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Nella nebbia
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Nella nebbia

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About this ebook

In un campo, esposto come uno spaventapasseri, viene rinvenuto il cadavere decapitato di una donna con una testa di mucca sul collo.
Il criminologo del RIS Alan Giuliani viene richiamato da Cortina per indagare, e a lui si affiancheranno gli altri membri della squadra che ha lavorato per fermare il killer del fiume.
Il ritrovamento di altri corpi mutilati e ricomposti con teste di animale fa pensare a un serial killer che assembla i corpi come se fossero divinità egizie, ma Alan è convinto che non sia tutto: inizia a immaginare collegamenti tra questo caso, quello di Cortina e l’incidente dei suoi genitori.
Quando il caso dello spaventapasseri sembra essere a un punto morto, Giuliani fatica a reggere la pressione, finendo preda di uno stato di ansia crescente.
Sempre più in balia dei suoi deliri, sembra destinato a un declino inesorabile, ed è proprio in quel momento che il suo nemico nascosto nell’ombra si prepara a colpire.
LanguageItaliano
PublisherNua Edizioni
Release dateMar 15, 2023
ISBN9791281026049
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    Nella nebbia - Federica Gaspari

    Nella nebbia

    NELLA NEBBIA

    UN ROMANZO DELLA SERIE ALAN GIULIANI

    FEDERICA GASPARI

    NUA EDIZIONI

    INDICE

    Citazione

    Nota dell’autrice

    Premessa

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    Capitolo 22

    Capitolo 23

    Capitolo 24

    Capitolo 25

    Capitolo 26

    Capitolo 27

    Capitolo 28

    Capitolo 29

    Capitolo 30

    Capitolo 31

    Capitolo 32

    Capitolo 33

    Capitolo 34

    Capitolo 35

    Capitolo 36

    Capitolo 37

    Capitolo 38

    Capitolo 39

    Capitolo 40

    Capitolo 41

    Capitolo 42

    Capitolo 43

    Capitolo 44

    Intermezzo

    Capitolo 45

    Capitolo 46

    Capitolo 47

    Capitolo 48

    Capitolo 49

    Capitolo 50

    Capitolo 51

    Capitolo 52

    Capitolo 53

    Capitolo 54

    Capitolo 55

    Capitolo 56

    Capitolo 57

    Capitolo 58

    Capitolo 59

    Epilogo

    Ringraziamenti

    Biografia

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il frutto dell’immaginazione dell’autore. Ogni somiglianza a persone reali, vive o morte, imprese commerciali, eventi o località è puramente casuale.

    Tutti i diritti riservati.

    Nella nebbia di Federica Gaspari

    Copyright © 2023 Nua Edizioni – un marchio Triskell Edizioni

    Immagine di copertina: Solid photos Stock Adobe; leemurry01 pixabay

    Progetto grafico: Barbara Cinelli

    Prodotto in Italia

    Prima edizione Nua Edizioni – aprile 2023

    Edizione Ebook: 979-12-81026-04-9

    Edizione Cartacea: 9791281026063

    Il male che è nel mondo viene quasi sempre dall’ignoranza,

    e la buona volontà può fare guai quanto la malvagità,

    se non è illuminata.

    (Albert Camus – La peste, ed. Bompiani 1996)

    NOTA DELL’AUTRICE

    Questo secondo capitolo della storia del maresciallo Alan Giuliani è ambientato a Zero Branco, cittadina del sud della provincia di Treviso, ai confini con quelle di Padova e Venezia, che conosco abbastanza bene perché è il paese di origine di mio marito.

    Come anche per il primo romanzo della serie, l’ambientazione è parte integrante della storia, importante per comprendere alcuni dettagli e per dare un contesto a determinati elementi.

    Proprio per questo motivo la storia prende il via in autunno, nella stagione della nebbia che tutto ottunde, in una zona dove la nebbia è di casa.

    Come nella Cortina d’Ampezzo di Oltre il fiume, anche questa Zero Branco non è pienamente corrispondente alla realtà: alcuni edifici, alcune strade sono frutto della mia penna e della mia fantasia, così come i personaggi che le percorrono e le vivono.

    PREMESSA

    L’organizzazione è sempre stata il mio forte, nella vita privata come nel lavoro. Per questo motivo sono arrivato in alto, per questo motivo ho ottenuto potere e prestigio.

