I camminanti
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Zombie - romanzo breve (59 pagine) - Padana, 2050 circa: un attacco della Resistenza contro una fortezza della Lega Anseatica causa la fuga dei Camminanti, cavie da laboratorio che iniziano con un massacro senza precedenti la loro marcia distruttiva in ciò che resta del Nord Italia: il Fondaco Padano.
Sotto il giogo di una potenza straniera senza scrupoli, che conduce esperimenti scientifici su cavie umane, un gruppo della Resistenza, che vive sottoterra da decenni, attacca una fortezza-laboratorio nella sezione Taurinia della Città. Questo attacco e la liberazione delle cavie porta a un massacro che non è che l’inizio di una catastrofe senza precedenti: i Camminanti iniziano la loro micidiale marcia per una città dove vige solo la legge del più forte.
Roberto Risso è docente di materie umanistiche negli USA. Ha pubblicato tre romanzi brevi per Delos Digital, Polvere Z e Disotto nella collana Dystopica e Metro 2052, di cui I Camminanti è il prequel, in The Tube Exposed. Tutti romanzi indipendenti e autoconclusivi anche con personaggi e temi ricorrenti. Ha inoltre pubblicato vari racconti in antologie e su siti sia in Italia che negli USA. Da sempre appassionato di distopia e di zombie, collabora al sito Leggere Distopico e Fantascienza Oggi, ed è nel comitato scientifico della rivista IF Insolito e Fantastico.
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Book preview
I camminanti - Roberto Risso
A cura di Diego Matteucci
Delos DigitalRoberto Risso
I camminanti
ROMANZO BREVE
ISBN 9788825423334
© 2023 Roberto Risso
Edizione ebook © 2023 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano
Versione: 1.1
Copertina di Dante Primoverso
Collana a cura di Diego Matteucci
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
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Grazie, da parte di Delos Digital, dell'autore del libro e di tutti coloro che vi hanno lavorato.
Indice
Copertina
Il libro
L'autore
I camminanti
Esergo
Prima parte. Gl’interrati
1. Il cancello
2. La fuggitiva
3. Lo stufato
4. Rita
5. Panoramica
6. Umanità
Seconda parte. Le cavie
7. Scuola Matteotti e dintorni
8. L’assalto
9. Il rifugio
10. La morte
11. Le cavie
12. Mistero
13. Metro
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Il libro
Padana, 2050 circa: un attacco della Resistenza contro una fortezza della Lega Anseatica causa la fuga dei Camminanti, cavie da laboratorio che iniziano con un massacro senza precedenti la loro marcia distruttiva in ciò che resta del Nord Italia: il Fondaco Padano.
Sotto il giogo di una potenza straniera senza scrupoli, che conduce esperimenti scientifici su cavie umane, un gruppo della Resistenza, che vive sottoterra da decenni, attacca una fortezza-laboratorio nella sezione Taurinia della Città. Questo attacco e la liberazione delle cavie porta a un massacro che non è che l’inizio di una catastrofe senza precedenti: i Camminanti iniziano la loro micidiale marcia per una città dove vige solo la legge del più forte.
L'autore
Roberto Risso è docente di materie umanistiche negli USA. Ha pubblicato tre romanzi brevi per Delos Digital, Polvere Z e Disotto nella collana Dystopica e Metro 2052, di cui I Camminanti è il prequel, in The Tube Exposed. Tutti romanzi indipendenti e autoconclusivi anche con personaggi e temi ricorrenti. Ha inoltre pubblicato vari racconti in antologie e su siti sia in Italia che negli USA. Da sempre appassionato di distopia e di zombie, collabora al sito Leggere Distopico e Fantascienza Oggi, ed è nel comitato scientifico della rivista IF Insolito e Fantastico.
Dallo stesso autore
Roberto Risso, Polvere Z Dystopica ISBN: 9788825414844 Roberto Risso, Metro 2052 The Tube Exposed ISBN: 9788825418095 Roberto Risso, Disotto Dystopica ISBN: 9788825420418
Torino. 30-31 ottobre 1581.
