Passeggiando tra le favole...
By Adele Ross
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About this ebook
Questo cofanetto contiene i primi due libri della serie già editi e disponibili anche singolarmente su Amazon (sia in cartaceo che in ebook, anche gratis con KindleUnlimited).
Volume 1 – I lupi di Central Park, rivisitazione della favola classica di Cappuccetto Rosso da cui l'autrice ha preso ispirazione traendone però un'interpretazione del tutto personale in chiave fantasy young adult.
Volume 2 – Hans, Greta e la strega del marzapane, rivisitazione della favola classica di Hänsel e Gretel da cui l'autrice ha tratto un'interpretazione del tutto personale in chiave horror.
Trama I LUPI DI CENTRAL PARK:
Ruby vive a New York con nonna Eleanor. Studia e aiuta a gestire la pasticceria di famiglia ai margini di Central Park, la Sweetie Dreams, dove si possono trovare i famosi sweetie ruby, paradisiaci bon bon apprezzatissimi dai clienti della Grande Mela. Dolcetti che la famiglia di Ruby produce da generazioni e la cui ricetta è segretissima, solo nonna Eleanor ne è a conoscenza anche se Ruby sarà destinata a ereditarla, quando i tempi saranno maturi. Un'attività che è sempre stata fiorente ma che, in un momento di crisi, si trova costretta ad accettare l'aiuto di Gideon Wolf, spietato e ambiguo imprenditore dolciario conosciuto come il lupo di Central Park. Un giorno, però, Gideon Wolf improvvisamente muore in un incidente dai risvolti misteriosi. Una svolta che dovrebbe liberare Ruby e sua nonna dalla schiavitù di un vincolo non gradito. Ma, dopo la scomparsa dell'uomo, Rudolph e Baldwin, i figli gemelli di Gideon, subentreranno nella società insieme ai misteri e i segreti che li hanno eletti a nuovi lupi di Central Park...
Trama HANS, GRETA E LA STREGA DEL MARZAPANE:
Johannes, Hans per tutti, ha lasciato la Germania per studiare a New York e, dopo la laurea, si è creato una vita nella Grande Mela, deludendo l'anziano padre che ha sempre sperato di vederlo tornare per occuparsi della pasticceria di famiglia. Improvvisamente Greta, sorella di Hans, gli chiede di tornare perché il padre versa in gravi condizioni di salute. L'uomo, un po' per senso del dovere, un po' per senso di colpa, torna a Seufzensuss dove è nato e cresciuto. Dopo anni di assenza, però, trova la pasticceria in condizioni finanziarie difficili. Il padre Wilhelm è ostinato e non vuole affidare la bottega a Greta ma insiste perché sia Hans a occuparsi del negozio con lo scopo di rimetterlo in sesto.
Quella, però, non è l'unica sorpresa che Hans trova. Katharina, amica d'infanzia di Greta, si è trasformata, da piccola bimba dispettosa a giovane donna affascinante e sensuale. E, come se non bastasse, Katharina non solo è stata assunta da Wilhelm perché rimasta sola e piena di debiti dopo la morte del padre, ma si è installata in casa Becker come una sorta di figlia in affido... Katharina, per fortuna però, è una pasticcera abile e fantasiosa. I suoi dolci di marzapane, di cui conserva gelosamente la segretissima ricetta, diventano presto un valido aiuto per risollevare le sorti del negozio. Ma non tutto è come sembra.
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Passeggiando tra le favole... - Adele Ross
I lupi di Central Park
una favola per adulti di Adele Ross
Sommario:
Capitolo 1. Cappuccetto Rosso è diventata grande
Capitolo 2. Differenti come il sole e la luna
Capitolo 3. Anche un principe azzurro può avere un'anima da lupo...
Capitolo 4. ...e un lupo trasformarsi in principe azzurro
Capitolo 5. Non ci sono lupi a New York
Capitolo 6. Gelosia e rivalità
Capitolo 7. Shopping con il nemico
Capitolo 8. A mezzanotte sai che io ti bacerò
Capitolo 9. E ti vengo a cercare...
