Comunicare Scienza e Innovazione: Il dialogo di Terza Missione fra università, imprese e società
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Con i contributi di: Cosimo Accoto, Francesco Ceccarelli, Paolo Costa, Pino Donghi, Marco Frey, Margherita Fronte, Barbara Gallavotti, Anna Rita Longo, Marco Malvaldi, Emilia Margoni, Marco Martinelli, Alberto Mazzoni, Veronica Neri, Paolo Nespoli, Chiara Palmerini, Telmo Pievani, Antonio Protopapa, Lara Ricci, Mattia Rossetti, Johann Rossi Mason, Susanna Sancassani, Giuseppe Segreto, Luca Serasini Emilia Vaccaro, Roberta Villa, David Stefano Zolesi
La comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima.
Henri Bergson
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Comunicare Scienza e Innovazione - Debora Angeloni
Prefazione
La Terza Missione dal punto di vista dell’università
di Marco Frey
Marco Frey, Professore ordinario di Economia e gestione delle imprese, prorettore alla Terza Missione e al trasferimento tecnologico della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, coordina il Laboratorio sulla sostenibilità e dirige il Master in Gestione e controllo dell’ambiente: economia circolare e gestione efficiente delle risorse della Scuola Sant’Anna. È inoltre Docente dello IUSS di Pavia, all’Università Cattolica di Milano e Luiss di Roma. È Presidente del Global Compact Network Italia, organismo delle Nazioni Unite, Presidente del Comitato Scientifico di Symbola, fondazione per le qualità italiane, Membro del Comitato Esecutivo del Touring Club Italiano, Membro del Comitato Scientifico di Fondazione CDP e Vicepresidente di Fondazione Minoprio.
L’università è tradizionalmente chiamata a svolgere e ad integrare due missioni: la ricerca e la didattica. Negli ultimi tempi è progressivamente emersa la rilevanza di una altra importante categoria di attività che, nella classica logica delle aggiunte residuali, ha preso il nome generico di Terza Missione. In questa dimensione possono rientrare diverse tipologie di funzioni proprie dell’università: dal trasferimento tecnologico o più in generale della conoscenza al public engagement, alla valorizzazione del contributo al territorio, all’imprenditoria, sino al placement (ossia il collocamento dei laureati nel mondo del lavoro).
Se volessimo trovare un denominatore comune alle diverse attività che vengono ricondotte all’interno della Terza Missione, questo riguarda l’impatto che un’università, aprendosi all’esterno, è capace di generare nel sistema socio-economico in cui opera. In questa prospettiva è cruciale che tutte le tre missioni siano integrate, per consentire alla ricerca di frontiera di essere valorizzata sia nella formazione a tutti i livelli (undergraduate, postgraduate, dottorale, permanente), sia nelle diverse attività della Terza Missione sopra citate. Identica logica si applica sull’integrazione reciproca tra formazione e Terza Missione, ingaggiando gli attori istituzionali, economici e sociali in percorsi formativi che massimizzino l’impatto e la rilevanza delle conoscenze generate.
È in questa prospettiva che possiamo collocare questo volume sulla comunicazione della Terza Missione curato da Debora Angeloni e Federico Pedrocchi. La prima, una biologa molecolare, da tempo gestisce all’interno della Scuola Sant’Anna un corso di Comunicazione di scienza e tecnologia per la Terza Missione dell’università, il secondo è un giornalista che si occupa di scienza, tecnologia e innovazione, tenendo, fra l’altro, una trasmissione a Radio24 - Il Sole 24 Ore.
Si tratta, a mia conoscenza, del primo libro che si propone come manuale di comunicazione in ambito di scienza e tecnologia per la Terza Missione.
Per interconnettere al meglio le diverse missioni e i diversi attori è fondamentale sviluppare modalità di comunicazione adeguate. Sono però molte le dimensioni da prendere in considerazione rispetto alle classiche domande che una buona comunicazione deve porsi (che possiamo ricondurre con un approccio semplificativo alle 5 W
del giornalismo).
Sul perché è Debora Angeloni a spiegarci nel primo saggio quanto sia importante il contributo della scienza e della tecnologia nelle trasformazioni radicali che caratterizzano la nostra epoca. Abbiamo bisogno di comprendere problemi complessi (le sfide dell’ambiente, della salute, della carenza di risorse per una popolazione che ha superato gli 8 miliardi, dell’equità dello sviluppo e delle tecnologie) a cui trovare soluzioni profondamente innovative. Ciò apre ampi spazi a tutte le discipline scientifiche, ma anche sociali, nel proporre ai diversi interlocutori conoscenza utile (il cosa comunicare). Questa è una grande sfida a cui l’università è chiamata a rispondere, anche in una prospettiva interdisciplinare, unendo competenze e attori.
Il riferimento al dove lo troviamo nel secondo saggio, scritto insieme dai due curatori, che tratta del contesto non solo inteso come luogo fisico, ma anche come ambito socio-culturale a cui la comunicazione si rivolge.
