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Tango Grande Musica Per Un Grande Ballo
Tango Grande Musica Per Un Grande Ballo
Tango Grande Musica Per Un Grande Ballo
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Tango Grande Musica Per Un Grande Ballo

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Guida per Ballerini, Dj di tango, Musicisti. di Pier Aldo Vignazia. Questo libro prende in esame i modi migliori di proporre la musica, tratti dall'esperienza dei più rinomati musicalizadores (d.j. di tango) di Buenos Aires, e i "codici" di comportamento nelle milongas (luoghi dove si balla il tango), che a quei modi sono strettamente legati. Utilissimo per ballerini di tango e Maestri, musicisti, D.J. di tango e organizzatori di serate di ballo, contiene una guida ai musicisti, cantanti, autori, poeti, una selezione dei tanghi più significativi di tutte le epoche, una guida ai CD di tango con una completa discografia, ed infine i criteri per la conduzione di una serata di tango, sia dal punto di vista musicale che del ballo. Completano il volume alcune testimonianze di musicisti ed esperti argentini.

LanguageItaliano
Release dateNov 3, 2022
ISBN9798215602867
Tango Grande Musica Per Un Grande Ballo
Author

Pier Aldo Vignazia

Pier Aldo Vignazia Vignettista, scrittore, studioso e "musicalizador" (dj) di tango. La sua attività nel tango, iniziata in Italia, è proseguita a Buenos Aires, dove ha operato e opera nelle più importanti milonghe della Capitale argentina. È membro di ACIMUT, la "Academia para la Conservación e la Identidad de la Musicalización de Tango", di Buenos Aires.

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    Book preview

    Tango Grande Musica Per Un Grande Ballo - Pier Aldo Vignazia

    Pier Aldo Vignazia

    Pubblicato da Massetti Publishing

    Washington DC, USA

    Tango-dancers.com

    Indice

    Pier Aldo Vignazia

    Indice

    PREFAZIONE

    IL TANGO, QUESTO MAL CONOSCIUTO...

    I Generi del tango

    Il Teatro delle Operazioni

    LA MUSICA

    I primi Creatori e la Guardia Vieja

    ÁNGEL VILLOLDO nato a Buenos Aires nel 1861 e ivi morto nel 1919

    ANSELMO ROSENDO MENDIZÁBAL (Buenos Aires, 21 aprile 1868 – 30 giugno 1913)

    ALFREDO ALBERTO BEVILACQUA (Buenos Aires 1874 – 1942)

    Di MANUEL OSCAR CAMPOAMOR

    CARLOS POSADAS

    ALBERICO SPÁTOLA

    JUAN MAGLIO detto PACHO (Buenos Aires, 1880-1934)

    LUIS TEISSEIRE Portegno (Buenos Aires 1883 – 1960)

    Di DOMINGO SANTA CRUZ (Buenos Aires 1884 – 1931)

    VICENTE GRECO (Buenos Aires 1886-1924)

    EDUARDO AROLAS (24 febbraio 1892 - 29 settembre 1924)

    SAMUEL CASTRIOTA (Buenos Aires, 1885 – 1932)

    ERNESTO PONZIO (1885-1934), detto El pibe Ernesto

    JOSÉ MARTINEZ (1889 – 1939), detto El Gallego

    AUGUSTO BERTO (Bahia Blanca 1889 – Buenos Aires 1953)

    ARTURO DE BASSI (Buenos Aires, 1890 – 1950)

    TITO ROCCATAGLIATTA (Buenos Aires,1891-1925)

    GERARDO MATOS RODRIGUEZ (Montevideo, 1847 -1948)

    Le Formazioni ridotte

    Roberto Firpo

    Il Canyengue

    Carlos Gardel

    Tradizione ed Evoluzione: due Direttori-simbolo

    Francisco Canaro

    Julio De Caro

    Le orchestre delle Case Discografiche

    LA RIVOLUZIONE NEL TANGO E GLI ANNI D’ORO

    Juan D’Arienzo

    Rodolfo Biagi

    Carlos Di Sarli

    Osvaldo Fresedo

    Juan Carlos Cobián

    Osvaldo Pugliese

    Aníbal Toilo

    Astor Piazzolla

    Musica Ballabile?

    Le altre Orchestre degli Anni d’Oro

    Miguel Caló

    Ángel D'Agostino

    Ricardo Tanturi

    Lucio Demare

    Enrique Rodriguez

    Alfredo De Angelis

    Minori?

    L'ALTRA SPONDA

    SPECIALI!

