Vita e visioni. Mary Shelley e noi: con una graphic novel di Claudia Leonardi
By AA.VV. and Leonardi Claudia
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About this ebook
L’opera si compone di una nota biografica, in cui si dà conto delle sofferenze ma anche della straordinaria tenacia di questa donna libera e indipendente, di una graphic novel realizzata da Claudia Leonardi, di una selezione di brani, nonché di dieci voci che toccano aspetti salienti delle sue opere.
Vengono in tal modo affrontati l’esperienza della maternità e il trauma della perdita, il “mito della bellezza” e l’alterità del “mostruoso”, le forme della cultura patriarcale, il rapporto con la scienza e lo sguardo gettato su mondi inediti che inaugura la fantascienza, e poi – con riferimento alla dimensione politica e ideale – la scelta di campo repubblicana e la possibilità di un modo differente di praticare le relazioni e di concepire il rapporto con il potere e, ancora, l’impatto delle traduzioni sul modo di tramandare la fortuna di una scrittrice.
Si tratta di profili che consentono di comprendere, ma anche di guardare oltre, «la ragazza che scrisse Frankenstein».
Con scritti di
Giuliano Albarani, Serena Ballista, Silvia Bartoli, Thomas Casadei, Natascia Corsini, Lilla Crisafulli, Adele D’Arcangelo, Patrick Leech, Vittorina Maestroni, Anna Scapocchin, Serena Vantin
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Book preview
Vita e visioni. Mary Shelley e noi - AA.VV.
Ancora a Caterina, Tommaso e Alberto,
e a tutte le ragazze e tutti i ragazzi
che lottano e resistono contro avversità e ingiustizie
Indice
Presentazione, Vittorina Maestroni e Thomas Casadei
Mary Shelley: una graphic novel di Claudia Leonardi
Mary Shelley: una vita fra dolore e scrittura
Biografia a cura di Silvia Bartoli
Scrittura, sogni e visioni, selezione e traduzione dei testi
a cura di Lilla Maria Crisafulli
Parole-chiave
Maternità, Serena Ballista
Trauma, dolore, sofferenza, Serena Vantin
Mostro, Lilla Crisafulli
Bellezza, Anna Scapocchin
Fantascienza, Giuliano Albarani
Donne e scienza, Silvia Bartoli
Cultura patriarcale, Natascia Corsini
Relazioni, Vittorina Maestroni
Repubblicanesimo, Patrick Leech e Thomas Casadei
Traduzione, Adele D’Arcangelo
Strumenti
Lo sapevi che…
Consigli di lettura
Profili
Presentazione
Il nome di Mary Shelley (1797-1851) è indissolubilmente legato e associato a quello di Frankenstein , l’opera che scrisse, a soli 19 anni, nel 1816 e poi pubblicò nel 1818 ¹.
Nell’immaginario collettivo, in poco più di due secoli di adattamenti e rivisitazioni, il suo nome evoca il cinema a partire dalla storica trasposizione di James Whale (1931), nonché, con riferimento alla storia della letteratura, il filone gotico
(ai cui canoni, per alcuni versi, in realtà si sottrae) e quello distopico
².
Ancora, con uno sguardo ai tempi più recenti, come è stato messo ben in luce nell’ambito di un recente Convegno promosso dal Comune e dall’Università di Verona (4-8 novembre 2018), le sue intuizioni – che si possono definire come visioni – prefigurano situazioni che si ritrovano nei mondi della videoarte e dei videogiochi o che sono oggetto della bioetica; immaginando la possibilità di una nuova specie
, ella dimostra una straordinaria capacità predittiva
: la creatura del romanzo costituisce un futuro prototipo dell’intelligenza artificiale, ed effettivamente il timore della perdita di controllo della creatura artificiale è parte cospicua dell’eredità
di Frankenstein.
