A tavola con l'osteopata: Come e perché l'alimentazione può migliorare il tuo stato di salute per sempre
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Book preview
A tavola con l'osteopata - Francesca Marchi
PRIMA PARTE
CAPITOLO 1
OSTEOPATIA, ANATOMIA E FISIOLOGIA
INTRODUZIONE
Come diceva Still, il fondatore dell’osteopatia, lo studio approfondito dell’anatomia è alla base della pratica di questo bellissimo lavoro. Sapere esattamente come è fatto ciascun organo e come è collegato a tutto l’organismo, ci permette di capire anche l’origine e le possibilità di trattamento di molte patologie. Non voglio tediarvi troppo con nozioni e nomi infiniti, ma secondo me è importante che ognuno di noi abbia un minimo di conoscenza e di consapevolezza su come funzioniamo. I pazienti che vengono in studio spesso non sanno nemmeno cosa sia esattamente la loro malattia e cerco sempre di spiegarglielo in maniera più semplice possibile, utilizzando anche immagini e poster del corpo umano. Inoltre, ci tengo a spiegarvi brevemente in che cosa consista l’osteopatia e su quali principi si basi, così da farvi capire perché, per esempio, per un mal di testa venga trattata la pancia o l’osso sacro.
OSTEOPATIA – OSTEO CHE…?
CHE COS’É, COME NASCE E DI CHE COSA SI OCCUPA
Negli ultimi anni in Italia si è un po’ diffusa la moda
dell’osteopatia e tante volte i pazienti cercano un osteopata, senza avere ben chiaro di cosa si occupi esattamente, ma solo per sentito dire o perché hanno letto su internet che potrebbe aiutarli per il loro problema. Spesso al telefono mi chiedono di voler fissare un incontro con un’osteotapa
o un’osteotopa
e vogliono delucidazioni circa le differenze tra osteopatia e fisioterapia. Forse può essere capitato anche a voi e se state leggendo questo libro, magari è proprio per comprendere meglio questo affascinante mondo.
Il termine osteopatia
viene spesso tradotto erroneamente in dolore delle ossa
(dal greco pathos
= sofferenza e osteon
= ossa) facendo credere che si occupi esclusivamente dell’apparato scheletrico. Un osteopata, infatti, può aiutarvi anche nel migliorare problemi digestivi, intestinali, cardio-circolatori, respiratori, genito-urinari, e supportare l’organismo nelle patologie neurologiche e neurodegenerative (quali Parkinson, Sclerosi multipla,…), nelle malattie reumatiche e nei disturbi della sfera psico-emotiva (stress, ansia, iperattività, deficit di attenzione, autismo,…). Per questo, l’osteopatia è considerata una scienza olistica, cioè con una visione a 360° della persona, considerata come l’unione armonica di mente, corpo e spirito. Questa meravigliosa disciplina è nata ufficialmente in America, esattamente a Kirksville, in Virginia, nel 1874. Il suo padre fondatore fu Andrew Taylor Still, medico, ingeniere e politico del Kansas, che approfondì le sue conoscenze anatomiche arruolandosi come assistente chirurgo nella guerra di indipendenza americana. Si accorse ben presto che gli interventi chirurgici e i farmaci di quei tempi non avevano gli effetti benefici desiderati. Proprio per questo, passò tutta la sua vita a studiare trattamenti alternativi e metterne a punto le leggi basilari. Per lui l’osteopatia è una scienza medica (perché lui appunto era un medico, oggi però non la si può definire tale) che ha lo scopo di trovare e stimolare la SALUTE nella persona, prevenendo l’instaurarsi della malattia e liberando le capacità di autoguarigione, insite in ciascun organismo, per far sì che esso si adatti al meglio all’ambiente che lo circonda. Con questo scopo, il terapeuta va alla ricerca della disfunzione osteopatica, ovvero di una zona di alterazione della sensibilità e della densità dei tessuti, con asimmetria e limitazione del movimento, che può essere presente in un distretto corporeo anche molto lontano da quello dove il paziente manifesta i sintomi. In questo modo, l’osteopata cerca la causa della malattia e non si limita a trattare la sintomatologia. Ci tengo a precisare che le disfunzioni si possono trovare anche in persone che non manifestano ancora alcun tipo di problema. In questo caso l’osteopatia agisce a scopo preventivo, affinché non si sviluppi la malattia. La disfunzione può ostacolare il normale decorso del sistema circolatorio, soprattutto delle arterie, che portano nutrimento a tutto l’organismo. Secondo Still, infatti, l’arteria è suprema
, cioè la liberazione del percorso del sangue arterioso è di primaria importanza rispetto a quella del sistema nervoso. Questo principio è la base della differenza sostanziale tra il lavoro che svolge l’osteopata e quello del chiropratico (spesso associato all’idea errata di mero scrocchiatore di ossa
), che invece antepone la priorità del sistema nervoso, a quella del sistema arterioso. La chiropratica trae le sue origini dall’osteopatia, grazie ad un allievo diretto di Still, Daniel David Palmer, nel 1895. Egli sviluppò teorie e tecniche diverse, che diffuse soprattutto nel mondo anglosassone, dove ancora oggi viene principalmente insegnata, e rientra a tutti gli effetti nella medicina complementare.