Capitolo 10. Se dovessi scegliere come morire lo farei sulla tua bocca
Capitolo 11. Sconvolgenti verità... ma forse era solo fantasia
Capitolo 12. Lupo buono, lupo cattivo
Capitolo 13. Mi ritorni in mente
Capitolo 14. La scomparsa di nonna Eleanor
Capitolo 15. Un reame incantato che agli occhi del mondo rimane celato...
Capitolo 16. Nessun cacciatore in questa favola ma solo lupi...
Capitolo 17. Niente è come sembra, nulla è come appare
Capitolo 18. Dentro la favola
Capitolo 19. Dal bosco oscuro potrai uscire solo quando la verità riuscirai a scoprire
Capitolo 20. A letto con il lupo
Capitolo 21. La mia bocca grande... per mangiarti meglio
Capitolo 22. L'insostenibile pesantezza della verità
Capitolo 23. Un legame impossibile da spezzare
My sweet love into the wood
Esiste da sempre
un reame incantato
che agli occhi del mondo
rimane celato
solo tu hai la chiave per entrare
ma fai attenzione
che la via non puoi smarrire
e il tuo cuore dimenticare
niente è come sembra
nulla è come appare
da più di un lupo
ti dovrai guardare
il bosco oscuro
dovrai attraversare
perché la nonna
tu possa salvare
il tuo aiuto non le puoi negare
e porti il paniere
insieme al segreto
che il lupo vuole avere
occhi gentili e parole suadenti
ti sedurranno
e la realtà occulteranno
ma attenzione al rivelar dell'inganno
occhi feroci e artigli taglienti
per il suo cuore sono opprimenti
ma difendon disperati
misteri mai svelati
dal bosco oscuro
potrai uscire
solo quando la verità
riuscirai a scoprire
niente è come sembra
nulla è come appare
dove meno te lo aspetti
il vero amore riuscirai trovare
Capitolo 1. Cappuccetto Rosso è diventata grande
Quando ero bambina mi chiamavano Cappuccetto Rosso.
Sì, proprio come la bimba della famosa favola, quella che non usciva mai di casa senza indossare il suo cappuccio rosso, disobbediva alla mamma attraversando la foresta per andare dalla nonna e incontrava il lupo che la ingannava divorandosela.
Effettivamente devo ammettere che in comune con la piccola della fiaba avevo parecchie cose.
Non obbedivo mai a mia madre, attraversavo Central Park, che poi non è tanto dissimile da un bosco, per andare dalla nonna, non ho mai incontrato lupi ma crescendo ho incontrato e collezionato altri tipi di bestie che mi hanno divorato la fiducia nel genere umano, soprattutto in quello maschile.
Io, però, di rosso non avevo un cappuccio ma un berretto.
Era un berretto che non mi stava per nulla bene, nonostante i miei capelli siano di un nero corvino e il rosso del berretto facesse risaltare i miei occhi che nonna Eleanor definisce dello stesso colore degli smeraldi.
Però io adoro il rosso, è il mio colore preferito, come adoravo quel berretto che mettevo con ogni abbigliamento.
Oggi il berretto rosso non lo indosso più ma adoro ancora il colore rosso e adoro le favole.
Non credo al lieto fine, non credo al principe azzurro ma mi piacciono le favole, mi piace leggere o ascoltare qualcosa che ti dà la sicurezza che comunque andrà a finire bene.
So che non c'entrano niente con la realtà e che spesso le cose non vanno a finire bene, che sono solo favole, ma mi piacciono.
Mi piace fantasticare, sognare, rielaborare le fiabe riscrivendole, anche solo nella mia testa.
Insomma mi piace da impazzire passeggiare tra le favole e sognare a occhi aperti.
In quel periodo della mia vita, però, avrei dovuto scoprire a caro prezzo che anche nelle favole non tutto è come appare, che anche le favole, in realtà, non sono tanto a lieto fine come abbiamo sempre pensato, che anche le favole hanno un lato oscuro.
E quel lato oscuro io ho dovuto affrontarlo senza essere minimamente preparata a farlo.
Ma, forse, è meglio procedere con ordine in modo che il mio racconto possa essere comprensibile e chiaro.