Quello di Shelley è di certo un capolavoro, scritto peraltro in giovanissima età, ma il successo che è andato progressivamente acquisendo – di cui sono segno incontrovertibile le numerosissime edizioni e traduzioni dell’opera³ – ha finito, in qualche modo, per oscurare altri scritti indubbiamente interessanti facendoli letteralmente cadere nell’oblio: da Valperga (1823) a Mathilda (pubblicato postumo solamente nel 1959), da The Last Man (1826) ai suoi ultimi due romanzi, Lodore e Falkner (dati alle stampe, rispettivamente, nel 1835 e nel 1837).
Sotto questo profilo, il suo è un esempio assai nitido di come alla presenza
di una figura femminile in un ambito – nel caso specifico, quello della letteratura fantascientifica e del successo cinematografico – possa accompagnarsi l’assenza
in altri ambiti. Il segno delle donne nella storia, nella politica, nel diritto, nell’arte, nelle scienze è stato per secoli contraddistinto da assenze ed esclusioni. Le donne sono state escluse a causa dei pregiudizi sessisti che le ritenevano irrazionali, incompetenti, non abbastanza
, ma sono state anche assenti perché il modo di rappresentare la storia (solo politica) o i canoni dell’arte creati dagli uomini, le relegava in certi ambiti e non si dava spazio ai corpi e ai saperi delle donne. È necessario quindi andare a leggere le assenze e sovvertire i canoni per riscoprire i segni delle donne, per fare loro spazio
⁴.
Solo con l’intensa attività che si è sviluppata con il bicentenario della nascita (1997)⁵ si sono generate una più ampia ricerca sulla sua opera e una riscoperta dei suoi scritti, rivalutandone originalità, intuizioni e, appunto, visioni
, seguendo la chiave interpretativa che si propone in questo volume.
Quando come Centro documentazione donna di Modena e CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità dell’Università di Modena e Reggio Emilia si è cominciata ad immaginare questa seconda storia differente
, dopo quella di Olympe de Gouges⁶, l’idea è stata proprio quella di provare a tratteggiare un profilo più ampio di Mary Shelley, prendendo in esame anche gli scritti meno noti o tradotti solo recentemente in italiano⁷, e di indagare la peculiarità dei suoi contributi mediante una precisa prospettiva di genere⁸.
A partire da questo punto di vista, mediante la figura di Shelley, si può certamente indagare il rapporto tra donne e scienza, nonché la genesi della storia della fantascienza e, al suo interno, la rilevanza della mostruosità (con il suo portato in termini di radicale alterità e causa di esclusione).
L’idea dello scienziato
– per non dire del termine stesso – sembra sconosciuta fino a Frankenstein, e forse buona parte del carattere ‘mitologico’ del personaggio eponimo risiede proprio nel fatto che troviamo rifusi, nella sua persona, il fantastico e il magico.
Da questo punto di vista, è certamente significativo che l’introduzione di questa figura sia opera dell’ingegno di una donna. Il termine scienziato
– a lungo declinato esclusivamente al maschile – definisce il nuovo ruolo di chi pratica la scienza, lo inquadra entro una specifica categoria professionale, con un suo riconoscimento sociale che, per tantissimo tempo, è stato negato alle donne.
L’opera di Shelley si connota anche per il suo peculiare rapporto con il dolore, il trauma, la perdita.
Nei suoi scritti si scorgono nitidamente, dietro le considerazioni che potrebbero attenere all’infelicità della condizione umana che ricorrono nella narrazione, situazioni di grave disagio che l’autrice patì⁹: l’abbandono da parte della madre Mary Wollstonecraft (morta poco dopo averla data alla luce), quello da parte del marito Percy Bysshe Shelley (precocemente strappatole da una tempesta al largo di Lerici, nel 1822) e, ancora, l’abbandono da parte del padre, William Godwin, con il quale, dopo una totale identificazione, i rapporti divennero tormentati e gravati, per lunghe fasi, dal distacco.