Negli ultimi mesi, invece, l’osteopatia è stata finalmente riconosciuta in Italia come una professione sanitaria, rientrando nella formazione universitaria (e non più nelle sole scuole private) e verrà inserita all’interno degli ospedali e delle case di cura. Anche se dal profilo professionale che è stato delineato per il riconoscimento, le verranno tolti molti campi d’azione. Ma staremo a vedere, perché è ancora tutto in fase di organizzazione.
Infine, vorrei fare una precisazione circa la differenza tra fisioterapia e osteopatia. La fisioterapia (dal greco terapia naturale
) è una professione sanitaria che si occupa soprattutto della riabilitazione di pazienti che hanno subìto incidenti, traumi e operazioni chirurgiche o affetti da patologie muscolo-scheletriche, neurologiche e viscerali, tramite esercizi mirati, tecniche di massoterapia, terapie fisco-strumentali (quali la Tecar, la magnetoterapia, gli ultrasuoni,…), esercizi posturali, chinesiterapia. Con l’ausilio di queste terapie può tranquillamente svolgere anche un ruolo preventivo sul peggioramento dei sintomi e sul verificarsi di recidive. La differenza sostanziale con l’osteopatia, secondo me, risiede nel fatto che spesso (non sempre però) la fisioterapia venga insegnata come un insieme di tecniche da applicare solo nella zona sintomatologica del paziente e non si utilizzi un approccio olistico al paziente, andando a ricercare la vera causa del problema.
In ogni caso, va sottolineato che, ad oggi, la figura dell’osteopata e del fisioterapista hanno iniziato a collaborare con un unico scopo: il miglioramento dello stato di salute del paziente. Quasi sempre, per ottenere risultati più duraturi e un inquadramento diagnostico migliore, si accompagnano a medici ortopedici, fisiatri, neurochirurghi, neurologi, gastroenterologi, urologi, dentisti, gnatologi,...e ad altre figure professionali quali podologi, nutrizionisti/dietisti, optometristi, tecnici ortopedici, laureati in scienze motorie, per citare le più importanti.
L’intento di questo libro, infatti, non è quello di sostituire nessuna consulenza con medici e figure specializzate nelle varie aree tematiche trattate, ma di portare la vostra attenzione ad aspetti che magari fino ad oggi non avevate ancora considerato.
COME FUNZIONA UNA SEDUTA DI OSTEOPATIA E QUALI SONO LE DIVERSE TECNICHE OSTEOPATICHE
Quando vi rivolgete ad un osteopata, per prima cosa venite sottoposti ad un’accurata anamnesi e vi vengono fatte un sacco di domande sulla vostra vita, che penserete di essere ad un interrogatorio! Alcune vi sembreranno scollegate completamente con il motivo per cui siete lì. Successivamente, il terapista vi farà alcuni test per escludere o individuare la presenza di problematiche, per le quali potrebbe essere necessario ricorrere ad uno specialista (ortopedico, neurologo oppure medico internista, per fare degli esempi). Segue poi un’attenta valutazione osteopatica vera e propria, che consiste nell’indagare ogni singolo centimetro del vostro corpo, dalla testa alla punta degli alluci, per trovare eventuali disfunzioni somatiche. In seguito, tali disfunzioni vengono trattate dall’osteopata utilizzando tecniche che possono essere cranio-sacrali, strutturali, viscerali e fasciali, a seconda anche di quali sa usare meglio e quali secondo lui/lei saranno più efficaci per entrare in contatto con il vostro organismo, mettendolo nelle migliori condizioni possibili per autocorreggersi.
Molti di voi forse avranno già sentito parlare di terapia cranio-sacrale. Secondo l’osteopatia, infatti, le ossa che formano il cranio sono in grado di esprimere dei micromovimenti lungo le superfici che le collegano. Grazie alle connessioni ossee e alle meningi, che avvolgono il cervello e il midollo spinale, questi movimenti vengono trasmessi fino all’osso sacro. Ci sono ancora dibattiti molto accesi e studi in corso per capire esattamente da dove origini questo impulso. Sappiate che quando vedete un osteopata con le mani sulla testa di una persona è perché sta percependo questo. È soprattutto grazie a queste tecniche che l’osteopata interagisce con i vostri sistemi nervoso, circolatorio e ormonale.
