Journey to Crime: criminal geographic profiling
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Società e scienze sociali - saggio (55 pagine) - Il contributo all'indagine mediante il geographic profiling
Journey to crime, letteralmente viaggio nel crimine, o meglio dire: viaggio nei luoghi in cui il criminale si è mosso.
Ma da dove inizia il viaggio di un criminale?
Gli studi dello psicologo e ricercatore sociale britannico David Canter attraverso la sua teoria del cerchio ci aiuta a comprenderlo bene.
Il geographic profiling, procedimento investigativo innovativo e strumento di utile interesse, ci permette infatti di ottenere molte informazioni e ci aiuta a localizzare la possibile area di residenza o la base operativa di un autore sconosciuto di reato. I luoghi infatti non sono mai privi di significato, sono essi stessi parte del viaggio criminale, ed è proprio da questi viaggi e da questi luoghi, che definiscono un soggetto criminale, che dobbiamo partire con la nostra analisi per dare un contributo all’indagine.
Serena D'Angelo è nata a Roma nel 1989, laureata dapprima in scienze del servizio sociale e del non profit, si è specializzata poi in programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali. Oggi è Assistente Sociale Specialista e Dottoressa in Criminologia dopo aver conseguito un Master di II livello perfezionando così i suoi studi. Attualmente svolge il ruolo di docente presso una scuola romana. Da sempre affascinata al mondo delle investigazioni e della cronaca nera, osserva il mondo con occhi vivaci e curiosi da tutto ciò che la circonda.
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Book preview
Journey to Crime - Serena D'Angelo
I casi più clamorosi sono in genere i più semplici
in quanto
più grande è il crimine,
più è ovvio il movente.
Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes: Un caso di identità
Introduzione
Journey to crime, letteralmente viaggio nel crimine, o meglio dire: viaggio nei luoghi in cui il criminale si è mosso.
Seguire quella mappa mentale criminale e quindi i movimenti geografici, ponendo particolarmente l’attenzione al luogo di incontro del criminale con la vittima, del luogo di rilascio della vittima, del luogo di rinvenimento del cadavere, del luogo di ritrovamento dell’arma del delitto, del luogo di reperimento delle tracce del reato, o comunque tutti quei luoghi associati all’azione criminosa.
In sostanza studiare il luogo in tutte le sue sfaccettature e analizzare e ricostruire la mappa mentale del reo, quella mappa cognitiva che contiene tutte le rappresentazioni interne del mondo che le persone usano per orientarsi e per prendere decisioni su cosa fare e dove farle.
Ci riferiamo a quella rappresentazione mentale dello spazio-ambiente conosciuto, che ci circonda ed ha lo scopo di garantirci una maggiore e facile mobilità all’interno di un determinato territorio, influenzate dalla percezione visiva, dai suoni, dai sentimenti, dai ricordi, dall’esperienza individuale, dalle barriere fisiche e psicologiche. Circostanze che vanno ad incidere in maniera negativa o positiva sui nostri spostamenti, sulla nostra mappa mentale.
La mappa mentale, da un punto di vista criminologico, agisce sulla selezione della scena del crimine che non potrebbe essere altrimenti osservata ed utilizzata se il reo non ne avesse prima avuto una conoscenza.
Tutti quei luoghi fisici dove ci rechiamo sono uno specchio del comportamento appreso e costituiscono la risposta geografica oggettiva dell’autore del reato diventando scene del crimine.
La presente ricerca, mossa da un particolare interesse rivolto quindi alla scena del crimine in senso ampio e ai viaggi
che il criminale compie durante i suoi atti delittuosi, pone il focus sul Geographic Profiling, una tecnica investigativa di matrice criminologica sviluppatasi intorno agli anni 80, il cui obiettivo è quello di localizzare la possibile area di residenza o la base operativa di un autore sconosciuto di reato, specie se seriale, attraverso lo studio di dati statistici, criminalistici e criminologici del delitto in analisi.
In particolar modo si cercherà di rielaborare gli studi del professor David Canter, ricercatore sociale, professore di Psicologia e Direttore dell'International Research Center for Investigative Psychology presso l'Università di Huddersfield (UK) e cercherò di analizzare la sua teoria del cerchio.
Nell’ambito della profilazione geografica quando si fa riferimento alla residenza dell’autore del reato non si vuole indicare solo con esattezza la residenza intesa come il luogo fisico dove effettivamente l’autore del crimine abita ma si fa riferimento ad una regione che può incorporare la base operativa dell’offender, che può essere la residenza, il domicilio, l’eventuale luogo di lavoro o luogo di ritrovo con gli amici, ossia tutti quei luoghi che possono fungere da punto di partenza dal quale l’autore di reato inizia la sua attività criminosa.
Se in sostanza la tecnica dell’ offender profiling puro tende a fornire le informazioni socio demografiche e criminologiche e la storia sociale dell’autore di reato, il geographic profiling invece ci fornisce quella indicazione fondamentale per comprendere il mobility aspect to crime ossia quale è il pattern di mobilità dell’autore di reato.
Quindi ci fornisce quelle informazioni necessarie per poter circoscrivere la possibile area di residenza sulla base delle informazioni derivanti dalla dislocazione geografica di tutte le varie scene del crimine.
In sostanza ci troviamo davanti ad una tecnica di intelligence operativa e di analisi investigativa di matrice criminologica, di grande supporto all’investigazione criminale, che consente appunto di localizzare la probabile area di residenza o base operativa di un autore ignoto di reato attraverso un’analisi geografica dei luoghi interessati da un crimine.
Il geographical profiling si serve di vari luoghi associati al crimine, partendo dalla scena del crimine centrale, quindi quel luogo, quello spazio, quello scenario all’interno del quale è stata prodotta un’azione e un’interazione tra l’aggressore e la vittima, ed è un contenitore delle tracce fisiche, quindi quel luogo dove è possibile repertare delle tracce, per poi muoverci nel suo viaggio
criminale toccando i luoghi e gli spazi inficiati da elementi ambientali, sociali, tracce comportamentali e tracce geografiche dell’autore stesso, ed è proprio questo l’aspetto fondamentale per poter effettuare un’analisi predittiva sulla mobilità dell’offender.
Il geographic profiling sfrutta le componenti geografiche dei crimini quindi la distance, mobility, directions, mental map, locality sociodemographic e costituisce un’appendice dell’analisi investigativa comportamentale.
Il profilo geografico, basato su dei principi matematici e statistici, ci permette di rintracciare l’area di partenza, di residenza del soggetto.
Dare uno sguardo a dove il crimine si è verificato, può dirci molto sul criminale, aiutando a raggiungere la sua base e dove vive.
Oggi ciò