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    La soluzione dei Koan Zen del Mumonkan: Non dualità e libertà dall’io per la crescita spirituale verso l’illuminazione e il risveglio
    La soluzione dei Koan Zen del Mumonkan: Non dualità e libertà dall’io per la crescita spirituale verso l’illuminazione e il risveglio
    La soluzione dei Koan Zen del Mumonkan: Non dualità e libertà dall’io per la crescita spirituale verso l’illuminazione e il risveglio
    Ebook103 pages58 minutes

    La soluzione dei Koan Zen del Mumonkan: Non dualità e libertà dall’io per la crescita spirituale verso l’illuminazione e il risveglio

    By Claudio Patrini

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    About this ebook

    Il Mumonkan, composto nel XIII secolo, comprende quarantotto koan ("casi pubblici") in cui sono registrati, in un caratteristico stile sintetico e diretto, degli aneddoti relativi ai maestri cinesi del periodo migliore del Ch'an, tra il VII e il X secolo. Una situazione tipica riportata nei koan era il dialogo tra maestro e allievo. Ma quelle serie di domande e risposte erano ben diverse da una normale conversazione, erano piuttosto un incontro-scontro tra due atteggiamenti mentali: quello dell'allievo, che cercava, con l'uso della ragione, di capire ciò che va oltre la ragione; e quello del maestro, che con azioni e parole paradossali e imprevedibili sbarrava la strada ad ogni tentativo di comprensione intellettualistica, per ottenere che l'allievo riuscisse a sperimentare, in maniera diretta e immediata, il contatto con la realtà ultima. È bene chiarire che lo Zen, almeno nel suo periodo d'oro, era cosa ben diversa da quello che generalmente si intende per religione. Ogni religione è caratterizzata da un insieme di credenze, di precetti e di pratiche, e dall'intenzione di volgersi ad un'entità superiore per adorarla e per invocarne l'aiuto. Niente di tutto questo è presente nei koan. Non vi si trova infatti alcuna esortazione a credere in verità rivelate, né il rispetto di particolari obblighi è ritenuto imprescindibile. Le pratiche religiose, poi, sono considerate positive, ma solo come un dato di fatto. Ci possono essere delle pratiche nella vita, ma non c'è vita nelle pratiche. Anche il riferimento ad una dimensione superiore, nei koan ha un carattere diverso che nelle religioni. Il Buddha rappresenta il più alto obiettivo verso cui indirizzare la propria vita, ma si guarda ad esso per giungere a conoscerlo e a riconoscersi uguali a lui, non per adorarlo come una divinità. Il percorso indicato dai koan non è dunque di tipo devozionale, ma conoscitivo. D'altra parte, la via dei koan non è neppure filosofica. Anzi, il pensiero concettuale è visto come l'ostacolo principale al raggiungimento della verità. Ma, se tanto la devozione quanto il ragionamento vengono scartati, cosa propongono allora i koan? I koan offrono lo spunto per una conoscenza diretta della realtà, non mediata dalle forme mentali. Tale conoscenza è possibile perché coincide con il nostro semplice essere. Non si tratta infatti di raggiungere qualcosa di difficile e di lontano, ma di uscire dalla prigione delle illusorie costruzioni mentali, per ritrovare la propria vera natura. I koan contengono vari approcci per liberarsi dalla ingannevole visione del mondo che viene costruita dal pensiero comune. Essi invitano a rigettare le strutture mentali e le modalità "normali" con cui ci siamo abituati a vedere il mondo. Nulla viene risparmiato da un'analisi radicale e priva di compromessi, perché la minima concessione alle consuetudini del pensiero concettuale significherebbe la ricaduta nell'illusione. Per questo viene detto: "Se incontri il Buddha per la strada, uccidilo!".
    LanguageItaliano
    PublisherYoucanprint
    Release dateDec 29, 2022
    ISBN9791221444728
    La soluzione dei Koan Zen del Mumonkan: Non dualità e libertà dall’io per la crescita spirituale verso l’illuminazione e il risveglio

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      La soluzione dei Koan Zen del Mumonkan - Claudio Patrini

      Premessa

      Il Mumonkan, composto nel XIII secolo, comprende quarantotto koan (casi pubblici) in cui sono registrati, in un caratteristico stile sintetico e diretto, degli aneddoti relativi ai maestri cinesi del periodo migliore del Ch’an, tra il VII e il X secolo.

      Una situazione tipica riportata nei koan era il dialogo tra maestro e allievo. Ma quelle serie di domande e risposte erano ben diverse da una normale conversazione, erano piuttosto un incontro-scontro tra due atteggiamenti mentali: quello dell’allievo, che cercava, con l’uso della ragione, di capire ciò che va oltre la ragione; e quello del maestro, che con azioni e parole paradossali e imprevedibili sbarrava la strada ad ogni tentativo di comprensione intellettualistica, per ottenere che l’allievo riuscisse a sperimentare, in maniera diretta e immediata, il contatto con la realtà ultima.

