L’appuntamento per errore: Appuntamento da rifare, #9
By Susan Hatler
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About this ebook
Una storia divertente e edificante su un errore che condurrà a un inaspettato lieto fine.
Quando la donna d'affari di successo Martina Maxwell pasticcia a un appuntamento al buio, finisce col vivere la migliore serata della sua vita con il migliore amico del fratello: Turner Easton. Ma una volta scoperto che Turner è il capo dell'azienda rivale, capisce di non potersi lasciar coinvolgere.
Dall'autrice best-seller del New York Times, ecco L'APPUNTAMENTO PER ERRORE: un'occasione da non perdere per leggere un viaggio d'ispirazione che ti porterà ad aprire il cuore all'amore.
Susan Hatler
SUSAN HATLER è una Scrittrice Bestseller del New York Times e di USA Today. Scrive romanzi contemporanei umoristici e sentimentali e racconti per giovani adulti. Molti dei libri di Susan sono stati tradotti in tedesco, spagnolo, italiano e francese. Ottimista d’indole, Susan crede che la vita sia strabiliante, che le persone siano affascinanti, e che la fantasia sia infinita. Ama trascorrere il tempo con i suoi personaggi e spera che anche tu lo faccia. Puoi contattare Susan qui: Facebook: facebook.com/authorsusanhatler Twitter: twitter.com/susanhatler Sito internet: susanhatler.com/italiano Blog: susanhatler.com/category/susans-blog
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Appuntamento da rifare
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Book preview
L’appuntamento per errore - Susan Hatler
L’autrice ha uno stile fresco e frizzante che caratterizza le sue storie. Leggerla è una ventata d’aria fresca.
— Daniela Perelli di ROMANCE NON-STOP
Susan Hatler ha una capacità speciale di scrivere libri che mi catturano fin dalla prima pagina!
— Books Are Sanity!!!
La Hatler ha un modo spiritoso di scrivere i dialoghi che ti fa ridere con entusiasmo dall’inizio alla fine dei suoi racconti.
— Night Owl Reviews
Susan ha talento per il dialogo spensierato e per descrivere con verve l’incontro tra Holly e Dave... Non perdetevi questo delizioso bocconcino.
— Tifferz Book Reviewz
Il festival fortunato è la lettura splendida e perfetta per una giornata di stress o di follia.
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LIBRI DI SUSAN HATLER
La serie La donna che sussurrava ai matrimoni
Un gioiello di matrimonio
Il bouquet di matrimonio
Appuntamento al matrimonio
La scommessa di matrimonio
La promessa di matrimonio
La serie Appuntamento da rifare
L’appuntamento milionario
L’appuntamento disastroso
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Destinazione appuntamento
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L’appuntamento appetitoso
La serie Un amore di Natale
Sogno di un bianco Natale
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Un marito finto per Natale
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La serie Appuntamento con l’amore
Amore al primo appuntamento
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Il mio ultimo appuntamento al buio
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La gita gioiosa
La splendida sorpresa
La serie Baia della Luna Blu
La baita di Natale
L’APPUNTAMENTO PER ERRORE
SUSAN HATLER
L’appuntamento per errore
Copyright © 2022 di Susan Hatler
Tutti i diritti riservati. Senza alcuna limitazione dei diritti di cui al copyright sopra indicato, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, archiviata o inserita in un sistema di ricerca e reperimento, o trasmessa, in qualsiasi forma, o con qualsiasi mezzo (elettronico, meccanico, fotocopiatura, registrazione, o altro) senza il consenso scritto del titolare del copyright di questo libro. Questa è un’opera di narrativa. Nomi, personaggi, luoghi, marche, media e avvenimenti sono il frutto dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in modo fittizio.
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Design Copertina di Elaina Lee, For The Muse Design
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Tradotto dall’inglese all’italiano da Martina Garancini
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INDICE
Capitolo Uno
Capitolo Due
Capitolo Tre
Capitolo Quattro
Capitolo Cinque
Capitolo Sei
Capitolo Sette
Capitolo Otto
Capitolo Nove
Capitolo Dieci
Capitolo Undici
Capitolo Dodici
Capitolo Tredici
Capitolo Quattordici
Capitolo Quindici
Capitolo Sedici
Epilogo
L’APPUNTAMENTO PER ERRORE
SUSAN HATLER
A mia mamma,
il cui infinito sostegno
significa tutto per me.
CAPITOLO UNO
Dire che avevo acconsentito a quell’appuntamento al buio sarebbe un po’ una forzatura. Ci sarebbero dei modi più accurati per descrivere quello che era successo: ero stata manipolata, impietosita, assillata, intenerita, intrappolata in un appuntamento al buio. Sì, direi che una qualsiasi di queste alternative si adattava molto di più alla mia situazione attuale.
Se non mi fosse importato della felicità di mio fratello, mi sarei pentita di avergli fatto da Cupido con quel trucchetto che aveva fatto innamorare lui e Kari, perché così Kari non avrebbe sentito il bisogno di ricambiare il favore
organizzandomi un appuntamento. Con una mano mi diedi un colpo di spazzola tra le ciocche scure del mio caschetto lucido, mentre con l’altra mi sistemai la scarpa col tacco arrancando lungo il marciapiede affollato di Sacramento, in ritardo per l’appuntamento al buio.
Si dice che piove sempre sul bagnato e, nel mio caso, era proprio così nel senso letterale del termine, anche se la pioggia sembrava una rarità nella soleggiata Sacramento. Perciò, come se non bastasse, quell’impegno che avrei davvero preferito evitare mi costringeva a reggere anche un ombrello. Se solo avessi avuto tre mani...
