Milano vertigo: 1979, la terza indagine del commissario Negri
()
About this ebook
Oscar Logoteta è nato a Milano il 13 aprile 1983. Creativo, scrittore e padre. O, almeno, ci prova. Nel 2014 esce il suo romanzo di esordio intitolato A come Armatura edito da Memoria del Mondo Editrice da cui è stata tratta, nel 2016, l’omonima graphic novel. Nel 2017 esce Milano disillusa, la prima indagine del commissario Negri e, nel 2018, esce Milano sottozero, la seconda indagine, entrambi editi da Fratelli Frilli Editori. Milano vertigo è la terza indagine del commissario Negri.
Read more from Oscar Logoteta
Milano disillusa: 1978, un’indagine del commissario Negri Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMilano sottozero: 1978, la seconda indagine del commissario Negri Rating: 0 out of 5 stars0 ratings
Related to Milano vertigo
Related ebooks
Una notte bizzarra Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsI segreti di Villa Durante Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsGente di Dublino (tradotto) Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'umore del caffè Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsPiume sotto Vetro Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl Senatore Bellosguardo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsUn'altra banale giornata Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsSerate d'inverno Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLago Negro: Racconti Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsEh! la vita.... Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsFiori d'inverno. Battiti Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsToccalossi e l'impicciona: La nuova indagine del giudice Toccalossi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMonologhi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsCittà Senza Nome Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl maggiordomo napoletano Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsI drammi de' campi: Padre Don Giuseppe—La vendetta—Proprietari e fittaiuoli— Sequestro Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsDonne, madonne e bimbi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa famiglia Morrison Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl padrone sono me! Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsDonna Eleonora Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsNella lotta Rating: 5 out of 5 stars5/5Nelle mani del vento Rating: 0 out of 5 stars0 ratings2017-1937 Perduto nel tempo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsOggi c’è il sole... per me Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl Vangelo secondo Paolo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsFiori di sambuco e menta Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa donna di picche: Traduzione di Leone Ginzburg Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsFantasmi a Portogreco Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsStorie del secolo breve Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsBestiario Stravagante Rating: 2 out of 5 stars2/5
Noir For You
Giallo in Versilia: Un'indagine di Pompilio Nardini Rating: 4 out of 5 stars4/5Ritratto di donna sconosciuta: Una missione per Gabriel Allon Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsI signori delle ombre - Anteprima Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl bacio della mantide: Rose e veleni per il maresciallo Bonanno Rating: 4 out of 5 stars4/5Sangue sul Chianti: Un nuovo caso per il commissario Ferrara Rating: 3 out of 5 stars3/5Mariani e le ferite del passato Rating: 3 out of 5 stars3/5La mia vendetta Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsAppuntamento mortale: Un'indagine di Teresa Maritano Rating: 4 out of 5 stars4/5Nessun ricordo muore: La prima indagine di Teresa Maritano e Marco Ardini Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl Mio Cadavere: Testo originale con annotazioni e glossario dei termini obsoleti Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsGente sbagliata: La prima indagine di Jacopo Ravecca Rating: 4 out of 5 stars4/5Il giallo di Varese: Una nuova indagine del magistrato Elena Macchi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsYouthless. Fiori di strada Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMariani allo specchio Rating: 4 out of 5 stars4/5Nero ferrarese: Malatesta, indagini di uno sbirro anarchico Rating: 5 out of 5 stars5/5Il passato non muore: Un nuovo caso per il magistrato Elena Macchi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsI delitti di Varese: La prima indagine del magistrato Elena Macchi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa ragazza del Club 27: Milano, Porta Venezia: un'indagine della magliaia Delia Rating: 0 out of 5 stars0 ratings
Related categories
Reviews for Milano vertigo
0 ratings0 reviews
Book preview
Milano vertigo - Oscar Logoteta
I
Luglio 1979
Il Negri stava viaggiando sulla sua Alfasud bianca elaborata di tutto punto.
Il compare del Negri, il Beppe, con l’aiuto di quel mascalzone di Sepe, l’aveva fatta diventare un vero bolide. Unico neo: il pieno di Super era da fare abbastanza spesso. Faceva i 7, forse massimo i 6 con un litro.
– René, con le modifiche che abbiamo fatto alla carburazione, con questa tranquillo arrivi fino – poi si fermava, lo sguardo diventava solenne e, guardando un punto non ben precisato del bar, diceva – non ti esagero René: arrivi tranquillo a Chiavari.
Non ti esagero
, diceva il Beppe al Negri, sgrammaticato come al solito.
