Quel puntino luminoso in fondo al tunnel
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E in ogni caso, non voglio deludervi, o illudervi, non mi farete pagare niente di più o di meno, di quello che mi sono già creato. Mi rimetto al vostro giudizio e alla vostra bontà di farmi rivivere i momenti spensierati, o i momenti di quando son diventato padre di due persone fantastiche.
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Quel puntino luminoso in fondo al tunnel - Francesco Santanna
INTRODUZIONE
State per cominciare un viaggio. I fatti accadranno solo se proseguirete con la lettura. Dipende da voi, se avrete il coraggio di prendere il volo insieme a me. Per questa volta, lasciate che sia io il pilota, perché la rotta è la mia. Sta a voi fare in modo che certe cose mi succedano. Decidete voi se volete farmele rivivere. Sarete voi a dipingermi bambino o adolescente… oppure adulto, per farmi avere tutto quel che da bambino mi son creato, e rimodellato da adolescente. Sta a voi, stavolta, decidere se questa storia dovrà ripetersi.
E in ogni caso, non voglio deludervi, o illudervi, non mi farete pagare niente di più o di meno, di quello che mi sono già creato. Mi rimetto al vostro giudizio e alla vostra bontà di farmi rivivere i momenti spensierati, o i momenti di quando son diventato padre di due persone fantastiche.
Leggendo, imparerete a volermi bene, oppure a detestarmi. Verranno fuori le persone che salteranno dalla sedia solo perché si riconosceranno in alcuni passaggi del libro.
Non mi resta, quindi, che attendere il vostro inizio. La mia vita, la mia storia, da questo momento è in mano vostra… vi presenterò tutti i personaggi che me l’hanno cambiata. Vedrete da un piedistallo certe decisioni che hanno cambiato la mia vita e giudicherete voi… e alla fine… mi guarderete con occhi diversi dal solito. Mi leggerete su Facebook in modo più distante… sappiate però che questo libro è vero. Leggetemi… leggetemi, vi accorgerete che raccontarsi è l’occasione di lasciare un segno di sé. Troverete confessioni, e situazioni che fino a oggi ho raccontato solo a me stesso. I miei figli sanno di cosa sto parlando, mi conoscono… siate curiosi, forse, alla fine, verrà anche a voi la voglia di raccontarvi, per immettere nell’Universo parole e pensieri che mai sono stati pronunciati. Raccontare una storia personale è un pensiero che non ha mai avuto la possibilità di concretizzarsi, se non con delle lacrime che scalfiscono la gola. Chi mi conosce avrà ulteriori dubbi su di me, chi ancora non mi conosce, probabilmente, avrà voglia di ribattere con la sua storia. Raccontiamoci.
Apriamoci.
Siamo al mondo per evolverci, siamo esseri stupendi, perché di storie come questa ce ne sono state, ce ne sono, e ce ne saranno di migliori. Se siete curiosi di sbirciare nell’intimo di un individuo qualsiasi, ebbene, sappiate che troverete elementi per far riflettere anche voi stessi. Ma questa è la mia storia, pertanto… vi aspetto, fate rivivere i miei viaggi, i mei sbagli, le mie decisioni; fate rivivere tutto ciò che ho meritato, date un calcio al mio destino, facendolo ripetere!
Ho solo un desiderio. Vorrei avere ciò che merito. Leggendo la mia storia e i miei pensieri di una vita, farete in modo che il messaggio all’Universo arrivi più forte e chiaro. Sento che ancora non ho finito. Sento che attraverso la vostra lettura, il mio destino potrà finalmente accontentare il mio desiderio.
Già, il destino. Esiste o non esiste? Come chiedersi se la nostra esistenza ha un senso oppure no. È come chiedere ai nostri figli: «perché esisti?».
Questo libro fa parte del mio destino. L’ho creato io, come i miei figli, li ho creati io. Non ha senso chiedere a questo libro perché esiste. Non ha senso chiedersi il perché dell’esistenza dei nostri figli, sarebbe come chiedersi il motivo della nostra stessa esistenza. Il destino siamo noi, e se capita, vuol solo dire che è stata cercata quella soluzione o quella strada per migliorarsi ed evolvere. Qual è il vostro destino ora? Leggermi. Scoprirmi. Curiosarmi. Per raccontarvi. Raccontatevi. Raccontatevi. Siamo immensi. Tutti. Buona lettura… e sappiate che questo manoscritto non è solo un libro. È anche una parte di voi stessi che racconto io. Adesso tocca a te! Comincia a raccontarti… nel frattempo, io parto e arriverò fino in fondo, stanne certo, non mancherà niente. Niente.
PRIMA PARTE
GENESI FAI DA TE
Ero alle elementari quando conobbi certi lati oscuri delle persone.
La mia maestra era una suora che andava a simpatia… sì, se avevi la mamma che seguiva i loro pellegrinaggi, iniziative religiose e i loro incontri organizzati dal parroco, allora potevi avere delle attenzioni in più. Io questo lo capii molto presto e mi faceva schifo quel comportamento sia da parte dei genitori dei miei compagni e sia da parte della mia maestra suora… la cosa era identica al catechismo. Dovevi avere i genitori devoti, ma non a Dio, no, non a Lui! Non al Suo Mistero. Dovevi esser devoto alla loro idea di integrazione e alla loro immagine di quel dio che predicavano, ma di cui non seguivano nessuno dei suoi insegnamenti.
