Una fraternità orante e profetica in un mondo che cambia: Rileggere la Regola del Carmelo oggi
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Una fraternità orante e profetica in un mondo che cambia - Bruno Secondin
BRUNO SECONDIN ocarm
Una fraternità
orante e profetica
in un mondo che cambia
Rileggere
la Regola del Carmelo oggi
pubCollana PNEUMA
«Tutte le parole non sono che briciole cadute dal banchetto dello spirito» recita un passo di Kahlil Gibran. Per dare voce a quanto non possiamo tacere e, spesso, non sappiamo dire, la collana Pneuma (Spirito) propone, e ri-propone, alle donne e agli uomini dei nostri tempi, l’invito a guardarsi nella propria totalità.
1. SANTA MARIA MADDALENA DE’ PAZZI, … come un agnello condotto al macello (Is 53,7). La passione di Gesù in santa Maria Maddalena de’ Pazzi, a cura delle MONACHE DI VITA CONTEMPLATIVA di Carpineto Romano (Rm), 2006, pp. 150.
2. BRUNO SECONDIN, Santa Maria Maddalena de’ Pazzi. Una mistica che sa ascoltare e annunziare, 2007, pp. 24.
3. CHARLÒ CAMILLERI, Desiderio e passione. L’amore di Dio nell’esperienza mistica di santa Maria Maddalena de’ Pazzi, prefazione di DONNA ORSUTO, 2007, pp. 80.
4. ROBERTO RUSSO, Elia profeta della passione, compassione e amicizia, prefazione di BRUNO SECONDIN, postfazione di ERIC NOFFKE, 2007, pp. 118.
I edizione, agosto 2007
© Graphe.it Edizioni di Roberto Russo, 2007
tel +39.075.50.92.315 – fax +39.075.58.37.286
www.graphe.it • graphe@graphe.it
ISBN 9788889840900
PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento totale o parziale,
con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e copie fotostatiche),
sono riservati per tutti i paesi.
Introduzione
E quando le vecchie parole sono morte,
nuove melodie sgorgano dal cuore;
dove i vecchi sentieri sono perduti,
appare un nuovo paesaggio meraviglioso
R. TAGORE, Gitanjali
Non è il primo commento che scrivo sulla Regola del Carmelo, e potrebbe anche capitare che non sia l’ultimo. Perché ogni volta che si ritorna su questo testo, si scoprono prospettive nuove, si inter-pretano in modo nuovo vecchie convinzioni, si riesce a liberare, da dentro il testo, un logos sapienziale, che mentre è intrinseco al progetto contenuto nella Regola, è anche consanguineo alla stagione che uno vive.
Il mio primo commento risale agli inizi degli anni ‘80, quando volli celebrare il 25° di professione religiosa elaborando un commento che fosse anche frutto del mio vissuto e arricchito con la scienza che nel frattempo, attraverso la cattedra all’Università Gregoriana, avevo acquisito. E fu un avvenimento, anzitutto per me: perché scopersi il filone d’oro della fraternità, quale nucleo vitale e centrale della Regola.
A distanza di altri 25 anni – quest’anno ricorre il mio 50° di professione religiosa – con questo breve saggio ho ripreso in mano ancora una volta temi e prospettive della Regola del Carmelo. Ma vi sono arrivato attraverso molteplici tappe intermedie di commento scritto e parlato sul testo stesso: circostanze nelle quali ho meglio tematizzato le intuizioni di allora, ho esplicitato con più tranquillità e determinazione certe convinzioni e certi valori chiave, che nel frattempo sono stati anche assimilati e assunti perfino nei testi ufficiali (le Costituzioni) dei vari rami della famiglia carmelitana.
Una per tutti: la centralità della fraternità, che si articola nella ripresa dell’ideale della comunità primitiva di Gerusalemme, in un ascolto orante e celebrativo della Parola, in una ecclesiologia di fraternità dialogica e fiduciosa, in solidarietà con gli ultimi (i minores) della società, in una proposta contro-culturale nell’affrontare con cuore disarmato i conflitti, in un recupero anche delle modalità paoline di edificare l’ ekklesia tou Kristou.
Era mia intenzione fare una radicale ed esaustiva retractatio su tutti gli aspetti rilevanti del progetto della Regola, in modo da comporre una specie di opus pulchrum da offrire ai fratelli e alle sorelle del Carmelo, e a tanti amici che al Carmelo si avvicinano con interesse e legami vitali e spirituali. Non ho avuto le circostanze favorevoli per realizzare il sogno. L’uomo propone, ma si sa, che poi è Dio che dispone.
