La terza incomoda
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About this ebook
Per un motivo o per un altro, le due finiscono per battibeccare su ogni cosa e pare non ci sia nulla che le accomuni, ma quando Marco, per motivi di lavoro, è costretto a fare ritorno a casa, Cora e Irene si ritrovano a passare il resto della vacanza insieme. E, nel giro d’una settimana, tutto può cambiare…
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La terza incomoda - Mattia Vanfiori
Mattia Vanfiori
LA TERZA INCOMODA
Prima Edizione Ebook 2023 © R come Romance
ISBN: 9788893472340
Immagine di copertina su licenza Adobestock.com, elaborazione Edizioni del Loggione
img1.pngwww.storieromantiche.it
Edizioni del Loggione srl
Via Piave 60
41121 Modena – Italy
romance@loggione.it
http://www.storieromantiche.it e-mail: romance@loggione.it
img2.jpgLa trama di questo romanzo è frutto della fantasia dell’autore.
Ogni coincidenza con fatti e persone reali, esistite o esistenti, è puramente casuale.
Mattia Vanfiori
LA TERZA INCOMODA
Romanzo
INDICE
In mia difesa: non l’avevo previsto!
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
Nessuno mi può giudicare
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
Quando ho capito di amarla davvero
I
II
III
In conclusione
L’autore
Catalogo
In mia difesa: non l’avevo previsto!
«Okay, cominciamo. Sono pronta. Forse, non così pronta, dammi un minuto. Prendo un bel respiro e via! Tutto è cominciato quando il mio amico Marco mi ha invitata a passare le vacanze con lui e… be', la sua fidanzata.»
«Nulla di strano. In pratica, dovevano proprio essere in tre, lui, la cugina e la sua fidanzata. A causa di impegni di lavoro, però, la cugina si è tirata indietro e, be', avevano affittato una bella casetta, ci hanno speso un bel po’ di anticipo e avrebbero dovuto pagare ancor di più alla fine del soggiorno e, lo puoi immaginare, in due c’è poco risparmio, ma in tre…»
«L’idea di una bella vacanza mi allettava tantissimo, era da anni che non ne facevo una e accettai al primo colpo, solo in un secondo momento mi resi conto di quanto fosse sconveniente.
Insomma, sua cugina e la sua fidanzata andavano d’accordo, ma io e quest’ultima non ci conoscevamo affatto. Era tardi per tirarsi indietro, adesso che le spese sarebbero nuovamente state divise in tre, tutto sembrava essersi sistemato. E poi è successo l’inevitabile.»
«Ora, lo so che questa non è un’aula di tribunale, ma ci tengo ugualmente a dire: in mia difesa, non l’avevo previsto. Ops, mi rimetto seduta. Scusa, mi sono lasciata trasportare. Uff, sono io o c’è un caldo bestiale oggi?»
«Stavo dicendo, non l’avevo previsto, non avrei voluto che andasse così, non immagini quanto io mi sia sentita in colpa quando è successo, ma il fatto è che… è successo. È successo e non ho potuto farci niente. L’ultima cosa che volevo era esser messa in un lato del triangolo, ma… mi sono innamorata.»
«Ti racconto tutto dall’inizio.»
I
Marco era fidanzato con Irene da un anno. Si conobbero in un giorno di aprile, quando Marco me lo raccontò, mi disse con occhi sognanti che, da lei, fu investito.
Letteralmente.
Con la moto.
Accadde così, lui stava attraversando la strada senza guardare, come un perfetto idiota, non era neanche sulle strisce. Irene sopraggiunse con la sua super moto e l’abbigliamento da motociclista con tanto di occhialini, troppo figa e sicura di sé per rallentare e… bata bum! Marco sbucò fuori all’improvviso, lei lanciò un grido, frenò all’istante, ma non poté fermarsi in tempo.
Marco fece un bel ruzzolone e fu un miracolo che non si ruppe nulla. Poi una bella corsa in ospedale, con Irene che non faceva altro che chiedergli perdono, Marco venne dimesso con qualche punto e niente più.
Irene, per farsi perdonare, offrì a Marco un caffè. Marco, per ricambiare la gentilezza, invitò Irene a uscire per un aperitivo. Di nuovo Irene, per ricambiare, lo invitò a cena, poi lui la invitò a pranzo e tra un pasto e l’altro, si fidanzarono.
E poi arrivai io.
«Cosa? Due settimane in una località di mare? Be'…»
«E dai, Cora, vienici. Mia cugina ci ha piantati in asso. In tre è meglio, ci divideremo le spese, le pulizie e via dicendo.»
Ci pensai un po’.
«Accetto!»
Nah, non ci pensai affatto, accettai subito. Era da due anni che non facevo una vacanza come si deve e non avrei pagato poi molto, dividendo le spese con loro. Mi allettava l’idea di un bel soggiorno in una casa in affitto tutta per noi, proprio in riva al mare, in completa tranquillità.
Settimane dopo, quando avevo già dato la mia parte di soldi, eravamo quasi a luglio e la data di partenza si stava ormai avvicinando, ecco che finalmente pensai a lei.
Lei, Irene, la ragazza che non avevo mai nemmeno visto.
Marco era un mio buon amico dai tempi delle elementari, ma anche noi, ultimamente, ci vedevamo in maniera sporadica. Quindi, per un motivo o per un altro, nessuno ci aveva mai presentate.
«Pronto, Marco?»
«Ehi, Cora! Pensavo proprio a te. Pronta per partire? Mancano solo tre giorni.»
«Sì, ma stavo pensando… Marco, io non conosco la tua ragazza.»
