Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Cosa può l’amore
Cosa può l’amore
Cosa può l’amore
Ebook458 pages7 hours

Cosa può l’amore

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Bianca e Luciano si sono conosciuti da giovani. Lei è di Varese e ama trascorrere il tempo libero con le amiche e gli amici, sempre in cerca di nuovi stimoli, tra feste, balli, giochi, sport e gite. Luciano vive invece a Foligno. È un tipo allegro, carismatico, il leader di un’ampia comitiva. Tra i due, conosciutisi a una festa durante una gita di lei in Umbria, scatta subito il colpo di fulmine. Ma siamo nell’agosto 1947, gli spostamenti sono difficili, le incertezze sul futuro molte, le macerie della guerra ancora presenti. Eppure Bianca e Luciano sono i testimoni migliori di una gioventù desiderosa di vivere e di amarsi. 
Cosa può l’amore racconta il rapporto epistolare di una coppia di giovani innamorati, che soffrono il rapporto a distanza, che litigano per gelosia o per frasi mal interpretate, che godono dei momenti passati insieme per poi ripiombare nello sconforto nei lunghi periodi di lontananza. Ma il futuro ha in serbo sorprese incredibili per loro…

Bianca Gervasini Tria è nata a Varese nel 1929. Ha ricoperto presso diverse aziende il ruolo di Contabile, facente parte del Consiglio di Amministrazione. Per quarant’anni è stata anche titolare di una gioielleria. Amante dei viaggi, della lettura e della scrittura, ha partecipato a vari concorsi locali. In uno di questi ha vinto il primo premio con la poesia poi pubblicata su Google “La banda del Book” e intitolata L’Osservatore quotidiano.
 
LanguageItaliano
Release dateSep 14, 2022
ISBN9791220133470
Cosa può l’amore

Related to Cosa può l’amore

Related ebooks

Biography & Memoir For You

View More

Related articles

Reviews for Cosa può l’amore

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Cosa può l’amore - Bianca Gervasini Tria

    Prima parte

    Agosto 1947

    Io avevo da poco compiuto 18 anni. Da questa data comincia l’avventura della mia vita!

    Viaggio Milano-Foligno

    Il viaggio fu organizzato da mia cugina Luciana. Lei aveva lasciato Foligno, qualche anno prima, per sfuggire ai bombardamenti che avevano distrutto la città. Il suo cuore, però, era rimasto così legato a quel luogo e a quegli amici, che il desiderio di tornare era più grande di lei. Fu così che propose a me e a Giannina, nostra cugina, di accompagnarla.

    Noi aderimmo con tanta enfasi.

    E qui comincia il bello!

    Alla stazione centrale con i biglietti già pronti, ci apprestammo a salire sul treno Milano-Roma con cambio Terontola.

    Il treno aveva pochissimi posti per i passeggeri, ed era composto, per lo più, da vagoni merci. Finimmo su uno di questi vagoni, i posti a sedere erano le nostre valigie.

    Era da poco più di un anno che la guerra era finita, ma ancora si viveva nel disagio lasciato dai bombardamenti. Tutto funzionava a scartamento ridotto e… noi ci eravamo imbarcate in quell’avventura.

    Il vagone, pieno all’inverosimile, era sprovvisto di servizi e la luce era data da una grata, posta sul soffitto.

    Allucinante!

    Giunta l’ora il treno partì. Viaggiava a passo d’uomo con fermate di circa mezz’ora ad ogni stazione.

    Quello non fu un viaggio, ma un supplizio. Cambiammo a Terontola come stabilito, e lì per fortuna, avendo un’attesa di circa un’ora per il treno successivo, potemmo usufruire di tutti i servizi.

    Aspetta e aspetta, finalmente una specie di tradotta arrivò, direzione Foligno. Stravolte, arrivammo a destinazione. Ad accoglierci c’erano gli amici di Luciana che ci portarono a casa loro. Avevano allestito una specie di accampamento per aggiungere tre letti, in una casa ancora disastrata dalle incursioni aeree.

    Il soffitto della camera era in condizioni pietose; si vedeva la paglia sotto al tetto che non aveva più tegole. Noi avemmo i letti migliori, gli altri furono costretti a dormire su divani e cassapanche ma erano ugualmente contenti di averci come ospiti.

    A Foligno, forse più che in altri luoghi, l’accoglienza era molto sentita.

    La nostra amicizia iniziò così e continuò sempre in maniera fraterna per anni. Cenzina, Giulio e Natale, i loro nomi risuonavano in continuazione. Essi non sapevano più che fare per metterci a nostro agio.

    E noi eravamo a nostro agio! Il giorno dopo, come se si fosse diffuso un tam tam, tutti i loro amici si presentarono per conoscerci.

    Erano ormai trascorse dodici ore dalla partenza e, fu così che diventammo amici di Enzo, Ezio, Aldo A., Aldo N., Carmelo, Caterina, Mario, Bruno e Luciano. Fu quest’ultimo che ci invitò ad andare tutti a casa sua, per passare una serata con musica e ballo.

    Ci ritrovammo due sere dopo in piazza San Domenico, a casa di Luciano, una costruzione del ’600. Salimmo lo scalone e ci apparve una sala enorme con pitture antiche su tutti i muri, bella e arredata con mobili dell’800.