    Seduto sulla mia poltrona preferita, mordicchio un sigaro spento, rigirandomi in mano un bicchiere di whisky scozzese. Sono in attesa, nel silenzio di una sera di ottobre.

    Chiudo gli occhi, immaginando l’ombra del corpo che si srotola leggera sulla terra battuta come quella che ho visto in sogno, completa e perfetta, i colori del crepuscolo che donano alla composizione un’aria aliena e surreale.

    Ho sempre avuto una grande fantasia, fin da piccolo, e adoro leggere e scrivere storie macabre e dai dettagli truculenti: spesso quelle immagini mi seguono durante la giornata, insinuandosi tra i pensieri lucidi e provocandomi brividi di piacere.

    Qualcuno potrebbe definirmi sadico, e a volte mi sentirei di dargli ragione.

    Bevo un sorso di scotch e sospiro, logorato dall’attesa: ho bisogno di sapere che è andato tutto bene, che il secondo passo verso la mia vendetta è finalmente compiuto.

    Lo squillo del telefono interrompe i miei pensieri; do un’occhiata al numero che appare sul display e sorrido.

    Rispondo e non parlo, ascoltando semplicemente le poche parole che mi arrivano dal chiamante.

    Quando riattacco, butto giù il whisky d’un fiato e finalmente mi accendo il sigaro.

    È andato tutto bene: inizia una nuova storia che avrà come protagonista il maresciallo Alan Giuliani.

    1

    Zero Branco, lunedì 24 ottobre

    Il telefono smette di squillare dopo qualche secondo e la voce mi risponde appena prima che io decida di riattaccare.

    Che strano sentirla dopo tanto tempo; strano anche che abbia risposto.

    «Non mi aspettavo una tua telefonata…» esordisce lei, e io non riesco a trattenere il sorriso.

    In fondo chi se lo sarebbe aspettato nella nostra situazione? Nemmeno io avrei mai immaginato di doverlo fare, ma questa è senza dubbio una causa di forza maggiore, una di quelle situazioni che non si possono evitare neanche volendolo. Se la richiesta non fosse arrivata dall’alto non penso che l’avrei mai fatto.

    «Nemmeno io pensavo di chiamarti,» affermo quasi sottovoce, specchiandomi sul finestrino di una delle auto parcheggiate. Un berretto nero di cotone felpato mi copre il cranio rasato di fresco e miei occhi scuri sono appesantiti da occhiaie bluastre. «Però è una questione importante. Molto importante.»

    Un momento di silenzio e mi trovo a immaginare il viso teso di quella che è stata la mia compagna per anni.

    «Rebecca… Devo vederti,» continuo.

    «Non credo che sia il caso,» mi interrompe la mia ex.

    «Si tratta di lavoro. Il mio. È… Ho bisogno di una consulenza,» cerco di spiegare.

    «Mia?» chiede lei scoppiando a ridere. «Alan, e che consulenza potrei mai darti? Non sono una criminologa.»

    «Ma sei un’archeologa, e sei specializzata nelle religioni antiche. E abbiamo bisogno proprio di questo.»

    Ancora silenzio, seguito da un sospiro, immancabile quando si tratta di Rebecca Danieli.

    Allungo la mano per sfiorare l’oggetto che si trova nella mia tasca, quasi fosse un amuleto pronto a darmi coraggio.

    «Non l’avrei fatto se non fosse davvero importante, credimi. È una richiesta che arriva direttamente da Ferletti e…»

    «Davvero? È stato lui a chiederti di me? O hai insistito tu?»

    Schiocco la lingua, scocciato dalla sua insinuazione.

    «Basta con questi discorsi. È stato Ferletti: sa che potresti aiutarci. Conosce la tua formazione e la tua competenza.»

    «Smettila di adularmi: se vi aiuterò non sarà sicuramente grazie alle tue lodi. Comunque, immagino che tu non possa dirmi di più al telefono. Dammi il tempo di organizzarmi e dimmi dove venire. Un paio d’ore e dovrei riuscire a partire.»

    Rimetto il telefono in tasca e recupero dalla giacca la mia ormai inseparabile sigaretta elettronica: da poco mi sono dato alla sperimentazione di gusti assurdi, come quello nella fialetta che ho inserito stamattina: tropical mix, una cosa che ricorda un po’ quei succhi di frutta di cui mi riempivano da bambino e un po’ un deodorante per auto. Ne ho comprati diversi e finora non riesco a farmene piacere neanche uno: non ho ancora compreso se l’idea di chi li produce sia di far in modo che i fumatori decidano di smettere definitivamente, magari dandosi al cibo, oppure che inizino a detestare anche quello.

