Emma Goldman: La libertà della donna come lotta per l'autodeterminazione
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Emma Goldman - Federica Ermacora
Federica Ermacora
Emma Goldman
La libertà della donna come lotta per l'autodeterminazione
immagine 1ISBN: 9788867183746
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
https://writeapp.io
Indice
Introduzione
L’«opera-vita» di Emma Goldman
Le origini. L’infanzia e l’adolescenza
«Un pensiero in azione». Gli anni americani
La maturità. Due rivoluzioni a confronto
La lotta della donna contro le istituzioni del patriarcato
Il suffragio femminile: il movimento suffragista negli Stati Uniti
Le critiche di Emma Goldman
Il matrimonio e l'amore
La tratta delle donne
Il labile confine tra matrimonio e prostituzione
Un’unica soluzione: la lotta
Il corpo femminile come arma di liberazione
Corpi nuovi, nuovi legami
La sessualità: l’ingerenza della moralità
Lo sfruttamento ri-produttivo
La contraccezione e il controllo delle nascite
La necessità di nuove relazioni
Bibliografia
Postfazione
Ringraziamenti
immagine 1Introduzione
Carole Pateman 1 spiega come la nascita della società moderna si basi sulla stipula di un contratto originario. A tal proposito, però, viene narrata esclusivamente metà della storia: molti studi si concentrano sul contratto sociale, ma nessuno fa riferimento al contratto sessuale. Infatti: «Ilcontratto originario è un patto sessuo–sociale, ma il racconto del contratto sessuale è stato rimosso». 2
T ale accordo, dunque, non sancisce solamente l’origine della società moderna: esso afferma la differenza sessuale come differenza politica, come un’antitesi tra soggezione femminile e libertà maschile. Più nello specifico, il contratto originario fonda il patriarcato moderno, l’oppressione della donna perpetrata dall’uomo fino ai nostri giorni.
Partendo da queste basi, la società moderna si sviluppa nel tempo come un sistema doppio, in cui patriarcato e capitalismo s’intrecciano e s’influenzano reciprocamente. Emma Goldman, femminista anarchica vissuta tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, si sofferma con particolare attenzione sul ruolo della donna in questo contesto di duplice sfruttamento.
L’anarco–femminista considera la sottomissione femminile come parte della schiavitù generale, causata dal dominio della Chiesa, dello Stato e della proprietà. Sottolineando la necessità di un cambiamento sistemico, Goldman ritiene fondamentale che le donne si focalizzino primariamente sulla loro individualità. Infatti, solamente dopo aver abbattuto le proprie barriere interiori, possono lottare in prima persona contro le istituzioni patriarcali che legittimano la loro oppressione. A tal fine è inoltre necessario che la donna rivendichi il proprio corpo e lo utilizzi come un’arma di liberazione. In questo modo realizza le basi per un nuovo ordine sociale, in cui la differenza sessuale si afferma come un’espressione della libertà.