    C’erano ad attenderci la mamma e la zia, due nobildonne umbre che ci misero a nostro agio.

    Iniziammo con l’aiuto di un grammofono e dischi in vinile la nostra serata. Eravamo in numero dispari e naturalmente c’era un continuo scambio di coppie mentre si ballava. Chi, alla fine del disco, fosse rimasto senza ballerina avrebbe dovuto pagare pegno facendo una penitenza.

    Quella penitenza consisteva in una dichiarazione d’amore. Proprio al primo ballo Luciano rimase senza ballerina.

    Tutti batterono le mani gridando: «Penitenza, penitenza»; un baccano da non credere. Luciano si guardò attorno e scelse me. Come se fosse stato un avvocato, mi fece una specie di arringa con un sacco di complimenti e una dichiarazione d’amore travolgente, naturalmente inventata.

    Nei giorni successivi ci furono altri incontri, feste, gite e pranzi, noi eravamo felici come non mai. Avevamo fatto conquiste. Gli amici facevano a gara per gratificarci.

    Dopo una decina di giorni, approssimandosi l’ora della partenza, eravamo tutti angosciati, ma tuttavia quel giorno era fatalmente arrivato.

    Tutti fingevamo di essere allegri ma il dispiacere era evidente. Si era creata fra noi un’amicizia veramente sentita. Al treno ci accompagnarono tutti facendoci una serenata con armoniche a bocca.

    Ci portarono frutta raccolta nel giardino di Gigetto strada facendo. Alla partenza pianti e promesse… Arrivammo a Milano, a me aspettava la scuola, alle mie cugine il lavoro. Bene o male riprendemmo i nostri impegni ma, nel cuore, avevamo l’Umbria bellissima e gli amici carissimi.

    Partendo da Varese per Foligno avevo lasciato un amico molto affezionato a me, e un compagno di scuola che mi faceva una corte serrata. Al mio ritorno la loro presenza mi infastidiva.

    Mi ero innamorata!

    Luciano mi stava nel cuore e io lo sognavo così tanto da diventare antipatica e scontrosa con gli altri. Lui era bello, simpatico, intelligente e aveva gli occhi molto espressivi. Era una persona diversa da quelle che conoscevo, io lo sognavo giorno e notte. Tutti mi vedevano strana e molto seria, proprio io che ridevo sempre!

    Facevano coro a chiedermi: «Cosa hai?».

    Da Luciano arrivarono le prime cartoline dalle quali traspariva tanta nostalgia. Parlai di lui con mio cugino Franco che era amico suo, quando abitava a Foligno. Non sapendo nulla dei miei sentimenti, Franco mi disse che Luciano aveva molto successo con le ragazze: era molto ricercato per la sua simpatia.

    Ricordai il tutto e cercai di dimenticarlo ma senza riuscirci. Avevo cambiato carattere, non mi stava più bene niente, ero proprio antipatica.

    Il 29 settembre mi arrivò una sua cartolina in cui mi chiedeva se qualche volta ripensavo a Foligno, dopo i saluti la scritta era: ti ricordo spesso. A questa ne seguirono diverse, più o meno dello stesso tenore.

    Io intanto frequentavo amiche e amici di scuola, in particolare Giuliana, amica d’infanzia, che mi trascinava spesso al cinema cercando di sollevarmi il morale. Con l’inverno lo sci e il pattinaggio sul ghiaccio mi distraevano un po’ ma il mio pensiero era sempre rivolto a Luciano. Passò la primavera, arrivò l’estate ed io avevo sempre il mio chiodo fisso.

    Un giorno mio padre e il padre di Enrica, una mia amica di scuola, si accordarono per affittare a Rimini un appartamento dove io, mio fratello Angelo, Enrica, suo fratello Athos e mia cugina Anna avremmo passato le vacanze nel mese di agosto.

    Ci accompagnarono a Rimini i primi di agosto del 1948 e ci lasciarono, contenti loro e più contenti noi. Appena arrivata, inviai diverse cartoline ad amici e parenti; dopo solo due giorni la risposta di Luciano e di Franco, tutti e due, ci chiedevano di trovare una camera anche per loro. Trovammo la camera. Arrivarono e ci divertimmo veramente un mondo: nuoto, gite in barca e svaghi su piste di pattinaggio con gli schettini, nonché balli alla sera al Nettuno o alla Casina del Bosco.

    Non ci fermava più nessuno. Ci siamo veramente divertiti. Il figlio dei padroni di casa Zwanin mi faceva la corte in maniera sfacciata. Quando capii che Luciano era contrariato, non fui affatto dispiaciuta.

    Dopo qualche giorno Luciano finì le sue ferie e decise di partire. Franco ed io lo accompagnammo a Senigallia dove avrebbe preso il treno per Foligno. Io avevo il cuore a pezzi ma feci in modo da non far capire il mio stato d’animo. Il 20 Agosto arrivò una lettera per noi, questa lettera ne conteneva un’altra per me, con la scritta Riservata personale.

