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La lista
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Ops. Ci è ricascato.
Elliot Hansen ha la terribile abitudine di innamorarsi di ogni uomo che frequenta.
I suoi amici ne hanno avuto abbastanza e creano una lista con le qualità che dovrebbe avere l’uomo perfetto per Elliot.
Quei fianchi stretti…
Quegli addominali…
Un fidanzato non dovrebbe essere più della somma di tutte le sue parti?
Eppure, quando il sexy detective Winston Rogers fa irruzione in camera sua per arrestare un ladro, Elliot sa che non gli dispiacerebbe spuntare dalla lista un paio di cosette con lui.
 
E se tu ne avessi avuto abbastanza?
Cinque anni dopo la morte del marito, Winston Rogers è single e determinato a restarlo.
Si getta a capofitto nel lavoro… più pericoloso è l’incarico, meglio è.
Non può rischiare di far soffrire ancora il suo cuore.
Ma poi un arresto di routine nella stanza da letto del vicino lascia Win a cercare più delle prove del crimine, perché il sorriso dolce e lo sguardo vulnerabile di quell’uomo toccano qualcosa in lui che pensava fosse smarrita per sempre.
Perché non godersi la compagnia reciproca senza impegno? Win ed Elliot decidono di creare una lista tutta loro.
Regola #1: Solamente amici di letto.
Regola #2: Non fare niente di stupido come innamorarsi.
Regola #3…
Vederli ignorare le prime due regole.
LanguageItaliano
Release dateJun 22, 2022
ISBN9791220703338
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    La lista - Felice Stevens

    1

    «Te ne vai? Ma perché?»

    Elliot Hansen guardò il ragazzo che frequentava da sei mesi preparare la valigia, dove scomparvero diverse magliette che gli appartenevano, anche se non gli importava. Stava risuccedendo. Il ragazzo che riteneva il suo tutto, il suo per sempre, lo stava lasciando.

    «Non funziona, tutto qui. Non sento più le scintille fra di noi.» Dakota gli mise una mano sulle spalle e diede una strizzatina. «È meglio così. L’energia fra di noi non è pulita. I nostri chakra sono bloccati e non sono capace di creare.»

    «I nostri chakra sono bloccati? L’energia non è pulita? Che diavolo significa?» Di sicuro Dakota non aiutava in casa, quindi Elliot non era certo che comprendesse il concetto di pulizia.

    «Vedi? Sei già così arrabbiato e negativo. Vedo l’oscurità che ti circonda.»

    «Mi stai mollando,» urlò Elliot. «Dovrei essere felice? Ieri mi hai detto che mi amavi.»

    Dakota fece un lungo sospiro e si girò, smettendo di preparare la valigia e dandogli finalmente tutta la sua attenzione. «Elliot. Certo che ti amo. Sono una persona positiva. Amo tutti. Ed è una ragione in più per andarmene adesso, prima che le nostre auree diventino più negative. Non posso vivere con così tante regole e aspettative. Il mio spirito ha bisogno di essere libero.»

    «E guarda caso hai trovato la libertà di cui hai un bisogno così disperato in un loft di cinquecento metri quadri a Tribeca, con il proprietario di una galleria d’arte.»

    Oh sì, sembrava scettico proprio perché lo era, cavolo.

    «Sono così fortunato che ami le mie candele e i gioielli che creo. È la mia grande occasione.»

    Le pozze scure di Dakota lo guardarono con un’espressione così innocente che per un istante Elliot tentennò. Si era sbagliato? Dakota non lo aveva usato?

    Sii forte, Elliot. Per una volta, sii forte.

    «Che mi dici dei soldi che hai preso in prestito? Quando puoi ripagarmi?»

    Dakota aggrottò la fronte sotto la chioma bionda. «Preso in prestito? Elliot, piccolo, mi hai dato quei soldi per aiutarmi ad avviare la mia carriera. Ricordi? E te ne sarò sempre grato.» Dopo aver finito con le magliette, Dakota passò alla biancheria intima e sollevò il primo mucchio.

    «Te li avrei dati io?» sbottò Elliot. «Sei impazzito, cazzo? Non ho diecimila dollari da regalare così.»

    «Lo hai fatto perché mi amavi. Lo hai anche detto quando te l’ho chiesto.» Smise di fare i bagagli e aggiunse: «Eravamo proprio qui, su questo letto, e quando te l’ho chiesto le tue parole precise sono state, Sì, piccolo, farei di tutto per te

    «Eravamo nudi e mi stavi succhiando l’uccello. Ovvio che l’ho detto,» sbraitò Elliot, oltraggiato.