Il mio ritardo tecnicamente era iniziato la sera prima quando, con la sveglia tra le mani, avevo ponderato se andare in palestra prima del lavoro o se dormire di più e poi soccombere al senso di colpa per non essermi allenata. Era sempre una decisione difficile. E a quanto pare ci avevo messo un po’ troppo a decidermi, perché mi ero svegliata quella mattina con la sveglia disattivata e abbandonata sul cuscino accanto alla mia testa. Ops.
Perciò avevo iniziato la giornata con quindici minuti di ritardo, cosa che ultimamente succedeva molto più spesso di quanto volessi ammettere. A causa del ritardo avevo perso una telefonata con un gallerista internazionale, e anche una telefonata di mio padre in merito all’acquisizione urgente di una casa d’aste locale, la A. Keating. Papà mi aveva lasciato un messaggio sottolineando quanto fosse importante incontrare la proprietaria quel giorno stesso, per accalappiarla
. Una presentazione senza preavviso? Ottimo, proprio quello che mi mancava.
Dopo aver trascorso la giornata a occuparmi di una valanga di problemi in ufficio, dato che avevo saltato il pranzo trangugiai al volo un croissant e un latte macchiato comprati al chiosco di Courtney Carmichael, poi mi affrettai verso la macchina per correre all’aperitivo improrogabile con Alexandra Keating, prima di fare la cosa che assolutamente non volevo fare. Il fatto di non avere tempo per l’appuntamento al buio mi dava l’emicrania, ma non potevo annullarlo, visto che era stata Kari a organizzarlo e non avevo il numero di telefono del ragazzo con cui mi aveva incastrata. Sapevo di dover mantenere la calma, perciò cercai di concentrarmi su come ammaliare Alexandra Keating il più in fretta possibile, siccome in pratica dovevo essere in due posti contemporaneamente.
Quando arrivai allo sciccoso bar dell’hotel Geoffries, e vidi Alexandra che mi aspettava al bancone con tanto di elegante dolcevita nero e occhiali colorati, mi fermai di scatto e cominciai a dubitare della presentazione che avevo preparato.
Sì, ero arrivata in orario, ma la mia mente iperattiva continuava a propormi scenari orribili in cui le mie parole avrebbero indotto Alexandra a fuggire senza neanche prendere in considerazione l’idea di vendere la sua attività alla Maxwell House. Sarebbe stata tutta colpa mia, e mio padre si sarebbe pentito per sempre di avermi nominata amministratrice delegata dell’azienda. Se Alexandra Keating avesse rifiutato la mia proposta, probabilmente avrebbe venduto la sua boutique alla Casa d’Aste Rothley, la nostra principale concorrenza. In tal caso, a prescindere da qualsiasi risultato avrei potuto raggiungere durante il resto del mio percorso da amministratrice delegata della Maxwell House, sarei sempre stata un fallimento.
Un terribile, orrendo fallimento.
Non potevo deludere mio padre dopo avergli finalmente dato prova di essere pronta a gestire l’azienda di famiglia, no? No, era fuori questione. Da quando avevo ricevuto quella promozione i miei nervi erano in un perenne stato di stressatezza. Che poi, stressatezza era una parola reale? Se non lo era, avrebbe dovuto esserlo. Datti una calmata, Martina. Sei intelligente, e qualificata, e andrà tutto bene. Anzi, benissimo.
Certo, vallo a dire al mio cuore con il battito a mille.
Dato che mi sentivo svenire, il che non avrebbe decisamente suscitato fiducia nelle mie abilità di acquirente affidabile, decisi di fare un giro dell’isolato per calmare i nervi prima di entrare nel bar. Un isolato però non servì a niente, quindi proseguii con la camminata veloce e percorsi un altro isolato, poi tre. Quando finalmente trovai il coraggio di entrare nel salone, lo sgabello era vuoto. Oh, no.
Alexandra Keating era sparita.
Mi tirai uno schiaffo sulla fronte. Già pensavo a come avrei fatto a dire a mio padre che avevo dato buca alla proprietaria della boutique che dovevo acquisire. Male, Martina. Molto male. Sapendo di dover dare un sacco di spiegazioni l’indomani, corsi all’impazzata verso la macchina, frugai nel vano portaoggetti in cerca di un caricatore del cellulare, mi resi conto di aver lasciato il caricatore in ufficio dato che non ero stata in grado di decidere se ne avrei avuto bisogno o meno, mi infilai nel traffico proprio quando iniziò a piovere, subii l’orrore di dover cercare parcheggio in centro, tirai fuori l’ombrello, mi misi il rossetto guardando il mio riflesso sul finestrino della macchina, poi oltrepassai il ristorante — ops, troppo veloce — tornai indietro di corsa facendomi aria alle ascelle con la clutch, ed entrai nel ristorante con grazia ed eleganza, come se non fosse mai esistita neanche una nuvola in nessun cielo, perché andava tutto benissimo.
Be’, fatta eccezione per il mio battito cardiaco impazzito.
Sistemai l’ombrello nel portaombrelli accanto alla porta d’ingresso e tirai fuori il cellulare per controllare l’email di Kari e capire che aspetto avesse il ragazzo con cui dovevo vedermi. Ma, proprio quando iniziai a digitare, lo schermo diventò tutto nero. Rimasi a fissare il mio riflesso con gli occhi sgranati. Se quella giornata mi avesse dato un attimo di tregua, avrei alzato lo sguardo e avrei trovato un ristorante pressoché vuoto, e un uomo affascinante seduto da solo al bar, che si sarebbe voltato verso di me, mi avrebbe sorriso, e mi avrebbe rivolto un cenno di saluto. Invece