Ciò ci porta al chi, da un lato bisogna considerare il comunicatore, che può essere il singolo ricercatore o un insieme di attori che collaborano al trasferimento della conoscenza. Questa prospettiva può connettersi alla prospettiva della multiversity
, sia a quella della quadrupla elica inerente gli attori che generano l’economia della conoscenza, citata nel saggio sulla Terza Missione, curato sempre dalla Angeloni. Nel volume troviamo diverse prospettive, ad esempio quella di una start-up che deve comunicare innanzitutto ai potenziali finanziatori il valore della loro proposta (si veda al proposito il capitolo curato da Rossetti). Comprendere come farlo, in relazione agli obiettivi che si perseguono e alle caratteristiche dei destinatari, è fondamentale. Ciò pone il problema del chi in ottica di target, vogliamo convincere.
In termini generali di Terza Missione sono diversi i possibili destinatari della comunicazione: il mondo scientifico, le imprese, gli studenti, i policy maker, i cittadini. In termini più specifici, nel caso della start-up possiamo aggiungere ai finanziatori (business angels, venture capitalist), i clienti, gli acceleratori, i talenti da attrarre, ecc. Per ciascuno dei destinatari ci possono essere opportuni contenuti (ancora il cosa) e linguaggi da adottare.
Se nel caso della comunicazione tradizionale è importante scegliere il target, le tecnologie digitali possono aiutare molto nel creare modalità di comunicazione modulare che consentano di variare la profondità della comunicazione scientifica in relazione alle caratteristiche ed esigenze del destinatario.
Così entriamo nel merito del come, a cui è dedicato questo libro che nella prospettiva della cassetta degli attrezzi esplicitata dai curatori evidenzia molteplici strumenti presenti o prospettici che rendano efficace la comunicazione della Terza Missione. Ne troverete molti, sia tradizionali (dal comunicato stampa all’intervista, passando per lo story telling) che più evoluti (come i podcast o i MOOC, passando per i TED talks).
Gli strumenti più evoluti però ci riportano ad altre domande inerenti al dove comunicare (o formare). Nel testo (ad esempio nell’ultimo capitolo di Costa) si tratta della prospettiva futuribile del metaverso. Se il mondo virtuale ci distacca dallo spazio fisico e geografico, la rete interoperabile di mondi virtuali tridimensionali concorre a rispazializzare l’esperienza. Per consentire la compresenza e l’interazione di molteplici individui, il mondo virtuale immersivo iscrive ogni esperienza all’interno di una visione in cui lo spazio è la dimensione che rende possibile la comunicazione e l’apprendimento. Tutto ciò che accade risulta intellegibile dentro uno spazio, il che facilita comprensione e apprendimento, aprendo a prospettive fortemente innovative per la comunicazione e l’apprendimento.
Il primo target del volume sono tutti coloro che hanno un solido background scientifico/tecnologico e che si trovano a dover comunicare contenuti e risultati del loro lavoro ad un ampio pubblico, cosa per cui occorrono strumenti che non hanno acquisito durante il loro percorso formativo. Nel momento in cui il sistema universitario sta valorizzando a livello internazionale e nazionale le attività della Terza Missione, questi tipi di competenze diventano molto importanti.
Oltre a questo tipo di target, il libro guarda anche anche ai curiosi
di scienza, di varie tipologie; apprezzerete infatti come il testo sia leggero, variegato, e di piacevole lettura, più che un manuale vero e proprio.
Si tratta quindi di una pubblicazione da leggere, ma anche da tenere a portata di mano per disporre di un supporto all’esercizio di un’attività essenziale per aumentare l’impatto di ciò che si fa nello svolgimento di un mestiere, nel nostro caso specifico quello del docente universitario, sempre più multidimensionale.
Prefazione
Informare o comunicare. Dialogo tra industria e università dal punto di vista di un industriale
di David Stefano Zolesi
Laureato in Informatica all’Università di Pisa, e con master in Corporate Governance e Strategie, David Stefano Zolesi dal 1995 è azionista di Kayser Italia, una azienda leader a livello internazionale per lo sviluppo di sistemi elettrici/elettronici per la ricerca aerospaziale, e per lo sviluppo di payload, apparecchiature e sistemi per la Stazione Spaziale Internazionale e per i satelliti. Dopo aver assunto il ruolo di Executive Officer con delega ai Progetti di Ricerca e Sviluppo e alla gestione delle relazioni internazionali, nel 2015 costituisce la società Kayser Space con sede nel Regno Unito, diventandone amministratore delegato. Da luglio 2022 assume la carica di presidente di Kayser Italia.
Fin dall’inizio dei tempi, gli esseri umani sono stati spinti dalla curiosità e hanno sempre cercato la conoscenza. Quando chiedo agli scienziati come comunicano le loro conoscenze, mi rispondono subito che fanno molte e diversificate attività di comunicazione. Scrivono articoli e libri, organizzano conferenze, partecipano a seminari e colloqui, si comportano bene in classe, vincono premi di ricerca, creano scalpore nei media. In quale altro modo il loro lavoro potrebbe essere conosciuto? Sfortunatamente, la comunicazione raramente è un semplice processo di dare e ricevere idee. Comporta un processo continuo di percezione e valutazione da parte di chi parla e di chi ascolta.