L’«opera-vita» di Emma Goldman
Le origini. L’infanzia e l’adolescenza
Emma Goldman nasce il 27 giugno 1869 a Kovno, cittadina portuale della Lituania che corrisponde all’attuale Kaunas, in una famiglia ebraica piccolo–borghese vessata da notevoli problemi economici. Non è una figlia desiderata: la madre, Taube Bienowitch, risposatasi controvoglia pochi mesi dopo la morte del precedente marito, con il quale ha avuto altre due figlie, Lena e Helena, risulta anaffettiva; il padre, Abraham Goldman, spera in un erede maschio, e nonostante la successiva nascita dei fratelli Herman e Morris mantiene nei suoi confronti un atteggiamento ostile o addirittura violento. Inizialmente Emma si sforza in tutti i modi per lei possibili di attirare le attenzioni e l’affetto di quest’ultimo, ma poiché ogni suo tentativo è vano, crescendo «il luogo in cui abita si tinge dello stesso colore amaro di una galera. S’impone prepotentemente un obiettivo […]: evadere». 1
In seguito al trasferimento a Popelan – l’odierna Papilé, una piccola città lituana – dove Emma stringe un rapporto genuinamente amichevole con Petruška, giovane contadino che si occupa delle pecore e delle vacche di famiglia, all’età di otto anni il padre la manda a vivere insieme alla nonna materna a Königsberg (Kaliningrad), in Russia. Qui inizia a frequentare una scuola ebraica, ma poco tempo dopo la nonna inaspettatamente e inspiegabilmente se ne va di casa, lasciandola insieme alla zia e allo zio. Quest’ultimo la ritira dalla scuola e la trattiene a casa, imponendole di svolgere le faccende domestiche e vessandola se si rifiuta. Emma viene quindi raggiunta dalla famiglia e ricomincia ad andare a scuola: questa volta si tratta di un istituto pubblico in cui la bambina, già ribelle, è il bersaglio degli strali di molteplici insegnanti; solamente la docente di tedesco ha con lei un rapporto cordiale, tanto che, riconoscendone l’intelligenza, la invita a casa per leggere insieme alcuni testi di autori tedeschi dell’epoca e l’accompagna ad assistere per la prima volta a un’opera lirica, Il Trovatore di Giuseppe Verdi.
Il primo marzo 2 1881 lo zar Alessandro II Romanov muore a causa di un attentato attuato dall’organizzazione rivoluzionaria Narodnaja Volja (Volontà del Popolo). Mentre la società russa – e non solo – metabolizza l’avvenimento, Emma affronta gli esami per poter accedere alla scuola secondaria, dove desidera studiare medicina: li supera, ma l’insegnante di religione si rifiuta categoricamente di consegnarle l’attestato di buona condotta necessario per completare la valutazione; le speranze circa il suo futuro vanno così in frantumi.
A dodici anni, insieme alla madre e ai due fratelli, raggiunge il padre a San Pietroburgo, centro del fermento culturale e politico in Russia. Abraham Goldman, «solidamente radicato nella tradizione patriarcale e giudaica», 3 si oppone al desiderio di Emma di continuare a studiare, poiché ritiene che, in quanto ragazza, la sua vita abbia necessità e obiettivi diversi: imparare a cucinare, sposarsi e proliferare copiosamente. A San Pietroburgo, grazie ai rapporti con le studentesse e gli studenti della città, Emma scopre il movimento populista, e di conseguenza scopre anche le ombre del regime zarista. La lettura di opere clandestine, tra le quali Che fare? di Nikolaj Černyševskij – che ha influenzato fortemente anche Vladimir Il’ič Ul’janov, altresì conosciuto come Lenin – le apre le porte della mente: la storia dell’eroina del libro, Vera Pavlovna, così come la vita di donne rivoluzionarie realmente esistite, fanno ragionare Emma sul fatto che la politica non è un ambito esclusivamente maschile come generalmente si pensa; la determinazione, il coraggio e l’intransigenza di queste figure femminili diventano per lei una fonte d’ispirazione.
Nel frattempo una delle due sorelle, Lena, migra negli Stati Uniti, ma Emma viene costretta a restare a San Pietroburgo per cominciare a lavorare in fabbrica: inizialmente trova impiego presso un’impresa in cui si confezionano guanti di lusso; successivamente, all’età di quindici anni, viene assunta per realizzare corsetti. Lungo la strada per raggiungere il luogo di lavoro, nei pressi dell’ Hermitage s’imbatte quotidianamente nel giovane portiere di un hotel di lusso, che un giorno le propone di visitarne insieme le camere. Nella sua autobiografia, Emma Goldman descrive così l’episodio:
Il mio amico mi condusse attraverso un ingresso secondario […] in una grande stanza. […] Quando ci fummo seduti, il giovane mi porse un bicchiere nel quale aveva versato un liquido di colore dorato e propose di brindare alla nostra amicizia. Accostai il vino alle labbra e, d’un tratto, mi trovai tra le sue braccia, con la veste aperta a viva forza e le sue