    LE ORCHESTRE ATTUALI

    MUSICA PER ASCOLTARE

    Il Tango Elettronico, o Elettrotango

    Altri Compositori

    ANSELMO AIETA (5 novembre 1896 – 25 settembre 1964)

    GUILLERMO BARBIERI (25 settembre 1894 - 24 giugno 1935)

    AGUSTÍN BARDI (13 agosto 1884 - 21 aprile 1941)

    PINTÍN CASTELLANOS (10 giugno 1905 - 2 luglio 1983)

    JOSÉ DAMES (28 ottobre 1907 - 7 agosto 1994)

    JUAN DE DIOS FILIBERTO (1885-1964)

    ENRIQUE DELFINO (15 novembre 1895 - 10 gennaio 1967)

    VIRGILIO EXPÓSITO (3 maggio 1924 – 25 ottobre 1997)

    VICENTE GERONI FLORES (22 marzo 1895 - 22 giugno 1953)

    RAÚL KAPLÚN (11 novembre 1910 – 23 gennaio 1990)

    LORENZO LOGATTI (7 novembre 1872 – 19 marzo 1961)

    ENRIQUE MACIEL (13 luglio 1897 - 24 luglio 1962)

    ROSITA MELO (8 luglio 1897 – 12 agosto 1981)

    JOSÉ LUIS PADULA (30 ottobre 1893 - 12 giugno 1945)

    PEREGRINO PAULOS (Non si conosce la data di nascita - 21 novembre 1921)

    SEBASTIÁN PIANA (26 novembre 1903 - 17 luglio 1994)

    JULIÁN PLAZA (9 luglio 1928 - 19 aprile 2003)

    ELIAS RANDAL (6 gennaio 1920 - 28 marzo 2005)

    RAFAEL ROSSI (28 dicembre 1896 - 24 dicembre 1982)

    ENRIQUE SABORIDO (nato nel 1877 - morto il 19 settembre 1941)

    MANUEL SUCHER (31 gennaio 1913 – 5 aprile 1971)

    ERNESTO ZAMBONINI (nato nel 1880, morto il 23 aprile 1947)

    LE VOCI

    L’Evoluzione del Cantante nell’orchestra di tango

    Le Donne nel Tango

    I Cantanti

    I Cantores Nacionales: Magaldi, Corsini, Charlo

    Gli Altri Cantanti

    EDUARDO ADRIÁN

    ALBERTO ARENAS

    ROBERTO ARRIETA

    RAÚL BERÓN

    CARLOS BERMUDEZ

    ENRIQUE CAMPOS

    ALBERTO CASTILLO

    ROBERTO CHANEL El Turco

    ABEL CÓRDOBA

    CARLOS DANTE

    HUGO DEL CARRIL

    JORGE DURÁN Cajón

    ALBERTO ECHAGÜE

    ANDRÉS FALGÁS

    ERNESTO FAMÁ

    FRANCISCO FIORENTINO

    ROBERTO FLORIO Chocho

    JUAN CARLOS GODOY

    ROBERTO GOYENECHE El Polaco

    TEOFILO IBAÑEZ

    RAÚL IRIARTE

    RUBÉN JUÁREZ

    ARMANDO LABORDE

    ARGENTINO LEDESMA

    OSCAR LARROCA

    JORGE MACIEL

    ROBERTO MAIDA

    ALBERTO MARINO La voz de oro del tango

    JULIO MARTEL

    HECTOR MAURÉ

    ORLANDO MEDINA

    JUAN CARLOS MIRANDA

    MIGUEL MONTERO El Negro de Oro

    ALBERTO MORÁN

    ARMANDO MORENO El niño o anche Muñeco

    JORGE OMAR

    JORGE ORTIZ

    ALBERTO PODESTÁ

    MARIO POMAR

    HORACIO QUINTANA Tito

    ROBERTO RAY

    EDMUNDO RIVERO El Feo

    ROBERTO RUFINO

    FLOREAL RUIZ El Tata

    RICARDO RUIZ

    OSCAR SERPA

    JULIO SOSA El Varón del Tango

    JORGE VALDEZ

    ÁNGEL VARGAS El ruiseñor de las calles porteñas

    CARLOS VIDAL

    JORGE VIDAL El Negro

    LA PAROLA

    I Temi del Tango

    Abbandono

    Amicizia

    Amore

    Amore Tormentato

    Arti e Mestieri

    Barrios

    Buenos Aires

    Cabaret

    Caffé

    Campo (Campagna)

    Carcere

    Cavalli ed Azzardo

    Consigli e Rimproveri

    Decadenza

    Delusione Esistenziale

    Donne

    Fantasmi

    Feste

    Malavita e Dintorni

    Maschi

    Morte

    Parigi

    Ricordo e Rimpianto

    Ritorno

    Solitudine

    Storia

    Tango e Suoi Personaggi

    Ubriachezza e Altre Intossicazioni

    Poeti e Parolieri

    LUIS CÉSAR AMADORI (28 maggio 1902 - 5 giugno 1977)

