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Il piano psichico
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Il piano psichico

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Fantascienza - racconto lungo (51 pagine) - I tempi gloriosi dell’Impero Connettivo sono lontani e l’imperatore Totka_VIII si trova a fronteggiare una decadenza disperata


Il funzionario primario Cocles e il catapano Paleglo, esponenti dell’Impero Connettivo, sono chiamati a rapporto dal prefetto Valenxiano, amministratore della colonia nettuniana sigillata ai venefici eventi atmosferici sotto una cupola geodetica, per prevenire una non meglio precisata cospirazione: i tempi gloriosi dell’impero sono lontani e l’imperatore Totka_VIII si trova a fronteggiare una decadenza disperata, che agli osservatori esterni appare irrimediabile.

In un ambiente ostile di gelo e ammoniaca il flusso di un mondo alieno intrecciato agli aumenti mentali della colonia postumana sembra sbocciare in strani avvenimenti psichici, in cui la flessuosa amante del prefetto pare avere un qualche ruolo: ma quale? Chi sarà il dominus dello scacchiere nettuniano e chi, nell’ambito del dominio dell’Impero Connettivo, otterrà il precario dominio politico?


Nato nel 1965 a Roma, Sandro Battisti ha esordito nel 1991 con il racconto Il gioco (Stampa Alternativa). Nel 2004 è stato tra gli iniziatori del movimento connettivista con Giovanni De Matteo e Marco Milani, con i quali ha fondato anche la rivista Next. È presente con i suoi racconti in tutte le antologie connettiviste, fino alla più recente, Nuove eterotopie (Delos Digital, 2017) di cui è anche curatore con Giovanni De Matteo.

Nel 2006 concepisce e sceneggia con Piero Viola il fumetto Florian dell’Impero, disegnato da Fabrizio Ricci (Cagliostro ePress). Ha pubblicato direttamente in ebook i titoli La mappa è una contrazione (Graphe.it, 2011), tradotto anche in inglese, e Ancient Name (La Mela Avvelenata, 2013). Molti dei suoi racconti appartengono al ciclo dell’Impero Connettivo, uno scenario che si è andato via via arricchendo. A questo universo narrativo appartengono i romanzi Ptaxghu6, scritto in collaborazione con Marco Milani (eds, 2010, poi ripubblicato nel 2015 da Kipple Officina Libraria), e Olonomico (CiEsse Edizioni, 2012).

Nel 2014 si è aggiudicato il Premio Urania con il romanzo L’impero restaurato (poi vincitore del Premio Vegetti 2017), ex aequo con Bloodbusters di Francesco Verso, e insieme con questo pubblicato nel volume Il sangue e l’impero (Mondadori, 2015).

LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateSep 13, 2022
ISBN9788825421637
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    Il piano psichico - Sandro Battisti

    1

    La città si stendeva sotto di lui e sembrava accoglierlo nel suo infinito spleen. La notte come una piccola tepee proteggeva il suo stato d’animo, mentre dal basso salivano i vapori del ghiaccio d’ammonio che sapevano di conservazione inumana. Troppe guglie sullo sfondo, pensò Valenxiano: vedeva contorni di edifici che sfumavano nell’indefinito di un incendio sviluppato altrove, le ceneri della gelida combustione per scaldarsi le ossa che svolazzavano nell’aria e bruciavano i vestiti su cui si posavano: per quello lui si teneva al sicuro, ben sotto la loggia.

    – Hai mai osservato questa scena fin nei dettagli più spinti? – chiese voltandosi verso un’ombra che gli era dietro, a qualche passo di distanza. Oltre la balaustra, oltre la cupola geodetica, l’inferno di Nettuno viveva di ammoniaca e metano mentre piccole nubi d’idrocarburi esalavano un senso di mefitico, di sintetico allo stesso tempo, una strana alchimia di attraente disagio che conquistava chiunque si spingesse nella città di frontiera, sede della Prefettura imperiale. – Hai mai pensato che sarei stato qui, stanotte – continuò Valenxiano – a respirare questo blastoma atmosferico, a cingere con la mia stessa psiche il fuoco kelvin che arde qui sotto? In questo lago d’idrogeno, non vorresti anche tu interpretare un incauto tuffatore, mio caro Essio?

