L'Era del Fuoco
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Ma cosa significano davvero questi concetti e perché è importante che siano conosciuti e compresi anche dai non addetti ai lavori?
L’Era del Fuoco è il primo libro italiano che affronta con un linguaggio non tecnico tutti questi temi di grande attualità, e lo fa accompagnando il lettore in un viaggio in Madagascar, per mostrargli gli effetti della crisi climatica in questo Paese, le soluzioni che si possono realizzare per creare un impatto positivo per le comunità locali e le ricadute che queste soluzioni possono generare per tutto il pianeta.
L’Era del Fuoco è anche un libro che parla di Aid4Mada, la ONG di cui l’autore fa parte e che dal 2015 sta portando un aiuto concreto alle popolazioni più svantaggiate del Sud del Madagascar. Dopo La Storia dell’Acqua e La Fine della Terra, in questo terzo capitolo della storia l’autore torna in Madagascar, per comprendere cosa è cambiato dopo la pandemia da Covid e come Aid4Mada ha aiutato le comunità locali a fronteggiarla.
Un libro che si rivolge quindi a chi vuole conoscere gli strumenti a disposizione per contrastare i cambiamenti climatici, a chi vuole scoprire la realtà di uno dei Paesi più belli e allo stesso tempo più poveri del mondo, a chi vuole capire meglio quale ruolo può giocare per contrastare la crisi climatica, ambientale e sociale di oggi, sia in Madagascar che nel resto del mondo.
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Book preview
L'Era del Fuoco - Massimo Lazzari
Massimo Lazzari
L'Era del Fuoco
copyright © 2023 Massimo Lazzari
all rights reserved
immagine di copertina di Carlotta Passarini
tutti i proventi del libro sono devoluti ad Aid4Mada onlus
www.aid4mada.org
UUID: f428e274-6e93-42f2-95c9-73a4c2c367f6
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
https://writeapp.io
Indice
IL LIBRO
PARTE PRIMA – PREPARIAMO I BAGAGLI
1 – TULEAR, SETTEMBRE 2022: CHE CI FACCIO QUI
2 – UN ALTRO LIBRO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI
3 – NON MI RIGUARDA
4 – QUANDO ESSERE NEUTRALE VA BENE
5 – IL LAVAGGIO VERDE
PARTE SECONDA – PARTIAMO PER IL MADAGASCAR
6 – LA COMPAGNIA DEL FORNELLO
7 – ANGOVO MAHARITRA
8 – SABBIA E FUMO
9 - IL NOSTRO PRIMO STAKEHOLDER
10 – MILA RANO
11 – COSA SUCCEDE DOPO
12 – COME SI CERTIFICANO I CREDITI DI CARBONIO
13 – COME SI VENDONO I CREDITI DI CARBONIO
14 – COME SI COMUNICANO I CREDITI DI CARBONIO
15 – QUAL È IL TUO RUOLO IN TUTTO QUESTO
PARTE TERZA – IL VIAGGIO CONTINUA
16 – AID4MADA
17 – TUTTI A SCUOLA
18 – LA CASA DEL MIELE
19 – WATER IS LIFE
20 – CATTEDRALI NEL DESERTO
21 – IL SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE
22 – PRIMA DI ANDARE VIA
PARTE QUARTA – SI TORNA A CASA
23 – COME FINISCE UNA STORIA
MISAOTRA
L'AUTORE
IL LIBRO
Si sente parlare sempre più spesso di cambiamenti climatici, sostenibilità ambientale, carbon neutrality , compensazione delle emissioni di CO 2 , greenwashing , crediti di carbonio e finanza climatica.
Ma cosa significano davvero questi concetti e perché è importante che siano conosciuti e compresi anche dai non addetti ai lavori?
L’Era del Fuoco è il primo libro italiano che affronta con un linguaggio non tecnico tutti questi temi di grande attualità, e lo fa accompagnando il lettore in un viaggio in Madagascar, per mostrargli gli effetti della crisi climatica in questo Paese, le soluzioni che si possono realizzare per creare un impatto positivo per le comunità locali e le ricadute che queste soluzioni possono generare per tutto il pianeta.