    CARLOS BAHR (15 ottobre 1902 – 23 luglio 1984)

    MARIO BATTISTELLA (5 novembre 1893 - 10 ottobre 1968)

    ALFREDO BIGESCHI (18 dicembre 1908 – 25 marzo 1981)

    HÉCTOR PEDRO BLOMBERG (18 marzo 1889 - 3 aprile 1955)

    FRANCISCO BRANCATTI (2 luglio 1890 - 4 giugno 1980)

    ENRIQUE CADÍCAMO (15 luglio 1900 - 3 dicembre 1999)

    JOSÉ GONZÁLEZ CASTILLO (25 gennaio 1885 - 22 ottobre 1937)

    CÁTULO CASTILLO (6 agosto 1906 - 19 ottobre 1975)

    JOSÉ MARÍA KATUNGA CONTURSI (31 ottobre 1911 – 11 maggio 1972)

    PASCUAL CONTURSI (18 novembre 1888 – 29 maggio 1932)

    ENRIQUE SANTOS DISCÉPOLO (27 marzo 1901 – 23 dicembre 1951)

    ENRIQUE DIZEO (26 luglio 1893 - 6 maggio 1980)

    HOMERO EXPÓSITO (5 novembre 1918 - 23 settembre 1987)

    HORACIO FERRER (2 giugno 1933, 21 dicembre 2014)

    CELEDONIO ESTEBAN FLORES (3 agosto 1896 - 28 luglio 1947)

    FRANCISCO GARCÍA JIMÉNEZ (22 settembre 1899 – 5 marzo 1983)

    FRANCISCO GORRINDO (5 ottobre 1908 - 2 gennaio 1963)

    ALFREDO LE PERA (4 giugno 1900 - 24 giugno de 1935)

    SAMUEL LINNING (12 giugno1888 - 16 ottobre 1925)

    DANTE A. LINYERA (10 agosto1903 - 15 luglio 1938)

    HOMERO MANZI (1° novembre 1907 - 3 maggio 1951)

    IVO PELAY (5 maggio 1893 - 28 agosto 1959)

    MANUEL ROMERO (21 settembre 1891 - 3 ottobre 1954)

    LUIS RUBINSTEIN (8 luglio 1908 – 10 agosto 1954)

    ARMANDO TAGINI (9 giugno 1906 – 12 luglio 1962)

    BENJAMÍN TAGLE LARA (22 giugno 1892 – 9 novembre 1933)

    ALBERTO VACCAREZZA (1° aprile 1886 - 6 agosto 1959)

    CARLOS WAISS (2 ottobre1909 – 27 agosto 1966)

    REINALDO YISO (6 aprile 1915 - 16 dicembre 1978)

    QUALI TANGHI PER IL BALLO?

    PERCHÉ NELLE MILONGHE SI BALLANO LE ORCHESTRE DEL ’40?

    FARE MILONGA

    I Codici della Coppia

    IL SALONE

    MIRADA E CABECEO: PARTICOLARITÀ E CURIOSITÀ

    PER CONCLUDERE

    I Codici della Musica

    Codici Universali?

    La Costruzione della Serata da parte del musicalizador

    LA COSTRUZIONE DELLA TANDA

    ESSENZIALMENTE, CINQUANTUNO TANGHI ESSENZIALI

    DISCOGRAFIA

    GARDEL, CARLOS

    ORCHESTRE NUOVE, GIOVANI E ALTERNATIVE

    PER FINIRE (E PER COMINCIARE): UNA TOP TEN

    BIBLIOGRAFIA

    PREFAZIONE

    In Italia circolano ormai da tempo, per fortuna, diversi libri sul tango, dai più divulgativi (uno per tutti, Il tango è una storia d'amore... e non una rosa in bocca, dello stesso Autore, giunto alla seconda edizione su carta e ora presente anche come e-book) ai più scientifici.

    Specificamente, questo libro, apparso anni fa col titolo Tango, musica per ballare, che viene ora proposto in una seconda edizione corretta e rinnovata, vuole prendere in esame i modi migliori di proporre in una pista la musica di quel tango che si usa agli scopi del ballo, tratti dall' esperienza diretta pluriennale dell'Autore come musicalizador nei migliori saloni di tango di Buenos Aires, fianco a fianco con i più importanti e famosi disc-jockey di tango locali.

