Freddo Cuore Di Pietra: La Famiglia Stone. Jess Libro 1
By Lisa Hughey
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About this ebook
Lisa Hughey
USA Today Bestselling Author Lisa Hughey started writing romance in the fourth grade. That particular story involved a prince and an engagement. Now, she writes about strong heroines who are perfectly capable of rescuing themselves and the heroes who love both their strength and their vulnerability. She pens romances of all types—suspense, paranormal, and contemporary—but at their heart, all her books celebrate the power of love. She lives in Cape Ann Massachusetts with her fabulously supportive husband, two out of three awesome mostly-grown kids, and one somewhat grumpy cat. Yoga, hiking, and traveling are her favorite ways to pass the time when she isn’t plotting new ways to get her characters to fall in love. Facebook: https://www.facebook.com/LisaHugheyRomanceAuthor/ (Facebook reader group https://www.facebook.com/groups/1461466603883492/) Twitter: http://www.twitter.com/lisahughey Instagram: https://www.instagram.com/lisa.hughey/ Pinterest: https://www.pinterest.com/lisahugheyautho/ www.lisahughey.com
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Book preview
Freddo Cuore Di Pietra - Lisa Hughey
FREDDO CUORE DI PIETRA
LA FAMIGLIA STONE, JESS LIBRO 1
LISA HUGHEY
Traduzione di
PATRIZIA BARBERA
INDICE
Senza titolo
Senza titolo
Senza titolo
Ringraziamenti
Senza titolo
Senza titolo
Senza titolo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Epilogo
9. Epilogo
Senza titolo
Ringraziamenti
Atri liBri di Lisa Hughey
Info su Lisa
SENZA TITOLO
Indice dei Contenuti
SENZA TITOLO
Freddo Cuore di Pietra
(La Famiglia Stone Volume 1 Jess)
Lisa Hughey
Lisa Hughey
SENZA TITOLO
ContenUti
Freddo Cuore di Pietra
RINGRAZIAMENTI
Info su Lisa Hughey
Note su Lisa
SENZA TITOLO
Freddo Cuore di Pietra
di Lisa Hughey
Traduzione Italiana di Patrizia Barrera
SENZA TITOLO
Dicembre 2013
Lisa Hughey
ISBN: 978-0-9840428-6-9
TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Questo libro contiene materiale protetto dalle leggi e dai trattati internazionali e federali sul copyright. È vietata qualsiasi ristampa o utilizzo non autorizzato di questo materiale. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni o qualsiasi sistema di archiviazione e recupero delle informazioni senza il consenso scritto dell'autore/editore.
Questo libro è un'opera di fantasia e qualsiasi riferimento a persone vive o morte, o luoghi, eventi o situazioni è puramente casuale. I personaggi sono frutto dell'immaginazione dell'autore e usati in maniera fittizia.
Creato con Vellum
SENZA TITOLO
Alla mia famiglia.
1
N
elle prime luci del crepuscolo, Jess Stone giaceva a pancia in giù, tra le macerie alte sei metri di una vecchia chiesa crollata, sotto un telo mimetico nero e grigio che doveva servire a nasconderla. Sul petto, proprio all’ altezza del diaframma, le pesava un grosso pezzo di muro e sulla faccia sentiva la canna del suo freddo e familiare Remington M24. La divisa da soccorritore, maglietta nera, jeans e scarpe da ginnastica, la facevano sembrare una persona qualunque…come in effetti si sentiva. Il cappellino da baseball nero nascondeva alla vista i suoi capelli biondi, dai mille riflessi cangianti. Indossava ancora la sua mascherina di stoffa, che in realtà doveva difenderla dai detriti polverosi delle macerie, ma che poteva fare ben poco per il puzzo atroce dei cadaveri in decomposizione… I carri armati rimbombavano attraverso la città costiera distrutta, urlando coi loro megafono alla popolazione di restarsene chiusa in casa, e di rispettare il coprifuoco. Roba da ridere. Il novanta per cento della gente che viveva in città non aveva più una casa. Quelli che ancora l'avevano erano terrorizzati dall’idea di rientrarci. Nell'aria fetida e appesantita dall'umidità, le tendopoli erette nei parchi pubblici e sulla spiaggia straripavano di feriti e di persone sotto shock. Le case popolari, costruite con materiali economici, non erano state in grado di resistere alla potenza rabbiosa di Madre Natura. Gli edifici erano crollati come i mattoncini della Lego, lasciando dietro di sé muri di cemento fatiscente, e armature di metallo che sbucavano dai cumuli di macerie come l’artiglio di uno scheletro. Ingabbiata nelle rovine disseminate per terra, il calore della giornata tropicale s’intrufolava dolorosamente attraverso la stoffa dei suoi abiti robusti ma leggeri. L'odore dei liquami che inondavano le strade, quasi sopraffaceva l’odore salmastro dell’oceano. La gente, ricoperta della polvere dei detriti e oppressa dal puzzo dei cadaveri, si trascinava in giro con lo sguardo allucinato e vuoto. Due settimane dopo il terremoto, quando ancora non si era ancora ripresa dallo shock, ormai decimata dalla tragedia, quella gente era stata di nuovo presa a calci e pugni dall’inefficienza della Protezione Civile. Centinaia di enti umanitari si erano riversati sul posto facendo sforzi sovrumani per soccorrere la popolazione, ma dimenticandosi completamente di molte zone, abbandonandole a se stesse. Il governo stava apparentemente cercando di coordinare lo sforzo, ma era il caos assoluto.