    «Allora, Giuliani? Ha chiamato?»

    La voce del capitano Ferletti mi raggiunge improvvisa nel silenzio dei miei pensieri e mi fa voltare di scatto: accanto a lui, che sembra ringiovanito di dieci anni, una Elisa Roveri che non avrei riconosciuto. Di nuovo.

    «Signore,» lo saluto. «Arriverà al più presto. È un piacere rivederti, Elisa.»

    Il sorriso della mia fiamma adolescenziale è dolce e sincero, come è sempre stato; il suo sguardo finalmente è sereno e sono sicuro che il merito sia tutto del capitano.

    «Vi vedo bene», azzardo.

    Lei arrossisce e il mio superiore mi guarda come se fossi arrivato direttamente da un pianeta sconosciuto.

    «Nel senso,» mi affretto a dire, «che… insomma, non c’è molto da dire. Avete capito.»

    «Abbiamo capito, Alan, ma Fabrizio non vuole che se ne parli. O che gli si faccia notare quanto stiamo bene insieme,» commenta lei facendomi l’occhiolino, e stavolta ad abbassare lo sguardo è lui.

    «Cambiamo discorso, Giuliani,» dice dopo essersi schiarito la voce. «Che ne pensa?»

    Alza il mento a indicare un punto poco più avanti rispetto alla nostra posizione, leggermente in alto.

    Elisa scuote la testa e guarda in basso mentre i miei occhi si alzano e si fissano di nuovo sui dettagli della macabra scena, illuminata dai faretti piazzati dai colleghi del RIS.

    Il cadavere ci guarda dall’alto come un falco che attende di scendere in picchiata sulla sua preda, l’ombra che si allunga tristemente sulla terra battuta.

    «Non ho mai visto una cosa del genere. È… orribile,» commento in risposta al mio superiore.

    «Dovreste tirarla giù. La procura ha già dato l’okay,» inizia a dire Elisa, ma la fermo subito.

    «Voglio che Rebecca la veda così. Magari può cogliere qualcosa che noi profani non vediamo.»

    «In ogni caso ci sono le foto: credo che vada tirata giù; per lei e per noi. Lasciarla qui fuori significa rischiare di compromettere i dati: animali, insetti, agenti atmosferici. A un primo sguardo immagino siano trascorse almeno venti ore dalla morte; l’autopsia può già essere svolta: vista la decapitazione abbiamo avuto l’okay del PM. Rebecca può studiare su carta.»

    Lo sguardo di Ferletti passa da me a Elisa, per poi soffermarsi sul corpo martoriato della donna appesa davanti a noi.

    «Giuliani, ha ragione Elisa. La dottoressa Danieli si accontenterà delle foto: non possiamo lasciarla ancora lì. Ne va della correttezza dei dati in sede autoptica.»

    Annuisco, in parte sconfitto e in parte sollevato.

    «D’accordo, fatela tirare giù. Spero solo che in questo modo ognuno abbia comunque tutto il materiale che serve per… per sistemare la cosa. Non riesco ancora a immaginare come qualcuno… Lasciamo perdere. Provo a sentire tra quanto arriverà Rebecca,» dico mentre cerco di allontanarmi.

    Ferletti mi trattiene stringendomi il polso.

    «Strano che queste cose succedano sempre se c’è in zona la sua amica scrittrice, Giuliani…»

    «Eris?» domando sbalordito.

    «Oh, non mi dica che non lo sapeva. Proprio tra qualche decina di minuti dovrebbe aver luogo la prima presentazione del suo nuovo romanzo alla biblioteca del paese.»

    Ho lasciato Eris Battaglia al suo destino più di un anno fa, nel pieno di quella che si potrebbe definire fase ascendente della sua carriera: ne parlavano tutti, tutti acquistavano i suoi libri, un grosso editore aveva comprato i diritti del suo Tuonen Piika e spingeva per un seguito con gli stessi protagonisti. L’ho lasciata in montagna e la ritrovo in pianura, l’ho lasciata ancora quasi sconosciuta e la ritrovo ormai famosa.

    Sono arrivato in biblioteca appena in tempo per non perdere l’inizio dell’incontro e sembra che ci sia il tutto esaurito.

