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Le incredibili avventure del Cavalier Cotoletta volume 4: L'armatura scomparsa e altre sfide
Le incredibili avventure del Cavalier Cotoletta volume 4: L'armatura scomparsa e altre sfide
Le incredibili avventure del Cavalier Cotoletta volume 4: L'armatura scomparsa e altre sfide
Ebook72 pages48 minutes

Le incredibili avventure del Cavalier Cotoletta volume 4: L'armatura scomparsa e altre sfide

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About this ebook

"Le incredibili avventure del Cavalier Cotoletta" è una serie di storie per bambini ambientate in un luogo bucolico, la Contea di Terranova, in un'epoca indefinita.

Narrano le vicende di un simpatico cavaliere che, vestito di un'armatura d'argento e in sella alla sua bicicletta, vaga per la campagna insieme al suo cagnolino Spyke, dai poteri magici e sempre affamato. Come sempre, i nostri amici offrono i servigi più disparati agli allegri personaggi che incontrano, ma questa volta, per prima cosa, dovranno ritrovare un'armatura scomparsa!

Il libro è consigliato dai 7 anni in su.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJan 5, 2023
ISBN9791221438567
Le incredibili avventure del Cavalier Cotoletta volume 4: L'armatura scomparsa e altre sfide

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    Le incredibili avventure del Cavalier Cotoletta volume 4 - Paolo Mascherpa

    L’ARMATURA SCOMPARSA

    Una mattina di fine primavera il Cavalier Ferro e Dinky erano nella caverna sotto al Monte Aguzzo, il loro rifugio segreto, in compagnia del Mago Mirro. Ferro passeggiava nervoso avanti e indietro, blaterando di tanto in tanto contro il Cavalier Cotoletta. Dinky gironzolava, annusava tutto e dava la caccia ai ragni e alle lucertole che trovava. Il Mago Mirro, con il suo cappello a cilindro, il mantello rosso e le scarpe azzurre a punta con i campanellini, se ne stava invece sdraiato su un comodo e coloratissimo divano che aveva fatto apparire con un incantesimo. Si divertiva, con la sua magia, a fermare a mezz’aria le gocce che cadevano dalle stalattiti che certo non mancavano nella caverna.

    «Sono stufo, proprio stufo! Non riusciamo a portare a termine un colpo come si deve per colpa di quel rompiscatole di Cavalier Cotoletta e dei suoi amici», sbottò Ferro d’un tratto.

    «Oh, non te la prendere. Vedrai che prima o dopo metteremo le mani su un ricco bottino», lo rincuorò Mirro.

    Dinky non sembrava interessato alla discussione, occupato come era a cercare di afferrare i pipistrelli che svolazzavano qua e là per la caverna.

    Cavalier Ferro non si dava pace: «Dobbiamo trovare il modo di neutralizzare il Cavalier Cotoletta. Forza, facciamoci venire un’idea! Nel dire questo, si sedette a terra a gambe incrociate e appoggiò la testa – cioè l’elmo di ferro – su una mano, ricoperta dalla spessa armatura. Trascorsa un’ora, si senti: «Arf, bau.»

    «Hai avuto un’idea, Dinky?»

    «Arf, no, bau, arf arf, pipistrell furbau», che tradotto dalla lingua dei cani significa: «No. È solo che non riesco a prendere questo pipistrello furbissimo.»

    «A te, Mirro, è venuto in mente qualcosa?» chiese Ferro, voltandosi verso il divano. Mirro, però, aveva pensato così intensamente che gli era venuto un gran sonno e si era addormentato.

    «Devo pensare a tutto io», si disse Cavalier Ferro, arrabbiato. «E poi oggi continua a prudermi il naso e devo alzare di continuo la visiera dell’elmo per grattarmelo, uffa.»

    Proprio in quel momento gli venne un’idea geniale. «Dinky, Mirro! Ascoltate!» Dinky si avvicinò al suo amico e Mirro si svegliò e si mise seduto. Cavalier Ferro spiegò: «Cavalier Cotoletta e io prendiamo la nostra forza dalla nostra armatura, tanto che non possiamo togliercela mai, altrimenti non riusciremmo a fare neanche la cosa più semplice, come per esempio aprire la scatola magica. Non so bene perché, non ricordo come mai, ma è così. Se riuscissimo a togliere al Cavalier Cotoletta la sua armatura, potremmo nasconderla qui nella caverna. In questo modo non avremmo più nessuno a sbarrarci la strada perché Cotoletta sarebbe senza forza, i suoi amici sarebbero impegnati a recuperare l’armatura e noi potremmo fare quello che ci pare.»

    «Se hai appena detto che tu e Cotoletta non togliete mai l’armatura, come faremo a convincerlo a farlo?» obiettò Mirro.

    «Arf, bau», «Appunto», puntualizzò Dinky.

    «È qui che casca l’asino! Ho avuto proprio un’idea geniale!»

    «Arf bau l’asinbau?» «Dov’è caduto l’asino?»

    «Ma no, Dinky! È un modo di dire, non c’è nessun asino», spiegò Ferro, felice di avere un piano, un bellissimo piano. «Forza, non c’è un minuto da perdere, andiamo!»

    «E va bene, andiamo. Ma prima devo togliere l’incantesimo all’ingresso della caverna, altrimenti le rocce magiche ci impediranno di uscire.»

    Una volta fuori, Ferro salì in sella alla sua bici e iniziò a pedalare. «Seguitemi», disse. «Abbiamo molte cose da fare.»

    Dinky gli corse dietro, mentre Mirro si ritrovò seduto su un bel calesse che aveva fatto apparire e spronò i cavalli dietro all’amico monello.

    Quando arrivarono, verso mezzogiorno, alla distesa delle Ortiche Ruvide, Ferro ne raccolse un bel mazzo e le mise dentro a un vasetto di vetro, che chiuse ben bene con un tappo, poi risalì in bici e proseguì per la seconda tappa del viaggio.

    Trascorsa una mezz’ora, giunsero in un’ampia radura, dove si sentiva un buonissimo profumo che faceva però starnutire. Erano infatti arrivati alla Foresta delle Piante del Pepe Nero, dalle quali Ferro raccolse tanti grani di pepe da

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