      È bene chiarire che lo Zen, almeno nel suo periodo d’oro, era cosa ben diversa da quello che generalmente si intende per religione. Ogni religione è caratterizzata da un insieme di credenze, di precetti e di pratiche, e dall’intenzione di volgersi ad un’entità superiore per adorarla e per invocarne l’aiuto.

      Niente di tutto questo è presente nei koan.

      Non vi si trova infatti alcuna esortazione a credere in verità rivelate, né il rispetto di particolari obblighi è ritenuto imprescindibile. Le pratiche religiose, poi, sono considerate positive, ma solo come un dato di fatto. Ci possono essere delle pratiche nella vita, ma non c’è vita nelle pratiche.

      Anche il riferimento ad una dimensione superiore, nei koan ha un carattere diverso che nelle religioni. Il Buddha rappresenta il più alto obiettivo verso cui indirizzare la propria vita, ma si guarda ad esso per giungere a conoscerlo e a riconoscersi uguali a lui, non per adorarlo come una divinità.

      Il percorso indicato dai koan non è dunque di tipo devozionale, ma conoscitivo.

      D’altra parte, la via dei koan non è neppure filosofica. Anzi, il pensiero concettuale è visto come l’ostacolo principale al raggiungimento della verità.

      Ma, se tanto la devozione quanto il ragionamento vengono scartati, cosa propongono allora i koan?

      I koan offrono lo spunto per una conoscenza diretta della realtà, non mediata dalle forme mentali. Tale conoscenza è possibile perché coincide con il nostro semplice essere. Non si tratta infatti di raggiungere qualcosa di difficile e di lontano, ma di uscire dalla prigione delle illusorie costruzioni mentali, per ritrovare la propria vera natura.

      I koan contengono vari approcci per liberarsi dalla ingannevole visione del mondo che viene costruita dal pensiero comune. Essi invitano a rigettare le strutture mentali e le modalità normali con cui ci siamo abituati a vedere il mondo. Nulla viene risparmiato da un’analisi radicale e priva di compromessi, perché la minima concessione alle consuetudini del pensiero concettuale significherebbe la ricaduta nell’illusione. Per questo viene detto: Se incontri il Buddha per la strada, uccidilo!.

      MUMONKAN

      Prefazione di Mumon

      Alla base c’è la mente del Buddha, e la porta della verità è senza porta. Come si può attraversare questa non-porta? È stato detto che ciò che entra attraverso la porta non potrà mai essere un vostro tesoro. Tutto ciò che si ottiene attraverso circostanze esterne è destinato a perire.

      Ma queste osservazioni stanno già sollevando onde nonostante non vi sia vento. Come se si operasse un corpo sano. Ancora più stupido è cercare di raggiungere la conoscenza attaccandosi alle parole e alle frasi. Sarebbe come tentare di colpire la luna con un bastone, o grattarsi la scarpa quando prude il piede. Tutto questo non ha nulla a che fare con la realtà.

      Nell’estate del primo anno di Jōtei io, Ekai, mi trovavo nel Tempio di Ryûshō, e svolgevo il compito di capo-monaco. Istruivo i monaci in base alle loro capacità, e utilizzavo i casi degli antichi Maestri come mattoni per battere alla porta. Raccolsi in tutto quarantotto casi, senza seguire nessuno schema, e chiamai il testo Mumonkan, La porta senza porta.

      Se un uomo è di valore, si spingerà avanti per la Via senza pensare al pericolo. Nemmeno la divinità dalle otto braccia potrà impedirglielo. Perfino i ventotto Patriarchi dell’Ovest e i sei dell’Est dovrebbero chiedere di aver salva la vita. Se invece un uomo esita, è come vedere un cavallo che galoppa fuori dalla finestra: in un batter di ciglia, sarà scomparso.

      Strofa di Mumon

      La Grande Via è senza porta,

      Ci sono migliaia di percorsi diversi.

      Una volta oltrepassata la barriera,

      Ti muoverai libero per l’universo.

      ***

      Il raggiungimento della verità, della propria vera natura, non passa attraverso condizioni specifiche. Non ci sono tecniche determinate, non ci sono spiegazioni o nessi causali. Tutte queste modalità fanno ancora parte di quel mondo illusorio che vela la realtà.

      Il linguaggio e la conoscenza concettuale possono servire a indirizzare alla realtà, ma a patto che non ci si fermi ad essi. Se

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