Attenzione, però, questa non è una favola, almeno non nel senso edulcorato in cui tutti la intendono.
Di tempo da quando ero Cappuccetto Rosso ne è passato.
Di vita ne è trascorsa.
Sono arrivata a diciannove anni, mia madre non c'è più da dieci e io vivo con nonna in un appartamento ai margini di Central Park.
Sono rimasta con nonna, quando mamma se n'è andata, perché l'identità di mio padre è un dato che non mi è mai pervenuto.
Non che sia stato un problema per me, non che io abbia mai cercato di sapere chi fosse mio padre, non che ne abbia mai sentito la mancanza, c'era mamma, c'era nonna e a me bastavano, mi davano tutto ciò di cui avevo bisogno.
Mi amavano, mi proteggevano, mi educavano, ma, questo lo devo dolorosamente ammettere, non erano un padre e, forse, la mancanza di un vero padre è stato uno dei motivi per cui non credo nel vero amore e non credo nel lieto fine.
Per l'assenza di un padre e per quelle pochissime relazioni che ho avuto e che sono finite disastrosamente ogni volta.
Per cui al momento sono single e non sento minimamente la mancanza di una storia per completare la mia esistenza.
So che può sembrare cinico da parte di una ragazza giovane come me ma posso assicurare che la mia vita è incredibilmente piena di impegni e follia da non lasciare spazio a un ragazzo al momento.
Super impegnata, così mi può definire chi mi guarda dall'esterno.
Al secondo anno di università gli studi mi assorbono non poco.
Economia, pesante, difficile e per nulla nelle mie corde.
Non è stata una mia scelta ma una scelta di nonna Eleanor.
Ho tentato di oppormi ma mi ha portato talmente tante motivazioni valide che alla fine ho ceduto.
Sì, perché bisogna sapere che, a parte me, nonna Eleanor non ha nessun altro al mondo.
Già è stato durissimo per lei sopravvivere alla sua unica figlia.
Era convinta di morire quando mamma è tornata a casa a diciassette anni dichiarando di essere incinta di me.
Ma non è morta.
Ci è andata vicinissima però quando mamma si è spenta in un letto di ospedale dopo mesi di agonia per un male terribile.
Ma non è accaduto nemmeno in quel momento.
In quel momento, però, ho seriamente temuto che nonna decidesse di seguirla e io sarei rimasta sola al mondo, cosa che avrebbe terrorizzato chiunque, figuriamoci una bambina di soli nove anni che aveva appena perso l'unico genitore mai conosciuto.
Ma, forse per senso del dovere nei miei confronti, forse per attaccamento alla vita, nonna Eleanor non fece alcuna sciocchezza, se si esclude ubriacarsi fino allo stordimento e crollare addormentata sul pavimento del salotto.
La mattina seguente l'ho trovata impegnata a prepararmi la colazione e, incredibilmente, ogni segno della sbornia della sera precedente era sparito, come se non avesse bevuto nemmeno un goccio di alcool.
Io le ho chiesto: «Nonna come ti senti?» e lei mi ha risposto: «Come la tua nuova mamma».
Da quel momento si è sempre occupata di me.
Di me e della piccola bottega sotto il nostro appartamento non lontano da Central Park, Sweetie Dreams, composta da un piccolo laboratorio e un negozio che sembra uscito da un libro di favole e che offre ai newyorkesi i migliori dolci della Grande Mela.
Da noi e solo da noi si possono trovare i famosi sweetie ruby, piccoli bon bon a base di lamponi e cioccolata.
Sono deliziosi e la famiglia di nonna li produce da generazioni con un sorta di ricetta segretissima che viene tramandata di madre in figlia e che nessuno, al momento, conosce a parte nonna Eleanor.
La ricetta si tramanda come una sorta di testamento e la destinataria del prezioso segreto ne viene messa a parte solo quando la madre non c'è più.
O, in alternativa, decide di ritirarsi a vita privata lasciando l'attività.
Nel caso mio e di nonna non essendoci più mamma la ricetta passerà a me direttamente, ma per il momento mi limito ad aiutarla in laboratorio con tutto il resto e non mi azzardo nemmeno a cercare di scoprire il segreto dei paradisiaci dolci.