Proprio intorno a questi tre cognomi – Godwin, Wollstonecraft, Shelley – si costituisce l’identità di Mary. Mary Shelley nasce infatti Mary Godwin
, cognome che abbandona presto sposando Percy Shelley, come era tradizione all’epoca; nella prefazione della seconda edizione di Frankestein (quando l’autrice decide di uscire dall’anonimato e rivelarsi) si auto-rappresenta come Mary Wollestonecraft Shelley
, recuperando il nome della madre, quasi a rivendicare per sé il diritto di scegliere le radici della propria storia personale, con un gesto analogo a quello di Olympe de Gouges (il cui nome di origine era Marie Gouze
e che per i pochissimi anni in cui fu sposata, prima di restare precocemente vedova, fu Marie Aubry
).
Quella di Mary Shelley è stata una vita fuori dal comune, piena di tensioni e anche contraddizioni, fortemente condizionata da rapporti familiari problematici e influenzata dai modelli maschili del padre e del marito. Figlia, amante e donna romantica, con le sue ambizioni esistenziali e il suo talento letterario ha – mediante la scrittura – forzato i limiti di una cultura e di una società patriarcale.
L’attività di scrittura – così come nel caso di autrici fondamentali della letteratura inglese e per la cultura femminista quali Jane Austen (1775-1817) e Virginia Woolf (1882-1941)¹⁰ – diviene un rifugio, lo spazio in cui trasporre le vicende esistenziali attraverso i personaggi dei romanzi, ma anche un mezzo di sostentamento, e, ancora, per tratteggiare altri mondi possibili, altre visioni, tra aneliti di cambiamento e rischio dell’apocalisse, come emerge emblematicamente in The Last Man¹¹.
La società dell’epoca aveva confinato la scrittura femminile all’interno del ristretto campo d’azione dello sfogo epistolare
con il rischio di limitarla a quella che Jean Rousset aveva definito «letteratura del cardiogramma»¹². Un canone ghettizzante che può spiegare la reticenza di Mary Shelley nel tenere a freno la prosa del suo epistolario. I suoi diari – quelli sopravvissuti – sono infatti parchi di informazioni, spesso telegrafici, pieni di omissioni. Le risonanze tra vita biografica e finzione letteraria, tuttavia, non fanno di Mary Shelley una vittima di quel cortocircuito che spesso tende a confondere i due piani, quello biografico e quello artistico; ma è proprio grazie al potere rivoluzionario della fantasia che si afferma come scrittrice, è grazie alla sua potenza visionaria che diventa se stessa.
Si possono così rinvenire nelle pagine di Mary Shelley suggestive immagini della bellezza, sovente legate all’Italia, la trasposizione dei drammi connessi alla maternità e alle lacerazioni famigliari, nonché considerazioni sulle forme di governo, con una precisa scelta di campo per quella repubblicana, ma anche la possibilità di un modo diverso di praticare le relazioni e di esercitare la responsabilità, come testimoniano in Valperga Eutanasia e Beatrice, espressioni di una storia ‘altra’, di un modo differente di intendere il rapporto con il potere.
L’opera si compone, seguendo lo stesso schema della prima pubblicazione di questo progetto editoriale, di una nota biografica, che dà conto dei caratteri dell’esistenza di questa donna anticonformista, animata da una vivacissima curiosità e costretta a molte sofferenze, di una narrazione in forma di graphic novel – realizzata, anche in questa occasione con professionalità e cura, da Claudia Leonardi – di alcuni aspetti rilevanti della vita e della attività letteraria, nonché di dieci voci che mettono a fuoco, ricavandole in particolare da una selezione degli scritti di Mary Shelley, una serie di questioni-chiave, di voci, che da essa emergono.
Alcuni suggerimenti di lettura al termine di ogni voce, una rubrica dedicata ad alcune curiosità e informazioni rilevanti (intitolata Lo sapevi che…
), e infine una serie di indicazioni bibliografiche e documentali completano un insieme di strumenti che riteniamo possano essere adottati non solo per forme di apprendimento individuale ma, soprattutto, per discussioni e confronti in classe.
Nella logica di un’ampia diffusione della pubblicazione sono stati realizzati una serie di brevi video delle parole-chiave da parte dei rispettivi autori e delle rispettive autrici nonché la versione e-book.
I temi affrontati nel volume e le sollecitazioni che ne scaturiscono – dal