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Camminare
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Camminare

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Volume numero 9 della collana "Classici" a cura di Pierluigi Pietricola.

Pubblicato postumo nel 1863, Camminare (Walking) racchiude l'essenza del pensiero del filosofo americano sulla necessità di un pieno rapporto dell’essere umano con la natura quale percorso di elevazione spirituale.
Capire la natura, immergersi in essa, collegare l’individuo con la vera parte di sé stesso: ecco l’insegnamento di questa splendida carrellata di pensieri, che dimostrano come si possa vivere felici in comunione con la natura e in movimento, ma anche di come la vera libertà sia quella che scaturisce dal vivere secondo i propri principi.

LanguageItaliano
Release dateJul 1, 2022
ISBN9788869347931
Camminare
Author

Henry David Thoreau

Henry David Thoreau (1817–1862) was an American author and naturalist. A leading figure of Transcendentalism, he is best remembered for Walden, an account of the two years he spent living in a cabin on the north shore of Walden Pond in Concord, Massachusetts, and for Civil Disobedience, an essay that greatly influenced the abolitionist movement and the teachings of Mahatma Gandhi and Martin Luther King Jr.

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    Camminare - Henry David Thoreau

    Henry David Thoreau

    Camminare

    © 2022 Bibliotheka Edizioni

    Piazza Antonio Mancini, 4 – 00196 Roma

    tel: (+39) 06. 4543 2424

    info@bibliotheka.it

    www.bibliotheka.it

    e-Isbn 9788869347931

    Direttore della collana Classici Bibliotheka: Pierluigi Pietricola

    Traduzione di Antonella Russo

    Diesegno di copertina: Riccardo Brozzolo

    Henry David Thoreau

    Henry David Thoreau (Concord - Massachusetts 1816-1872) fu tra i massimi interpreti del pensiero trascendentalista. La sua opera più celebre è Walden, ovvero la vita nei boschi, resoconto biografico di un’esperienza di vita solitaria immersa nella natura.

    Il suo pensiero, anticipatore dell’ambientalismo, la sua insofferenza alla massificazione e allo sfrenato consumismo ha anticipato di molti anni la nascita della Beat Generation, ispirando il pen-siero di Tolstoj, Gandhi e Martin Luther King.

    Un saggio breve, folgorante e profetico, in cui il maestro del pensiero americano dell’Ottocento mette in guardia dai pericoli della civiltà industriale e della massificazione

    Prefazione

    Pietro Ratto

    Il tempo libero non lo si compra con nessuna ricchezza, e lo stesso vale per la libertà e l’indipendenza.

    Così recita un passo di questo bellissimo inno all’arte del Camminare di Henry David Thoreau. Un’arte che non può che discender da una tradizione famigliare, da un’investitura del sangue. Che "necessita di una dispensa Divina, di una discendenza da una famiglia di Camminatori".

    E chi può saperne più di lui, del grande Thoreau, di libertà e indipendenza. Questo geniale filosofo vagabondo e senza terra che a ventott’anni, conseguita la laurea ad Harvard, si trasferisce nei boschi sulle rive del Lago di Walden, nei dintorni di Concord (Massachusetts), addentrandosi nella foresta e procurandosi il legname con cui costruir la sua casetta. Una dimora semplice, immersa nella natura incontaminata, in cui trascorre - lontano da tutto e tutti - due anni, due mesi e due giorni a partir dal 4 luglio 1845, non a caso il giorno dell’anniversario della Dichiarazione d’indipendenza americana. E vive felice, in quei boschi, Thoreau. Annotandosi, giorno dopo giorno, esperienze e riflessioni. Nella piena convinzione secondo cui una casa non possa dirsi davvero tale, se non permette agli uccelli di entrarvi e uscirvi liberamente.

    Il Cammino è un’arte, ebbene sì. Un’ulteriore, perfetta declinazione di questo amore per l’indipendenza nutrito da un cuore che sa ritagliarsi un’esistenza in mezzo ai boschi. Non a caso Thoreau scrive: "Quando camminiamo, noi andiamo per natura nei prati e nei boschi: se percorressimo solo un parco cittadino o il centro, di noi cosa ne sarebbe?"

    Sia chiaro: la setta dei Camminatori vanta illustrissimi adepti.

    Come non ricordar la proverbiale, quotidiana passeggiata di Immanuel Kant, puntuale come un orologio svizzero ogni pomeriggio, che seguiva all’altrettanto irrinunciabile rito del pranzo in compagnia di ospiti fissi, scelti e stimati? Quella camminata che, per il professore di Königsberg, assicura il miglior funzionamento possibile al raziocinio, nella galenica convinzione che il cervello risulti intimamente connesso allo stomaco. E che una buona digestione, consentita proprio da quel pomeridiano passeggiare, non possa che donar coerenza e rigore al ricco flusso dei Pensieri.

    E come dimenticare Rousseau, che del camminare, addirittura, ha fatto un genere letterario? La sua Quinta Passeggiata, per esempio. Che individua in quel dolce far nulla, uno dei principali elementi in cui consiste "la felicità e il suo godimento". "Il prezioso far niente - scrive Rousseau - fu la prima e la principale di quelle gioie che ho voluto assaporare in tutta la loro dolcezza; e tutto quel che feci durante il mio soggiorno non fu altro se non l’occupazione deliziosa e necessaria di un uomo votatosi all’ozio".

    Su ciò Thoreau avrà da ridire, certo. Il Camminare, per lui, è avventura edificante, arte del corpo e, soprattutto, della mente. L’ozio, semmai, è di chi resta a casa. "Ma il vagabondo è tanto girovago quanto un fiume sinuoso e serpeggiante che costantemente, senza requie, con perizia sonda quello che è il tratto più breve per giungere fino al mare".

    Il girovagare è godersi l’esistenza. È vivere! Un segreto, questo, che solo i grandi affiliati alla setta dei Camminatori conoscono in profondità. E che a un Cesare Pavese a cui l’editore chiedeva di scriver di più, fece esclamare un giorno: C’è una vita da vivere, ci sono biciclette da inforcare, marciapiedi da passeggiare e tramonti da godere.

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