    Dal fondo oscuro dell’enorme salone dei discorsi salivano fruscii, come lo strusciare di abiti. – Pensare in questi contesti così lontani da ogni esigenza biologica non significa poi molto – rispose con una voce bassa da lì dietro l’altro, che evocava l’immagine di una caverna su un altopiano a dominare il basso sterminato di sentieri per carovane; l’icona del selvaggio West terrestre in chiave aliena, ma almeno tre o quattrocento volte più ostile, si fece rapidamente strada nella mente di entrambi.

    – Rimani dove sei, alla fine è meglio che tu sia avvolto dall’ombra – intimò Valenxiano dal balcone rivolgendosi verso il fondo della sala, mentre con un gesto repentino inforcava la balaustra e si lasciava dondolare nel vuoto malsano, che minacciava di uccidere al solo alzarsi dei miasmi.

    – Forse non è il caso, mio signore… – obiettò debolmente Essio, esponendosi a una lamella di luce che arrancava dal finestrone, mostrando una sorta di posa teatrale che firmava coreograficamente lo scavalcamento del balcone dell’altro.

    – Perché? – domandò leziosamente allora il prefetto, osservando la gelida scena sottostante con un misto di concupiscenza e terrore ipnotizzato. Dal fondo del salone, per un’intera eccessiva sequenza di secondi, non giunse alcuna spiegazione; il silenzio strozzato che li stava dividendo era peggio di una qualsiasi finta risposta, invitava a perseguire ciò che si era minacciato.

    – Guardami, Essio, e racconta a chi sai ciò che hai visto questa notte – salmodiò Valenxiano con una voce stentorea, teatrale, che rasentava una forma di lucida follia prossima al delirio di onnipotenza. Subito dopo si lasciò andare giù con un’eleganza da illusionista; istupidito dal momento, Essio se ne rese conto con un attimo di ritardo, poi corse immediatamente verso la ringhiera per un motivo che non poteva essere diverso dalla morbosa curiosità, obbediente all’ordine di testimoniare una fine che già sapeva di dignità, di un’onorabilità che si amplificò a dismisura non appena fu possibile apprezzare le eleganti giravolte che Valenxiano stava compiendo nel vuoto, avvitandosi nel nulla con una grazia sconosciuta: sembrava un saltimbanco divenuto improvvisamente poeta, i riflessi vellutati del buio e dell’atmosfera venefica di Nettuno ne rivestivano il corpo di un mantello che riluceva di eternità modificata mentre a peso morto, giù per la gravità modificata del pianeta alieno, era prossimo a esserne risucchiato. Essio capì che l’acrobata era pronto da molto per il suo numero più eclatante; osservò allora Valenxiano nell’istante precedente all’impatto quando, con un colpo di reni, raddrizzò la caduta e unì rigidamente le gambe affusolate: appariva come un ballerino del Bolshoi con la calzamaglia bianca e le calzature di tela leggera, dotato di un’eleganza raffinata che per un istante fluttuò parallela alla superficie del lago per un’eternità lunga quanto i ricordi premorte, tanto da farlo sembrare allineato per sempre al pelo dell’acqua da un’invisibile propulsione jet.

    – Guardami, Essio! – reiterò ancora Valenxiano prima dell’ultima capriola di estrema bellezza, che solo la cresta del lago spezzò irrimediabilmente; fu un impatto che frantumò quella poesia sospesa, la deflagrazione non ancora avvenuta, quel senso disgregante di un corpo andato incontro alla fine con una volontà inattaccabile e una dignità antica, stoica, non più

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