    «Non è colpa mia se mi sono fidato della tua parola.» Dakota si strinse nelle spalle come se niente fosse e riprese a fare la valigia, ma Elliot aveva raggiunto il limite e gli strappò i vestiti dalle mani. «Era tutta una menzogna, vero? Non mi hai mai amato, giusto?» Cavolo. Gli bruciavano gli occhi, ma era stato umiliato abbastanza e si rifiutava di piangere.

    «Qui c’è così tanta energia negativa e soffoca la mia creatività. È meglio che me ne vada e ti conceda spazio per accettare il flusso. Meriti amore e pace. Te lo auguro per il nuovo capitolo della tua vita.» Dakota prese i vestiti dalle mani che non opposero resistenza, e li mise in valigia.

    Tremando per la rabbia e lo stupore, Elliot restò ammutolito a guardare Dakota che finiva di portare via tutto dal bagno che avevano condiviso. La goccia che fece traboccare il vaso fu vederlo prendere il set di candele che gli aveva regalato per il compleanno e lanciarlo senza nessuna accortezza in valigia. A Dakota non era mai davvero importato di lui.

    Elliot era stato usato, come sempre.

    Seguì Dakota verso la porta d’ingresso. «Adesso che te ne stai andando puoi smetterla di fingere. Ammettilo. Stavi con me solamente per avere un tetto sopra la testa e cibo gratis. I miei amici hanno sempre avuto ragione su di te.»

    «Oh, avanti, non fare così. Ci siamo divertiti. Che altro volevi?»

    Amore. Una famiglia. Eppure, mise da parte quel sogno ancora una volta quando la realtà lo travolse. Non importava quello che voleva. Non aveva mai avuto importanza.

    Prima c’era stato Nathan, che aveva detto che era impegnato a scrivere il suo romanzo, ma che trascorreva la maggior parte del tempo a giocare ai videogiochi. Larry non riusciva a tenersi un lavoro e dava sempre la colpa agli altri quando lo licenziavano, anche se di rado si svegliava prima delle dieci del mattino. Elliot aveva pensato che forse Ali sarebbe stato quello giusto, finché una notte non lo aveva legato, conficcandogli una gag ball in bocca e sostenendo che era un modo divertente di fare sesso.

    Non per Elliot.

    Dakota si era soltanto aggiunto alla lunga lista di ragazzi che lo avevano usato… oppure che avevano abusato della sua gentilezza e lo avevano sfruttato.

    «Adesso voglio che te ne vada.»

    Dakota sollevò il cellulare. «La mia auto arriverà fra cinque minuti.»

    Elliot gli aprì la porta. «Puoi aspettare fuori.»

    Dakota spalancò gli occhi in maniera comica. «Ma… ma è inverno. È buio e fuori fa freddo. Guarda…» indicò la strada, «adesso ha iniziato anche a piovere.»

    «Stringi i denti, fiorellino. Hai deciso tu di mollarmi. Non vivi più qui.» Con una forza e determinazione che non sapeva di possedere, prese la valigia di Dakota e la lanciò sul portico. «Fuori.»

    «Ecco perché me ne vado. La tua negatività ti sta inondando l’anima. Impara a essere positivo, Elliot.»

    Elliot gli regalò un sorriso forzato. «Lo sono. E sono anche sicuro che devi andartene subito e aspettare sul portico. Vedi come sto cambiando?»

    «Come ti pare,» borbottò e uscì. Elliot sbatté la porta e sussultò, ricordando che aveva la facciata in vetro. L’ultima cosa di cui aveva bisogno erano cocci taglienti dappertutto. Non aveva ancora riparato la serratura della finestra nell’ingresso. Sbatteva ed entrava freddo ogni volta che c’era vento. Aveva chiesto a Dakota di provare a sistemarla, ma, ovviamente, non lo aveva mai fatto.

    Sentì lo sportello di un’auto chiudersi con forza e sbirciò dalla finestra del soggiorno, da cui vide una berlina allontanarsi con i fanali posteriori rossi luccicare nell’oscurità prima di scomparire.

    Un’altra relazione andata male. Un altro fallimento. Si lanciò sul divano e nascose il viso tra le mani. A quel punto avrebbe dovuto esserci abituato, ma odiava stare da solo. Che vita. Voleva cancellare la tristezza.

