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Eudemonia
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Eudemonia

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About this ebook

Due neolaureati in psicologia, annoiati da un grigio pomeriggio torinese, cominciano a discutere animatamente sul significato ultimo dell’esistenza, dopo aver guardato un film di David Lynch. La visione materialista e scientifica di Alessandro si scontra con lo spiritualismo di Massimiliano. Attraverso le loro riflessioni prende corpo il romanzo. Il rapporto con le donne, il sesso, la psicoterapia, il sogno, la religione, il male, la perversione, il crimine. Tutti i concetti presenti nelle loro conversazioni prendono forma attraverso i personaggi della vicenda. Un ragazzo pieno di ossessioni va in analisi; la sua ragazza è in pericolo e un’amica medium cerca di capire cosa la minaccia; un buddista prova a convertire un collega alla sua fede; due criminali pervertiti compiono atti raccapriccianti; il sogno bizzarro di qualcuno si snoda lungo il romanzo. Le storie via via si intrecciano trasformando la vicenda in un giallo. Lo scritto è, ad un tempo, un tributo alla follia visionaria del regista David Lynch, alla filosofia buddista e all’alchimia tra infimo e sublime del poeta Charles Baudelaire.
LanguageItaliano
PublisherLIBRINMENTE
Release dateJul 19, 2022
ISBN9791259610430
Eudemonia

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    Eudemonia - Massimiliano Irenze

    Copyright

    Copyright © 2022 Librinmente

    Design copertina © 2022 Librinmente

    Tutti i diritti riservati. È vietata ogni riproduzione, anche parziale. Le richieste per l’utilizzo

    della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono

    essere inviate a:

    Librinmente

    Viale Giacomo Matteotti, 19

    00053 Civitavecchia (Roma)

    Telefono 0766.23598

    Telefax 0766.23598

    ISBN-13: 979 – 12 – 5961 – 043 - 0

    Stampato in Italia - Prima edizione

    http://www.prospettivaeditrice.it

    Epigrafe

    UNA CAROGNA

    "Ricordate, anima mia, la cosa che vedemmo

    quel così dolce mattino d’estate;

    alla svolta d’un sentiero un’infame carogna

    su un giaciglio cosparso di sassi,

    le gambe all’aria, come una donna impudica,

    ardente e trasudante veleni,

    spalancava in modo cinico e disinvolto il ventre

    pieno d’esalazioni.

    Il sole irradiava questo putridume, come volesse

    cuocerlo a puntino,

    e rendere centuplicato alla grande Natura tutto ciò che essa aveva congiunto;

    e il cielo osservava la superba carcassa

    schiudersi come un fiore.

    Talmente forte era il fetore,

    che sull’erba vi sentiste svenire.

    Le mosche ronzavano sopra quel ventre putrido,

    da cui uscivano neri battaglioni

    di larve, che colavano come un liquido denso

    lungo quei brandelli di vita.

    Il tutto scendeva e risaliva come un’onda

    o si slanciava gorgogliando;

    si sarebbe detto che il corpo, gonfiato da un vago soffio, vivesse moltiplicandosi.

    E questo mondo produceva una strana musica,

    come l’acqua corrente e il vento,

    o come il grano che il vagliatore con movimento ritmico gira e agita nel vaglio.

    Le forme svanivano e non erano più che un sogno,

    un abbozzo lento a venire

    sulla tela dimenticata che l’artista completa solamente

    con la memoria.

    Dietro le rocce una cagna inquieta ci guardava

    con occhio crucciato,

    aspettando il momento per riprendere allo scheletro

    il boccone che aveva lasciato.

    − Eppure voi sarete simile a questa sozzura,

    a quest’orribile infezione,

    stella dei miei occhi, sole della mia natura, voi,

    mio angelo e mia passione!

    Sì! tale sarete, o regina delle grazie,

    dopo gli ultimi sacramenti,

    quando andrete sotto l’erba e i rigogliosi fiori,

    a marcire tra le ossa.

    Allora, o mia bellezza! dite ai vermi

    che vi mangeranno di baci,

    che ho conservato la forma e l’essenza divina

    dei miei amori disfatti!"

    Charles Baudelaire

    SI AVVISA IL LETTORE CHE IN QUESTO ROMANZO VI SONO DEI CONTENUTI CRUENTI, RIGUARDANTI SCENE DI VIOLENZA E SESSO, CHE POSSONO RISULTARE DISTURBANTI PER SOGGETTI MOLTO SENSIBILI. A QUESTI ULTIMI, PERTANTO, NE SCONSIGLIAMO LA LETTURA.