Il cranio umano: ossa che lo compongono viste da davanti - Tavola 1 tratta da Netter F.H., Atlante di anatomia umana
, Edra, 2015.
Le tecniche strutturali sono, invece, delle manovre manuali che vengono fatte su una o più articolazioni e che possono portare anche alla creazione di suoni, il classico scrocchio
delle ossa, molto utilizzato dai chiropratici. Hanno lo scopo di modificare le informazioni nervose, soprattutto dolorifiche, provenienti da un’articolazione, liberandone il movimento e migliorando la qualità dei tessuti circostanti. Le tecniche viscerali sono, invece, delle manovre in cui le mani dell’osteopata sono posizionate in proiezione degli organi interni, volte a migliorarne la mobilità, la circolazione e il metabolismo. Infine, vi sono tecniche fasciali, che sono manovre volte a ottimizzare la circolazione e il movimento della fascia, ovvero ciò che unisce, avvolge, separa e protegge ogni nostro centimetro di corpo, dalla superficie alla profondità. La fascia è composta principalmente da tessuto connettivo più o meno denso ed elastico a seconda della zona in cui si trova. Per spiegare di che tessuto si tratti, faccio sempre l’esempio dei filamenti bianchi che trovate nel pollo crudo e che difficilmente riuscite a tagliare con un coltello. È proprio grazie alla fascia che una distorsione alla caviglia, se non viene trattata bene e in tempi brevi, può portare, per esempio, a sviluppare problematiche alla cervicale o ad una spalla del lato opposto.
IL DOLORE RIFERITO E I NERVI SPINALI
Dopo questa breve introduzione all’osteopatia, passiamo ai primi argomenti di anatomia. Partiamo da una conoscenza che secondo me è già abbastanza diffusa. Quanti di voi sanno che uno dei sintomi che compare poco prima e durante un infarto al cuore è il dolore alla spalla e al braccio sinistro? Penso che lo sappiate in tanti. Un altro dolore molto comune è, invece, alla spalla destra in caso di patologie o problematiche al fegato e alla cistifellea. Così come in moltissimi casi il mal di schiena in realtà può dipendere da una disfunzione dell’intestino, dei reni, della vescica, della prostata o dell’apparato genitale, per elencare i più comuni. Oppure un dolore alla cervicale può dipendere dal reflusso gastroesofageo. Per spiegare questi collegamenti bisogna fare ricorso all’anatomia e al perfetto meccanismo con cui siamo stati creati.
Per prima cosa, tutti i sintomi nominati qui sopra vengono considerati dolori riferiti. Ora ve lo spiego nel modo, spero, più semplice possibile. Per prima cosa dovete immaginarvi il midollo spinale, contenuto all’interno della vostra colonna vertebrale. Da esso fuoriescono tra le vertebre i nervi spinali che a loro volta sono formati dalla radice anteriore motoria e da quella posteriore sensitiva. La radice anteriore è formata da due rami nervosi: uno trasmette l’impulso di attivazione alla muscolatura scheletrica, che permette di muoverci nello spazio, e uno alla muscolatura degli organi interni (intestino, fegato, vasi sanguigni,…). La radice posteriore, invece, è costituita da due rami nervosi che trasportano le informazioni sensoriali, cioè la percezione del dolore, della temperatura, della pressione meccanica, ecc: uno origina dalla superficie della pelle e uno più in profondità, sulla parete degli organi viscerali. Gli impulsi da loro trasportati raggiungono il midollo spinale di una stessa vertebra e neuroni diversi posti al suo interno, ma collegati tra loro. Per questo motivo, un dolore profondo viscerale può essere percepito superficialmente sulla zona di pelle che viene innervata dall’altro filamento posteriore. Inoltre, le informazioni che escono dalla radice anteriore dello stesso livello vertebrale, ricevono questi input e la muscolatura da essa innervata potrà subire alterazioni, sia in profondità sull’organo interessato, che in superficie sui muscoli paravertebrali, cioè lungo la colonna.