Ma non ho voluto lasciar passare le due preziose circostanze – l’ottavo centenario dalla vitae formula, e il mio più modesto 50° di professione – senza dire ancora una volta il mio pensiero e offrire, seppure con modesta pubblicazione, un contributo alla fedeltà creativa nel vivere il carisma carmelitano. Nei sei capitoletti ho cercato di mettere a fuoco solo alcune delle cose importanti che avrei voluto dire, e che spero di poter dire fra non molto. In appendice inseriamo la lettera dei due superiori generali (Ocarm e Ocd) in occasione dell’VIII centenario. Anche questa riflessione molto recente arricchisce il nostro commento.
Offro con animo grato a Dio e con sentimenti d’intensa e sincera fraternità verso i fratelli e le sorelle del Carmelo, questo libretto. Spero che anche questo – come molte altre fatiche che ho fatto attorno ai temi carmelitani e a quelli più in generale della vita religiosa e della spiritualità – faccia un po’ di bene e susciti entusiasmo e libertà generosa nell’incarnare in modo creativo e fedele il carisma di sempre.
Bruno Secondin
Roma, 20 luglio 2007
Festa liturgica del profeta Elia
Regola del Carmelo
All’origine c’era la norma di vita
(formula vitæ) di sant’Alberto di Vercelli o di Gerusalemme (+1214), data ai fratelli eremiti del Monte Carmelo
(poi chiamati Carmelitani) tra il 1206 e il 1214, quando Alberto era Patriarca di Gerusalemme, e risiedeva ad Acco, non lontano dal Carmelo. Con successivi ritocchi, venne approvata definitivamente come vera e propria Regula da Innocenzo IV il 1° ottobre 1247, con la bolla Quae honorem Conditoris (cf. Reg. Vat. 21, fol. 465v-466r). Fino ad oggi tutti i rami della Famiglia Carmelitana (frati, monache, suore) la premettono al testo delle Costituzioni, ed è rimasta immutata nel testo definitivo di Innocenzo IV.
Le cosiddette mitigazioni sono delle concessioni pontificie sulla pratica di alcuni precetti particolari: come l’astinenza, il digiuno, le rendite, la ricreazione; ma non hanno mai modificato il testo originale della Regula. Esse sono adattate oggi con piena libertà e secondo le situazioni religiose e culturali locali. La norma di vita
primitiva, quella data da Alberto, è andata perduta dopo la redazione del testo dell’approvazione definitiva, perciò essa non ha più avuto nessun valore giuridico. Innocenzo IV stesso aveva ordinato di correggerla secondo la nuova trascrizione o di distruggerla.
La Regola carmelitana afferma che è fondamentale: « vivere nell’ossequio di Gesù Cristo e servire fedelmente a Lui con cuore puro e totale dedicazione» (RC 2). Per vivere sulle orme di Gesù Cristo i Carmelitani, alla luce delle grandi figure storiche dei maestri di vita spirituale, si impegnano più specificamente a:
• organizzare la loro vita come fraternità povera e orante, con strutture semplici
• trattarsi come fratelli, con piena carità, nel rispetto delle diversità personali e di età
• meditare giorno e notte la Parola del Signore facendola nucleo della preghiera
• celebrare ogni giorno l’eucaristia come centro vitale del progetto comune
• crescere nella fedeltà a Cristo con la lotta spirituale e il dialogo fraterno
• costruire fraternità contemplative, per fermentare la Chiesa di amore
• lavorare con le proprie mani, come Paolo apostolo, in segno di solidarietà con tutti
• purificarsi da ogni traccia di male, per andare incontro al Signore con cuore puro
• vivere con risorse limitate e incerte, mettendo in comune i pochi beni posseduti
• coltivare l’imitazione di Elia profeta e di Maria, la Madre del Redentore
La Regola carmelitana è la più breve fra le Regole conosciute (1080 parole), è composta di brevi indicazioni pratiche e numerosi precetti biblici. Ancora oggi è ricca di ispirazione per la vita. Dal 1999 i Carmelitani (O. Carm) e i Carmelitani Scalzi (OCD.) hanno concordato una nuova numerazione dei capitoletti del testo latino, senza però introdurre dei titoletti (vedi il testo latino in Appendice al libro, pp. 69-72).