    E cosa vorresti scrivere?

    Mah non lo so. Sento questa pulsione ma non ho esattamente un’idea. Potrei scrivere un saggio. Ho abbozzato qualcosa.

    Un saggio? E su cosa?

    Riflessioni. Tra lo psicologico e il mistico.

    Già mi sembra una cazzata.

    Alessandro e Massimiliano, neolaureati in psicologia clinica, sono stravaccati in camera di Ale in un pomeriggio grigio e sonnolento di quelli che spesso capita di vedere se si vive a Torino.

    Perché una cazzata?

    Mah, prima di tutto sai cosa penso io del mistico. E in secondo luogo, a chi credi che interessino i tuoi solipsismi?

    Mmmm... forse hai ragione.

    Magari scriviamo una roba a quattro mani. Un’analisi psicologica dei film di David Lynch.

    Beh… sì. Questo non mi sembra male. Per quanto mi stuzzica anche l’idea di un romanzo.

    Interessante. Trama?

    Come ti dicevo non so ancora bene. Magari, ecco, un incipit ad effetto per acchiappare l’attenzione del lettore.

    Tipo?

    Massimiliano sorride.

    ***

    La psicoterapeuta di Roby cerca di non sembrare scandalizzata.

    Beh, sì, effettivamente 7 o 8 volte al giorno sono tante. E a cosa pensa mentre lo fa? Me lo vuol dire?

    "Sì... penso alla mia fidanzata. La vedo nella sua parte più... più puttana. La immagino che... sì insomma, ha in casa un operaio e mi saluta freddamente e velocemente e mi manda via. Poi sta lì con la coda dell’occhio e lo osserva e cerca di farsi notare. I loro sguardi si incrociano e lui, che si sta facendo dei pensieri su di lei, inizia a mostrarsi spavaldo. Lei tira fuori il limoncello dal freezer e gli chiede se vuol favorire. Lui dice che durante il lavoro non può ma, dietro l’insistenza di lei, accetta e iniziano a bere 1... 2... 3 bicchierini e lei dice «Basta, dai, che quando bevo non capisco più niente». Lui ha un accenno di erezione nei pantaloni ma non può rischiare di perdere il posto. Torna al lavoro. Lei sparisce, per qualche minuto, in camera e poco dopo torna in costume. Lui è sbigottito ma lei minimizza dicendo che è abituata, a quell’ora, a prendere il sole dalla vetrata. Lui inizia a pensare di saltarle addosso. Lei è sdraiata a pancia in giù e agita le gambe su e giù in modo alternato e il suo sedere si agita in armonia con quel movimento. Mugola un motivetto inesistente, mmmh mmmh mmmh, col tono da stronzetta, come se volesse dire ‘ora ti faccio impazzire’.

    E lui sta impazzendo, lei fa l’indifferente ma ogni tanto si volta e facendo finta che sia casuale butta lo sguardo in direzione di lui. Poi si stufa e allora gli dice «Su, dai! Dai! Vienimi a spalmare la crema!» lui scende dalla scala e va verso il bagno. «Dove vai?» lei deve avere tutto sotto controllo, questo la eccita. «A lavarmi le mani.» «Ah. Bravo. Fai in fretta.» Lui torna dal bagno e vede che lei si è spruzzata mucchi di crema da spalmare sulla schiena, sulle gambe… e sulle chiappe. Cercando di mantenere un contegno si siede sul bordo del divano e comincia a stendere i mucchi di crema sulla schiena. «Mmmmhh! Sei bravo.» Poi si spazientisce «Dai spalma un po’ sul culo. Dai, che non vedevi l’ora.» Lui non si fa pregare e inizia a spalmare sulle chiappe. Lei fa un gemito di piacere. Poi si spazientisce nuovamente «Ma mettiti sopra che sei più comodo, no?» «Ma hai la crema sulla gambe.» «Ah, allora siediti in mezzo, dai, che ti apro le gambe» e gliele apre di molto, chiedendogli col sorrisino «Va bene così?». Lui è eccitatissimo ma è un tipo paziente, ancora non le salta addosso. Si mette in mezzo alle gambe e continua a palparle il culo. Il costume non è a perizoma e così lei gli chiede «Infila il costume tra le chiappe così spalmi meglio» lui obbedisce e nel momento in cui le dita passano vicino alla sua… ecco sì insomma lei fa un gemito di piacere. Allora lui le introduce un dito. Lei con aria compiaciuta «Mmmhh. Cosa fai?». Lui in un attimo si sbottona i pantaloni e comincia a penetrarla in maniera violenta tenendola per le sue belle chiappe tonde e sculacciandola. A lei piace ma non è la tipa che grida, continua a fare quei gemitini o a dire «Dai,dai» o succhiando l’aria. E quel corpo che io mi illudo essere mio, lui, questo sconosciuto, ne dispone come vuole e lo scopa con avidità, con quello sguardo con cui me la guardano quando siamo in giro. E lei si lascia sbattere, anzi sembra proprio che voglia quello, voglia sentire tutta l’avidità di lui sul suo corpo e voglia accontentare lui e dare un dispiacere a me. Ma la cosa assurda è che immaginare tutto ciò mi eccita, capisce?"