Fu in terza elementare, ancora me lo ricordo, che conobbi il brivido di andare a scuola contento perché c’era una mia compagna che mi piaceva. A lei dedicavo mentalmente canzoni, immagini di film e spesso anche partite eroiche di calcio dei miei idoli Holly & Benji. Ero timido, avevo paura di passare da ridicolo solo perché non mi sentivo in sintonia con il resto della classe e con quella politica di servilismo nei confronti della maestra, la catechista e il parroco.
La mia salvezza fu… furono gli Europe! Con il loro nuovo disco The Final Countdown che mi faceva stare bene anche senza la presenza dei miei genitori.
In contemporanea i miei mi avevano permesso di iscrivermi a una squadra di calcio. Il mio sogno era di diventare come Holly del cartone animato. Lui che faceva le acrobazie col pallone mentre pensava per due o tre puntate a quanto erano duri gli allenamenti. Il messaggio che mi arrivava però era molto profondo e mai mi sarei immaginato di portarlo tutt’oggi con me. Accettazione, protagonismo, unicità, sofferenza per i propri ideali… mai mollare. Ditemi se non è quello che insegnano i coach di un qualsiasi fuffailing.
Usavo la musica e il calcio per darmi la carica.
Signore e signori, ecco a voi un castello di carta… ma il mio era perfetto! Ci sono gli elementi del mio essere uomo di oggi. Il saper stare da soli. Il combattere da soli. L’aiuto che solo dentro te stesso puoi trovare. Tradotto… musica e passione: avevo nove anni.
Gli altri non sognavano a occhi aperti. Sapevo a memoria i pianeti del sistema solare. Guardavo la luna, le stelle… sentivo farneticare di ufo e dischi volanti e più ne sentivo, più volevo saperne.
Ovviamente mi stavo formando con musica, passioni, e domande sul chi siamo e perché. Era il mio biglietto da visita per conquistare lei… la Chiara… dio, quanto mi piaceva in quarta elementare. Era bionda con gli occhi celesti. Somigliava tanto alla mia mamma… La brutta notizia è che non era come lei, disposta ad ascoltarmi sempre, pronta ad abbracciarmi e a coccolarmi e a farmi fare i capelli a caschetto dal barbiere. Erano così a caschetto che mi scambiavano spesso per una bambina, fino a quando un giorno mi ribellai all’ortolano: «oohh, io ho il pisello!!».
Ricordi bellissimi, tutt’oggi ci ridiamo su con i miei genitori. Già… i miei genitori, ve li farei conoscere.
Stavo crescendo. Le selezioni si facevano sempre più severe. Le mie amicizie dovevano avere delle cose in comune con me. Mi stavo formando. Così ecco che avevo l’amico per il calcio. Un austriaco… giocava benissimo a calcio e tutti i sabati mi presentavo ai giardini davanti casa sua per leggendarie partite di calcio. I giubbotti buttati sull’erba per formare le porte. La traversa era un’immagine che avevamo di essa… cioè che se tiravi ragionevolmente alto, non era «fuori!», ma era appunto «traversa!». Non ricordo mai una discussione quando qualcuno diceva: «Non è gol… è traversa».
Per la musica non avevo nessuno. Navigavo a vista. La musica era molto impegnativa. Mio fratello più grande suonava la chitarra e ascoltava tantissimi gruppi… mi ha trasmesso la passione per i Pink Floyd e altri, tra cui la musica pop, all’epoca c’era Madonna. Io ascoltavo solo gli Europe.
La musica era un mondo per me pieno di domande e mi faceva anche paura, perché se avessi trovato un gruppo che mi piaceva più degli Europe, avrei potuto sentirmi in colpa e abbandonare la mia band preferita, che sostituiva i miei genitori durante la loro assenza. Ero in debito con loro e non potevo tradirli.
E invece Samuele, mio fratello più grande di tre anni, mi fece sentire una canzone di un gruppo heavy metal: gli Iron Maiden. Il pezzo era Phantom of the Opera… mi ricordo come rimasi scioccato da cotanta poesia e grinta di quel pezzo… Gli Europe mi capiranno se li tradisco con gli Iron Maiden
era il mio pensiero. Si stava formando il ragazzino fumino, testardo e con gli occhi belli della scuola media. Ero pronto per questa avventura. Compagni nuovi, basta suore e preti, e messe obbligatorie.
Paradossalmente le scuole elementari gestite dalle suore hanno fatto in modo che io non mi avvicinassi più alla Chiesa. Che dire? Grazie…
LE SCUOLE MEDIE E LA MADRE RUSSIA VIVA DOPO LA MORTE
Eccitazione. Adrenalina… oddio, finalmente libero da quella scuola elementare con pregiudizi e preconcetti palesemente artificiali e superficiali. L’ho sempre saputo. Ne sono sempre stato convinto. Finalmente si cambiava aria… Un’aria da