    Il tango è molto più che musica da ballo, ma l'Autore volutamente restringe la sua analisi a quella tipologia di tango che si usa nelle piste portene, anche se lascia spunti per chi volesse approfondire altri stili e altre musicalità.

    Per raggiungere questo scopo, Vignazia fornisce per prima cosa al lettore una base su quella che è la cultura del tango in generale, musica, poesia e ballo.

    Il libro è molto interessante anche per chi sia attirato dal tango semplicemente come ballo, affinché l'avvicinamento a tale attività avvenga con maggiore consapevolezza, e quindi anche con possibile maggiore soddisfazione.

    Ciò è importante, in quanto in Italia manca ancora un retroterra generalizzato di conoscenze su cosa sia realmente il tango, il che porta ancora spesso a deprimenti equivoci, che non si producono con altri generi musicali come il jazz, il rock, la salsa, ecc.

    Ancora oggi si sentono presentatori televisivi strapagati parlare di casquè, ancora oggi si vedono pubblicità in cui compare la rosa in bocca.

    Nomi come Pugliese o Troilo non fanno parte del vocabolario né radiofonico, né televisivo, né giornalistico: sono giganti della musica mondiale, ma da noi semplicemente non esistono.

    D'altro canto, anche per chi balla è spesso difficile accostare certi nomi a certe musiche, dato che generalmente i disc-jockey (o musicalizadores) del tango, per scelta stilistica e a volte anche per gelosia professionale, non annunciano le orchestre che stanno per proporre.

    Il tango, inoltre, è una cultura complessa e completa, anche nel ballo.

    Nell'arco di oltre un secolo ha prodotto una serie di codici di comportamento e di modi di proporre la musica che sono aspetto integrante del suo mondo, ne costituiscono una porzione non indifferente e producono molto del suo fascino.

    Ovviamente è possibile scartarli, in tutto o in parte, ma per scartarli sarebbe bene prima di tutto conoscerli, capirne il significato e l'importanza e, solo dopo, con l'intelligenza data dalla conoscenza, si potrà deciderne se farne a meno o se integrarli nel nostro modo di vivere quel tango che, comunque, continuiamo a definire argentino.

    Se fra tutti i tanghi possibili continuiamo a volere fare riferimento al tango dell'area rioplatense, non pare corretto utilizzare quell'aggettivo per indicare solo qualche modo di muovere i piedi.

    In ogni caso, il presente lavoro si propone di rendere ciascuno -disc-jockey, ballerino o semplice appassionato- più consapevole delle sue scelte, sia che decida di seguirne i consigli, sia che decida di farne a meno. Alla fine, saranno comunque scelte più ragionate e motivate.

    Una nota a carattere linguistico: nel testo si incontreranno termini in lingua spagnola (o, più correttamente, castigliana) riferentisi al tango, così come sono entrati nell'uso corrente nel mondo del tango italiano. L'Autore, per semplicità, cercherà di impiegarli come si usano da noi, anche se talvolta ciò contravverrà alle regole della grammatica italiana che, ad esempio, vorrebbe le parole straniere sempre indeclinabili.

    IL TANGO, QUESTO MAL CONOSCIUTO...

    In Italia, quantomeno, la conoscenza del fenomeno tango parte dal ballo. E di solito finisce lì.

    La maggior parte degli appassionati (sarebbe meglio non chiamarli tangueros, termine che in Argentina indica più i conoscitori e gli amatori del genere, che non i ballerini) si limita ad essere fruitrice del ballo, almeno per un lungo periodo.

    La difficoltà di approvvigionarsi delle musiche oggi è stata superata dalla presenza di Internet, ma rimane quella di situare le varie orchestre nel tempo e nell'evoluzione stilistica.

    La generale scarsa conoscenza dello spagnolo e il grande uso che nel tango si fa del lunfardo, il tipico vocabolario gergale rioplatense, lasciano invariata, invece, la difficoltà di entrare nello spirito dei testi dei tanghi (le cosiddette letras), e ostacolano chi voglia compiere il grande passo dal puro divertimento alla cultura.

    Come abbiamo detto, oggi è facile trovare musiche di tango, ma non si può trovare qualcosa se non si sa cosa si sta cercando.

    Nel tango, infatti, noi entriamo forzatamente in maniera induttiva, ossia partendo dai particolari con cui veniamo casualmente a contatto, piano piano cercando di formarci un quadro d'insieme.

    Per molti, purtroppo, il quadro d'insieme è ottenuto con l’assolutizzazione delle limitate conoscenze raggiunte, quando non addirittura con la forzatura ad hoc di incontri ed esperienze, col risultato che si creano fanatici sostenitori di questa o di quella orchestra, di questo o di quello stile di ballo, puntualmente pronti ad accusare i non omologhi delle peggiori nefandezze (tanghisticamente parlando...).