    Certo. Come le ho detto altre volte, il tema del potere è centrale per lei. Quello che la eccita all’interno di queste dinamiche sono i giochi di potere. E lei si identifica ora in uno dei protagonisti, ora nell’altro.

    Cioè?

    Cioè... lei apparentemente è il cornuto, ma si ricordi che la fantasia è tutta sua. Quindi ogni personaggio della storia rappresenta una parte di lei. Lei è sia la sua fidanzata che vuole controllare tutto ciò che succede e avere il potere di comandare l’altro e sia lui quando la sbatte violentemente e la desidera con avidità. Ed è ancora la sua fidanzata che subisce affinchè lei stesso venga punito per questi pensieri che sente ‘sbagliati’. Ed è anche lei che si fa comandare a bacchetta perché ciò riconduce al rapporto reale tra voi due... e un tocco di realismo ci vuole, altrimenti se la fantasia non è credibile non soddisfa la sua razionalità imperante. Le torna?

    Mmmhh, sì, abbastanza.

    Dovremo lavorarci, su tali dinamiche. La prossima volta riprenderemo da questo punto.

    La psicoterapeuta alza lo sguardo verso l’orologio. È il suo modo per comunicare che è ora di levarsi dalle scatole. Roby odia questo genere di ipocrisia.

    ***

    C’è un mondo che si muove dietro al mondo.

    Che intendi?

    Un campo di forze. Di cui ciò che possiamo percepire è solo la manifestazione. La verità sta in quel campo di forze, noi possiamo coglierne solo un riflesso.

    Mamma Rosa, chiamata così da tutto il quartiere, è una specie di medium. Ovviamente i più cinici la prendono per ciarlatana, ma molti altri la rispettano e alcuni ne hanno anche timore. Si racconta che sia in grado di prevedere alcuni eventi e altre cose come queste.

    Silvana, che ora ha 24 anni, era piccola quando sua madre andava da Mamma Rosa per farsi dire se suo marito la tradiva (e la tradiva) e già allora la portava con sé. La sensitiva perciò le si era affezionata e le aveva sempre riservato un occhio di riguardo.

    Ho fatto di nuovo uno di quegli strani sogni.

    Mmm... raccontamelo.

    ***

    Eccolo lì, accanto a loro, il terribile lago antico. Il suo buio primordiale viene su dalle profondità come lo sguardo onnisciente di una creatura senza tempo e le creste delle onde che si infrangono intorno sembrano acuminate come fossero i suoi denti. A guardarci dentro, in quell’abisso, c’è da svenire per le vertigini.

    Tutt’intorno è buio e silenzioso; il posto è isolato, circondato in parte dalla foresta e in parte da una terra arida e stepposa che si perde a vista d’occhio. Lo Sconfine è chiamata quest’ultima, perché si dice che in fondo ad essa vi sia il grande vuoto e che chiunque si spinga troppo in là venga risucchiato in quel vuoto… perduto per sempre.

    Sei proprio sicuro di volerlo fare?

    Stai scherzando? Abbiamo fatto un sacco di strada per venire fino a qui perché io riceva il messaggio dalla Creatura ed ora mi dovrei fare scrupoli?

    Già, ma solo ora hai modo di vedere l’abisso in cui ti dovrai ficcare.

    Ma dai, Cofanetto, se la Cosa vuole consegnarmi un messaggio, di sicuro ha tutto l’interesse di mantenermi in salute perché io lo porti a destinazione.

    Hai ragione, ma solo a guardare il buio là sotto, questo lago mette i brividi e pensare di immergervisi…

    Lo so, Cofanetto e infatti ho una paura matta, ma devo farlo.

    Sta attento, Testadicane.

    I due si abbracciano poi, cercando di non pensare alla paura, Testadicane si tuffa nell’oscurità.