Attraverso il mirino a potenza fissa della sua Leupold Ultra M3, riuscì a seguire i movimenti di Henri LeRoy, il Presidente di quel minuscolo paese e violatore di ogni sorta di diritti, indegno di appartenere al genere umano. Si Si sentiva bruciare lo stomaco. Le barrette energetiche che aveva mangiato a colazione stavano quasi per aggiungersi al cumulo di macerie, mentre cercava di raccapezzarsi su come aveva fatto a trovarsi in quella merda di situazione. Dietro un fucile da cecchino, con il potere di vita e di morte che guizzava nei muscoli, pronti sul grilletto. Dannazione. Aveva appena preso la decisione di riappropriarsi della propria vita e di lasciare l’FBI, che le era piombata quella tegola tra capo e collo. Avrebbe voluto essere una semplice operatrice umanitaria. Tornare dalla sua famiglia, i suoi fratelli e sua madre. Ma quel bastardo del destino le aveva dato l’ultima mazzata, ed ora eccola lì, dove aveva giurato di non trovarsi mai più. Che guardava attraverso il mirino di un fucile ad alta potenza, la visuale sgombra e un'alterata sensazione di Bene e Male nell'anima. Senza tanti complimenti, poteva far esplodere il cervello di LeRoy e spalmarlo sulle pareti affrescate e le pregiate poltrone Luigi XIV, che arredavano con eleganza il salone del provincialissimo villone di campagna che, essendo stato costruito con tutti i crismi, aveva subìto minimi danni da quella tragedia. I muscoli le si contrassero, al pensiero che con il movimento di un solo dito quel tiranno dispotico e immorale sarebbe diventato storia vecchia. Jess non voleva ucciderlo, non voleva sentirsi direttamente responsabile di un'altra morte. Non voleva arrivare a questo. Aveva rinunciato a quello stile di vita. Aveva lasciato l'FBI dopo una serie di missioni complicate e pericolose, per liberarsi dei dubbi e dal senso di colpa che la stavano schiacciando. Avrebbe desiderato decidere in prima persona cosa fosse giusto o sbagliato, senza dover obbedire passivamente agli ordini dei suoi superiori. Se Henri LeRoy fosse sopravvissuto, la possibilità che molta altra gente sarebbe morta era elevatissima. E sì, probabilmente le avevano fatto il lavaggio del cervello. O forse no. Non si era parlato di dover uccidere, quando si era unita al Global Humanitarian Relief. Maledetto suo fratello, comunque. Ma ora tutto ciò che poteva fare era rimanere sdraiata lì, tra i resti profanati dell'ex chiesa, e sperare di non dover utilizzare le sue…abilità speciali. Per fortuna, per ora si trattava solo di una possibile opzione. A meno che le cose non si fossero messe terribilmente storte, avrebbe fracassato la sua arma, tornata di volata al Campo di Soccorso, e finalmente avrebbe potuto aiutare quei disgraziati senza più sparare un colpo con il suo fucile.
Poi poteva distribuire pillole per disinfettare l’acqua a volontà, e decidere cosa avrebbe fatto dopo. Se restare nella GHR e i suoi fratelli, o andarsene. Ma come prima cosa doveva rimanere in vita…per le prossime due ore. Se qualcosa fosse andato storto... Si augurò che, se fosse successo, sarebbe stata in grado di fare la cosa giusta. Premere quel grilletto. A mente fredda.
2
6
0 ore prima
Il tesserino delle vaccinazioni è aggiornato?
No, ciao. Jack Stone, il fratellastro maggiore di Jess e, soprattutto, il suo nuovo capo, era andato dritto al punto. E lei sapeva che era meglio non contrastarlo, in questi casi. Sì.
Il mese prima aveva completato il suo ciclo di vaccinazioni obbligatorie, Tdap, MMR e Hep A & B, comprese quelle per la malaria, tubercolosi e colera.
Nel mio ufficio. Ora.
Jess stava finalmente per entrare in campo. Il cuore le batteva a mille e si sentiva fremere dall’impazienza, mentre volava con l'immaginazione. Ma, con il suo solito senso pratico, cercò di tornare coi piedi per terra. Stava andando a Port-du-Bois, nei Caraibi. Alla fine, avrebbe potuto fare del bene. L'adrenalina si riversò nel suo corpo come una droga benvenuta e familiare, emettendo un ronzio che quasi la stordì.
Jack fece ruotare il dito, per farle capire di chiudere la porta.
Il tempo è prezioso.
Keisha Johnson, la sua odiata collega e nemesi presso la sede del Global Humanitarian Relief a Monterey, sedeva sull'altra sedia. Jess ignorava perché a quella donna lei non piacesse, ma era così. Comunque, l’antipatia era reciproca. Qualcosa in Keisha la urtava. Jess si era detta che forse era segretamente innamorata di Jack, ma in questo caso proprio non capiva perché Keisha la odiasse, visto che Jack era suo fratello. E non era un segreto. Keisha aveva poco più di trent'anni, capelli neri e crespi, pelle color caffelatte, stupendi occhi nocciola… ma soprattutto aveva una mente maligna. E un’ambizione sconfinata quanto l'Oceano Pacifico.
Con addosso i suoi pantaloni mimetici sbiaditi e una