Però li mangio perché sono veramente una favola.
È anche per quella minuscola bottega che nonna ha insistito a farmi proseguire gli studi.
Io mi sarei volentieri fermata al diploma e avrei cominciato a lavorare a tempo pieno nel negozio, ma nonna non ha voluto sentirci.
«Devi laurearti» ha detto.
Io sapevo che il mio aiuto sarebbe stato utile per lei.
Già l'aiuto che riesco a darle quando il tempo dello studio me lo consente è un sollievo per nonna.
In fondo, anche se lo nega, sta andando avanti con l'età e la stanchezza del troppo lavoro comincia a farsi sentire.
Ma voi non diteglielo, diventerebbe furiosa.
Ho cercato di trattare per vedere se trovavamo un accordo.
Sinceramente di continuare a studiare non ne aveva alcuna voglia ma alla fine ho perso la mia battaglia e non solo ho dovuto andare all'università ma ho anche dovuto iscrivermi alla facoltà di economia.
Tutta vita insomma.
Una festa tutti i giorni.
Se c'è una cosa con la quale ho sempre avuto un pessimo rapporto sono i numeri.
Però, come sostiene nonna Eleanor, i numeri sono la base dell'esistenza, risolvono quasi tutti i problemi e, soprattutto, una laurea in economia sarà un aiuto notevole per mandare avanti un'attività commerciale come la Sweetie Dreams.
Così quotidianamente mi divido tra libri di matematica, economia, diritto, cioccolata, zucchero e mandorle nel negozio di nonna.
Qualche volta trovo il tempo di uscire con le amiche e, a volte, perfino di partecipare a qualche festa.
Mi concedo anche un hobby, lo confesso, quello di suonare il violino.
Ecco, forse a tante cose rinuncio senza eccessivi sacrifici ma mai alla musica e al violino.
Fanno parte di me.
Sono la mia fuga, o meglio, la mia tregua dal mondo.
Anche perché per la maggior parte del tempo mi si può trovare in laboratorio sul banco dell'impasto con un tomo tutto sporco di farina su cui sto ripassando qualche lezione mentre preparo focaccine e brioches.
Oppure in giro per il quartiere a fare consegne a domicilio in sella alla mia bicicletta.
Niente auto, non me la posso permettere al momento, ma va bene così, pedalare mi tiene in forma e mi permette di avere delle gambe invidiabili, sode e tornite al punto giusto.
Il lavoro è tanto e il negozio funziona bene.
Almeno adesso.
Ma devo ammettere che c'è stato un momento in cui abbiamo temuto la chiusura.
Il lavoro era calato, la concorrenza era diventata spietata e nemmeno i sweetie ruby erano più sufficienti a far quadrare i conti.
È accaduto due anni fa ed è stato l'unico momento da che ricordo in cui ho visto nonna veramente preoccupata.
L'unico momento in cui abbiamo temuto di perdere tutto.
Avevamo persino valutato la chiusura, anche se, da quel poco che nonna mi ha raccontato, in tanti secoli non è mai capitato che le donne della nostra famiglia fossero costrette a interrompere la produzione di dolci.
Un fallimento inaccettabile per noi e per le nostre antenate.
Bisognava trovare una soluzione.
E la soluzione arrivò, anche se non era la soluzione che mi sarei augurata e per la quale avevo pregato.
La soluzione portava il nome di Gideon Wolf, un socio che si prese il cinquanta per cento della Sweetie Dreams e in cambio iniettò nuova linfa economica alle casse della bottega.
Il negozio si riprese e io dovetti accettare di vedere quell'uomo ogni settimana quando passava per il controllo dei conti.
Io ho sempre odiato Gideon Wolf perché mai come nel suo caso è più calzante il modo di dire: omen nomen.
Se c'è una persona che porta il nome più adatto alla sua personalità quello è lui.
Il lupo di Central Park, così lo hanno soprannominato.
Potente, ricco e cinico non ha mai esitato a schiacciare chi intralciava il suo cammino.
