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Cosa può il libero arbitrio: Libertà dell’io o libertà con Dio
Cosa può il libero arbitrio: Libertà dell’io o libertà con Dio
Cosa può il libero arbitrio: Libertà dell’io o libertà con Dio
Ebook312 pages2 hours

Cosa può il libero arbitrio: Libertà dell’io o libertà con Dio

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Un viaggio emozionante durato secoli, con personaggi importanti della nostra storia, per comprendere concetti di libertà diversi dal comune sentire.
L'autore approfondisce il concetto classico di autodeterminazione, attingendo dall'esperienza di giganti di altri tempi, scoprendo un immaginario insolito e profondo.
Da dove veniamo e dove stiamo andando, con quale prospettiva affrontiamo il presente, e può un entità esterna cambiare il nostro eterno destino?
In molti hanno cercato risposte, e qui abbiamo storie che fanno luce nel tunnel della vita.

"Non ho trovato nessuna incongruenza nell'esposizione, il messaggio è forte e chiaro e ha un impatto spirituale sulla persona molto diretto, toccando anche dei temi utili e veritieri secondo la giustizia di DIO che si incastrano fra loro in modo armonioso".
Evangelista Luciano Sigismondi.
LanguageItaliano
PublisherBookness
Release dateFeb 2, 2023
ISBN9791254891667
Cosa può il libero arbitrio: Libertà dell’io o libertà con Dio

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    Cosa può il libero arbitrio - Cristian Luciano-Müller

    PREFAZIONE

    Il tema del libero arbitrio, o libera volontà dell’uomo, trascende l’ambito filosofico-religioso, e la sua analisi ha implicazioni sulla nostra vita contemporanea; Il mio interesse è che questa ricerca nel cosmo della storia occidentale e cristiana, possa edificare il credente, ed il laico. Al di là di ogni dibattito, ho preferito scrivere un testo: verba volant, scripta manent.

    In questo viaggio nella cristianità antica e moderna, vogliamo prendere come riferimento la Bibbia (Antico e Nuovo Testamento), ed alcune interpretazioni di illustri personaggi storici sul tema che andiamo a trattare; cercheremo in particolare di rispondere alla domanda su quale sia la vera strada per la salvezza dell’anima e come l’uomo eventualmente la scelga. Osserveremo come alcune false dottrine siano arrivate fino ai giorni nostri, ed influenzino alcuni Ministri più o meno illustri della Parola di Dio. Nella lettera ai Galati (capitolo 1) l'Apostolo Paolo si meraviglia che quella chiesa sia passata ad un altro Vangelo; poi ammonisce: ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunziasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia anatema .; già nel primo secolo d.C. c’erano coloro che annunciavano una verità alternativa a quella apostolica, e molti ne seguiranno nel tempo.

    Ho cominciato a studiare l’argomento per rispondere ad alcuni miei dubbi riguardo a corsi biblici frequentati in chiese cristiane, nei quali la dottrina del libero arbitrio è stata presentata come verità biblica; il tema mi ha riportato alla mente antiche diatribe della storia cristiana e da qui comincia il nostro viaggio.

    CAPITOLO 1

    IL VANGELO DELLA GRAZIA

    L’apostolo Paolo fu un’importante insegnante del 1° secolo d.C.; illuminante è la sua esposizione del vangelo, ricevuto per la rivelazione di Gesù Cristo (Galati 1:12); ma qual' era il Vangelo di Paolo? Egli scrive in Galati 1, verso.6 : Mi meraviglio che così presto voi passiate, da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, ad un altro vangelo. ; il centro del messaggio dell’ apostolo è in Efesini 2:8-9: infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; in questi due passaggi la parola chiave è grazia, (in greco charis=un favore immeritato, un dono); la grazia di Dio viene contrapposta ‘ad un altro vangelo’, ad un’altra via, dove si esaltano opere meritorie dell’uomo; ciò che Gesù Cristo ha compiuto e Dio il Padre ha decretato, non può essere sostituito da nessuna opera dell’uomo; questo piano redentivo è partito da molto lontano: in Lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo, perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a Lui (Efesini 1:4); prima della fondazione del mondo Dio ha provveduto il suo piano di salvezza; lui è il protagonista, il centro, l’inizio e la fine. Un giorno Gesù disse ai suoi discepoli: Non siete voi che avete scelto me,  ma sono io che ho scelto voi (Giovanni 15:16); i primi scelti furono poi le colonne della chiesa di Gerusalemme; l'iniziativa è di Dio, e questo è un’ aspetto importante della grazia: non puoi meritarla e non puoi riceverla con opere, è il dono gratuito di Dio, frutto della sua libera volontà. Il vangelo di Gesù Cristo e degli Apostoli del primo secolo d.C. è il vangelo della grazia; la chiesa annuncia (kerygma) la buona notizia (evanghelion) della salvezza in Cristo Gesù: Qual’ è il prezzo da pagare? Il sangue di Cristo versato sul Golgota; nessuna opera dell'uomo potrà sostituire il sacrificio espiatorio di Gesù sulla croce.