La nostra era è definita come Era della Comunicazione
. Se guardiamo al passato possiamo vedere come questo nostro tempo presenti delle analogie con quello che ritengo sia stato il precursore e generatore del nostro tempo: il Rinascimento!
Ma cosa accomuna queste due epoche? Nell’Italia del Rinascimento abbiamo assistito ad un fiorire e ad un compenetrarsi di cultura, arte, innovazione, progresso e scoperte. Un’epoca in cui i nuovi ricchi ebbero il coraggio di spostare l’asticella del sapere verso l’alto sia per mecenatismo che per un loro ritorno di ricchezza e gloria. Il Rinascimento è nato dal desiderio di superare i vecchi modi di pensare e di agire, dal desiderio di creare qualcosa di nuovo e migliore. Oggi stiamo assistendo a un movimento simile: le persone di tutto il mondo cercano un cambiamento, molti vogliono liberarsi da norme culturali che li hanno oppressi per tanto tempo.
Oggi la comunicazione ha una sovrabbondanza di canali e forme che portano una sovrabbondanza e ad un possibile cattivo uso della comunicazione. Spesso ci fermiamo ad informare e non a comunicare. Dobbiamo però saper comunicare. La differenza principale del comunicare rispetto all’informare consiste dunque nello scopo: si comunica per dare un significato alla realtà, si informa per dare ad essa una struttura, una forma.
La comunicazione è un processo relazionale e come tale deve essere compreso, affinato e utilizzato. I nuovi mezzi di comunicazione vivono in una relazione da molti a molti piuttosto che da uno a molti.
Quando siete scienziati, ingegneri, insegnanti o studenti, passate molto tempo a parlare con persone che non capiscono quello che fate. In quanto esperti, di solito non avete voglia di spiegare le cose a chi vi fa domande senza senso o vi racconta storie senza senso. Ma queste persone sono vostri amici e colleghi. Hanno bisogno che voi comunichiate con loro in modo sensato per entrambi. Non è facile comunicare bene con gli altri, ma ha molti vantaggi.
L’industria e la scienza devono lavorare insieme. Si completano sempre a vicenda. Vogliamo sempre aiutare i giovani talenti a crescere e a diventare i migliori. Sia la comunità accademica che quella industriale dovrebbero assumere un ruolo attivo nel migliorare la qualità della ricerca e per far questo è fondamentale avere un processo continuo di comunicazione.
La crescita passa attraverso la comunicazione. Le aziende hanno bisogno di conoscenza per poter crescere e prosperare in un mercato sempre più globale. Ma la conoscenza deve essere poi applicata ed elaborata per andare a creare innovazione.
L’innovazione si verifica perché qualcuno si pone domande che altri non si sono posti prima, o vede divari tra le aspettative e la realtà. Questo processo è importante sia per le aziende esistenti che per le start-up, soprattutto nel contesto di un’economia globale in continua evoluzione. L’innovazione è un imperativo per garantire una crescita continua.
Allora la comunicazione diventa una parte fondamentale per il nostro successo non solo come individui, ma come società!
Aprendo e leggendo questo libro si entra nel caleidoscopio della comunicazione moderna e si intravedono gli strumenti che servono a dare alla realtà che vogliamo rappresentare colori vividi e sfumature.
Spero che la consapevolezza dell’importanza di questa missione porti chi legge questo libro a voler sapere ancora di più, a migliorare!
Buona lettura.
Introduzione
di Debora Angeloni, Federico Pedrocchi
È importante ragionare sulla responsabilità del comunicare bene ed in modo efficace affinché la conoscenza generata in università entri nella realtà anche produttiva del paese. Questi temi sono incorniciati in una visione etica dell’agire, del fare, del creare.
Scorrendo l’indice di questo libro si coglierà una grande diversità fra gli argomenti trattati. È una sensazione corretta. La comunicazione è una attività che si declina con modalità differenti a seconda dei canale e dei supporti mediatici utilizzati. Così avviene che rilasciare una intervista o organizzare una conferenza stampa oppure un evento pubblico presentino alcuni elementi comuni ma consistenti specificità. È un dato che si deve accettare perché scorciatoie non ve ne sono. Comunicare è una attività intellettuale complessa.
La comunicazione di contenuti scientifici, tecnologici e della loro connessione con tutto ciò che è innovazione è un progetto importante per il nostro paese? Sì, certamente, e per molti motivi. Tante vicende recenti hanno fatto emergere quante idee errate o molto imprecise siano diffuse in merito a questi contenuti. L’università è chiamata a svolgere un ruolo determinante in questa missione, un ruolo che rientra pienamente nelle attività della Terza Missione: progettare strumenti per il largo pubblico e per tante componenti sociali che con scienza e tecnologia hanno a che fare, per esempio nelle loro