La Wolf Ltd. possiede catene di negozi di dolciumi sparse per tutto il Paese e ha in mano il novanta per cento della distribuzione dolciaria internazionale.
Ha fatto montagne di denaro con i dolci ma credo che la parola dolcezza sia ciò di quanto più lontano da lui si possa immaginare.
Così per necessità questo abbietto essere era diventato proprietario della metà della bottega, cioè della nostra vita.
E la cosa non mi è mai piaciuta.
Altra decisione di nonna che ho dovuto subire.
Quando Wolf è diventato il socio di nonna pensavo che nella nostra vita fosse arrivato il peggio, ma non sapevo che il peggio doveva ancora venire.
E, puntualmente, il peggio è arrivato lo scorso inverno, diversi mesi dopo che nonna Eleanor aveva sottoscritto quel contratto e ceduto parte della bottega.
Era un pomeriggio ventoso quando nonna fu informata che Gideon Wolf era rimasto vittima di un malaugurato incidente.
Era a caccia con i suoi due figli, in quella famiglia sono tutti cacciatori, un motivo in più per odiarli, quando un colpo di fucile, partito misteriosamente, lo ha colpito al cuore spezzando la sua vita all'istante.
La dinamica dell'incidente non è mai stata chiarita.
Baldwin e Rudolph, i suoi figli gemelli, da poco laureati e da poco entrati a far parte del libro paga paterno, a quanto si è saputo, sono rimasti talmente scioccati dall'evento da non essere stati in grado di spiegare cosa sia realmente accaduto. Sta di fatto che, essendo gli unici due eredi, i gemelli Wolf si sono ritrovati proprietari di un patrimonio e di un impero gigantesco e si sono rivelati pronti a ereditare anche la nomea di lupi di Central Park, come il loro defunto genitore.
Io, in quel momento, ho sperato vivamente che i due ragazzi non avessero alcun interesse a continuare il rapporto con un minuscolo negozio come il nostro e che, magari più ragionevoli di lui, sarebbero stati disposti a studiare un piano per sciogliere l'impegno. Ma mi ero sbagliata. Baldwin e Rudolph Wolf non solo non hanno minimamente pensato di svincolarci dall'accordo sottoscritto ma hanno preso il posto del padre a tutti gli effetti, comprese le visite settimanali per il controllo dei conti.
La differenza adesso è che non vedo lo stesso Wolf ogni giovedì ma alterno una volta un fratello e una volta l'altro.
Capitolo 2. Differenti come il sole e la luna
Nonna Eleanor mi raccontava sempre una filastrocca prima di dormire quando ero bambina.
Una di quelle piene di magia, esseri fantastici e pericoli.
Dove c'era sempre un bosco, oscuro e pericoloso, una missione da compiere, una piccola eroina che doveva salvare qualcuno e un lupo.
E io quando mi addormentavo sognavo.
Sognavo di avventurarmi in un bosco e calava la notte.
Sognavo di dover salvare la nonna da un pericolo terribile.
Sognavo di incontrare un lupo che cercava di impedirmi di raggiungere la nonna, un lupo che voleva divorarmi.
Sognavo di avere paura.
E poi mi svegliavo.
Ecco, quella paura del lupo mi è un po' rimasta ancora oggi che sono adulta e che so che quelle rime erano solo una nenia.
Anche se la figura del lupo mi ha sempre affascinato, incuriosito, in un certo qual modo, attratto, quasi tra me e quell'animale potesse esserci una sorta di feeling, ne ho sempre avuto paura, ne ho sempre diffidato.
E, devo confessare, che da quando ho conosciuto la famiglia Wolf la paura del lupo si è fatta molto più concreta.
Non tanto di quel lupo della filastrocca o delle favole, infido e ingannatore ma, diciamocelo onestamente, anche un po' stupido.
Dove si è mai visto che sfidi la bimba a una gara per arrivare alla casa della nonna per poi sperare di pappartela?
Il nemico lo si divora subito, quando se ne ha l'occasione, non si temporeggia, questa è la base delle basi, che diamine.