    Cofanetto, rimasto solo, si siede sull’erba umida e nera della riva cercando di non pensare al suo amico là sotto e dando, ogni tanto, fuggevoli occhiate al lago sperando di vederlo rispuntare.

    Passano venti minuti e la piccola e tozza creatura sta quasi per mettersi a piangere per la disperazione di aver perso l’amico e di esser rimasto solo in un posto così cupo, quando il rumore dell’acqua lo fa sussultare e finalmente vede uscire dal lago Testadicane. Gli corre incontro abbracciandolo.

    È andato tutto bene, amico? Hai incontrato la Creatura? Hai avuto il messaggio?

    Ti prego, lasciami il tempo per riprendermi.

    Oh, sì, scusa.

    Sta tranquillo. Ora mi riposo un attimo e ti risponderò.

    Dopo essersi asciugato e aver smesso di ansimare, Testadicane si volta verso l’amico e la sua figura lunga e quasi filiforme sembra quasi un’ombra nel buio che regna in quel posto, se non fosse per il suo lungo muso che lo caratterizza.

    Ora ti dico tutto ma prima andiamo via da questo brutto posto.

    D’accordissimo.

    Le due strane figure si allontanano nel buio, verso la foresta.

    ***

    Vedi, Paride, il buddismo non è una roba semplice da spiegare ma, allo stesso tempo è la cosa più naturale che esista. Cioè è una roba che tutti hanno sempre avuto dentro, nel loro modo di guardare il mondo e ogni volta che una persona supera le proprie resistenze, accettando di avvicinarsi alla filosofia buddista, capisce di incontrare qualcosa che è sempre stato dentro la sua vita… anzi, qualcosa che è sempre stato insito nella vita stessa. Io mi rendo conto che prima di incontrare il buddismo non stavo vivendo ma vivacchiavo, capisci?

    Gianni, nella pausa pranzo, al bar sotto il palazzo dove hanno il loro ufficio, cerca di spiegare al collega un po’ della filosofia buddista. Paride lo guarda con gli occhi spalancati e disorientati, come se Gianni fosse posseduto dal demonio. Lui è ateo e non crede in nulla che abbia a che fare con nessuna religione. Gianni gli sembra un ragazzo a posto, si conoscono da anni e oltre ad essere colleghi, giocano a calcetto nella stessa squadra. Quando parlano di calcio, di ragazze o dei colleghi antipatici, si sente molto a suo agio con Gianni, ma quando inizia a parlare di buddismo, il suo sguardo diventa simile a quello di chi incrocia i testimoni di Geova sul proprio marciapiede mentre è in ritardo per andare al lavoro. Però quando gli parla di sofferenza e lo guarda in un modo come per dire tu sai di cosa parlo, lui sente un brivido dietro la schiena.

    Paride è ossessionato dal pensiero che lui non avrà mai una ragazza e questa cosa lo fa svegliare con l’angoscia al mattino e lo fa andare a dormire anche peggio. È obiettivamente bruttino e impacciato nei modi e le ragazze, per quanto si fermino a volte a chiacchierare con lui, lo guardano con la stessa simpatia con cui si guarda topo Gigio. Non morirà vergine, perché per togliersi questo marchio infame, una sera è andato con una prostituta, il che lo fa vergognare ancora di più di se stesso. Lui maschera queste paure con un atteggiamento da duro che stride ancora di più con la sua statura molto bassa e il suo viso da cartone animato, il che lo rende ancora più buffo agli occhi degli altri. Lui, in cuor suo, sa tutto questo ma una parte di lui si identifica e si nasconde dietro quella facciata da duro. Solo che quando Gianni rompe il muro di ipocrisia che tutti gli altri colleghi intorno hanno creato, Paride sente una fitta nello stomaco e l’equilibrio precario che ha costruito dentro di sé, per non sentire la sua vita troppo insopportabile, comincia a traballare.