    Nella realtà, al contrario, il tango è un corpus molto complesso, e solo i porteños (leggi portegnos: così sono chiamati gli abitanti di Buenos Aires), e coloro i quali in qualche misura si sono fatti coinvolgere senza resistenze psicologiche dall’esperienza culturale ed umana rioplatense, ne possono avere quella visione deduttiva che permette di mettere non solo ogni tessera al suo posto, ma anche di dare la giusta importanza alle varie componenti del grande puzzle del tango.

    Una delle categorie più comuni della nostra cultura attuale, ad esempio, è quella del ciò che è nuovo è bello.

    Strano, perché apparteniamo ad un Paese che nel corso dei secoli ha dato i natali a pittori, scultori, architetti e musicisti fra i più importanti di tutta l’umanità, e la categoria del classico ci dovrebbe permeare come se ne fossimo (e lo siamo...) non solo gli inventori, ma anche i maggiori riscossori di royalties.

    Per i rioplatensi, invece, le categorie del classico e del tradizionale sono molto importanti. Sarà perché si tratta di nazioni giovani, bisognose di affermare la propria identità anche nei confronti di vicini molto simili a loro, sarà perché non sono ricche di produzioni di eccellenza accumulate nel corso dei millenni, ma ai loro fiori all’occhiello tengono molto più di noi.

    Il tango è uno di questi fiori all’occhiello. Non si va molto lontano dall’affermare che per i portegni è forse il più importante.

    Si badi bene che in questo momento non sto parlando del ballo del tango (che per noi invece è quasi l’unica ragion d’essere di tutto il resto): sto parlando della poesia e soprattutto della musica.

    Non mi risulta esistano a Buenos Aires strade intitolate ai grandi ballerini; ne esistono invece parecchie dedicate ai musicisti e ai poeti del tango. Per non parlare del cantante di tango per antonomasia, Carlos Gardel, che ha addirittura intitolata a sé una fermata del Subte, la metropolitana portegna.

    Nello specifico, per il mondo del tango argentino non esiste una musica vecchia o una musica nuova, non esistono brani passati di moda perché antichi, o accattivanti e stimolanti in quanto moderni.

    La musica del tango rioplatense semplicemente è. Come per noi un’opera di Michelangelo o di Verdi. Per questa ragione nelle milonghe argentine vengono regolarmente proposti brani incisi dagli anni Trenta agli anni Cinquanta, con alcune estensioni verso il passato e altre verso tempi più recenti.

    L’Età d’Oro del tango, il decennio a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, fa, a ragione, la parte del leone. In quell’epoca il tango raggiunse i vertici più alti, per qualità e quantità di produzione, e ciò è tranquillamente riconosciuto non solo dagli studiosi o dai collezionisti, ma anche dalla gente comune, e quindi dai ballerini, come un fatto assodato.

    Inoltre, in quel periodo le orchestre erano costrette, dalle moltitudini di persone che ballavano, a dedicare estrema attenzione a che gli arrangiamenti fossero prima di tutto diretti al ballo.

    Successivamente, divennero più di moda altri ritmi, le grandi masse abbandonarono il tango come ballo, e orchestre e cantanti poterono sviluppare il loro estro artistico, senza doversi preoccupare di arrangiare specificamente per la danza.

    Forse maggiore qualità musicale, di certo meno ballabilità. Un po' quello che accadde al jazz.

    Chi vuole avvicinarsi al ballo del tango argentino, dovrà quindi fare l’orecchio a sonorità per noi inconsuete, dovrà abituarsi ad apprezzare come caratteristica di atmosfera antichi fruscii e dinamiche sonore ridotte, non enfatizzate da registrazioni stereofoniche e digitali.

    La fatica verrà ben presto ricompensata: imparerà a godere di raffinatissime armonizzazioni, di enfasi e sottolineature dei vari strumenti, di anticipi e ritardi nel procedere della ritmica, di tutti quei piccoli particolari, insomma, che fanno grande la musica del tango e la rendono uno strumento impareggiabile per i piedi del bravo ballerino, che non si accontenterà semplicemente di andare a tempo, ma vorrà (e saprà) interpretare reinventando la grande musica messa a sua disposizione.

    Il tango, prima di essere ballo, è musica.

    Ma non solo: è poesia. E il linguaggio della poesia non è così immediatamente universale come quello della musica: è mediato dalla parola, che nasce in un contesto culturale ben preciso.