Ma la famiglia Wolf mi ha fatto conoscere un lato dell'animo di un lupo che è anche peggio di quello di infido ingannatore, manipolatore e incantatore, quello di seduttore pronto a divorarti appena ti distrai.
Gideon Wolf, parlando da vivo, era uno di quegli uomini che ti fissano come se stessero già pregustando il tuo sapore e per questo metteva i brividi.
I due eredi dell'impero non sono da meno.
Anche se, devo ammettere, pur essendo gemelli, hanno due personalità agli antipodi.
Differenti come il sole e la luna.
Baldwin è serioso e corrucciato, scontroso, asociale, i suoi occhi neri sono impenetrabili, profondi come un abisso, terribili come la paura, ogni volta che lo guardi ti aspetti di vederlo sfoderare zanne e artigli.
Impossibile avere un rapporto civile con lui.
Infatti non avevo alcun rapporto con lui.
Rudolph, invece, è il lupo seduttore, ha gli stessi occhi neri del fratello ma meno profondi e meno terribili, le labbra perfette sfoderano spesso un sorriso e non tremende zanne e il suo carattere è piuttosto socievole.
Almeno con me, con cui ha tentato di trovare una sorta di accordo che ci avrebbe permesso di convivere civilmente ogni volta che lui si fosse presentato per i conti o per qualsiasi altro motivo alla bottega.
E precisamente siamo riusciti a trovare un civile accordo qualche mese fa.
Rudolph era arrivato per i soliti conti e nonna mi aveva chiesto di restare a bottega perché lei doveva fare delle commissioni.
Per dovere di cronaca devo dire che ogni giovedì quando arriva il pomeriggio dei conti e arriva uno degli Wolf io ho sempre qualcosa d'altro da fare.
E se non ce l'ho me lo trovo.
Quel giovedì però non ho potuto sottrarmi al mio destino.
Così con la morte nel cuore sono rimasta in bottega mentre Rudolph Wolf era seduto nella cucina a controllare i conti.
Un pomeriggio molto tranquillo, saranno entrati si e no un paio di clienti.
Ma il pomeriggio procedeva, nonna non rientrava e io speravo di vedere da un momento all'altro Rudolph fare capolino sulla porta per annunciare che aveva finito e se ne andava.
E difatti accadde.
Mi accorsi dopo lunghi secondi che era fermo sulla porta e mi sorrideva.
Cosa che mi procurò un senso di allarme.
Anche se dovevo ammettere che, guardandolo con attenzione, era davvero un bel ragazzo.
Capelli castano chiaro, occhi nerissimi, carnagione chiara, due spalle e due cosce chiaramente da sportivo.
Probabilmente si allenava, forse corsa o nuoto, qualcosa che aveva decisamente sviluppato la muscolatura di braccia e gambe.
Però era un lupo e non potevo scordarlo, anche se mi sono concessa uno sguardo un po' più attento di quanto avrei dovuto.
«Corro» mi ha detto lui come se mi avesse letto nel pensiero.
Io sono avvampata.
Forse si era accorto che osservavo le sue cosce.
Giusto la figuraccia che mi ci voleva con uno dei due lupi di Central Park.
Mi sono voltata per evitare il suo sguardo.
«Ottimo sport» ho dichiarato rendendomi immediatamente conto di quanto fosse infelice e stupida la mia uscita.
Ma ormai era tardi.
«Tu che fai oltre a suonare il violino?» mi ha chiesto poi.
«E tu che ne sai che suono il violino?» ho domandato di rimando voltandomi a fissarlo.
«Qualche volta ti ho sentito» alzò le spalle lui.
Effettivamente l'appartamento dove io e nonna vivevamo era proprio sopra la bottega ed era plausibile che io, per evitare di incontrare lui o suo fratello, mi fossi più volte chiusa in casa a suonare.
«Stai andando via? – cercai di cambiare discorso – hai finito di là?».
«No – scrollò il capo lui sorridendo – non ho ancora finito ma ho pensato che se eri qui sola avrei potuto parlare con te».
«Non ne vedo la necessità» incrociai le braccia sul petto io.
«Andiamo Ruby – riprese lui passandosi una mano fra