    ***

    Se qualcuno dovesse spiegare l’indole di Tony, detto Bimbo, e la sua tendenza all’aggressione e la violenza non sarebbe affatto facile. Certo si potrebbe indagare circa il suo retroterra culturale e la sua infanzia. Ma nessuno avrebbe coraggio di fargli domande simili. Lui semplicemente freme, è impaziente di ottenere quello che vuole in un dato momento... e lo vuole subito, altrimenti si infuria e non vale a nulla ricordargli che ci saranno conseguenze. D’altra parte è stato in carcere più volte e sicuramente ci tornerà ancora. Non ha alcun senso di umanità o empatia. La persona di fronte a lui che si agita e inizia a temere per la propria incolumità e accampa le sue ragioni col tono più pacato e dimesso che riesce a trovare, beh lui lo trova fastidioso come un animaletto, un insettino che si muove sulla parete della propria camera e le sue parole lo urtano come il ronzìo insopportabile di una mosca vicino all’orecchio e allora lui a quel punto viene rapito da una rabbia incontrollabile che guida direttamente le sue azioni e per il povero malcapitato sono guai. Lo sa bene Fabio, in arte Donnola, che si è trovato a fargli da complice in un sacco di reati. Già, è un mistero come egli sia immune a quella macchina da pugni. Forse perché non si agita quando la rabbia si impossessa del suo compare e si limita a dire con voce piatta e composta ora basta, Bimbo, datti una calmata. È meglio se ce ne andiamo mentre l’amico sta quasi ammazzando uno davanti a lui. Bimbo, a quel punto, dà ancora un paio di colpi, si ferma ad ansimare qualche secondo alzando lo sguardo sul compare e poi i due spariscono in fretta così come erano apparsi. Tipo subdolo, Donnola. Anche lui pensa sempre e solo a ciò che vuole ottenere da una situazione e non esiterebbe ad aggredire, ma senza la rabbia di Bimbo. Lo chiamano così perché ricorda un po’ una donnola dal musetto cattivo e i dentini aguzzi e il corpo smilzo che fa da contrasto con la mole di Bimbo, che invece ha le movenze di un bambino gigante... e rabbioso. A vederli da lontano, sembrano una coppia di comici alla Stan Laurel e Oliver Hardy... finché non si avvicinano troppo.

    Una volta erano di fretta per andare a fare una commissione, come dicono loro, quando Bimbo vede uno con un pacchetto di sigarette in mano, allora si ferma al volo e chiede con tono rude e rozzo, senza neanche provare a sembrare gentile: Mi offri una sigaretta?

    Mi spiace ma mi è rimasta l’ultima il poveraccio probabilmente si era fatto quei piccoli calcoli da fumatore, del tipo ne fumo una adesso prima di entrare al lavoro così me ne rimane una per metà mattinata e nella pausa pranzo le vado a comprare. La rabbia di Bimbo monta.

    Tony dobbiamo andare, la voce piatta di Donnola gli fa lo stesso effetto che fa lo strattone del guinzaglio da parte del padrone mentre il cane ringhia.

    Ma perché cazzo non mi offri la sigaretta?

    La consapevolezza inizia a farsi strada nel fumatore che, distratto, prima non aveva messo a fuoco l’interlocutore. Ehi, scusami, io... guarda... è l’ultima davvero... non ti prendo in giro e gli mostra l’interno del pacchetto.

    Ma perché non la smetti, testa di cazzo.

    La paura sale come una morsa sulle gambe del malcapitato che con voce tremolante dice: Senti... tieni pure. Io non voglio problemi.

    Lo sguardo di Bimbo è pura rabbia assassina: Non vuoi problemi?! gli sferra un pugno, Non vuoi problemi?!

    Biimboo il tono di Fabio è come quello di una mamma che sgrida il figlioletto che si è sporcato i pantaloni. Il ragazzo è per terra: Basta. Ti prego.

    In lontananza due passanti tirano dritto facendo finta di non vedere.

    Abbiamo una commissione da fare, te lo ricordi?

    Bimbo preme la suola del piede sulla faccia del malcapitato: Leccami la suola!

    Hihihi! Donnola ghigna.

    Il poveretto allora tira fuori la lingua e lecca, con la punta, la suola di Bimbo.

    Cos’è? Mi prendi in giro?! Dai una bella leccata decisa. Voglio vedere tutta la lingua.

    Il ragazzo, contraendo i lineamenti per il disgusto, lecca in modo deciso la suola con tutta la lingua per due, tre volte. Bimbo osserva soddisfatto, poi si scuote, dà un calcione deciso sulla pancia del ragazzo, per congedarsi e si avvia con Donnola.

    ***

    Ale, tu dai troppa importanza ai traguardi che la conoscenza umana ha raggiunto fino a questo punto e non dai spazio a quelli che ancora potrebbero arrivare. Il rasoio di Occam, riducendo all’osso gli elementi che intervengono nel produrre un fenomeno, attraverso la presa in considerazione solo di ciò che è misurabile e tangibile ed escludendo tutto ciò che non lo è, taglia le gambe proprio all’apertura della scienza verso forme di conoscenza ancora non percepibili attraverso gli strumenti che abbiamo appreso ad utilizzare fino ad ora.