Infatti, all’altezza di Tortona dovette fermarsi a fare già il primo pieno.
A Chiavari ’sto cazzo
pensò il Negri, mentre vedeva la lancetta della benzina calare senza freni verso la spia della riserva.
Almeno c’era arrivato in fretta a Tortona: piazzale Lodi-Stazione di servizio Tortona Est, 32 minuti esatti. Un vero bolide.
Anche per il portafogli.
Il commissario non si stava recando nella ridente Chiavari per una meritata villeggiatura in una bella pensione completa e, magari, con camera vista mare. Macché. Era in viaggio perché chiamato dalla sua cara e amata mamèta, la signora Rosalba Maria Barbieri vedova Negri.
II
Erano le tre del pomeriggio di una calda domenica di luglio dell’anno domini 1979. Dopo il caso di Anna e la storiaccia con il Gatto, l’anno era filato via liscio. Poca roba insomma.
Era un luglio talmente torrido che, oltre alla finestra che si affacciava al corridoio della casa di ringhiera, il Negri aveva la porta aperta 24 ore su 24. Ma mica leggermente aperta, nossignore, proprio spalancata. Faceva capolino di tanto in tanto Vecchia Aquila, il suo vicino di appartamento, per proporgli la variante estiva del caffè: un caffè freddo con ghiaccio che poi diventava sempre corretto – Commissario, ce lo mettiamo un goccino di Nardini, eh? – e alla fine si finiva per avere più caldo di prima.
Il Negri aveva individuato, in un punto preciso del ballatoio comune, il luogo dove forse passava un filino di aria in più e lì aveva piazzato una brandina, Se non dà fastidio a nessuno, eh
aveva chiesto il commissario ai suoi vicini e a Vecchia Aquila prima di occupare lo spazio comune.
Alle tre di quel caldo pomeriggio, dunque, squillò il telefono.
Il Negri già tremava.
Sapeva che poteva essere il suo vice, Nicola Palamara, ad annunciargli chissà quale catastrofe che richiedeva assolutamente la sua presenza. Oppure, peggio ancora, poteva essere l’ispettore Tommasino Coviello che gli annunciava chissà quale altra catastrofe – dove già era presente il Palamara – che richiedeva comunque urgentemente la sua presenza.
Rispose.
Fortunatamente non erano né il Palamara, né il Coviello. Era la sua mamèta, che comunque gli avrebbe annunciato una catastrofe che richiedeva urgentemente la sua presenza.
Dopo i soliti convenevoli – Quando ti sposi?
Quando mi dai un nipotino?
Quando metti la testa a posto?
eccetera eccetera – la mamèta era andata al vero motivo della chiamata.
– Renato, ma lo sai chi è morto?
– Chi? – chiese il commissario curioso dato il cambio di registro delle argomentazioni e con un mezzo ghigno pensando sempre a quei cretini del bar cui la risposta era sempre ‘sto cazzo
. La mamèta sentì una risatina sommessa dovuta al pensiero goliardico e subito lo richiamò all’ordine.
– Ma… Renato, cosa ridi?
– Ma no, no mamèta, non è per la tua domanda è che... Va be’ dai, insomma, chi è morto?
– L’Achille Bracchi. Te ne avevo mai parlato?
Il Negri cadde dal pero.
– Ah, cavolo! – disse. E poi aggiunse – Ma chi è?
A malapena riusciva a tenere vicino la cornetta del telefono: un luglio così caldo, a memoria, non se lo ricordava mica. Il mercurio dentro il termometro appeso a fianco alla porta era a quota 37 gradi. Faceva talmente caldo che il Nino, il barista ex pugile proprietario dell’omonimo bar sotto casa del Negri, si era rifiutato di accendere fuochi, fornelli, forni e affini e quindi al massimo due olive e un po’ di giardiniera; non che solitamente preparasse granché di più eh ma nessuno aveva il coraggio di dirglielo.
La mamma del Negri riprese a parlare.
– Ma come? L’Achille Bracchi, era tanto tanto amico del papà. Non ti ricordi che ci invitava sempre nella sua casa a Bellano?
Il Negri pensò che la sua cara mamèta cominciava a perdere qualche colpo. Quel ti ricordi
, probabilmente, era riferito a quando il Negri poteva avere poco più di tre anni, forse quattro. La mamma capì, allora decise di rinfrescargli
la memoria.