    Come si sa, tradurre è tradire. Resta comunque il fatto - che dovrebbe essere presente in chi si avvicina al tango come al gospel, al blues o a qualunque forma d'arte di origine popolare - che la comprensione perfetta di tali fenomeni artistici può essere fatta solo con l'umiltà della scoperta dell' altro da sé, di una cosa che, proprio perché non è nostra, continuerà a riservarci sorprese fino alla fine, proprio come la conoscenza di un'altra persona, che non sarà mai un nostro clone, ma continuerà a sorprenderci se solo avremo l'umiltà di continuare ad ascoltarla e non vorremo invece ridurla a quanto ci è utile per la nostra affermazione.

    Ballare tango è quindi solo un limitato -anche se importante- approccio al tango stesso, ed è un dato di fatto che più si conosce quel mondo da cui il ballo trae origine, meglio si balla, perché meglio se ne colgono le sfumature, i sentimenti, le sensazioni.

    Ma torniamo alla musica.

    Nell'attualità, le tendenze musicali che si ispirano alle ritmiche globali dell'emisfero nord, più o meno supportate da strumenti elettronici e con la strana (per il tango rioplatense) presenza nelle orchestre di sezioni di percussioni con funzione di conduzione ritmica, sembrano a molti non-argentini una ragione per separare nettamente la musica del tango di una volta, che andrebbe abbandonata in quanto desueta, da quella di adesso, che andrebbe invece seguita in quanto moderna.

    In realtà, bisogna distinguere fra fenomeno di moda e ricerca musicale. È probabile che dell'elettro tendenze attuali qualcosa possa restare o possa essere cooptato nel tango rioplatense, ma è importante non fare errori di prospettiva, e non prendere lucciole per lanterne.

    Il tango rioplatense, lo ripeto, non è musica di consumo. Chi andasse anche nel tango alla spasmodica ricerca del nuovo in quanto tale, come si fa nella musica cosiddetta leggera, sbaglierebbe approccio e si perderebbe la parte migliore del piatto: in Argentina si ascoltano e si sono sempre ascoltate e vengono tuttora ballate musiche di tutte le epoche, perché ogni epoca e ogni orchestra ha dato al tango le mille sfaccettature di emozioni e sentimento che esso possiede.

    Chi volesse quindi avvicinarsi alla musica del tango, sia per puro diletto personale sia per uso di corretta conduzione di una riunione di ballo, dovrebbe tenere presente che un buon bilanciamento dovrebbe vedere il grosso delle musiche provenire dal tango di quella che è definita l'Età d'Oro, ossia gli anni che vanno dal 1935 al 1955, con un nucleo duro di registrazioni degli anni Quaranta.

    Che sono poi gli anni in cui grazie anche alle ricchezze accumulate con l’esportazione- verso il Mondo in guerra- di materie prime, prodotti agricoli e bestiame, l'Argentina, e con essa il tango, poté permettersi le migliori orchestre, i migliori esecutori e i più grandi cantanti.

    Però noi cercheremo di dare a questo excursus un impianto più o meno cronologico, affinché risultino più facili le scelte stilistiche, sia per l'ascolto sia per il ballo. Le varie epoche, infatti, hanno segnato molto le esecuzioni delle varie orchestre, le quali solo raramente sono rimaste pervicacemente uguali a loro stesse, ma hanno al contrario seguito percorsi di evoluzione che ne hanno arricchito l'offerta, coprendo una vastissima gamma di sensazioni di cui oggi possiamo godere, per esempio, ballando tanghi per ore senza avvertire alcun bisogno di cambiare genere musicale.

    I Generi del tango

    Nei luoghi in cui si balla tango, a scandire l'andamento della serata intervengono tradizionalmente quantomeno anche altri due generi musicali: la milonga e il Vals (talvolta chiamato in Italia anche tango-Vals). La parola milonga è ambivalente, e con questa ambivalenza noi forzatamente dovremmo convivere durante tutti i capitoli di questo libro, cercando di comprendere dal contesto a che cosa, di volta in volta, si riferisce. Essa indica in primis un tipo di ritmo, e il ballo ad essa collegato. Si tratta di un ritmo in 2/4, più vivace del tango, e di esso più antico. Un ritmo popolare, con ascendenze afroamericane (soprattutto candombe) e criollas, cioè argentine originarie. Come molti ritmi popolari dedicati al ballo, ha spesso giri melodici ed armonici ripetuti, ben riconoscibili dopo i primi ascolti. Si tratta di una musica allegra, la cui caratteristica è quella di essere ballata senza le pause tipiche del tango: anzi, si sta sempre più diffondendo la moda di ballarla addirittura sui controtempi ("con traspié").