    «Mi dispiace, non ci sono più posti a sedere,» mi avvisa con un sorriso mesto la bibliotecaria; il cartellino che ha appuntato sul petto la identifica come Federica C.

    «Potrei avere accesso al… come si può definire il backstage in questi casi?» domando sorridendo a mia volta.

    «Credo che non sia possibile. Nemmeno per i fan più accaniti, mi dispiace. Se vuole un autografo o una foto con l’autrice deve aspettare la fine della presentazione, ma lo dovrà fare qui, in piedi. Purtroppo non posso fare niente.»

    Per un attimo penso che dovrei tirar fuori il mio tesserino e chiedere di vedere Eris con un po’ più di insistenza, ma desisto subito: sarebbe un abuso di potere bello e buono. Per cosa, poi? Meglio restare in fondo alla sala e attendere, osservando come si è trasformata in questi mesi la piccola e dolce Eris Battaglia.

    Approfitto dell’attesa per guardarmi intorno, scoprendo che la platea dei suoi lettori si è notevolmente ampliata rispetto alla presentazione di un anno fa, sia per numero che per varietà. Ci sono decine di uomini e donne, giovani e anziani, borghesi e punk: un calderone di volti e colori, gioielli e bigiotteria, scarpe eleganti e sneakers.

    Sul palco è tutto pronto, dal tavolino con caraffa d’acqua e bicchieri a quello con le copie del libro in bella vista; due poltroncine verde acido svettano sul fondo scuro con stampata la copertina del libro: se hanno fatto le cose così in grande immagino che Eris abbia davvero successo. Glielo ho sempre augurato con tutto il cuore ma non avevo idea che fosse a questo livello: nonostante i nostri frequenti contatti, non ha mai voluto dirmi molto del suo lavoro e io sono sempre stato troppo preso per informarmi per conto mio.

    In sottofondo una musica d’ambiente a basso volume accompagnata dal chiacchiericcio del pubblico, suddiviso in gruppetti caratteristici.

    Mi avvicino a quello formato da quattro donne sulla trentina, tirate come se fossero uscite da un servizio di Vogue sui party più esclusivi del momento. Una di loro, una bionda snella in abitino nero, tiene banco con le sue teorie sul successo della scrittrice, gesticolando vistosamente.

    «Che poi alla fine lo sanno tutti, no? Non è che sia lì perché è brava.»

    La rossa al suo fianco si volta verso il palco con un ghigno malefico prima di avvicinarsi ancora di più alle amiche.

    «Non voglio fare pettegolezzi, ma dicono che se la faccia con il responsabile della casa editrice.»

    «Beh, a me i suoi libri piacciono,» si inserisce una morettina un po’ più in carne delle altre, carina e meno appariscente. «Ha fantasia, ha stile, scrive bene e le sue storie sono molto coinvolgenti.»

    «Ma chi ha mai letto niente di suo!» commenta ridendo la prima. «Io sono qui solo perché la lettura la fa Gianmarco Coletti. Ma avete visto quanto è figo?»

    «Coletti? Ma sei seria? Non sapevo che ci fosse anche lui! Quasi quasi più tardi vado a chiedergli di autografarmi il suo romanzo… e magari anche qualcos’altro!»

    Alla battuta della rossa tutte scoppiano a ridere.

    «A proposito, il nuovo di Coletti poi è uscito?» chiede ancora la mora.

    «Certo che sì! È fuori da una settimana. Ce l’ho qui in borsa. Un peso immane! Figuriamoci se mi metto a leggerlo, saranno almeno trecentocinquanta pagine. Però l’autografo me lo faccio fare, e magari gli lascio anche il mio numero: tanto vale provarci, no?»

    Ridono ancora e io noto le fedi e i solitari che svettano sulle loro mani: chissà se i loro mariti, in questo momento, sono al bar a provarci con qualche cameriera procace.

    La musica va scemando mentre anche il brusio in sala scompare lentamente. La bibliotecaria che mi ha accolto prima compare sul palco e prende la parola, iniziando a raccontare delle disavventure editoriali di Eris. Sorrido quando fa un accenno al caso del killer del fiume, a quando io e lei ci siamo conosciuti.

    Un applauso ed Eris entra in scena, seguita a ruota da un uomo che sono convinto di aver già visto.