    Luciano scriveva: Ti penso, chiudo gli occhi, la tua fisionomia balza così vivida, nitida e chiara agli occhi della mia fantasia, che io posso illudermi di vederti, di averti vicina ed è in questa illusione che io oso dirti cose che, lì a Rimini, ho sempre taciuto.

    Qualche cosa in me, nel mio intimo mi dà la certezza che anche tu desidereresti avermi vicino. Sbaglio? Penso che i nostri occhi siano stati più audaci e che abbiamo osato più delle nostre labbra.

    Sento di non sbagliare asserendo che noi avremmo voluto dirci chissà quante cose, ma che qualche timore inespresso, qualche cosa di indefinito, lo abbia vietato.

    Non è così?

    Più di ogni altro, è rimasto in me, vivo il ricordo del nostro distacco dalla stazione di Senigallia.

    Non hai letto nel mio sguardo?

    I miei occhi hanno osato tutto quello che uno stupido sistema di convenzioni sociali, mi ha impedito di manifestare di fronte ad amici e conoscenti.

    Bianca, guardandoti io ti ho prima accarezzata, poi serrata al cuore e poi baciata.

    Non lo hai compreso?

    Rispondimi subito Bianca, apri anche tu il tuo cuore. Qualsiasi cosa tu mi risponda, non aver timore. Se gioia o dolore tu mi darai saranno da me bene accetti perché mi verranno da te.

    Io piangevo mentre leggevo la lettera, piangevo di commozione ma mi affiorava alla mente ciò che mi aveva detto Franco su Luciano come grande seduttore. La risposta alla lettera di Luciano non rispecchiò ciò che avevo nel cuore.

    Avrei dato non so che cosa per dirgli: Ti amo, ti amo con il cuore e con la mente ma mi riaffiorava la paura di essere presa in giro.

    Il giorno dopo con una breve lettera, gli comunicavo la mia sorpresa facendo finta di non aver afferrato il suo pensiero promettendo che gli avrei scritto prossimamente.

    Che vigliacca!

    Passavano i mesi, ma io non facevo che pensare a Luciano, ero proprio innamorata, anche se non gli davo la mia completa fiducia; le sue lettere continuavano ad arrivarmi, sempre dolci nei miei confronti ed erano per me un raggio di sole che trapelava dalle nubi.

    18 ottobre 1948

    In questi giorni delle tue vacanze ho ricevuto molte cartoline inviatemi da te, da molti paesi con tante firme tra cui quella di Zwanin.

    Che ci fa quello con te? Vorrei essere io lì.

    Come mai non mi hai scritto della sua visita?

    La gelosia di Luciano mi faceva piacere.

    Per me esisteva solo lui.

    10 gennaio 1949

    Bianca cara, mi credi se ti dico che non passa giorno durante il quale io non ti pensi? Se ti penso, e questo accade quando sono solo, chiudo gli occhi e la tua fisionomia mi appare, nitida e chiara nella mia fantasia, ed io ti vedo sta a sentire come: con il prendisole azzurro oppure con il costume blu, la pelle abbronzata, arsa dal sole, i capelli arruffati e pieni di sabbia e le gambe…, non ne parliamo: cicatrici e ammaccature a non finire.

    Di sera portavi un’ampia gonna azzurra, una maglietta bianca, rossa e blu, i capelli sistemati profumavano. Io ti osservavo, eri a volte gaia e a volte corrucciata, i giorni si susseguivano veloci.

    Quanto veloci! Ah! dimenticavo nell’aria le note di «amore baciami, baciami». Tu sei per me l’amica più cara. Credimi! Vorrei tanto esserti vicino. Non tutto si può affidare a un foglio ed io credo che noi abbiamo molte cose da dirci. Sbaglio?

    Di vero cuore affettuosamente ti saluto.

    Luciano

    20 gennaio 1949

    Caro Luciano, anch’io ti ricordo spesso con tanto piacere. Ritorno con la fantasia alla spiaggia riminese e a quegli indimenticabili giorni in cui ci godevamo il sole allegri e felici. Purtroppo solo ora, che passo la mia vita sui libri, ripenso alle gite in moscone, alle passeggiate lungo la spiaggia e ai nostri balli notturni.

    Ora a scuola non riesco più ad avere quella certa concentrazione che avevo negli anni passati. Faccio solo salti indietro e mi aggrego volentieri ai compagni che bigiano andando ai giardini e a giocare a ping-pong con loro. Mi chiedi perché alla mia età a volte mi isolo? È presto detto: la causa principale sono due ragazzi che litigano sovente per causa mia, ed io non voglio che ciò accada, e di conseguenza me ne sto per conto mio. Il guaio è che, uno di questi, è nella mia stessa classe mentre l’altro studia musica con me. Vorrei accanto un’altra persona, ma ciò è impossibile. Scusa se mi sono confidata con te, ma poiché affermi che sono la tua migliore amica, lo ritengo naturale.

    A presto Bianca.

    23 gennaio 1949

    Cara Bianca, si è sempre detto che gli anni vissuti fanno esperienza e che le persone anziane, avendo molto vissuto, ne hanno di più. Tutto ciò è vero ma è altrettanto vero che le eccezioni confermano le regole ed io ti dico che anche un giovane, purché abbia intensamente vissuto, può dire di conoscere la vita. Io mi sono battuto sin da ragazzo, ho avuto dei momenti di sconforto ma per cose serie! La scuola ti abbatte ma finirà e tu tornerai serena.

