Guida alla ricerca genealogica della Famiglia Batori
By Carlo Batori
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Guida alla ricerca genealogica della Famiglia Batori - Carlo Batori
Introduzione
Questo opuscolo è frutto della ricerca genealogica sulle origini della famiglia Batori condotta dall’autore nello spazio di due settimane, in un periodo compreso fra il mese di marzo e aprile del 1996. La ricerca, dopo un’iniziale euforica speditezza, si è arenata di fronte all’esiguità di alcuni documenti dell’anagrafe dell’epoca. La marcia indietro nel tempo ha dovuto arrestarsi attorno all’inizio del ‘700 allorché un manipolo di fratelli con le rispettive mogli e figli, si stabilì nel villaggio di Petrignano, proveniente da località ignota. Malgrado gli sforzi iniziali, è risultato impossibile venire a capo dell’enigma rappresentato dal luogo di origine di quegli antichi avi.
Il presente lavoro ha solo la pretesa di ragguagliare sommariamente sulle ricerche già compiute e su quelle ancora in sospeso, affinché altri componenti della famiglia Batori oppure dei semplici curiosi, possano continuare l’opera intrapresa e portarla finalmente a compimento.
Lo studio genealogico non deve rappresentare il vano e grottesco tentativo di acquisire quarti di nobiltà o supposti titoli patrizii, è piuttosto l’espressione della continua ricerca delle reciproche radici, volta a collocare se stessi in una dimensione storica e spaziale più ampia; per capire meglio il passato, ma anche e soprattutto per affrontare con accresciuta consapevolezza il futuro.
Chi scrive sente il dovere di esprimere la più viva riconoscenza al dott. Francesco Guarino e al prof. Francesco Santucci, vere memorie storiche del comprensorio assisiate, validissimi archivisti e indispensabili sostegni alla ricerca sin qui condotta.
Bevagna, 25 maggio 1996
NOTA INTRODUTTIVA ALL’EDIZIONE PUBBLICATA
Questa nuova stesura colma alcune lacune e corregge varie incongruenze. Grazie all’apporto di informazioni e documenti presenti su internet (sviluppatosi enormemente nel corso degli ultimi due decenni) viene migliorata la parte relativa alla storia dei Batori di Petrignano e Cannara, nonché aperta una finestra sulla presenza del cognome Batori nella provincia di Lucca. Vengono limate imperfezioni stilistiche, rendendo la lettura sperabilmente più scorrevole.
Roma, 15 gennaio 2023
I.
L’origine del cognome
Fra i tanti misteri e incertezze attorno al cognome Batori, il primo riguarda proprio la sua origine: italiana o straniera?
Come messo in evidenza da Emidio De Felice¹, i cognomi italiani possono essere suddivisi in varie categorie, a seconda che derivino da nomi di battesimo, soprannomi, patronimici-matronimici, toponimi, o da professioni o cariche onorifiche.
De Felice non annovera il cognome Batori né tra i cognomi-base del nostro paese né in quelli da essi derivati (con le innumerevoli varianti grafiche, morfologiche, sintattiche, dialettali associabili allo stesso etimo).
Ove si ipotizzi un’origine italiana del cognome, andrebbe condotta in modo strutturato e nelle sedi proprie (vd. infra) una ricerca su nomi di battesimo, soprannomi, toponimi o sostantivi riferiti ad una professione, ad un utensile o altro, che possano essere ricondotti all’etimo batoro, batore, batorio, battorio, battore. ecc.
Una ricerca molto superficiale, condotta dal sottoscritto avvalendosi degli strumenti disponibili in rete, ha rintracciato l’esistenza di un sostantivo, il batorio
(o delle sue altre varianti battorio
, batatorio
, bastorio
ecc.), con cui, nella lingua volgare medievale, si denominava il follóne, ossia la pila idraulica a magli multipli usata nelle gualchière per la follatura dei tessuti di lana, della canapa, per la concia delle pelli, ovvero – per estensione- l’intero edificio che la ospitava, ubicato lungo i fiumi². Il latino altomedievale (e poi di converso gli idiomi volgari che da esso sono derivati) impiegava termini diversi per denominare lo stesso macchinario. Ad esempio: fullatorium,
gauchatorium (poi in italiano gualchiera, in tedesco walkerei), paratorum (poi in francese usine à parer) e per l’appunto
batorium, o una delle sue molteplici variabili morfologiche che affiorano dalle pergamene dell’epoca.
