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La persona sbagliata: Un nuovo caso per Crema e Bernardini
La persona sbagliata: Un nuovo caso per Crema e Bernardini
La persona sbagliata: Un nuovo caso per Crema e Bernardini
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La persona sbagliata: Un nuovo caso per Crema e Bernardini

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Il commissario Crema è alle prese con l’omicidio di Antonio Donatiello avvenuto, in una fredda sera invernale, all’interno del parco della Pellerina, a Torino. L’assassino deve aver agito d’impulso perché ha utilizzato una pietra come arma per commettere il delitto, prima di sparire nel nulla. Il quadro investigativo diventa però più complesso quando il poliziotto, coadiuvato dalla sua squadra, scopre che la vittima era un ricattatore seriale che aveva, probabilmente, commesso l’errore di prendere di mira la persona sbagliata. Come già accaduto in passato Crema si trova costretto a condividere, suo malgrado, le indagini con il critico cinematografico Mario Bernardini e la dottoressa Bonamico, il magistrato verso cui prova una mai domata attrazione fisica e che pare aver fatto domanda di trasferimento presso un’altra sede. Riuscirà il commissario a risolvere quell’intricato caso e a liberarsi, finalmente, di quella seducente tentazione? Ai lettori l’ardua sentenza….

Rocco Ballacchino laureato in Scienze della comunicazione, ha curato la sceneggiatura dei cortometraggi Poison (2009) e Doppio Inganno (2010). È autore dei gialli, editi da Il Punto - Piemonte in Bancarella, Crisantemi a Ferragosto (2009), Appello mortale (2010) e Favola Nera (2012), quest’ultimo scritto a quattro mani con il giornalista Andrea Monticone. Dopo Trappola a Porta Nuova, edito da Fratelli Frilli Editori, ha pubblicato Scena del crimine-Torino piazza Vittorio, Trama imperfetta-Torino piazza Carlo Alberto, Torino Obiettivo Finale, Tredici giorni a Natale, Il codice binario e Matematiche certezze (scritto con Maria Masella) in cui al centro della scena c’è il duo investigativo composto dal commissario Sergio Crema e dal critico cinematografico Mario Bernardini (Fratelli Frilli Editori 2013-2016). È tra i fondatori del collettivo di scrittori ToriNoir e curatore della collana di gialli per ragazzi I Frillini, sempre per Fratelli Frilli Editori.
LanguageItaliano
Release dateSep 26, 2019
ISBN9788869433900
La persona sbagliata: Un nuovo caso per Crema e Bernardini

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    La persona sbagliata - Rocco Ballacchino

    I

    Il commissario Crema si avvicinò a Giulia lentamente.

    Sapeva che a quell’ora della sera il Palagiustizia era ormai deserto e che negli uffici limitrofi c’era la totale assenza di orecchie indiscrete.

    Cos’hai intenzione di fare?, domandò il magistrato al poliziotto.

    Ciò che sogno da tempo, replicò Sergio azzerando la distanza che c’era tra loro.

    Nonostante l’atmosfera fosse quella giusta temeva che all’ultimo la donna potesse respingerlo. Dopo anni di tira e molla erotico sentimentale era arrivato il momento della verità, quello in cui dalle parole si passa ai fatti e non si può più tornare indietro.

    Se vuoi farlo bene forse è meglio chiudere la porta, però, Giulia fece quell’invito dopo avergli fatto un sensuale occhiolino.

    Il commissario non ebbe tentennamenti e alla velocità di Usain Bolt portò a termine quel compito ritornando velocemente in posizione d’assalto. Erano entrambi in piedi, uno di fronte all’altro, davanti alla scrivania del magistrato.

    E adesso?, domandò lei con fare provocatorio.

    Le mani del poliziotto andarono in avanscoperta e iniziarono ad accarezzare le braccia, disposte lungo il corpo, del magistrato.

    Cosa prevede la procedura, dottoressa?.

    Secondo il codice sessuale si comincia baciandosi.

    Obbedisco, allora.

    Il commissario aspettava solo quell’ultimo segnale. Un attimo dopo le sue labbra stavano già soffocando quelle di Giulia mentre le loro lingue si intrecciavano vorticosamente. Qualche secondo dopo si lasciarono precipitare sulla scrivania che la donna liberò con due violente manate. Le scartoffie relative a processi diversi finirono al suolo mischiandosi.

