Essere al top: Come migliorare se stessi e la propria carriera lavorativa
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Essere al top - Savino Zagaria
CAPITOLO 1
LA REALTÀ E LE BASI
PER LA CRESCITA
"Il lavoro non mi piace, non piace a nessuno, ma a me piace
quello che c’è nel lavoro: la possibilità di trovare se stessi"
Joseph Conrad
UNA SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA
Com’è da tempo noto nella nostra società, la realtà lavorativa sta cambiando repentinamente, in alcuni casi mettendo anche a repentaglio quello che molti chiamano il lavoro di una vita
e le relative sicurezze conquistate grazie ad esso.
L’Eurostat ha di recente condiviso una distinzione tra le persone in cerca di occupazione, infatti grazie a studi statistici minuziosi oggi si distinguono le persone in cerca di occupazione e quelle disponibili a lavorare. Le prime comprendono coloro che cercano un primo lavoro o che hanno perso il lavoro e che sono attivamente in cerca di occupazione, le seconde sono persone scoraggiate che a fronte di nuove situazioni (la perdita del lavoro per motivi di salute, il prepensionamento e i contratti di lavoro a tempo determinato) riprendono la ricerca del lavoro, entrando di nuovo nella categoria degli individui in cerca di occupazione.
Le direttive del Consiglio Europeo, svoltosi a Lisbona nel 2000 nel tentativo di reagire a questo cambiamento epocale, includono una duplice strategia:
- favorire l’aumento della percentuale della popolazione attiva e di quella occupata;
- far sì che quella europea diventi una Società della Conoscenza.
CHE COSA VUOL DIRE SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA?
Si tratta di una realtà in cui maggior professionalità e flessibilità a livello lavorativo permettono un aumento della produttività del lavoro, creata dalla presenza di una manodopera più efficace e preparata.
La preparazione culturale e tecnologica rappresenta una risposta alle economie emergenti che sono in competizione fra di loro. Solo una formazione continua e di elevatissimo livello permette alle imprese di operare nel campo delle tecnologie più avanzate, proponendo prodotti che risentono in misura minore della concorrenza mondiale.
In questo momento è sotto gli occhi di tutti ciò che sta accadendo nell’economia europea da circa dieci anni: le imprese che non si sono adeguate al cambiamento hanno chiuso o sono in grosse difficoltà e l’aumento del costo del lavoro ha portato le imprese alla delocalizzazione delle produzioni in paesi lontani, sottraendo preziosi posti di lavoro al nostro paese. L‘avvento di nuove tecnologie e lo sviluppo delle nuove strategie digitali per le imprese stanno velocizzando i processi di produzione e di commercializzazione, sconvolgendo completamente l’organigramma delle imprese medio-piccole, che sono l’asse portante dell’economia in Italia.
Potrei fare decine di esempi di società italiane che a causa della crisi hanno dovuto vendere o sono in estrema difficoltà, a tal punto da rischiare di essere messe in liquidazione o di finire in bancarotta. Uno degli esempi di questa situazione è stata la società Alitalia, nostra compagnia di bandiera, che da gennaio 2015 era controllata per il 51% delle azioni dalla CAI (Compagnia Aerea Italiana) e per il 49% da Etihad Airways di proprietà degli arabi. All’inizio sembrava che fosse l’operazione toccasana per ripristinare le gravi perdite a bilancio, in realtà alla fine ha subito perdite per 500 milioni di euro nel 2016 e nell’aprile del 2017 la società ha siglato un preaccordo per un taglio consistente dei lavoratori.
COSA CI INSEGNA TUTTO QUESTO?
La situazione attuale è veramente critica e l’inversione di tendenza del mercato del lavoro è molto lontana, tanto che nei prossimi mesi potremmo anche assistere impotenti ad un peggioramento della situazione. Il vero cambiamento per tutelare noi e le nostre famiglie deve avvenire dentro di noi, che con grande senso di responsabilità ci prepariamo al meglio per sfidare la realtà futura del mercato del lavoro, affrontando e vincendo le sfide che si presentano.
Come imprenditore, ho capito sulla mia pelle che la situazione stava cambiando molto velocemente quando, dal 2008 in poi, ho assistito impotente alla chiusura di aziende considerate un fiore all’occhiello dei vari settori di competenza, con conseguenze disastrose: licenziamenti in tronco, forniture impagate, concordati fallimentari, famiglie lasciate allo sbando e lavoratori che non riescono più a integrarsi nel mondo del lavoro. Siamo spaventati dal pensiero di non essere in grado di affrontare le sfide del futuro perché’ non ci sentiamo all’altezza di questa continua competizione che ci richiede di essere al passo con i tempi. Tutto questo ci porta a sentirci inadeguati, partendo dal presupposto che non abbiamo la conoscenza e la competenza per poterci confrontare con le nuove esigenze del mercato