    «Forse dovrei chiamare i ragazzi. Saranno euforici di sapere che abbiamo rotto.» Tirò fuori il cellulare, ma si sentì umiliato al pensiero di spiegare ai suoi amici dalla lingua biforcuta perché Dakota lo avesse lasciato, così scacciò quell’idea. «Dio, immagino come si prenderanno gioco di me. Avevano ragione fin dall’inizio. Come sempre.» Wolf gli aveva anche detto che Dakota era alla ricerca di uno sugar daddy ricco.

    «Sei una sorta di rimpiazzo a basso contenuto calorico, finché non arriverà il riccone con un bel conto in banca.»

    Elliot sussultò, ricordando come era scappato meno di un mese prima da quella cena con i suoi amici, difendendo Dakota invece di dare retta a chi lo conosceva bene. Dopo essere tornato a casa aveva raccontato l’accaduto a Dakota, che gli aveva assicurato che si sbagliavano e che sarebbe rimasto sempre con lui.

    «Non gli sono mai piaciuto. Sono gelosi perché non possono controllarti e dirti che cosa fare. Si sbagliano e glielo dimostreremo.»

    Invece non si erano sbagliati. Lo avevano capito fin dall’inizio… non solo con Dakota, ma anche con tutti gli altri ragazzi con cui era uscito.

    Elliot avrebbe dovuto immaginare che sarebbe finita così. Nessuno dei suoi ragazzi era mai rimasto, a prescindere da quanto si fosse impegnato. Anche i suoi genitori erano andati via, costretti ad andare in pensione a causa della patologia respiratoria di suo padre, e si erano trasferiti in Arizona perché la temperatura era più mite. Gli unici che erano sempre rimasti al suo fianco erano i migliori amici del college… Spencer, Wolf e Chess. Dopo averci riflettuto per qualche minuto, inviò un messaggio di gruppo, soffrendo a ogni parola che scriveva.

    Dakota mi ha mollato.

    La prima risposta arrivò in meno di cinque secondi.

    Spencer: Arrivo subito. Non fare niente di stupido.

    Anche gli altri gli scrissero avvertimenti simili.

    Fece un sospiro e ordinò cibo cinese, poi si assicurò di avere almeno una cassa di birra in frigorifero e anche qualche bottiglia di vino. Si sedette e aspettò.

    «Alleluia.» Spencer sollevò la bottiglia. «Posso solamente dire che era ora. Smettila di fare quella faccia. Dovresti festeggiare.» Finì di bere la birra e prese le bacchette per tuffarsi nel piatto di Hunan Chicken.

    «Chiudi il becco. Ho il diritto di essere un po’ triste.» Guardò Chess, che gli regalò un sorriso compassionevole.

    «Che spiegazione ti ha dato?» Wolf lo fissò con la solita espressione tagliente che lo metteva sempre a disagio. Non c’era da meravigliarsi che Wolf fosse uno dei migliori avvocati della città. Nonostante lo conoscesse da anni, Elliot probabilmente se la sarebbe fatta sotto se si fosse trovato in tribunale interrogato da lui.

    «Non importa.» Provò a cambiare discorso perché si era pentito di averli chiamati, ma Wolf si comportò nel solito modo spietato. Un altro dei suoi tratti affascinanti.

    «A me sì. Diccelo.» La sua voce, all’apparenza calma, aveva un tono quasi di ghiaccio.

    «Riderete.»

    Gli occhi ambrati di Wolf luccicarono con una rara espressione divertita. «Molto probabile.»

    Spencer aggiunse: «Elliot. Non può essere così male. Sai che resteremo al tuo fianco.» Era esilarante vedere Spencer che provava a confortarlo, soprattutto con la bocca piena di riso fritto.

    Elliot mandò giù mezza birra perché aveva bisogno di coraggio liquido. «Ha detto che non eravamo spiritualmente in sintonia… qualcosa a proposito dei nostri chakra bloccati. Le auree non erano allineate, per questo la nostra vita sessuale non andava più bene.»

    Spencer ridacchiò a quella spiegazione, ma chiuse il becco dopo che Wolf gli diede una gomitata. «Le vostre… auree?» mormorò. «Chakra bloccati?» Nascose il viso tra le braccia e agitò una mano. «Mi arrendo.»