L’Era del Fuoco è anche un libro che parla di Aid4Mada, la ONG di cui l’autore fa parte e che dal 2015 sta portando un aiuto concreto alle popolazioni più svantaggiate del Sud del Madagascar. Dopo La Storia dell’Acqua e La Fine della Terra, in questo terzo capitolo della storia l’autore torna in Madagascar, per comprendere cosa è cambiato dopo la pandemia da Covid e come Aid4Mada ha aiutato le comunità locali a fronteggiarla.
Un libro che si rivolge quindi a chi vuole conoscere gli strumenti a disposizione per contrastare i cambiamenti climatici, a chi vuole scoprire la realtà di uno dei Paesi più belli e allo stesso tempo più poveri del mondo, a chi vuole capire meglio quale ruolo può giocare per contrastare la crisi climatica, ambientale e sociale di oggi, sia in Madagascar che nel resto del mondo.
PARTE PRIMA – PREPARIAMO I BAGAGLI
1 – TULEAR, SETTEMBRE 2022: CHE CI FACCIO QUI
Questa è la domanda che mi faccio ogni volta che torno in Madagascar.
Ma non nel senso romantico in cui se la poneva Chatwin quando si interrogava sul motivo di quell’inquietudine che lo spingeva a viaggiare continuamente per il mondo, senza mai fermarsi troppo nello stesso luogo.
La domanda che mi pongo io ha un significato molto più pratico.
«Cosa sono venuto a fare qui?»
Tulear è la città più povera di tutto il Madagascar, che a sua volta è da anni stabilmente ai primi posti delle classifiche dei Paesi più poveri del mondo.
In quest’isola così bella e ricca di biodiversità e materie prime, oltre l’ottanta per cento della popolazione vive con meno di due dollari al giorno, quindi sotto la soglia della miseria più estrema.
È la terza volta che vengo quaggiù. Non così tante da potermi definire un veterano, ma nemmeno così poche. Anche perché il mio viaggio precedente del 2019 è stato un viaggio di volontariato per conto di Aid4Mada, la ONG di cui con orgoglio faccio parte da diversi anni e che opera proprio a Tulear.
Però, anche questa volta, il primo impatto con la realtà locale è stato forte.
Essendo appena arrivato, non sono ancora riuscito a rendermi conto di cosa sia cambiato in questi tre anni. Ma quello che non è cambiato l’ho visto subito. I bambini che mendicano, che lavorano tra le bancarelle dei mercati, che giocano con nulla in mezzo alle baracche di lamiera e all’immondizia. Le donne che vendono pesce e verdure su teli grezzi appoggiati sui marciapiedi. Gli uomini che invadono le strade trascinando pousse pousse e guidando bajaj in mezzo al traffico di carretti di zebù, motorini e taxi-brousse . Ovunque il caos, la musica ad alto volume, le urla dei venditori del mercato, i clacson delle automobili. Il caldo che ti entra sotto la pelle, forse in questo periodo un po’ meno intenso grazie agli alisei che arrivano dal Canale del Mozambico su cui Tulear si affaccia. La polvere della strada che si mischia con l’aria salmastra del porto. La puzza della morte coperta da una vitalità inimmaginabile, dalla voglia di vivere un giorno in più in una delle città in cui è più difficile sopravvivere al mondo.
Tulear è un luogo che non vorresti mai visitare perché non puoi credere che sia reale. Eppure, sono di nuovo qui. Non che non mi piaccia, anzi devo confessare che questa città derelitta esercita su di me un certo fascino decadente.
Però non sono tornato qui per una motivazione narcisistica. Questo è un viaggio di lavoro, una missione con delle finalità molto precise. Ma per quanto la abbiamo preparata nei dettagli prima della partenza, appena arrivati la dura realtà di Tulear mi ha colpito come un pugno allo stomaco.
E torniamo alla domanda iniziale: «Che ci faccio qui?»
È davvero difficile pensare di riuscire a cambiare tutto questo. Forse anche un po’ presuntuoso. A casa nostra, in Italia, ci sembra di riuscire a fare grandi cose. Raccogliere fondi per realizzare progetti che creino un impatto per questa popolazione così sfortunata è sorprendentemente facile. Ma qui il compito che abbiamo mi appare subito così più grande di noi che le prime sensazioni che mi pervadono sono l’impotenza e lo sconforto.