    Le mani di Sergio si muovevano alla velocità della luce, trasmettendo un impulso di dilagante eccitazione quando si resero conto che sotto la gonna il magistrato indossava solo le autoreggenti.

    Anche la Bonamico aveva una fretta pazzesca, quasi fosse prossima all’arresto del più pericoloso dei latitanti. Diresse poi le sue mani verso i pantaloni del poliziotto che sbottonò.

    Stava avvenendo tutto in fretta come se anni di attesa si dovessero bruciare in un amplesso di pochi attimi…

    Sveglia Sergio, dai!.

    Il commissario Crema sollevò la testa dalla scrivania e si rese conto che stava solo sognando.

    La voce di Quadrini l’aveva riportato alla realtà, proprio nel momento più bello.

    Non potevi aspettare ancora qualche secondo..., replicò Sergio mentre cercava di ricordare il contenuto di quel B-movie che era andato in onda nella sua mente.

    Ti sei addormentato una mezz’oretta fa. Ho preferito non disturbarti, ma adesso è il momento di entrare in azione. Abbiamo avuto una segnalazione.

    Il commissario scosse la testa per l’incredulità. Lui e il suo fidato collega erano rimasti in ufficio sino a tardi, in quella fredda sera invernale, per sbrigare il lavoro arretrato che avevano accantonato negli ultimi giorni, in cui si erano dedicati soprattutto alle operazioni on the road. Avrebbe voluto soltanto ritornare a casa e buttarsi sul letto per dormire e ricominciare, forse, a sognare.

    Una segnalazione?, domandò all’amico mentre si alzava in piedi.

    Sì, hanno fatto fuori un tizio alla Pellerina. L’ha trovato un podista.

    Uno che è in giro a correre a quest’ora lo arresterei a prescindere, commentò Crema avvicinandosi all’appendiabiti dal quale recuperò il suo giubbotto di seta lavata blu, buono per tutte le stagioni.

    Forse hai visto troppe puntate di Rocco Schiavone, inizi a imitarlo anche nel sarcasmo, replicò il collega mentre uscivano dall’ufficio.

    Che stai a di’, damose una mossa!

    Il commissario sigillò quell’ultima affermazione con un sorriso complice a cui si sommò quello del collega. Con tale spirito avrebbe potuto affrontare con maggiore determinazione il fottuto gelo che avrebbe aggredito le loro ossa.

    II

    Un quarto d’ora dopo i due poliziotti, seguendo le indicazioni dei colleghi già presenti sul posto, parcheggiarono in corso Marche.

    Abbiamo rovinato il giro alle puttane stasera, disse Quadrini osservando quel tratto di strada, location di un variopinto giro di prostituzione.

    Evidentemente sì, replicò Crema mentre provava a scaldarsi alitando sulle sue mani.

    A pochi metri da loro c’erano già due pantere della polizia parcheggiate e un agente li stava attendendo per accompagnarli sul luogo del delitto.

    I tre uomini percorsero a passo spedito il ghiaioso sentiero che li condusse nell’area del parco in cui si trovava un piccolo laghetto artificiale che il commissario aveva visitato in passato in compagnia dei figli e della moglie.

    L’area in cui era avvenuto il crimine era stata circoscritta dai ragazzi della Scientifica che avevano utilizzato i fari di una vettura per illuminare quella ristretta zona.

    Uno degli uomini in total white si staccò dai colleghi e si fece incontro al commissario.

    Cos’è successo?, fu la scontata domanda che Crema rivolse al collega.

    Deve esserci stata una colluttazione seguita poi da alcuni colpi di pietra alla testa, ne siamo praticamente sicuri. Dobbiamo fare ancora qualche rilievo, ma la testa fracassata dell’uomo e la pietra insanguinata sono ancora una accanto all’altra.

    Quella frase possedeva il pregio di rendere bene l’idea di quanto doveva essere accaduto.

    Quando sarebbe avvenuto?, fu Quadrini a parlare, anticipando il commissario.

    È roba fresca. Il podista ci ha chiamato verso le 22 e 30. Non doveva essere successo da molto.