    Toccò a Elliot lanciare un’occhiataccia. «Finiscila. Sai che stavo provando a dedicarmi alla spiritualità e meditazione con lui.»

    «Mi stai prendendo per il culo, cazzo,» borbottò Wolf prima di fare un respiro profondo.

    Come se fosse un fastidiosissimo gioco di Acchiappa la Talpa, Spencer sbucò di nuovo per dare la sua opinione ed Elliot desiderò avere un martello per colpirgli la testa alla moda. «So che Dakota doveva essere strafatto… cioè, doveva per forza con tutta la cera che inalava con le candele… ma tu che cavolo di problema hai? Hai iniziato a fumare? Perché dovresti essere fuori come un balcone per credere a tutte quelle stronzate.»

    «No, certo che no. E smettila di prendermi in giro.» Elliot mise il mento sulle mani. «Pensavo che ci avrebbe fatto avvicinare.»

    «Perché lo volevi? Non avevi niente in comune con quel tipo.»

    «Non è vero. Amavo le candele che creava. Ne ho anche parlato in un articolo per una rivista e ha iniziato a venderle sul suo sito. E poi i gioielli che crea sono così originali. È un artista di talento.»

    «Aveva un talento come scroccone. Ha vissuto con te per quasi sei mesi… gli hai mai chiesto di contribuire all’affitto?» Wolf sollevò una mano quando Elliot aprì bocca. «Non rispondere. Lo so già. Non l’hai fatto.»

    Infastidito e triste, Elliot non poteva più affrontare i suoi amici e decise di bere altra birra.

    «Non ti stiamo aggredendo.» Spencer gli spinse il piede. «Avanti, parla.»

    «Sul serio? Ci ero quasi cascato.» Elliot non aveva mai avuto il coraggio di contraddire i suoi amici e cercò di spiegare. «Non gli ho chiesto l’affitto perché pensavo che mi avrebbe ripagato dopo che i suoi affari avessero ingranato. Noi… avevamo dei piani. Pensavo che fosse una storia seria, che tra di noi ci fosse qualcosa di speciale.»

    «L’unica cosa speciale in quel rapporto eri tu.» Wolf ringhiò. «E, se vuoi la mia opinione…»

    «Non mi sembra che Elliot te l’abbia chiesta, Wolfie,» intervenne Spencer.

    «Per l’ultima cazzo di volta, smettila di chiamarmi così,» sbottò Wolf, e il viso stupendo divenne una maschera severa e minacciosa. Eppure Spencer era sempre stato spericolato quando si trattava di Wolf, e amava stuzzicarlo.

    «Dato che lo faccio da quando eravamo matricole e che dopo quindici anni non ho ancora smesso, è ora che ti arrenda.» Spencer accarezzò una guancia a Wolf. «Lo faccio solamente perché ti voglio bene.»

    Wolf restò paralizzato per un istante, poi prese la mano di Spencer con decisione e la spostò. «Non toccarmi. Posso solamente immaginare dove sono state queste mani e la prossima visita medica sarà fra sei mesi.»

    Un’espressione ferita – che svanì così in fretta che Elliot poteva anche averla immaginata – attraversò il viso di Spencer, che alzò gli occhi al cielo. «Ti piacerebbe avere una vita amorosa come la mia. Mmm, ti piacerebbe avere una vita amorosa. Punto.»

    «Rotolarsi tra le lenzuola con qualcuno di cui probabilmente non conosci nemmeno il nome non si avvicina affatto alla mia idea di amore.» Wolf sbuffò. «Almeno io ho degli standard.»

    «Standard?» ribatté Spencer con una risata. «Più che altro le palle staranno per esploderti.» Mangiò l’ultimo raviolo. «Sono deliziosi. Comunque, tornando a Elliot. Secondo me hai bisogno di uscire e avere un’avventura focosa per dimenticare quel perdente.»

    Ovviamente, Wolf era di tutt’altra opinione. «Tu pensi che il sesso senza impegno sia la risposta a tutto. Elliot ha bisogno di stare da solo per un po’ e pensare a quello che vuole davvero da un uomo, invece di queste storielle da una botta e via. Non sei d’accordo con me, Chess?»

    Chester Braxton completava il loro gruppo. Erano amici da quando si erano conosciuti al campus al primo incontro LGBTQ del primo anno. Chess era diventato un professore associato di storia alla NYU, dove durante il primo anno di insegnamento aveva incontrato il suo ragazzo, André Webster. Chess era l’unico del gruppo ad avere una relazione seria e duratura, che per Elliot era uno degli obiettivi da vita di coppia.

