Alimentazione bioregionale: Nutrirsi con il cibo naturale che cresce nel luogo in cui si vive
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Alimentazione bioregionale - Paolo D'Arpini
Paolo D'Arpini
Alimentazione bioregionale
Nutrirsi con il cibo naturale che cresce nel luogo in cui si vive
ISBN: 9791280990365
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
https://writeapp.io
Indice dei contenuti
L'Autore
Introduzione
La mia esperienza: tutto inizia con la consapevolezza di essere Terra
Sperimentazione sul campo
Naturismo, salute psicofisica ed erbe spontanee bioregionali
Alimentazione ed evoluzione umana
Una riflessione sull’uso dei prodotti di origine animale
L’etica nel possibile
Antropologia, ecologia e biodiversità
Come il deterioramento nel rapporto uomo/animali porta al deterioramento nel rapporto fra umani e habitat
Karma. Cure naturali o metodi invasivi?
Vegetariani, vegani o frugivori?
Erbe, alberi e magia…
Autoproduzione passando dall'orto al balcone
Impatto della produzione di carne sull'ambiente
La soluzione?
Per il ritorno della canapa nei nostri terreni
Treia. Il mio esperimento in un piccolo orto urbano
La macrobiotica bioregionale esiste!
Stagioni, organi ed elementi
La dieta yogica. La corrispondenza tra alimenti e le tre qualità
L'alimentazione bioregionale aiuta l'olfatto, l'estetica e la sessualità...
Forma, colore, sapore delle piante e loro influenza sulla psiche
Diventare bioregionalisti non basta... se si continua a mangiare veleno
Alcune ricette semplici e nutrienti
Interventi
Manifesto sulla sicurezza alimentare. Un'agricoltura a bassa intensità energetica
Alghe: cibo vegetale di origine marina, lacustre o fluviale per l'integrazione della dieta
Un approccio olistico al benessere psicofisico
Per campi e boschi cercando un po' d'erba... Una memoria
Agricoltura contadina e allevamento ecologico
L'alimentazione segue le stagioni
La dieta del meditatore
Alimentazione e cambiamento
Appendice
Ringraziamenti
L'Autore
immagine 1Paolo D'Arpini nasce a Roma il 23 giugno 1944.
Nel 1970/71 fonda a Verona il Circolo culturale Ex
e scrive il suo primo libro Ten poems and ten reflections (Rummonds Editore).
Nel 1972 parte per un epico viaggio attraversando a piedi e con mezzi di fortuna l'intera Africa equatoriale. Nel giugno del 1973 sbarca in India dove a Ganeshpuri, in Maharashtra, incontra il suo Guru Muktananda da cui riceve l'iniziazione Shaktipat. Successivamente per diversi anni soggiornò in India per lunghi periodi ed in vari luoghi spirituali, in particolare nella Casa di Tutti di Anasuya Devi, in Andhra Pradesh, e nel Ramana Ashram di Tiruvannamalai, in Tamil Nadu.
Nel 1976 fonda a Calcata Annapurna
, che significa perfezione nel cibo
, un'azienda artigianale di prodotti integrali, riunendo attorno a sé una piccola comunità ecologista. Sempre a Calcata nel 1984 fonda il Circolo vegetariano VV.TT , e di lì a poco anche il Comitato per la Spiritualità Laica.
Pubblica i libri Calcata. Racconti dalla città invisibile
e Incontri con i santi
(Edizione VV.TT.).
Nel 1996, ad Acquapendente, partecipa alla fondazione della Rete Bioregionale Italiana, di cui diventa coordinatore nel 2009.
Nel 2010 si trasferisce a Treia, nelle Marche, e negli anni pubblica:
- Vita senza tempo
assieme a Caterina Regazzi (Edizioni Vivere Altrimenti),
- Riciclaggio della memoria, appunti su Ecologia Profonda, Bioregionalismo e Spiritualità Laica
(Edizioni Tracce)
- Treia: storie di vita bioregionale
(Edizioni Tracce),
- Compagni di viaggio
(Edizioni OM)
- Chi sei tu?
(Edizioni Ephemeria).
- Alimentazione bioregionale
(Edizioni Nisroch)
Per contatti:
circolovegetariano@gmail.com
Tel. 0733/216293
Introduzione
Come affermava il Dr Sylvester Graham:
Esiste un rapporto preciso tra la costituzione fisica di un animale e il suo alimento naturale. Ed in effetti ogni specie animale è strutturata a nutrirsi con un particolare tipo di alimento: sbagliare alimento è come mettere del gasolio nel serbatoio di un’automobile progettata per funzionare a benzina: a mano a mano che il quantitativo di gasolio aumenta quell’automobile funzionerà sempre peggio. Ciò, per analogia, è quanto sta succedendo al genere umano
(Franco Libero Manco)
Diciamo carne e dimentichiamo l’essere vivente. Diciamo legno e dimentichiamo gli alberi. Diciamo acqua e dimentichiamo l’origine della vita
(Saul Arpino)
L’attuazione del bioregionalismo, anche in chiave alimentare, potrebbe creare un grande cambiamento positivo.