    E ora un consiglio da questo giovane… esperto: non seguire le tue amiche ai giardini o a giocare a ping pong. Vai a scuola: sei o sette mesi ancora e poi potrai andare dove più ti aggrada. Da questa persona seria, che conosce la vita, e che da tanti buoni consigli, un saluto.

    Luciano

    Penso a te e dico: …«ciò che era scritto avvenne, il bocciolo si era fatto fiore, un grande fiore»

    13 settembre 1949

    Considerazioni: altre lettere di Luciano mi fanno pensare…; i nostri sentimenti camminano sullo stesso binario perciò mi sono imposta di essere meno sospettosa. Intanto qualche notizia degli amici: Franco ha lasciato la fidanzata Giuliana amica mia e si è innamorato di Enrica, altra amica mia. Io nel frattempo ho perso queste amiche: una perché mi ha coinvolta dicendo che avrei dovuto informarla, l’altra perché era troppo impegnata.

    Giulio da Foligno si è trasferito a Milano per lavoro e abita a casa di Franco.

    Con Luciano ho avuto una fitta corrispondenza per diversi mesi: lettere amichevoli e anche un po’ affettuose. Il 2 settembre 1949 lui decide di andare a Tortona a trovare la zia e di conseguenza vorrebbe anche passare a salutare gli amici, quindi arriva a Varese e qui trova parte della compagnia briscola: Enrica, Franco, Giulio, Angelo ed io. Si trattiene, ospite di Franco, tre giorni per trascorrerli tutti in compagnia.

    Presa la decisione di ritornare a Foligno, viene poi a salutare anche i miei famigliari. Mio padre sapendo che aveva deciso di lasciare Varese si impuntò dicendogli che non era possibile tornare a Foligno senza prima avere visto il Sacro Monte e per essere più convincente si offrì di portarci alle pendici del monte. Tutti declinarono la proposta e perciò andammo solo Luciano e io.

    Non ci sembrava vero!

    Prendemmo la funicolare che portava alla cima del monte dove c’era un panorama impagabile, facemmo un po’ di strada e ci fermammo su un poggio dove si spaziava su laghi, giardini, boschi e paesi.

    Un incanto!

    Eravamo presi da tanta bellezza che guardavamo abbracciati stretti stretti… finalmente avevamo aperto i nostri cuori che battevano all’unisono.

    Felici più che felici!

    Perché, per un pregiudizio, abbiamo perso tanto tempo? Tornati a casa ci siamo messi sul divanetto del salotto e a quel punto Luciano mi chiede il libro dei ricordi e scrive:

    12 settembre 1949

    Il giorno più bello della tua vita

    sarà il giorno più bello della mia vita,

    le tue pene saranno le mie pene,

    le tue gioie saranno le mie gioie.

    Non mi dimenticare!

    Inserì sul foglio un rametto di edera e mi consegnò il libretto che io tengo ancora oggi in grande considerazione.

    Fu quel giorno una parentesi meravigliosa.

    Il giorno dopo Luciano partì… e la nostra corrispondenza s’intensificò.

    14 settembre 1949

    Bianca cara, il treno si muove e io non riesco a capire cosa mi succede: un tormento! Oh, Bianca se questo è l’amore che io ho sempre sognato è tremendo e io ho paura!

    Un senso di angoscia mi serra il cuore e i ricordi affiorano con maggiore chiarezza nei minimi particolari. Il treno corre, il tempo passa e tu sei sempre nella mia mente, sempre nel mio cuore.

    Una sequela di ricordi, il tuo pensiero, la tua fisionomia non mi danno pace perché mi sto allontanando da te.

    Baci Luciano

    15 settembre 1949

    Bianca amore, se continuo ancora così, non andrà molto a lungo che mi ammalerò! Oggi ho spedito un espresso per te poi sono stato da Cenzina e Giulio: abbiamo parlato di te. Me ne sono andato presto; strada facendo ho incontrato Aldo N. il quale, fra l’altro, mi ha detto: «Mi pari un altro, che hai fatto?».

    Niente! E me ne sono andato!

    La sera non sono uscito con gli amici.

    Subito in camera, mi sono affacciato alla finestra: faceva freddo ma la mia fronte bruciava, ti chiamavo e tu eri qui con me come per incanto… La campana dell’orologio civico suonava le tre, mi sono ritirato. Incanto finito.

    Buonanotte amore!

    Luciano

    18 settembre 1949

    Bianca cara, tanta nostalgia mi ha assalito e ho sentito il bisogno di telefonarti per sentire la tua voce. Ho prenotato per le 11,30 ma il tempo non passa mai.

    Sono felice Bianca, e questa felicità la devo a te! Non appena la breve telefonata è terminata mi sono sentito nuovamente solo con una grande sensazione di sconforto.

    Luciano

    19 settembre 1949

    Cara Bianca, arrivo a casa, apro il portone e chiedo: mamma c’è posta?