    «Ignorali,» ribatté Chess, e poi si piegò più vicino. «Ma spero che ti renda conto che stai meglio senza di lui. Non era l’uomo giusto per te.»

    Elliot non sapeva molte cose, ma era certo che odiava stare da solo. Era stato ingannato da quello sciocco del suo cuore, che lo aveva spinto a credere che qualcuno lo amasse, ma si rendeva conto ancora una volta che si era gettato a capofitto in una relazione senza conoscere bene il suo compagno.

    «Pensavo che questa volta avrebbe funzionato.»

    «Elliot,» mormorò Chess con il suo solito modo dolce, ma per la prima volta sentì un accenno di determinazione che lo fece sussultare. Doveva essere una questione seria se Chess aveva quel tono così duro. «Lo pensi sempre. Sei cieco ogni volta che incontri un uomo, ignorando tutti i segnali di avvertimento, perché ti concentri su ciò che c’è di bello, nonostante l’oceano di aspetti negativi che ti circonda.»

    «Sei sicuro di non avere un dottorato in psicologia?» borbottò Elliot, anche se in fondo sapeva che Chess aveva ragione. Loro non capivano, però. Quando si cresceva da soli, con la sensazione di non avere nessuno al proprio fianco, era normale reagire in quel modo. Si chiamava vivere delle briciole che la vita lanciava.

    «Elliot,» insistette Chess. «Tu che cosa vuoi?»

    «Che intendi?»

    «Da un uomo, da una relazione. Vuoi un ragazzo, un marito? Qual è il tuo scopo?»

    «Voglio qualcuno che ricambi il mio amore.»

    «Ecco il tuo problema,» affermò Wolf, accigliandosi. «Sei convinto che ogni relazione si basi sull’amore e la continuità, che tu debba innamorarti di un uomo.»

    «Ma è quello che voglio. Chess me l’ha chiesto.» Appoggiò il mento sulla mano, sentendosi sconfitto. «Voglio innamorarmi.»

    «E com’è andata per ora? Non così bene.» Wolf, sempre così sincero da essere brutale, mise le bacchette sul piatto e incrociò le braccia, fissandolo con quello sguardo intenso che aveva perfezionato. «Ascolta, perché non provi qualcosa di diverso? Esci, incontra qualcuno senza aspettative a parte divertirti. Smettila di pianificare il futuro e per una volta, vivi il presente.»

    Si morse il labbro inferiore e si rivolse agli altri. «Immagino che siate tutti d’accordo con Wolf, giusto?»

    Con un’espressione stranamente seria, Spencer lanciò un’occhiata veloce a Wolf, incrociando il suo sguardo per una frazione di secondo prima di concentrarsi sul piatto vuoto. «Sorprendo anche me stesso, ma sì. Sono d’accordo con lui.»

    «Chess? Sei l’unico ad avere una relazione stabile. Che cosa ne pensi? Sai che tu e André siete una fonte di ispirazione per me. Avete quello che desidero da una storia d’amore.»

    «Ascoltati.» Chess scosse il capo e la sua voce divenne sempre più spazientita. «Stai facendo tutto al contrario… prima la relazione e poi cerchi di capire se il tuo compagno sia la persona giusta. E per quanto riguarda la mia storia con André… devi avere obiettivi tutti tuoi e smetterla di ispirarti agli altri. Non sai mai che cosa succede nelle case altrui. È impegnativo, anche se all’esterno sembra tutto semplice. E no, non sto insinuando niente sulla mia relazione. Sto solamente dicendo che se troverai qualcuno sarà grandioso, ma fino ad allora… sì, Wolf ha ragione. Frequenta qualcuno senza impegno, divertiti.»

    Un mese dopo, si trovò seduto nello stesso posto in soggiorno a riflettere sulle parole dei suoi amici. Era uscito e aveva flirtato, ma senza ottenere niente. Gli andava bene che Chess gli dicesse che cosa fare, ma lui aveva un uomo fantastico che lo attendeva a casa. Spencer non doveva fare altro che schioccare le dita per avere tutti i ragazzi che desiderava. Controllando gli account social, Elliot lo vedeva ogni sera a una festa super alla moda circondato da modelli. E Wolf? Be’, lui aveva il suo lavoro e sembrava bastargli. Tutti avevano qualcosa, eccetto lui.

