Buffet d'amore: Racconti stuzzicanti per il cuore
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Buffet d'amore - Linda Fantoni
Aperitivo letterario
Marinella ripose ordinatamente sullo scaffale l’ultimo dei volumi che aveva impilato sul bancone e guardò l’orologio; un senso di profonda amarezza pervase il suo animo quando fu costretta a constatare che l’ennesima giornata senza clienti stava per volgere al termine. Ancora mezz’ora e avrebbe dovuto abbassare la saracinesca per tornare dal suo Gabriel, indossando il suo migliore sorriso di circostanza per non affrontare il terzo grado della madre. Fino al mattino successivo si sarebbe sforzata di dimenticare tutte le sue angosce per essere soltanto la mamma amorevole, giocosa e attenta di cui suo figlio aveva più che mai bisogno.
L’ondata di tenerezza che la travolse fu tale da costringerla a soffocare un singhiozzo: aveva soltanto cinque anni eppure si stava dimostrando un piccolo grande uomo. Gabriel aveva affrontato la scomparsa del padre con forza e dignità, più di quanto sua madre avrebbe mai immaginato, più di quanto stesse riuscendo a fare lei stessa. La sera prima l’aveva raggiunta sul balcone, silenzioso come solo un bimbetto scalzo riesce a essere, mentre lei era completamente assorta in una ridda di dolorose considerazioni. Si era accorta della sua presenza quando aveva sentito il tocco caldo della sua manina sul braccio e si era voltata a guardarlo. Sapeva quanto gli fosse costato attraversare il salone buio da solo, senza il conforto del suo inseparabile Bunny, che aveva insistito per regalare al papà perché lo accompagnasse nel suo viaggio verso il cielo; gli accarezzò dolcemente i capelli.
«Papà è un angelo» le aveva detto, fissandola negli occhi.
Non era una domanda, era un’affermazione: la stava consolando. Sopraffatta dalla commozione, lo aveva stretto tra le braccia, cullandolo fino a quando aveva ripreso sonno, e anche dopo che si era profondamente addormentato aveva continuato ad accarezzarlo dando sfogo in silenzio alla sua disperazione.
L’intensità di quel ricordo le colmò di nuovo gli occhi di lacrime, alle quali solo il suono del campanello, che annunciava l’apertura della porta di ingresso, impedì di fluire ancora copiose lungo le guance.
Si voltò senza preoccuparsi di mascherare il proprio stato d’animo, tanto a quell’ora non poteva essere che Paolo, il proprietario del bar vicino alla libreria. Ormai era abituata alle sue visite serali, era un caro amico, forse nelle sue intenzioni qualcosa di più, ma non era pronta a preoccuparsene: in ogni caso non avrebbe saputo fare a meno del sostegno che le stava dando da mesi, immancabilmente, dal giorno del tragico incidente che l’aveva lasciata vedova a soli trentacinque anni.
«Brutta giornata, eh?» esordì, con il solito tono affettuoso.
Marinella sorrise stancamente e replicò: «Una delle tante».
«Beh, aiutami a fare in modo che non lo diventi anche la mia. Mi sono dimenticato del compleanno di mia sorella e mi ha appena telefonato per invitarmi a cena» le disse Paolo con tono scherzosamente supplichevole.
Marinella scosse la testa, distendendo impercettibilmente le labbra.
«Cosa legge?» chiese, sforzandosi di dare un tono disteso alla propria voce.
Paolo allargò le braccia sconsolato, ammettendo di non averne idea, ma Marinella non si perse d’animo.
«Niente panico, uomo. È il mio lavoro. Che tipo è? Almeno questo lo saprai» lo incalzò.
L’uomo si appoggiò al bancone, abbattuto.
«Mia sorella... come faccio a dirti che tipo è?»
Marinella sospirò, rassegnata, ma ancora non si arrese.
«Uomini... Avrà degli hobby, qualcosa che le piace fare! E poi: è un tipo allegro o serio? È giovanile? È molto religiosa?»
Paolo parve rianimarsi e sollevandosi di nuovo in piedi, come folgorato da un’illuminazione, disse: «Le piace cucinare!».
«Ottimo!» replicò Marinella «Mi è arrivato proprio stamattina l’ultimo libro di ricette di uno di quei cuochi che tanto spopolano su YouTube. È una nuova uscita, quindi sicuramente non ce l’ha. In ogni caso, se non dovesse piacerle, te lo cambio senza alcun problema.»
Paolo annuì, soddisfatto. Mentre Marinella prendeva il volume dallo scaffale per confezionarlo con la carta regalo, le chiese se era l’unica vendita del giorno. Il sospiro silenzioso di Marinella fu una risposta sufficientemente eloquente.