Però ci dobbiamo provare, anche perché quello che stiamo facendo da tanti anni in effetti un cambiamento lo sta creando davvero per la vita di tante persone.
Aid4Mada a Tulear è ormai diventata una realtà solida e importante. Dal 2018, l’anno in cui abbiamo iniziato davvero a lavorare in Madagascar in modo autonomo, siamo riusciti a realizzare tanti progetti.
La EPP Tanambao Morafeno, la scuola pubblica primaria che gestiamo con la nostra associazione, accoglie ormai millecinquecento bambini a cui garantiamo istruzione di base, alimentazione, sostegno medico e sanitario. Molti di loro, quasi trecento, sono adottati a distanza, e questo significa che le loro famiglie non devono pagare la retta scolastica e le spese per il materiale didattico. Tutti i bambini della scuola mangiano gratuitamente ogni giorno nella mensa scolastica, che negli ultimi anni siamo riusciti ad ampliare e a rendere davvero molto accogliente. Abbiamo costruito un pozzo per avere acqua potabile corrente in tutta la struttura, e un ambulatorio medico in cui un’infermiera locale visita i bambini e somministra diagnosi e terapie per le patologie più diffuse. Ogni mese distribuiamo cibo e generi di prima necessità alle famiglie dei bambini, per dar loro la possibilità di mangiare anche fuori dalla scuola.
Nel 2020, in piena pandemia Covid, abbiamo anche costruito da zero La Casa del Miele , un orfanotrofio che oggi accoglie sei bambini orfani e due giovani ragazze madri. Finora l’ho visto solo nelle foto e nei video realizzati dai nostri collaboratori malgasci e dai volontari che quest’anno, dopo la riapertura del Madagascar, sono riusciti a tornarci. In questo viaggio anche io avrò la possibilità di visitarlo personalmente e di conoscere questi bambini che abbiamo strappato dalla strada.
E poi ci sono i pozzi. Nel mio ultimo viaggio del 2019 avevo visitato quelli a pompa manuale che erano stati da pochi mesi completati. Dieci pozzi che avevano portato l’acqua potabile a diverse centinaia di abitanti di altrettanti villaggi rurali. Negli anni successivi questo progetto è letteralmente decollato. Abbiamo iniziato a costruire dei nuovi sistemi idrici, delle vere e proprie Water Tower alimentate da pannelli solari, che ci permettono di servire interi villaggi in cui vivono migliaia di persone. Ad oggi ne abbiamo realizzate diciannove e complessivamente stiamo garantendo accesso gratuito e illimitato all’acqua potabile a più di ottantamila persone. Lo scrivo anche in numeri perché è un dato importante: 80.000. Persone che prima del nostro intervento erano costrette a percorrere tutti i giorni lunghi tragitti a piedi fino alla fonte idrica più vicina al loro villaggio, riempire le taniche con acqua spesso contaminata e tornare con questi carichi sulla testa fino alle loro capanne. Per poter bere quest’acqua, chi se lo poteva permettere la doveva prima far bollire bruciando legna o carbone, il che produceva grandi quantità di emissioni di gas a effetto serra in atmosfera. Chi non se lo poteva permettere la beveva così, e naturalmente si ammalava. O moriva. Oggi queste comunità hanno acqua potabile purificata a pochi metri dalle loro capanne, non devono far altro che aprire un rubinetto e riempire le taniche. Anche in questo caso, vedrò finalmente di persona alcune di queste Water Tower e potrò incontrare i bambini, le donne e le famiglie a cui abbiamo cambiato la vita.
Dall’Italia mi sembrano dei risultati straordinari e cerco sempre di valorizzarli al massimo occupandomi del marketing e del fundraising per Aid4Mada. Qui in Madagascar mi rendo conto che il lavoro da fare è ancora tanto e le persone per cui stiamo creando un impatto positivo sono solo una piccola parte di quelle che ne hanno davvero bisogno.
La regione Atsimo Andrefana, di cui Tulear è il capoluogo, ha circa tre milioni di abitanti censiti, quindi in realtà ne ha molti di più. In quest’area, come in tutto il Sud del Madagascar, da quattro anni non piove, se non durante i sempre più brevi e devastanti periodi delle piogge. Solo quest’anno qui si sono abbattuti ben sei cicloni tropicali, che hanno