto dall’aumento dei beni energetici e dei generi alimentari — che pesa in particolare sulle fasce più povere della popolazione.
Ma c’è un dato che rende la situazione ancora più inquietante, spiegato molto chiaramente in un editoriale da Francesco Riccardi su Avvenire³: La
povertà si eredita molto più della ricchezza. Ben il 59% di chi oggi è povero è cresciuto in famiglie povere (il 66% al Sud). L’ascensore sociale, come si nota da tempo, è bloccato. Anzi, ora sembra funzionare solo in discesa, con il 48% di persone povere e a basso titolo di studio che sta peggio rispetto ai genitori".
Monsignor Carlo Redaelli, presidente della Caritas italiana, rincara la dose: alla Caritas adesso arrivano i figli e i nipoti di quelli che venivano una volta. Nel nostro Paese ci vogliono cinque generazioni per uscire dalla povertà, nel Nord Europa ne bastano due
.
GLI ARTICOLI
1 – 28/2/2018 - 1° parte: Ricchi e Poveri
L’Italia detiene il primato europeo di Stato più povero
In Europa, su una popolazione di circa 510 milioni di abitanti, il 15% circa dei suoi abitanti vive in uno stato di privazione sociale o materiale
. Vale a dire che poco più di 78 milioni di europei vivono in condizioni di povertà. Purtroppo, in termini assoluti, l’Italia è al primo posto della triste classifica, con circa 10,5 milioni di cittadini che faticano a tirare avanti: a pagare l’affitto con regolarità, o a pagare le bollette delle utenze domestiche. Stato di povertà relativa (A), viene definita, da non confondersi con la povertà assoluta (B), che vede coinvolti ben 4,7 milioni di cittadini italiani.
In termini percentuali però la classifica cambia. Le percentuali dei poveri rispetto alla popolazione residente sono ben diverse, con la Romania al primo posto con un tasso di povertà del 49,7%, seguita a ruota dalla Bulgaria con il 47,9% e dalla Grecia con il 35,6%. L’Italia è al 10° posto con un tasso del 17,2%, subito dopo la Spagna (Figura 1).
Dati impressionanti, conseguenza di una crisi socio-economica che sta sempre più evidenziando i limiti e le contraddizioni di un sistema sociale che non regge più, che vede sempre più aumentare il divario tra ricchi e poveri, sui quali pesano troppi anni di scelte politiche ed economiche sbagliate.
Gli italiani faticano ad uscire dalla crisi. La crisi di un sistema
che non è più in grado di garantire ai comuni cittadini
– da distinguere dalle classi privilegiate appartenenti a questa o quella corporazione, prima tra tutte i politici di ogni categoria e orientamento – quei diritti sanciti, e tanto conclamati, dalla nostra costituzione.
Negli ultimi due anni, tuttavia, la situazione sembra essere migliorata. In Europa nel 2014 si contavano ben 98,1 milioni di poveri. In Italia nello stesso periodo il numero di cittadini in condizioni di povertà è calato di 3,4 milioni di unità. Sintomo di una ripresa che stenta a partire
? O molto probabilmente un effetto (temporaneo?) delle riforme messe in atto dal Governo negli ultimi due anni?
In Italia come in Europa sono soprattutto i cittadini con basso livello di scolarizzazione a vivere in stato di privazione. Diplomati e laureati hanno più probabilità a trovare un impiego sicuro (così si evince dai dati pubblicati da Eurostat). Quanto affermato da Eurostat troverebbe conferma dalla situazione del nostro Paese, dove il tasso di diplomati e laureati del 26,2% è di molto inferiore rispetto alla media comunitaria del 39,1%. Ma la Commissione europea non si ferma qua. Il tasso degli abbandoni scolastici, infatti, è superiore rispetto alla media comunitaria (13,8% contro il 10,7% Ue).
Secondo l’Istat nei prossimi anni, il numero di cittadini italiani a rischio di povertà o esclusione sociale, è pari a 18 milioni (il 30% circa della popolazione residente). Una previsione, si spera errata, che se associata ad una disuguaglianza dei redditi maggiore rispetto alla media dei Paesi europei, dovrebbe preoccupare i nostri governanti. Secondo l’istituto di statistica, infatti, nel 2015 le famiglie italiane hanno registrato una significativa e diffusa crescita del reddito disponibile e del potere d’acquisto
associata tuttavia a un aumento della disuguaglianza economica e del rischio di povertà o esclusione sociale
.