    … Sì!

    Salgo le scale a quattro per volta e… una cartolina!

    Se in un primo tempo sono rimasto contrariato (mi aspettavo un papier) cambio subito parere: non appena l’ho letta trovo che essa ha per me un profondo significato… Studia Bianca, studia così potrai, con maggiori probabilità, venire da me per Natale. Io però verrei a Varese anche pochissimi giorni a novembre.

    Mia mamma quando io sono tornato da Varese ha capito subito che qualche cosa non andava: continuava a dirmi

    «cosa ti succede, ti senti male?»

    Vedendomi scrivere mi chiese: «nostalgia di Bianca?» Alla mamma non sfugge nulla e forse ha capito il mio amore e le mie pene! Devo essere un po’ cambiato perché tutti mi domandano cosa mi succede.

    Da quando ti ho lasciata non ho più sorriso, forse è per questo che faccio impressione a qualcuno. Tu sai bene che io ho il sorriso in esclusiva, ma quelli che faccio ora non sono sinceri e tutti se ne accorgono!

    Ora mi sono messo a fare l’isolato volontario pensando che un giorno tornerò a sorridere e quel giorno sorrideremo insieme.

    Ti bacio, il tuo Luciano

    21 settembre 1949

    Cara Bianca, finalmente il papier è arrivato!

    Uscivo di casa per andare al lavoro e mi sono imbattuto nel fattorino del telegrafo che veniva per il recapito del tuo espresso: ero felice!

    Me lo sono portato in ufficio, l’ho letto, poi sono tornato a rileggerlo con più calma per ponderarlo ma esso era lì senza mezze frasi, senza sottintesi chiaro e puro come questo amore. Grazie Bambina!

    Da che sono tornato a casa amo la solitudine anche se mi fa tanto male perché in essa ti rivedo, ti ritrovo, sono angosciato ma possiedo un farmaco tanto potente: le tue lettere.

    Ancora una volta per esse: Grazie!

    Una cosa sola mi lascia perplesso nel tuo papier; tu testualmente scrivi: «….il tuo pensiero. Esso mi dice tante cose, mi sussurra dolci parole d’affetto e mi costringe una volta di più a credere nel tuo amore».

    Ti costringe? Tuo malgrado? Perché non vuoi credermi? L’amore è fatto anche di fiducia e io ho la vaga sensazione che tu non ne abbia molta in questo mio affetto, in questo mio amore…. Sbaglio?

    Scrivimi, toglimi questo dubbio, ma sii soprattutto sincera prima con te stessa e poi con me!

    Se hai qualche dubbio dimmelo, non lasciare che questo ti roda il cuore e rovini il nostro amore, dimmelo e io con tutta sincerità, con tutta franchezza ti risponderò.

    Tra noi, perché il nostro amore viva, tutto deve essere chiaro. Capito?

    Il nostro amore Bianca è un amore puro, sincero, grande e immenso e, solo in virtù di esso, noi dobbiamo crederci! Ed è solo quando esso è tale che, senza timore, puoi dire: il mio Luciano.

    Prima che tu me lo dicessi io avevo firmato con: il tuo Luciano. Io sono tuo e tuo soltanto, come tu devi essere mia e soltanto mia. Ed è solo quando esso è tale che si può fare quel grande sacrificio che è abbassare il proprio orgoglio. Quando ciò accade si deve scendere dal piedistallo sul quale ci siamo illusi di conoscere la vita, e sentirsi più leggeri. La vita sarà più facile, più buona e più degna di essere vissuta. Solo allora non ci si sminuisce ma ci si spoglia di tanti pregiudizi, di tanti convincimenti sbagliati, di tante convenzioni sociali per cui noi graviamo sulla bilancia della vita, gettando con disprezzo la tara, che sino ad ora aveva celato la nostra ipocrisia.

    Io dal canto mio non so concepire l’amore in armonia con l’orgoglio; se ciò accadesse, l’amore per me non sarebbe amore! Tu che ne pensi? Mi ringrazi della telefonata? Per me è stata una gioia, per un po’ abbiamo annullato uno spazio e siamo rimasti insieme molto vicini. Io ringrazio te amore. Ti amo Bianca e sono tuo, tuo ogni palpito del mio cuore, tuo ogni pensiero della mia mente.

    Tuo Luciano

    21 settembre 1949

    Mio caro Luciano, stasera devo scriverti tutto quello che ho in cuore e che sono sicura che, solo dopo che ti avrò detto, e sopratutto che mi sarò detta tutto il tormento che c’è in me, potrò riprendere sonno.

    Oggi giornata campale, sono successe tante cose che, a dire il vero, non mi sarei aspettata: Franco ha saputo non so come della nostra simpatia e oggi pomeriggio è venuto per parlare a quattro occhi con me.

    Abbiamo avuto una lunga e animata discussione sul conto della quale ti posso riportare qualche particolare: «non voglio assolutamente che ci sia qualcosa fra te e Luciano, non è il ragazzo che fa per te. Ti prego di non continuare questa storia, se l’hai iniziata, e di troncare tutto quanto».

    Testuali parole mi disse oggi mio cugino.