Piccola città in un sito molto acquoso, non molto ben edificato, né piacevole, con questo che per mezzo delle vie corra un fiumicello per nettarle delle lordure.
Michel De Montaigne, Viaggio in Italia
Prima parte
Gl’interrati
1
Il cancello
Daita si sporge oltre il muretto, si mette il binocolo davanti agli occhi. Ruota il capo verso destra. Si ferma con un sospiro. Seguo la direzione.
Sta osservando il cancello. Cancello un corno. È il Gittertür della Lega Anseatica, quanti disgraziati ne ha visti passare da lì, verso il campo della periferia Est… decimo settore di Taurinia, quartiere di Padania.
Anno 10 dalla fondazione del Fondaco Padano.
Dio santo, penso come loro, maledetti, parlo come loro, ci hanno resi schiavi e ci fanno pure il lavaggio del cervello.
No, siamo a Torino, è l’anno 2048, siamo stufi di vivere sotto l’occupazione dei crucchi. Che diavolo è saltato in testa a Carlo e Daita di assaltare uno dei loro settori operativi! E ci son finito di mezzo io, come al solito. A quanto pare non è facile come pensavamo. Spero se ne siano accorti.
Daita sbuffa, si accoscia accanto a me, scuote la testa. – Blindato peggio di prima, droni attorno alle torrette, Miliziani armati a ogni angolo, non si passa neanche da sopra, ragazzi.
Espiro. L’aria esce in un sibilo. – Merda. Li abbiamo sottovalutati.
Carlo abbassa il capo, le dita attorno alla canna del mitra sbiancano. Grosse gocce di sudore gli colano sulla fronte. – Invece di star qui a lamentarci rientriamo prima che ci sgamino.
L’aria sa di plastica bruciata e gomma rovente. Il passaggio è a una quarantina di metri, nascosto sotto le rovine del ponte Balbis, tre minuti e ci siamo ma… Deglutisco a vuoto, ho la gola secca. – Siamo in avanscoperta, non dobbiamo mica prendere decisioni, adesso.
Daita afferra un piccolo sasso dal muretto, lo rigira tra le dita. Sembra un cuore. – In avanscoperta il mio cazzo, Fabio. Qui non concludiamo nulla.
Carlo si volta in direzione della collina, non un filo di verde, erba secca, tronchi tagliati, grosse chiazze di terra riarsa.
Quelle dannate villette a schiera, quadrate, tutte uguali, ci stanno i leccapiedi degli Anseatici, se solo potessimo farle saltare in aria… ma sono protetti, recinzioni elettrificate e rotoli di filo spinato.
Carlo storce le labbra. – Solo l’acqua che usano per innaffiare i loro cazzo di giardini disseterebbe i campi del centro sud, quelli mica sono fortunati come noi, l’acqua sotto terra non ce l’hanno. E fanno la sete.
Daita scaglia il sassolino nella polvere, solleva uno sbuffo. – Lascia perdere i campi del centro sud, Carlo, ora è Padana che dobbiamo riprenderci. – Si abbassa all’ombra del muretto.
Meglio se mi accovaccio anch’io, fa un caldo della malora. – Riprenderci Padana è un po’ ambizioso, ragazzi. – Faccio un cenno della mano verso l’altra sponda. – Cominciamo a vedere se questo buco è alla nostra portata. – C’è il muro di sei metri di ferro e cemento e il super cancello militarizzato. – Chissà se… Daita, passami il binocolo.
Daita si sfila la cordicella dal collo, me lo porge con un lamento. – Maledetto caldo…
Afferro il binocolo. Le dita di Daita mi sfiorano la mano. Sono sudate.
Mi sporgo oltre il muretto. L’argine del fiume sale per una ventina di metri, la strada asfaltata nel letto del Po. La percorro tutta, non si sa mai che ci sia qualche cecchino nascosto. Linea dritta, una pozza di bitume sciolto, un albero rinsecchito, le radici hanno divelto l’asfalto. Non c’è nessuno di vedetta, meglio così. La strada finisce davanti al cancello. Bracci meccanici ai due lati, infissi nelle pareti di metallo, spine di mezzo metro al posto delle inferriate, due rotoli di