    Ma quali sono queste forme non percepibili di conoscenza?

    Non lo so. Non sono ancora percepibili – sorriso beffardo – fai finta che io sia un uomo del medioevo e che stia parlando dell’elettricità o di internet.

    Ma il rasoio di Occam semplicemente dice che per far funzionare il motore di una macchina bastano le componenti fisiche come i bulloni o i pistoni, non c’è bisogno di tirare in ballo spiriti o demoni o entità astratte.

    Non sto tirando in ballo spiriti o che, ma semplicemente forme di esistenza non pienamente percepibili attraverso i sensi di cui siamo dotati. E riguardo all’accostamento con motori, computer o robot, io vedo una bella differenza tra le cose artificiali e quelle naturali.

    Ma anche noi siamo un artificio della natura, siamo stati programmati attraverso l’evoluzione!

    Artificio e natura sono per contenuto semantico degli opposti, quindi è strano concepirmi come un artificio della natura. Le cose naturali hanno in sé il soffio vitale, quello che i greci chiamano ‘pneuma’, le cose artificiali sono invece cose che l’uomo crea prendendo materie naturali e combinandole tra loro in modo artificiale e creando oggetti inanimati che, per quanto in alcuni casi possono simulare il funzionamento umano , non hanno in sé il soffio vitale. Noi possiamo evolverci, le cose artificiali possono solo deteriorarsi.

    Ma anche noi possiamo solo deteriorarci. Ma poi cos’è che ci farebbe evolvere?

    Noi siamo coscienti e possiamo autodeterminare i cambiamenti della specie.

    La coscienza non esiste, è solo un riflesso dell’attività neuronale. Tutti i pensieri hanno radici fisiche. Il software non esiste senza l’hardware, anzi, il software non esiste, esiste solo l’hardware.

    Quindi i pensieri che stai facendo non esistono? Eppure generi delle risposte da parte mia tramite i pensieri tramutati in parole.

    Ma non sono pensieri, sono connessioni neuronali che, codificate in maniera condivisa tramite il linguaggio, generano una risposta tramite le onde sonore.

    E i contenuti?

    I contenuti non esistono! Sono solo un riflesso di una certa connessione neuronale. Esiste solo il fisico e non il mentale. Se danneggi il cervello, i pensieri svaniscono.

    Ma uno stato in cui i pensieri svaniscono è definito morte cerebrale, perciò un cervello senza pensieri non ha ragione di esistere. Perciò non ci sono pensieri senza il cervello, ma non vi è cervello senza i pensieri. Quello che sostieni è il punto di vista fazioso che hai scelto tu tra queste due prospettive. È la tua chiave di lettura preferenziale, ma si può capovolgere.

    E come?

    Il mentale può modificare il fisico. Se faccio un pensiero negativo, ad esempio, i neuroni, le cellule e gli organi si dispongono o contraggono in un certo modo.

    Ma quel pensiero è stato generato sempre da una configurazione neuronale...

    Ma quella configurazione neuronale è stata generata da un pensiero precedente, che a sua volta è stato generato da un’altra connessione neuronale, configurata, a sua volta, da un pensiero precedente e così via senza poter determinare cosa delle due ha dato origine all’altra in principio… è come per l’uovo e la gallina... e così, a noi non resta che optare arbitrariamente per l’una o l’altra, ma è solo una scelta interpretativa... è come leggere la politica attraverso il punto di vista comunista o quello fascista… è una tua scelta.

    Quindi tu sei dualista!

    No, cazzo! Io non sono dualista. La differenza tra me e te, è che per te esiste solo l’hardware, mentre il software ne è solo una funzione; invece per me, hardware e software sono due manifestazioni differenti di un’entità che non è né l’hardware né il software.

    Ah… ok… Allora i due punti di vista non sono poi così inconciliabili. La tua teoria è molto simile a quella dell’autore Peluffo.

    Lo approfondirò.

    ***

    Io sto andando fuori di testa completamente.

    Adesso provi a tranquillizzarsi un po’ e a raccontarmi cosa è successo.

    Vede... il fatto è che io la sento distante. Credo che non mi ami più. E quando ieri mi ha detto che era troppo stanca per uscire, io le ho detto «Ok, va bene», ma appena ho chiuso la chiamata sono andato nel panico. Ho pensato che dovesse vedersi con qualcun altro. Allora …. – Roby esita un attimo – allora ho preso la macchina e mi sono appostato fuori dal negozio dove lavora e quando è uscita ho provato a seguirla... il ragazzo sta un attimo in silenzio e studia la reazione della psicoterapeuta.