    Io ne rimasi meravigliata tanto che ne chiesi il motivo: «io conosco Luciano da tanto tempo, le sue abitudini ed il suo carattere a te non devono piacere, mi meraviglio di te e mi sottopose il nominativo che piaceva a lui».

    Capisci Luciano?

    Questo è il sunto della nostra lunga discussione. Io per evitare ulteriori complicazioni ho dovuto dire che tra me e te c’è solo amicizia e simpatia.

    «Meglio così» ha detto Franco poco convinto, «altrimenti saresti troppo stupida, rammentati che parlo per il tuo bene come un fratello».

    Ora Luciano io per quanto ti conosco non posso dire che bene anche se le parole di Franco hanno sciupato, in un certo senso, l’incanto del nostro amore.

    Luciano dimmi tu il perché di queste complicazioni e se c’è qualcosa che io non so, dimmelo senza reticenze ed io ti potrò comprendere, vorrà dire che se il destino ci sarà avverso considereremo questo nostro amore come una bella pagina a colori nel libro nero della vita. Tu dirai: «È perché vieni da me a chiedere spiegazioni dal momento che le hai già avute da Franco?». Non ti adirare Luciano, lo sai che io credo a te. È tanto bello essere felici e godere al pensiero delle dolci ore trascorse accanto che mi sembra impossibile che tutto debba finire così. Luciano, quanto è dura la vita! Se tu cerchi la felicità la dovrai riscattare a prezzo di tanto dolore, è la legge della tigre che regna anche tra gli animali ragionevoli, non basta essere saggi, bisogna soffrire, sempre soffrire, perché la società è cattiva e se non lotti ti schiaccia sotto la pesante mole delle sue ruote. Quasi quasi lo prevedevo Luciano, mi sembrava impossibile tanta felicità.

    Temo che la causa di tutti i guai siano stati gli espressi, perciò, onde evitare guai, scrivimi lettere normali così nessuno le vede ed io so l’ora dell’arrivo.

    In quanto alla tua venuta Luciano ne sarei felice, molto, però bisogna fare in modo che nessuno lo sappia. E ora che ti ho raccontato i guai successi nella prima giornata d’autunno, ora che mi sono confidata con te posso chiudere la lettera più brutta che io abbia scritto nel corso della mia vita.

    Bianca

    24 settembre 1949

    Bianca cara, ti ricordi quella sera nella quale io dopo aver scritto sul tuo libro dei ricordi ti sfiorai con un bacio i capelli?

    Mai una donna avevo baciato in quella maniera prima di allora, quello fu il bacio più puro della mia vita. Il primo bacio d’amore. Io ti dissi: «non voglio niente da te, anzi una cosa: che tu mi permetta di volerti bene!». In quel bacio, in quelle parole, Bianca, sta la grandezza del mio amore che tutto a te dona senza, in cambio, pretendere nulla. Queste cose Bianca, queste parole, tu puoi comprenderle, Franco non le capirebbe mai anche se ti vuole molto bene…!

    Io sono obiettivo nei miei pareri ed è con l’animo spezzato che ti sto scrivendo. La tua lettera e i suoi giudizi mi hanno messo a terra, colpo più grave non potevo incassare, credevo di toccare il cielo con un dito ma sono precipitato dalla gioia più completa nel baratro del dolore, di un dolore cupo, grande, immenso.

    «Ti sentirai crucciato a tua volta» mi dici, depresso invece mi sono sentito, annientato mi sento, ma penso a te, ti hanno messo una spina in fondo al cuore, dovrai soffrirne e a questo pensiero mi sento cattivo ma non so quello che farei!

    Bambina, l’animo umano non è cosa che si possa riconoscere da caratteristiche esteriori. Franco alla fine della guerra se ne andò da Foligno ed è ora evidente che non portò di me un ricordo lusinghiero.

    Chi è lui che giudica gli altri?

    Lui non mi conosce affatto, nessuno mi conosce, nemmeno mia madre, forse nemmeno io per cui ti dico: le asserzioni di Franco basano su impressioni di vecchia data e mi meraviglio che lui che io stimo ed al quale, nonostante tutto voglio bene, possa parlare così di me essendosi mostrato sempre amico.

    Chiunque, e Franco stesso, se parlasse con l’animo sereno e scevro di preconcetti, definirebbe le mie, che sono poi le nostre, malefatte: ragazzate. Ma non è questo, non può essere questo Bianca che lo fa parlare!

    Ricorda in ogni modo che io non ho mai fatto male ad alcuno, mai nessuno ha pianto per causa mia: mi credi? A me è mancata la guida e l’aiuto di un padre, Franco ha avuto tutto ciò, ma fra me e lui chi è oggi il migliore? Quando io mi battevo già con la vita, per la vita, lui ancora studiava, se fossimo partiti con le stesse possibilità, chi di noi sarebbe, oggi, il migliore?