    «Oddio! Guardalo!» commenta la bionda in un gridolino, facendomi capire che si tratta del famoso Gianmarco Coletti.

    Prendo in mano il flyer che mi hanno consegnato entrando e leggo velocemente, nella poca luce rimasta in sala: Ore 18:00 Eris Battaglia presenta il suo nuovo romanzo, L’inizio della fine; dialoga con lei Gianmarco Coletti, scrittore e editor; modera Damiano Gatto, giornalista e critico letterario; seguirà rinfresco.

    Sorrido ancora, pensando a quante volte io e lei abbiamo parlato della tattica, usata da così tanti organizzatori di presentazioni letterarie, di offrire un lauto rinfresco a fine serata, in modo da invogliare la gente a partecipare, nella speranza di vendere almeno una copia ogni due scrocconi alimentari.

    Il mio sguardo torna a puntare il palco quando la protagonista della serata prende la parola.

    Quasi non la riconosco: la sua voce è ferma e sicura, il suo sguardo non tradisce alcuna emozione se non la gioia di trovarsi su quella poltroncina. Strano pensare che sia la stessa Eris che veniva colpita da tremendi attacchi di panico quando doveva presentarsi davanti a più di tre persone. Anche il suo aspetto è molto diverso da quello della ragazza che mi ha rivolto la parola per la prima volta, timida e impacciata, più di un anno fa. Dal suo viso sono spariti i piercing, i capelli sono stati stirati, tinti e hanno un taglio più adulto, professionale, sul viso un trucco leggero mette in risalto i suoi colori, donandole una bellezza che va oltre le sue reali sembianze.

    Con estrema padronanza inizia a parlare del proprio lavoro, di come ha avuto l’idea per il romanzo, delle difficoltà incontrate nella stesura, della creazione dei personaggi. Il conduttore, lo scrittore Coletti, non la interrompe quasi mai e quando lo fa instaura un dialogo naturale e per nulla artificioso, senza porre domande dirette ma interagendo con Eris come da pari. Li osservo attentamente e nei loro sguardi noto qualcosa che mi spiazza: un lieve sorriso, un accenno di malizia, qualcosa più di quello che ci si potrebbe aspettare alla presentazione di un thriller. Che sia lui l’uomo con cui…

    In un attimo mi ricordo dove l’ho già visto.

    «La firma del contratto,» sussurro. O credo di sussurrare, visto che il gruppetto di donne in libera uscita si volta all’unisono verso di me facendomi cenno di stare in silenzio.

    «Il protagonista maschile,» sta dicendo Coletti, «è molto ben costruito. Come tutti gli altri, certo, ma in questo caso è ancora più realistico: per caso ti sei basata su una persona che conosci? Se così non fosse devo dire che, da autore, ti invidierei moltissimo.»

    Una risata scuote la platea che, forse, non ha capito nemmeno a cosa si stia riferendo.

    Eris scuote la testa e sorride a sua volta prima di replicare.

    «In effetti non sono così brava: se lo fossi, sarei invidiosa di me stessa. Invece è proprio come immagini tu… il personaggio del commissario Fusco è basato su una persona che esiste davvero e a cui devo tanto, una persona che mi ha cambiato, e salvato, la vita.»

    «Vuoi dirci qualcosa di più?» chiede lui con finto interesse e lei si schermisce.

    «Preferisco di no. Lui c’è, esiste, ed è importantissimo per me,» continua, «ma non è il caso di parlarne in pubblico.»

    Giustamente il nuovo personaggio che le hanno costruito addosso deve mantenere un alone di mistero, anche per quanto riguarda la vita privata e sentimentale.

    Un applauso mi riporta alla realtà, facendomi capire che la presentazione sta per finire. Ora chiederanno se qualcuno dal pubblico ha domande e poi tutti si metteranno ordinatamente in fila per farsi autografare le copie dei romanzi da Eris o da Coletti.

    La mora nel gruppo accanto a me alza la mano per porre una domanda all’autrice. Immediatamente l’attenzione si sposta verso di lei, verso di me. Vedo gli occhi azzurri di Eris posarsi un attimo sul mio viso: un sussulto, la sua mano sinistra che va a cercare quella di Coletti.

    Allora è vero. Lei e il responsabile della casa editrice: lei e Coletti.

    2

    «A chi lo dedico?»

    Sentire la voce cristallina di Eris così vicina mi provoca un brivido.

    «Se alzassi la testa dalle

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