Ricatto d’amore
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About this ebook
Una storia molto travolgente che cattura e lascia con il fiato sospeso, tanto da portare il lettore a divorare il libro in pochissimo tempo. Se vi piacciono le storie d’amore intricate e appassionate, questo è il libro è che fa per voi.
Federica Annecchini è nata nel 2000 a Pescara (PE) e vive a San Vito Chietino (CH). Ha conseguito il diploma del Liceo Artistico. Ama molto disegnare e scrivere. Gli animali fanno parte della sua vita e non può vivere senza la sua bulldog inglese Aki.
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Ricatto d’amore - Federica Annecchini
Nuove Voci
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
Capitolo 1
Helena Cooper. 24 anni. Capelli castano scuro, lunghi, e occhi grandi e grigi. Altezza nella media. Una bellezza quasi inestimabile. Non sono troppo bassa e neanche troppo alta, pelle color caramello, ma un po’ più chiara, magra e ho un carattere un pochino particolare.
Mi sveglio a causa del sole che mi colpisce diretto al viso, poco dopo mi guardo intorno e noto che quella non è casa mia, merda, di nuovo, odio rimanere a dormire nelle case delle persone con cui devo aprire le gambe solo per i soldi.
Maledetti soldi, maledetta disperazione.
Mi alzo con una smorfia di dolore, quel tizio ieri notte non c’era andato per niente piano, dopodiché mi rivesto in fretta, prendo i soldi che mi spettano che da bravo ha lasciato sul comodino ed esco dalla finestra perché non volevo scendere per vederlo di nuovo in faccia.
Mi metto il cappuccio della mia bellissima felpa lilla e inizio a camminare sulla strada del ritorno a casa mia a testa bassa.
Appena dentro chiudo la porta a chiave e mi levo le scarpe per poi buttare le chiavi sul tavolino all’ingresso, sbadiglio e mi dirigo in cucina, afferro una mela rossa e mi butto sul divano accendendo la televisione, noioso... non c’è nulla di interessante, la spengo e prendo un libro dal tavolino davanti al divano per poi iniziare a leggerlo mangiando ancora la mela con gusto.
Credo di aver passato mezza giornata a leggere perché ad un certo punto mi arriva una notifica al telefono da quell’app in cui mi ero iscritta, sì, quella applicazione che serve a trovare e pagare le puttane per i loro servizi, sbuffo vedendo una richiesta di incontro con un uomo di quasi trent’anni più vecchio di me, lo rifiuto senza neanche pensarci sopra, mi chiedo perché questi tizi continuino a chiedermi di incontrarli, sulla mia biografia ho scritto chiaramente Accetto uomini e donne non più grandi dei 30 anni
, che rompi palle.
Scorro sul mio profilo e sospiro rileggendo tutto, dopo un po’ vado a vedere le notizie su internet e sorrido leggendo la più recente.
«La gioielleria Harris ha riaperto le porte, il proprietario, il 25enne Lee Harris, è tornato dalle vacanze in Giappone, ricominciano le file chilometriche per fare spese».
Rido un po’ guardando il proprietario con un briciolo di invidia. «Stronzo, beato lui che può permettersi di andare in vacanza quando accidenti vuole e la sua azienda non fallisce!».
Sbuffo e un’idea strana mi passa per la mente, mi sfugge un sorrisetto e poi mi vado a cucinare il pranzo optando per una