    Esistono essenzialmente due tipi di milonga. La più antica e tradizionale è la milonga campera o sureña, ossia di campagna, o del sud. Possiede una struttura musicale semplice, con un tema che si ripete, e i suoi versi sono costituiti secondo lo schema della decima, una composizione di dieci versi ottonari con schema metrico A-B-B-A-A-C-C-D-D-C. Un esempio può essere Tortazos, di Edmundo Rivero.

    Negli anni '30 Sebastián Piana, con il brano Milonga Sentimental inventò la milonga ciudadana, ossia cittadina, che pur avendo il ritmo della milonga ne differisce per la struttura suddivisa in strofa e ritornello come il tango.

    Per chi fosse interessato ad approfondire il tema della milonga come stile di ballo, rimando al volume Tangologia di G. Lala (ed. Sigillo).

    La parola milonga ha però anche un'altra accezione: con essa si indica una riunione di persone che si incontrano per ballare musiche di tango con regole e codici di comportamento ben precisi, dettati dal tempo, dall'esperienza e, a Buenos Aires, persino da una legge che stabilisce regole minime per distinguere la milonga da altre riunioni pubbliche dedicate al ballo: questo, perché nella Capitale argentina il tango è sottoposto ad una speciale normativa di protezione e di agevolazioni che non vengono concesse alle altre discoteche o sale da ballo. Secondo la legislazione portegna, per essere definita milonga, l'offerta di ogni incontro dovrà essere in modo preponderante di tango, milonga e Vals, in tandas separate da una cortina" (dalla Resolución MGGC nº 878/06). Per tanda (letteralmente serie), s'intende un gruppo di alcuni brani del medesimo ritmo e del medesimo stile, possibilmente della medesima orchestra; per cortina (letteralmente tenda), uno stacchetto musicale non ballato, della durata di un minuto circa, che serve per separare le tandas, sciogliere le coppie e rifare gli inviti per la tanda successiva.

    Nella milonga valgono anche regole non scritte, veri codici di comportamento e di invito, tipiche di locali frequentati da gente che in buona parte non si conosce preventivamente e che pertanto è costretta ad un certo grado di educazione formale per non urtare le altrui sensibilità e suscettibilità. Tutte queste regole e questi codici fanno la milonga, ne costituiscono in grande misura l'atmosfera. Il termine milonga da noi è passato per indicare qualunque momento in cui si balli tango: in realtà ciò falsa abbastanza la prospettiva, perché anche in Argentina il tango oltre che nelle milonghe si balla nelle practicas, nelle feste, nelle scuole e dovunque se ne abbia il desiderio. Ma solo la milonga vera e propria richiede l'applicazione di certi codici o di certe tradizioni anche se, ovviamente, esistono milonghe più o meno esigenti, più o meno formali.

    L'altro ritmo che scandisce le riunioni dove si balla il tango è il cosiddetto Vals, ossia -molto semplicemente- il valzer. Non un valzer qualunque, però, ma il Vals criollo, cioè il valzer emigrato in Sudamerica, che ha preso caratteristiche sue proprie, né valzer viennese, né valzer liscio all'italiana. Forse, volendo azzardare una somiglianza, più valzer musette alla francese. La sua peculiarità però, è quella di essere ballato con i passi del tango, adattati al ritmo dei ¾.

    Il Teatro delle Operazioni

    Prima di procedere nella lettura, è utile una breve premessa: sentiremo parlare spessissimo di locali come il Marabú, il Chantecler, il Lo de Laura, di quartieri come Villa Crespo, Palermo, La Boca, addirittura di angoli di strade come Corrientes y Esmeralda o Centenera y Tabaré. Impareremo che Osvaldo Fresedo era chiamato El pibe de la Paternal, ossia il ragazzo della Paternal, che è un quartiere di Buenos Aires; impareremo che Osvaldo Pugliese era nato non solo nella Calle Canning, ma addirittura al n. 382, che il Café Homero sta in calle Cabrera, e per giunta al n. 4946, che il cuartito azul della canzone omonima era sito nella calle Serrano, e precisamente al n. 2410, e che Boedo fu eseguito la prima volta l'8 ottobre 1928 nel cinema Renacimiento, che si trovava in calle Lavalle, al civico 925...

    La storia e le cronache del tango sono pieni di questi particolari, che ad un profano possono sembrare ridondanti, pleonastici, e interessare solo un ristretto pubblico di specialisti fanatici. In realtà non è così, e per la comprensione della cultura del tango è importante rendersi conto di quanto siano fondamentali e non accessorie queste coordinate geografiche minimali, di un mondo che ha i suoi confini tra la pampa e il Rio de la Plata.