    E poi? lo incalza lei.

    E poi, dopo una svolta, si ferma per prelevare in banca, allora io, all’ultimo, giro in una viuzza, aspetto qualche minuto e poi provo piano piano a risbucare sulla strada principale e me la trovo davanti, a piedi. Mi sono pietrificato ma lei era talmente presa dalle sue faccende che non mi ha notato. Mi sono accostato e ho aspettato che ripartisse, dopo di che ho ripreso l’inseguimento. Ma lei andava davvero piano e così mi costringeva ad andare ancora più piano. C’erano tutte le auto che mi sorpassavano. Ho pensato che mi avesse scoperto e per quello andava così piano. Poi, a un certo punto, ad un curvone che precede un bivio ha accelerato e l’ho persa di vista per qualche minuto. Arrivato al bivio, non avevo idea di che strada avesse imboccato. Ne ho presa una a caso, sperando nella buona sorte, ma niente, non l’ho più vista. – breve pausa – e ho capito che non potrei mai fare il detective.

    E dopo che ha fatto?

    Ero nella paranoia più totale. Ero convinto che mi avesse scorto e che ora fosse arrabbiata con me. Dopo una mezz’oretta l’ho chiamata per tastare il terreno. Ma mi ha risposto come se niente fosse. Aveva la voce stanca e rilassata. Sembrava proprio che fosse a casa e che le mie paure fossero infondate.

    Lei lo capisce che se la sua ragazza l’avesse scoperta, si sarebbe arrabbiata e forse anche un po’ spaventata di questa intrusione?

    Sì – risponde Roby agitandosi sulla sedia – ma in quel momento non avevo il controllo. Vedevo tutto rosso ed ogni pensiero sembrava confermare la mia teoria sul tradimento.

    Questo lo comprendo. Ed è proprio su quelle crisi che dobbiamo lavorare. Mentre le succede, provi a fare mente locale. Si ricordi, in quell’istante, quello che mi ha detto ora: ‘non avevo il controllo e ogni pensiero sembrava confermare la mia teoria’. Si osservi e provi ad analizzare lo stato d’animo che sta provando, cercando di guardare con distacco la sua sofferenza. Pensare alla frase che mi ha appena detto le ricorderà che lo stato d’animo è provvisorio e ciò la potrebbe aiutare a stemperare quella sensazione di catastrofismo imminente che lo accompagna. Poi, se proprio non riesce da solo a gestirlo, allora mi chiami. Crede che sia possibile?

    Beh. Sì, posso provarci.

    Bene... – silenzio – a cosa sta pensando adesso?

    Lei pensa che le droghe che ho assunto in passato possano c’entrare con tutto questo?

    Sicuramente l’assunzione di droghe non fa bene poiché compromette il normale flusso di sostanze tra i suoi neuroni, come la serotonina, la dopamina eccetera. Però sarebbe sbagliato pensare che il danno causato allora dalle droghe sul suo sistema nervoso sia irreversibile. Molte malattie del corpo sono psicosomatiche e, cambiando l’atteggiamento mentale, possono sparire anche i sintomi fisici. Vede, i modi in cui tendiamo a comportarci coincidono con dei circuiti neuronali. È come una stradina che i suoi neuroni percorrono continuamente e continuamente, perché quella è la strada che a loro ormai è più familiare e quindi, come un automatismo, la imboccano. Ma se noi, attuando dei cambiamenti nel nostro assetto mentale e, quindi nei nostri comportamenti, educhiamo quei neuroni a imboccare un’altra strada e a rendergliela familiare, allora ecco che sarà per loro poi automatico imboccare quella e apprenderanno, più in generale, che si possono imboccare diverse stradine, il che vuol dire, per lei, diventare più flessibile e adattarsi più facilmente alle diverse situazioni. È un po’ complessa come cosa... sono riuscita a spiegarmi bene?

    Sì, sì. Io mi comporto sempre nello stesso modo perché i neuroni percorrono sempre le stesse stradine. Ma se io provo a cambiare, i neuroni imparano a cambiare strada. Roby era affascinato dall’idea.

    Esatto! – sorride la terapeuta – vuole raccontarmi qualcosa del suo passato utilizzo di droghe?

    Gli occhi di Roby si fanno cupi e vacui per qualche secondo, poi torna presente Stavo pensando a quel brutto viaggio che ho fatto in acido. Ma è lunga... – Roby getta uno sguardo all’orologio a muro – non credo che riuscirei a stare nei tempi.