Giusto a titolo di esempio, una compravendita su pergamena datata 28 aprile 1252 fu redatta a Pisa, presso il ponte Vecchio, nel batorio
della casa e torre di tale Lotterio di Pulta³.
Un’ipotesi alternativa, del tutto diversa dalla precedente, è che il cognome Batori possa derivare dal sostantivo "be’etore (bevitore), un termine soprannominale originato dal dialetto umbro meridionale. Si tratta di una pista di lavoro che tuttavia non è stata suffragata dalle ricerche da me condotte in questi anni e pare, al momento, da scartare⁴.
Parimenti verosimile potrebbe essere un’origine straniera del cognome Batori e, per converso, una provenienza non-italiana dei lontani avi.
Per assonanza (e per pura logica) si potrebbe associare Batori all’ungherese Báthory. I Báthory furono fino a quattro secoli fa una delle dinastie più potenti dell’Europa centro-orientale, possedettero molte terre ed ingenti ricchezze, reggendo per lungo tempo le sorti della Transilvania e regnando, con Istvan [vedi fig. 1], per un breve periodo addirittura sulla Polonia.
Una componente decisamente celebre di tale dinastia è la Contessa Elisabetta (Erzsébet) Báthory, vissuta tra il ‘500 e il ‘600 e nota per essersi macchiata di delitti efferati, ben aldilà della follia. Secondo i resoconti dell’epoca Elisabetta, chiusa nel suo castello di Csejthe, uccise nei modi più crudeli decine di giovani fanciulle per poter fare il bagno nel loro sangue ancora caldo. L’eco delle sue turpi azioni giunse presso la corte di Vienna, la quale ordinò che Mattia Re d’Ungheria disponesse un’indagine. Sulla base di numerose testimonianze fu accertato che Erzsébet, con l’aiuto dei suoi servi, aveva torturato e ucciso oltre 600 giovinette. Il 30 dicembre 1609 la Contessa e alcuni suoi famigli vennero arrestati e processati. Questi ultimi furono messi a morte. In ragione del suo alto lignaggio Elisabetta non venne condannata a morte ma rinchiusa nel suo maniero dove si spense alcuni anni dopo⁵.
Differente è la biografia di Nicola (Miklós) Bàthory, vescovo di Vàcs e studioso neo-platonico di grande rilievo, morto nel 1506, il quale intrattenne una dotta corrispondenza con il filosofo Marsilio Ficino⁶.
Non è dato conoscere con assoluta certezza l’antica origine della famiglia Báthory.
Il capostipite accertato è Andrea, il cui figlio secondogenito Bereczk (Briccius 1279-1321) incominciò a portare il nome Báthory.
Tale interpretazione –oggi largamente accettata-collega la nascita del cognome all’esistenza del possedimento familiare di Bátor (l’odierna Nyírbátor, cittadina di 12.000 abitanti situata nella provincia di Szabolcs-Szatmár-Bereg, nell’Ungheria nord-orientale.) e gli attribuisce quindi una origine toponimica.
Il significato del vocabolo Bátor è incerto. Vi è chi lo fa risalire alla parola batir
in turco arcaico, o al mongolo bator
(significato originario eroe
o coraggioso
) e corrispondente a bátor
nell’odierno ungherese.
La tradizione fa risalire la genesi dei Bàthory alla stirpe dei Gutkeled, discendente dalla coppia di fratelli guerrieri Guth e Keled originari della Svevia e giunti in Ungheria nel 1036, su invito dell’Imperatore Enrico III°.
È storicamente accertato che nel 1279 il re ungherese Ladislao IV ricompensò per i servigi militari resi alcuni membri del clan Gutkeled, e segnatamente il fratello di Andrea Hodos e i figli di Andrea, Giorgio, Benedetto e Briccius,