Mamma, tieniti pronta!: La grande guida sulla gravidanza giorno per giorno, preparazione al parto, omeopatia in gravidanza e vaccinazione pro e contro
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Book preview
Mamma, tieniti pronta! - Stefania Tessaro
Introduzione
In questo libro parleremo di uno degli eventi più straordinari
ed emozionanti che possa accadere nella vita di una donna:
diventare mamma. Nello specifico, affronteremo in particolare
i nove mesi di attesa che precedono il parto. Quando scopri di
aspettare un bambino la tua vita si rivoluziona completamente:
un turbinio di emozioni contrastanti si impossessa dei tuoi
pensieri. Un esserino talmente piccolo è capace di suscitare
sentimenti di stupore, gioia, allegria, che si alternano anche ad
ansia, paura, perplessità. Da una parte, sapere che diventerai
mamma ti conduce in un mondo quasi magico, sei al settimo
cielo dalla gioia, come proiettata in uno stato di grazia, dall'altra
sei assillata da paure ad esempio che il bebè nasca con qualche
problema, che non riuscirai ad essere una brava madre, non
saprai far fronte a tutte quelle abitudini e ai cambiamenti che
inevitabilmente arriveranno. Impossibile non fare i conti anche
con le trasformazioni a cui il tuo corpo andrà incontro durante
i nove mesi. Dovrai imparare ad accettare nuove rotondità che
prima non avevi, la pancia che gradualmente cresce
contemporaneamente alla creaturina che porti in grembo.
Parallelamente a tutto ciò, anche le tue emozioni evolvono
intensamente: ti commuovi più facilmente solo guardando le
tutine da bebè esposte nelle vetrine dei negozi, fantastichi
spesso sul sesso del nascituro, provi a immaginare di che colore
avrà gli occhi, se somiglierà più a te o al papà, provi a
indovinare il nome più consono per il tuo bebè. Di sicuro la
maternità rappresenta per qualunque donna una svolta epocale
nella sua esistenza. Da un punto di vista psicologico ed
emotivo essa ha delle ripercussioni diverse a seconda che
questo evento succeda a 20, 30 o 40 anni. Di sicuro non esiste
un'età ideale per diventare madre, è un percorso interiore del
tutto personale che ogni donna matura a seconda della propria
crescita. Possono dunque cambiare i punti di vista se si affronta
questa esperienza da giovanissime piuttosto che in età più
matura. Il dato incontrovertibile è che la maternità cambia la
vita a qualunque età la si affronti. Non bisogna tuttavia temere
questo cambiamento, ma imparare ad assecondarlo con la
consapevolezza che esso è portatore di immensa felicità.
Diventare mamma a 20 anni è una scelta spesso controcorrente
nella società occidentale il cui stereotipo culturale vorrebbe la
maternità intorno ai 30 anni, quando cioè si è raggiunta una
indipendenza economica. Ad ogni modo diventare madre cosi
giovani significa avere meno timori circa la gravidanza , e sulla
gestione della propria vita in generale, si ha la percezione di
crescere insieme, di poter contare anche sull'aiuto della famiglia
di origine.
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Diventare madre a 30 anni è una scelta consapevole e
ragionata. A questa età, le donne generalmente sono autonome
economicamente, più sicure e possono coronare il loro sogno
di maternità all'interno di una crescita personale nonché di una
relazione di coppia stabile e strutturata. A livello psicologico,
prevalgono tuttavia maggiori ansie e perplessità rispetto le
madri ventenni, perché devono trovare nuovi equilibri e nuovi
assetti nella gestione della loro vita e del loro bebè.
Diventare madre a 40 anni può rappresentare una nuova
priorità per una donna che sente questo desiderio tanto intenso
quanto non più rimandabile causa orologio biologico. Di sicuro
una donna a 40 anni è affermata, soddisfatta dal punto di vista
professionale e quindi pronta a dedicarsi finalmente a un bebè.
Molti sono i timori di diventare madre anche a 40 anni: ci si
chiede spesso se sarà in grado di portare avanti la gravidanza,
se tutto andrà bene. Dopo le opportune rassicurazioni, queste
madri sapranno dedicarsi alla loro creatura con dedizione
totale, godendosi in pieno la loro maternità.
Il ruolo di madre sembrerebbe essere attività assai complessa
quando invece dovrebbe essere istintivo: una madre sa cosa è
meglio per il proprio figlio.