    Allora di quello ne parleremo un’altra volta risponde sorridendo la dottoressa.

    ***

    Questi tuoi sogni non mi piacciono per niente. Ne hai fatti ancora?

    Sì, Mamma Rosa. Ma così mi spaventi!

    Lo so, bambina mia e non ti voglio inquietare ma questi tuoi sogni… mi danno delle brutte sensazioni. Non ho nulla di concreto da dirti ma... una sensazione di minaccia impalpabile. Ho sognato quel tuo ciondolo.

    Silvana ha nel suo mazzo di chiavi un ciondolo giallo e nero che rappresenta una bambina stilizzata.

    Cavoli. Raccontami questo sogno.

    Non succedeva nulla in questo sogno. Ma io vedevo quel ciondolo a terra e una morsa gelida mi stringeva al petto. Non so dirti altro. Ti dico solo... stai attenta bambina mia. Forse sono solo le preoccupazioni di una povera vecchia che dà i numeri, ma nel dubbio... non fare mosse incoscienti in questo periodo. Vuoi raccontarmi il tuo ultimo sogno?

    Sì, Mamma Rosa.

    ***

    Testadicane è eccitatissimo mentre parla della sua esperienza.

    Vedi, la Creatura non è semplice da spiegare. Era… era… ecco, diciamo che lei era il silenzio che regnava là sotto.

    Che cavolo significa?

    Sai che non sono bravo a spiegarmi, ma è questo che ho vissuto. Man mano che scendevo, il silenzio che regna qui è come se iniziasse a parlare; come se i miei pensieri e ciò che veniva fuori da quel silenzio fossero la stessa cosa e anche tante altre cose che… insomma non riesco a spiegarmi… è come se la nostra vita, caro Cofanetto, tutto il nostro mondo prendesse vita là sotto e uscendo di lì, è come se tutta questa energia si disperdesse. Man mano che salivo ed anche adesso, man mano che ce ne allontaniamo, mi sembra di sentire quella sensazione… come di energia che si disperde… molto più debole di prima ma ancora presente.

    Secondo me, sei un po’ provato da ciò che hai visto.

    Ma io non ho visto niente.

    Che cavolo vuoi dire? E come lo hai avuto il messaggio allora?

    Non lo so. Scendendo sempre più giù, quell’intensità di… di energia era troppo forte era come se, scendendo, io mi fondessi con tutto il resto finché, a un certo punto, penso di essere arrivato in fondo ed è stato come se fossi svenuto ma senza esserlo. Non guardarmi così, sono sicuro di quello che dico e solo che non riesco a trovare parole adatte. Ecco, era come se fossi in coma: ero come morto e allo stesso tempo avevo una coscienza, ma tutto era troppo grande per poterlo capire; ero frastornato da quell’intensità di energia, di cose che mi rifluivano dentro e non c’ero più io perché non avrei saputo contenerle, ero diventato più grande, ero dappertutto. Poi gradualmente, successe la stessa cosa all’inverso: pian piano sono risalito e quell’energia mi lasciava a poco a poco finché ripresi possesso di me stesso

    E il messaggio?

    È questo il punto. Senza sapere come, mi sono ritrovato in mano questo. così dicendo, Testadicane tira fuori una pietra fosforescente.

    Cavolo. Ma questo è un pezzo del Palazzo di Luce.

    Già e sarà proprio quando saremo esposti alla Luce del Palazzo che questo coso si aprirà mostrando il messaggio.

    E tu come lo sai?

    Ecco… è tra le cose che ho visto là sotto.

    Ma se hai detto che non hai visto niente.

    Oh cielo! No, non ho visto niente ma quand’ero in quello stato che ti ho descritto, vedevo, sentivo, toccavo, annusavo miliardi di cose e tra quei miliardi di cose c’era anche questo.

    Che casino. Ma sei sicuro di non essere stanco per la dura prova e…

    Ma Cofa, dopo tanto tempo che mi conosci, non mi credi?

    Ma tu mi stai parlando di qualcosa che io non riesco a concepire…

    Ma non sentivi una strana energia, lì al lago, qualcosa di surreale?

    Beh, io… io… quel posto mi metteva i brividi, sì, ma non…

    Va bene, allora mettiamola così. Qui c’è il messaggio e dobbiamo portarlo al Palazzo di Luce. Limitiamoci a questo, senza approfondire come e perché. So solo io quello che ho vissuto laggiù, non ne riparliamo.

    "D’accordo, Testa, ma non ti arrabbiare così. è più forte di me,

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