    La guerra e i tristi avvenimenti in essa succedutisi hanno poi operato in me una lenta, progressiva e radicale trasformazione per cui da essa il ragazzo uscì uomo, un uomo conscio delle sue responsabilità, dei suoi doveri, un uomo che tu dovresti conoscere Bianca, ma che Franco ignora. Lui ti avrà detto che io ho conosciuto molte donne ma crede lui che conoscere molte donne significa amarle? Sì è vero che io ho conosciuto molte donne e, se non erro, a Rimini ti accennai, seppur vagamente queste mie conoscenze ma cosa ne sa lui delle impressioni, delle deduzioni e delle conclusioni che io ne trassi?

    È vero, ti ho detto, ma da tante avventure io uscii con una impressione di schifo, di nausea ma conservando intatte le mie aspirazioni e con ancora consolidate le mie facoltà di amare e le mie concezioni sull’amore.

    Stanco di bere al fosso, sentivo prepotente la sete dell’acqua sorgiva e cominciai a pensare e a sognare una creatura del tutto diversa da quelle che sino ad allora avevo conosciuto, una creatura che io avevo non solo sognata, ma cercata anche con la mia fantasia. Questa creatura irreale e ideale, bella e pura fu in te Bianca che io la vidi materializzarsi.

    E ora Bambina chiudi gli occhi, che io voglio raccontarti la storia di un fiore:

    "Era d’estate, un bocciolo germogliò in riva all’Adriatico, esso mise due radici lunghissime tant’è vero che mentre una suggeva la linfa nel cuore dell’Appennino, l’altra la suggeva ai piedi delle Alpi.

    Il tempo passò e ciò che era scritto avvenne: il bocciolo si era fatto fiore, un grande fiore….

    Ma un giorno il cielo sempre sereno sotto il quale il fiore aveva germogliato e fiorito, si oscurò, si coprì di nubi e venne la bufera; il fiore reclinò la corolla sullo stelo e…".

    E? domanderai tu. Ma, non so, non voglio saperlo, non voglio che tu mi scriva più, lasciami, lasciami solo, solo col mio tormento, solo col mio amore, solo col mio dolore. Non mi scrivere più Bianca, non farmi più soffrire, non ho voluto nulla da te, solo ti ho voluto e ti voglio tanto bene e, ti scriverò ancora non ti scorderò mai, come non scorderò mai la storia di un fiore che: «reclinata la corolla sullo stelo…

    Luciano

    25 settembre 1949

    Tristezza: ieri volli restare in centrale sino a mezzanotte perché sulle nostre linee da Perugia a Roma c’era la trasmissione della Sagra musicale dell’Umbria ed io pensavo: forse Bianca sarà in ascolto alla radio e un pensiero pazzo mi invogliava ad includermi in trasmissione per chiamarti, ma la ragione ha avuto la meglio. Oggi è una triste domenica: il tuo ultimo espresso mi ha messo nella più cupa disperazione. Come sette giorni fa oggi son tornato alle fonti del Clitunno ma, domenica scorsa ero felice, oggi tanto triste.

    Mi sono portato la raccolta delle poesie del Carducci. Appena arrivato ho aperto il libro e penso che il Carducci deve aver scelto una giornata come questa per includere nelle sue odi barbare: «Alle fonti del Clitumno», infatti dei raggi di sole arrivano dietro le nubi e sembra che i salici così illuminati non piangano più!

    Che sia un presagio che anche per me tornerà il sole, che non è il caso di abbattersi in questo modo.

    Mi fermo. Addio Bianca!

    Luciano

    27 settembre 1949

    Proposito: Un giorno tornerò a Varese e solo prenderò la strada che conduce al Sacro Monte, tornerò a guardare le Cappelle ad una ad una, poi me ne andrò là sul poggio dove un giorno fui felice! Questa sarà la Via Crucis del mio amore per non dimenticarti mai.

    29 settembre 1949

    Luciano mio, è sera ed ho tanto bisogno di te.

    Ho atteso più di una settimana il tuo scritto e oggi che è arrivato mi sento più depressa di prima. Ora che esamino, a mente serena, ciò che ti dissi nella mia ultima mi pento di avertela inviata.

    Mi devi scusare Luciano per il grande dolore che ti ho arrecato ma quella sera stavo così male che ho pensato di confidarmi con te senza esaminarne le conseguenze. Ora non posso dormire, mi sento infelice. Cerco di immaginare le ore angosciose che tu hai passato e forse avrai pensato male di me. Perdonami Luciano così come io ho perdonato Franco.

    Egli lo ha fatto per il mio bene credendo di agire in mia difesa, senza pensare che tu sei suo amico. È sempre troppo impulsivo nei suoi giudizi e, dal momento che mi ritiene come sua sorella, vorrebbe guidarmi, darmi consigli anche se a volte sono superflui. Non è la prima volta che succede perché già l’anno scorso erano capitate scene per altri due miei amici con i quali non avevo niente a che fare, erano solo amici.

    Caro Luciano vorrei dirti: io non mi lascio abbattere dalla legge della tigre, non ho mai agito contro la mia volontà per sottostare ai voleri altrui, mai!

    Per essere sincera devo dire di aver dubitato di te ma ciò non accadrà più: te lo prometto!

    È un po’ difficile mutare un carattere orgoglioso e diffidente dopo che è stato costruito nel corso di lunghi anni perciò ti chiedo pazienza e comprensione. Luciano caro perché mi dici di non scriverti più? Perché? Tu mi ami Luciano e io pure ti amo, sono tua perché ti sei preso tutto di me: il mio cuore, il mio avvenire, i miei sogni, per questo io non ti posso lasciare.