– Renato, ma come fai a non ricordarti? È stato compagno d’armi del tuo povero padre e quando era podestà a Menaggio, l’Achille ci portava sempre al mare, a Chiavari, ai Bagni Marinella. Lì abbiamo passato le estati dal ’34 al ’37. Ti portavo sempre alla colonia, che dalla cima della colonia si vedeva tutto il mare: sembrava fossimo in cima al mondo! Ti piaceva così tanto ed eri così bello da bambino. E poi...
– E poi cosa mamma?
– Ma niente... Che l’eri più carino da picinin!
Il Negri, che era ormai prossimo alla sublimazione per via del caldo, decise di tagliare corto.
– Senti mamma mi hai chiamato solo per ricordarmi che quando avevo tre anni ero più carino di ora o c’è anche qualche altro motivo?
– Dai Renato, qualcosa ti devi ricordare.
– Ma mamèta, ma come faccio? Ero poco più che neonato!
– Davvero Renato, qualcosa devi ricordare! La terrazza da cui guardavamo il tramonto non puoi averla dimenticata: dicevamo che il sole andava a dormire dietro il mare e diventava rosso dalla vergogna.
Al Negri scattò una scintilla: un fievole ricordo, un’immagine sfocata che forse, qualche volta gli era giusto tornata in sogno o chissà in quale altro momento di lavoro intenso del cervello. La parola che fece scattare la scintilla fu terrazza
. Il Negri aveva davanti agli occhi questa scena: il sole infuocato che illuminava di rosso uno stanzone dalle cui vetrate si vedeva solo mare sconfinato, bellissimo, luccicante. Solo questo. Ma ricordi legati a quel tale, l’Achille Bracchi, neanche l’ombra. Il Negri decise comunque di non dirle di quel piccolo ricordo riaffiorato da chissà quale cassettino della memoria.
– Senti Mamèta, sono un po’ preso in questo momento – cosa assolutamente non vera, ma, oltre al caldo, al Negri quella conversazione cominciava a parere un pochino surreale – C’è qualcosa che devo fare? Dillo subito che così mi organizzo, va bene?
Il Negri sentì un lungo silenzio provenire dall’altra parte della cornetta.
S’immaginò che sarebbe stato ancora più surreale se la conversazione fosse ripresa nuovamente dall’inizio con sua madre che gli rispondeva Ah ciao Renato, perché mi hai chiamato?
. Era già pronto a chiamare l’Aldo, suo fratello, medico, che abitava lì vicino alla mamèta per fissargli subito un appuntamento con un neurologo, ma uno di quelli bravi. Comunque, fu un momento che passò immediatamente quando la mamma del Negri pronunciò le parole più inaspettate in quel momento. Disse testualmente:
– Renato devi indagare e scoprire chi è stato.
Non era mica una domanda o una richiesta di favore; era un vero è proprio ordine.
Il Negri rispose con un pacato – Mamma, ma sei impazzita completamente? Devo indagare su cosa? E perché poi?
La mamma rispose risentita.
– Renato! Non mi mancare di rispetto, sai? Se te lo chiedo è perché c’è un motivo ben preciso dietro.
La signora Rosalba Maria Barbieri, vedova Negri, anche se contava una novantina di primavere sulle spalle, sapeva il fatto suo.
Si era sposata con il Palmiro Negri nel 1918 che ancora odorava di Grande Guerra. Quando nel ’32, il Palmiro divenne Podestà, per la signora Rosalba Maria Barbieri Negri la vita cambiò sensibilmente, ci fu la vera svolta. Lei, che arrivava da una famiglia umile e abituata a lavorare, abbandonò il suo impiego alla Tessili di Menaggio e diventò, a titolo pieno, la moglie del Podestà. Una Sciura vera, insomma. Ed era anche un discreto donnino la signora Rosalba Maria eccetera eccetera: aveva dei begli occhi azzurri, una bella chioma bionda e anche un bel davanzale, che al Palmiro non dispiaceva che lo mettesse in mostra ché così tutti potevano ammirare quanto fosse bella la moglie del Podestà. Con gli studi non era andata molto in là, ma ci teneva che un qualche titolo davanti al nome, oltre a Signora
, venisse messo. Anche nobiliare andava bene, tipo Marchesa
o magari Contessa
. Era anche generosa la nostra Contessa
: le sue ex colleghe operaie sapevano che un premio extra
per loro era sempre assicurato. La signora Podestà diede alla luce tre bei maschietti per la gioia del Palmiro