La felicità ritrovata
By Simona Luce
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La felicità ritrovata - Simona Luce
La felicità ritrovata
Questa è la storia della nostra Elisabeth, una bambina molto timida, sensibile e fragile.
Le difficoltà della vita trasformano la piccola Elisabeth in una donna forte come non avrebbe mai pensato. Una donna che nonostante tutto vuole ancora sognare e conservare quella sensibilità d’animo che da piccola aveva.
Anche a scuola la sua timidezza la faceva sembrare chiusa, un po’ per conto suo, un carattere particolare.
Non si sentiva bella ma gli altri la vedevano bella, tanto da essere invidiata dalle compagne di classe.
Erano sempre di più quelli che la guardavano con invidia, ma altre volte veniva allontanata dalle compagne di classe perché era magra, senza forme femminili e loro dovevano essere tutte uguali, ma Elisabeth essendo magrolina veniva spesso allontanata.
Spesso ti allontanano dal gruppo se sei diverso e non sei uguale agli altri.
Anche se lei spesso non capiva, per fortuna non dava troppa importanza.
Non vedeva nulla in lei o nella sua vita di così grandioso, ma nemmeno non era così male da essere allontanata, quindi la viveva con indifferenza questa situazione, molto comune ancora oggi, dove tutti devono essere uguali per far parte di un gruppo, per essere accettati.
A Elisabeth sin da piccola piaceva molto, anzi, era proprio affascinata dal fatto di non essere uguale a tutti, perché ognuno di noi è bello perché è diverso.
Adolescente, la sua timidezza la faceva però sentire molto insicura, cercava di nasconderlo e qualche volta ci riusciva, ma non sempre.
Per motivi finanziari che in quel momento la sua famiglia stava attraversando, non è andata all’università, era troppo costoso anche perché avrebbe dovuto cambiare città.
Il rapporto con la madre era severo, anche troppo per la sua sensibilità.
La sensibilità che anche oggi, nonostante tutto, si fa sentire spesso e fa sì che si chiuda in sé stessa.
L’insicurezza la bloccava quando doveva parlare o spiegare alcune situazioni, preferiva il silenzio anche se questo avrebbe portato a perdere le persone che le stavano vicino.
L’insicurezza di non essere in grado di parlare e far sapere con precisione quello che prova, che sente, la paura di non essere capita, perché per timidezza non aveva mai portato un discorso fino in fondo, e per questo spesso si era capito tutt’altro di quello che provava. Da allora si rifugiava nel silenzio.
Aveva quindici anni quando, una sera molto fredda d’inverno, conobbe colui che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Quella sera conobbe Michele. Con quella sua gentilezza ed educazione che da lì a poco scoprì non essere reale.
Tanto gentile e carino, solo per portarla poi in auto fuori dalla città e farci quello che voleva con lei.
Da lì la sua vita cambiò per sempre, non fu più quella di prima.
La sua timidezza e la paura, la bloccarono, non sapeva ribadire che non voleva quello che stava succedendo.
Tutto questo gli cambiò per sempre la vita. Quella sera successe quello che non voleva succedesse, che li cambiò e condizionò la loro vita per sempre. Impaurita, scelse però di non raccontare niente a nessuno, si chiuse in sé stessa, con la sua sofferenza.
Si sentiva colpevole… non sarebbe mai dovuta salire su quella macchina, doveva fidarsi dell’istinto, della sensazione strana di paura che sentì la prima volta che lo vide.
Ma ormai era troppo tardi, il pianto disperato non cambiò nulla, non sapeva cosa fare, come o cosa dovesse fare, lei che era stata educata e cresciuta in un ambiente molto vicino alla Chiesa, con le regole ben precise, dove la sposa deve arrivare vergine all’altare.
Come poteva raccontare questo e quello che sarebbe successo poi? Sorsero tante di quelle domande, troppe in quel momento, da non farle capire più nulla.
Tanti pensieri invasero la sua mente, ma decise di non dire niente, perché non si sentiva in grado di affrontare quello che in qualche modo sarebbe successo dopo. La gente avrebbe guardato male non solo lei, ma anche la sua famiglia, qualcuno avrebbe potuto accusarla di essersi fidata troppo di lui, di essere stata ingenua, ma d’altronde era solo una ragazza di quindici anni, aveva paura di essere emarginata in qualche modo. Allora decise di trovare un modo per mettere