A questo proposito, menzioniamo Donald Winnicott, illustre
pediatra e psicoanalista britannico, che ha studiato a fondo lo
sviluppo del bambino nei primi tre mesi di vita e del rapporto
speciale che lo lega alla madre. Il bambino incontra la realtà
progressivamente, in modo autonomo e indipendente. Il suo
percorso è graduale, e la madre deve supportare questa
progressione verso l'autonomia. Alla nascita il bambino si
percepisce come tutt'uno con la madre, dove la realtà interna è
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fusa insieme a quella esterna. Affinché il bambino possa
crescere e svilupparsi in modo equilibrato, non ha bisogno di
una madre perfetta, ma di una buona madre in grado di
adattarsi ai bisogni del neonato. Senza una buona madre che si
prenda cura del figlio, quest'ultimo non riuscirà ad essere una
persona indipendente. Gradualmente il bambino prende
consapevolezza dell'esistenza di un mondo esterno come entità
separata da lui. Durante questa fase compare l'oggetto
transizionale, ossia un oggetto prediletto che aiuta il bambino
nel distacco dalla madre, proponendosi come alternativa tra la
madre e la sua assenza. Nello specifico, l'oggetto transizionale
può essere una coperta, un pupazzetto, un gioco che il
bambino porta sempre con sé. Per Winnicott l'oggetto
transizionale costituisce un simbolo per il bambino ed è la sua
prima esperienza di gioco. Il gioco dunque è un'area
transizionale in cui soggettivo e oggettivo sono indistinti ma
proprio da qui nasce il rapporto di fiducia del bambino verso la
madre. Esso è perciò un'esperienza creativa grazie alla quale il
bambino esprime la propria personalità, scoprendo se stesso,
formandosi come persona intera, diversa dagli altri con cui si
relaziona. La creatività, per Winnicott, è è la modalità con cui
l'individuo incontra la realtà esterna. Il concetto per cui una
madre deve essere sufficientemente buona
significa che deve
essere autentica, spontanea, saper trasmettere al bambino
amore e sicurezza. La madre sufficientemente buona possiede
due funzioni fondamentali per il corretto sviluppo del
bambino: l'holding e l'handling. L'holding è la capacità della
madre di prendersi cura del neonato fungendo da contenitore
delle sue angosce, creando uno spazio psichico in cui il neonato
si senta accolto, protetto, rassicurato. Questa funzione è
rappresentata concretamente dal modo in cui la madre tiene in
braccio il bambino sostenendo la testolina, il corpo, orientando
il suo viso verso quello del piccolo. Il concetto di handling si
riferisce alla manipolazione del corpo del neonato: cure fisiche,
pulizia e igiene del bambino, coccole, carezze, il saper
trasmettere quindi amore e protezione.
Approfondiamo adesso il concetto di oggetto transizionale che
è un punto di svolta fondamentale nello sviluppo infantile.
Come accennato in precedenza, questo oggetto aiuta nella
transizione emotiva i bambini tra la dipendenza e
l'indipendenza. Nello specifico, esso è un oggetto materiale: un
pupazzetto, un orsacchiotto, una bambola, una copertina, un
indumento della madre che il bambino porta sempre con sé
come sostituto della madre stessa. Esso ha consistenza
morbida, ha un odore che lo collega a quello della madre e del
contesto familiare in cui vive. I bambini sviluppano
attaccamento a questo oggetto non perché particolarmente
bello o colorato ma perché sa di mamma
pertanto di affetto
e coccole. Tutto ciò è funzionale alla loro crescita emotiva e
psicologica: non è assolutamente un segno di debolezza, anzi,
questo oggetto rappresenta un legame reale, forte: togliere loro
questo oggetto causa una profonda sofferenza psichica perché
equivale a privarli della loro mamma, provocando senso di
abbandono e di solitudine. Concretamente, su questo oggettoil
bambino riversa emozioni, desideri, ma scarica anche
frustrazioni e aggressività, per cui lo coccola, lo strapazza, lo
morde, lo distrugge, sicuro che quell'oggetto resterà sempre a
sua disposizione fin tanto che ne sentirà il bisogno. Per questo
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motivo è importante che l'oggetto non venga perso né che
venga lavato perché significherebbe privarlo di tutti quegli
odori, sapori, emozioni che il bambino ci ha lasciato su e che
per lui rappresentano tutto il suo mondo. Perderlo o
modificarlo equivale a una brusca rottura di una continuità del
suo processo cognitivo ed emotivo.
A qualunque età si diventi madre, è innegabile che spesso dal
punto di vista psicologico è decisamente faticoso trovare un
compromesso fra le proprie esigenze e quelle dei figli. Molte
madri soffrono di sensi di colpa per questo, hanno eccessive
preoccupazioni per i figli, convinte di dovere sempre essere
presenti a 360° per proteggerli dalla sofferenza e dalle delusioni
che inevitabilmente la vita prima o poi sottoporrà loro. Nella
nostra attuale società si parla sempre di diritti dell'infanzia, dei
bisogni del bambino che (giustamente) devono essere
soddisfatti. Tutto ciò causa spesso un eccessivo carico di ansia
e aspettative da parte dei genitore, che è chiamato a essere
sempre amorevole, disponibile, supportivo, comprensivo, al
fine di tutelare il figlio sempre e comunque, perdendo cosi di
vista i limiti educativi. Di sicuro è un modello genitoriale
estremamente rigido, perfezionista, che induce a pretendere
moltissimo da se stesse come madri e nel contempo spinge a
sentirsi sempre in difetto, in colpa; ciò presumibilmente deriva
dalla storia personale, dall'interiorizzazione dello schema di
mamma