    Un vangelo diverso è stato predicato più volte nella storia cristiana, ed il nostro studio approfondirà la questione del libero arbitrio, o libera volontà dell’uomo, in relazione alla salvezza.

    IL PELAGIANESIMO

    Affrontiamo quello che fu il principale attacco alla dottrina della salvezza (soteriologia); tra il quarto e quinto secolo d.C. una eresia minò la sana dottrina tramandata da Gesù e gli Apostoli: il Pelagianesimo¹. Morgan, latinizzato in Pelagius, era nativo del Galles; in seguito alle invasioni barbariche che nel quinto secolo d.C. devastarono l'impero romano, si rifugiò come molti altri britanni attorno al Mediterraneo. Pelagio si trasferì prima a Roma, successivamente nel Nord Africa, ed infine si stabilì in Palestina. Qui fu attratto da Girolamo, traduttore della Bibbia in latino, che risiedeva appunto a Betlemme; in seguito anche Girolamo contrasterà la dottrina pelagiana. Morgan era un monaco, ed il suo sistema teologico era motivato dal desiderio di sottolineare la responsabilità dell’ uomo verso Dio, per spingerlo ad una maggiore santità; ma per far risaltare questa responsabilità, Pelagio incominciò ad insegnare che la volontà dell’ uomo è totalmente libera; e così si insinuò nella chiesa la dottrina del libero arbitrio, ovvero la negazione della natura corrotta dell’ uomo e la possibilità per lui di scegliere fra il bene ed il male. La mente dell'uomo approva questo ragionamento e la maggior parte delle persone, anche oggi,  pensa che  l'uomo possa scegliere in maniera autonoma riguardo la salvezza, e che in questa  scelta lui nasca libero da forze e principi esterni. In Palestina Morgan scrisse alcune opere; tra quelle pervenuteci: la Lettera a Demetria (una nobile romana), e il De natura².

    Il principale oppositore di Pelagio fu Agostino vescovo d'Ippona (più noto come S. Agostino), definito in seguito ‘il dottore della grazia’; nato a Tagaste in Algeria nel 354 d.C., si convertì in un viaggio in Italia, dove incontrò il vescovo Ambrogio a Milano, tra il 384 ed il 387 d.C. La predicazione di Ambrogio lo influenzò profondamente, e negli anni della maturità Agostino descriverà Ambrogio come rigator et plantator meus (Dalla Lettera 148, 52 ad Ambrogio). Al ritorno da questo viaggio, prima d’imbarcarsi ad Ostia , morirà la madre Monica³. Tornando a Pelagio, nel 410 d.C.  approdò in Nord Africa, a Cartagine (non lontano da Ippona ), e qui fu impossibile per lui evitare l'influenza di Agostino e delle sue Confessioni⁴, nelle quali Agostino racconta la sua conversione e approfondisce la dottrina della grazia; un’importante invocazione contenuta nell’opera, cita :

    O DIO, LA MIA UNICA SPERANZA RIPOSA NELLA TUA STRAORDINARIAMENTE ECCELSA GRAZIA E IN QUELLA SOLTANTO. DAMMI QUEL CHE COMANDI E COMANDA QUELLO CHE VUOI. (Confessioni X, 29.40. ed. Paoline); questo brano ci aiuta a comprendere il pensiero  agostiniano riguardo al ruolo della grazia nella vita del credente:  il favore immeritato di Dio è quello che inizia e completa l’opera; solo per  grazia  l’uomo può fare la volontà di Dio.

    Il Nord Africa, intorno al 411 d.C., fu lo scenario della disputa tra Agostino, che predicava la corruzione dell'uomo e la necessità dell'intervento della grazia divina, e Pelagio, che invece insegnava il libero arbitrio, la possibilità di scelta tra il bene e il male senza l'intervento di Dio, e la negazione della natura adamica; persino la scelta della conversione non aveva per Pelagio la necessità della grazia, ma era un merito di chi la compiva⁵. Questa controversia spinse Agostino a riflettere in maniera approfondita su questo argomento e a scrivere le sue pagine migliori per mettere in luce gli errori pelagiani. E’ interessante sapere che Agostino in passato aveva difeso ‘a spada tratta’ il libero arbitrio nell’uomo, scrivendo un libro dal titolo omonimo; il saggio, finito nel 394 d.C., era la risposta ai manichei, dei quali l’autore fece parte per anni, ma che ora osteggiava

    per la loro visione dei due principii (il bene e il male)⁶, la quale negava la libertà umana; scriveva Agostino: Se l’uomo fosse privo del libero arbitrio della volontà, come si potrebbe concepire quel bene per cui si pregia la giustizia nel punire i peccati e onorare le buone azioni? Non sarebbe né peccato né atto virtuoso l’azione che non si compie con la volontà. Conseguentemente, se l’uomo non avesse la libera volontà, sarebbero ingiusti pena e premio. (da Il libero arbitrio: libro 2° 1.3.)⁷.