Alcune delle connessioni tra organi interni e dolori riferiti muscolo-scheletrici, tratto da Seller R.H., Diagnosi differenziale dei sintomi comuni
,
Edizioni Minerva Medica, 2010, pag
IL SISTEMA NERVOSO AUTONOMO
I rami viscerali, sia anteriori, che posteriori sono collegati tra loro da colonne nervose poste ai lati delle vertebre. In questo modo le informazioni dei diversi livelli vertebrali si collegano tra di loro, mettendo in connessione anche gli organi stessi. Questi legami sono alla base di quello che è chiamato sistema nervoso autonomo, definito tale in quanto non dipende dalla nostra volontà, ma si gestisce in maniera totalmente indipendente. I suoi nervi viscerali, che originano e tornano nel midollo e sulle pareti degli organi, costituiscono il sistema nervoso autonomo simpatico, che idealmente è sempre associato ad un maggior potere di attivazione. Esso giunge anche ai nostri vasi sanguigni e ai nostri muscoli. Dall’altra parte, troviamo il sistema nervoso autonomo parasimpatico, costituito principalmente da 4 coppie di nervi cranici e da alcuni nervi che fuoriescono dall’osso sacro ed è associato principalmente a funzioni inibitorie. Il più importante tra i nervi cranici è il nervo vago, che come dice il suo nome, vaga per gran parte del nostro corpo. Nasce, infatti, all’interno del cranio come decimo nervo cranico e da lì esce nella zona suboccipitale (la nostra nuca), prosegue lungo i muscoli della cervicale, segue il decorso dell’esofago, attraversa il diaframma e raggiunge i diversi organi interni: cuore, polmoni, esofago, reni, milza, stomaco, fegato, cistifellea, intestino tenue e la prima parte del colon. Se lungo il suo tragitto viene stretto più del dovuto all’interno della muscolatura, non sarà in grado di portare la sua innervazione in maniera ottimale ai visceri, causando ad esempio bruciore allo stomaco, gonfiore intestinale, tachicardia,...Inoltre, è stato scoperto che il nervo vago ha un’importante azione antinfiammatoria a livello generale. Anche se spesso il sistema simpatico e parasimpatico vengono visti come due lottatori tra di loro, in realtà sono coordinati continuamente per poter essere in equilibrio. Solo in quella condizione potremmo definire di essere davanti ad un ottimale stato di salute.
Il sistema nervoso autonomo: collegamenti con gli organi interni - tavola 153 tratta da Netter F.H., Atlante di anatomia umana
, Edra, 2015.
I COLLEGAMENTI FASCIALI
Dopo aver parlato dei collegamenti nervosi, non possiamo trascurare il legame esistente tra gli organi interni e le strutture ossee e muscolari che li circondano. Le parti anatomiche che adempiono questa funzione rientrano nel sistema fasciale, di cui vi ho parlato prima. Per esempio, l’intestino tenue è attaccato alla seconda e alla quinta vertebra lombare grazie alla radice del mesentere; il cuore presenta dei legamenti che lo ancorano alle ultime 4 vertebre cervicali e le prime 4 dorsali; o ancora l’esofago è appoggiato davanti alle prime 8 vertebre dorsali; i reni utilizzano un muscolo della schiena e dell’anca, lo psoas, come un binario su cui muoversi. Inoltre, abbiamo numerosi legamenti che collegano anche i diversi organi interni tra di loro, garantendone una mobilità reciproca. Infine, non possiamo dimenticarci delle unioni più semplici che compie la fascia in tutto il corpo, cioè quelli che tengono insieme le diverse articolazioni che abbiamo e attaccano i muscoli alle ossa che devono muovere, tramite i tendini che formano. Per questo, possiamo definire la fascia come il tessuto che tutto divide e tutto unisce! Anche grazie a questi collegamenti, per esempio, una problematica intestinale, dalla più semplice alla più complessa, può causare un mal di schiena.
IL DIAFRAMMA
Sempre di più si sente parlare dell’importanza del respirare bene e in numerosi corsi, come pilates, yoga, meditazione, viene dato largo spazio all’insegnamento della tecnica giusta. Tutto questo serve per garantire il corretto funzionamento di uno dei muscoli più importanti che abbiamo, ovvero il diaframma, una grande cupola che divide il torace dall’addome e che ha numerose funzioni.
Innanzi tutto è il principale muscolo dell’inspirazione, distribuisce le pressioni tra addome e torace, scarica gran parte del peso della parte superiore del corpo sulle vertebre lombari, a cui si attacca con due pilastri interni e due esterni. Ha un’importante funzione metabolica, in quanto il suo movimento meccanico permette a tutti gli organi addetti alla digestione di lavorare al meglio e favorisce così anche la defecazione. Ha un grande impatto anche sulla circolazione, poiché al suo interno passano i più importanti vasi sanguigni del