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Sognavo un mondo di caramelle colorate: Raccolta di poesie, racconti e pensieri
Sognavo un mondo di caramelle colorate: Raccolta di poesie, racconti e pensieri
Sognavo un mondo di caramelle colorate: Raccolta di poesie, racconti e pensieri
Ebook94 pages46 minutes

Sognavo un mondo di caramelle colorate: Raccolta di poesie, racconti e pensieri

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About this ebook

È una sorta di diario, di viaggio personale tra passato e presente, con l’orizzonte puntato però sul futuro, fra esperienze e ricordi, stati d’animo e situazioni vissute, amore per il proprio territorio, quello che è stato parte di noi e quello dal quale si è stati posseduti. Dalle montagne al mare, dalle picchiate alle risalite del cuore, Ida Maddonni accompagna il lettore, quasi inconsapevolmente, in un saliscendi emotivo scandito dall’equilibrio tra prosa e poesia, fra evocazione e racconto. Numerosi i richiami ai luoghi dell’autrice, del trascorso e dell’oggi, all’interno di un’opera che, in maniera spontanea, genuina, sa raccontare di sé per trasformarsi nel contempo in uno specchio universale in cui tutti, o molti, potranno saper riconoscersi.
LanguageItaliano
Release dateJun 29, 2022
ISBN9788893693271
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    Sognavo un mondo di caramelle colorate - Ida Maddonni

    Introduzione

    Sono nata a Sant’Agapito in provincia di Isernia, un ameno paesino posto sulla sommità di un colle di circa 500 metri di altezza. Qui ho trascorso parte della mia fanciullezza perché vi abitavano i miei genitori e i miei nonni paterni, e qui ho ricevuto la mia prima comunione.

    Ho frequentato le scuole elementari a Sant’Agapito Scalo, dove i miei genitori si erano trasferiti.

    In seguito, con la mia famiglia, ho lasciato la mia adorata casa di campagna per andare ad abitare a Isernia. Qui ho frequentato le scuole medie e le superiori.

    Dopo aver vinto un concorso per insegnanti mi sono trasferita a Roma per circa quattro anni; poi, con il passaggio in ruolo, sono stata assegnata a Latina.

    Dopo molti anni di servizio e il pensionamento sono tornata a vivere a Isernia, dove tuttora abito, con mio marito Elio

    Premessa

    Ho appuntato su un taccuino le mie piccole esperienze del passato e le rivivo come se fossero successe ieri, sperando che i nipotini o i miei figli possano un giorno leggerle per capire qualcosa di più di me anche quando non ci sarò più.

    Ho pensato a noi fratelli, a quando eravamo piccoli e i grandi ci raccontavano delle storie, vere o false che fossero, e ascoltavamo i nostri nonni, d’inverno vicino al camino o d’estate sull’aia, con la luna, quando si sgranocchiava il granoturco. Noi giovani e giovanissimi eravamo più sereni e spensierati, ci accontentavamo di poco, non avevamo grilli per la testa, se non quelli che ci saltavano sui capelli nelle sere d’estate.

    Oggi i giovani, anche nella confusione, tra la gente si sentono più soli. Vogliono il telefonino all’ultima moda, ma sanno usare solo sigle e acronimi, che dette per intero potrebbero essere belle frasi. Oggi penso che la noia sia la vera padrona del loro cuore, e la noia purtroppo è la madre di tutti i vizi. Per questo credo che parlare ai giovani, scrivere loro delle frasi che possano rimanere scolpite nella mente e dare soprattutto dei buoni esempi, sia una cosa fondamentale.

    In genere si dice che la colpa è della società, ma la società siamo noi e il fulcro della società è la famiglia; la famiglia è la forza, la cariatide della vita, il sostegno per tutto. Se viene a mancare questa forza crolla irrimediabilmente ogni cosa e la solitudine diventa la nostra casa.

     Parafrasando Virgilio, oso dire:

    Santagapitus me genuit,

    Aeserniae rapuerunt,

    nunc tenet Roma,

    postea Latina captavit,

    iterum Aeserniae rapuerunt.

    Sant’Agapito mi ha generato,

    Isernia mi ha rapito,

    ora mi tiene Roma,

    poi Latina mi ha catturato,

    di nuovo Isernia mi ha rapito

    A mia madre

    Ti vedevo

    un po’ ricurva su te stessa,

    già con gli occhi lucidi di

    pianto

    «Mamma, noi

    partiamo» ti dicevo.

    Non rispondevi, perché

    la voce si bloccava in gola.

    Riuscivi solo a dire:

    «Fate piano, tornate presto!»

    Allora non

    capivo le tue

    emozioni, le

    tue sofferenze il

    tuo dolore.

    Ti rivedo, più avanti

    negli anni della

    malattia, dietro ai vetri

    della finestra che

    agitavi la mano stanca.

    Sapevo che i tuoi occhi

    erano sempre lucidi di

    pianto. Oggi sono come eri

    tu allora

    Mamma!

    Mia madre

    Mia madre apparteneva a una famiglia di piccoli proprietari terrieri, non ricchi certamente ma attaccati alla terra, che riuscivano con grandi sacrifici, un po’ alla volta e pezzetto dopo pezzetto, a ingrandire.

    Si chiamava Carmela ed era bella, piccolina, con grandi occhi neri, dai lineamenti delicati e con un ovale perfetto. Era una donna umile e riservata, come si conveniva alle donne di quel tempo, dal carattere dolcissimo e accomodante. Non amava i pettegolezzi o le discussioni accese, ma quando era necessario sapeva fare delle osservazioni opportune e sapeva inserirsi con garbo in ogni contesto, non alzando mai il tono della voce ma senz’altro con fare deciso, tanto che tutti

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