    Questa definizione della libertà umana è in sintonia con le tesi sviluppate in seguito da Pelagio, ma l’evoluzione del pensiero agostiniano, intriso precedentemente di filosofia ellenistica e retorica romana, lo portò a difendere  la dottrina della grazia evangelica, attaccata dai pelagiani. In seguito alla controversia manichea, Agostino affrontò la nuova eresia, soprattutto nelle Confessioni (scritte nel 400 d.C. circa); qui egli stigmatizza il concetto che l’uomo è incapace di orientarsi da solo e che esclusivamente con un’illuminazione di Dio, riuscirà a trovare la via del bene nella sua vita. Confrontandosi sempre più con le Scritture, Agostino d’Ippona scopre la necessità della grazia di Dio e l’incapacità per il peccatore di fare il bene⁸; il pensiero si svilupperà con un’altra opera che tratterà l’argomento: ‘La grazia di Cristo ed il peccato originale, contro Pelagio’ scritta nel 418. La dottrina della salvezza per grazia sarà poi uno dei fondamenti della riforma protestante del XVI° secolo, e il destino preparerà un monaco ‘agostiniano’ quale araldo del Vangelo, Martin Luther. Il legalismo del cattolicesimo romano, che imponeva la pratica dei sacramenti (secondo il dogma cattolico, questi riti conferiscono di per sé grazia a chi li osserva) fu corretto dalla riscoperta del vero vangelo della grazia e della giustificazione per fede, predicato dai riformatori (più avanti approfondiremo). 

    Il discepolo Celestio

    I due principali argomenti che riguardano la controversia pelagiana sono:

    1) la dottrina del peccato (negazione della natura adamica nell’uomo)

    2) la dottrina della grazia (ritenuta non necessaria per salvarsi).

    Non fu Pelagio 'in primis' a portare avanti il dibattito, perché lui uscì di scena e non sappiamo nemmeno dove morì; fu un suo discepolo a continuare lo scontro con Agostino, Celestio, un avvocato che in seguito al sacco di Roma da parte dei Goti di Alarico nel 410 d.C., fuggì con Pelagio in Nord-Africa. Celestio sviluppò appieno le dottrine di Pelagio, ma quale era, in sintesi, l'errore più evidente del pelagianesimo: la negazione del peccato originale. I pelagiani negavano che il peccato di Adamo avesse prodotto la colpa e la corruzione che hanno contaminato l'umanità; ritenevano quindi che l'uomo dovesse essere libero per essere responsabile di ciò che faceva. Bisogna ammettere che il loro sforzo di responsabilizzare l'uomo è comprensibile da un punto di vista umano, ma non alla luce delle Scritture; in Romani 3:23 leggiamo: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, , e in 5:12 : Perciò, come per mezzo di un solo uomo (Adamo), il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte, e così la morte si è estesa a tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato; , e Romani 5:17,18 : Infatti, se per la trasgressione di quell’uno solo (Adamo) la morte ha regnato a causa di quell’uno, molto di più coloro che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di quell’uno, Gesù Cristo. Per cui, come per una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure per un solo atto di giustizia la grazia si è estesa a tutti gli uomini in giustificazione di vita. . La Bibbia evidenzia che l’uomo ha ereditato una natura di peccato; egli nasce ‘in Adamo’ ed è incline a peccare; egli non può con le proprie forze cambiare questa natura; solo un’ intervento soprannaturale (per la grazia di Dio) produce il miracolo di una nuova creatura (rigenerazione)⁹. I presupposti del fondamento pelagiano indicavano l'impossibilità che Dio  fosse ingiusto, e quindi la volontà umana, per essere responsabile, doveva essere libera, senza alcuna inclinazione verso il bene o verso il male; libera di scegliere tra l'uno e l'altro.

    La conseguenza di tale ragionamento era che questa libertà della volontà escludeva, da parte di Celestio, l'eredità adamica della corruzione e del peccato (nessun vincolo grava sull’uomo). Egli diceva che non è possibile ereditare una colpa; il peccato di Adamo aveva prodotto il suo effetto solo su Adamo(da ‘Frutti velenosi da antiche radici’ di Phil Johnson ed. Aurora Missione-Ass. Verità Evangelica). Secondo questa dottrina, quando una persona nasce è moralmente intatta, cioè né buona né cattiva; la gente nasce senza vizi o virtù, ma con la capacità di indirizzarsi verso gli uni o verso gli altri. Perciò l'unico effetto, secondo i pelagiani, del peccato di Adamo, è che fu un cattivo esempio per tutti.

    Qui c'è un conflitto con la Scrittura: Abbiamo infatti dimostrato precedentemente che tanto Giudei che Greci sono tutti sotto peccato, come sta scritto: Non c’è alcun giusto, neppure uno. Non c’è alcuno che abbia intendimento, non c’è alcuno che ricerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti sono divenuti inutili; non c’è alcuno che faccia il bene, neppure uno. " (Romani 3:9b-12). Il negare che l'uomo nasce peccatore, ma lo può diventare, apre inevitabilmente la strada alla salvezza per merito; se è l'uomo che può scegliere il bene, partendo dalla sua presunta neutralità spirituale, la sua scelta e le sue opere sono un merito ed anche il mezzo per cui si può salvare; le opere sono così ritenute necessarie per ricevere il perdono di Dio; secondo

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