    Se fosse capitato qualche ora fa qualcuno ci avrebbe già avvertito, non trovi? Mica siamo nel deserto del Sahara.

    Sergio prese la parola per sottolineare la banalità del quesito posto dall’ispettore. Sapeva benissimo che quello era uno dei parchi più frequentati dagli appassionati di corsa e che quel cadavere con il cranio fracassato non sarebbe passato inosservato. Decise perciò di riprendere in mano le redini di quel dialogo.

    Aveva i documenti?.

    Sì, si chiama Antonio Donatiello e ha 58 anni. In tasca un cellulare dell’anteguerra e nient’altro.

    Chiavi?.

    Negativo

    Strano. Quindi potrebbe non essere venuto in auto.

    Infatti, aveva nella tasca destra un biglietto del bus, timbrato alle 21 e 20. Non doveva arrivare da molto vicino.

    Grazie, adesso diamo un’occhiata.

    Il commissario era soddisfatto per le poche informazioni ricevute che iniziarono a strutturarsi nella sua mente.

    È probabile avesse un appuntamento con qualcuno e che voleva avvenisse in maniera discreta. Con una temperatura del genere non puoi trovarti in un luogo dimenticato da Dio se non hai qualcosa da nascondere. Non mi pare sia in tenuta da atleta, pensò Sergio mentre osservava il corpo senza vita di quel sessantenne senza futuro.

    Mi sembra un elemento fuori contesto, commentò Quadrini affiancando il collega.

    Hai ragione. È la stessa cosa che ho pensato io. Questo è un posto frequentatissimo durante il week end, ma in una sera, per giunta d’inverno, ospita solo troie, sportivi o maniaci....

    Pensi che stesse per appartarsi con una di quelle che batte il marciapiede laggiù, Sergio?.

    Non possiamo escluderlo, anzi. Non mi pare un bel tipo. È stempiato, ha gli occhiali, il viso rotondo e una barba incolta. L’ipotesi puttaniere non mi sento di escluderla.

    Crema era abituato a etichettare prontamente la realtà che lo circondava. Faceva parte del suo lavoro anche se, allo stesso tempo, cercava di non dare troppo peso alle apparenze. Avrebbe perciò scritto ‘potenziale puttaniere’ sul notes che, da sempre, utilizzava nelle sue indagini.

    Che facciamo adesso?, domandò Quadrini, distogliendo il commissario dalle sue riflessioni.

    Ascoltiamo il folle, Marco.

    In che senso?, l’ispettore non colse al volo l’ironia del collega, forse anche a causa del freddo che gelava anche i suoi circuiti mentali.

    Parliamo con il podista, dovrebbe essere seduto su quella panchina.

    Ah, ok. Ti seguo.

    Dopo essersi fatto largo tra i suoi subalterni, Sergio si trovò faccia a faccia con il folle. Come spesso gli capitava invidiò, a prima vista, la magrezza, persino eccessiva, del suo interlocutore.

    Buonasera, signor....

    Bruno Conti.

    Come il calciatore?, chiese con il solito tempismo fuori luogo Quadrini. Crema e il testimone lo ignorarono.

    Sono il commissario Crema, mi occupo di questo caso. Volevo che ricostruisse cos’è accaduto prima delle 22 e 30.

    Come ho già detto ai suoi colleghi sono inciampato nel corpo di quell’uomo mentre correvo. Per poco non sono caduto anche perché ero già passato qui poco prima e non c’era.

    Questa sera?, s’intromise goffamente l’ispettore.

    Alla terza domanda del cazzo lo mando a stendere, pensò Crema.

    Sì, certo. Immagino non sia qui da giorni. A occhio e croce sarò stato in questa zona verso le 22 ed era tutto ok.

    Ne è sicuro?, insistette Sergio.

    Sì, minuto più o minuto meno. Noi appassionati di corsa siamo piuttosto maniacali in queste cose. Ci avvaliamo di riferimenti precisi per testare le nostre prestazioni. Ci metto 28 minuti a fare un giro. E poi c’è il cronometro che lo testimonia. L’ho fermato quando sono inciampato nel cadavere.