    Era ora di un cambiamento.

    Prese la giacca e si diresse alla porta.

    Andò in un locale a Bushwick e si sedette a sorseggiare una birra mentre osservava la scena davanti a lui, agitando il corpo a ritmo di musica.

    Qualcuno si scontrò con la sua spalla. «Scusa.» Il rosso imponente aveva una bottiglia vuota di Heineken in mano. «Sto solamente cercando di ordinare un’altra birra.»

    «Nessun problema. È affollato.»

    «Allora… non ti dispiace se resto a parlare con te finché Wally non verrà da questa parte?» Il suo sorriso emerse sotto quella luce debole ed Elliot vide i muscoli che si flettevano sotto la maglietta aderente dello stesso colore degli occhi.

    «Certo che no. Sono Elliot Hansen.»

    «Brian Kelly.»

    Si strinsero la mano ed Elliot era sicuro di non aver immaginato il modo in cui le dita di Brian avevano indugiato in quella stretta. Girò lo sgabello per guardare l’uomo in faccia.

    «Sei qui da solo, Elliot?» Il ginocchio di Brian premette contro il suo. Elliot non era mai stato con un uomo rosso e si chiese se fosse pieno di lentiggini.

    «Sì. Non mi andava di stare da solo questa sera, quindi ho pensato di venire qui, ascoltare un po’ di musica e bere qualcosa.»

    «E parlare con me.» Brian gli mise una gamba coperta dal jeans tra le cosce ed Elliot deglutì. Brian era robusto, con spalle e petto ampi. Le gambe muscolose erano come tronchi.

    «Già,» concordò, cercando di non sembrare a corto di fiato, anche se era così che si sentiva. «Parlare.»

    «Ma dato che per avere una birra sembra che ci vorrà tanto, che ne dici di ballare un po’?»

    Il cuore gli batteva all’impazzata ed Elliot annuì. Non aveva bisogno di Dakota. C’erano altri ragazzi che lo trovavano attraente. Dimenticando il consiglio di Wolf, immaginò che quell’incontro potesse essere l’inizio di una nuova storia. Brian lo prese per mano e andarono sulla pista da ballo, fermandosi solamente per un istante perché Brian parlasse con il DJ, che gli fece un sorrisino e ammiccò. La musica rallentò e le luci diventarono rosa e rosse.

    «Gli ho chiesto di mettere qualcosa di più lento e sensuale.» Brian lo strinse fra le braccia muscolose e iniziarono a ballare. «Sei sexy, cazzo. E mi ecciti.»

    Elliot appoggiò la testa contro la spalla di Brian e si lasciò trasportare dalla musica. All’inizio, prima che si trasferisse da lui, Dakota lo aveva corteggiato con candele, musica sensuale e anche massaggi in tutto il corpo con oli profumati che avevano portato a notti di sesso passionale, facendogli credere che fosse l’inizio di un amore eterno e amicizia, ma alla fine era andato tutto in fumo. Se Brian voleva un ballo lento doveva sentire una scintilla tra di loro.

    Il rosso lo baciò sulla guancia, facendolo sospirare.

    «Ti piace, eh?» Le labbra calde si spostarono sul collo di Elliot e quella barba incolta lo graffiò in maniera deliziosa.

    «Mmh. Mi piaci tu.»

    «Mi fa piacere saperlo. Anche tu mi piaci.» Brian gli strinse il sedere con mano insistente, attirandolo contro il cavallo. «Parecchio. Sei carino.»

    «Ah, grazie. Di che ti occupi?»

    «Sono un rappresentante farmaceutico.» Fece il nome di una società importante. «Gli affari vanno alla grande. Ho risparmiato per un appartamento tutto mio. Sono stanco di pagare l’affitto e gettare così il denaro.»

    «Mi sembra sensato.» Gli piaceva che Brian sembrasse avere un certo intuito per gli affari. «Devi stare sempre via per lavoro.»

    «Viaggio parecchio, ma è bello avere qualcuno che ti aspetta a casa.» Ammiccò. «Capisci cosa intendo?»

    «Sì, lo capisco.»

    Elliot gli sorrise e appoggiò di nuovo la testa sulla spalla di Brian, sentendosi desiderato. Elliot era alto più di uno e ottanta, ma quell’uomo aveva qualche centimetro in più di lui ed era anche più muscoloso. Ondeggiarono insieme e lui viaggiò con la mente, mettendo da parte tutti

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