Aprire la nostra mente alla consapevolezza di convivenza con tutto il pianeta, un progresso che non si contrapponga più alla vita, chiedendoci ogni volta se il nostro vivere ed agire sia ecologicamente compatibile, per il rapporto con le altre specie, per il nostro abitare, la tecnologia usata, i macchinari, le fonti energetiche, lo smaltimento dei sottoprodotti e dei rifiuti…
Le risorse del pianeta non sono inesauribili e noi le stiamo distruggendo nell’arco di una sola generazione. Ma la vita dei nostri successori e la biodiversità devono essere salvaguardate, se vogliamo continuare come specie.
Perciò occorre rivedere tutto il ciclo produttivo e riqualificare l’industria, l’agricoltura e l'alimentazione considerando la nostra posizione, il nostro vero posto, all’interno dell’organismo naturale del pianeta Terra.
Purtroppo i cambiamenti richiesti sono completamente contrari al sistema consumista e guerrafondaio attuale e metterli in pratica significherebbe dover modificare tante cose soprattutto nelle economie più avanzate.
Ma non bisogna demordere dai nostri intendimenti e percepire con il nostro lume
quelle forme pensiero positive, utili all’intera comunità dei viventi.
I cambiamenti si operano prima nel mondo delle idee e poi nel mondo delle forme. La creazione di forme pensiero
idonee è necessaria come pure -di conseguenza- è necessario un retto comportamento.
La continuità della nostra società, in quanto specie umana, richiede una chiave evolutiva, una visione globale, per mezzo della quale aprire la nostra mente alla consapevolezza di condividere con l’intero pianeta l’esperienza vita. Questa è la visione dell’ecologia del profondo, la scienza dell’inscindibilità della vita. Il nostro cibo ha smesso di essere un alimento trasformandosi in un riempitivo.
Si pensa che un bioregionalista, ovvero un riabitante
della Terra, sia qualcuno animato di buone intenzioni che si ritira a vivere su una collina solitaria dell’Umbria, per poi raccontare storie, sogni di vita bucolica ricchi di immagini fantasiose.
La capacità di emettere forme pensiero rendendole visibili nella mente altrui, è una azione sciamanica.
Questa è anche la capacità del poeta, dell’artista o di chiunque rinunci
alla descrizione logico-analitica attingendo direttamente dall’inconscio.
Ed è perfettamente vero che occorre ritornare all’osservazio-ne della natura, riprendendo un contatto diretto con tutto quel che vive. Eppure lo Spirito naturale, il Genius Loci
, non può essere descritto ma solo sperimentato.
Le sue evocazioni sono simboli da cui si evince che il luogo non è diverso dal sé attraverso il quale viene sperimentato… ma forse questa è solo una mia sensazione.
Ritengo comunque che la spiritualità bioregionale risieda nel permanere in quello stato naturale
, in cui ogni differenza fra veggente e visto scompare.
Lasciamo però da parte la metafisica onirica e parliamo veramente del luogo
-della bioregione- in cui ci troviamo.
La nostra
terra viene oggi inquinata e svilita in vari modi: con le onde elettromagnetiche che attraversano i campi, con le discariche avvelenate, con le ciminiere puzzolenti delle centrali elettriche, delle industrie pesanti e degli inceneritori per rifiuti. A cui si aggiungono i pesticidi usati nelle monoculture, gli espropri di orti e campagne per costruirvi inutili capannoni e case su case.
Poi ci sono gli scarichi fognari, non o mal depurati di parecchi comuni, pozzi artesiani non controllati ed il continuo pompaggio di acque profonde, operato da vari enti e dalle concessionarie di acque minerali, che contribuiscono ad impoverire le falde sotterranee e consentono all’inquinamento di scendere sempre più giù!
Se vogliamo che il fascino della vita in questa Terra abbia un senso e sia possibile farlo arrivare anche per le generazioni future è giunto ora il tempo di scelte improcrastinabili, legate alla nostra alimentazione ed alle nostre abitudini, al tipo di beni di consumo utilizzati, al nostro approccio generale nei confronti del pianeta e della società di tutti i viventi.
Il riconoscimento del valore del nostro habitat, in quanto fonte di vita, è semplicemente necessario poiché noi non siamo separati da esso, non siamo alieni su questa terra che così brutalmente e stupidamente distruggiamo, tutto ciò che viene fatto di male ad essa, lo facciamo a noi stessi.
E non basta dirlo che dobbiamo diminuire i consumi e limitare la sudditanza energetica da fonti non rinnovabili
.
L’economia ecologica non è fatta solo di chiacchiere o di speculazioni filosofiche. Economia significa dare un nome all’ambiente
e ciò che ha un nome, ha pure una sua realtà, una sua ragione d’essere ed è vivo.
Poesia, magia, accoglienza, etica?
Chiamiamo le cose con il loro nome…
La mia esperienza: tutto inizia con la consapevolezza di essere Terra
Nel 1972 partii per un viaggio senza speranza
, ovvero una fuga dalle situazioni in cui mi ero impelagato e, nel tentativo di lasciarmi dietro la confusione e le cattive abitudini (comprese quelle alimentari), vissi un'esperienza come un nomade preistorico, attraversando tutta l'Africa equatoriale a piedi o con mezzi di fortuna.
Impiegai diversi mesi per completare il viaggio coast to coast, dall'oceano Atlantico all'oceano Indiano, affrontando situazioni pericolose e reimparando il valore del cibo e dell'acqua.