    Quindi lei anziché preoccuparsi delle condizioni di quell’uomo si è dedicato al suo cronometro?, domandò con tono inquisitorio il commissario.

    Non mi sono accorto subito che fosse il corpo di un uomo. Pensavo di essere inciampato in una pietra. Mi sono fermato, d’istinto ho stoppato il cronometro e poi ho guardato verso il basso e l’ho visto. È stato impressionante. Non sono abituato a vedere una parte della testa ridotta in quel modo.

    Lei aveva mai incontrato in passato quell’uomo?, Crema si giocò il jolly ben sapendo che sarebbe stato troppo bello ricevere una risposta affermativa.

    No, penso di no. Ho usato il cellulare per illuminare bene quella scena. Non mi sembrava un viso conosciuto, ma con tutto quel sangue. Ma perché pensa una cosa del genere? Vi ho chiamati subito. Sicuramente troverete le mie impronte sul suo corpo perché mi sono tolto i guanti e ho provato a scuoterlo per capire se fosse cosciente.

    Bruno era un tipo sveglio e intuì dove il commissario volesse andare a parare. Il suo sguardo sconcertato testimoniò l’assurdità di ciò che veniva anche solo lontanamente ipotizzato.

    Stia tranquillo. Sono domande di rito. Volevo chiederle se ha sentito delle urla mentre si avvicinava al luogo in cui si trovava la vittima.

    No, anche perché avevo le cuffie alle orecchie. Sarebbe stato quasi impossibile. Di certo non ho visto nessun tizio sospetto che si allontanava in quei minuti. A meno che l’abbia fatto fuori un altro podista. Qualcuno ho incrociato. Anche se il 19 novembre non c’è lo stesso giro dei periodi primaverili. È una cosa per pochi.

    Crema annuì, ma tenne per sé eventuali considerazioni ironiche sulla psiche dei podisti 365 giorni l’anno. Lui faceva parte di un’altra corrente di pensiero: quella dei fanatici dello sport visto dal divano.

    Le è capitato di notare degli uomini accompagnarsi con le prostitute in questa zona?.

    Quadrini sorrise di riflesso per il linguaggio forbito utilizzato dal collega. Tra loro adoperavano uno slang assai più terra terra .

    Direi di no. So che laggiù ci sono. Detto tra noi commissario non penso che qualcuno vada a imboscarsi tra le frasche con questo freddo, considerò pragmaticamente il supertestimone.

    Non gli verrebbe nemmeno duro, sparò Quadrini senza riflettere.

    Ha detto la terza cazzata, pensò, un secondo dopo, il suo superiore.

    Quest’aspetto è secondario, ispettore. La ringraziamo per la sua collaborazione, signor Conti. Naturalmente il tutto verrà verbalizzato e sicuramente il magistrato vorrà ascoltarla. Resti a disposizione. Andiamo, Quadrini.

    Certo, anche se vorrei dimenticare ciò che ho visto il più in fretta possibile.

    Con il tempo accadrà. Ne sono sicuro.

    Sergio invitò il collega a seguirlo con un ampio movimento del braccio. Un paio di passi e Quadrini provò a ricucire lo strappo: Scusami Sergio, mi è scappata.

    Come al solito, prima o poi finirai in ufficio a mettere dossier in ordine alfabetico.

    Marco stava per replicare, ma non fece in tempo perché la loro attenzione venne attirata da una voce nota che invase i loro padiglioni auricolari.

    Giulia Bonamico, il magistrato preferito da Crema, stava osservando, a pochi metri da loro, la scena del crimine.

    Sergio scacciò le immagini vietate ai minori del precedente sogno e provò ad assumere un atteggiamento professionale.

    Buonasera, commissario. Ho visto che stava interrogando il podista. Che ne pensa?, domandò Giulia appena furono un metro l’uno dall’altro. La dottoressa indossava un voluminoso giubbotto che occultava le sue sinuose forme.

    Mi sembra pulito. Devono averlo fatto fuori tra le 22 e le 22 e 30. Secondo me aveva appuntamento con qualcuno e la discussione è degenerata. Come le avranno già detto la vittima è arrivata sin qui in pullman.

    Potrebbe essersi trattato di una trappola?, chiese il PM appena il commissario terminò di

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