«Tesoro, è arrivato il momento di fare qualcosa, non puoi continuare così. Sta arrivando l’inverno e questo sperduto paesello di mare perderà due terzi dei suoi abitanti. Anche i miei affari languono, ma io sono solo e non ho uno stile di vita dispendioso, quindi posso accontentarmi. Tu invece hai Gabriel... anche se i tuoi ti danno una mano, non puoi rischiare che a qualcuno venga il sospetto che non ce la fai a mantenerlo.»
La sola idea bastò a farla scoppiare in singhiozzi. Paolo, straziato dalla sua sofferenza, la raggiunse dall’altro lato del bancone e la strinse tra le braccia.
«Scusami, Marinella» le sussurrò, cercando di contenere i suoi singulti. «Sono stato brutale, ma tu devi reagire, devi ricominciare a vivere. Roberto stesso lo vorrebbe.»
La allontanò leggermente e le sollevò il viso con una mano. Senza togliere le altre dita dal mento, asciugò una lacrima con il pollice.
«Oggi ho avuto un’idea che potrebbe far comodo a tutti e due» annunciò deciso «però devi starmi a sentire.»
Quando fu certo di avere la sua attenzione, proseguì: «Le persone che vivono qui le conosco quasi tutte, di tanto in tanto passano da me per la colazione. Per lo più sono pensionati che vivono soli e non sanno come trascorrere le serate, se non davanti alla tv. Io vorrei dare loro un’alternativa: un circolo letterario. O meglio, un aperitivo letterario, dato che molti di loro vanno a dormire presto. Un giorno alla settimana, alle sette di sera, ci si ritrova per un aperitivo in cui si parla di letteratura: stabiliamo un argomento, tu proponi delle letture sul tema e ognuno di loro può portare le proprie per condividerle con gli altri. Io ci metto una consumazione gratuita, come specchietto per le allodole».
Marinella non era completamente convinta.
«E che cosa ci guadagniamo?»
«Tu la speranza di vendere qualche libro, che ovviamente ti porterai dietro. Ricordati che parliamo di gente che, per quanto ne so, ha ancora dentro di sé l’amore per la lettura tradizionale, il bisogno del contatto con il libro cartaceo. Io qualche consumazione extra e, auspicabilmente, un buon numero di clienti affezionati.»
Marinella si allontanò per un attimo, pensierosa, poi si voltò verso Paolo e annuì.
«In fondo non ho nulla da perdere, devo solo chiedere ai miei genitori di tenermi Gabriel qualche ora in più un giorno a settimana.»
Paolo la abbracciò entusiasta.
«Ci contavo. Poi parliamo dei dettagli, perché altrimenti arrivo in ritardo a cena. Comunque pensavo di farlo il venerdì, così magari intercettiamo anche qualcuno che viene solo il fine settimana.»
In tutta risposta Marinella gli consegnò il pacchetto, sciogliendosi finalmente in un sorriso sincero e dandogli un’affettuosa pacca sul braccio.
Quando Paolo se ne andò, la donna si apprestò finalmente a tornare dove davvero desiderava essere.
Nei giorni successivi, Paolo approfittò di ogni momento libero per discutere con Marinella i dettagli della loro iniziativa. Convennero di iniziare dal venerdì seguente: il tema della prima serata sarebbe stato il mare, un argomento di sicuro interesse per il pubblico che intendevano attirare. Paolo realizzò manifesti da appendere nei negozi del paese e volantini da distribuire e si preoccupò di diffondere la notizia tra i suoi clienti abituali. Non mancò di coinvolgere Marinella nell’organizzazione di ogni dettaglio, inclusa la disposizione dei tavoli e la selezione degli stuzzichini per l’aperitivo.
Lei non aveva lo stesso entusiasmo, ma si sforzava di mostrarsi partecipe per non deluderlo. Intanto i suoi affari non miglioravano, in una settimana aveva realizzato soltanto due vendite e la preoccupazione per i conti da pagare non la abbandonava un secondo. Pur sforzandosi, non riusciva a farsi contagiare dall’ottimismo dell’amico, limitandosi a lasciarsi trasportare dal suo impeto come una foglia al vento.
Il giorno precedente la serata inaugurale, Paolo la raggiunse poco prima della chiusura per la consueta visita: era irrequieto, elettrizzato. Insistette perché Marinella scegliesse fin da subito i libri da portare con sé. Ancora una volta, lei lo assecondò: vagò svogliatamente per il negozio e fece ritorno dopo qualche minuto con tre volumi, che Paolo le tolse immediatamente di mano.
«Vediamo cosa hai scelto...»
Li posò sul bancone e prese il primo tra le mani, rivolgendole immediatamente uno sguardo preoccupato.