Note:
A. Si definisce stato di povertà relativa, la condizione in cui si viene a trovare un individuo quando non è in grado di garantirsi gli standard di vita prevalenti all'interno di una data comunità e comprendente bisogni che vanno al di là della semplice sopravvivenza. Si tratta in genere di bisogni dipendenti dall'ambiente sociale, economico e culturale in cui vive l’individuo che possono variare nel tempo e nello spazio.
B. Si definisce stato di povertà assoluta, la condizione di povertà in cui si viene a trovare un individuo quando non è in grado di soddisfare necessità fisiologiche di base quali: i bisogni primari, il minimo vitale, il fabbisogno nutrizionale minimo, la disponibilità di beni e servizi essenziali per la sopravvivenza. E’ assoluta
in quanto prescinde dagli standard di vita prevalenti all'interno della comunità di riferimento.
2 – 12/2/2019 - 1° parte: Ricchi e Poveri
La disuguaglianza tra ricchi e poveri alimenta la rabbia sociale
Il rapporto Oxfam 2019 dal titolo Bene pubblico o ricchezza privata?
, ci presenta un quadro sconcertante sulla situazione sociale ed economica dell’intero pianeta.
Iniquità sociale nel mondo
Secondo il rapporto l’1% della popolazione mondiale detiene quasi la metà della ricchezza aggregata netta totale (per la precisione il 47,2%), mentre 3,8 miliardi di persone, (il 50% dell’intera popolazione mondiale), ne detengono appena lo 0,4%.
L’anno scorso, da soli, 26 ultramiliardari – si legge nel rapporto - possedevano l’equivalente ricchezza della metà più povera del pianeta. Una concentrazione di enormi fortune nelle mani di pochi, che evidenzia l’iniquità sociale e l’insostenibilità dell’attuale sistema economico
.
Sempre più persone in povertà estrema da una parte, pochi Paperoni ultra-miliardari dall’altra.
Una marcata disuguaglianza sociale ed economica che non accenna a diminuire. Tanto nei paesi ricchi, Italia compresa, quanto in quelli che un tempo ormai lontano venivano definiti in via di sviluppo
.
La lotta alla disuguaglianza sociale ed economica
Il rapporto
individua alcune misure, di immediata applicazione, che risolverebbero in gran parte il problema:
1. lo sviluppo di servizi pubblici essenziali come sanità e istruzione;
2. la lotta all’elusione fiscale;
3. un’imposizione fiscale che chieda a tutti di contribuire a una società più equa in base alle proprie possibilità.
L'ingiusta distribuzione della ricchezza, infatti, potrebbe essere risolta in parte se l'1% dei più ricchi pagasse lo 0,5% in più di imposte sul patrimonio. Occorre tenere presente che negli anni, i governi dei Paesi più ricchi (o meglio, dove sono presenti i Paperoni del Pianeta), hanno ridotto se non addirittura eliminato la cosiddetta imposta patrimoniale
. Nel 2015 nel mondo, infatti, solo il 4% delle entrate fiscali si riferiva a imposte sul patrimonio. E nel tempo la situazione è peggiorata. Il carico fiscale si è sempre più spostato sui redditi da lavoro e sui consumi.
Ciò che sorprende del rapporto del 2019, è che in sostanza, vengono dette le medesime cose del rapporto del 2015. A distanza di (solo) quattro anni il divario ricchi – poveri
è aumentato, ma le misure suggerite per ridurlo rimangono sempre le stesse.
La situazione in Italia
In Italia la situazione non è diversa. Nel 2018 il 5% degli italiani possedeva la medesima ricchezza del restante 90% della popolazione.
Il 10% degli italiani con il maggior patrimonio, possiede più di sette volte la ricchezza detenuta dalla metà più povera dei cittadini del nostro paese. Un divario che si è ampliato nel corso del tempo.
Dal punto di vista fiscale, anche l’Italia, come altri Paesi a capitalismo avanzato, ha ridotto se non addirittura eliminato l’imposta patrimoniale, con l’aggravante che soffre di un’evasione fiscale che vale circa il 7%