«Che problema c’è? Vi incontrerete tra tre giorni.»
«Ma non temi che possa crearsi imbarazzo? Insomma, e se non avessimo di che parlare?»
«La solita Cora, quando le cose diventano impellenti, inizia a farsi tutte le fisime del mondo!» lo sentii esclamare in maniera affettuosa. «Sta tranquilla, Irene è gentilissima e tanto buona. E tu sei divertente e alla mano, andrete d’accordo. Anzi, mi fa piacere che vieni. Tu e Irene diventerete subito buone amiche, dà retta a me.»
«D’accordo» riattaccai, pur ricordando che l’ultima volta che diedi retta a Marco su una cosa, andò malissimo.
«Compra il gratta e vinci da venti, l’ho sognato, vincerai» mi disse ed io, come una povera idiota, sprecai la mia paghetta per un costoso gratta e vinci, che non mi fece vincere nemmeno un centesimo. E l’allora quindicenne Marco si limitò a far spallucce, mentre io gli dicevo: «Marco, non sognarmi mai più.»
La prima cosa che seppi su Irene era che fosse una patita di motori. Moto e macchine erano la sua passione, mentre per me erano la noia.
Non avevo mai nemmeno imparato decentemente a guidare, lavoravo vicino casa e l’auto non mi serviva molto. Per quanto riguardava il motorino, non ebbi mai il permesso di guidarlo da adolescente, figurarsi se adesso pensavo alle moto!
Irene, d’altro canto, era così attaccata alla sua moto che aveva fatto in modo di farla portare presso la villa dove avremmo soggiornato.
Cosa dire? Se non è amore questo!
Quando l’auto si fermò dinanzi la mia abitazione, io ero già davanti la porta, valigia appresso.
Proprio una bella auto, nera, lucente, forse l’ultimo modello di qualcosa, non conoscevo neanche i nomi delle concessionarie, ero proprio negata.
Come immaginavo, guidava Irene, del resto l’auto era sua. Scese a salutarmi e Marco ci presentò.
«È un vero piacere conoscerti, Cora. Marco mi ha parlato tanto di te.»
«Solo cose brutte e vere» chiarì lui, con una risata.
«Simpatico» commentai io, stringendo poi la mano di Irene.
Era proprio una bella ragazza, capelli lunghissimi e neri, lucevano proprio come il colore della sua macchina.
In effetti, proprietaria e auto sembravano abbinate. E anche il suo abbigliamento si confaceva alla sua persona. Una pelle bianchissima che risaltava su quei vestiti neri, con qualche sfumatura di rosso scuro.
Aveva gli occhi verdi, un colore piuttosto raro da queste parti e… nel mondo!
Tutte le persone che conosco ce li hanno marroni, me compresa.
Pensai.
Tutti tranne il mio amico Marco, dagli occhi color ambra, forse la seconda tonalità più rara al mondo, dopo il verde.
Quei due si eran presi dagli occhi, mentre i miei, di occhi, finivano per perdersi nel mar Marrone!
Non esiste il mar Marrone? Perché no? Esiste il mar Nero!
Rimuginai.
Una volta fatte le presentazioni e sistemata la mia valigia nel portabagagli, partimmo.
Irene sfrecciava che era una bellezza, Marco sembrava felice come un cagnetto, godendosi il vento che gli arrivava addosso dal finestrino aperto, ci mancava solo che tirasse fuori la lingua! Se avesse avuto la coda, si sarebbe messo a scodinzolare.
Io, invece, vomitai.
II
«Cora, stai bene?» mi chiese Marco, carezzandomi una spalla. Io ero ancora piegata in due, ci eravamo fermati alla prima piazzola di sosta, ma era già troppo tardi e buona parte del mio mal d’auto era… sull’auto.
Sul tappetino e sui sedili in pelle, per essere precisi, proprio dietro al pilota.
«Sto come una che ha appena vomitato» risposi, sentendo ancora l’amaro in bocca. Rifiutai l’acqua che Marco mi offrì, temevo di ricominciare a vomitare.
«Irene, mi dispiace così tanto.»
«Non preoccuparti. Certo, se ci avessi avvertito, ti avremmo fatta sedere davanti» lo disse con una intonazione strana, appena un po’ irritata.
«Ti ho accennato al suo amore per le macchine, vero?»
Be', credo che vomitare sulla sua auto fosse stato peggio che vomitarle sulle scarpe.
«Marco, sono mortificata» sussurrai.
«Non è mica colpa tua, non potevi trattenerti. La macchina la puliremo una volta arrivati.»
Marco fu molto più comprensivo e mi fece sedere davanti, mentre lui prendeva posto dietro, sopportando l’odoraccio della colazione che aveva abbandonato il mio stomaco.
Il viaggio riprese tranquillo, stavolta ad andatura moderata, mi sentii meglio. Ma il danno era ormai fatto.
Credo che fu da lì che Irene cominciò a detestarmi.
Chiusa in bagno, mi diedi una ripulita. Mi lavai i denti, quantomeno la freschezza del dentifricio mi levò quella sgradevole sensazione di vomito. Mi legai i capelli in una coda di cavallo e mi diedi una sciacquata veloce. Marco e Irene mi aspettavano in spiaggia e mi passai subito la crema solare, protezione massima data la mia pelle!
Non mi importava d’esser Biancaneve, ma di certo avrei sofferto nel diventare Pellerossa!
Mi è successo una volta. Volevo morire
.
Sentii le risate dei due e li guardai dalla finestra. Marco indossava un costume bianco, in poche ore