    Per gli abitanti di Buenos Aires e Montevideo, e quindi per la cultura del tango, lo sfondo della città costituisce realmente una metafora di tutto il mondo. Ogni quartiere, ogni strada, ogni locale ha una sua storia e una sua simbologia. Avenida Boedo rappresenta il quartiere popolare e creativo, calle Florida il luogo d'incontro della gente elegante e bene; Avenida Rivadavia divide la città fra Sud e Nord: fra i quartieri più poveri e quelli più ricchi. Corrientes è la strada che non dorme mai, il fiume senza anse dove soffre la città, per dirla con Homero Expósito: il luogo dove confluiscono in un frenetico avvicendarsi coloro che cercano la loro via per sopravvivere e farsi largo nella vita.

    Quando in un tango leggiamo di tre amici che dalla Boca vanno a divertirsi a Palermo, il racconto significa l'incursione di persone povere ed emarginate in un quartiere di ricchi, che essi possono permettersi solo di sfiorare per alcune ore, e a prezzo di pericoli.

    Nel tango, il mondo è costituito sostanzialmente da Buenos Aires e un po' di Montevideo, però questi limiti geografici che a noi possono parere ristretti, in realtà sono simbolo e metafora di tutto il grande Mondo dell'umanità.

    Non è compito di questo libro trattare la geografia sociale del tango, ma nel vagliare la documentazione per la sua stesura abbiamo lasciato spesso i riferimenti a date e a luoghi precisi.

    Sono riferimenti naturalmente importanti per chi ce li ha trasmessi, e possono se non altro suggerirci quanto concreta, fatta realmente di carne, sangue, terra, fango e asfalto sia l'esperienza umana che ha dato origine a questa cultura che tanto ci appassiona.

    LA MUSICA

    I primi Creatori e la Guardia Vieja

    Una cosa è importante chiarire: il tango, un po' come l'opera lirica e la musica classica, è fatto di interpretazioni. Diversamente dalla musica di consumo attuale, in cui sono abbastanza rare le reinterpretazioni di un brano da parte di artisti diversi da coloro che ne sono stati i primi interpreti, nel tango ciò è la regola.

    Usando un termine mutuato dal jazz, potremmo dire che il nucleo duro dei tanghi è costituito da standard, grandi classici che ogni orchestra reinventa e reinterpreta con il proprio stile, al punto tale che a volte diventa difficile distinguervi la traccia tematica originaria.

    Altra premessa importante, che deriva dalla precedente, è che nel tango l'importanza degli esecutori si confonde con quella degli autori veri e propri, al punto che si usa dire, ad esempio, «La Cumparsita di D'Arienzo» (o di Biagi, o di Di Sarli...) anche se si tratta di un tema composto da Gerardo Matos Rodriguez. Più o meno come oggi si potrebbe dire Le Quattro Stagioni dei Solisti Veneti (indicando l’orchestra), quando tutti sanno che l'autore di quelle musiche fu Vivaldi.

    Parecchi di questi grandi classici hanno origine dai musicisti della cosiddetta Guardia Vieja, ossia dai creatori che operarono dagli ultimi anni dell'Ottocento fino al 1915-'20.

    Molti di essi sembra non avessero grandi basi teoriche musicali; di alcuni si dice addirittura che si facessero scrivere le partiture da altri (anche se oggi studi e ricerche più accurati sembrano sfatare tali leggende). Resta il fatto che tale epoca appare a molti come la più creativamente autentica del tango.

    Di certo gli autori di questo periodo furono creatori enormemente prolifici di melodie che potremmo definire attaccaticce: di quei temi, cioè, che, ascoltati una volta, poi si imprimono nel cervello e non si dimenticano più e che, diciamocelo chiaramente, sono una caratteristica sorprendente e distintiva del tango, data anche la loro impressionante quantità.

    Fra gli autori che lasciarono la loro impronta in questi primi anni e i cui tanghi furono poi ripresi dagli esecutori dei tempi successivi, ricordiamo

    ÁNGEL VILLOLDO nato a Buenos Aires nel 1861 e ivi morto nel 1919

    (El Choclo, El esquinazo, El torito, Yunta brava, El porteñito, Cuidado con los 50, Una fija, ecc.).

    Uomo di varieté, cantava, suonava la chitarra e l'armonica, recitava e fu uno dei tre (gli altri due furono Alfredo Gobbi senior e sua moglie Flora Rodriguez) che nel 1907 fecero scoprire il tango ai Parigini, e di conseguenza agli Europei.

    La Casa discografica che lo teneva sotto contratto lo pubblicizzava come Il papà del tango. E probabilmente lo fu.

    Altro personaggio degno di menzione è

    ANSELMO

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