    Non posso!

    Perché si deve soffrire quando si può essere felici? Noi ci amiamo e se qualcuno ci ostacolerà mettendo alla prova del fuoco il nostro amore, noi saremo legati da una grossa catena, quella del nostro affetto, e non permetteremo che altri la infrangano.

    Dimmi subito ciò che pensi, e al giungere di questa mia, mi auguro che tutte le nubi siano scomparse: ho bisogno di sentirti vicino. Mi è piaciuta molto la storia del fiore però Luciano, il finale non è più adatto, ora dovresti aggiungere:… il fiore reclinò la corolla sullo stelo… ma fu un attimo: tiepide e rare gocce scesero dissetando la natura arsa dal sole e il fiore rinverdì, ritornò come prima, più bello di prima, quel fiore aveva un nome: amore!.

    Luciano caro il tuo proposito mi piace ma se mi permetti vorrei modificarlo: se un giorno tornerai a Varese per andare al Sacro Monte non sarai solo col tuo dolore, verrò anch’io con te, andremmo insieme sul nostro poggio e lassù tu sarai felice, saremo entrambi felici perché saremo insieme.

    Seconda parte

    Dal 2 ottobre 1949 la corrispondenza fra noi si intensificò e i nostri scritti misero in risalto un amore unico ed intenso.

    Non starò a raccontare ma produrrò stralci di lettere: lettere spedite come «espresso» perché arrivavano il giorno dopo la partenza ed erano consegnate anche nei giorni festivi.

    Una pacchia!

    In compenso il telefono era un vero tabù: occorreva prenotarsi ed a volte trascorrevano ore per l’attesa.

    2 ottobre 1949

    Bianca, amore, stai attraversando un momento un po’ critico, io lo comprendo: le sensazioni del cuore, lo studio, gli esami non concorrono certo a lasciarti serena, ti comprendo e ti dico «le tue pene saranno le mie pene». Fui profeta: giusto è dunque il mio vaticinio!

    Ti devo dire che il mio spirito reso adulto dal pianto, a una sola cosa tende e anela: al tuo amore! «Perché soffrire se si può essere felici?». Dici bene bambina!

    Bisognerebbe ridere delle costruzioni dei filosofi nelle quali tutto è geometrico secondo una minuziosa ossessione cerebrale ma io voglio sognare, e quanto sogno, come vorrei mi comprendessi bambina!

    Dopo cena ho riletto la tua lettera, la tenevo fra le mani contento perché era stata tra le tue, l’ho baciata più volte e ho chiuso gli occhi: nel dormiveglia ti sognavo, ti vedevo, ti parlavo.

    Mi sono addormentato felice dopo tanto tempo. Nella tua ultima mi dici: scrivimi a lungo, ho bisogno di sentirti vicino.

    E qui che ti ritrovo Bianca, amore, questa frase rispecchia esattamente ciò che tu pensi, ciò che tu provi ed è così che io voglio che scriva la mia bambina che crede di essere più grande! Che penso?

    Penso che nei miei giudizi sul tuo conto non mi ero sbagliato, che ho ben riposto in te il mio amore, penso che tu soffra quanto io soffro, che tu mi ami quanto io ti amo. Penso che hai un grande cuore, penso più avanti, nell’avvenire, nel futuro bambina che io ti vedo al mio fianco e sogno. Quanto sogno!

    Hai bisogno di sentirmi vicino?

    Anch’io e quanto!

    Spesso mi domando: quando la rivedrò? Dove? Come? Cosa ci diremo?

    Lasceremo che i nostri occhi parlino quel linguaggio che ci trasporta in paradiso. Con tutta l’anima ti bacio.

    Il tuo Luciano

    4 ottobre 1949

    Bianca amore, aprendo gli occhi stamane ho pensato: oggi Bianca avrà gli esami.

    Poi in ufficio preso dall’ingranaggio del lavoro ti ho scordata, ma per breve tempo che poi ti vedevo in imbarazzo per la prova che dovevi sostenere e mi chiedevo: si trova in difficoltà per la soluzione del suo compito?

    Un attimo di scoramento? E senza rendermene conto, così preso com’ero dai miei pensieri ho detto: «su forza e coraggio!».

    In quel momento ho sorpreso lo sguardo interrogativo e meravigliato delle ragazze in ufficio che mi guardavano come per dire: che diavolo gli succede, diventa mica pazzo?

    All’uscita mi sono recato a San Martino per distendere i nervi. Davanti agli archi del porticato, una grande croce di pietra, simile a una del Campo dei Fiori e mi sono soffermato a pensare.

    In quel tramonto così limpido la campana di San Martino effonde i rintocchi dell’Ave Maria. Ed è in quest’ora che comincia il mio tormento, sono solo e la mente mi porta lontano, molto lontano, vicino a te.

    Tu mi scrivi che sei cambiata e io rispondo: perché da quel giorno conosci la forza viva dell’amore, perché ti senti guidata dalle tue grandi virtù intuitive di

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1