«Hemingway, Il vecchio e il mare. Sei sicura di farcela a parlarne? Potresti trovarti a dover rispondere a domande scomode» commentò affettuosamente.
Marinella fu costretta ad ammettere di non averci pensato: la storia di un vedovo solo e sconfitto dalla vita probabilmente non era il migliore degli argomenti per lei. Paolo si affrettò a rincuorarla.
«Non ti angustiare, basta scegliere il taglio giusto da dare alla discussione. Metteremo in risalto il valore dell’amicizia che ha il mare come trait d’union.»
Sollevata, Marinella annuì e gli porse il secondo volume.
«Verne, Ventimila leghe sotto i mari. Un classico che probabilmente molti avranno letto, mi aspetto una discussione accesa. E l’ultimo? Oceano mare di Baricco. Se ci sono delle signore facciamo notte.»
Scoppiarono entrambi a ridere; poi Paolo si allontanò all’improvviso, dirigendosi verso la sezione dedicata alla letteratura straniera e ritornando con un altro libro tra le mani. Glielo porse: era Racconto di un naufrago, di Gabriel García Márquez.
«Non vorrai dimenticare proprio lo scrittore che ha dato il nome a tuo figlio!»
L’espressione scherzosa non riuscì a nascondere la tenerezza che l’uomo provava per lei. Imbarazzata, Marinella distolse lo sguardo e sorrise tra sé e sé: la lista ora era davvero completa.
Il venerdì fatidico era finalmente arrivato: Marinella chiuse il negozio con mezz’ora di anticipo per aiutare Paolo con i preparativi. Verso le sette le persone iniziarono ad arrivare alla spicciolata, alcune portando un libro in mano. A conti fatti i partecipanti furono una decina, tutti di mezza età. Il dibattito, moderato da Paolo e Marinella, dopo un avvio incerto si fece appassionato e coinvolgente e durò più di un’ora. Quasi tutti i convenuti conclusero la serata con un caffè e, come previsto da Paolo, Marinella riuscì a piazzare un paio di copie di Oceano mare alle signore, che almeno per quella sera tornarono a casa portando nel loro cuore il signor Bartleboom.
Mentre riordinavano il bar, dopo che anche l’ultimo ospite se ne era andato, Paolo e Marinella commentarono la serata, cautamente soddisfatti dei risultati.
«È un buon inizio» disse Paolo, mentre lavava i bicchieri e li riponeva nella lavastoviglie. «Hanno promesso tutti di ritornare la prossima settimana e qualcuno ha anche manifestato l’intenzione di portare un amico. Scommetto quello che vuoi che almeno due di loro domani mattina passeranno a bere il caffè.»
Marinella annuì, concordando con l’amico.
«Dobbiamo solo trovare un tema altrettanto coinvolgente per il prossimo incontro.»
Terminarono le pulizie in silenzio, poi si sedettero al tavolo per concedersi, a loro volta, un drink e un momento di pausa.
Paolo propose: «Per venerdì prossimo avrei pensato ai viaggi. Che ne dici?».
«Ottimo!» replicò Marinella. «Ci sono un sacco di spunti interessanti. Sulla strada, di Kerouac. Il giro del mondo in ottanta giorni, di Verne. Un indovino mi disse, di Terzani.»
«Dimentichi il viaggio più appassionante di tutta la storia» aggiunse Paolo, facendo una pausa studiata. Poi, rendendosi conto che lei non capiva, le svelò il mistero: «L’Odissea».
Marinella si incupì di colpo: suo marito Roberto amava Omero più di qualsiasi altro autore, ne recitava spesso a memoria brani e, in particolare, in modo beffardamente profetico, il canto VI dell’Iliade, che raccontava lo struggente incontro tra Andromaca ed Ettore prima della morte di quest’ultimo. Il bisogno di abbracciare il suo Gabriel si fece insopportabile: si congedò in fretta da Paolo, dandogli appuntamento al giorno dopo, e si avviò verso casa.
Paolo restò seduto da solo ancora per un po’, attonito e confuso, chiedendosi cosa mai avesse fatto per spingerla a fuggire in quel modo e, soprattutto, se mai sarebbe riuscito a fare breccia nella corazza che si era costruita dopo la scomparsa di Roberto.
Un’altra settimana di preparativi, discussioni, problemi quotidiani e ansie per il futuro, e anche il secondo appuntamento con l’aperitivo letterario arrivò. Marinella si presentò puntuale come sempre, con diverse copie dei quattro libri che avevano concordato, e la sua collaborazione fu preziosa per dare un tocco di eleganza nell’allestimento del locale.
Stavolta i partecipanti arrivarono con anticipo; evidentemente avevano mantenuto la promessa di spargere la voce, perché